lunedì 29 ottobre 2012
Furti di rame. Il caso delle marine leccesi di San Cataldo e Frigole portato innanzi all'AGCOM
Le comunicazioni d’intere aree d’Italia isolate dai furti di rame. Il caso delle marine leccesi di San Cataldo e Frigole. Basta cittadini di seria A e di serie B
Da mesi lo “Sportello dei Diritti” ha avviato una campagna nazionale per evidenziare i pericoli per la collettività connessi all’escalation di furti per ottenere metalli quali rame, bronzo e ferro.
Dopo aver indicato una serie di ricette per cercare di arginare il fenomeno, è il caso di dirlo, non è arrivato ancora alcun segnale ed anzi continuano ad arrivarci segnalazioni da tutta Italia in merito all’isolamento nelle comunicazioni, ma anche per la corrente elettrica, di intere zone più o meno grandi del Paese.
Da evidenziare ed emblematico è il caso delle marine leccesi di San Cataldo e Frigole dove da mesi è svanita la rete telefonica e quella Adsl con conseguenti gravissimi disagi per un notevole numero di nuclei familiari residenti nella fascia costiera del comune capoluogo della provincia di Lecce.
La colpa, secondo gli addetti lavori, sarebbe nei furti dei cavi di rame d’intere linee aeree che non verrebbero sostituite dalla Telecom, almeno a detta dei diversi operatori di telefonia, per i notevoli costi non contraccambiati da altrettanti benefici economici per il gestore della rete che, si ricordi non è più monopolista da anni e quindi non avrebbe un interesse prioritario ad investire, poiché le zone non sarebbero ad alta densità di popolazione.
Insomma, Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sottolinea che ancora una volta anche nel caso esemplare delle due frazioni di Lecce, viene a dimostrarsi il notevole digital divide che affligge l’Italia nell’era delle telecomunicazioni e che amplifica le differenze tra cittadini di Serie A e di Serie B sol perché si è residenti in un punto piuttosto che in un altro di un comune
Una situazione che non si può più tollerare per la quale non basta prendere carta e penna e scrivere a Telecom, solo per segnalare quello che appare così come un semplice disservizio ma che nasconde problemi di natura politico-amministrativa più complessi, come ha fatto il sindaco della città di Lecce, Perrone, certamente pressato da centinaia di cittadini costretti a subire i disagi connessi.
È anche in questo che si può misurare come un’amministrazione comunale guardi al futuro e cerchi di risolvere il problema della connessione verso il mondo dei suoi concittadini, per esempio attraverso la realizzazione in collaborazione con società che si occupano di questo, di reti a banda larga a copertura delle aree più disagiate utilizzando le infrastrutture esistenti quali i tralicci per la ripetizione del segnale televisivo e della telefonia cellulare con tecnologie wireless diverse da quelle della rete mobile (come richiesto dal sindaco).
Ma se un governo cittadino pensa che una lettera possa risolvere un problema che quasi certamente si ripeterà sinché le linee rimarranno aeree e continueranno i furti di rame, riteniamo che nel caso di specie l’iniziativa del sindaco sia stata solo strumentale e mediatica anche perché per come rilevato anche dall’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) tutte le “eventuali problematiche riguardanti le infrastrutture di telecomunicazioni (pali, antenne, cavi, etc.) sia su suolo pubblico che privato sono di competenza (art. 86 del D.Lgs. 295/2003) degli organi locali di gestione del territorio (Regioni, Province, Comuni)”.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento