domenica 3 agosto 2014

Razzismo e antisemitismo dilagante sul web. Anche nostri connazionali presi di mira in tutta la Svizzera. La conferma della crescita del fenomeno in Svizzera anche nei confronti dei nostri connazionali come denunciato da tempo dallo Sportello dei Diritti

Razzismo e antisemitismo dilagante sul web. Anche nostri connazionali presi di mira in tutta la Svizzera. La conferma della crescita del fenomeno in Svizzera anche nei confronti dei nostri connazionali come denunciato da tempo dallo Sportello dei Diritti Da tempo lo “Sportello dei Diritti” denuncia la crescita di xenofobia e razzismo poco al di là della frontiera, con episodi più o meno eclatanti che spesso riguardano i nostri connazionali che si spostano in Svizzera solo per uno scopo: lavorare e così contribuire alla crescita dell'economia del paese d'oltralpe. Ed oggi, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, arriva la conferma che quanto da noi evidenziato corrisponde alla realtà, se la presidente della commissione federale contro il razzismo, Martine Brunschwig Graf, chiede che Berna dialoghi con Facebook "affinché reagisca più rapidamente ai propositi razzisti". Martine Brunschwig Graf, è preoccupata per l'aumento dei commenti razzisti e antisemiti sui social network, come Facebook. In un'intervista pubblicata oggi dalla "SonntagsZeitung", l'esponente PLR lancia un appello affinché la Confederazione reagisca. "Abbiamo raggiunto un livello tale che le autorità devono intervenire", ha evidenziato l'ex consigliera nazionale ginevrina. "Berna deve dialogare con Facebook affinché reagisca più rapidamente ai propositi razzisti". "Dobbiamo impedire che le dichiarazioni punibili penalmente restino su Facebook o altri social network", ha chiosato Brunschwig Graf. A suo avviso si tratta di una questione cruciale per la commissione, che deve lavorare assieme ad altri organi federali per trovare una soluzione. Razzismo e antisemitismo non sono una novità online, aggiunge la presidente della commissione, ma si sono intensificati. "Oggi c'è un'assenza di tabù che non abbiamo mai riscontrato finora", precisa, rilevando come molte persone non sappiano che ciò che scrivono su Facebook è di carattere pubblico.

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