martedì 3 gennaio 2017
Farmaco sotto accusa dopo la morte di un neonato. "La Ue conosceva i potenziali rischi dal 2010"
Farmaco sotto accusa dopo la morte di un neonato. "La Ue conosceva i potenziali rischi dal 2010"
Un neonato è morto dopo dieci giorni di vita per arresto cardio-respiratorio. Il sospetto è che ad ucciderlo sia stata una dose di banalissima vitamina D presa nelle due ore precedenti. A dare l’annuncio è stata l’Ansm, organo di vigilanza francese sulla sicurezza dei medicinali. Il decesso del neonato è avvenuto all’ospedale Cochin di Parigi lo scorso 21 dicembre. Le autorità sanitarie francesi hanno precisato che il farmaco sotto accusa si chiama Uvestérol D ed è prodotto dai laboratori Crinex. L’Ansm ha riferito che “sono in corso indagini per determinare le cause esatte della morte e se è probabile che sia attribuita al Uvestérol D”. Dopo il decesso del bambino alcuni esperti farmaceutici hanno chiesto la sospensione del farmaco. Vanamente, almeno fino ad ora. Come riportano i media francesi in passato l’Uvestérol, commercializzato dal 1990, era stato al centro di segnalazioni per sospetti effetti collaterali come pericolo di soffocamento. Il farmaco, è ampiamente prescritto dai pediatri in Francia, ma è al centro di una polemica che dura dal 2010, grazie alla sua modalità di somministrazione (con una pipetta). La stessa Asnm, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti", aveva messo in guardia sulla somministrazione a bambini al di sotto di cinque anni. L’agenzia inoltre aveva segnalato malesseri e problemi respiratori e polmonari soprattutto nei neonati prematuri e nei bambini di meno di un mese ed aveva chiesto ai laboratori Crinex “misure di minimizzazione del rischio”. Secondo la rivista medica indipendente “Prescrire” si è perso anche troppo tempo e che non c’era bisogno di arrivare ad un decesso per intervenire. In diverse occasioni la stessa rivista aveva lanciato l’allarme sui rischi legati alla modalità di somministrazione del farmaco tramite una pipetta di dosaggio. In un articolo del 2014 si sosteneva che la Crinex e la stessa Ansm avevano sottovalutato il problema.
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