sabato 31 agosto 2013

Sì al danno esistenziale per chi riporta una grave invalidità a causa del sinistro stradale

Sì al danno esistenziale per chi riporta una grave invalidità a causa del sinistro stradale. Inversione di rotta della Cassazione che conferma il ritorno al vecchio orientamento in tema di danno alla vita di relazione che costituisce una componente del pregiudizio psico-fisico che dev'essere risarcita Una sentenza di grande portata sancisce una nuova inversione di rotta della Corte di Cassazione in tema di danno alla vita di relazione che sancisce, nei fatti, un ritorno al vecchio orientamento in materia di danno esistenziale. Per la Suprema Corte con la sentenza n. 19963 del 30 agosto 2013 dev'essere risarcita tale voce di danno a causa di una vita di relazione compromessa il grave infortunato a seguito di un sinistro stradale. Nella fattispecie, i giudici della terza sezione civile, hanno accolto il ricorso di un uomo, che in qualità di terzo trasportato a seguito di un brutto incidente stradale aveva riportato una grave invalidità che aveva compromesso in modo irreparabile la sua vita di relazione. Ribaltata cosi la decisione della Corte d'Appello di Venezia, poiché gli ermellini hanno ritenuto più corretto inquadrare questa voce di danno come componente del danno biologico. La conseguenza più rilevante, al di là della singola decisione che rende giustizia al caso umano, é per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, la riapertura di nuovi importanti orizzonti in tema di danno esistenziale per una più ampia tutela dei danneggiati a seguito di gravi infortuni. Ma ritornando al caso di specie, la vicenda prende spunto da un grave incidente stradale nel quale l'autista del veicolo affrontando una curva della strada a velocità non moderata, perdeva il controllo del mezzo che si ribaltava più volte finendo contro la banchina stradale. In conseguenza del drammatico sinistro il trasportato subiva gravissime lesioni tanto da riportare un’invalidità totale. Quest'evento ha causato un peggioramento delle condizioni di vita, in soggetto cranioleso, emiplegico e con paresi facciale sinistra, non autosufficiente e che necessita di diuturna assistenza, tale da determinare la integrale ed equa rideterminazione del danno. «Su tale punto – rilevano i giudici del Palazzaccio - la motivazione appare alla evidenza illogica e insufficiente e lesiva del diritto al risarcimento integrale del danno da perdita della vita di relazione che è una componente del danno biologico ma che appartiene anche alla esplicazione della vita attiva e sociale, che viene a essere totalmente disintegrata». Tale significativo assunto, che come detto comporta una brusca frenata da parte della più autorevole giurisprudenza che aveva in precedenza limitato i risarcimenti con decisioni che non rendevano giustizia alle vittime di gravi infortuni, spiega Giovanni D'Agata, ci porta a ravvivare e continuare la battaglia dello "Sportello dei Diritti" alla ricerca di una più equa e ampia tutela delle vittime della strada e più in generale di tutti coloro che hanno subito gravi danni, come da anni continuiamo a fare nelle vertenze che sono sottoposte alla nostra attenzione.

Partitella con gli amici e infortuni? Risponde delle lesioni subite dal giocatore il gestore del campo di calcio

Partitella con gli amici e infortuni? Risponde delle lesioni subite dal giocatore il gestore del campo di calcio se non prova l’adeguatezza della struttura. Solo il caso fortuito può esentare il custode solo se l'evento è imprevedibile o provocato dallo stesso danneggiato L'infortunio per la partitella con gli amici del fine settimana sarà più tutelato dopo la sentenza 19998 del 30 agosto 2013 della Corte di Cassazione? Di certo rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, dovranno prestare più attenzione il gestore o il proprietario del campo di calcio, i quali sono da ritenersi responsabili del danno subito dal giocatore se non provano l’inesistenza del nesso tra cosa ed evento, anche perché solo il caso fortuito può esentare da ogni responsabilità il custode. Nel caso di specie i giudici della sesta sezione civile hanno rigettato il ricorso del gestore di un campo da gioco avverso la decisione della Corte d’appello di L’Aquila che lo ha ritenuto responsabile per le lesioni subite da un giocatore durante una partita di calcetto. La Suprema Corte, quindi, conferma la decisione della Corte di merito che ha riconosciuto la responsabilità in base all’evidenza del nesso casuale tra la conformazione della cosa (il palo metallico che sorreggeva la struttura del campo da gioco) e l’evento lesivo. In tal senso, gli ermellini hanno rilevato che la responsabilità per le cose in custodia statuita dall’art. 2051 del codice civile, ha natura oggettiva e necessita, per la sua configurabilità, del mero rapporto eziologico tra cosa ed evento, tale da prescindere dall’accertamento della pericolosità della cosa stessa e da sussistere in relazione a tutti i danni da essa cagionati, sia per la sua intrinseca natura, sia per l’insorgenza in essa di agenti dannosi, essendo esclusa solo dal caso fortuito, sia pure a condizione dell’intervenuta prova del nesso causale tra queste ultime e il danno, ossia del fatto che l’evento si è prodotto come conseguenza normale della particolare condizione, potenzialmente lesiva, posseduta dalla cosa. In virtù di tale principio, il proprietario o gestore di un campo di gioco è responsabile degli infortuni occorsi agli utenti, ove non dimostri l'inesistenza del nesso di causalità tra la cosa (il campo) e l’evento (l'infortunio), quale può aversi, in un contesto di rigoroso rispetto di eventuali normative esistenti o comunque di una concreta configurazione della cosa in condizioni tali da non essere in grado di nuocere normalmente ai suoi fruitori, nell’eventualità di accadimenti imprevedibili e ascrivibili al fatto del danneggiato stesso, tra i quali una sua imperizia o imprudenza, o di terzi.

Allarme doping. In Germania il possibile scandalo nel calcio professionistico

Doping. In Germania il possibile scandalo nel calcio professionistico, ai giochi panamericani un pesista di 80 anni pizzicato. Una piaga che non conosce confini né età. É la piaga dello sport ed ha leggere le più recenti notizie che giungono dal mondo, paia ancora una volta arrivare la conferma che non conosce né confini né età. É il doping. Mentre in Germania, infatti, pare stia scoppiando lo scandalo doping nel calcio professionistico a seguito della pubblicazione di uno studio del medico Tim Meyer della federazione calcistica tedesca relativo alla stagione 2008/2009 che ha riportato alla ribalta i valori di Epo di alcuni calciatori ben al di sopra della norma, a Colorado Springs in occasione dei giochi Panamericani Master un pesista di 80 anni tondi tondi, tale Don Ramos, é stato pizzicato e squalificato dall'Usada, l'agenzia americana antidoping e non potrà tornare a gareggiare prima del 2015, ossia quando avrà 82 anni. Quindi, non solo ciclismo e atletica, ma anche il calcio professionistico potrebbe rivelarsi ancora una volta non immune dal fenomeno se i dati sviscerati dal medico della DFB, la federazione tedesca del calcio su uno studio del 2011 relativo ai dati della stagione 2008/09 nei quali 9 calciatori vennero beccati con valori al di sopra della soglia di normalità pari a 17 G/dl di Epo, venissero considerati come nelle altre federazioni sportive, così come la ricerca di prestazioni esagerate da parte di atleti non professionisti e addirittura della terza età. La ricerca delle prestazioni più esasperate ed oltre i propri limiti, un professionismo nel quale vale troppo spesso la regola del "mors tua vita mea", anche se poi alla fine di doping si può morire, il carrierismo, sono tra le cause, per gli esperti, come rilevato da Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. É chiaro, che date le proporzioni e i milioni di soggetti potenzialmente coinvolti, si tratta ancora una volta di guardare al sistema sanzionatorio nello sport professionistico con la massima severità possibile, ma anche di una riforma culturale nella società anche perché é noto che troppo spesso anche tra i dilettanti e gli amatori si ricorre all'aiutino di qualche sostanza proibita con una alterazione delle reali prestazioni e risultati nelle manifestazioni sportive, ma anche con conseguenti gravi rischi per la salute.

venerdì 30 agosto 2013

Aiuole posacenere e porta piante scambiate per pattumiera.

Aiuole posacenere e porta piante scambiate per pattumiera. La denuncia anti-degrado dello Sportello dei diritti Le fotografie sono inequivocabili: aiuole trasformate in posacenere e porta piante scambiati per pattumiera in via Imperatore Adriano a Lecce. Ancora una volta sono i cittadini a segnalare a Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, lo scempio cui si è costretti ad assistere se si percorre la centralissima via, e che quindi, va ad incidere profondamente sul decoro del centro urbano. Questa volta, dunque, è la centralissima via Imperatore Adriano e non la periferia ad essere al centro delle legittime polemiche dei cittadini, dove le piccole aiuole poste al di sotto degli alberi di “Prunus cerasi fera” situati ai lati della pubblica via, risultano essere in evidente stato di abbandono tanto da essere divenute dei portaceneri per mozziconi di sigarette, insieme a porta piante scambiate per pattumiera dove alcuni passanti li hanno trasformati in comodi cestini portarifiuti di carte, cartacce e pacchetti di sigarette che sono finiti nel vano che dovrebbe ospitare l’addobbo floreale. È ovvio che la responsabilità di questa situazione sia attribuibile ai comportamenti di soggetti incuranti delle benché minime regole della civile convivenza, figuriamoci della tutela ambientale, ma insieme a coloro che ci hanno denunciato lo scempio richiediamo l’immediata pulizia delle aiuole anche perché, purtroppo, la permanente incuranza dell’amministrazione comunale è causa di comportamenti emulativi negativi. Ricordiamo, inoltre, che gettare per terra un mozzicone di sigaretta può costare caro: è prevista, infatti, una sanzione amministrativa pecuniaria di 500 euro per coloro che, seppur raramente, vengono beccati a ripetere questo gesto incivile.

Carne di cavallo: dalla Francia un nuovo scandalo?

Carne di cavallo: dalla Francia un nuovo scandalo? Le autorità italiane prestino la massima attenzione alle carni equine importate da Oltralpe Un nuovo scandalo della carne di cavallo starebbe riemergendo in Francia. Un'inchiesta è stata aperta dopo la scoperta di un traffico di cavalli da sella passata fraudolentemente nella dieta umana nell'est della Francia. Dall’indagine, starebbe emergendo una "rete belga mafiosa" che sarebbe in grado "di eludere fraudolentemente il regolamento sanitario francese". Per fare questo, la rete ha comprato centri equestri o cavalli a privati cittadini. Per ottenere l'accordo dei proprietari interessati, alcuni complici avrebbero promesso loro un "tranquillo rifugio" alle loro cavalcature, che si conclude in realtà al macello. E i poveri animali verrebbero macellati in Francia. In realtà, gli animali lascerebbero il Belgio dove i loro libretti sanitari sarebbero stati falsificati. Una volta fatto questo procedimento, i fornitori di carne responsabili macellerebbero i cavalli in Francia. Questo tipo di traffico è stato così scoperto nel macello di Alès, Gard. Alcuni Macelli in Pézenas, nell'Hérault e a Valenciennes nel nord sarebbero anche sotto indagine. Questo tipo di carni sono comunque inadatte al consumo umano. Contattato, il Ministero dell'Agricoltura transalpino ha confermato che un'inchiesta è in corso, senza essere in grado di specificare in questa fase dove è stato aperta. Questa volta, l'inchiesta non è sull'etichettatura. La carne sarebbe venduta effettivamente come 'carne di cavallo', ma sarebbe inadatta al consumo. Peraltro, "Tre quarti di cavalli da sella hanno ricevuto trattamenti farmacologici che li rendono inadatti al consumo umano," ha sottolineato Jacques Largeron, Presidente della Federazione nazionale degli allevatori professionali di cavalli (FNEPE). Nessun dettaglio sull’entità di questo traffico è stato specificato per il momento. "La catena di produzione di carne di cavallo non è influenzata da questo traffico", tuttavia ha chiarito Jacques Largeron. Il Ministero dell'agricoltura francese ha inoltre ricordato che, al momento dello scandalo della carne di cavallo, la Commissione europea è stata investita d’implementare un database centralizzato, sulla identificazione equina nell'Unione europea. Questo sistema è tuttavia non ancora attuato. Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ricorda come l'inverno scorso, broker e imprenditori senza scrupoli avevano venduto la meno costosa carne di cavallo come manzo. Questa carne era stata immessa nel mercato attraverso piatti preparati, tra cui lasagne, che si supponeva contenessero solo carne di manzo. Per tale precedente, rileva Giovanni D’Agata, dello “Sportello dei Diritti”, è opportuno dare immediata attuazione al sistema d’identificazione e tracciabilità europeo di tutti gli animali da macello al fine di consentire una maggiore tutela per i consumatori. È ovvio, che al momento le autorità sanitarie italiane farebbero bene a monitorare la situazione dell’indagine in corso in Francia per evitare che equini o carne equina non destinati al consumo umano vengano importati nel Nostro Paese.

Marijuana più rischiosa per i ragazzi di quanto si pensasse

Marijuana più rischiosa per i ragazzi di quanto si pensasse Uno studio condotto dall’Université de Montréal e Icahn School of Medicine di New York del Mount Sinai Hospital ha rivisto una serie di ricerche sugli effetti della marijuana sugli adolescenti stabilendo non solo che causa in essi una maggiore dipendenza ma anche seri rischi per la salute mentale. La notizia, spiega Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, giunge mentre il dibattito sulla legalizzazione della marijuana si anima in Canada, ed il nuovo studio evidenzia che il consumo della droga leggera potrebbe essere più rischioso per i ragazzi di quanto si pensasse in precedenza. I ricercatori hanno condotto una revisione di 120 studi che hanno esaminano la cannabis e lo sviluppo del cervello degli adolescenti, e hanno concluso che c'è una forte evidenza tra l'uso di cannabis in giovane età ed il rischio di sviluppare problemi per la salute mentale e dipendenze da adulti. Il dottor Didier Jutras-Aswad, dell’Université de Montréal ha rilevato che 'La questione non è se la cannabis è buona o cattiva, ma chi ha più probabilità di soffrire di problemi.' Alcuni studi hanno anche scoperto legami tra l'uso di cannabis e la schizofrenia precoce, ma sempre lo stesso Jutras-Aswad ha sottolineato che ci sia un evidente profilo di rischio che comprende la genetica e le caratteristiche comportamentali, oltre all'età. Tuttavia, gli autori dello studio sottolineano che vi è una diffusa percezione che la marijuana è poco dannosa

giovedì 29 agosto 2013

L'uso eccessivo dei telefoni cellulari fa aumentare il rischio di cancro?

I telefoni cellulari e il cancro: il metodo israeliano. L'uso eccessivo dei telefoni cellulari fa aumentare il rischio di cancro? Il responso dell’Università di Tel Aviv che ha annunciato nuove ricerche. Per dimostrare il legame tra telefoni cellulari e lo sviluppo del cancro, i ricercatori dell'Università di Tel Aviv hanno studiato la saliva di 20 persone che utilizzano i loro telefoni da 30 a 40 ore al mese. Hanno poi confrontato con quello di persone sorde che non dispongono di un computer portatile o che lo utilizzano solo per mandare SMS. Secondo le spiegazioni del dottor Hamzani, direttore dell’equipe di ricercatori, una eccessiva esposizione alle onde elettromagnetiche da cellulare causa dello stress ossidativo sui tessuti delle ghiandole salivari situate nei pressi del luogo in cui l'apparato è posto, che è per l’appunto vicino all'orecchio. Tuttavia, se ci si riferisce alla sua definizione, lo "stress ossidativo" non ha nulla a che fare con lo stress psicologico. Si tratta di un attacco chimico sui costituenti del nostro corpo a causa di un eccesso di radicali liberi. Queste molecole particolarmente dannose, che provengono da l'ossigeno che respiriamo, causano l'ossidazione che distorce la nostra membrana cellulare e il DNA. La conseguenza sarebbero mutazioni genetiche che si sviluppano in tumori. Portando spesso il cellulare vicino all'orecchio, questo stress ossidativo colpisce le ghiandole salivari. La saliva poi favorirebbe lo di tumori. Vi è da specificare che le conclusioni dell’indagine sono tutt’affatto definitive come ha spiegato lo stesso Dott. Hamzani che ha specificato che lo studio da essi effettuato non stabilisce un chiaro nesso causale tra l'uso dei telefoni cellulari e il cancro. Ma, in ogni caso, aiuta a mettere in evidenza che questo uso può avere effetti negativi sulla salute. Per affinare la ricerca, il team ha annunciato che continuerà il suo lavoro su scala più ampia e analizzerà, per esempio, la saliva di una persona prima e dopo l'uso con l'orecchio del suo telefono. Questa non è la prima ricerca del genere effettuata nel mondo che mostra il rischio dei telefonini. Sempre in Israele uno studio del Weizmann Institute ha dimostrato che il 50% dei dispositivi telefonici portatili aumenta il rischio di tumori delle ghiandole salivari. Un rischio ancora maggiore se l’apparecchio è sempre posto nello stesso orecchio. Ha inoltre evidenziato: una chiamata per più di dieci minuti può causare cambiamenti chimici nelle cellule cerebrali. Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ricorda che due anni fa, l' Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso la sua Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), aveva alzato il livello di allerta sull’utilizzo dei cellulari. Mentre l'anno scorso ha emesso un documento con il quale ha dichiarato che "non è stato possibile dimostrare un aumento del rischio di cancro al cervello", tuttavia nel 2011, ha inserito nell’elenco dei fattori più cancerogeni i campi elettromagnetici di frequenza definendoli “come possibilmente cancerogeni". Ossia ha messo più o meno sullo stesso livello il telefono cellulare con i vapori di benzina. Cioè il "livello 2B", uno dei cinque livelli di classificazione dell'OMS per le sostanze cancerogene. Nel processo, il direttore della IARC, Christopher Selvaggio, pur sottolineando la necessità di ulteriori ricerche, ha dato alcuni consigli per ridurre il rischio. Si raccomanda in particolare di evitare il cellulare all'orecchio, preferibilmente utilizzando un kit vivavoce e l'invio di "sms".Due metodi che riducono dieci volte l'esposizione alle onde elettromagnetiche.

Evasione fiscale: la ‘lotteria fiscale’ con scontrini e ricevute per combatterla

Evasione fiscale: la ‘lotteria fiscale’ con scontrini e ricevute per combatterla. E se si facesse anche in Italia come motivo in più per ridurla Se le inventano di tutte per combattere la piaga dell’evasione fiscale che non è un affare solo italiano. La notizia che di seguito Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, porta all’attenzione, può far sorridere ma nasconde anche un meccanismo premiale che potrebbe incentivare i consumatori e gli utenti finali a pretendere lo scontrino fiscale all’atto di ogni acquisto e comportare un importante strumento nella lotta al fenomeno da parte dello Stato. Da settembre, infatti, ogni scontrino di negozio in Slovacchia sarà utilizzabile anche come biglietto della lotteria. Il progetto, confermato dal Ministero delle Finanze che lo aveva annunciato mesi fa con l’intenzione di combattere l’evasione fiscale nello stato dell’est europeo, darà modo agli slovacchi di registrare il numero di serie di ogni ricevuta in un sistema di lotteria nazionale, attraverso le centinaia di punti vendita Tipos oppure attraverso internet o un’applicazione per smartphone. Un’estrazione quindicinale farà felici 28 vincitori ogni mese, dieci dei quali si porteranno a casa 10.000 euro, o un’automobile, e altri premi minori. Il Ministro delle Finanze Peter Kazimir ha giustificato la mossa come un incentivo per le persone a chiedere sempre una ricevuta ogni volta che fanno un acquisto, costringendo i negozianti a pagare l’Iva e aiutando in questo modo a prevenire l’evasione fiscale. Ogni posto è paese: molti, infatti, anche in Slovacchia non chiedono lo scontrino, ma pochi sanno quanto denaro perde lo Stato nell’economia sommersa, ha sottolineato il Ministro. Dall’1 settembre, dunque, varrà la pena di insistere in ogni piccolo acquisto (superiore, tuttavia, a 1 euro) per avere scontrino o ricevuta fiscale, che darà diritto ai possessori a partecipare alla lotteria. Il montepremi mensile sarà di 120 mila euro totali, e i premi saranno esenti da imposte o altri balzelli. Come detto, per “giocare” alla lotteria è necessario registrarsi – nei negozi Tipos, via internet o applicazioni mobili. Ma alcune catene di negozi stanno pensando di rendere più semplice la vita ai propri clienti, scrive Pravda oggi, saltando questo passaggio. Aziende come Billa o Tesco, e un certo numero di ristoranti e negozi, dovrebbero essere in grado di distribuire, insieme agli scontrini, direttamente dei biglietti della “lotteria fiscale” con la registrazione automatica da parte dei loro sistemi informatici, collegati online con il sistema di lotteria. La intelligente mossa di marketing è studiata per incentivare i consumatori a scegliere di fare i loro acquisti presso i negozi che offriranno questo servizio aggiuntivo gratuito, che eviterà la noia e il tempo perso di registrarsi individualmente al sistema. L’idea della ‘lotteria fiscale’ è piuttosto nuova in Unione Europea, dove è Malta la prima ad averla introdotta nel 2004, l’anno in cui fu ammessa in UE. Ma è Taiwan, dove esiste dal 1950, come leggiamo su AFP, ad averla inventata. La Georgia aveva lanciato una lotteria sugli scontrini lo scorso anno, ma l’ha poi abolita dopo sette mesi per il basso impatto che le entrate avevano sul bilancio nazionale. Secondo gli economisti slovacchi la lotteria non porterà un miglioramento immediato e consistente nella riscossione dell’Iva, ma può aiutare a cambiare il comportamento dei consumatori. A questo punto lo “Sportello dei Diritti” si chiede: perché non replicarla in Italia?

mercoledì 28 agosto 2013

A un paziente su 100 prescritto il farmaco sbagliato per non dire controindicato. Lo dice uno studio svizzero

A un paziente su 100 prescritto il farmaco sbagliato per non dire controindicato. Lo dice uno studio svizzero Non sempre una medicina aiuta a guarire dalla malattia per cui pensavamo fosse prescritta ed anzi può essere addirittura dannosa. A confermarlo è uno studio commissionato dalla Federazione dei medici svizzeri (FMH) e Santésuisse portato all’attenzione del pubblico italiano da Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”. Su 3,13 milioni di Svizzeri, infatti, circa 42’000, pari all'1,3%, hanno fatto uso nel 2010 di medicinali controindicati. Tra gli ultra settantenni la percentuale sale al 4%. Tra gli oltre 20'000 studi medici gli esperti dell'istituto basilese "Clinical Epidemiology and Biostatistics" hanno rilevato che 457 di essi hanno tendenza a prescrivere ai loro pazienti una combinazione di medicinali definiti inadatti che possono provocare effetti nocivi. La professione medica è un mestiere difficile, questo è un dato di fatto, ma queste cifre dovrebbero stimolare gli operatori sanitari a fare sempre più attenzione nella prescrizione dei farmaci a tutela dei propri pazienti per evitare conseguenze negative se non addirittura letali.

Spionaggio industriale in crescita dell'800%. Danni per 50 miliardi solo in Germania. Spy story dalla Ducati alla Ferrari al prototipo di scarpe Made in Italy

Spionaggio industriale in crescita dell'800%. Danni per 50 miliardi solo in Germania. Spy story dalla Ducati alla Ferrari al prototipo di scarpe Made in Italy Un clima da “guerra fredda” spira sul sistema industriale nazionale ed europeo. Sembra, infatti, di essere ritornati agli anni 80, questa volta non per il dominio sul mondo da parte delle due superpotenze dell’epoca, ma per i segreti delle aziende, piccole o grandi che siano e per mettere le mani sui sistemi di produzione e l’originalità dei prodotti attraverso l’acquisizione di dati relativi a brevetti e processi industriali. Non lo diciamo noi, ma già l'osservatorio nazionale per la sicurezza informatica di Yarix con sede vicino Treviso ha potuto appurare che gli attacchi informatici ad aziende e privati in tutto il mondo sono in continuo aumento ed in molti si stanno attrezzando per proteggersi: tra bonifiche ambientali in azienda, strumenti di videosorveglianza e miglioramenti degli apparati di sicurezza informatici. E proprio in data odierna il Ministro degli Interni Federale della Germania, Hans-Peter Friedrich, nel corso di una conferenza economica a Berlino ha sottolineato come attraverso lo spionaggio industriale nella sola Germania, secondo stime, l’economia riporterebbe una perdita annuale di circa 50 miliardi di euro. Inoltre, secondo quanto rilevato dall’Osservatorio veneto per la sicurezza informatica, la sottrazione di informazioni strategiche ai danni delle sole aziende del settore produttivo con sede nel nord-est italiano, nel corso dello scorso anno, è aumentata di oltre l’800%. Tali attacchi, e questa è un’ipotesi condivisa tra gli esperti del settore, sarebbero permessi dal fatto che molte imprese sono mal equipaggiate contro le intrusioni esterne. Tra le cause più significative che contribuirebbero alla crescita delle attività di spionaggio industriale vi è la crisi globale ormai permanente nella quale i soggetti economici sono impegnati a sottrarre al concorrente quanto più possibile al fine di incrementare, anche di poco, i propri profitti. E per fare ciò tutto ogni strumento è utile: dalle microspie impiantate in accessori comuni, software spia installati di nascosto sui cellulari dei concorrenti, videocamere nascoste, attacchi informatici e chi più ne ha più ne metta. È noto che lo spionaggio industriale rappresenti un reato che esiste da sempre ma, come detto, proprio a causa della crisi sembra essersi acuito, anche in ragione dell’aumento di numerosi casi di infedeltà del personale interno alle aziende. Il timore di licenziamenti facili o di provvedimenti di mobilità mettono a dura prova anche i dipendenti che, sentendo sottostimate le proprie competenze o in alcuni casi per vendetta nei confronti dell’azienda, utilizzano la possibilità di accedere a dati ed informazioni importanti per poterli rivendere o sfruttarli ai propri scopi. Un'altra ragione nella crescita sta nella relativa facilità con cui possono essere sottratti dati dai sistemi informatici attraverso opere di hackeraggio. In tal senso, le autorità di sicurezza tedesche hanno precisato come la maggior parte degli atti di spionaggio industriale provenga da Russia e Cina. Se però la Germania, come annunciato dallo stesso ministro tedesco si sta attivando per coadiuvare una strategia di protezione contro gli attacchi di spionaggio insieme a Governo federale e organizzazioni che si occupano di sicurezza entro il 2015, Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, rileva come in Italia non ci si stia preoccupando del problema attraverso un’opera d’intervento sistemico di affiancamento e sostegno delle imprese da parte del governo che potrebbe limitare i danni contro questa piaga che potrebbe sottrarre le ultime risorse disponibili in termini di idee e know how alle nostre imprese già stremate dalla crisi e dalla concorrenza spietata degli altri paesi.

martedì 27 agosto 2013

Privacy: Facebook rivela in un rapporto il numero di richieste dei dati sugli utenti ricevute dagli organi di intelligence

Privacy: Facebook rivela in un rapporto il numero di richieste dei dati sugli utenti ricevute dagli organi di intelligence. Nel primo semestre di quest'anno i governi di tutto il mondo hanno effettuato circa 25.000 richieste di informazioni sugli utenti di Facebook che ha pubblicato oggi la sua prima relazione in materia. Washington ha ordinato la maggior parte delle richieste. Pubblicato oggi il rapporto che ha svelato come 71 paesi hanno effettuato più di 25.000 richieste di dati che interessano circa 38.000 persone. Facebook ha ricevuto tra 11.000 e 12.000 richieste dagli Stati Uniti, dall'India (3245), Regno Unito (1975), Germania (1886) e Italia (1032). Il portavoce di Facebook ha dichiarato che le richieste sono giustificate da motivi che riguardano indagini sulla "crimininalità e la sicurezza nazionale ",. Nel rapporto è specificato che solo il 79 per cento delle richieste dei dati effettuate dagli Stati Uniti sono state evase e circa il 60 per cento quelle complessive. Nel sito di Colin Stretch, vice presidente e General Cousel di Facebook, lo stesso ha dichiarato in un post del blog che "Combattiamo molte di queste richieste, respingendo quando troviamo le carenze giuridiche e restringendo l'ambito di richieste eccessivamente ampie o vaghe,". "Quando siamo tenuti a rispettare una richiesta particolare, spesso condividiamo solo informazioni base dell’utente, ad esempio il nome." Nel post continua affermando "trasparenza e fiducia sono valori fondamentali di Facebook". È l'ultima società di tecnologia che elabora un rapporto, seguendo le orme di Google, Microsoft e Twitter. Secondo Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, questo rapporto è stato reso noto dopo lo scandalo della National Security Agency (NSA) scoppiato nel mese di giugno i cui documenti forniti dall'ex amministratore dell'agenzia di intelligence degli Stati Uniti Edward Snowden sono stati pubblicati da The Guardian e The Washington Post. Ancora una volta è la prova che i social network sono uno degli elementi più invasivi della sfera di riservatezza dei cittadini . Pertanto lo “Sportello dei Diritti” invita gli utenti alla massima attenzione circa i dati forniti facendo presente che anche quegli apparentemente non pubblici possono essere comunque carpiti.

lunedì 26 agosto 2013

Sassi dal cavalcavia: torna il terrore dei "killer dei cavalcavia " degli anni novanta

Sassi dal cavalcavia: torna il terrore dei "killer dei cavalcavia " degli anni novanta. Lo “Sportello dei Diritti” invita i gestori delle strade ad aumentare il numero dei cavalcavia videosorvegliati e ad alzare il più possibile le recinzioni sugli stessi Come in un thriller ad episodi, ritorna la paura sulle strade. E non si tratta di fatti isolati, ma le cronache sembrano ripercorrere quelle degli anni novanta, quando decine e decine erano stati i casi, molti letali ed eclatanti, di lancio di sassi dai cavalcavia. All’epoca si scoprì che non si trattava solo di stupidi scherzi di bambini, ma del più violento dei “passatempi” di mitomani senza alcuno scrupolo e coscienza. Anche oggi, nel 2013 una serie di fatti documentano che il fenomeno si sta ripresentando da Nord a Sud del Paese, tant’è che di recente il celeberrimo pubblico ministero di Torino, Raffaele Guariniello, ha aperto un’indagine, al momento senza ipotesi di reato né indagati, sulla sicurezza della tangenziale di Torino dopo che il presidente dell'Ativa, società che gestisce il percorso autostradale aveva presentato una denuncia per 36 episodi di lancio di sassi nella tratta di propria competenza. Per comprendere i numeri della recrudescenza di tali comportamenti criminali, è opportuno segnalare uno studio dell'Asaps (Associazione sostenitori amici polizia stradale) che nel corso del 2012 ha contato 54 episodi di lancio di sassi dai cavalcavia della rete viaria nazionale (20 in autostrada e 34 su statali e provinciali) con ben sedici feriti. Quattro persone sono state arrestate, 42 sono state fermate. Di questi, 33 sono minorenni coinvolti in 16 episodi. Ventisette episodi sono avvenuti al Nord, 13 al centro e 14 nel sud Italia. Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, rileva che una delle migliori soluzioni per arginare il fenomeno sono rappresentati dagli apparati di videosorveglianza che dimostrano una forza dissuasiva anche superiore alle recinzioni metalliche poste sui cavalcavia. Per tali ragioni, prima di esser costretti a prendere atto dell’ennesima tragedia, oltre che colpire nella maniera più dura possibile i colpevoli di fatti così riprovevoli, lo “Sportello dei Diritti”, invita i gestori delle strade ad aumentare gli strumenti di videosorveglianza nei tratti più a rischio e ad innalzare il più possibile le recinzioni specie su quelli relativi ai percorsi meno trafficati ed isolati.

Siete pronti ad affrontare le possibili truffe degli acquisti online del ritorno a scuola?

Siete pronti ad affrontare le possibili truffe degli acquisti online del ritorno a scuola? Finisce l’estate e con essa le vacanze scolastiche. Milioni di bambini e ragazzi si preparano a rientrare a scuola ed i loro genitori si apprestano ad aprire il portafoglio per gli acquisti del materiale didattico e per tutto ciò che concerne l’attività dei propri figli. Ma con l’evoluzione tecnologica e la digitalizzazione progressiva che occupa ormai ogni settore della vita quotidiana lo shopping del ritorno a scuola non riguarda più esclusivamente l’acquisto di gomme, matite o quaderni, ma anche prodotti tecnologici come tablet e computer portatili, e andare a caccia di offerte on-line è quindi importante per molti genitori in questo periodo dell'anno. Secondo i risultati di una ricerca della National Retail Federation, la più grande associazione al mondo di venditori al dettaglio, le famiglie quest'anno spenderanno una cifra stimata intorno ai 53 miliardi di euro al ritorno a scuola o all'università dei propri figli. I truffatori che sono sempre al passo coi tempi, quindi, si stanno concentrando su questa categoria di clienti online. In uno studio recente, MarkMonitor, società che si occupa di protezione del marchio online, ha rintracciato in un solo giorno oltre 23.000 annunci di prodotti contraffatti, e tra questi tablet e PC clonati o provenienti dal mercato nero. MarkMonitor ha quindi rivolto alcuni semplici consigli rivolti ai genitori per evitare di essere truffati quando cercano di risparmiare on-line sui prodotti per il ritorno a scuola, che Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ritiene utile girare anche alle mamme e papà italiani per prestare un po’ più di attenzione proprio in questo periodo dell’anno. Fate attenzione, quindi, a ciò che cercate. I contraffattori usano parole chiave tipiche e “stagionali” come 'back-to-school' o “ritorno a scuola” a loro vantaggio. Inoltre, essi aggiungono termini come 'offerta' o 'sconto' insieme a un nome di prodotto o di categoria. Fate molta attenzione al nome del sito nella barra degli indirizzi. Spesso i truffatori acquistano il dominio di un marchio tipico scritto erroneamente, tecnica nota come "typosquatting", per deviare il traffico verso siti di eCommerce contraffatti o siti per adulti. Diffidate degli articoli in vendita molto scontati. Come dice il proverbio, non è oro tutto quello che luccica. I contraffattori sono diventati più sofisticati nelle loro tecniche di pricing, e convincono ignari consumatori con la promessa del migliore affare di sempre. Qual è la reputazione? Il sito del rivenditore è menzionato su uno qualsiasi dei siti di allarme truffa? Fate una ricerca con i termini 'venditore + truffa' e guardate cosa otterrete.

domenica 25 agosto 2013

Polemiche in Germania per una pubblicità non autorizzata sulla Mercedes che investe Hitler bambino

Un gruppo di studenti di cinema in Germania ha scatenato polemiche nel proprio paese in conseguenza della pubblicazione su youtube di un falso spot pubblicitario di un sistema Mercedes di prevenzione dalle collisioni che ha immediatamente avuto un larghissimo successo sia per la realistica fattura che per il contenuto. Il video pubblicato il 23 agosto scorso, che al momento in cui scriviamo ha già superato in meno di 48 ore le 296.000 visualizzazioni sul sito web di video "YouTube" al link https://www.youtube.com/watch?v=MZGPz4a2mCA, ha provocato tutti i tipi di reazioni su Internet e sulla stampa di oggi, tra cui la denuncia della casa automobilistica Daimler per l'uso non autorizzato del suo nome. La produzione degli studenti della Scuola di Cinema di Baden-Württemberg, nell’arco di un minuto mostra uno degli ultimi modelli della Mercedes-Benz, che percorre le vie di una borgo di campagna dell’Austria di fine ottocento e che si ferma a seguito del segnale visivo e acustico all’attraversamento di due bambine che le sbarrano la strada. Subito dopo si vede un ragazzo che corre con un aquilone fino a quando viene investito senza che il dispositivo presente sul cruscotto abbia avvisato il conducente della presenza del giovane. Nell’istante in cui viene investito si vede l'immagine del dittatore adulto che ha causato la seconda guerra mondiale e ha determinato la morte di milioni di ebrei con l'Olocausto, mentre un istante dopo una madre grida: "Adolf". Il veicolo poi lascia il paese ed in quel momento si vede il nome su un cartello posto all'ingresso: è Braunau am Inn, Austria, la città natale del dittatore e lo schermo sfuma al nero e si legge sullo schermo con il tipico carattere utilizzato per gli spot della Mercedes-Benz lo slogan in lingua tedesca e sottotitolata in inglese: "Conoscere i pericoli prima che si verifichino." Ovviamente la Daimler ha detto in una dichiarazione che è "inappropriato" includere "la morte di un bambino, così come i contenuti relativi al nazionalsocialismo" in un annuncio, anche se "fittizio". Nei commenti su "Youtube" dei visitatori vanno da coloro che accusano i creatori di "chiara insensibilità" e li applaudo per aver girato "grande opera". Prima che si diffonda ulteriormente, anche perché in Italia già è stato cliccato da decine di internauti, Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, chiede che il video venga rimosso dalle autorità perché la violenza e la celebrazione della morte di un bambino non può mai essere tollerata anche quando si riferisce al peggior dittatore che la storia dell’umanità abbia conosciuto.

Nuovo regolamento UE sugli sbiancanti dentali. Solo dal dentista quelli potenti.

Nuovo regolamento UE sugli sbiancanti dentali. Solo dal dentista quelli potenti. L’UE interviene per tutelare la salute dei consumatori contro i rischi degli sbiancanti dentali. A segnalarlo è Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti” che rileva come con due regolamenti le istituzioni europee hanno introdotto, a partire dall'11 luglio 2013, alcune modifiche riguardanti i prodotti per lo sbiancamento o lo schiarimento dei denti (sbiancanti dentali) con concentrazione > 0,1 % e ≤ 6 % di perossido di idrogeno. Data la natura vincolante dei due regolamenti in questione, gli stessi sono obbligatori in tutti i loro elementi e direttamente applicabili in ciascuno degli stati membri dell’Unione europea. In particolare, a far data dall'11 luglio scorso i prodotti cosmetici a base di perossido di idrogeno (H2O2), devono essere conformi alle disposizioni delle due disposizione di seguito citate: - Regolamento (CE) N. 1223/2009 sui prodotti cosmetici, del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009, che sostituisce la direttiva 76/768/CEE del Consiglio del 27 luglio 1976, concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai prodotti cosmetici, e tutte le sue successive direttive di modifica per adeguamento degli allegati al progresso tecnico. - Regolamento (UE) N. 344/2013 della Commissione del 4 aprile 2013, che modifica gli allegati II, III, V e VI del Regolamento (CE) n. 1223/2009. Per ciò che concerne le modifiche essenziali alla normativa precedente bisogna fare particolare riferimento all’allegato III, numero d’ordine 12, del Regolamento (UE) N. 344/2013, che prevede che a partire dall’11 luglio 2013: 1. In primo luogo che i prodotti per lo sbiancamento o lo schiarimento dei denti (sbiancanti dentali) con concentrazione > 0,1 % e ≤ 6 % di perossido di idrogeno, presente o liberato, attualmente classificati come dispositivi medici e marcati CE ai sensi della Direttiva 93/42/CEE, non possono più essere immessi sul mercato come tali ma solo come cosmetici in conformità ai due regolamenti. 2. I prodotti sbiancanti dentali con concentrazione > 0,1 % ≤ 6 % di perossido di idrogeno, presente o liberato, classificati come dispositivi medici e marcati CE già presenti sul mercato non possono essere venduti o distribuiti al consumatore finale. 3. I prodotti con una concentrazione > 0,1 % ≤ 6 % possono essere venduti esclusivamente dai dentisti a cui viene riservata, sotto la loro diretta supervisione, la prima utilizzazione. In seguito, il prodotto deve essere fornito al consumatore per completare il ciclo di utilizzo. 4. I prodotti per lo sbiancamento dei denti con una concentrazione di perossido di idrogeno inferiore allo 0,1% possono invece continuare ad essere venduti in farmacia.

Bevande analcoliche zuccherine riducono la fertilità? Lo dice uno studio

Bevande analcoliche zuccherine riducono la fertilità? Ricercatori statunitensi rivelano che un elevato consumo di bibite può essere pericoloso per la salute anche nel campo della riproduzione. Senza dubbio sono tra i nemici del popolo già in sovrappeso, ma presto le bibite zuccherine e quelle a base di soda potrebbero essere eliminate dalle dispense e dai frigoriferi degli aspiranti genitori se si arrivasse ad una consapevolezza di massa che, semplicemente, fanno male. Secondo i ricercatori dell'Università dello Utah, infatti, un elevato consumo di bevande zuccherate potrebbe addirittura ridurre la fertilità. Questi risultati sorprendenti sono il risultato di una ricerca condotta sui topi. Mentre la metà delle cavie ha seguito una dieta tipica, l'altra è stato sottoposta a un consumo equivalente all'assorbimento di tre lattine di soda al giorno per un essere umano. Il risultato è stato chiaro: il tasso di mortalità femminile è di due volte superiore al normale e la capacità dei maschi di mantenere il territorio e riprodursi si riduce di un quarto. Gli studiosi hanno confermato come i loro risultati dimostrano che gli zuccheri aggiunti consumati a livelli attualmente considerati sicuri hanno notevoli impatti negativi sulla salute. È ovvio che i risultati osservati nei topi non si applicano automaticamente per l'uomo, ma come “Sportello dei Diritti”, spiega Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dell’associazione, siamo impegnati da anni contro l’eccesso nel consumo di bevande gassate e zuccherine per i danni alla salute che possono comportare ed avevamo salutato con un plauso la più volte annunciata sovrattassa promessa più volte dai ministri della Salute che si sono succeduti negli anni che evidentemente sono ben consapevoli delle conseguenze sociali che comportano diete che pongono alla base anche tali prodotti, ma che poi è stata sempre eliminata dai provvedimenti dati per certi su pressione della lobby mondiale delle bevande. Al contempo quest’ennesima ricerca, ove confermata, costituirebbe l’ennesima riprova delle conseguenze dannose delle bevande zuccherine e gassate sulla salute dei cittadini ed in particolare dei più giovani, cui una pubblicità martellante ed i costi accessibili le hanno fatte diventare dei must arrivando addirittura, in non sporadici casi, a sostituire l’acqua come bevanda per dissetarsi. Che non sia giunta finalmente l’ora di adottare politiche effettivamente disincentivanti?

sabato 24 agosto 2013

Stop agli ausiliari degli incidenti e della viabilità.

Ausiliari degli incidenti e della viabilità. Lo “Sportello dei Diritti” chiede che venga stralciata questa proposta d’innovazione del Codice della Strada. Serve la massima professionalità da parte degli addetti ai lavori nei rilievi relativi ai sinistri stradali Tra le più importanti novità per il codice della strada, sarebbe stata paventata la possibilità per gli organi stradali di affidare ad ausiliari appositamente abilitati, il rilievo degli incidenti stradali senza feriti e i servizi di viabilità in occasione di sinistri, lavori, depositi, fiere o altre manifestazioni. Ebbene, Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene che la proposta sia da stralciare immediatamente perché le mansioni di cui si parla dovrebbero essere sempre affidate a operatori di polizia stradale ancor più preparati e pronti, e non a soggetti improvvisati e non sempre all’altezza della situazione anche perché provvisti di ridotte funzioni di polizia. In particolare, il momento dei rilievi relativi a sinistri stradali assume una particolare importanza ai fini della determinazione dell’esatta dinamica e delle precise responsabilità e richiede una preparazione tecnica della quale solo organi veramente competenti sono in possesso. Ed anzi, sono anni che lo “Sportello dei Diritti” lamenta una generalizzata riduzione della formazione professionale degli agenti di tutte le forze di polizia stradale, che non solo mortificati nelle proprie funzioni ridotte troppo spesso a quelle di semplici redattori di verbali per recuperare risorse per gli enti di appartenenza, a causa dei tagli alla spesa pubblica sono quasi sempre costretti ad autoaggiornarsi su normative quali quelle connesse al codice della strada e alla circolazione stradale che cambiano con altissima frequenza e non sono sempre dotati delle necessarie strumentazioni ai fini dei rilievi tecnici.

Febbre del Nilo Occidentale. Segnalati tre nuovi casi in Italia nelle province di Ferrara e Modena

Febbre del Nilo Occidentale. Segnalati tre nuovi casi in Italia nelle province di Ferrara e Modena Gli aggiornamenti dello “Sportello dei Diritti” circa i contagi della temibile febbre del Nilo Occidentale segnano, purtroppo tre nuovi casi in Italia, in particolare in Emilia Romagna dove sono stati segnalati due casi nella Provincia di Modena ed uno in quella di Ferrara. In questa regione, tre casi sono stati segnalati nel 2008 e nove nel 2009. Quindi sino al 22 agosto e dall’inizio del 2013, 42 casi di virus nell'uomo sono stati segnalati nell'UE e 176 nei paesi limitrofi. Solo durante la scorsa settimana, ben 12 nuovi casi sono stati rilevati nell'UE. La Grecia ha segnalato nove nuovi casi nelle aree con precedenti (Attiki 4, Kavala 2, Salonicco 1, Xanthi 2). Inoltre, il probabile luogo dell'infezione del caso segnalato dall'Austria il 14 agosto è stato identificato in un quartiere di Sankt Pölten, capoluogo del land della Bassa Austria. Nei paesi limitrofi, sempre nella scorsa settimana sono 57 i nuovi contagi ufficialmente denunciati. Israele ha riferito sette nuovi casi nei distretti con precedenti (Central 2, Haifa 4, Tel Aviv 1). Il Montenegro ha segnalato il primo caso quest'anno nella regione di Podgorica, un'area già segnalata come probabile luogo dell'infezione umana nel 2012. La Federazione Russa ne conta 17 nuovi. La Serbia è lo stato più colpito con 32 nuovi casi segnalati. Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ricorda che il rapporto settimanale dell’ECDC, sulla febbre del Nilo occidentale comprende la mappa della attuale distribuzione geografica dei casi umani autoctoni segnalati nell'UE e nei paesi vicini, un aggiornamento della situazione e una tabella che presenta i casi nei paesi e le zone colpite. Tutte le informazioni sono fornite al fine di informare le autorità competenti responsabili per la sicurezza della salute nelle zone con in corso di trasmissione del virus del Nilo occidentale agli esseri umani al fine di sostenere l'attuazione delle normative vigenti. In particolare, secondo la legislazione sulla sicurezza sangue dell'UE, gli Stati membri devono avviare tutte le misure di controllo per garantire la sicurezza del sangue nel caso di contagi del virus in questione. Una sfida importante per l'attuazione del suddetto regolamento è la raccolta tempestiva di informazioni accurate sulle zone colpite.

giovedì 22 agosto 2013

Nuove restrizioni per l’antidolorifico Diclofenac a seguito delle valutazioni dell’Agenzia del Farmaco Europea (EMA)

Nuove restrizioni per l’antidolorifico Diclofenac a seguito delle valutazioni dell’Agenzia del Farmaco Europea (EMA) L'agenzia del farmaco francese, ANSM, ha invitato i professionisti sanitari a limitare l'uso di Diclofenac (principio attivo del più noto Voltaren e di molti altri generici) per ridurre al minimo i rischi cardiovascolari del farmaco utilizzato come anti-infiammatorio, antireumatico e soprattutto come analgesico e quindi per alleviare il dolore e le infiammazioni. Queste nuove restrizioni hanno fatto seguito alle valutazioni dell'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) che ha dimostrato un aumento del rischio di trombosi arteriosa (coaguli nelle arterie) ed ha determinato la diffusione delle nuove raccomandazioni a livello europeo. Diclofenac ora è controindicato nei pazienti con insufficienza cardiaca nota o con una storia di infarto del miocardio o accidente cerebrovascolare (ictus). Per i pazienti già trattati con diclofenac e affetti da malattie cardiovascolari, il trattamento dovrebbe quindi essere rivalutato dal proprio medico. Nel caso di nuova terapia, deve essere iniziata solo dopo una valutazione del rapporto rischio-beneficio in pazienti con determinati fattori di rischio cardiovascolare (ipertensione, iperlipidemia, diabete e fumo). In ogni caso, aggiunge la ANSM, i medici sono invitati a prescrivere "la dose efficace di diclofenac più bassa possibile, e per il minor tempo possibile garantendo un controllo dei sintomi". L’EMA ha riesaminato il Diclofenac l'anno scorso e all'inizio dell'anno su richiesta del Regno Unito, a causa di dati riferiti a un piccolo aumento del rischio di tali effetti avversi cardiovascolari del diclofenac in rapporto con altri farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS). I risultati hanno dimostrato che per ogni 1.000 pazienti trattati con Diclofenac nel corso di un anno, tre pazienti avevano sviluppato eventi vascolari maggiori rispetto a quelli trattati con placebo. Dev’essere ricordato anche che il Diclofenac è il principio attivo di diversi farmaci venduti sotto marchi quali Voltaren, Artotec, Flector e parecchi altri generici (di seguito il link relativo a tutti i farmaci venduti in Italia contenenti il Diclofenac: http://www.infofarma.it/principio-attivo.htm?q=diclofenac). Questi farmaci sono disponibili in forma di compresse, soluzioni iniettabili o anche di gel o pomate, ma questi ultimi due non risentono delle restrizioni sull'uso. Nell’occasione l’ANSM ha ricordato a tutti che i FANS possono causare effetti avversi potenzialmente gravi, specialmente gastrointestinali, cardiovascolari e renali e si dovrebbe rivalutare le loro necessità in caso di dolore cronico in quanto agiscono solo sui sintomi senza affrontare la causa. Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti fa presente che nel luglio di quest’anno anche l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha emanato una "Dear doctor letter" in cui sottolinea che il Diclofenac può essere associato ad un aumentato rischio di trombosi arteriosa, simile a quello degli inibitori selettivi della COX-2, e pertanto risulta controindicato nei soggetti con insufficienza cardiaca congestizia, cardiopatia ischemica, arteriopatia periferica e malattie cerebrovascolari.

mercoledì 21 agosto 2013

Diritti umani: "iniziativa razzista" il muro ‘anti-rom’ a Kosice in Slovacchia che ha irritato la UE

Diritti umani: "iniziativa razzista" il muro ‘anti-rom’ a Kosice in Slovacchia che ha irritato la UE. La città è appena stata designata come una delle Capitali europee della Cultura 2013. Lo “ Sportello dei diritti “ l’UE revochi immediatamente la candidatura “ La Commissione europea ha chiesto la distruzione immediata di un muro in cemento che si trova nella città di Košice, nella parte orientale della Slovacchia. Il muro servirebbe ad isolare una comunità Rom all’interno di un parcheggio. Si tratta di una costruzione eretta intorno ad un parcheggio e voluta dai cittadini, allarmati per il numero di furti che si verificavano nel quartiere, in maniera particolare alle automobili. Il muro, di 25 metri di lunghezza e alto 2 metri, impedisce ai Rom di raggiungere il centro citta' passando per le proprietà private. Il nuovo muro in realta' ne segue un altro che era stato costruito dalle autorita' locali alcuni anni or sono. Il Consiglio comunale difese il primo muro puntando sulla necessita' di riduzione del rumore, sostenendo allo stesso tempo che poteva essere utilizzato anche per giocare a tennis e squash. La barriera, che ora e' lunga 500 metri in totale, impedisce ai Rom di utilizzare un prato come scorciatoia per il centro citta'. La polizia non ha però accusato o arrestato membri della comunità Rom. Per Androulla Vassiliou, Commissaria europea per l’Educazione e la Cultura, in una lettera al sindaco di Košice, Richard Rasi.ha dichiarato che la costruzione di barriere fisiche rappresenti una rottura totale con quelli che sono i valori sui quali si fonda l’Unione europea come, appunto, il rispetto della dignità umana e i diritti dell’uomo, compresi quelli delle minoranze. Il muro va quindi abbattuto. Košice è una metropoli di 240mila abitanti, oltre che uno dei poli industriali del Paese. La città è appena stata designata come una delle Capitali europee della Cultura e la. costruzione di un muro 'anti-rom' che è causa di "segregazione" di una parte della popolazione è "incompatibile con la ragione del titolo di Capitale europea della cultura", ha protestato Vassiliou. Il muro di cui parla Vassiliou non è il solo nel paese: se ne contano 8 nella sola regione, tutti costruiti dal 2009 in avanti. In tutto, in Slovacchia, sono 14, riportano il quotidiano Libération e il sito romovia.sme.sk. La comunità Rom in Slovacchia conta circa 106mila persone, su una popolazione totale di 5,4 milioni di abitanti. Il numero è probabilmente più alto, ma chiaramente di difficile stima. Arne Mann, studiosa all’Accademia slovacca delle Scienze sostiene, infatti, che in realtà si tratti di 350mila persone, che in maggioranza vivono in case senza elettricità né acqua, lontane dai maggiori centri abitati. Intanto il sindaco di Košice ha fatto sapere che il muro in questione era stato costruito dalla precedente amministrazione in maniera illegale e che non era stata data, ancora, alcuna autorizzazione. Inoltre, ha scritto una lettera al Commissario europeo per la Cultura Androulla Vassiliou nella quale assicura che le autorità comunali intraprenderanno un’azione legale per la rimozione di un muro che separa un certo numero di famiglie rom dalla maggioranza “bianca” degli slovacchi nel quartiere Kosice-Zapad. La lettera, seguiva in risposta alle proteste della Vassiliou sulla violazione, con l’erezione del muro, della posizione dell’UE nei riguardi di razzismo e segregazione. Per Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, atti di violenza e sgomberi di campi avvengono quotidianamente in tutta Europa nell’indifferenza quasi generale, sia della società civile che delle classi politiche. In molti villaggi europei le comunità Rom vivono separate dal resto della popolazione, spesso segregate da muri costruiti dalle autorità apposta per isolarli. mentre l’elenco delle discriminazioni potrebbe essere molto più lungo. Anche in Italia anche se il muro in realtà è una cancellata è stata costruita 350 metri di barriera per impedire ai nomadi di entrare in un'area usata da anni come accampamento anche se abusivo. Uno dei primi sbarramenti del genere in Italia, costruito non in un comune a guida leghista, ma a Sesto San Giovanni, l'ex Stalingrado di Italia. Proprio per tali ragioni, poiché si sta pericolosamente affermando l’idea che questi atti di violenza rientrino nella normalità, il sussulto della Commissaria europea per l’Educazione e la Cultura è servito a ricordare che i valori sui quali si fonda l’Unione europea sono il rispetto della dignità umana e i diritti dell’uomo, compresi quelli delle minoranze.

Possibile scandalo in Germania sui dati medici dei pazienti venduti alle case farmaceutiche

Possibile scandalo in Germania sui dati medici dei pazienti venduti alle case farmaceutiche. Milioni di pazienti sarebbero stati spiati. E in Italia? Un articolo del Der Spiegel apparso nei giorni scorsi in Germania nei giorni scorsi ha sollevato un possibile scandalo circa la vendita di dati riservati sulle prescrizioni mediche di milioni di pazienti da parte di istituti di ricerca ed elaborazione dati che poi li rivenderebbero alle case farmaceutiche che in questo modo sarebbero in possesso di informazioni preziose circa la salute dei cittadini. Milioni di dati delle ricette di 42 milioni di cittadini tedeschi, infatti, sarebbero entrati in possesso delle case farmaceutiche attraverso l’acquisto da società di ricerche di mercato quali IMS Health, il gruppo americano che è presente in più di cento paesi, che acquisterebbe le informazioni del paziente in forma criptata dalla banca dati delle farmacie, VSA di Monaco di Baviera, nella Germania meridionale secondo il "Der Spiegel". È ovvio che una notizia del genere che secondo alcuni commentatori è uno dei più grossi scandali degli ultimi tempi in Germania, per Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, fa sorgere il dubbio di chiedersi se analoghe politiche siano state effettuate anche in Italia per conoscere il comportamento dei medici circa la prescrizione dei farmaci e per consentire alle case farmaceutiche di effettuare marketing mirati per la commercializzazione dei propri prodotti una volta entrati in possesso di informazioni così importanti anche dei pazienti italiani.

In Israele sarà eretto un monumento ai gay perseguitati dai nazisti

In Israele sarà eretto un monumento ai gay perseguitati dai nazisti. Sarà nel Meir Park di Tel Aviv e avrà un simbolico triangolo rosa, il distintivo utilizzato dai nazisti per contrassegnare gli omosessuali. Mentre in Italia continua a discutersi senza alcun risultato su una legge contro l’omofobia che lo “Sportello dei Diritti”, ritiene assolutamente necessaria in assenza di una sedimentata cultura dell’uguaglianza e dei Diritti nel Nostro Paese, Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dell’associazione, plaude l’iniziativa in Israele dove verrà realizzato il primo monumento dedicato agli omosessuali perseguitati dai nazisti che sarà eretto nella Meir Park di Tel Aviv (Gan Meir) vicino alla sede del Gay Center e che avrà un simbolico triangolo rosa, il distintivo utilizzato dal regime totalitario nazisti per contrassegnare gli omosessuali. Certo un simbolo, ma un segnale forte in un momento in cui l’omofobia pare stia crescendo legittimata purtroppo anche dall’introduzione di normative, come quella della Federazione Russa che tante legittime polemiche ha innescato a livello internazionale.

lunedì 19 agosto 2013

Acne: il Roaccutan efficace ma associato a gravi effetti indesiderati. Addirittura rilevato rischio depressione sino al suicidio

Acne: il Roaccutan efficace ma associato a gravi effetti indesiderati. Addirittura rilevato rischio depressione sino al suicidio fino ad un anno dopo la fine del trattamento. Non sono pochi, i giovani che hanno problemi di acne, spesso in forma acuta. Per il trattamento di questa patologia, vi sono numerosi farmaci, ma l’Isotretinoina (acido-cis-13-retinoico), in Italia commercializzata con il nome di Roaccutan (Accutane negli Stati Uniti), è quello attualmente più potente, oggi disponibile, per il trattamento della forma grave di acne. Un ciclo di trattamento con Isotretinoina della durata di 5 mesi permette una remissione prolungata dell’acne in più dell’85% dei pazienti. Alcuni pazienti possono richiedere più di 1 ciclo di trattamento. Il farmaco in questione, secondo quanto è dato apprendere da alcune ricerche, presenta alcune controindicazioni che è sempre opportuno conoscere prima d’iniziare il trattamento. Tra i rischi, è noto che può causare aborto e gravi difetti al nascituro. Inoltre, i pazienti che assumono il farmaco possono incorrere in gravi problemi che interessano un certo numero di organi, tra cui il fegato, l’intestino, gli occhi, il naso e l’apparato scheletrico. Poiché l’Isotretinoina è un farmaco ad alto rischio il suo impiego dovrebbe essere riservato ai casi di acne cistica recalcitrante grave. Questo tipo di acne è resistente al trattamento standard, tra cui gli antibiotici, ed è caratterizzata da molte lesioni infiammatorie nodulari e cistiche piene di pus. Queste lesioni possono causare dolore, cicatrici permanenti ed effetti psicologici negativi. L’FDA (Food and Drug Administration), l’afenzia federale statunitense che vigila sui farmaci, ha approvato l’Isotretinoina nel 1982 e, da allora, quasi 5 milioni di americani e 12 milioni nel mondo sono state trattati con Isotretinoina, secondo i dati forniti dalla casa produttrice Roche. La metà delle persone che assumono il farmaco sono di sesso femminile, la maggior parte delle quali è in età fertile ( 15-44 anni ). Il rischio di difetti alla nascita tra le donne che assumono l’Isotretinoina è estremamente alto. Questi difetti comprendono idrocefalia e microcefalia, difetti cardiaci, deformità facciali, come labbra leporine e orecchie mancanti, e ritardo mentale. Dati di letteratura indicano che il 5-35% dei feti esposti all’Isotretinoina andranno incontro ad una malformazione. Nonostante nella scheda tecnica del prodotto fosse indicata la tossicità fetale, diverse segnalazioni di gravi difetti alla nascita sono giunte subito dopo la commercializzazione del farmaco. Allo scopo di ridurre l’uso del farmaco in donne fecondate, la società produttrice Roche, nel 1988, diede vita al Programma PPP (Pregnacy Prevention Program), in italiano Programma di Prevenzione della Gravidanza, per educare ulteriormente le donne ed i medici ad evitare i casi di tossicità fetale. Alle donne in età fertile che assumevano Isotretinoina veniva anche consigliato di seguire un programma anticoncezionale un mese prima, durante, ed un mese dopo il trattamento. Tuttavia, il Programma PPP non è riuscito ad eliminare del tutto le gravidanze in donne che stavano assumendo l’Isotretinoina. Nel 2005, è stato approvato il Programma iPLEDGE con maggiori restrizioni. iPLEDGE permette di ricevere una confezione di Isotretinoina solo se le donne vengono registrate in questo programma elettronico. Al di la di questi aspetti più noti e pertanto oggetto di maggiore attenzione da parte dei soggetti, in particolare donne che l’assumono, e dei sanitari che la prescrivono, vi sono altre avvertenze sulle quali lo “Sportello dei Diritti”, vuole porre l’accento per ricordare che questo farmaco deve essere prescritto solamente da o sotto la supervisione di medici che abbiano esperienza nell’uso dei retinoidi sistemici per il trattamento dell’acne grave e che comprendano pienamente il rischio del trattamento con isotretinoina e la necessità di monitoraggio. Infatti, in alcuni pazienti, l’assunzione dell’Isotretinoina è associata a gravi disturbi psichiatrici. Nonostante che la depressione fosse inserita nella scheda tecnica di prodotto, l’FDA nel 1998 ha ritenuto opportuno ri-sottolineare il pericolo di gravi disturbi psichiatrici nel corso del trattamento con Isotretinoina. Nella scheda tecnica è stata inserita l’avvertenza che l’assunzione di Isotretinoina può produrre depressione e psicosi, e che in rari casi il paziente può andare incontro ad ideazione suicidaria, tentativi di suicidio e suicidio. Tuttavia la relazione tra Isotretinoina e depressione non è stata scientificamente dimostrata. È ovvio, infatti, che alcuni pazienti, all’atto di assumere l’Isotretinoina, potrebbero già soffrire di depressione. Come detto, il farmaco in questione viene utilizzano per la cura di forme severe di acne nodulare recalcitrante. Tuttavia, la pubblicazione di alcuni case-report e la segnalazione spontanea di reazioni avverse hanno suggerito un'associazione tra isotretinoina, depressione e comportamenti suicidari, anche se gli studi effettuati hanno fornito risultati contrastanti. Quindi, in tal senso, è opportuno riportare un'ampia sintesi di una ricerca pubblicata sul British Medical Journal. In questo studio sono stati presi in considerazione pazienti trattati con isotretinoina per l'acne grave tra il 1980 e il 1990 e di età compresa tra 15 e 49 anni al momento della prima prescrizione. I dati sono stati collegati a quelli dei registri dei ricoveri ospedalieri e di mortalità (1980-2001). Nel corso dello studio è stato effettuato, in 3 diverse finestre temporali (prima, durante e dopo il trattamento), un confronto tra il tasso di tentati suicidi nel gruppo preso in esame e quello nella popolazione generale utilizzando il registro nazionale dei ricoveri ospedalieri. I dati sono stati stratificati per sesso, 5 fasce di età e per anno di calendario allo scopo di calcolare il numero atteso di eventi nella popolazione in studio in ciascuna finestra temporale. L'outcome principale era rappresentato dal tasso di incidenza standardizzato (calcolato dal rapporto tra numero di tentati suicidi osservati e numero di eventi attesi standardizzati per sesso, età ed anno) calcolato a partire dai 3 anni precedenti, durante e fino a 15 anni dopo la fine del trattamento. Sono stati esaminati 5.756 pazienti di cui il 63% di sesso maschile. L'età media per gli uomini era di 22,3 anni, mentre per le donne era 27,1 anni. La durata media del trattamento era di 6 mesi per gli uomini (durata totale 1.819 anni-persona) e 6,1 mesi per le donne (durata totale 1.091 anni-persona). Oltre il 90% dei pazienti ha ricevuto un solo ciclo di trattamento. Tra il 1980 e il 2001, il 2,2% dei pazienti (1,9% degli uomini; 2,7% delle donne) è stato ricoverato almeno una volta per tentato suicidio, per un totale di 210 ricoveri registrati (1,6 per persona). Il tasso di incidenza standardizzato, ricavato confrontando il gruppo in esame con la popolazione generale, è aumentato gradualmente per il primo tentativo di suicidio da 0,89 (IC 95% 0,54-1,37) nei 3 anni prima del trattamento a 1,36 (0,65-2,50) nell'anno precedente il trattamento del primo tentato suicidio e da 0,99 (0,65-1,44) nei 3 anni prima del trattamento a 1,57 (0,86-2,63) nell'anno precedente il trattamento per tutti i tentativi. Il rischio è risultato maggiore nei 6 mesi successivi all'inizio del trattamento: 1,93 (1,08-3,18) per il primo tentativo e 1,78 (1,04-2,85) per tutti i tentativi. Infine, è stata osservata una diminuzione del tasso di incidenza standardizzato nei 3 anni successivi al trattamento: 0,97(0,64-1,40) per i primi tentativi e 1,04 (0,74-1,43) per tutti i tentativi. Non è stata rilevata alcuna differenza statisticamente significativa nella dose giornaliera prescritta o nella durata del trattamento tra le persone che hanno tentato il suicidio e quelle esaminate in totale. Tuttavia, 14 pazienti (donne) che avevano tentato il suicidio dopo il trattamento avevano ricevuto 2 o più cicli di trattamento (24%; 13-35%) rispetto alle donne mai ricoverate per tentato suicidio (9%, 8-10%) (p<0,001). I pazienti con un tentativo di suicidio precedente al trattamento (n=32) non hanno mostrato un aumento delle tendenze suicide durante o dopo il trattamento: 12 di questi pazienti hanno ritentato o compiuto il suicidio durante il follow-up. Al contrario, dei 14 pazienti con un primo tentativo di suicidio durante o entro sei mesi dalla fine del trattamento, 10 hanno ritentato o compiuto il suicidio durante il follow-up (p=0,034). Confrontando i tassi relativi all'anno precedente al trattamento (1,66/1000 anni-persona) con il tasso nei sei mesi successivi al trattamento (2,52/1000 anni-persona), la differenza di tasso più elevata è stata correlata ai primi tentativi di suicidio: 0,86 casi per 1000 anni-persona (da -0,78 a 2,50). Per tutti i tentativi, la differenza corrispondente era 0,40 (da -1,46 a 2,26) per 1000 anni-persona. Alla fine del 2001 sono stati registrati 17 suicidi tra i pazienti maschi (1 durante il trattamento e 2 nell'anno successivo) e 7 tra le donne (0,4%). Il tasso di mortalità standardizzato nei pazienti maschi suicidatisi nell'anno successivo al trattamento era pari a 1,9 (0,4-5,4), mentre nelle pazienti è risultato pari a 1,8 (0,7-3,9) negli 11 anni successivi al trattamento Per Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, l'aumento del rischio di tentato suicidio nei 6 mesi successivi alla fine del trattamento con isotretinoina potrebbe giustificare un monitoraggio più stretto dei pazienti a rischio di suicidio fino ad un anno dopo la fine del trattamento.

Medicina rigenerativa: scienziati australiani sarebbero in grado di "crescere" i reni per i pazienti

Medicina rigenerativa: scienziati australiani sarebbero in grado di "crescere" i reni per i pazienti L’Australia si sta dimostrando un Paese da prendere da esempio per gli investimenti pubblici in ricerca. L’ultima notizia che Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ritiene opportuno riportare in tal senso per dimostrare come siano importante gli investimenti in ricerca per una nazione che punta allo sviluppo ed anche alla salute dei propri cittadini è quella apparsa in data di ieri secondo cui alcuni scienziati sarebbero in grado di far “crescere” i reni per pazienti a seguito di un piano del primo ministro Kevin Rudd per sviluppare la medicina rigenerativa in Australia. Il premier Rudd illustrerà prossimamente a Brisbane, infatti, il suo piano affinchè ’Australia possa svolgere un ruolo di primo piano nella nuova frontiera della sanità e delle cure sanitarie nello sviluppo e nella commercializzazione della medicina rigenerativa, che sostiene o rigenera le cellule umane, tessuti o organi, dove annuncerà un fondo di investimento di ben 250 milioni di dollari australiani per incentivar scoperte nel campo della ricerca medica che possano partire dal laboratorio per arrivare al paziente. Il fondo di investimento includerà altri $ 125milioni che arriveranno dal settore privato. Nel caso dell’ “ingegneria” dei reni completamente generati per i pazienti, contribuirebbe a ridurre il carico sul welfare delle malattie renali, riducendo la pressione sulle liste dei trapianti di rene e per evitare trattamenti invasivi come la dialisi. Basti pensare che i costi stimati per il trattamento delle malattie renali allo stadio terminale nel decennio 2009-2020 è stimato in circa 12 miliardi di dollari australiani. Lo stesso Rudd ha sottolineato come “ Nel 20° secolo, i progressi nella immunizzazione erano una forza trainante per migliorare il benessere umano”, mentre “Nel 21° secolo, la nuova frontiera per la medicina sarà quella biologica, rigenerativa e genomica”. Mentre in Italia, peraltro si dibatte ampiamente e si perde prezioso tempo sui trattamenti a base di cellule staminali e si tagliano i fondi alla ricerca in Australia il premier incoraggia con uno sforzo economica pubblico notevole a sostegno della scienza e delle necessità degli scienziati con una visione a lungo termine perché convinto degli effetti positivi a lungo periodo sulla popolazione residente.

domenica 18 agosto 2013

Smartphone e tablet, in pericolo la vista dei vostri figli

Smartphone e tablet, in pericolo la vista dei vostri figli. Nei centri oculistici e oftalmologici sono sempre di più i bambini e i giovani che si presentano con occhi infiammati ed emicranie. Il parere di alcuni esperti Se è sotto gli occhi di tutti la rivoluzione sociale determinata dalla diffusione di smartphone, pad e tablet il cui utilizzo è diventato fenomeno di massa, non sono però ancora definite le conseguenze che questo massivo uso da parte di tutte le categorie di cittadini, di tutte le età, possa portare al singolo ed al modo d’interagire della collettività. È certo però che una buona regola è quella di fare sin da subito attenzione alla salute degli occhi dei più piccoli per non parlare di quella mentale. Non si contano più, infatti, i genitori che hanno voluto o vorranno soddisfare il desiderio dei propri figli di possedere uno smartphone, un pad o un tablet. Ma prima di avere chiaro il quadro se l’utilizzo da parte dei bambini possa causare patologie psichiche, in attesa di studi in merito, Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ritiene doveroso riportare quanto sostenuto da alcuni esperti oftalmologi e oculisti sui rischi per gli occhi dei più giovani. Partiamo da ciò che sostiene Jan Vonderlin, portavoce della clinica oftalmologica di Zurigo Pallas secondo cui "L'intenso utilizzo di smartphone rappresenta un problema" di cui bisogna tenere conto per la salute dei propri figli. In particolare, sarebbero proprio i più giovani a soffrire di disturbi nella capacità di concentrazione. Ciò perché gli occhi e di conseguenza il cervello sono sottoposti a uno sforzo maggiore quando devono fissare costantemente uno schermo così piccolo come lo è quello di uno smartphone o di un tablet. Un affaticamento che può essere causa di occhi infiammati, lacrimanti e irritati. Tali dati vengono dalla constatazione diretta dei pazienti che si presentano negli ambulatori o nelle cliniche oculistiche per i quali è possibile verificare che la ragione del loro problema ha origine proprio nell'utilizzo eccessivo di smartphone e tablet e tutti questi nuovi strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie. Tanto che è stato possibile verificare che tra i giovani è stato osservato un aumento dell'utilizzo di collirio. Inoltre, sempre a detta degli esperti, la sindrome di visione a questi schermi può portare anche ad un indebolimento della capacità di messa a fuoco, tant’è che un giovane su 10 avrebbe difficoltà a mettere a fuoco un oggetto che si trova nelle sue vicinanze. Mentre è noto che negli ultimi anni sono aumentati, e di molto, i casi di sindrome di visione al computer. Su un articolo apparso sul quotidiano Daily Mail di giovedì scorso, l'oftalmologo inglese David Allamby, ha addirittura azzardato un ipotesi drammatica sulle conseguenze future che questi abusi potranno comportare sulla popolazione vivente: fino alla metà dei bambini che oggi hanno 10 anni, tra venti anni potranno diventare miopi. La causa sarebbe da attribuire al vizio che hanno tanti ragazzi di stare con lo sguardo fisso a brevissima distanza, a volte a soli 10 centimetri, ai piccoli schermi degli smartphone per lunghi periodi di tempi, che si protraggono per ore. Dall’altra parte vi è però chi tra gli addetti ai lavori chi contesta le considerazioni giunte dal Regno Unito. Sempre dalla Svizzera, in particolare dall'Istituto di optometria all'Alta Scuola della Svizzera Nord-Occidentale, il direttore Roger Crelier, ha rilevato come non vi siano studi dimostranti la relazione tra l'utilizzo degli smartphones e la miopia. E ha precisato che "con l'utilizzo normale di smartphones non sussistono pericoli per la propria vista". È ovvio però che per lo “Sportello dei Diritti” la prudenza non è mai troppa e se proprio non si può fare a meno ad evitare di acquistare uno smartphone o un tablet ai propri pargoli è giusto, però, educarli ad un utilizzo corretto per evitare o comunque ridurre qualsiasi rischio per il futuro.

venerdì 16 agosto 2013

Gli amanti della birra bevono in quantità eccessiva e consumano sostanze illegali. Soprattutto fra i giovani

Gli amanti della birra bevono in quantità eccessiva e consumano sostanze illegali. Soprattutto fra i giovani. Lo dice uno studio svizzero. Il governo ed il legislatore introducano misure disincentivanti al consumo eccessivo di alcol Secondo una ricerca condotta dall'Università di Zurigo e dal policlinico universitario vodese i giovani uomini che amano la birra adottano comportamenti più a rischio rispetto ai loro coetanei che preferiscono il vino o che non hanno una predilezione per una bevanda alcolica in particolare. Peraltro, gli amanti della birra berrebbero in quantità eccessiva e consumerebbero più sostanze illegali. L'indagine ha riguardato 5.400 uomini di 20 anni di età media provenienti da tutta la Svizzera e di tutti i ceti sociali. Ciò che emerso é abbastanza chiaro: durante una settimana, i bevitori di birra consumano spesso più di una ventina di bevande alcoliche e tendono a fumare cannabis almeno una volta. Inoltre, ammettono di aver provato una sostanza illegale negli ultimi dodici mesi. Gli amanti del vino, invece, sarebbero meno attratti dagli stupefacenti. La birra risulta essere la bevanda alcolica preferita dai giovani. Un terzo delle persone interrogate apprezza il luppolo, mentre il 5% privilegia il vino. Per Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, anche se la ricerca riguarda un paese nel quale la birra é una bevanda tipica, i risultati non dovrebbero comunque discostarsi dalla realtà italiana perché di questi tempi a favore della birra gioca il prezzo che la rende maggiormente accessibile ai giovani adulti come confermato anche dal dottor Meichun Mohler-Kuo, dell'Istituto di medicina preventiva dell'Università di Zurigo. Questa bevanda, inoltre, si trova spesso nelle feste e nei concerti, dove i comportamenti a rischio sono frequenti. Nell'ottica di prevenzione dall'abuso dell'alcol che da anni denota una delle attività dell'associazione, i dati in questione dovrebbero far procedere il governo ed il legislatore ad adottare ogni tipo di misura disincentivante al consumo di tale bevanda tra le fasce più giovani della popolazione a partire da un aumento della tassazione o addirittura dal l'introduzione di un'accise specifica sulla stessa.

Attenti ai falsi poliziotti sulle strade nostrane. Fingendosi agenti di polizia, riescono ad avvicinare le malcapitate vittime

Attenti ai falsi poliziotti sulle strade nostrane. Fingendosi agenti di polizia, riescono ad avvicinare le malcapitate vittime, sempre turisti anche stranieri, con il pretesto di un controllo stradale di routine. Sono tanti i turisti rimasti vittime nelle scorse settimane in Italia di criminali che si fanno passare per poliziotti in borghese. Nell'ambito delle indagini che sono seguite, le forze di polizia, anche in ragione delle testimonianze dei malcapitati automobilisti, avrebbero accertato che i falsi poliziotti viaggiavano a bordo di auto simili a quelle in uso alle forze dell'ordine e, dopo essersi qualificati come agenti di polizia o carabinieri, esibiscono alle vittime falsi distintivi sottoponendo il turista ad un decantato "controllo di polizia" nel corso del quale lo derubano. Una volta in possesso delle banconote, infatti, col pretesto di verificarne l'autenticità, ma anche di cellulari e altri beni, si allontanano per poi dileguarsi con il denaro e persino le chiavi del veicolo. Le azioni sarebbero compiute con il supporto di una vettura civetta che segnala l'arrivo delle (eventuali) vere pattuglie della polizia, tanto da far pensare a vere e proprie bande dedite a questo tipo di truffa che si spostano sulle strade italiane alla ricerca di ingenui automobilisti da depredare. Giovanni D'Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti", lancia, quindi, un appello a tutti gli utenti della strada prestare la massima attenzione quando si viene fermati per un controllo, verificando puntualmente in capo ad ogni agente che si qualifichi tale, il possesso dei requisiti previsti dalla legge ed in particolare la divisa in dotazione alle forze dell'ordine visto che i colpi messi a segno riguarda l’intero territorio nazionale da Gallipoli sino a tutte le località turistiche e le arterie di tutta la rete stradale nazionale ed a segnalare prontamente presso i numeri di pronto intervento "112" e "113" tutte le anomalie riscontrate ai posti di blocco.

Dog Park o Plastick Park? Un altro segnale del degrado in cui versa la periferia leccese

Dog Park o Plastick Park? Un altro segnale del degrado in cui versa la periferia leccese abbandonata dall'amministrazione comunale Continua il viaggio dello “Sportello dei Diritti” nella periferia leccese dopo le segnalazioni dei cittadini che si susseguono ogni giorno. Questa volta Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, si sofferma su una domanda che dovrebbe nascere spontanea appena si visualizzano le fotografie inoltrateci da un abitante della zona nei pressi di viale Giovanni Paolo II già viale dello Stadio: si tratta di un Dog Park o di un Plastick Park? Perché le foto parlano da sé: quello che doveva essere il regno del più caro amico dell'uomo é divenuta l'area della plastica tant'è letteralmente inondata da questo materiale. La colpa: come al solito dell'inciviltà dell'uomo, ma anche di un'amministrazione comunale che ha abbandonato da tempo la periferia a sé stessa come é comprovato dalle decine di denunce che pervengono ogni giorno a segnalare il degrado in cui versano le aree della città appena poco lontane dal centro cittadino. Ciò é tanto più grave alla luce degli appelli che come associazione abbiamo più volte lanciato per una necessaria inversione di rotta nell'attenzione a queste zone, chiedendo anche una vasta e accurata opera di bonifica per rendere più vivibili anche questi quartieri dimenticati.

Febbre del Nilo occidentale. Primo caso di contagio in Italia in provincia di Rovigo

Nell'interesse della cittadinanza e in ausilio delle autorità preposte, lo “Sportello dei Diritti” non si ferma nell’attività informativa circa la diffusione di patologie o di possibili epidemie in relazione del monitoraggio effettuato a seguito dell'osservazione dei dati ufficiali che provengono dalle istituzioni sanitarie anche di carattere internazionale. Purtroppo, anche quest'estate siamo costretti a segnalare che dopo i casi in Grecia, in particolare in Attica, ulteriori casi umani del temibile virus della febbre del Nilo occidentale (WNF) sono stati rilevati nell'UE e nei paesi vicini. E non é tardato ad arrivare anche il primo caso umano in Italia che è stato confermato in Veneto, nella provincia di Rovigo. Occorre precisare, in tal senso, che questa provincia non ha fatto registrare casi del virus nel 2012.Uno tra gli stati più colpiti quest'anno risulta essere la Serbia dove sono stati già segnalati 29 casi la settimana scorsa in Grad Beograd (Belgrado) e nelle regioni circostanti di Sremski, Juzno-banatski, Juzno-backi, Kolubarski e Podunavski, che sono zone recentemente interessate quest'anno. Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ricorda che la segnalazione degli eventuali primi sintomi presso i pronto soccorsi può aiutare a prevenire le gravi conseguenze che il contagio può provocare specie nei soggetti più deboli ed esposti.In particolare, il virus in questione appare con febbre moderata dopo pochi giorni di incubazione, che dura da tre a sei giorni, accompagnata da malessere generalizzato, anoressia, nausea, mal di testa, dolore oculare, mal di schiena, mialgie (dolori muscolari), tosse, eruzioni cutanee, diarrea, linfadenopatia e difficoltà a respirare. In meno del 15% dei casi, negli anziani e nei soggetti più deboli, possono aggiungersi gravi complicazioni neurologiche quali meningite o encefalite. I sintomi più comunemente riportati da pazienti ospedalizzati con la forma più severa dell'infezione erano: febbre elevata, forte mal di testa, debolezza e paralisi flaccida, sintomi gastrointestinali, modificazione dello stato mentale con disorientamento, tremori, convulsioni e coma. Più rari casi di eruzione maculopapulare o morbilliforme sul tronco, collo, braccia o gambe; atassia, segni extrapiramidali come anormalità dei nervi cranici, mielite, neurite ottica, poliraciculite, attacchi epilettiformi.Generalmente il malato si rimette spontaneamente in 3-5 giorni, ma la malattia può essere anche mortale in individui anziani e immunodepressi.Ricordiamo, inoltre, che tra l'anno scorso e quello in corso numerosi paesi dell'UE avevano segnalato casi di febbre del Nilo occidentale, in particolare Bulgaria, Croazia (membro dell’Unione dal 1° luglio 2013), Ungheria, Romania e la Nostra Italia.É peraltro importante sottolineare che l'ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) ogni settimana pubblica un rapporto informativo sulla febbre del Nilo occidentale che comprende mappe della attuale distribuzione geografica dei casi autoctoni umani nell'UE e nei paesi limitrofi, tra cui un confronto con i dati precedenti, un aggiornamento della situazione e una tabella del numero di casi di paese e zona. Esso è pubblicato sul sito dell’istituzione europea ogni venerdì pomeriggio. L'obiettivo del progetto è quello di informare le autorità competenti responsabili per la sicurezza della salute delle aree nelle quali risulta possibile il contagio del virus del Nilo occidentale agli esseri umani al fine di sostenere la loro attuazione della normativa sulla sicurezza della salute. Secondo la normativa europea sulla sicurezza della salute, gli Stati membri devono avviare misure di controllo per assicurare la sicurezza in caso di casi di febbre del Nilo occidentale. Una sfida importante per l'attuazione del presente regolamento è la raccolta tempestiva di informazioni accurate sulle zone colpite.

giovedì 15 agosto 2013

Biglietti ferroviari falsi. Vacanze a scrocco per girare l’Europa: una tendenza del momento tra i giovani

Biglietti ferroviari falsi. Vacanze a scrocco per girare l’Europa: una tendenza del momento tra i giovani La notizia arriva dalla Svizzera, ma la moda tra i giovani dei viaggi in treno con biglietti falsi pare stia impazzando in tutta l’Europa, specie per le tratte internazionali. L’ultima scoperta a Zurigo dove un gruppo di otto giovani, quattro uomini e quattro donne di età compresa tra i 18 e i 22 anni, è stato fermato dalla locale polizia cantonale. Erano partiti dalla Francia con ticket interrail abilmente taroccati ma si sono dovuti fermare a Zurigo dove il loro tentativo di viaggio in treno a scrocco per l'Europa è stato scoperto nei pressi di Sargans (San Gallo e Zurigo) dai controllori dell’intercity Budapest-Vienna-Zurigo. Ovviamente il personale del treno ha immediatamente allertato la polizia cantonale che li ha arrestati alla stazione centrale di Zurigo poiché in possesso di biglietti ferroviari falsificati. Agli occhi dei controllori i ticket in questione si sono rivelati taroccati in quanto differivano tecnicamente da quelli originali per i caratteri della numerazione (quelli autentici sono più piccoli e più spaziati); il peso della carta (cosiddetta 'grammatura') è inferiore e meno consistente al tatto; la cromatura che porta un colore verde più sfumato; l'effige sullo sfondo del biglietto è meno nitida. Per Giovanni D'Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti", al di là del fatto che la falsificazione di beni costituisce un reato che eventualmente dev’essere punito, non possiamo non invitare tutti i giovani ad evitare queste bravate che in virtù di una certa sottovalutazione delle conseguenze possono costare care anche perché nel caso di viaggi in Europa si rischia di essere fermati in uno Stato estero, seppur dell’area UE, ed essere sottoposti a misure di prevenzione temporanee se non a qualche giorno di carcere. E non si tratta assolutamente della bella vacanza che si era preventivata.

mercoledì 14 agosto 2013

Barocco leccese. Molti monumenti minori in decadenza e a rischio scomparsa

Barocco leccese. Molti monumenti minori in decadenza e a rischio scomparsa. Chi non volle impegnarsi nel riconoscimento da parte dell'Unesco oggi é tra i responsabili dello scempio. Lo "Sportello dei Diritti" rilancia l'ipotesi di un consorzio fra comuni dell'area salentina Basta fare un giro per Lecce, capitale ed emblema del Barocco per l'appunto "leccese", per rendersi conto di un fenomeno che alcuni turisti che, in questi giorni assieme ai tanti che affollano le vie del centro, ci hanno segnalato: molti, troppi monumenti minori, palazzi e immobili privati dell'epoca d'oro del Salento, sono a rischio erosione e degrado oggi più che mai nonostante i numerosi recuperi e restauri susseguitisi su tanti di essi, molti effettuati da privati e senza alcun ausilio del "pubblico". Come nel capoluogo salentino, molti altri centri ove sono presenti numerose testimonianze dello stile barocco, non godono migliori fortune, colpa anche dell'arrogante scelta di alcuni amministratori che quando l'assessorato al Mediterraneo della Provincia di Lecce allora retto dall'ex magistrato Carlo Madaro, non vollero aderire all'iniziativa di consorziarsi per presentare congiuntamente la richiesta di essere inseriti nell'elenco Unesco dei beni patrimonio dell'Umanità. Una proposta che sulla falsariga di quanto già accaduto in Sicilia, in particolare nella Val di Noto, vide l'adesione di numerosi comuni, ma anche il cocciuto disinteresse se non l'opposizione, forse determinata più da divergenze di colore politico che da valutazioni politiche, di alcuni tra i centri con maggiore concentrazione di monumenti barocchi, su tutti quello di Lecce città, all'epoca amministrato dalla giunta guidata dall'ex senatrice Poli Bortone. Oggi, la situazione attuale in cui versano le architetture barocche, specie quelle cosiddette "minori", spingono lo "Sportello dei Diritti" anche in virtù delle numerose segnalazioni ricevute, a rilanciare la proposta di allora e a unire le forze per ottenere un riconoscimento di caratura mondiale che porterebbe senz'altro notevoli benefici sia a carattere di immagine a livello internazionale, che in termini di risorse per preservare beni di carattere architettonico - artistico d'inestimabile valore, ma anche di notoria friabilità e logorabilità per le caratteristiche stesse della pietra con le quali sono realizzate, particolarmente soggetta all'usura del tempo e degli agenti atmosferici. L'appello allora, di Giovanni D'Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti", é rivolto in particolare all'ente provincia di Lecce e ai comuni affinché mettano da parte ogni eventuale divergenza ed avviino tutte le procedure necessarie per portare avanti la richiesta di candidatura presso gli enti competenti a partire dal Ministero dei Beni Culturali.

martedì 13 agosto 2013

Gruppo ebraico invita al boicottaggio di vino italiano con etichette naziste e fasciste

Gruppo ebraico invita al boicottaggio di vino italiano con etichette naziste e fasciste. Le autorità italiane prendano provvedimenti Il Simon Wiesenthal Center ha invitato i distributori di vino a boicottare la Lunardelli, un'azienda vitivinicola italiana che commercializza vino etichettato con slogan nazisti e fascisti e con in bella mostra le foto dei leader dei movimenti totalitari in particolare Hitler, Mussolini ma anche Stalin, per la "par condicio".Il fondatore e decano del centro, il rabbino Marvin Hier e il rabbino Abraham Cooper, in una dichiarazione, hanno sottolineato come abbiano già protestato a partire dal 1995 contro la commercializzazione del "Führerwein" di Lunardelli. Ed hanno evidenziato che al momento una più ampia gamma di vini che umilia, sminuisce e deride le vittime di Hitler sono promossi su un sito Web dell'azienda. Come “Sportello dei Diritti", associazione impegnata anche nella difesa dei Valori antifascisti, non possiamo non condividere quanto assunto dai due esponenti del gruppo ebraico che hanno precisato di rifiutare "il concetto cinico del proprietario dell'azienda, secondo cui questo vino è commercializzato come 'scherzo regalo.'".Il Simon Wiesenthal Center é andato oltre la denuncia della commercializzazione di questi prodotti e ne ha esortato al boicottaggio tutti i distributori di vino "in Italia e nel mondo".La Lunardelli, che è stata fondata nel 1967, ha iniziato l'etichettatura del vino con immagini di Mussolini, Hitler, Stalin, Che Guevara e altri nel 1995, come parte di ciò che chiama una "serie storica", e ci sono state proteste periodiche in merito a questo tipo di marketing. Oggi, il sito Web della società afferma, che circa la metà del vino in bottiglia è commercializzato in serie storiche, con più di 50 etichette diverse e molte, se non la maggior parte di esse riguardano Hitler, Mussolini e il fascismo. Ciò, secondo il sito di Lunardelli, ha reso questi vini un "oggetto di culto tra i collezionisti. Giovanni D'Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti" anche alla luce di tale denuncia, invita le autorità italiane a prendere provvedimenti, anche perché troppi soggetti dimenticano che oltreché moralmente riprovevole, l'apologia del fascismo, anche se paventata per "scherzo" è un reato previsto dalla legge Scelba, la n. 645 del 20 giugno 1952, (contenente "Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione"). L'immediatezza di un'azione da parte delle istituzioni competenti é necessaria anche per la pubblicità probabilmente mai immaginata dall'azienda dovuta all'inevitabile tam tam mediatico scatenatosi a seguito delle giuste e legittime proteste del comitato sionista.

lunedì 12 agosto 2013

Dal 2009 al 2012 le banche europee hanno chiuso 20 mila filiali. In Italia nel 2012 chiusi mille sportelli a casa 6.820 dipendenti

Dal 2009 al 2012 le banche europee hanno chiuso 20 mila filiali. In Italia nel 2012 chiusi mille sportelli a casa 6.820 dipendenti con una percentuale di chiusure ferma al 2013 al 3,1 In Europa le banche riducono il numero delle filiali per ridurre le spese come anche in Italia è in atto un’opera di snellimento. Secondo gli indicatori strutturali diffusi dalla Bce sul settore bancario nell'Eurozona e nella Ue, il numero di sportelli in Italia si è ridotto tra il 2009, primo anno della crisi, e il 2012 di 1.641 unità a un totale di 32.528, di cui ben 1.033 chiusure concentrate nel 2012. Il numero dei dipendenti del settore bancario in Italia nei cinque anni al 2012 da 338.035 persone sono passati a 309.540 con una diminuzione di 28.495 unità, con un calo di 6.820 persone nel solo 2012. In una nota, la Bce sottolinea che il trend verso la riduzione degli sportelli e dei dipendenti è comune a tutta l'Eurozona e la Ue: nel 2012 l'area dell'euro contava 171.477 sportelli (-5.481 rispetto all'anno prima e -14.779 rispetto al 2008), mentre il numero dei dipendenti era sceso a 2.107.723 persone, in flessione di 128.300 unità dal 2008 con 42.924 tagli nel solo 2012. Il dato spagnolo spicca, tuttavia, per il forte ridimensionamento del settore dall'inizio della crisi. In controtendenza con quanto succede nell'Unione Europea, il numero di sportelli cresce in alcune nazioni dell'Est; Polonia, Repubblica Ceca e Lituania fanno registrare aumenti degli sportelli bancari rispettivamente del 4,4%, 2,3% e 1,8%. In Gran Bretagna, invece, il numero di sportelli è rimasto pressoché lo stesso. Secondo Giovanni D'Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti" non è colpa della crisi ma dal vero obiettivo che si sono prefissate le banche cioè quello di ridurre i costi operativi e migliorare gli utili, approfittando del trend che in Europa cresce sempre di più il numero di consumatori che preferiscono gestire i crediti via telefono o via Internet. Queste abitudini costringono le organizzazioni finanziarie a passare dal modello tradizionale dei servizi al modello a distanza. Nel settore finanziario per mantenere gli uffici si spende circa il 60 % di tutte le spese. Il passaggio ai servizi a distanza può far risparmiare alle banche 15-20 miliardi di euro fino al 2021.

domenica 11 agosto 2013

Attenti ai tuffi! Sono fra le maggiori cause di traumi che portano alla tetraplegia e all'annegamento

Attenti ai tuffi! Sono fra le maggiori cause di traumi che portano alla tetraplegia e all'annegamento. Lo Sportello dei Diritti invita a prestare la massima attenzione ed ai genitori di impedirli ai figli. Ed ai gestori di piscine pubbliche: occhio alle vostre responsabilità Registriamo, purtroppo, l'ennesimo dramma della notte delle stelle cadenti avvenuto nel Salento, ma tanti ne contano le cronache in tutta Italia in ogni stagione: un tuffo per la notte di San Lorenzo nelle acque basse e la fatalità colpisce una giovane donna di soli 33 anni costretta in rianimazione con tutta probabilità a causa delle lesioni riportate. Se si tratta di leggerezza, inesperienza o semplice fatalità non si sa ancora, ma anche questa volta un istante, un basso volo verso il blu si é trasformato in tragedia. Lo ripeteremo sino alla noia,perché quando ci si introduce in acqua sia che si tratti di mare, lago, fiume o piscina è sempre bene fare molta attenzione altrimenti si rischia di passare conseguenze gravissime se non letali. A porre la questione sul "rischio tuffi" è Giovanni D'Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti" che consiglia di non sottovalutare i rischi connessi, troppo spesso determinati da negligenze, imperizie, distrazioni, ma anche da un certo esibizionismo che ci fa trascurare le più elementari regole dell'approcciarsi ai liquidi. Il problema essenziale é quindi anche di natura culturale ed educativo, perché sono soprattutto i giovani ad essere predisposti e a gareggiare in abilità quasi sfidandosi a chi salta dal punto più in alto o a chi riesce a fare le acrobazie più ardite senza alcuna preparazione tecnica se non quella accumulata con tentativi precedenti andati fortunatamente bene. Bene, perché troppo spesso si sottovaluta una questione fisica inoppugnabile: il pelo dell'acqua se non infranto rompendone preventivamente la tensione molecolare superficiale é un vero e proprio muro su cui ci si va a sbattere con conseguenze mai prevedibili che, come ripetuto, possono diventare drammi e portare sino alla tetraplegia e all'annegamento se si perde i sensi e si sta troppi istanti nell'acqua senza riprender fiato.É bene, infatti, per innalzare l'attenzione di tutti, alla luce dell'ultimo dramma estivo, ma anche di quanto accade nelle piscine pubbliche e private durante la stagione invernale, ricordare che i tuffi risultano statisticamente essere tra le cause principali di tetraplegia e di danni alla colonna vertebrale e che la sottovalutazione delle conseguenze é tra le principali cause di queste gravi lesioni tra i principianti e tra chi si improvvisa tuffatore. In ultimo, facciamo presente che i proprietari e i gestori delle piscine possono essere responsabili dei danni subiti dai bagnanti quando non gli informano correttamente e adeguatamente circa i pericoli conseguenti alla balneazione e quindi ai tuffi.

Patenti taroccate facili da acquistare su internet

Non solo i contrassegni falsi delle assicurazioni Rcauto, che come lo “Sportello dei Diritti", ha più volte segnalato, sono ormai troppo spesso oggetto di "scoperta" da parte delle forze di polizia stradale di tutto il Paese, ora un altro fenomeno ha preso piede agevolato dalla semplicità con cui sarebbe facile acquistare tramite la rete: le patenti false su internet. Online, infatti, si possono reperire appositi siti, quasi tutti americani dove chi ha bisogno di una patente o un permesso internazionale di guida può agevolmente acquistarlo via internet e ricevere a domicilio a modiche cifre ossia ad un prezzo attorno ai 75 dollari Usa, circa 56 euro. Una propria foto in formato digitale, un pagamento online, un click e via e la patente dopo qualche giorno arriva con il corriere a casa. Di recente, solo per fare un esempio nella sola zona di Parma sono stati sequestrati tre documenti simili, ma di questi fatti che riguardano in particolare cittadini stranieri fermati dalla polizia stradale o dalle municipali se ne segnalano un po' in tutta Italia anche perché il passaparola ha fatto presto a diffondersi sia per la semplicità con cui é possibile ottenere questi documenti che per l'offerta a bassissimo costo che ovviamente appare assai allettante a chi ha bisogno della patente ma non é riuscito a prenderla sia per le difficoltà con la lingua italiana che per gli alti costi dei corsi di guida. Ovviamente per tutti scatta il deferimento in Procura per guida senza patente e poco dopo arriva la condanna ad una pesante ammenda, di solito con apposito decreto penale. Il crescente numero di denunce di questo tipo, fa propendere per definire quello delle patenti taroccate un fenomeno forse più pericoloso dei contrassegni falsificati della Rcauto perché a differenza di quest'ultimo gli automobilisti beccati alla guida potrebbero essere completamente inesperti e non conoscere anche le più elementari regole della circolazione o comunque non essere pronti per la guida in UE. É ovvio che pur in assenza di numeri certi, spiega Giovanni D'Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti" solo l'intensificarsi di controlli sulle strade potrà evitare che questi soggetti improvvisati alla guida possano causare danni gravi e vittime, ma é attraverso un'opera di informazione specie fra le comunità degli immigrati anche per il tramite delle associazioni di volontariato, gli uffici stranieri delle questure e le Prefetture che si potrà prevenire il fenomeno comunicando i rischi per sé stessi in termini di conseguenze penali per guida senza patente e possesso di documenti contraffatti e soprattutto per gli altri in merito alla sicurezza stradale.

sabato 10 agosto 2013

Ambiente. Scempio nelle periferia di Lecce regno della plastica e dei vuoti di bottiglia

Nulla cambia nella periferia di Lecce. Al di là di qualche cantiere e di qualche opera pubblica lo scempio é sempre lo stesso nella periferia del capoluogo leccese: rifiuti abbandonati in viale Giovanni Paolo II che si conferma regno della plastica e dei vuoti di bottiglia. Una Città di serie B nella città, per l'amministrazione comunale leccese Non vorremmo tornare a denunciare le stesse cose, ma ancora una volta siamo stati investiti, quali portavoce, delle proteste di alcuni residenti che continuano a segnalare le divergenze abissali all'interno della città capoluogo della provincia di Lecce, dove tra centro e periferia é possibile constatare quali differenze vi siano nelle condizioni di sporcizia o di trascuratezza. Sono i cittadini che segnalano allo “Sportello dei Diritti" il costante stato di abbandono in cui versano alcune vie che appaiono come delle piccole discariche a cielo aperto di buste di plastica e vuoti a perdere di bottiglia e chiedono, quindi, nel silenzio dell'amministrazione comunale più pulizia dei propri quartieri. Infatti, mentre gli esponenti del governo cittadino si sollazzano sugli allori della stagione turistica determinata più dagli antichi fasti del periodo Barocco che illumina il meraviglioso centro cittadino, riteniamo doveroso segnalare ancora una volta, come più volte denunciato quella che solo a poche centinaia di metri risulta essere una delle peggiori dimostrazioni della trascuratezza e dell'inerzia amministrativa che unita all'inciviltà di tanti, troppi, crea lo scempio: viale Giovanni Paolo II, già viale dello Stadio, nei pressi del “Palazzetto dello Sport”, il regno della plastica e dei rifiuti abbandonati. Un’immagine di degrado e abbandono inconcepibile soprattutto perché visibile a pochi passi dal centro e lungo il passaggio obbligato dei vacanzieri che si recano lungo il litorale adriatico. Per tali ragioni, Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti", torna a ribadire che la zona in questione costituisce l’ennesima prova che l’amministrazione comunale di Lecce ha abbandonato la periferia cittadina a sé stessa, nonostante le numerose promesse in senso contrario. Pertanto, torniamo a chiedere all’attuale Governo cittadino anche per puntar sul rilancio delle periferie, un deciso cambio di rotta attraverso una rinnovata attenzione per le periferie, i cui residenti, purtroppo, sembrano considerati cittadini di “serie B”. Una situazione davvero squallida alla quale l’amministrazione dovrà immediatamente porre rimedio con una vasta e accurata opera di pulizia e bonifica.