lunedì 31 maggio 2021

"Non vaccinato", una t-shirt con la stella gialla fa scandalo su Amazon, prima di essere ritirata dalla vendita

"Non vaccinato", una t-shirt con la stella gialla fa scandalo su Amazon, prima di essere ritirata dalla vendita. La t-shirt in vendita su Amazon ha fatto subito scalpore sui social. Amazon ha pubblicato sul suo sito una maglietta floccata con la stella di David con la scritta "non vaccinato" in inglese. L'articolo ha fatto scalpore sui social, prima di essere rimosso dalla piattaforma di vendita online. Una brutta notizia per Amazon. Un utente ha notato questa domenica 30 maggio che il colosso del web aveva messo in vendita sul suo sito di vendita online una maglietta, disponibile in diversi colori, sulla quale era floccata una stella di David gialla, con la scritta "non vaccinato" al suo centro . Un riferimento diretto agli ebrei, indicati da questa stella durante la seconda guerra mondiale. Un paragone usato dagli antivaccini, anche in Francia, dove abbiamo visto uscite simili, in particolare da Jean-Marie Bigard, uno dei leader del movimento. L'utente che ha individuato il prodotto lo ha subito catturato e condiviso su Twitter, invitando l'azienda e il suo capo, Jeff Bezos, a rimuovere la t-shirt, anch'essa venduta direttamente da Amazon, senza passare per un venditore di terze parti. Retwittata più di mille volte, la segnalazione ha indubbiamente fatto il suo effetto, visto che a fine pomeriggio il prodotto non è più disponibile alla vendita su Amazon. Tuttavia, il gigante delle vendite online non ha reagito al brusio sul suo account Twitter. All'indignazione dei cittadini per un'immagine shock, si unisce quella di Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione che da anni si batte anche contro ogni tipo di rievocazione dei due regimi che hanno determinato un passato nefasto per la storia europea e mondiale, in un momento nel quale sta prendendo piede un’ondata neonazista in tutta Europa, perché è possibile che si utilizzino queste prassi per formare i baby neonazi del terzo millennio. Lo sconcerto e il rigetto non sono però sufficienti e occorre fare molto di più. Chi ha il potere deve adoperarsi per dare un segnale chiaro e inequivocabile all'opinione pubblica.

Avviso di sicurezza: richiamo volontario di alcuni lotti di soluzioni per lenti a contatto Bausch + Lomb

. Coinvolti al momento solo i supermercati Deco’, Do.De.Ca e Il Gigante che hanno comunicato su internet il richiamo volontario di alcuni lotti di soluzioni per lenti a contatto tra lavaggi oculari e lubrificanti oftalmici. Bausch + Lomb è stata informata da uno dei suoi fornitori di Milano, che sterilizza alcuni componenti (bottiglie e tappi) delle soluzioni per lenti a contatto, lavaggi oculari e lubrificanti per gli occhi, così come i marchi dei distributori associati prima della produzione nello stabilimento di Milano, di un problema di conformità con il suo processo di sterilizzazione. Bausch + Lomb è una delle tante aziende impattate da questa situazione. Poiché l’azienda non è in grado di confermare la conformità del fornitore ai requisiti di qualità del processo di sterilizzazione per alcuni dei componenti di questi prodotti, sta effettuando volontariamente il richiamo di alcuni lotti delle seguenti soluzioni per lenti a contatto, lavaggi oculari e lubrificanti oftalmici che sono: soluzioni per lenti a contatto Biotrue, soluzioni per lenti a contatto e ReNu MultiPlus Sensitive eyes e Renu MultiPlus, soluzioni per lenti a contatto Boston Detergente, Boston Conservante e Boston Simplus Multi Action Solution, soluzione per lenti a contatto Sensitive Eyes, soluzione per lenti a contatto EasySept, soluzione per lavaggio oculare Ophtaxia, soluzione lubrificante per occhi Sensitive Eyes e altri marchi privati associati, Flexigel plus detergente30 ml, EasySept soluzione per lenti a contatto, Pemag 2 plus Soluzione Unica 500 ml,Soluzione Salina 500 ml, HGP2 conservante 120 ml, Éllite Soluzione Conservante Formula Comfort 120 ml + Élite Soluzione Detergente 30 ml, HGPl detergente Formula comfort 60 ml che sono stati prodotti a Milano. Data di fabbricazione - Maggio 2018 - Febbraio 202. Date di scadenza - Maggio 2021 - Febbraio 2024. Clicca qui per un esempio delle etichette del flacone e dell'astuccio https://www.dodeca.it/wp-content/uploads/2021/05/Richiamo-Prodotti-Baush-Lomb-Locandina-e-lotti.pdf , che contengono il numero di lotto e la scadenza per identificare facilmente il prodotto. Il numero di lotto è composto da due lettere e quattro numeri (AA ####) e la scadenza è l'anno a quattro cifre, trattino, mese a due cifre (YYYY-MM). L’azienda fa sapere tramite la nota apparsa su internet, che la salute e la sicurezza di tutti coloro che utilizzano i loro prodotti è la loro massima priorità. “Anche se il rischio di infezione con l’uso di questi prodotti è basso, abbiamo scelto di richiamare volontariamente alcuni lotti di questi prodotti perché non possiamo confermare la conformità del fornitore ai requisiti di qualità del processo che riguarda alcuni dei componenti di questi prodotti. Ad oggi non sono stati segnalati eventi avversi gravi in associazione a questo problema. Nessun altro prodotto o lotto Bausch + Lomb è interessato da questa azione.” conclude il comunicato. Le Autorità Competenti sono state informate di questa attività. Inoltre, i dettagli relativi a questo richiamo sono inclusi in questo documento, pertanto non verranno distribuite ulteriori informazioni. Per domande relative a questo avviso, chiamare Sedgwick al numero gratuito 0800-848038. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, consiglia di seguire le raccomandazioni del produttore-

domenica 30 maggio 2021

Falso allarme bomba, volo Ryanair costretto ad atterrare a Berlino

Un volo Ryanair sulla tratta Dublino a Cracovia è stato costretto ad atterrare a Berlino a seguito di quello che secondo i media è stato un falso allarme bomba. “Le misure di sicurezza della polizia sono terminate senza che sia stato rilevato alcun pericolo. I passeggeri hanno potuto riprendere il volo per la Polonia a bordo di un aereo di riserva”, afferma un portavoce della polizia della capitale tedesca senza fornire dettagli sui motivi dell’allerta. Secondo il quotidiano Bild Zeitung, si è trattata di una minaccia bomba rivelatasi poi infondata. L’aereo con a bordo 160 persone è atterrato alle 20.08 di ieri su una pista dell’aeroporto di Berlino-Brandeburgo, nel sud della città. Secondo i media tedeschi, i bagagli dei passeggeri sono stati depositati sull’asfalto per essere perquisiti da squadre di cani, mentre l’aereo era circondato da numerosi veicoli della polizia e dei vigili del fuoco. «L’aereo della compagnia Ryanair ha chiesto un atterraggio di emergenza e ha subito ottenuto l’autorizzazione», ha detto al quotidiano Bild il portavoce dell’aeroporto Jan-Peter Hack, specificando che i passeggeri erano stati condotti all’interno del terminal per poter mangiare lì.Già il 14 luglio 2020, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un aereo Ryanair che effettuava la stessa rotta Dublino-Cracovia ha dovuto effettuare un atterraggio di emergenza a Londra a seguito di una minaccia di bomba, anch’essa rivelatasi infondata.

sabato 29 maggio 2021

Aereo TUI Belgium dirottato per sospetta perdita di carburante

Aereo TUI Belgium dirottato per sospetta perdita di carburante. Decisione presa a scopo precauzionale Il 27 maggio, il pilota di un Boeing 737-700 della compagnia aerea charter TUI fly Belgium (registrato OO-JAO) volo TB2182 da Thira, in Grecia, e Bruxelles, in Belgio con 80 passeggeri a bordo. ha deciso oggi di cambiare rotta ed atterrare all'aeroporto di Belgrado, in Serbia, per via di una presunta perdita di carburante che aveva portato allo spegnimento i un motore. Il dirottamento è stato descritto dal vettore come una misura precauzionale, non un'emergenza. Il presunto guasto si è verificato durante il sorvolo di Belgrado, a 40.000 piedi. Un Boeing 737 sostitutivo (registrato OO-JAY),evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è stato inviato per raccogliere i passeggeri a terra.

India, paura in volo, spunta un pipistrello a bordo: panico tra i passeggeri

India, paura in volo, spunta un pipistrello a bordo: panico tra i passeggeri. Aereo torna all'aeroporto di partenza Paura a bordo dopo il decollo. I passeggeri terrorizzati quando all’improvviso è sbucato un grosso pipistrello che volava avanti e indietro tra il corridoio e la cabina dei piloti. Poco dopo la partenza, a notte fonda, l’animale ha iniziato a volare in cerchio all’interno dell’aereo della Air India mentre si dirigeva a Newark, nel New Jersey. L'aereo Boeing 777-300 che era partito giovedì da Nuova Delhi, ha dovuto fare rientro all'aeroporto di partenza. Il portavoce dell'autorità per l'aviazione civile indiana, confermando l’accaduto, ha affermato che dopo l'atterraggio dell'aereo, quest'ultimo è stato sottoposto a fumigazione, dopo di che è stato trovato un pipistrello nell'area dell'ottava fila di sedili dell'aereo, e i passeggeri diretti a Newark hanno continuato il loro viaggio su un altro volo Air India. Il personale del Dipartimento di conservazione della fauna selvatica è stato chiamato per catturare e portare via il pipistrello. L'aereo è atterrato in sicurezza intorno alle 03:55 del mattino (ora locale)", ha concluso il portavoce. Il dipartimento di sicurezza del volo della compagnia aerea ha avviato un'indagine sull'incidente. Tuttavia, il dipartimento di ingegneria di Air India,evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ha dichiarato nel suo rapporto iniziale che l'ingresso del pipistrello sull'aereo era il risultato di azioni di terze parti. "La causa probabile potrebbe essere quando si caricano veicoli simili a quelli usati per trasportare il servizio di ristorazione", ha detto un portavoce di Air India.

Maxi cifra record per una bottiglia di vino venduta di proprietà Pinchiorri di Firenze

Maxi cifra record per una bottiglia di vino venduta di proprietà Pinchiorri di Firenze. Un Romanée-Conti del 1945, una bottiglia doppia magnum di 40 anni più giovane ma 8 volte più capiente è stata venduta a un milione di franchi (911.445,95 euro) La notizia ha fatto il giro del mondo e non poteva essere altrimenti: una bottiglia di Domaine de la Romanée-Conti da sei litri del 1945 è stata venduta a un collezionista per un milione di franchi (911.445,95 euro). Ne dà notizia il Corriere del Ticino sabato. La transazione, che costituisce un record nel settore, è avvenuta nelle scorse settimane in Ticino. Fabio Cattaneo, amministratore dell’azienda alla quale è stata affidata la trattativa, spiega che si tratta di un aspetto che evidenzia la rapida evoluzione di un mercato in notevole estensione, pur rimanendo limitato a un’utenza decisamente limitata poiché «si tratta prevalentemente di miliardari o milionari». Secondo quanto riferisce al giornale il manager di AVU, società che ha sede a Sorengo, «il nuovo proprietario preferisce rimanere anonimo e comunque non è svizzero». L'operazione si è svolta «in modo molto discreto». La bottiglia faceva parte di un lotto appartenuto alla collezione Pinchiorri di Firenze. Per ritirarla l'acquirente ha mandato il suo aereo che, non potendo atterrare a Agno, si è posato a Zurigo. Spesso si trascorrono minuti infiniti in un supermercato oppure all’interno di un’enoteca alla ricerca di una buona bottiglia di vino che non costi eccessivamente e che faccia fare bella figura. Quella che è stata venduta in questi ultimi giorni non è adatta a tutte le tasche. Si tratta della bottiglia di vino più cara che sia mai stata acquistata. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, non sono semplici pezzi di vetro con una bevanda all’interno, ma molto di più.

Deputato sorpreso a urinare in una tazza nel bel mezzo di una seduta virtuale del Parlamento

Deputato sorpreso a urinare in una tazza nel bel mezzo di una seduta virtuale del Parlamento
Un deputato canadese si è dimesso da alcune delle sue funzioni e ha affermato che stava cercando "supporto adeguato" dopo essere apparso urinare durante una sessione parlamentare in videoconferenza, un mese dopo essere apparso nudo in un'altra sessione virtuale. "Ieri sera, mentre partecipavo virtualmente alle deliberazioni non pubbliche della Camera dei Comuni, ho urinato senza rendermi conto che la telecamera era accesa", ha scritto giovedì sera il deputato William Amos sul suo account Twitter. "Sono profondamente imbarazzato dalla mia condotta e dall'angoscia che può aver causato a chiunque ne sia stato testimone. Anche se accidentale (...) la mia azione è stata del tutto inappropriata, e me ne scuso con tutto il cuore", ha aggiunto.Ad aprile, il membro è stato sorpreso nudo, in piedi tra le bandiere del Canada e del Quebec, le sue parti intime nascoste dal suo telefono, davanti alla telecamera del suo computer collegato durante il periodo delle interrogazioni in parlamento. Il signor Amos, che rappresenta il Partito Liberale di Justin Trudeau nella cavalcata di Pontiac, Quebec, ha poi anche perorato la tesi dell'incidente. Nell'episodio più recente, Amos è stato sorpreso a urinare in una tazza di caffè, ha detto l'opposizione conservatrice in una nota. "Questo comportamento inaccettabile è normale da parte del signor Amos ed è ora chiaro che i Trudeau Liberals hanno fallito nel loro dovere di fornire un ambiente di lavoro sicuro dopo il primo incidente", “La Camera, virtuale o meno, deve essere libera da questo tipo di comportamento ", ha martellato in una dichiarazione conservatrice Karen Vecchio. Il signor Amos, 46 anni, ha annunciato che si sarebbe dimesso "temporaneamente" da alcune delle sue funzioni parlamentari, pur continuando a rappresentare la sua guida di Pontiac. E ha aggiunto che avrebbe cercato "il supporto appropriato", ma senza specificarne il contenuto. Questa, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è la seconda volta che il signor Amos è stato sorpreso a mostrarsi nudo ai suoi colleghi alla Camera dei Comuni.

venerdì 28 maggio 2021

Canada: resti di 215 bambini trovati nel cortile del collegio.

Canada: resti di 215 bambini trovati nel cortile del collegio. I resti di 215 bambini sono stati trovati sul sito di un ex collegio per bambini aborigeni in Canada. Alcuni dei morti avevano solo tre anni. Un macabro ritrovamento è stato fatto in Canada: i resti di 215 bambini sono stati trovati sul sito di un ex collegio per bambini di popolazioni indigene in Canada. I resti sono stati scoperti con uno speciale dispositivo sonar, ha riferito la comunità indigena Tk'emlups te Secwepemc giovedì sera. Alcuni dei bambini morti avevano solo tre anni, ha detto il leader della comunità indigena, Rosanne Casimir. La casa cattolica vicino alla piccola città di Kamloops è stata aperta più di cento anni fa per integrare con la forza i bambini delle popolazioni indigene nella società degli immigrati europei. La morte dei bambini non è mai stata documentata dall'amministrazione scolastica all'epoca, sebbene i membri della comunità ne abbiano denunciato la scomparsa. Non è ancora chiaro come siano morti i bambini. La comunità prevede di collaborare con medici legali e musei della zona per chiarire le circostanze. I risultati preliminari saranno pubblicati in un rapporto di indagine a giugno. Il ministro canadese per le relazioni con le popolazioni indigene, Carolyn Bennett, ha dichiarato su Twitter: "Mi spezza il cuore per le famiglie e le comunità colpite da questa tragica notizia". L'ex collegio, gestito dalla Chiesa cattolica per conto del governo canadese, era una delle 139 istituzioni di questo tipo stabilite in Canada alla fine del XIX secolo. È stato aperto nel 1890 e negli anni '50 contava fino a 500 studenti. Il collegio non è stato chiuso fino al 1969. Secondo la comunità indigena, il preside della casa di Kamloops si lamentò nel 1910 che il governo non forniva abbastanza soldi per "nutrire adeguatamente gli studenti". In Canada circa 150.000 bambini di indiani, meticci e inuit erano stati separati dalle loro famiglie e dalla loro cultura e messi sotto costrizione nelle case delle chiese per costringerli ad adattarsi alla società a maggioranza bianca. Molti di loro sono stati maltrattati o abusati sessualmente nelle case. Almeno 3.200 sono morti, la maggior parte di tubercolosi. Molte comunità indigene ora incolpano le famiglie che hanno plasmato intere generazioni di problemi sociali come l'alcolismo, la violenza domestica e l'aumento dei tassi di suicidio. Ottawa, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si è ufficialmente scusata con i sopravvissuti al collegio nel 2008. Nel 2015, una commissione d'inchiesta ha scoperto che erano vittime di un "genocidio culturale".

Ritirati alcuni lotti di un lassativo per una variazione del periodo di validità del medicinale (“shelf life”) da 5 a 3 anni

Ritirati alcuni lotti di un lassativo per una variazione del periodo di validità del medicinale (“shelf life”) da 5 a 3 anni La Società Angelini ha comunicato che, a seguito della riduzione della shelf-life da cinque a tre anni relativamente alla specialità medicinale ALAXA*20CPR GASTR 5MG – AIC 009262015 non sarà più possibile esitare le confezioni che non rechino le modifiche approvate nella determina e, conseguentemente, dovranno essere ritirate dal mercato. I lotti con validità 60 mesi, che hanno subito la riduzione del periodo di validità a 36 mesi, e quindi non più esitabili dal 5 giugno 2021, sono i lotti:
00631952A con scadenza 30.04.2021,00631952B con scadenza 30.04.2021, 00731440A con scadenza 30.01.2022, 00732477A con scadenza 30.06.2022, 00831421A con scadenza 28.02.2023, 00931574A con scadenza 31.03.2024, 00931575A 31.07.2024, 00931575B con scadenza 31.07.2024, 031491A con scadenza 28.02.2025 e 931575C con scadenza 31.07.2024. L’iniziativa, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è stata presa a seguito dei controlli di routine effettuati dal titolare dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC), al fine di verificare la conformità del proprio prodotto ai requisiti autorizzati.

giovedì 27 maggio 2021

Spacciatore identificato e arrestato per una foto al formaggio

Spacciatore identificato e arrestato per una foto al formaggio. Lo scatto, pubblicato sul servizio di messaggistica crittografata, ha permesso agli agenti di risalire alle impronte digitali dell'uomo Un 39enne spacciatore di Liverpool è stato identificato e arrestato a causa di una foto della sua mano che reggeva un piccolo blocco di cremoso Stilton su un servizio di messaggistica crittografata. Lo riporta il Dipartimento di polizia di Merseyside, che ha condiviso l'immagine che ha permesso agli agenti di polizia di risalire alle impronte digitali di Stewart e quindi di incriminarlo. Nello specifico, dalla foto, la polizia è stata in grado di analizzare il suo palmo e le impronte digitali. «Carl Stewart, coinvolto nella fornitura di grandi quantità di droghe», è stato scoperto grazie «al suo amore per il formaggio Stilton», ha detto l'ispettore Lee Wilkinson, della Merseyside Police, in un comunicato stampa. Riassumendo quanto accaduto, l'uomo dev'essere stato estasiato per aver trovato una confezione di Stilton blu, presumibilmente il suo formaggio preferito, in un negozio di alimentari britannico. Per questo ha deciso di condividere una foto del ritrovamento su un'applicazione di messaggistica criptata (EncroChat), usata ampiamente nell'ambito dello spaccio di droga. A sua insaputa, vista la presenza di alcuni agenti infiltrati nell'app, l'uomo si è però così praticamente consegnato alla polizia britannica, che è stata in grado di analizzare le impronte digitali e collegarlo all'account che si occupava della vendita di cocaina, eroina, e altre droghe. Stewart, dopo l'arresto, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si è dichiarato colpevole di diverse accuse per quanto riguarda lo spaccio e la fornitura di droga, come cocaina, eroina, MDMA e ketamina e per questo è stato condannato a 13 anni e 6 mesi di prigione.

Toyota Yaris HV richiamata: rischio lesioni

Toyota Yaris HV richiamata: rischio lesioni Il modello Yaris Hybrid è stato segnalato dal Rapex – Rapid Alert System for non-food dangerous products, un organismo dell’unione europea impegnato nella vigilanza sul corretto funzionamento di tutti i prodotti in vendita nell’unione europea. L'avviso per un seria “allerta” è inserito dal Portogallo nel bollettino del 27 maggio 2021. Il richiamo che sta per essere attuato dalla multinazionale giapponese riguarda il Modello (WMI): Yaris HV (VNK); Intervallo VIN: KBAC3 # 0A000502 - 0A147621 Anno modello: 2020 ~ 2021: Numero di omologazione: e6 * 2007/46 * 0437 * 01. La segnalazione con il codice di richiamo dell'azienda "21SMD-039" numero A12/00762/21, nel bollettino Rapex riferisce che “ Il software della Skid control ECU (Electronic Control Unit) che monitora e controlla varie funzioni relative all'impianto frenante potrebbe essere difettoso. Di conseguenza, il freno di stazionamento elettronico potrebbe non funzionare, aumentando il rischio di incidente.” “Il prodotto non è conforme ai requisiti stabiliti nel regolamento sull'omologazione e sulla vigilanza del mercato dei veicoli a motore e dei loro rimorchi e dei sistemi, componenti ed entità tecniche indipendenti destinati a tali veicoli.” E il bollettino Rapex conclude sinteticamente ''non si possono escludere condizioni di guida non sicure''. Tuttavia Toyota non ha indicato quanti modelli sono stati identificati in Italia. Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti”, ancora una volta, grazie al servizio che svolge monitorando tutti i richiami tecnici per l'eliminazione di difetti di produzione o di progettazione riguardanti la sicurezza che interessano i veicoli circolanti, anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle multinazionali automobilistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono una vettura tra quelle indicate vengono tempestivamente informati. È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate o ai Concessionari Toyota Italia, nel caso in cui la propria autovettura corrisponda al modello in questione. Gli uomini della rinomata casa automobilistica giapponese dovranno apportare i dovuti correttivi e risolvere un problema grave, destinato comunque a suscitare non poca preoccupazione per la difettosità segnalata. Segnalazione presentata dal Ministero dei trasporti del Portogallo, Paese d’origine: Francia.

Disastro della funivia sul Lago Maggiore, l’attacco all’Italia dei media internazionali

Disastro della funivia sul Lago Maggiore, l’attacco all’Italia dei media internazionali. Dalla belga HLN "In Italia la sicurezza non viene mai prima: questione di mentalità e mafia". Lo “Sportello dei Diritti”: basta attacchi generalizzati all’Italia Un articolo sulla testata belga HLN apre con la foto del crollo del Ponte Morandi a Genova del tratto di 100 metri dell’autostrada sulla A10 nella zona di Sampierdarena che ha fatto il giro del mondo e riportato dalle principali testate straniere e invita la Merkel a tenere duro sulle sue posizioni. E poi il passaggio all’ultimo disastro della funivia sul Lago Maggiore ed il duro attacco al sistema infrastrutturale nazionale, come se tutto fosse in malora e come se, in fin dei conti, l’Italia fosse solo questa: “In Italië komt veiligheid nooit op de eerste plaats: kwestie van mentaliteit, en de maffia”. Se è vero che il nostro Paese abbia bisogno di una opera colossale di ristrutturazione delle infrastrutture, questo è un dato di fatto inequivocabile, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ma generalizzazioni di questo tipo sono ingenerose e dannose per la nostra economia basata su un territorio meraviglioso e su una cultura ultramillenaria che non merita di essere così bistrattata. Ecco il link dell’articolo: https://www.hln.be/buitenland/in-italie-komt-veiligheid-nooit-op-de-eerste-plaats-kwestie-van-mentaliteit-en-de-maffia~ad36ee2c/

“Pregiudizi sulle donne” Italia condannata per una sentenza.

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha riconosciuto un risarcimento danni per la presunta vittima di uno stupro di gruppo. A rivolgersi alla Corte è stata la stessa vittima delle violenze sessuali. L'Italia dovrà risarcirla per danno morale con una somma di 12 mila euro L'Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per aver espresso «pregiudizi sulla donna» in una sentenza per violenza sessuale. A rivolgersi alla corte di Strasburgo è stata la stessa vittima, una studentessa all'epoca dei fatti (era il 2008) e oggi trentenne. I media italiani riferiscono che il caso riguarda l'assoluzione di sette indagati dall'accusa di uno stupro di gruppo avvenuto a Firenze. La sentenza emessa dalla Corte d'appello del capoluogo toscano nel 2015 conterrebbe «dei passaggi che non hanno rispettato la sua vita privata e intima», «dei commenti ingiustificati» e un «linguaggio e argomenti che veicolano i pregiudizi sul ruolo delle donne che esistono nella società italiana».I diritti della «presunta vittima di stupro» sarebbero stati quindi violati, come sostenuto dalla stessa giovane che aveva chiesto alla Corte europea di esprimersi sul contenuto della sentenza, che l'avrebbe discriminata. L’istituzione giudiziaria della Consiglio d’Europa ha ribadito che «è essenziale che le autorità giudiziarie evitino di riprodurre stereotipi sessisti nelle loro decisioni, di minimizzare le violenze basate sul genere e di esporre le donne a una vittimizzazione secondaria con parole colpevolizzanti e moralizzatrici».I giudici di Strasburgo hanno quindi condannato l'Italia e riconosciuto un risarcimento di 12mila euro alla donna per danni morali. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, purtroppo, questo non è l'unico caso in cui la non credibilità della donna si basa sull’analisi della sua vita personale e sessuale. Questo succede alcune volte anche nei tribunali civili e penali italiani.

Sigarette responsabili di un quarto dei decessi per cancro.

Con l'avvicinarsi della Giornata mondiale contro il tabacco, il 31 maggio, la Cancer Foundation richiama l'attenzione sulla percentuale di tumori causati dal fumo. Secondo la fondazione, che si basa su un rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), quasi un decesso per cancro su quattro è legato al consumo di tabacco. Secondo l'OMS, il tabacco è la causa di otto casi su dieci di cancro ai polmoni. È il terzo tipo più comune, insieme a quello del seno e del colon nelle donne e quello della prostata e del colon negli uomini. Più comune negli uomini, il cancro ai polmoni colpisce un numero crescente di donne che sono più sensibili al tabacco. A parità di consumo contraggono la malattia più facilmente. Tuttavia, sebbene il cancro del polmone sia al primo posto, il fumo è anche un fattore aggravante per almeno altri 20 tipi di questa malattia. Pertanto, il fumo aumenta il rischio di contrarre, tra le altre cose, il cancro della bocca, del fegato, del pancreas o della mammella. In totale, secondo lo studio dell'OMS, il 27% dei tumori e il 25% dei decessi per cancro sono causati dal fumo in Europa. In Italia, secondo l’Istituo Superiore di Sanità, sono 11,6 milioni i fumatori e rappresentano il 22% della popolazione (erano il 23,3% nel 2018): una prevalenza uguale a quella riscontrata rispettivamente cinque anni fa (2014) e undici anni fa (2008), a riprova del fatto che ci troviamo da oltre dieci anni in una situazione di stagnazione. Gli ultimi tre anni (2017-2019) mettono in luce differenze di genere tra i fumatori: si assiste infatti ad un trend in diminuzione per quanto riguarda le fumatrici (20,8 – 19,2 – 16,5) ma in aumento per quanto riguarda i fumatori (23,9 – 27,7 – 28 %). Gli ex fumatori sono il 12,1% della popolazione italiana e i non fumatori il 65,9%. La prevalenza più alta di fumatori di sesso maschile si registra nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 44 anni (36,3), mentre nella fascia d’età 45-64 anni si registra la prevalenza più alta tra le donne (22,9%). Oltre i 65 anni troviamo le prevalenze più basse in entrambi i sessi. Tra i fumatori si registra anche la percentuale più alta di chi fuma più di 20 sigarette al giorno (25,6% rispetto al 14,1% delle donne) mentre tra le fumatrici la percentuale più bassa di chi fuma meno di 9 sigarette al giorno (40,3% rispetto al 31% degli uomini). Oltre la metà dei giovani fumatori nella fascia d’età 15-24 anni (53,1%) fuma tra le 10 e le 19 sigarette al giorno. Si fumano in media 11,6 sigarette al giorno. Il consumo medio giornaliero di sigarette è tendenzialmente in diminuzione, ma tale diminuzione si concretizza in 2 sigarette e mezzo in 10 anni, con ancora oltre il 21% di fumatori che consumano più di 20 sigarette al giorno. Rispetto all’area geografica, la prevalenza di fumatori è più alta al Sud in entrambi i sessi: 30,2% negli uomini, 22,4% nelle donne. Si fumano principalmente sigarette confezionate (90,2%) sebbene continui costantemente a crescere il consumo di sigarette fatte a mano (18,3%), significativamente più diffuse tra i giovani di sesso maschile e residenti nelle regioni del Sud Italia. Significativo anche il consumo prevalente o occasionale di sigarette elettroniche contenenti nicotina (4,6%) o senza (3,1%) e di prodotti del tabacco di nuova generazione (sigarette a tabacco riscaldato, 3,5%). La comparsa sul mercato negli ultimi anni di questi prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale non ha inciso significativamente sulla prevalenza dei fumatori, a riprova del fatto che i consumatori di sigarette elettroniche o di sigarette a tabacco riscaldato sono fondamentalmente fumatori duali o non fumatori. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta di un ulteriore dato che conferma le incertezze circa i possibili rischi connessi al consumo di tabacco e all’utilizzo delle sigarette elettroniche. La gente deve essere a conoscenza dei rischi anche perchè è convinta che quest’ultime siano totalmente sicure anche per le donne incinta e i loro feti, ma questo non possiamo dirlo. Il punto fondamentale è che queste sigarette elettroniche dovrebbero essere testate maggiormente.

mercoledì 26 maggio 2021

Nigeria, barca fluviale con 160 persone a bordo affondata nel fiume Niger: 140 morti.

Nigeria, barca fluviale con 160 persone a bordo affondata nel fiume Niger: 140 morti. L'imbarcazione si è capovolta nel fiume mentre attraversava lo stato di Kebbi, nel nord-ovest del Paese. Nell'incidente, 140 persone sono morte. Si stima che il sovraccarico è la causa del naufragio poiché la nave era stata progettata solo per un massimo di 80 persone, mentre erano presenti più del doppio. Continua la ricerca per i passeggeri dispersi. Nello specifico la nave fluviale trasportava oltre 160 persone e molti sacchi di sabbia destinati a una miniera d'oro e si è capovolta nel fiume. Stava viaggiando da Lokon Minna a Wara nel Kebbi. I soccorritori sono riusciti a salvare 22 persone, trasportate all'ospedale. Gli incidenti in barca, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti“, sono comuni sulle vie navigabili della Nigeria poiché le navi sono spesso sovraccariche e mal tenute, come avvenne il 12 marzo 2014.

Germania, i ricercatori di Ulm trovano impurità nel vaccino Astrazeneca

Germania, i ricercatori di Ulm trovano impurità nel vaccino Astrazeneca. Possibile spiegazione degli effetti collaterali Ricercatori tedeschi dell'Università di Ulm, hanno rilevato la contaminazione nel vaccino anti Covid - 19 di AstraZeneca. I lotti esaminati contenevano proporzioni maggiori di proteine umane e virali che non fanno parte del vaccino. Sembra che queste proteine provengano dalle colture dei virus vettori, come riporta il gruppo di ricerca. È concepibile che questa contaminazione possa influenzare l'effetto del vaccino e possibilmente anche promuovere effetti collaterali come la trombosi della vena sinusale.Tra i vaccini contro il coronavirus, il vaccino di AstraZeneca ha già attirato più volte un'attenzione negativa: nell'approvazione c'erano ambiguità con il dosaggio e l' efficacia in alcuni casi era significativamente inferiore rispetto ai vaccini a mRNA. Inoltre, il vaccino vettoriale a base di adenovirus dello scimpanzé sembra promuovere la trombosi venosa cerebrale come effetto collaterale raro ma potenzialmente pericoloso. Questi sono probabilmente innescati da una reazione autoimmune indotta dal vaccino.Alla ricerca di un possibile innesco per questo effetto collaterale, Lea Krutzke e i suoi colleghi dell'Università di Ulm hanno esaminato i campioni di tre lotti del vaccino AstraZeneca per i loro ingredienti. Per fare ciò, hanno prima confrontato le bande proteiche dei campioni di vaccino, rese visibili mediante colorazione con argento ed elettroforesi su gel, con quelle del proprio vettore di adenovirus purificato. Il risultato: "Il pattern delle bande nel gel proteico differiva in modo significativo nei due campioni: rispetto al proprio vettore di adenovirus, i campioni di AstraZeneca hanno mostrato un numero significativamente maggiore di bande proteiche che non potevano essere spiegate dal vaccino adenovirale", spiega il team leader Stefan Kochanek. Anche una determinazione di massa del contenuto proteico ha prodotto un risultato simile: invece dei 12,5 microgrammi teoricamente previsti, i campioni di AstraZeneca contenevano fino a 32 microgrammi di proteine. Il vaccino AstraZeneca conteneva significativamente più proteine di quanto ci si aspetterebbe dal virus portatore e dai soli additivi noti.Ma che proteine sono? Per scoprirlo, il team di ricerca ha effettuato ulteriori analisi utilizzando, tra le altre cose, la spettrometria di massa. Si è scoperto che il vaccino contiene più di 1.000 proteine e frammenti di proteine, la maggior parte dei quali in realtà non ha posto al suo interno. A seconda del lotto, da un terzo alla metà di queste proteine erano di origine virale, ma fino a due terzi provenivano da cellule umane. Come spiegano i ricercatori, le proteine virali in eccesso provengono probabilmente da precursori degli adenovirus, che vengono prodotti quando i virus vettori si moltiplicano nelle colture cellulari. Questi includono, ad esempio, capsidi assemblati in modo incompleto, i gusci proteici che circondano il genoma dell'adenovirus.Tra le proteine umane nel vaccino, gli scienziati hanno identificato vari frammenti di componenti cellulari che provengono dal nucleo, dall'apparato del Golgi o dallo scheletro cellulare. Le cosiddette proteine da shock termico e gli chaperon erano particolarmente comuni. Entrambi servono, tra le altre cose, ad aiutare altre proteine a piegarsi correttamente e si formano principalmente durante lo stress cellulare. "È improbabile che la maggior parte delle proteine trovate abbia effetti negativi sui vaccinati", spiega Kochanek. "Tuttavia, le proteine da shock termico extracellulare sono note per modulare le risposte immunitarie innate e acquisite e per intensificare le reazioni infiammatorie esistenti. Sono state anche collegate a reazioni autoimmuni". Secondo i ricercatori, non si può escludere che la contaminazione proteica del vaccino AstraZeneca possa avere effetti indesiderati: "L'iniezione intramuscolare di proteine che non fanno parte del principio attivo del vaccino può produrre effetti a vari livelli", ha riferito il team. "Alcune di queste proteine potrebbero essere più che semplici seguaci inattivi". L'eccesso di proteine virali potrebbe ridurre la qualità della risposta immunitaria desiderata e quindi ridurre l'efficacia della vaccinazione. Alcune altre proteine potrebbero potenzialmente esacerbare gli effetti collaterali della vaccinazione: "Riteniamo che i contaminanti proteici qui documentati siano probabilmente coinvolti nei gravi sintomi clinici simil-influenzali spesso osservati uno o due giorni dopo la vaccinazione", scrivono Krutzke e i suoi colleghi. Con alcune delle proteine da shock termico in particolare, non si può escludere che possano promuovere la reazione autoimmune responsabile della trombosi della vena sinusale. Secondo i ricercatori, la contaminazione del vaccino AstraZeneca necessita urgentemente di ulteriori chiarimenti. "L'elevato numero di contaminanti trovati, almeno alcuni dei quali potrebbero avere effetti negativi, rende necessario rivedere il processo di produzione e il controllo di qualità del vaccino", sottolinea Kochanek. "Questo potrebbe non solo aumentare la sicurezza, ma anche l'efficacia del vaccino".Come spiega il team, la rimozione di tutti i residui proteici dalla coltura cellulare utilizzata per far crescere i virus è solitamente un importante standard di qualità. Nel caso del vaccino AstraZeneca, invece, queste proteine sono evidentemente difficili da rilevare nei test utilizzati per il controllo. Questo è il motivo per cui ora devono essere apportati miglioramenti, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti“.

Sydney, aereo da turismo atterra in spiaggia

Sydney, aereo da turismo atterra in spiaggia. È accaduto nelle scorse ore sulle sabbie di Collaroy Beach, un sobborgo a nord di Sydney, nello stato del Nuovo Galles del Sud, in Australia. Il velivolo costretto a un atterraggio di emergenza per un guasto al motore ha spinto in molti a mettersi in salvo tuffandosi in acqua. A bordo c'erano tre persone tra cui un bimbo Potrebbe sembrare una scena da film ma è quanto invece accaduto nelle scorse ore a nord di Sydney, in Australia: un guasto a un motore, l'aereo che inizia a perdere e quota e il pilota che riesce a farlo atterrare senza un graffio su una spiaggia. A bordo del piccolo velivolo, un Tecnam P2008, stavano viaggiando tre persone: il pilota di 25 anni, la passeggera di 28 anni e un bimbo di un solo anno di età. Il giovane che si trovava ai comandi, è stato costretto a improvvisare a causa del guasto, facendo atterrare l'aereo sulle sabbie di Collaroy Beach, finendo dritto dritto dove decine di bagnanti stavano prendendo il sole. Molti di loro, vedendo l’aereo che si preparava ad atterrare, si sono messi in salvo tuffandosi in mare. Il velivolo si è posato delicatamente sulla spiaggia, a pochi metri dall'acqua, e fortunatamente, ha confermato la polizia, nessuno si è fatto male. Un portavoce dell'Autorità per la sicurezza dell'aviazione civile, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti“, ha affermato che molto probabilmente indagherà sull'atterraggio forzato, ma ciò dipenderà dal rapporto presentato dal pilota.

“Rischio incendio!” Rapex segnala un richiamo per i modelli Mercedes Classe E e CLS.

I modelli Mercedes E e CLS equipaggiati con motore diesel a 4 cilindri OM654, sono stati segnalati per un seria “allerta” dal Rapex – Rapid Alert System for non-food dangerous products, un organismo dell’unione europea impegnato nella vigilanza sul corretto funzionamento di tutti i prodotti in vendita nell’unione europea. L'avviso è inserito dalla Germania nel bollettino del 26 maggio 2021 dal paese di origine, la Germania. Il richiamo che sta per essere attuato dalla casa tedesca riguarda le Mercedes Classe Classe E e CLS, serie BR 213 e 257 prodotte tra il 12 e il 17 ottobre 2018: Numero di omologazione: e1 * 2001/116 * 0501 * 35- * 37, e1 * 2007/46 * 1560 * 09- * 11, e1 * 2007/46 * 1818 * 01- * 02, Tipi: 212, R1ES, R1ECLS. La segnalazione con il codice di richiamo dell'azienda "0792206" numero A12/00598/21, nel bollettino Rapex riferisce che “Potrebbero verificarsi crepe nelle linee di alta pressione tra il "Common Rail" del carburante e gli iniettori. Di conseguenza, il carburante diesel potrebbe fuoriuscire nel vano motore, aumentando il rischio di incendio. Inoltre, a causa della perdita di carburante, il motore potrebbe non avviarsi o potrebbe essere attivata la modalità di funzionamento di emergenza.” E il bollettino Rapex conclude sinteticamente ''non si possono escludere condizioni di guida non sicure''. Pur non essendoci stati incidenti - segnala Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti” - è consigliabile che i proprietari di queste auto prestino la massima attenzione e che si rivolgano subito alle autofficine autorizzate o ai Concessionari Mercedes Italia nel caso in cui la propria autovettura corrisponda al modello in questione. Mercedes non ha indicato quanti modelli sono stati identificati in Italia. Segnalazione presentata dal Ministero dei trasporti di Germania.

SI allo scudo penale per medici e vaccinatori: convertito in legge il decreto.

SI allo scudo penale per medici e vaccinatori: convertito in legge il decreto. Punibili solo per colpa grave gli operatori sanitari in emergenza. Pesano le limitate conoscenze scientifiche, l’esiguità del personale, la scarsa esperienza Convertito in legge il dl Covid che fa scattare lo scudo penale per i medici nell’emergenza Sars-Cov-2 e per il personale che somministra il vaccino. Punibili limitatamente i reati di omicidio colposo e di lesioni personali colpose per i fatti commessi nell’esercizio di una professione sanitaria durante l’emergenza epidemiologica: con la norma transitoria introdotta al Senato i delitti sono sanzionati soltanto in caso di colpa grave, anche se i casi per i quali si procede non riguardano il nuovo Coronavirus. Benefici analoghi vengono introdotti in favore del personale che somministra le dosi durante la campagna vaccinale. Ampio l’ombrello in favore dei sanitari chiamati ad affrontare la pandemia: oltre ai clinici e chirurghi sono coperti gli iscritti agli Ordini di veterinari, farmacisti, biologi, fisici e chimici, psicologi. Vi rientrano anche infermieri, ostetrici, tecnici di radiologia, della riabilitazione e della prevenzione. Come si stabilisce se la colpa è grave? Il giudice deve tenere conto di una serie di parametri: ad esempio le limitate conoscenze scientifiche sulle patologie indotte dal Covid-19 al momento in cui si interviene. Altrettanto vale sulle terapie appropriate. Pesano anche le scarse risorse umane e materiali in concreto disponibili rispetto al numero di casi da trattare. Né si può sottovalutare il minor grado di esperienza e conoscenze tecniche del personale non specializzato gettato nella mischia nei momenti drammatici del lockdown. La punibilità per omicidio colposo e lesioni personali colpose è esclusa soltanto se l’uso del vaccino è stato conforme alle indicazioni contenute nel provvedimento di autorizzazione all’immissione in commercio e alle circolari pubblicate sul sito internet istituzionale del ministero della Salute sulle attività e ai singoli prodotti. Grazie al favor rei, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti“,la limitazione della punibilità si applica anche ai carsi verificatisi prima dell’entrata in vigore del provvedimento. Obbligatoria la vaccinazione per il personale sanitario e socio-sanitario che svolge l’attività nelle strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali pubbliche e private, in farmacie, parafarmacie e studi professionali. Ripristinato su tutto il territorio nazionale l’accesso a strutture residenziali socio-assistenziali, socio-sanitarie e hospice, per familiari e visitatori muniti delle certificazioni verdi Covid-19. Il dl Covid è stato convertito in legge, grazie all’approvazione a Montecitorio con 311 voti favorevoli, 47 contrari e due astenuti.

martedì 25 maggio 2021

USA: trova biglietto vincente lotteria da un milione e lo restituisce a chi l'aveva buttato.

USA: trova biglietto vincente lotteria da un milione e lo restituisce a chi l'aveva buttato. Una storia di altruismo giunge da un negozio di Southwick Trova un biglietto della lotteria vincente e cerca di restituirlo. E’ accaduto a Southwick, un comune degli Stati Uniti d'America facente parte della contea di Hampden nello stato del Massachusetts, dove una donna che ha accidentalmente buttato via un biglietto della lotteria vincente da 1 milione di dollari (816.585,00 euro), ha potuto comunque godere della sua vincita grazie alla generosità e/o onestà dei proprietari dell'edicola dove aveva comprato il biglietto. La protagonista della vicenda, Lea Rose Fiega, ha raccontato alla stampa di avere acquistato di fretta un biglietto: “l'ho guardato rapidamente e non mi è sembrato vincente”, per poi lasciarlo sul bancone per essere buttato. Tuttavia, il biglietto è stato trovato da Abhi Shah, il figlio dei proprietari del negozio, che ha visto che non era stato grattato bene. Procedendo, ha scoperto che il biglietto era vincente: un milione di dollari. Il ragazzo ed i genitori, dopo aver discusso su quanto accaduto, e consultato le telecamere di video sorveglianza poste all’interno del locale e visto che sapevano chi avesse comprato il biglietto, in quanto Fiega è una cliente abituale, hanno deciso di riconsegnarle il ticket. “Non ho pensato nemmeno un attimo a tenermelo perchè voglio dormire tranquillo di notte” ha raccontato Shah: “Non è giusto, sai chi è, dovresti restituirle il biglietto”, e alla fine è quello che ho fatto”. “Ero totalmente incredula. Ho pianto, li ho abbracciati”, ha raccontato la donna, quando le hanno ridato il biglietto vincente, “sono persone fantastiche”. “È stato un momento davvero incredibile”, ha detto invece Shah, “vedendola così felice, lo ero anche io, sapevo di aver fatto la cosa giusta”. Il negozio riceverà ora il bonus di 10'000 dollari della lotteria statale per aver venduto il biglietto vincente, e anche Fiega ha dichiarato di aver dato alla famiglia un'ulteriore ricompensa. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti“un gesto di onestà e di altruismo di questo ragazzo che magari avrebbe potuto tranquillamente intascare i soldi della lotteria senza che nessuno se ne accorgesse. La nostra società ha bisogno come l’aria che respiriamo di esempi come quello di Shah, il cui comportamento dovrebbe fungere da monito per tutti a maggior ragione contestualizzandolo con il momento di grave crisi economica, oltre che sociale e sanitaria, che stiamo vivendo.

lunedì 24 maggio 2021

Multa e taglio punti patente annullati perché il Comune non può privatizzare l’autovelox

Multa e taglio punti patente annullati perché il Comune non può privatizzare l’autovelox. L’apparecchiatura di rilevamento a distanza deve essere gestita direttamente dalla polizia È escluso che a certificare la taratura periodica possa essere la società che noleggia lo strumento: accertare le infrazioni spetta solo alla polizia locale, che non può limitarsi a un’impropria validazione dei dati Alla luce di questa cristallina decisione che riflette in maniera evidente il sentire comune, è ora di dire basta con macchinette velox fatto oggetto di un’assoluta privatizzazione a beneficio delle società appaltatricii per “far cassa” che poco hanno a che fare con la sicurezza stradale. È quanto emerge dall’ordinanza 14109/21, pubblicata il 24 maggio dalla seconda sezione civile della Cassazione. Secondo gli Ermellini, il Comune non può “appaltare” le multe per eccesso di velocità alla società che gli noleggia gli strumenti di misurazione: da una parte la taratura periodica dell’apparecchio non può essere certificata dall’installatore privato, dall’altra nell’accertamento delle infrazioni al codice della strada è sempre necessario l’intervento della polizia locale, che non può risolversi in «un improprio sistema di validazione dei dati» forniti dal terzo. Accolto il ricorso dell’automobilista sanzionato ex articolo 142, comma ottavo, Cds: la Suprema corte decide nel merito annullando i verbali. Sbaglia il tribunale di Oristano in sede d’appello a riformare la sentenza del giudice di pace: il magistrato onorario rilevava che l’amministrazione non fosse riuscita a dimostrare come l’apparecchiatura di rilevamento a distanza fosse gestita direttamente dalla polizia ex articolo 345 del regolamento di esecuzione Cds. Ma per il giudice del gravame la società che gestisce gli strumenti si limita a installare e impostare i velox, compiendo soltanto attività manuali sotto il diretto controllo dei vigili urbani. Ora trovano ingresso proprio le censure che denunciano violazione di legge rispetto alla gestione delle apparecchiature. La Corte costituzionale ha stabilito nella sentenza 113/15 che tutti gli strumenti di rilevamento della velocità dei veicoli devono essere sottoposti a verifica periodica di funzionalità e taratura. Ma la certificazione deve arrivare da un ente verificatore ad hoc e non dal fornitore privato, altrimenti non le multe e la decurtazione dei punti non valgono. Indubbia l’illegittimità rilevata nell’operato dell’amministrazione, che travolge l’atto di contestazione: dal contratto di noleggio degli strumenti non emerge che la polizia locale abbia assunto la piena disponibilità degli apparecchi. Il tutto mentre il carattere pubblicistico e la rilevanza dell’accertamento compiuto dai velox, sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti" «non può essere assolutamente fatto oggetto di un’assoluta privatizzazione» a beneficio delle società fornitrici.

Ossido di etilene oltre i limiti consentiti, richiamati integratori alimentari a base di psillio

Ossido di etilene oltre i limiti consentiti, richiamati integratori alimentari a base di psillio Il ministero della Salute ha comunicato il richiamo di un lotto dell’integratore alimentare Ispaghul a base di psillio e due lotti di psillio cuticola in polvere a marchio Erba Vita per la “presenza accertata di ossido di etilene oltre i limiti consentiti dalla normativa vigente per l’utilizzo negli integratori alimentari”. I prodotti interessati sono: - Ispaghul, integratore alimentare in confezione da 60 capsule da 30 grammi, con il numero di lotto 6021 e il termine minimo di conservazione 31/03/2024 - Psillio cuticola in polvere, in confezione da 100 grammi con i numeri di lotto 4921 e il termine minimo di conservazione 29/02/2024, e 8821 e il 31/03/2024. Gli integratori alimentari richiamati sono stati prodotti da Erba Vita Group Spa, nello stabilimento di via dei Faggi 26 a Chiesanuova, nella Repubblica di San Marino. Per precauzione, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti" raccomanda di non consumare i prodotti con i numeri di lotto segnalati e restituirli al punto vendita d’acquisto. Tuttavia l’autorità, in questo caso il Ministero della Sanità, può anche stabilire la revoca del ritiro e del richiamo dei prodotti.

Giappone: due meloni venduti all'asta per oltre 20mila euro!

I meloni giapponesi Yubari hanno raggiunto somme folli all'asta, 22 volte di più rispetto al prezzo dello scorso anno, appesantiti dal coronavirus. Questo potrebbe essere l'indicatore più improbabile di una ripresa economica post-pandemia: due meloni giapponesi premium venduti all'asta per oltre 20.000 euro, 22 volte più del prezzo dello scorso anno, appesantiti dal coronavirus. Nello specifico, due meloni "Yubari", sono stati venduti sabato nelle aste di Sapporo sull'isola di Hokkaido, nel nord del Giappone per una somma record di 2,7 milioni di yen (20.370 euro). La coppia è stata la prima dell'anno ad essere messa all'asta al mercato all'ingrosso di Sapporo ed è stata acquistata da un'azienda locale di alimenti per l'infanzia, il cui presidente ha detto che sperava che l'acquisto diffondesse un po 'di buon umore. "Anche se ci sono ancora molte notizie negative, spero che possano aiutare le persone a sorridere e superare la pandemia", ha detto alla stazione televisiva nazionale NHK.Questa somma, che sarebbe sufficiente per acquistare una nuova auto in Giappone, soppianta i 3,2 milioni di yen ottenuti tre anni fa per due meloni Yubari. I giapponesi hanno un culto della frutta di lusso e del melone Yubari, un melone Cantalupo coltivato sull'isola di Hokkaido e protetto da un'etichetta, un regalo molto popolare, come il buon vino. Pur pagando tali somme, i giapponesi non guardano al costo di acquisto, in particolare quando offrono la frutta, un dono prezioso nell'arcipelago. Nei reparti dei grandi magazzini dedicati o negozi specializzati, le opere d'arte della natura sono esposte come gioielli, protette da una rete bianca. Spesso vendute singolarmente, mele, pere, pesche, uva presentano forme perfette e lasciano un gusto squisito al palato. Anche nei supermercati di base, la frutta è ancora costosa: una sola mela spesso costa l'equivalente di 2 euro. Eppure osserva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” in Italia diciamo che la frutta è cara. Se amate la frutta e non potete farne a meno… beh, cominciate ad ipotecare casa vostra, come avviene in un qualunque supermercato “Tokyo food show”. Godiamo la frutta noi che possiamo!

domenica 23 maggio 2021

Multa da Antitrust a Ryanair di 4,2 milioni per mancato rimborso dei voli cancellati per il COVID 19

Multa da Antitrust a Ryanair di 4,2 milioni per mancato rimborso dei voli cancellati per il COVID 19 Antitrust ha sanzionato con una multa di 4,2 milioni di euro Ryanair per pratica commerciale scorretta e non rispondente al canone di diligenza professionali. Nei giorni scorsi l’Autorità aveva irrogato una sanzione di 2,8 milioni a easyJet e di 1,4 milioni a Volotea per gli stessi motivi. Secondo l'autorità, « le tre compagnie hanno tenuto una condotta gravemente scorretta e non rispondente al canone di diligenza professionale quando - terminate le limitazioni agli spostamenti - hanno proceduto a numerose cancellazioni di voli programmati e offerti in vendita utilizzando sempre la motivazione dell’emergenza sanitaria e continuando a rilasciare voucher senza invece procedere al rimborso del prezzo pagato per i biglietti annullati. Inoltre, sono state fornite informazioni ingannevoli e omissive ai consumatori sui loro diritti ed è stato ostacolato e ritardato il riconoscimento del rimborso monetario, attraverso modalità e procedure per indurre - e in alcuni casi anche costringere - il consumatore a scegliere e/o ad accettare il voucher invece del rimborso.Per alcune compagnie sono state accertate altre condotte scorrette quali il mancato riconoscimento di un ristoro nel caso di annullamento del viaggio per la nuova situazione pandemica oppure l’apposizione di ostacoli alla fruizione dei voucher già emessi: ad esempio, costringendo a utilizzare un numero telefonico a pagamento per poter utilizzare i voucher, non effettuando il rimborso monetario alla scadenza degli stessi o ancora non prevedendo la durata di 18 mesi come stabilito dalla normativa emergenziale.Infine, per quanto riguarda Ryanair, è stata considerata ingannevole anche la campagna pubblicitaria diffusa attraverso i principali mezzi di informazione - sempre a partire da giugno - e incentrata sulla possibilità di cambiare il volo gratis (attraverso il claim “Nessuna penale per il cambio” o similari) laddove, invece, la società applicava per il nuovo volo scelto dal consumatore tariffe più alte di quelle che venivano contestualmente praticate sul proprio sistema di prenotazione e prevedeva comunque la penale se il cambio volo avveniva nei 7 giorni precedenti la partenza. Oltre al pagamento di sanzioni per complessivi 8,4 milioni di euro, Ryanair, easyJet e Volotea dovranno presentare le misure per ottemperare al provvedimento dell’Autorità.>>. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, poco più che un solletico per un’azienda che ha un fatturato di miliardi di euro. Per far valere pienamente i diritti dei consumatori e ottenere una funzione deterrente le sanzioni dell’Antitrust devono essere ben più pesanti e portate anche sotto il profilo della verifica di eventuali reati in capo alle stesse società. Infatti i numerosi provvedimenti adottati dimostrano come le pratiche scorrette siano sempre più numerose e non accennino a cessare. Ad ogni modo, noi dello “Sportello dei Diritti”, continueremo a difendere i consumatori e le aziende che subiscono analoghe prassi e che sinora non sono state in grado di trovare adeguata protezione nelle aule giudiziarie.

sabato 22 maggio 2021

Fossa comune con decine di cadaveri di donne scoperta nel cortile di casa di un ex poliziotto.

Fossa comune con decine di cadaveri di donne scoperta nel cortile di casa di un ex poliziotto. Raccapricciante scoperta quella fatta nel cortile della casa di un ex poliziotto a El Salvador. La polizia ha fatto la macabra scoperta questa settimana mentre indagava sull'ex agente di polizia Hugo Ernesto Osorio Chavez per il doppio omicidio di una donna di 57 anni e della figlia di 26 anni, un crimine che l'ex poliziotto ha ammesso. Sotto terra è stata rinvenuta una fossa comune contenente dozzine di cadaveri di donne che si ritiene siano vittime di rapporti sessuali violenti e omicidi, secondo quanto riferito dalla polizia. Quando i poliziotti sono entrati nel cortile dell’uomo, a Chalchuapa, circa 50 miglia dalla capitale San Salvador, hanno notato che il terreno sembrava essere irregolare e stranamente soffice: hanno dunque iniziato a scavare scoprendo otto pozzi pieni di quelli che ritengono potrebbero essere almeno una dozzina di corpi ciascuno. Chavez ha 51 anni e la fedina penale sporca con alle spalle diverse accuse di crimini sessuali. Nel 2005 è stato licenziato dopo aver ammesso di essere un predatore sessuale, che cercava donne sui social media attirandole con la promessa del “sogno americano”. Si ritiene che il cimitero improvvisato, abbia almeno due o più anni.. Almeno due dozzine di corpi sono già stati riesumati dalla polizia ma si sospetta che possano essercene almeno altri 40. Potrebbe volerci un mese per recuperarli tutti. La violenza sessuale sembra essere un denominatore comune in tutte le morti di donne, ha detto la polizia. Venerdì, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, le persone i cui parenti sono scomparsi si sono radunate a casa di Chavez, stringendo le foto dei loro cari e sperando di poter identificare uno dei cadaveri.

Il Tar di Lecce ordina all'ispettorato del lavoro di Lecce l'esibizione degli atti chiesti da un sindacato per tutelare gli interessi di due lavoratori licenziati.

Il Tar di Lecce ordina all'ispettorato del lavoro di Lecce l'esibizione degli atti chiesti da un sindacato per tutelare gli interessi di due lavoratori licenziati. Con recentissima ordinanza, pubblicata lo scorso 21 maggio, la Seconda Sezione del TAR Lecce (Pres. Mangia e Rel. Palmieri) ha accolto il ricorso proposto dagli avvocati Alfredo Matranga e Francesco D’Agata in favore del sindacato U.G.L. Sicurezza Civile Segreteria Provinciale di Lecce in persona del referente Donato Mazzeo, a cui l’ispettorato del Lavoro di Lecce aveva negato l’esibizione degli atti relativi ad un accesso ispettivo successivamente al quale era poi scaturito il licenziamento di due dipendenti. In particolare, l’accesso era stato negato dall’ispettorato che non aveva ritenuto sussistente in capo all’associazione sindacale un interesse diretto a conoscere gli atti relativi ai due iscritti. Di opinione diversa è stato invece il Giudice Amministrativo che ha riconosciuto un interesse diretto del sindacato a conoscere atti relativi ai propri iscritti, ordinando così all’amministrazione l’esibizione degli atti richiesti entro il termine di venti giorni. Per Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta di un importante precedente a favore del sindacato ma anche dei lavoratori interessati per il quale sussiste un interesse legittimo a conoscere vicende sottese al rapporto di lavoro che, in caso di diniego, potrebbero rimanere sconosciute così limitando la propria tutela in ambito giurisdizionale.

AUDI: Rapex segnala un richiamo per le A6 e A7. Rischio lesioni

AUDI: Rapex segnala un richiamo per le A6 e A7. Rischio lesioni Le AUDI A6 e A7, sono state segnalate per un’ “allerta” dal Rapex – Rapid Alert System for non-food dangerous products, un organismo dell’unione europea impegnato nella vigilanza sul corretto funzionamento di tutti i prodotti in vendita nell’unione europea. L'avviso con "Livello di rischio serio" è inserito da paesi UE come Francia, Croazia, Svezia, Slovenia e Slovacchia che hanno adottato analoghe misure di richiamo, nel bollettino A12 / 00615/21 al paese di origine, la Germania. Il richiamo che sta per essere attuato dalla casa tedesca riguarda le A6 e A7 prodotte tra dicembre 2017 e dicembre 2020: Numero di omologazione: Numero di omologazione: e1 * 2007/46 * 1801 *, tipo F2. La segnalazione con il codice di richiamo dell'azienda " 70i2" nel bollettino Rapex si riferisce a “un difetto di fabbricazione nel cruscotto, l'attivazione dell'airbag potrebbe essere ostacolata. Ciò potrebbe comprometterne il potenziale protettivo e provocare il distacco di parti in plastica all'attivazione dell'airbag, aumentando il rischio di lesioni in caso di incidente". E il bollettino Rapex conclude sinteticamente ''non si possono escludere condizioni di guida non sicure''. Pur non essendoci stati incidenti - evidenzia Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti” - è consigliabile che i proprietari di queste auto prestino la massima attenzione e che si rivolgano subito alle autofficine autorizzate o ai Concessionari AUDI Italia nel caso in cui la propria autovettura corrisponda al modello in questione. AUDI non ha indicato quanti modelli sono stati identificati in Italia. Segnalazione presentata dal Ministero dei trasporti di Germania, Francia, Croazia, Svezia, Slovenia e Slovacchia.

A spasso in un altro comune durante il lockdown multato dalla Polizia: va annullata l’ordinanza del Prefetto

A spasso in un altro comune durante il lockdown multato dalla Polizia: va annullata l’ordinanza del Prefetto che segue il verbale per mancanza di prova. Il Giudice di Pace di Lecce: la materia oggetto del presente giudizio è controversa in ordine alla possibilità di prevedere e assoggettare a sanzioni amministrative in mancanza di una legge che sia entrata in vigore prima della commissione della violazione Una nuova decisione del Giudice di Pace di Lecce mina il sistema sanzionatorio attuato a seguito dell’emergenza pandemica da “Covid 19” e alle relative restrizioni nelle libertà dei cittadini. In particolare, con la sentenza 3837/2021 depositata lo scorso 20 maggio, un magistrato onorario ha posto l’accento sulla necessità da parte dell’Autorità accertatrice delle sanzioni per coloro che fossero stati sorpresi in giro nonostante le limitazioni di movimento, di provare la regolarità del procedimento di accertamento e ha rilevato che «la materia oggetto del presente giudizio è piuttosto controversa in ordine alla effettiva possibilità di prevedere e assoggettare a sanzioni amministrative in difetto di una legge che sia entrata in vigore prima della commissione della violazione». Nella fattispecie, un giovane leccese era stato multato da agenti della Polizia di Stato essendo stato trovato fuori dal comune di residenza. I poliziotti non avevano voluto sentire ragioni e successivamente gli era pervenuta notificazione di verbale accertamento cui si era ritualmente difeso presentando apposita memoria difensiva al Prefetto di Lecce che comunque aveva provveduto a non accogliere le doglianze del ragazzo e, quindi, ad emettere ordinanza ingiunzione che veniva puntualmente opposta innanzi al Giudice di Pace di Lecce con l’assistenza dello staff di difensori dello “Sportello dei Diritti”. Con la sentenza in commento, il magistrato onorario ha rilevato la mancata costituzione del prefetto e l’assenza di mancanza di documentazione in ordine alla regolarità del procedimento e ha motivato che tale prova è tantopiù necessaria poiché «la materia oggetto del presente giudizio è piuttosto controversa in ordine alla effettiva possibilità di prevedere e assoggettare a sanzioni amministrative in difetto di una legge che sia entrata in vigore prima della commissione della violazione». Insomma, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, una decisione significativa che pone il faro sulla necessità di contemperare le indubbie e inevitabili esigenze connesse alle misure di contenimento dei contagi con quelle del rispetto di rigorosi iter procedurali nei procedimenti sanzionatori, in una disciplina emergenziale che pone seri problemi di costituzionalità e, comunque, di scarsa armonia con il complesso di garanzie e libertà del nostro ordinamento.

venerdì 21 maggio 2021

Australia: squalo tigre ferisce subacqueo. E’ il secondo attacco in Australia questa settimana

Un uomo di 40 anni e' stato ferito, alle 11.20 di venerdì, da uno squalo tigre di 3 metri mentre era impegnato in una battuta di caccia subacquea a 500 metri al largo di Quondong Beach, a circa 50 km a nord di Broome, in Australia. Il responsabile dei servizi di ambulanza ha detto che il subacqueo e' stato colpito a un braccio mentre si stava immergendo. L’uomo è stato trasportato in barca alla famosa Cable Beach, una località turistica nel nord dell'Australia occidentale, poi un'ambulanza lo ha portato al Broome Health Campus. Si tratta del secondo attacco di squali registrato in Australia questa settimana, di cui quello del 18 maggio con esiti fatali, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Nel 2020, lo ricordiamo, il tasso di attacchi mortali da parte del predatore marino era stato da record.

Scandalo protesi PIP: condannato in appello l’ente certificatore a risarcire migliaia di donne

Scandalo protesi PIP: condannato in appello l’ente certificatore a risarcire migliaia di donne. Svolta per la causa legale che prosegue da anni È quanto ha sentenziato la Corte d'appello di Parigi, in una svolta per la causa legale che prosegue da anni, che ha riconosciuto il ruolo dell’ente certificatore tedesco TÜV Rheinland nello scandalo delle protesi mammarie PIP. Secondo la Corte, infatti, l’ente non è riuscito a controllare adeguatamente il silicone prodotto dalla società francese Poly Implant Prothese. A conferma un rapporto realizzato nel Regno Unito nel 2012, sugli effetti a lungo termine degli impianti PIP, che ha scoperto che erano significativamente più propensi a rompersi o a perdere silicone rispetto agli altri impianti. In conseguenza del suo errore, i chirurghi hanno impiantato protesi con un gel scadente causando a migliaia di donne in tutto il mondo problemi di salute “fisica e mentale”. La sentenza afferma che TÜV avrebbe dovuto notare “l’evidente discrepanza tra la quantità di gel acquistata dall’unico fornitore autorizzato e il numero di protesi mammarie prodotte”. La Corte ha ordinato al TÜV di pagare € 3.000 ($ 3.640) a ciascun ricorrente. Attualmente sono più di 13.000 le donne a ricevere un risarcimento. Tuttavia, la corte d’appello ha respinto i casi promossi da poco più di 6.200 donne, adducendo una mancanza di prove. Il caso delle protesi difettose scoppia in Francia nel 2011. A far precipitare nel panico centinaia di migliaia di donne in tutto il mondo, la decisione transalpina di rimuovere, in via cautelativa, gli impianti a 30mila donne portatrici di protesi Pip. Una decisione presa dopo la verifica di un tasso di rottura doppio rispetto alla media, e soprattutto dopo aver registrato la morte di una donna per una rara forma di cancro, il nono caso del genere. Le protesi sotto accusa, si scopre, sono realizzate con silicone di scarsa qualità (acquistato dalla ditta produttrice a costi 10 volte inferiori a quelli di mercato) con additivi chimici, baysilone, silopren e rhodorsil, resine utilizzati per produzioni di carburanti, gomma, computer e anche alimenti, ma mai sperimentati, né tanto meno approvati per uso clinico. In caso di rottura, si teme, queste sostanze potrebbero provocare infiammazioni e tumori. Tutto il mondo corre ai ripari. Dal Brasile (dove 25mila donne hanno subito gli impianti) alla Bolivia, dalla Gran Bretagna all’Equador scattano divieti e controlli su chi le aveva già impiantate. Jean-Claude Mas, il 72enne fondatore della Pip viene ricercato in Costa Rica dall’Interpol. In conseguenza di questo scandalo, l’azienda è fallita. "Questo è un giorno storico per le vittime dello scandalo PIP in tutto il mondo in quanto la Corte d'Appello di Parigi ha sostenuto la responsabilità del TUV, il che significa che il certificatore tedesco è stato negligente e ha mancato i suoi requisiti di controllo", ha risposto Olivier Aumaître, avvocato e fondatore di PIPA, durante un press point. Ha aggiunto che lo scandalo avrebbe potuto essere evitato o scoperto prima se la società non avesse commesso la negligenza. La sentenza, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, potrebbe avere implicazioni per decine di migliaia di altre vittime in tutto il mondo. Si stima che fino a 300'000 donne abbiano ricevuto degli impianti di questo tipo.

giovedì 20 maggio 2021

Pesticida Linuron estremamente pericoloso in prezzemolo italiano: allerta Rasff dalla Germania

Pesticida Linuron estremamente pericoloso in prezzemolo italiano: allerta Rasff dalla Germania. Sulle nostre tavole il prodotto chimico considerato un interferente endocrino Veleni in alcuni alimenti che finiscono sia sulle nostre tavole, sia su quelle estere, che non sono soltanto contraffatti, ma spesso nocivi. Che c’è di più salutare del prezzemolo, pensiamo nel metterlo nel carrello della spesa, noto fin dall’antichità non tanto per la sua importanza gastronomica, quanto per la sua valenza mistica e per le sue proprietà medicinali, spiccate come quelle di aglio e cipolla, e non sappiamo che in realtà mangeremo un concentrato di residui chimici. E il sistema comunitario di allerta rapida per gli alimenti e i mangimi (RASFF) ha trasmesso una notifica (2021.2509 del 19/05/2020) per la presenza, in concentrazione elevata, di residui dell'insetticida "Linuron" (0,11 +/- 0,06 mg / kg - ppm) in una partita di prezzemolo provenienti dall'Italia. Il campionamento di Rasff è stato effettuato il 22/03/2021, dopo un controllo effettuato dalle autorità tedesche, che hanno provveduto al sequestro della merce. Proprio alla Germania era destinata la partita di prezzemolo italiano. A causa della sua tossicità, il suo uso è stato vietato nel gennaio 2017 dal comitato permanente per piante, animali, alimenti e mangimi (SCoPAFF) della DG "Salute e sicurezza alimentare" della Commissione europea. Del prodotto per cui è stata diramata l’allerta non conosciamo né la marca né il lotto ma, dato che come scrive lo stesso RASFF, presumibilmente non è già più sul mercato, né in Italia né altrove, possiamo stare tranquilli rispetto ad eventuali prodotti a base di prezzemolo, anche surgelato, che abbiamo in casa. Inquieta davvero vedere come i prodotti incriminati siano di largo consumo sulle nostre tavole, osserva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Diventa fondamentale, allora, tracciarli e identificarli ovunque si celino. Una battaglia, la piena tracciabilità di ogni ingrediente per garantire al massimo la tutela del consumatore e per raggiungere questo obiettivo è importante lavorare sempre di più anche su un fronte cruciale come quello della tracciabilità e dell’etichettatura. È un lavoro in linea con la promozione del modello agricolo italiano che fa della sostenibilità una pratica quotidiana e che vede l’Italia all’avanguardia nella riduzione dei fitofarmaci e nel contenimento delle emissioni di gas serra.

martedì 18 maggio 2021

Covid - 19, nuovo trattamento antivirale uccide il virus: scoperta cambia tutto

. Il team del Queensland in Australia ha sviluppato un trattamento che potrebbe ridurre la carica virale fino al 99,99%, rendendolo uno strumento efficace contro COVID-19. Mentre la curva in Italia si appiattisce, ma lo scenario resta preoccupante, nuove importantissime scoperte arrivano in merito alla cura del Coronavirus. Un team di scienziati del Queensland ha co-sviluppato un trattamento antivirale per il "silenziamento genico" che potrebbe uccidere efficacemente il COVID-19 in quello che è stato definito un "importante pezzo mancante" nell'arsenale contro il virus. Nigel McMillan e il suo team del Menzies Health Institute della Griffith University, insieme agli scienziati del centro di ricerca City of Hope negli Stati Uniti, affermano che l'approccio antivirale di "prossima generazione" potrebbe impedire al virus di replicarsi nei polmoni. Il professor McMillan ha detto che gli studi clinici di fase 1 hanno rivelato che il trattamento antivirale ha ridotto la carica virale nei polmoni dei topi del 99,99%.Mentre gli antivirali tradizionali, come Tamiflu e Remdesivir, riducono i sintomi e aiutano le persone a riprendersi prima, questa nuova tecnologia utilizza un piccolo RNA interferente (siRNA) per attaccare direttamente il genoma del virus, impedendo al virus di replicarsi. Le nanoparticelle lipidiche, progettate presso la Griffith University e City of Hope, verranno utilizzate come veicolo di somministrazione del farmaco per fornire siRNA ai polmoni. Il professor McMillan ha detto che il trattamento si è dimostrato incredibilmente efficace nelle prove sui topi. "Il trattamento con siRNA virus-specifico riduce la carica virale del 99,99 per cento", ha detto. "Queste nanoparticelle invisibili possono essere trasmesse a un'ampia gamma di cellule polmonari e silenziare i geni virali".Le nanoparticelle vengono iniettate nel flusso sanguigno e si dirigono direttamente verso i polmoni, andando in "quasi ogni cellula polmonare"." Dove c'è un virus, lo troverà, si legherà al genoma e lo distruggerà", ha detto il professor McMillan alla stampa. “È un po 'come togliere il motore dalla macchina. La macchina non andrà più. Il virus è morto, non può più replicarsi. "Non fa nulla alle cellule normali." "Questo permette al sistema immunitario di venire a ripulire tutto e darti quella cura definitiva ... Con quel tipo di riduzione della carica virale, le persone non trasmetteranno il virus e avranno buone possibilità di recupero", ha detto. "Per tutti gli antivirali, prima lo fai entrare in qualcuno, migliore è il risultato." Il trattamento può funzionare su tutti i betacoronavirus, incluso il virus SARS originale, SARS-CoV-2 (il virus che causa COVID-19) e qualsiasi nuova variante che potrebbe sorgere in futuro perché "prende di mira le regioni ultra conservate del virus genoma ”. "Abbiamo anche dimostrato che queste nanoparticelle sono stabili a 4 ° C per 12 mesi e a temperatura ambiente per più di un mese, il che significa che questo agente potrebbe essere utilizzato in contesti con poche risorse per trattare i pazienti infetti", ha detto il professor McMillan. Il team spera di passare alla fase successiva dei test entro la fine dell'anno, e, se si dimostrerà efficace, potrebbe essere reso disponibile in commercio entro il 2022. Se questi dati basati sui topi saranno confermati sull’uomo, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, i pazienti Covid trattati con questo farmaco potrebbero diventare non più infettivi, inibire il progresso dei pazienti verso una forma grave di Covid, abbreviare la fase infettiva per alleviare il costo sociale, economico e psicologico dell’isolamento prolungato del paziente, e ridurre rapidamente i focolai locali.

COVID-19: stop al carcere per il detenuto malato grave anche se non ci sono contagi nell’istituto

COVID-19: stop al carcere per il detenuto malato grave anche se non ci sono contagi nell’istituto I malati con patologie gravi a rischio di complicanze in caso di contagio da Covid-19, non saranno lasciati morire in carcere: sì ai domiciliari e no al carcere per il detenuto in chemioterapia anche se non si segnalano contagi nell’istituto. E’ quanto ha deciso la seconda sezione penale della Cassazione con la sentenza 19653/21 pubblicata oggi. La corte del riesame di Caltanissetta aveva applicato a un settantaduenne la misura cautelare della custodia in carcere, in sostituzione di quella degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, per i reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e dall'uso delle armi, di sequestro di persona e detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Per il ricorrente il giudice non aveva dato seguito alla richiesta di applicare l'art. 275 Cpp, nonostante il suo stato di grave deficienza immunitaria per le cure chemioterapiche. La Suprema corte, nel decidere la questione, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” , ha ricordato che, in riferimento al rischio di contagio per la pandemia da Covid 19, l'incompatibilità con il regime carcerario delle condizioni di salute del detenuto per il rischio di contrarre l'infezione, ai sensi dell'art. 275 Cpp, deve essere concreta ed effettiva, dovendo tener conto sia delle patologie di cui risulta affetto il soggetto ristretto, tali da comportare, in caso di contagio, l'insorgere di gravi complicanze o la morte, sia delle obiettive condizioni dell'istituto penitenziario, per l'eventuale presenza di casi di contagio e la possibilità di adottare specifiche misure di prevenzione, atte a impedirne la diffusione. Dunque ha errato, secondo gli Ermellini, il giudice di merito nel ritenere che l'indagato non rientrasse in una delle categorie di soggetti la cui condizione di salute pregressa rendesse certa o altamente probabile l'evento morte in caso di contagio da Covid 19. Valutazione sbagliata in quanto la patologia oncologica del ricorrente rientrava tra quelle segnalate dal Dap come statisticamente collegate a un elevato rischio di complicanze in caso di contagio da Covid-19. Non solo. Per il Palazzaccio non è sufficiente basarsi sull'assenza nell'istituto di casi di contagiati e sulla previsione dell'allocazione in luoghi separati dei detenuti positivi al Covid 19. Al contrario bisogna soffermarsi sull'incompatibilità tra il regime detentivo carcerario e le condizioni di salute del detenuto, Inoltre deve essere valutata l'astratta idoneità dei presidi sanitari sanitari fruibili all'interno del penitenziario e l'adeguatezza concreta del percorso terapeutico idoneo alle esigenze del malato.

Australia, surfista muore dopo l'attacco di uno squalo di 4,5 metri.

Australia, surfista muore dopo l'attacco di uno squalo di 4,5 metri. Il 50enne è stato gravemente ferito a una coscia e arrivato a riva già esanime Tragedia in mare a Tuncurry Beach nel Nuovo Galles del Sud. Un surfista ha perso la vita, in seguito a un attacco di un grosso squalo bianco poco dopo le 11:00 di martedì. L'uomo che ha visto avvicinarsi lo squalo lungo almeno 4,5 metri ha cercato di avvertire gli altri surfisti prima che l'animale si voltasse verso di lui. La tragica svolta è stata rivelata dalla polizia. L'australiano, ha riportato gravi ferite a una coscia a causa di un morso mentre surfava al largo di Tuncurry Beach, vicino a Forster. Arrivato a riva già in fin di vita, sono stati vani i tentativi di rianimarlo da parte dei soccorsi. Il sovrintendente di polizia del NSW Chris Schilt ha rivelato il coraggio dell'uomo dopo la sua morte. "Si ritiene che quando è avvenuto l'attacco l'uomo ha effettivamente visto lo squalo e ha chiamato per cercare di avvertire gli altri e molto eroicamente i suoi amici sono stati in grado di riportarlo a riva dopo che era stato attaccato", ha detto ai giornalisti. Le autorità hanno disposto l'immediata chiusura delle spiagge della zona fino a nuovo ordine. Si tratta della prima vittima degli squali, quest'anno, in Australia meridionale, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”,. Nel 2020, lo ricordiamo, il tasso di attacchi mortali da parte del predatore marino era stato da record.

Rischio scossa, attenzione al caricabatterie USB Travel Charger

. Nel mirino dell'autorità svizzera l'alimentatore di batterie USB Travel Charger a tre porte, modello APD1-222 venduto anche on line L'ESTI è l'autorità di sorveglianza e di controllo per gli impianti elettrici lancia l’allarme: “Non usate quel carica batterie perché rischiate una scossa elettrica.” Il modello in questione è il carica batterie USB Travel Charger a tre porte, modello APD1-222, di fabbricante ignoto. L’Ispettorato federale degli impianti a corrente forte (ESTI) ha pubblicato oggi un avviso di sicurezza sul possibile rischio di infortunio usando questo modello. Si suppone che siano in circolazione esemplari potenzialmente pericolosi. Quando il caricatore è collegato al cavo di alimentazione e viene inserito nella presa, i connettori elettrici del cavo si trovano sotto tensione, provocando un potenziale rischio di folgorazione. I consumatori che possiedono il carica batterie USB in questione, sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, sono pregati di smettere immediatamente di usarlo e di evitare qualsiasi utilizzo futuro.