sabato 31 dicembre 2011

Dal 2012 una tassa al 6% delle vincite superiori a 500 euro sul “gratta e vinci” e “superenalotto”


Lotterie istantanee i cosiddetti “gratta e vinci” e “superenalotto”: dal 2012 una tassa al 6% delle vincite superiori a 500 euro

Anche se per principio Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ha sempre puntualizzato la contrarietà verso il gioco d’azzardo di Stato e l’incentivazione di lotterie, “Gratta & Vinci”, e di qualunque misura che inviti il cittadino all’indebitamento, specie dietro al falso mito della “Fortuna”, la notizia che riportiamo ha dell’incredibile se si pensa che era quasi passata inosservata ai più e costituisce un’ulteriore prova che si voglia sempre far pagare i soliti noti, in questo caso qualche “fortunato” consumatore.
Ci riferiamo in particolare al nuovo balzello introdotto dalla Manovra bis della scorsa estate dell’ultimo governo Berlusconi che entrerà in vigore a partire dal 1 gennaio 2012: secondo quanto contenuto in un articolo della suddetta manovra, lo Stato tratterrà il 6% delle vincite superiori ai 500 euro di Superenalotto, lotterie istantanee tipo i Gratta e Vinci e per le videolotteries. È da ricordare che la stessa percentuale è già prevista per il gioco del Lotto e il 10&Lotto.
La nuova tassa, come puntualizzato dall'agenzia specializzata Agicos, era stata già annunciata con un decreto dai Monopoli di Stato, in attuazione della manovra bis del 2011.
Per superenalotto e Gratta e Vinci, la misura entrerà in vigore dal primo gennaio, mentre per le videolotteries i concessionari dovranno adeguare i sistemi di gioco entro il 20 gennaio.
Il precedente governo ha previsto così d’incassare a danno dei consumatori circa un milardo di euro l’anno a partire dal prossimo con questa vera e propria tassa al 6% delle vincite superiori a 500 euro anche se ha dato facoltà ai Monopoli di "variare l'assegnazione della percentuale della posta di gioco a montepremi ovvero a vincite in denaro, la misura del prelievo erariale unico, nonché la percentuale del compenso per le attività di gestione ovvero per quella dei punti vendita". Si pensi che se il prelievo fosse stato applicato ai 178 milioni al Superenalotto nell'ottobre del 2010, la più alta vincita della storia in Italia, l’importo che sarebbe finito nelle casse dell’Erario sarebbe stato pari a 10,6 milioni di euro.
Chiaramente il balzello del 6% si applicherà anche alle recenti lotterie vitalizie. Per esempio, “Win for Life” che attualmente attribuisce ai fortunati della prima categoria di vincite un premio da 6 mila euro al mese per 20 anni, con l’introduzione della misura scenderà a 5.640 euro (-360 euro). Per 'Gold', saranno invece trattenuti 600 euro. Analogo discorso per i vitalizi assegnati con i gratta e vinci: 360 euro in meno al mese con "Turista per Sempre" (e meno 12 mila euro per il bonus da 200 mila euro), e meno 600 euro al mese con "Vivere alla Grande" (e meno 30 mila euro per il bonus da 500 mila euro). Sul jackpot massimo delle Videolotteries, di 500 mila euro, il prelievo sulla vincita arriverà fino a 30 mila euro.
Se da una parte viene introdotto una sorta di inganno da parte dello Stato che a fronte di una vincita dichiarata, in realtà verserà il 6 % in meno ai vincitori, resta una magra consolazione per i “giocatori”: la tassa non inciderà su Lotteria Italia, scommesse, poker e casinò online, bingo e slot machines, assodato che la vincita massima di 100 euro, è ben al di sotto della soglia su cui si applicherà la nuova tassazione.

In Italia la penicillina sale più dello spread, da 2 a 24 Euro senza rimborso


Un altro piccolo grande scandalo italiano ci viene segnalato dalla dottoressa Cristina Reggini che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, riporta integralmente per evidenziare come in Italia si corra il rischio concreto che il diritto alla salute possa diventare un lusso per pochi.
Negli ultimi mesi un flacone di penicillina è aumentato del 1.200%, da 2 a 24 Euro, passando da mutuabile a fascia C, totalmente a carico del cittadino. La benzilpenicillina benzatinica, prodotta dalla Biopharma, da maggio 2011 è venduta in un nuovo formato, i due flaconi da miscelare sono stati sostituiti da una siringa già pronta per l’uso. Il nuovo packaging ha fatto lievitare il costo del farmaco al punto da renderlo proibitivo per il Sistema Sanitario Nazionale, che da mutuabile l’ha inserito in fascia C (a carico dell’assistito). La vicenda, nonostante leda il diritto alla salute di tanti cittadini, è passata quasi inosservata. Un mese fa se ne è occupata la trasmissione “Mi manda Rai Tre”, il 26 settembre scorso il Corriere della Sera, con la denuncia da parte di un cittadino, infine, il 10 agosto Repubblica dava voce ai dermatologi che lanciavano l'allarme sifilide.
Una ricerca sul web ha confermato la difficoltà di reperire il preparato sul territorio nazionale. Nel sito “Lettere al direttore” si leggono le testimonianze di cittadini rimasti, da un giorno all’altro senza alcuna comunicazione, privi del farmaco, sostituito poi da una versione “lusso”. In tutta Europa la benzilpenicillina continua ad essere venduta a pochi euro, così qualcuno si è rivolto a farmacie estere, in particolare a quelle Svizzere, della Repubblica di San Marino o del Vaticano. Gli appelli e le denunce affidati alla rete sono in gran parte di genitori che curano, con iniezioni di penicillina, la febbre reumatica o altre patologie dei loro bambini. Questo sarebbe già sufficiente per indignarsi, ma l'allarme lanciato dai dermatologi aggrava la situazione. La benzilpenicillina benzatinica è, tuttora, il principio attivo più efficace per il trattamento ambulatoriale della sifilide. Per la guarigione dalla malattia il protocollo prevede sei iniezioni, la cura, totalmente a carico del paziente, raggiunge i 144 euro. In questa vicenda di ordinaria follia una cosa è certa, il diritto alla salute dei cittadini, sancito nell’art. 32 della Costituzione, viene calpestato dagli interessi economici delle case farmaceutiche, nell’indifferenza delle istituzioni, che quel diritto dovrebbero tutelare.

venerdì 30 dicembre 2011

Cassazione: chi espone sull'automobile il contrassegno per invalidi intestato ad altri non commette reato


Non incorre in nessun reato chi espone sul cruscotto della propria automobile il contrassegno per gli invalidi intestato ad altri. Lo chiarisce la sentenza n. 45328, del 6 dicembre 2011 della seconda sezione penale della Corte di Cassazione che Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", riporta all’attenzione.
Nel caso di specie il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze aveva proposto ricorso a seguito della declaratoria del non luogo a procedere in relazione all'indebito utilizzo di un permesso invalidi da parte di due imputate in ordine ai reati sostituzione di persona (art. 494 c.p.) e truffa (art. 640 c.p.) perché i fatti non sussistono, da parte del Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Firenze.
Gli ermellini dopo aver fatto un excursus sui due orientamenti giurisprudenziali contrapposti, ha aderito all’impostazione stabilita dalla sentenza della stessa sezione della Corte, con la sentenza n. 35004/10, precisando la necessità di dover escludere il reato di sostituzione di persona la condotta di colui che esponga sul cruscotto dell'auto un contrassegno per invalidi rilasciato ad un parente, in quanto la mera esposizione del contrassegno invalidi sull'auto, in assenza di altri qualificanti comportamenti, non integra la condotta positiva suscettiva di trarre in inganno necessaria per ravvisare gli estremi del delitto di cui all'articolo 494 del codice penale.
I giudici del Palazzaccio hanno quindi ritenuto concludere escludendo l'integrazione dei reati contestati e statuendo che il comportamento dei soggetti è riconducibile ad un mero illecito amministrativo anche perché l'art. 188 del Codice della Strada al quarto e nel quinto comma stabilisce le ipotesi di abuso delle strutture stradali riservate agli invalidi, dalla loro utilizzazione in assenza di autorizzazione, o fuori delle condizioni e dei limiti dell'autorizzazione, all'uso improprio dell'autorizzazione.

Alcol e vendite su internet: aumentano gli acquisti online nelle ore serali quando gli acquirenti hanno il bicchiere in mano


Come l'alcool influisce sugli acquisti in rete.

La docente Nancy Puccinelli della prestigiosa Università di Oxford, studiosa del comportamento dei consumatori, non ha dubbi sull’influenza dell’alcol sulle scelte dei consumatori ritenendo che gli alcolici possono avere un effetto stimolante all'acquisto in quanto aumenterebbe l’interesse verso i prodotti in vendita.
Proprio sulla connessione tra alcool e propensione all'acquisto il "New York Times" ha pubblicato un articolo in cui si svela che sono molti i negozi online che sono soliti piazzare le proprie offerte speciali di sera o nelle ore notturne per attrarre coloro che navigano un po' brilli in rete. Indizi di questa tendenza, come si legge su “20min.ch”, sono le informazioni raccolte dai clienti e l'aumento delle visualizzazioni dei siti di compravendita su internet nelle tarde ore serali e della notte.
Anche Steve Yankovich, vicepresidente di Ebay mobile, ne è certo: il consumo di alcoolici è uno dei motivi per cui Ebay vede il suo picco di vendite tra le 18,30 e le 22,30.
Gilt Groupe, boutique online specializzata negli articoli di design, per esempio, ha moltiplicato le offerte speciali a partire dalle 21 in avanti. Andy Page, presidente dell'azienda, spera che attraverso le bevute serali ai clienti si accenda lo stimolo a "sani e spontanei acquisti".
Che sia nota l’influenza dell'alcool sul comportamento e la tendenza all'acquisto lo ha precisato anche lo psicologo Christian Fichter dell'alta Scuola di Kalaidos, secondo cui tale “farmaco” riduce il controllo degli impulsi, fa venire meno le inibizioni e offusca la capacità di giudizio e la sua influenza porta il compratore ad acquistare con più leggerezza un prodotto che da sobri, invece, difficilmente si comprerebbe.
Per tali ragioni, Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" che da tempo si appella ai consumatori sulla necessità di raggiungere la massima responsabilità possibile quando si effettua qualsiasi acquisto, specie su internet, invita i potenziali acquirenti ad essere maggiormente attenti quando si è bevuto più di un drink e ci si accosta al proprio pc.

giovedì 29 dicembre 2011

Sistemi di sicurezza: fine dell’uso delle chiavi grazie ad uno scanner biometrico


Sistemi di sicurezza: fine dell’uso delle chiavi grazie ad uno scanner biometrico. Nuovo seggiolino auto riconosce il 'fondo-schiena' del conducente. Sono 360 i sensori che misurano la pressione nel sedile.
Facile da usare per il riconoscimento al contrario del volto che richiede alle persone di stare ferme

Un sistema di riconoscimento biometrico è un particolare tipo di sistema informatico che ha la funzionalità e lo scopo di identificare una persona sulla base di una o più caratteristiche biologiche e/o comportamentali (biometria), confrontandole con i dati, precedentemente acquisiti e presenti nel database del sistema, tramite degli algoritmi e di sensori di acquisizione dei dati in input con lettura dell'impronta digitale o riconoscimento facciale.
Ma gli scienziati giapponesi hanno individuato un'altra caratteristica che può essere 'letta' da uno scanner biometrico – e cioè la nostra estremità posteriore, o, più precisamente, il modo in cui ci si siede, sensazionale scoperta che Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" riporta.
Gli scienziati hanno progettato una sedia che misura 360 punti di pressione per costruire un profilo 3D di come una persona si siede - e può identificare chi è seduto in esso con una precisione del 98 %.
La scoperta potrebbe dire la parola fine all’uso delle chiavi della macchina - e i ricercatori dicono che potrebbe essere utilizzata anche negli uffici anziché le password del computer.
Secondo gli scienziati, dell’Advanced Institute of Industrial Technology di Tokyo, il sistema è preciso al 98 per cento.
È una semplice questione di montaggio di sensori di pressione all'interno di un normale seggiolino auto - quindi potrebbe essere in produzione sulle vetture già a partire dal 2014.
Il team di scienziati sostengono che la scansione del fondo schiena è in realtà meno intrusiva rispetto ad altre forme di scansioni biometriche, quali il riconoscimento del viso attualmente in uso al controllo passaporti.
Inoltre i sistemi biometrici attuali richiedono agli utenti di stare immobili per essere analizzati – mentre la seduta è un istinto naturale.

Giustizia: in otto anni le cause innanzi al giudice di pace sono aumentate del 50 %


Giustizia: in otto anni le cause innanzi al giudice di pace sono aumentate del 50 % soprattutto per colpa dell’opposizione a sanzioni amministrative e multe. Lo rivela uno studio di Bankitalia: al giudice di pace il 40 per cento delle cause di primo grado.

“Sellate la mula!” urlava Don Lollò Zirafa ogni qualvolta si presentava la benché minima questione legale tanto da dover recarsi pressoché quotidianamente dal proprio avvocato. Lo sapeva bene il premio Nobel Pirandello in una delle sue più note commedie, “La giara”, nel sottolineare coloritamente una caratteristica tutta italica quale quella di dover ricorrere per ogni controversia, pur piccola che sia, alla Giustizia.
La conferma che a quasi cent’anni dallo scritto pirandelliano nulla sia cambiato e che anzi gli italiani hanno aumentato la facilità con cui ricorono alle aule dei tribunali anche per vicende di minore entità, viene dallo studio “La litigiosità presso giudici di pace: fisiologia e casi anomali”, pubblicato dalla Banca d’Italia all’interno della collana “Questioni di economia e finanza” e che per Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" è opportuno diffondere per riproporre alcune questioni che da tempo evidenziamo.
Secondo la ricerca, infatti, nel periodo compreso fra il 2001 e il 2008 il contenzioso civile e amministrativo presso i giudici di pace è aumentato di circa il 50%. Con una quantità impressionante rispetto alla domanda di giustizia totale secondo cui nel solo 2008 i procedimenti civili sopravvenuti presso gli uffici del giudice di pace rappresentavano il 40 per cento del totale dei procedimenti in primo grado. Ma il dato più rilevante è che tale crescita è dovuta quasi esclusivamente all’incremento dei ricorsi amministrativi, mentre il numero di controversie civili è rimasto essenzialmente stabile.
Tali dati non possono che evidenziare come l’incremento dei ricorsi in opposizione alle sanzioni amministrative sia conseguenza diretta dell’aumento del numero di sanzioni amministrative e multe, comminate quale nuovo strumento degli enti locali per “far cassa”.
Ma l’introduzione di un contributo con chiara funzione disincentivante di 30 euro progressivamente aumentato sino a 37 euro per l’avvio dei ricorsi contro le sanzioni amministrative di valore fino a 1.100 euro - anche se la stragrande maggioranza dei verbali si assesta intorno a cifre inferiori ai 200 euro - sembrerebbe aver comportato una riduzione delle impugnazioni, più accentuata in alcune delle sedi a più elevata litigiosità.
Gli atti di citazione per il risarcimento del danno prodotto da circolazione stradale si caratterizzano per le forti differenze territoriali e per la presenza di situazioni patologiche specie del Centro-Sud come nel caso delle province di Napoli e Caserta. L’analisi empirica, si legge nel documento, mostra che la frequenza di queste cause è strettamente proporzionale al numero di incidenti e con il grado di sviluppo economico, mentre risulta collegata positivamente con il tasso di criminalità, oltre che, con il numero di avvocati, anche se quest’ultimo dato viene contestato dal Consiglio Nazionale Forense con pesanti ricadute, per non parlare di importanti distorsioni, sul mercato assicurativo. Alla luce dei dati ottenuti verrebbe confermata l’evidenza secondo cui in questo settore sono predominanti comportamenti di natura opportunistica.
Analogamente il fenomeno delle cosiddette “cause seriali”, sottolinea come in determinate province si registrino variazioni annuali della litigiosità anche di molto superiori al 100 per cento.

mercoledì 28 dicembre 2011

Sicurezza stradale per le donne in gravidanza. Un mito da sfatare il non indossare la cintura di sicurezza durante la gravidanza


Sicurezza stradale per le donne in gravidanza. Un mito da sfatare il non indossare la cintura di sicurezza durante la gravidanza. Lo “Sportello dei Diritti”: future mamme allacciatele sempre e seguite questi piccoli quando siete in macchina

Anche se siamo nella società dell’informatica, troppo spesso si sente parlare di nuove credenze popolari che si diffondo tra la cittadinanza. Ed alcune riguardano pseudo consigli per la salute e la sicurezza anche riguardo soggetti più esposti ai rischi quali, per esempio, le donne in gravidanza.
Da tempo, infatti, si è diffuso un falso mito sui possibili rischi per i bimbi in grembo se la mamma abitualmente indossa la cintura di sicurezza a bordo dell’auto. Nulla di più falso!
Tant’è che l'”American Academy of Family Physicians”, l’Accademia Americana dei Medici di Famiglia, ha redatto alcune semplici regole per le future mamme quando sono trasportate in macchina:
1) Indossare la cintura di sicurezza è particolarmente importante durante la gravidanza, anche perché in questi casi ci si protegge in due.
2) Indossare la cintura di sicurezza correttamente, con la fascia addominale sotto la pancia e la tracolla posizionata tra i seni e al lato del ventre.
3) Spostare il sedile posteriore quanto più possibile in posizione arretrata se l’autovettura ha in dotazione gli airbag ed inclinarlo per lasciare più spazio al ventre.
4) Consultare sempre un medico immediatamente dopo un incidente d'auto, anche se non si ritiene di essersi fatti male.

Patente di guida: dal 2012 foglio rosa a 17 anni


Dal 2012 chi possiede un titolo di guida valido potrà esercitarsi alla guida di un'auto già a 17 anni affiancato da un accompagnatore abilitato.
Lo prevede il D.M. 11 novembre 2011, n. 213 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale 23 dicembre 2011, n. 298) con il quale il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha dato attuazione all'art. 115 del codice della strada (così come modificato dalla Legge 29 luglio 2010, n. 120).
Ai fini del rilascio dell'autorizzazione alla guida accompagnata, il minore dovrà frequentare un corso di formazione presso un'autoscuola di durata non inferiore a dieci ore effettive di guida (implementabili dal genitore o dal legale rappresentante del minore d'intesa con l'autoscuola) al termine del quale l'allievo ha diritto al rilascio dell'attestato di frequenza.
Innanzitutto il foglio rosa, ovvero l’autorizzazione ad esercitarsi alla guida, può essere rilasciato solamente dopo aver superato l’esame di teoria della patente.
Il foglio rosa permette al candidato di esercitarsi alla guida dell’auto, a patto che si venga affiancati da una persona munita di patente valida per la stessa categoria (o per categoria superiore) conseguita da almeno 10 anni.
La persona che esercita il ruolo di istruttore non deve inoltre superare i 60 anni di età.
Gli autoveicoli per le esercitazioni devono essere segnalati da un contrassegno con la lettera “P”.
Ottenuto il foglio rosa il candidato ha 6 mesi di tempo per superare l’esame di pratica. Durante i sei mesi l’esame può essere ripetuto al massimo 2 volte, dopodiché il candidato dovrà ripetere anche l’esame di teoria.
E’ possibile sostenere l’esame di pratica a partire da un mese dopo la data in cui il candidato ha ottenuto il foglio rosa.
Le condizioni per poter prendere il foglio rosa a 17 anni saranno le seguenti:
- Essere in possesso della patente A
- Effettuare almeno 10 ore di guida in autoscuola, di cui 4 in autostrada o su strade extraurbane e due di notte
- Ottenere l’autorizzazione da parte dell’ufficio del Dipartimento per i trasporti, la navigazione e i sistemi informativi
- Guidare veicoli senza rimorchio e con una potenza non superiore a 55 kw/t e 70 kw
- Essere accompagnati da un conducente titolare di patente B da almeno 10 anni e da nessun’altra persona
- Applicare sul veicolo il contrassegno GA ovvero “guida accompagnata”.
Per tali ragioni Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” mette in guardia tutti al rispetto delle normative per evitare di incorrere nelle sanzioni amministrative previste dalla legge. Chi guida senza contrassegno P è soggetto ad una sanzione che va dai 78 ai 311 €, chi guida con istruttore a fianco ma senza foglio rosa rischia una multa da 398 € a 1596 € mentre per chi guida con foglio rosa ma senza affiancamento la multa prevista varia da 389 € a 1559 €.

martedì 27 dicembre 2011

Passaggi pedonali: sicuri o trappole mortali? Troppe le strisce pedonali pericolose


Dovrebbero garantire la sicurezza dei pedoni, ma ancora oggi, sono troppi i sinistri stradali di cui troppi con conseguenze gravissime, che accadono sugli attraversamenti pedonali.
L’anno 2011 sta per volgere al termine e si attendono ancora le statistiche ufficiali per conoscere, dati alla mano, se un’effettiva riduzione della sinistrosità c’è stata, ma il clamore per troppi eventi tragici avvenuti anche quest’anno a danno non solo di automobilisti o trasportati sui veicoli, ma anche su incolpevoli pedoni è sempre troppo alto.
Per tali ragioni lo “Sportello dei Diritti” del quale Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, è fondatore, ha deciso di lanciare per il 2012 una campagna di sensibilizzazione destinata a tutti gli utenti della strada, ma soprattutto delle pubbliche amministrazioni affinché vengano messi in sicurezza tutti gli attraversamenti pedonali.
Perché continuano ad essere troppo frequenti, quasi da bollettino di guerra, le notizie relative al decesso o il ferimento di pedoni falciati da veicoli sulle strisce pedonali, tant’è che a fronte di una riduzione lenta ma costante dei sinistri stradali a livello globale, l'impressione è che gli incidenti di questo tipo siano se non in aumento, quantomeno stabili tant’è il clamore che continuano, giustamente, a suscitare.
È fatto notorio, che al di là della legislazione stabilita nel Codice della Strada nostrano che prevede all’articolo 191 l’assoluto diritto di precedenza dei pedoni sulle strisce pedonali, troppo soventemente a causa del comportamento imprudente degli automobilisti, chi attraversa a piedi preferisce rinunciare a questa prerogativa per non rischiare la propria pelle, tant’è che secondo alcune statistiche la responsabilità a carico dei guidatori per ciò che riguarda incidenti di tal tipo risulta essere nell'85% dei casi esclusivamente a carico del guidatore, mentre solo nel 3% è colpa del pedone.
Nel nostro Paese non si contano i passaggi pedonali per quanti ve ne sono, ma proprio per tale ragione, allo stesso modo, è difficile stabilire quanti di questi siano davvero una garanzia di sicurezza e quindi a norma di legge. Infatti, troppi sono stati realizzati erroneamente oppure situati in luoghi inadeguati.
Tra gli aspetti principali affinché un passaggio pedonale sia davvero sicuro vi sono: la possibilità di inserire un'isola pedonale al centro della carreggiata per le strade più ampie, la necessità di illuminare adeguatamente il passaggio, la presenza di catarifrangenti e un’adeguata avvistabilità della presenza dell’attraversamento stesso che dev’essere sgombro da ostacoli di qualsiasi tipo e le cui strisce devono essere costantemente ridipinte sul manto stradale per non risultare sbiadite o parzialmente cancellate.
Alla luce di questi necessari accorgimenti, ci chiediamo quante strisce pedonali siano in regola in Italia?

lunedì 26 dicembre 2011

Batteri fecali sui carrelli della spesa?


Il consiglio dello “Sportello dei Diritti”: pulire sempre le maniglie e i seggiolini

Non solo sui sacchetti della spesa riutilizzabili, non solo sui cellulari, ma la presenza di batteri pericolosi d’origine fecale pare sia stata evidenziata anche sui carrelli della spesa.
A precisarlo sono una serie di studi evidenziati sul sito statunitense http://healthfreedoms.org secondo cui risulterebbe che ci siano più germi su un carrello della spesa che sulla tazza del water di una toilette pubblica come ribadito da alcuni recenti avvertimenti per la salute, secondo cui i tamponi prelevati dalle maniglie dei carrelli e dei seggiolini per i bambini avrebbero dimostrato la presenza di saliva, sangue, feci, muco e ancor peggio batteri del tipo Listeria, Salmonella, Staphylococcus, E. Coli.
La ragione per cui i carrelli della spesa sarebbero una delle superfici più contaminate ancor più dei servizi igienici pubblici, secondo alcuni ricercatori starebbe nel fatto che i bagni pubblici sono puliti e disinfettati con regolarità, mentre i carrelli della spesa verrebbero lasciati sporchi vita natural durante o puliti al massimo un paio di volte ogni anno. Nel frattempo, a seguito del contatto con migliaia e migliaia di clienti che sono soliti adagiare i propri figli con i relativi pannolini, vengono continuamente contaminati accumulando una gamma sorprendente di germi e virus.
A quanto pare negli USA non pochi consumatori hanno preso cognizione dei rischi connessi e non sarebbero rare le madri che puliscono con cura il carrello o vi stendono qualche drappeggio sulla parte dove il bambino sarà collocato.
Alla luce di questi avvertimenti che pare siano stati lanciati solo negli USA, visto che in UE e soprattutto in Italia, a volte queste notizie arrivano con qualche mese di ritardo, alcune catene di negozi alimentari si stanno premunendo mettendo salviettine disinfettanti a disposizione della clientela.
Per la verità la maggior parte dei test che viene citato in queste ricerche è stato fatto diversi anni fa, e le ultime analisi sulle maniglie e sui seggiolini dei carrelli avrebbero dimostrato livelli molto più bassi di contaminanti. Ciò sarebbe dovuto al più diffuso impiego di salviettine disinfettanti e prodotti tipo amuchina che sono sempre più utilizzati dai consumatori e dalle giovani mamme.
Nonostante questo, e dato il ritardo delle aziende nostrane che si occupano di distribuzione alimentare nel diffondere notizie di tal tipo, Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" consiglia un’accurata pulizia e disinfezione del carrello prima di toccare le maniglie e di adagiare i propri figli sui seggiolini.

Salute: trapano addio, presto dal dentista la carie si curerà con un pennello al plasma


I denti si potranno curare con lampi di gas plasma freddo, che spruzzato nella carie, ripulisce da tutti i batteri patogeni ed elimina il tessuto infetto. Il pennello al plasma è una nuova tecnica che potrebbe sostituire il trapano in operazioni di otturazioni dentale.

Una buona notizia per coloro che vivono nella paura di sottoporsi all’otturazione dei denti.
L'Hi-Tech è un "pennello al plasma" che può svuotare i denti cariati in soli 30 secondi, con solo una leggera sensazione di freddo per il paziente.
La “paternità” dell'innovazione è dell’equipe di scienziati dell'Università del Missouri, che sono stati i pionieri della ricerca insieme ad una società di tecnologia medica Nanova e dell’equipe di Stefan Rupf dell’università Saarland ad Amburgo. Il “ Journal of Medical Microbiology” ha riferito che i lampi di plasma nell'arco di alcuni secondi sono in grado di ridurre di dieci mila volte la concentrazione di batteri dentali. Attualmente per eliminare una carie, ossia la corrosione di smalto e dentina causata da un'infezione batterica, si utilizza lo strumento del trapano, che agisce rimuovendo il tessuto infetto intaccando però l'integrità del dente.sono fiduciosi che il nuovo dispositivo segna un enorme passo avanti nella pratica dentale.
Il pennello contiene un gas plasma è una nube reattiva di particelle cariche elettricamente, ossia radicali liberi, prodotta dall’azione di un forte campo elettromagnetico su acqua ossigenata vaporizzata. Questo gas oggi si utilizza per sterilizzare strumenti chirurgici sensibili al calore, poiché la temperatura di questo processo con il plasma non supera i 50 gradi. Quello utilizzato dai ricercatori tedeschi è un plasma freddo e indolore, e lo hanno sperimentato su dentina estratta da denti umani infetta dai due principali batteri responsabili della carie, Streptococcus mutans e Lactobacillus casei. L'equipe ha esposto i denti per 6, 12, 18 secondi notando che bastavano a eliminare il tessuto infetto. Maggiore è l'esposizione al gas, maggiore è la densità di batteri eliminata. Grazie alla bassa temperatura si possono uccidere i microbi preservando i denti’’, spiega Rupf. Con questa meccanismo, che non prevede un contatto fisico col dente stesso, la qualità del sorriso è assicurata, con la poltrona del destina che termina di essere un incubo.“La ricerca in questo campo ha fatto già enormi progressi - conclude Rupf - e da qui a 3-5 anni il trattamento clinico delle carie col plasma sarà realtà’’.
Sempre nel campo della cura dei denti è in arrivo un'altra innovazione, la cui scoperta risale a un anno fa. Un gruppo di scienziati del Leeds Dental Institute hanno trovato una proteina che è in grado in maniera del tutto naturale di riparare i buchi sulla superficie smaltata. Questa nuova proteina agisce sul dente attirando i minerali che formano lo smalto nello stesso modo in cui il corpo crea i nuovi denti, e potrebbe essere utilizzata anche per curare la sensibilità al caldo e al freddo causata dai piccoli buchi. Questa innovazione sarà disponibile però tra circa 4 anni, come hanno dichiarato gli stessi esperti dell'equipe inglese.
In Italia dichiara Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti"solo uno su dieci può vantarsi di avere una bocca sana, senza un'infiammazione o una carie. Infatti il 60% tra i 13 e i 18 anni ha avuto almeno una lesione da carie, mentre tra i 19 e i 25 anni la patologia prevale all'80%. Il Nord è più sano, seguito dal Centro e dal Sud.

Equitalia: le polizie municipali in allarme per lo stop dal 1° gennaio 2012 alla riscossione dei proventi delle multe al CdS


Equitalia: le polizie municipali in allarme per lo stop dal 1° gennaio 2012 alla riscossione dei proventi delle multe al CdS.

Come avevamo annunciato con un precedente comunicato, con la legge di conversione n. 12 luglio 2011, n. 106, ovvero il decreto legge 13 maggio 2011, n. 70, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 160 del 12.07.2011 è stato inserito l'art. 7, comma 2, lett. gg-ter. a partire dal 1° gennaio 2012, Equitalia "cessa di effettuare le attività di accertamento, liquidazione e riscossione, spontanea e coattiva, delle entrate, tributarie e patrimoniali, dei comuni e delle società da essi partecipate", non lasciando spazio ad alcuna interpretazione.
Proprio per tale ragione, a partire da questa data anche i proventi delle multe del Codice della Strada non pagati, non potranno essere più riscossi dal temibile esattore nazionale ma i comuni ed i Comandi di Polizia Municipale e Locale dovranno attrezzarsi per provvedere a sostituire l’agente della riscossione nelle procedure di recupero di tali crediti.
Per quanto è dato sapere, la norma suindicata al di là della sua portata quasi epocale, è così generica che sta portando in capo alle amministrazioni locali un’incertezza generale generata dai numerosi dubbi interpretativi circa l’attuazione di questa riforma.
Per tali ragioni Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” in attesa di un chiarimento da parte del Ministero dell’Economia ribadisce l’interrogativo su come e chi effettuerà il recupero dei crediti dei comuni e delle municipalizzate al posto della temibile Equitalia S.p.A. ed ancora una volta si augura che per i contribuenti non si passi dalla padella alla brace.

domenica 25 dicembre 2011

Salute: Psicofarmaci ai bambini italiani, un altro scandalo. Ritirato lo sciroppo antistaminico Nopron


Ritirato lo sciroppo antistaminico Nopron. Il medicinale pediatrico commercializzato solamente in Italia e in Francia, è stato per molti genitori il salva notte dei “bambini-giamburrasca”. L’appello - proposta dello “Sportello dei Diritti” sull’etichette dei farmaci: inserire per legge il riquadro nero sulle confezioni di medicinali, come quello adottato per le sigarette, per evidenziare gli effetti collaterali più pericolosi.

Nopron, un nome che ai più è sconosciuto ma che tante mamme conoscono bene perché il famigerato medicinale salvanotte per i più piccoli è stato per diverso tempo il più noto rimedio chimico per rendere meno “vivaci” le notti insonni dei bambini e quindi per far passarne di più tranquille anche i genitori.
Eppure gli effetti negativi erano conosciuti e tra questi una sorta di effetto paradosso alla sospensione, misurato da un'eccitazione maggiore nei bambini o una sonnolenza diurna oltre a debolezza muscolare o tremore.
Dopo che in Italia le prescrizioni sono aumentate del 280% negli ultimi cinque anni, accade che il Nopron viene ritirato dal commercio a partire dal 2 gennaio 2012 in conseguenza della sospensione delle autorizzazioni dei Laboratoires Genopharm - Francia e dell’officina di produzione Alkopharm Blois, nonché del suo ritiro dal commercio. Il Nopron sciroppo era in commercio solamente in Italia e in Francia.
Dei lotti di numerosi medicinali delle predette Aziende, disposti dall’Agenzia regolatoria francese con comunicazione sul proprio sito (www.afssaps.fr) del 20 dicembre u.s., l’Agenzia italiana del Farmaco ha comunicato che dal 21 dicembre non vengono più rilasciate autorizzazioni all’importazione per il medicinale Nopron Enfant 15 mg/5ml 150ml né per altri farmaci delle aziende coinvolte dal citato provvedimento.
Ancora una volta, per Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" ci si accorge con estremo ritardo di quanto siano sottovalutati pericolosi effetti collaterali di non pochi farmaci ed in particolare degli psicofarmaci somministrati ai bambini, anche perché dietro a queste storie di lobbies ci sono i più piccoli e le loro famiglie. E sono tanti, tantissimi. Si pensi che secondo uno studio del “Mario Negri” pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica sono oltre 50mila i bambini italiani che già oggi assumono psicofarmaci ma il numero è certamente sottostimato. Vi è da dire, inoltre, che tali ritardi sono la conseguenza di un sistema di farmacovigilanza basato sulle segnalazioni spontanee da parte dei medici ospedalieri e di famiglia che anche molti esperti ritengono molto debole per cui molto soventemente gli effetti indesiderati sono sottostimati.
L’eccessivamente numerose prescrizioni di psicofarmaci ai bambini sono conseguenza di diagnosi affrettate e non sempre corrette da parte di medici di medicina generale e da pediatri che non hanno le necessarie competenze per compiere un passo così importante come quello di somministrare uno psicofarmaco ad un bambino, ma anche a seguito di diagnosi formulate da medici competenti come neuropsichiatri infantili e psichiatri adolescenziali, che ritengono che alla base del disturbo dei bambini ci sia un fattore biologico curabile quindi solo con i farmaci.
A tal proposito, viene quasi obbligatorio porsi una domanda: che non sia giunta l’ora d’inserire per legge sull’etichette e confezioni dei farmaci i riquadri neri come quelli adottati per le sigarette, per evidenziare gli effetti collaterali più pericolosi?

venerdì 23 dicembre 2011

La percezione dell’Italia all’estero nel 2011. Per cosa il Paese è conosciuto nel mondo, ecco la classifica.


L’Italia ha una buona immagine all'estero: nel Nation Brands Index 2011 occupa la settima posizione, restando stabile rispetto all'anno scorso. In particolare vengono giudicati positivi la competenza, la qualità di vita e la natura.
Il Nation Brands Index valuta l'immagine di 50 paesi. L'aspetto dell’Italia considerato in maniera più positiva in un comunicato diffuso oggi è la "qualità di vita" e la "protezione dell'ambiente". Positiva è anche la valutazione in materia di "cultura" ed "eredità culturale".
L'immagine dell’Italia nei media stranieri è invece contraddistinta da valutazioni contrastanti. Nel corso di un anno ricco di attualità internazionale, l’Italia è stata spesso nel mirino della critica dei media stranieri. Nell’ambito della crisi economica e finanziaria, la stampa estera ha espresso giudizi critici nei confronti della piazza politica ed economica italiana. Comunque l’Italia continua a godere di una buona fama presso gran parte della popolazione estera.
I temi più frequenti sono di carattere finanziario e fiscale. In testa l’Euro, che a volte viene anche menzionato positivamente, tuttavia prevalgono le critiche in relazione ai crescenti problemi congiunturali e all'indebitamento delle economie.
L’Italia eccelle in turismo, cultura e popolazione, mentre non si piazza bene per quanto riguarda la capacità di attrarre l’interesse di nuovi talenti.
Al primo posto della classifica si sono piazzati gli Stati Uniti, che conferma la performance seguiti da Germania e Gran Bretagna. L’immagine internazionale degli USA è nettamente migliorata dopo l’elezione del nuovo presidente Obama. Dobbiamo continuare a curare questa immagine sottolinea Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti".

Lo Sportello dei diritti lancia l’allarme: gli Italiani tornano a emigrare. La Svizzera una delle principali mete.


La Svizzera una delle principali mete. Un recente rapporto dell'Istituto per la competitività in Italia ha dimostrato che la partenza di ricercatori costa al paese tre miliardi di euro in brevetti mancati.

Una delle normali conseguenze delle crisi economiche è l’emigrazione, e gli italiani che sono un popolo di migranti, lo sanno bene. Erano decenni, però, che i flussi migratori dall’Italia avevano intrapreso una costante flessione, eccettuata da qualche timida ripresa negli anni ’90, ma l’aggravarsi della situazione ci ha fatto tornare indietro con migliaia di cittadini italiani che hanno ripreso la via dell'emigrazione. Una delle mete per non dire la principale in questo particolare momento storico che intraprendono i nostri concittadini alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore, sembrerebbe ancora una volta la vicina Svizzera.
Molti tra questi migranti del terzo millennio sono giovani che nonostante una formazione superiore non riescono a trovare la prima occupazione stabile e l’opportunità di un lavoro dignitoso che quasi di certo troveranno al di là delle Alpi. Fatalmente, quindi, la storia si ripete, ma questa volta l’epoca drammatica ma quasi romantica delle valige di cartone è un ricordo sbiadito e le lacrime d’addio vengono sparse nei terminal degli aeroporti e non più nelle stazioni ferroviarie.
Sono oltre 6.200, secondo gli ultimi dati dell'Ufficio federale della migrazione del paese elvetico solo nei primi otto mesi dell'anno, i cittadini italiani giunti in Svizzera, che hanno scelto di abbandonare il Belpaese ed il saldo tra immigrazione ed emigrazione è rispettivamente di 2.800 italiani in più residenti in Svizzera. Un trend che quasi certamente verrà confermato a fine anno e che segna una nuova impennata dell'immigrazione, dopo il calo registrato a partire dagli anni Settanta, la leggera ripresa della fine degli anni Novanta ed il nuovo costante declino sino al 2007 quando molti emigranti europei della prima generazione erano tornati al loro paese di origine alla scadenza del termine previsto per ritirare il capitale accumulato per il secondo pilastro.
Alcuni sono partiti sulla scia di familiari o amici, altri più “modernamente”, si sono affidati ad agenzie interinali, ma i più a causa della crisi economica.
Molte le difficoltà di questi nuovi migranti: tra le più rilevanti da una parte la mancata padronanza di una delle lingue nazionali e dall'altra, sorprendentemente, il non raro eccesso di qualificazione. Perché non emigrano solo segretarie ed operai ma soprattutto laureati finanche con due o più master e ricercatori. Ma se per questi è già difficile trovare un lavoro, figuriamoci per quelli che non conoscono la lingua del luogo.
A chi va bene, riesce a trovare ospitalità presso case di amici, conoscenti o familiari, mentre pare che non pochi finiscano per dormire in automobile. Quasi tutti giungono con pochi spiccioli, senza avere la cognizione del più elevato tenore di vita di quel paese. Per non parlare poi delle istituzioni e organizzazioni con funzione assistenziale per gli emigranti italiani che sono state soppresse o sciolte dopo la fine dei più importanti flussi migratori.
Al di là della drammaticità sia delle ragioni che spingono ad emigrare che delle condizioni di vita di questa nuova generazione di migranti, il danno più grande lo subisce proprio il nostro Paese con la fuga di cervelli che ha un impatto notevole sull'economia e che quindi aggrava le prospettive di una rapida uscita dalla crisi dell'euro: un recente rapporto dell'Istituto per la competitività in Italia ha dimostrato che la partenza di ricercatori costa al Paese tre miliardi di euro in brevetti mancati.
Per Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", la ripresa del fenomeno migratorio verso luoghi già meta dei nostri concittadini, dovrebbe costituire un campanello d’allarme ulteriore per questo nuovo governo, facendo comprendere la necessità di evitare qualsiasi impulso al taglio dei settori strategici di formazione e ricerca come ha fatto il precedente esecutivo ed anzi dovrebbe costituire una spinta a riattivare con misure incentivanti quel circuito virtuoso dell’investimento in questi comparti che secondo illustri economisti dovrebbe essere un prezioso volano per la nostra economia.

giovedì 22 dicembre 2011

Porto di Brindisi sequestrati profumi: l'ombra della criminalità sul business dei profumi falsi


Un colossale giro d’affari che innesca poi altri giri sporchi. Un circolo vizioso e pericoloso, l’altra economia che sfugge quasi a tutti i controlli.

A seguito di analisi dei rischi finalizzata alla repressione del traffico illecito delle merci, in data 22 dicembre i funzionari dell’Ufficio delle Dogane di Brindisi hanno sequestrato, in collaborazione con militari della Guardia di Finanza, 354 confezioni di profumo che riportavano i marchi contraffatti Armani, Chanel, Dior, Hugo Boss e Davidoff.
La merce è stata rinvenuta in un’autovettura condotta da un cittadino polacco, sbarcato da una motonave proveniente dalla Grecia, che è stato denunciato all’Autorità competente.
Oramai questi profumi contraffatti, dichiara Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" si trovano davvero dappertutto e la gente li compra senza pensarci due volte tentata da un profumo che, di primo acchito, sembra piuttosto simile a quello dell’originale. Anche se la fragranza sembra la stessa e il profumo si differenzia solo nel packaging, la vera differenza sta nella durata e nella persistenza del profumo sulla pelle, basta fare una prova: spruzzatevi qualche goccia di profumo tarocco e aspettate dieci minuti, vedrete che la fragranza avrà cambiato odore, vi sembrerà quasi un’altra se non avrà, addirittura, assunto, uno sgradevole odore di alcool.
Lo stesso vale per la durata della fragranza: se qualche goccia di un profumo originale dura anche tutto il giorno, non basteranno diverse spruzzate di quello riprodotto per garantirvi la stessa durata. A fronte del fatto che il costo dei profumi originali è molto alto, è consigliabile scegliere le confezioni più piccole che, comunque durano diverso tempo, e orientarsi sull’acquisto di un unico profumo di qualità piuttosto che di tanti flaconi di profumi non originali.

Stupefacenti: individuate nuove tipologie di droghe sintetiche chiamate catinoni sintetici


Nel corso di analisi condotte presso il Laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane di Milano sono stati individuati i catinoni sintetici Pentedrone HCl, Metilone HCl, Mefedrone HCl e 4-MEC HCl.
I catinoni sintetici sono sostanze stupefacenti ottenute in laboratorio, la cui diffusione è in continuo aumento; la loro esatta identificazione mediante analisi chimica costituisce un importantissimo passo in avanti, sia per il contrasto alla diffusione di tali prodotti, sia per accelerarne l’inserimento nella Tabella I del D.P.R. 309/90. I reperti, sequestrati nella città di Milano, erano costituiti da 2 bottiglie a chiusura ermetica e da 5 bustine di plastica trasparente sigillate. Il liquido trasparente, incolore e inodore, rinvenuto nelle bottiglie, è risultato essere g-butirrolattone (GBL) con purezza superiore al 99,0%, mentre la presenza dei catinoni sintetici è stata rivelata sui 5 campioni di polvere mediante opportune analisi chimiche strumentali supportate da una ricerca nella letteratura scientifica. La Direzione Centrale per l’Analisi Merceologica e per lo Sviluppo dei Laboratori Chimici ha segnalato il risultato ottenuto al Sistema Nazionale di Allerta Precoce e Risposta Rapida per le Droghe, il National Early Warning System (N.E.W.S.), per la diffusione di livelli di attenzione e allerta sul territorio nazionale. La notizia è stata pubblicata sulla Informativa del 09/12/2011, realizzata a cura del Dipartimento Politiche Antidroga presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri; in essa viene citata anche la precedente segnalazione di un prodotto, analizzato presso il Laboratorio chimico di Roma, etichettato come “sale da bagno” e contenente invece pentedrone, pirovalerone e dipipanone.
Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, rivolge un appello ai genitori dei figli non solo minorenni affinchè vigilino e monitorino l’attività dei propri figli, data la facile reperibilità di queste nuove droghe a basso costo, perché anche in questo campo l’educazione risulta essere un fattore fondamentale per lo sviluppo psico sociale della generazione dei giovani.

mercoledì 21 dicembre 2011

IBM: entro cinque anni i computer leggeranno la mente.


In futuro si dirà addio alle password. Presto si potrà andare al bancomat e prelevare denaro semplicemente dicendo il proprio nome o guardando una telecamera


La lettura del pensiero non è più solo fantascienza: la IBM, ovvero il gigante informatico che ha dato vita a diverse rivoluzioni tecnologiche, ha in programma di progettare un computer in grado di leggere la mente umana.
È quanto emerge dalla lista "5in5", il rapporto che la IBM pubblica annualmente e che Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" riporta, per annunciare le grandi innovazioni tecnologiche che metterà in cantiere nei prossimi cinque anni.
Da Houdini passando per Skywalker di Guerre Stellari a X-Men, la lettura del pensiero ha sempre affascinato intere generazioni e ora i ricercatori della IBM stanno studiando come collegare la mente di una persona a dispositivi come portatili o smartphone. Se si riuscirà nell'intento, basterà il solo pensiero per chiamare una persona, dicono alla IBM.
Inoltre, secondo le previsioni dell'azienda, in futuro si dirà addio alle password, che saranno rimpiazzate da dati biometrici ottenuti tramite la scansione della retina ed il riconoscimento vocale. "La nostra mappatura biologica - dicono gli esperti della Ibm - è unica per ognuno di noi ed è la chiave per salvaguardare i nostri dati. Presto si potrà andare al bancomat e prelevare denaro semplicemente dicendo il proprio nome o guardando una telecamera".

Multato perché nero o perché la segnaletica della ZTL di Lecce è contraddittoria?


Lo “Sportello dei Diritti” è impegnato da anni in una battaglia di civiltà contro ogni tipo di multa illegittima o ingiustificata e riceve segnalazioni che vengono da ogni parte d’Italia su anomalie, ingiustizie ed errori che si verificano nella contestazione delle infrazioni.
Questa volta segnaliamo il caso di un giovane senegalese sanzionato nella ZTL di Lecce nonostante in quella sede si fosse ampiamente giustificato sulla necessità di aver dovuto accedere nell’area a traffico limitato per consentire lo scarico di merci.
Come si evince, infatti, chiaramente dall’attestazione del parroco della chiesa di S. Nicola di Mira responsabile del progetto AFERSI i cui uffici si trovano nella piazzetta chiesa Greca n. 13, l’autovettura condotta dallo straniero si trovava in via Ferrante D’Aragona dalle ore 09,15 per procedere ad operazioni di carico e scarico merci. Di tanto, veniva data comunicazione dallo stesso agli agenti verbalizzanti che lo riportavano testualmente nel verbale: “ero in fermata x lo scarico di materiale”.
Peraltro, lo stesso cartello di divieto di transito della zona a traffico limitato in cui sono ubicati i locali del progetto AFERSI consente il transito ai “veicoli merci” nella fascia oraria compresa dalle 05,00 alle 10,00.
Pertanto, secondo quanto sostenuto dagli esperti dello “Sportello dei Diritti” e dal giovane africano in sede di contestazione della violazione, nessuna violazione poteva essere attribuita al conducente il quale si era dovuto trattenere oltre le ore 10,00 solo per consentire i rilievi di un sinistro stradale occorsogli, né si comprende tale eccesso di zelo da parte dei solerti operatori di P.M. i quali non hanno preso in benché minima considerazione le motivazioni addotte da questi.
Non vogliamo essere maliziosi perché riteniamo da sempre che la città di Lecce sia tra le più accoglienti del Paese, ma Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" si chiede se si sia voluto esagerare con un esemplare sanzione amministrativa nei confronti di un ragazzo solo per il colore della pelle ed il suo accento o perché neanche gli operatori di Polizia Municipale hanno compreso la segnaletica stradale che si presta ad almeno due interpretazioni?
Ad ogni buon conto, lo “Sportello dei Diritti” ha già provveduto a redigere ricorso contro il verbale ritenuto ingiusto, confidando in un ravvedimento da parte del Comando di P.M. di Lecce.

martedì 20 dicembre 2011

Piccolo credito: l’indebitamento per tutti. È giunta l’ora di vietarne la pubblicità


Il piccolo credito o finanziamento al consumo è una delle piaghe moderne per la nostra società. Quante migliaia e migliaia di cittadini continuano a cadere nel vortice infernale dell'indebitamento quasi incoscientemente? Secondo alcuni studi si parla di cifre da capogiro con un aumento del 50% tra il 2003 e il 2009. Uno dei dati più drammatici riguardano i giovani che attratti da offerte promozionali e dal desiderio di possedere tutto ciò che è più trendy si ritrovano a dover pagare rate su rate, tant’è che la cifra di coloro i quali si indebiterebbero prima dei 25 anni si assesterebbe intorno all'80% del totale e non sarebbero rari i casi di giovani che già a 20 anni si trovano con una "zavorra" di 20 – 30.000 euro a testa.
È ormai opinione comune, infatti, che la facilità relativa ai finanziamenti e la pubblicità martellante che fa da pungolo continuo, spingono molti giovani verso l’accesso a questa forma di "denaro facile".
Per Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" è giunta l’ora di porre un primo importante argine a questo fenomeno partendo da un presupposto quanto mai necessario e drastico: in Italia si dovrebbe vietare ex lege la pubblicità per il piccolo credito e per i finanziamenti al consumo.

lunedì 19 dicembre 2011

Capodanno 2012: raudi zeus, magnum ... fuochi pirotecnici senza il botto ma solo ai maggiorenni


Cambia la normativa sulla vendita dei prodotti pirotecnici. Le violazioni sono punite con l'arresto da 4 mesi a 3 anni di reclusione

Raudi, zeus, magnum: attenzione alla loro vendita e detenzione, si rischia grosso dopo l'avvenuta riclassificazione dei manufatti pirotecnici.
I tipici botti di Capodanno di ex libera vendita, diventeranno esclusiva dei negozi specializzati con licenza di PS. Da tabaccai, giornalai, supermercati, ecc..., presto si avranno soltanto effetti senza botto. Vendita in ogni caso vietata ai minori.
Mentre prima dell'11 settembre di quest'anno i manufatti non classificati come prodotti esplodenti potevano essere venduti ai maggiori di 14 anni, con l'entrata in vigore del DM del 9 agosto 2011, i negozianti potranno venderli solo ai maggiorenni: rientrano in questa categoria prodotti del tipo fontane, bengala, bottigliette a strappo lancia coriandoli, fontane per torte, petardini da ballo, bacchette scintillanti e simili trottole, girandole, palline luminose ecc. Tale tipologia di merce, classificata nella V categoria gruppo D, può essere venduta anche se riporta la dicitura "Prodotto declassificato di libera vendita" e "Vendita consentita ai maggiori di anni 14", a patto che il negoziante l'habbia acquistata prima dell'11 settembre 2011.
Più rigorosa è invece la normativa sui cosiddetti artifici pirotecnici scoppianti, crepitanti e fischianti del tipo petardo e razzo. Possono essere venduti esclusivamente ai maggiori di 18 anni e da esercenti muniti di licenza di pubblica sicurezza. Il venditore inoltre deve verificare la reale categoria di appartenenza, avvalendosi del fabbricante o dell'importatore.
Le violazioni sono punite con l'arresto fino a 4 mesi e con un'ammenda di 247 euro per quanto riguarda la fabbricazione e vendita di materiali esplodenti senza licenza e con l'arresto da 9 mesi a 3 anni e ammenda di 154 euro per la mancata tenuta del previsto registro delle operazioni giornaliere da parte dell'esercente; infine, arresto fino a 18 mesi e ammenda di 154 euro per acquisto di materiale esplodente senza licenza o cessione di tale materiale a persone prive di licenza.
Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" nello spirito della prevenzione, consiglia i consumatori di non usare fuochi d’artificio proibiti. Ciò al fine di evitare incidenti provocati dall’imperizia nel maneggiare i “giochi pirotecnici” o dall’utilizzo di “artifizi pirotecnici” non conformi alle norme e quindi pericolosi per la sicurezza delle persone. Le cronache degli anni scorsi hanno evidenziato come tale tradizione porti, sempre, a incidenti anche di una certa gravità con lesioni personali di una certa rilevanza in alcuni casi con il coinvolgimento di minori.

domenica 18 dicembre 2011

L’UE vorrebbe i nostri supermercati ancora più freddi a tutela degli alimenti.


L’UE vorrebbe i nostri supermercati ancora più freddi a tutela degli alimenti. Ma la lobby degli ipermercati è contraria perché teme un calo della clientela.
La Commissione europea sta valutando la possibilità di obbligare le catene degli ipermarket ad abbassare la temperatura dei frigoriferi che ospitano carni fresche, pesce, prodotti lattiero-caseari e succhi di frutta ad almeno due gradi Celsius

I consumatori dei supermercati sono ormai avvezzi ed abituati alla sensazione di freddo che proviene dagli spazi ove sono posti i congelatori. Ma secondo, le misure che intende prendere l’UE, la temperatura potrebbe essere sul punto di essere abbassata ancora di più nei nostri market preferiti.
La Commissione europea sta, infatti, valutando la possibilità di obbligare le catene di ipermercati ad abbassare ulteriormente la temperatura delle unità killer che ospitano le carni fresche, pesce, prodotti lattiero-caseari e succhi di frutta a un fresco ad almeno due gradi Celsius.
Si tratterebbe di un provvedimento che costringerebbe i supermarket ad abbassare di tre-cinque gradi in più la temperatura media dei frigoriferi.
Un'inchiesta svoltasi lo scorso anno scorso ha verificato che la temperatura media nei supermercati era inferiore a 17 °C, mentre la più bassa era 11.1 °C.
La “Chartered Institution of Building Services”, l’ordine degli ingegneri britannico, raccomanda una temperatura di 18-23 °C, a seconda della stagione.
Gli esperti del settore delle vendite al dettaglio sono preoccupati che le condizioni “artiche” dei negozi alimentari porterà una diminuzione della clientela.
La Commissione di Bruxelles, tuttavia, sulla base di importanze risultanze scientifiche ritiene che le temperature più basse siano in grado di uccidere i batteri pericolosi nei prodotti alimentari riducendo così le possibilità di intossicazioni alimentari.
Il piano previsto ha ricevuto un'accoglienza a dir poco “gelida” dalla lobby delle vendite al dettaglio, che insistono sull’inutilità della misura poiché gli ipermercati seguono già rigorose prescrizioni sui rischi alimentari al fine di garantire la sicurezza dei cibi ed hanno affermato che provocherebbe anche un aumento rilevanti dei costi delle bollette elettriche e costringerli ad acquistare nuovi congelatori.
A tal uopo, hanno anche evidenziato che l’esigenza di temperature più basse provocherebbe un importante impatto ambientale con il conseguente aumento del consumo di energia del 20 % minando in questo modo gli sforzi per ridurre le emissioni di carbonio ed, inoltre, non vi sarebbe prova di un effettivo miglioramento degli standard di sicurezza alimentare rispetto a quelli attuali.
La misura in questione è stata pensata in sede di riesame da parte della Commissione Europea delle norme di igiene alimentare. La normativa sull’abbassamento della temperatura è già in vigore per i camion refrigerati che trasportano il cibo agli impianti frigoriferi dei depositi di distribuzione.
Ma il legislatore UE è già nella fase di acquisizione dei pareri degli Stati membri per conoscere le opinioni degli stessi sull'estensione della normativa a tutti i supermercati.
Al di là delle affermazioni delle catene degli ipermercati che sono chiaramente enfatizzate per tutelare i propri interessi lobbistici, per Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", qualsiasi misura in favore del miglioramento della sicurezza alimentare dovrebbe essere accolta positivamente da tutti i governi dei Paesi membri che anche nel caso di specie dovrebbero dare parere favorevole ad una misura che riteniamo assolutamente positiva in materia di igiene alimentare e tutela dei consumatori.

Antidolorifici all’ibuprofene e simili: secondo uno studio vi è il doppio delle probabilità di aborti spontanei


Uno studio che ha riguardato più di 47.000 donne tra i 15 ei 45 per la precisione 47.050 donne e pubblicato sul Canadian Medical Association Journal ha potuto appurare che coloro che erano in stato di gravidanza e che avevano assunto antidolorifici a base di ibuprofene hanno avuto 2,4 probabilità in più di subire un aborto spontaneo. Tali farmaci, secondo la ricerca dell’Università di Montreal avrebbero la capacità d’interrompere il processo di attaccamento dell’embrione alla parete uterina.
Circa il 17 per cento di queste donne ha preso antidolorifici, nonostante le etichette di avvertimento scoraggiassero di usarlo quando si è incinta. Per tali ragioni Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” invita le mamme in attesa a trovare altri modi per trattare il dolore.
La causa dell’aumento di questi aborti spontanei sarebbe proprio nella scarsa consapevolezza ed insufficiente verifica delle informazioni da parte di moltissime donne.
Gli scienziati hanno, infatti, avvertito che decine di migliaia di donne incinte, l’indagine parla di ben una su sei mamme in attesa, continuano a prendere pillole antidolorifiche non informandosi sui pericoli che si possono verificare dal concepimento fino alla 20 ° settimana di gravidanza e nonostante i chiari avvertimenti riportati sulle controindicazioni
Lo studio ha coinvolto un gruppo di antidolorifici noti come farmaci anti infiammatori non steroidei o FANS, che includono ibuprofene e naprossene.
L'aspirina è anche in questa categoria anche se non è stato inclusa nello studio, mentre il paracetamolo è ritenuto sicuro.
Circa una persona su otto termina la gravidanza a seguito di un aborto spontaneo e per la maggior parte accade nelle prime 12 settimane.
Spesso non c'è una causa evidente, ma le donne più anziane e coloro che fumano, bevono molto o sono obese, corrono i rischi maggiori.
Alle intervistate è stato chiesto se avessero preso gli antidolorifici nelle prime 20 settimane di gravidanza - o due settimane prima di rimanere incinta.
Nonostante gli avvertimenti circa il 17 per cento aveva assunto i farmaci, quasi una su sei.
Il dottor Anick Bérard dell'Università di Montreal, ha dichiarato che il rischio di subire un aborto spontaneo è stato associato all'uso durante la gestazione di diclofenac, naprossene, celecoxib, ibuprofene e rofecoxib da soli o in combinazione e le donne che sono state esposte ad ogni tipo e dosaggio di FANS diverso dall’aspirina durante la gravidanza avevano una maggiore probabilità di subire un aborto spontaneo.
Ma i medici hanno comunque sottolineato che i rischi di un aborto spontaneo determinato dagli antidolorifici erano molto bassi ed hanno anche specificato che lo studio non ha preso in considerazione altre possibili cause come il fumo e l'obesità.
La Dott. Virginia Beckett, portavoce del Royal College degli Ostetrici e Ginecologi, ha dichiarato: “è importante che ogni donna prima del concepimento e durante la gravidanza pianifichi la gravidanza e riduca il rischio di eventuali complicanze attraverso il mantenimento di un sano stile di vita”, ed ha quindi rassicurato sulla possibilità di assumente paracetamolo durante la gravidanza.

Multe: quando l’Autovelox sbaglia.


Contestato erroneamente il superamento del limite di velocità ad un’autovettura berlina scambiata per autoveicolo con rimorchio ed il cittadino costretto comunque a fare ricorso

Sono anni che continuiamo a sostenere che gli apparecchi di rilevazione elettronica della velocità sono tutt’altro che affidabili e sempre da anni rivolgiamo appelli alla P.A., ai Prefetti ed ai Giudici di Pace affinché verifichino puntualmente ogni passaggio dell’iter procedimentale per la contestazione delle infrazioni a mezzo autovelox o comunque affidate a dispositivi elettronici di controllo.
Così Giovanni D’Agata, Componente del Dipartimento Tematico Nazionale Tutela del Consumatore di “Italia dei Valori” e fondatore dello “Sportello dei Diritti” sull’ultima, ma non la più risibile, segnalazione in merito ad una multa per superamento del limite di velocità elevata sull’autostrada con il famigerato Autovelox.
Questa volta, la Polstrada ha sanzionato un’autovettura berlina scambiandola per un autoveicolo con rimorchio, raddoppiando così la sanzione ivi prevista dall’art. 142 comma 11 del Codice della Strada che prevede per l’appunto il raddoppio automatico della multa quando a superare il limite di velocità è un veicolo con rimorchio.
Me v’è di più, nel verbale citato che avrebbe comportato peraltro la decurtazione dei punti dalla patente di guida, il proprietario dell’autoveicolo avrebbe superato un limite che non viene neanche riportato in alcun punto dell’atto di contestazione.
È evidente, dunque, che il verbale de quo risulti palesemente viziato da gravi errori che ne inficiano il contenuto e che lo rendono invalido e perciò nullo, ma il problema è che a pagare sempre per i non rari refusi della P.A. è il cittadino - automobilista il quale preoccupato per le conseguenze di un’infrazione a lui non imputabile, è stato costretto ad inoltrare per il tramite dello “Sportello dei Diritti” un ricorso amministrativo ex art. 203 del Codice della Strada, predisposto a titolo gratuito dal sottoscritto, confidando nell’inevitabile ravvedimento dell’organo amministrativo superiore, in questo caso il Prefetto di Vibo Valentia.

sabato 17 dicembre 2011

Freddo: naso chiuso e raffreddore? L’Afssaps lancia l’allarme


Gravi conseguenze per la salute con l’uso associato di farmaci come il Dérinox, Actifed freddo o Rhinureflex .

L’Afssaps, l'agenzia francese per la sicurezza dei farmaci venerdì ha lanciato un appello ai pazienti di rispettare le precauzioni per l'uso di farmaci contenenti vasocostrittori. Molto conosciuti, sono utilizzati per diminuire la sensazione di naso chiuso per il freddo.
Nel comunicato l’ Afssaps ha avvertito che dal 1° gennaio 2011 sono stati segnalati quindici casi con "gravi effetti negativi" in pazienti che assumono un farmaco contro il raffreddore contenente un vasocostrittore. E questo, in particolare se non vengono utilizzati in conformità con le istruzioni per l'uso.
La terapia farmacologica associata può avere, come detto, effetti collaterali una condizione salutisticamente preoccupante a livello del cuore, come l'ipertensione arteriosa, con crisi di angina o angina pectoris. Ma non solo, può causare anche effetti neurologici come disturbi del comportamento o un ictus.
Tra i farmaci elencati dall’Afssaps vi sono: soluzioni per spray nasale (su prescrizione medica), come Aturgyl, Dérinox, Déturgylone, Rhinofluimucil, farmaci da assumere oralmente (accessibile senza ordine) solo o si associa a un'altra sostanza attiva come Sudafed, Actifed freddo, Dolirhume, Humex freddo, Rhinadvil, Rhinureflex.
Essi sono ampiamente usati come farmaci. Dérinox, per esempio, è stato prescritto a 3 milioni di pazienti all'anno così come sono venduti ogni anno circa 3 milioni di scatole di Actifed freddo giorno e notte.
La raccomandazione “Non associare questi farmaci tra di loro”.
Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" ricorda ai pazienti a " di non abusare di questi farmaci", e " verificare sempre con il medico o il farmacista se essi sono ben compatibili al caso", e soprattutto di "non associarli tra loro". La durata massima del trattamento non deve superare cinque giorni come anche il dosaggio massimo giornaliero.
Queste raccomandazioni e le controindicazioni sono stati inseriti nei foglietti illustrativi di questi prodotti, a seguito dei risultati di due indagini francesi della farmacovigilanza.

Come fare soldi? Investite sugli anziani


La nuova frontiera del business globale: gli anziani. Rappresentano una nuova opportunità di guadagni. In 30 anni il popolo della terza età raddoppierà in Italia. E così nascono case, auto, telefonini, computer e quant'altro 'pensati' appositamente per gli over 65

In Italia il Paese del turismo, negli ultimi anni sono stati costretti a chiudere decine e decine di alberghi, molti dei quali hanno avevano fatto la storia del turismo nostrano. Non tutti gli hotel e pensioni si sono limitati solo a chiudere, ma hanno deciso di “riciclarsi” in residenze, a volte di lusso, dedicate agli anziani.
Gli economisti di mezzo mondo, infatti, condividono l’assunto che la terza e la quarta età rappresentino il business del futuro.
Tutti i paesi già sviluppati, hanno un minimo comun denominatore: l’invecchiamento progressivo delle popolazioni residenti con una tendenza pressoché generale ad avere sempre meno figli.
Tra gli stati coinvolti maggiormente nel fenomeno vi è proprio l’Italia. Ed i numeri sono inequivocabili: entro il 2040 il numero degli ultra 65enni in Italia raddoppierà. Le persone con oltre 65 anni d'età risultano in aumento di 113.000 unità all’anno e ormai rappresentano 1/5 della popolazione. Nel 2040 corrisponderanno al 32,2% dei residenti. La popolazione italiana, tuttavia, è rimasta sostanzialmente invariata tra il 1981 e il 2001 (crescita zero), per poi riprendere ad aumentare nel primo decennio del III millennio, soprattutto in conseguenza dell'immigrazione che come è noto rallenta il processo dell’invecchiamento globale per la tendenza delle famiglie straniere ad avere più figli.
Il dato più preoccupante ed una delle conseguenze è che nel frattempo il numero dei giovani subirà una progressiva diminuzione. Anche i cittadini stranieri sono in costante aumento e costituiscono il 7,1% del totale.
Sotto il profilo demografico l'Italia si conferma uno dei paesi con il più basso tasso di natalità al mondo; nel 2010 il numero medio di nascite per donna è stimato a 1,40, di poco inferiore all'1,41 del 2009. La fecondità è dunque in una fase di assestamento. Si mantiene superiore a quella della metà degli anni '90, in cui si toccarono i minimi storici, ma ancora non ha raggiunto il livello considerato ottimale per una popolazione, ovvero il livello di sostituzione delle coppie, pari a circa 2,1 figli per donna. Ma tra i fattori che influenzano maggiormente le previsioni non c‘è solamente l’invecchiamento della popolazione. Bisogna, infatti, considerare anche la fecondità e soprattutto le migrazioni.
Per Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", è un dato di fatto che l’aumento degli anziani, in Italia, metterà in crisi il welfare e quindi il sistema dei costi della salute e per tali ragioni i governi sono già occupati a cercare soluzioni alternative dal momento che la proporzione tra le persone attive e quelle non attive cambierà di molto.
La questione, però va vista anche dal lato delle opportunità che la popolazione anziana potrà rappresentare per l’economia. Gli anziani possono, infatti, rappresentare nuove utilità a livello di business. È un settore di mercato tutto da scoprire ed il mondo delle imprese globalizzate e della pubblicità se ne sta accorgendo. Senza contare i settori della tecnologia, dei trasporti e dei viaggi dove moltissimi prodotti sono già pensati per la terza e quarta età. Per esempio il gruppo Allianz, leader mondiale nel campo delle assicurazioni ha già lanciato sul mercato prodotti relativi alla terza età che sino a qualche anno fa erano impensabili per queste fasce di popolazione.

Cassazione: è reato dire alla moglie "ti ammazzo" anche senza passare alle vie di fatto.


Dire alla moglie, "ti ammazzo" fa scattare il reato di minaccia anche se non c'è l'intenzione di passare ai fatti. È il principio stabilito dalla Corte di cassazione che, con la sentenza n. 46542 del 16 dicembre 2011, ha reso definitiva la condanna nei confronti di un 51enne di Ostia che aveva minacciato la moglie senza passare poi alle vie di fatto. Gli ermellini di fatto, hanno confermato la condanna inflitta dal giudice di pace al ricorrente, accusato dalla moglie di percosse e minacce gravi, anche se la coppia era in via di separazione.
Valida la testimonianza della donna anche se parte civile. Inutilmente l'uomo si era lamentato del fatto che i giudici avessero preso per buona la testimonianza della sua ex che si era costituita parte civile contro di lui quando erano in fase di separazione e dunque in "conflitto di interesse". La Corte di cassazione coglie l'occasione per ricordare che le dichiarazioni della persona offesa, che si costituisce parte nel processo, sono escluse soltanto nel rito civile mentre sono ammesse in quello penale. Il processo penale ha, infatti, lo scopo di accertare la colpevolezza dell'imputato, un interesse pubblicistico che non può cedere il passo o essere condizionato da interessi privati, come il risarcimento.
Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", in particolare la quinta sezione penale ha voluto sottolineare quanto all’espressione usata che «la sua rilevanza penale, a norma dell'art. 612 c.p., è determinata dalla configurazione della minaccia come reato di pericolo per la sua integrazione non è richiesto che il bene tutelato sia realmente leso, bastando che il male prospettato possa incutere timore nel destinatario, menomendone potenzialmente, secondo un criterio di medianità riecheggiante le reazioni della donna e dell'uomo comune, la sfera di libertà morale».

venerdì 16 dicembre 2011

Manifestazione “ Contro ...il razzismo istituzionale e la violenza razzista “. Per il diritti dei cittadini migranti


Sabato 17 dicembre ore 16,00 a Lecce, partirà da Porta Rudiae la manifestazione per testimoniare solidarietà e vicinanza alle famiglie dei senegalesi brutalmente uccisi a Firenze e alle famiglie del campo rom di Torino incendiato il 10 dicembre scorso.
“ Il 13 dicembre un militante di Casa Pound (organizzazione neofascista) ha sparato e ucciso Samb Modou e Diop Mor e ferito gravemente Moustapha Dieng.
Quello accaduto a Firenze è un episodio che deve interrogare le coscienze di tutti i cittadini. Ciò che sta avvenendo in questi giorni nelle diverse parti d’Italia non possono essere considerati singoli episodi scollegati tra loro ma sono la drammatica conseguenza del razzismo strisciante presente nella società italiana.
Serve una condanna unanime e il lavoro di tutti per segnare una inversione di tendenza rispetto al clima di odio e violenza razzista che si sta vivendo.
Auspichiamo la ripresa di una grande mobilitazione della società civile che ponga al centro delle proprie rivendicazioni la costruzione di una società libera da ogni odio e discriminazione dove si affermi la convivenza pacifica e l'armonia tra le persone, vogliamo vivere in una società dove le culture delle differenti popolazioni si possano incontrare, convivere e “meticciarsi”.
Hanno dato l’adesione per la partecipazione le Istituzioni (comuni e Provincia), numerose associazioni, sindacati, partiti politici, comitati e le comunità di stranieri presenti nel Salento.

Manifestazione “ Contro ...il razzismo istituzionale e la violenza razzista “. Per il diritti dei cittadini migranti


I funzionari dell’Ufficio delle Dogane di Livorno hanno sequestrato, in collaborazione con i militari della Guardia di Finanza, 477 confezioni di medicinali cinesi, tra cui antibiotici, sciroppi e integratori, di illegale importazione in quanto privi della necessaria autorizzazione del Ministero
della Salute. Una parte dei farmaci (174 confezioni) era nascosta all’interno di un container proveniente dalla Cina e destinato a una ditta con sede a Prato. Ulteriori controlli, eseguiti presso la sede della ditta destinataria della merce e presso l’abitazione del suo titolare, hanno permesso il
ritrovamento di altre 303 confezioni di medicinali. Tutti i medicinali rinvenuti, per un valore stimato complessivo di circa 10.000 euro, sono stati sequestrati e il titolare della ditta importatrice è
stato denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Livorno.
Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" invita le autorità doganali a mantenere alta la guardia in quanto la salute dei cittadini non può essere messa a repentaglio in conseguenza del rischio dell’immissione sul mercato nero di farmaci e di integratori non sottoposti agli standard ed alle autorizzazioni previste dalle normative europee e nazionali.

giovedì 15 dicembre 2011

Salute e benessere: nuove analisi istantanee dalla Gran Bretagna anche senza attrezzature da laboratorio


Una nuova rivoluzione nel campo delle diagnosi.
Scienziati dell’Università di Swansea in Galles, hanno messo a punto una nuova striscia con anticorpi messi nell’inchiostro e stampati in una plastica speciale che consente di eseguire analisi di base immediate di sangue o di altro, anche senza attrezzature da laboratorio. Il progetto è stato sviluppato in due anni e gli scienziati sono al punto di poter facilmente stampare anticorpi in qualunque tipo di plastica. Con questo nuove cartine, i medici possono utilizzare sangue od urine da testare, in modo da avere risultati immediati leggendo il cambiamento di colore grazie ad un apparecchio portatile. La trovata potrebbe avere un forte impatto in campo sanitario e consentire di fornire diagnosi immediate. Inoltre i futuri pazienti potrebbero utilizzare questo sistema anche direttamente a casa risultando essere molto utile, per esempio, per lo screening del colesterolo oppure per una più semplice analisi del sangue .
Secondo Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" questa rivoluzione nel campo delle diagnosi oltre a ridurre i costi del Servizio Sanitario Nazionale potrebbe risolvere molti problemi nelle situazioni di emergenza sanitaria o nelle aree più sperdute del pianeta.

Salute e benessere: nonostante le campagne antifumo mondiali fumate seimila miliardi di sigarette in un anno


Ogni anno vengono fumate sei mila miliardi di sigarette nel mondo, questa la cifra indicata da Robert Proctor, docente dell'università di Stanford e uno dei massimi esperti al mondo di questo tema. Quindi viene spontaneo chiedersi: a cosa servono le migliaia di campagne antifumo e l’introduzione di norme sempre più stringenti contro le sigarette e il tabacco se poi le cifre che si leggono sono queste?
Secondo l’autore di 'Golden Holocaust: Origins of the Cigarette Catastrophe and the Case for Abolition' (l'Olocausto dorato: le origini della catastrofe delle sigarette e la battaglia per l'abolizione), se fossero messe una dietro l'altra, le sigarette basterebbero per un viaggio fino al Sole e ritorno e ne avanzerebbero abbastanza per arrivare sino a Marte.
Il corposo volume di 750 pagine è stato pubblicato dopo studi durati ben dieci anni e dopo moltissime cause intentate dall'industria del tabacco, e si pone l’intento di sfatare una serie di falsi miti riguardo alle sigarette, il primo dei quali è che 'nessuno fuma piu":
Insomma, dalla rigorosa California dove si fumano ben 28 miliardi di sigarette l'anno sino alla Cina primo paese per consumo con una percentuale pari al 40% delle bionde del mondo. Basti pensare, inoltre che solo negli Usa le industrie hanno nei loro database i dati di praticamente tutti i fumatori, e spendono ogni anno più di 400 dollari a testa per pubblicità e offerte speciali.
Secondo l’autore del libro, nonostante le campagne e le regole, come si diceva, pochi o pochissimi sono a conoscenza dei reali rischi del fumo. Per esempio, quanti consumatori sanno che il fumo è una delle cause principali di cecità, calvizie e tumore della vescica, per non parlare di gravidanza ectopica, cataratta, frattura dell'anca, menopausa precoce, aborto spontaneo e disfunzioni erettili.
Per Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" alla luce di questi impressionanti dati non bisogna demordere con tutti i mezzi consentiti nella lotta contro questo problema che è causa di costi sociali impressionanti, adottando rigorose strategie di carattere transnazionale come quelle che nel corso degli anni ha deciso di intraprendere l’UE, ma che sono applicate ancora in maniera difforme anche nel nostro continente.

mercoledì 14 dicembre 2011

Strumenti di autodifesa: bombolette spray al peperoncino in libera vendita dal prossimo 9 gennaio.


Dal 9 gennaio 2012 sarà più facile acquistare e detenere liberamente bombolette antiaggressione al peperoncino. Purché l'acquirente abbia compiuto almeno 16 anni e si tratti di piccole confezioni regolarmente etichettate con una gittata non superiore a tre metri. Lo ha evidenziato la prefettura di Como con la nota pubblicata sul proprio portale il 12 dicembre che fa espresso riferimento al regolamento 12 maggio 2011, n. 103 del Ministero dell'interno concernente la definizione degli strumenti di autodifesa che nebulizzano un principio attivo naturale che non abbiamo attitudine a recare offesa alla persona, pubblicato sulla GU n. 157 dell'08/07/2011., attualmente, in attesa dell'entrata in vigore del nuovo regolamento prevista per il prossimo mese di gennaio, sono ancora fuori legge, di fatto, quasi tutti questi strumenti eccetto quattro tipologie di spray che hanno ottenuto la specifica certificazione per la libera vendita, come evidenziato dal ministero dell'interno con il parere n. 16627 del 2 novembre 2010. Ma dal 9 gennaio prossimo aumenterà sensibilmente il novero dei prodotti antiaggressione in libera vendita, affrancati definitivamente dal rischio di poter essere considerati armi vietate. Per potere essere commercializzati liberamente, questi prodotti per l’autodifesa, dovranno contenere una miscela non superiore a 20 ml di prodotto, con specifiche quantità massime di prodotti irritanti naturali e non potranno avere una gittata superiore a tre metri. Inoltre dovranno essere etichettati e dotati di un sistema di sicurezza contro le attivazioni accidentali. Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" informa che tutti gli strumenti di autodifesa non conformi a queste prescrizioni rimarranno disciplinati dalla materia dedicata alle armi, specifica il decreto ministeriale. La vendita di questi strumenti è vietata ai minori con meno di 16 anni comunque ritenuti potenzialmente pericolosi per l'incolumità pubblica..