giovedì 21 marzo 2013
Ora la pausa caffè può costare cara al dipendente pubblico
Con la riforma Brunetta il pubblico impiego si prepara a vivere una nuova era. Le novità arrivate con il D.lgs. n. 150/2009 che detta la nuova disciplina dei procedimenti disciplinari, iniziano a diventare scelte concrete nella gestione delle risorse umane di tutti i giorni.
Tra queste la nuova disciplina prevede il licenziamento senza preavviso per il dipendente pubblico che si assenta per prendere il caffè al bar.
Eppure per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, la pausa caffè è un momento molto importante nella giornata di un lavoratore, serve per ricaricare le batterie, nata appunto come break per il caffè, ma in realtà è un concetto un pò più ampio un momento che ci fa svagare e che ci rende anche più produttive a lavoro. Sono della stessa opinione i giudici della Cassazione che con la sentenza 4509/2012 avevano precisato che non solo la pausa caffè durante le ore di lavoro è consentita, ma è anche utile perché aiuta a recuperare le energie e dunque a migliorare le prestazioni a lavoro, purchè però sia di pochi minuti. Dello stesso avviso sono i ricercatori della New York University. Tutto ciò è stato provato scientificamente da una ricerca, secondo la quale il break darebbe al cervello il giusto ‘stacco’ per far riposare i circuiti cerebrali, aiutandoli a riordinare e a conservare le informazioni appena stoccate. I cambiamenti da promuovere non sono questi ma altri, che toccano anche alla politica, intervenendo per esempio sulla burocrazia, sulle infrastrutture, sulla semplificazione.
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