giovedì 31 luglio 2014

"Fire challenge" ossia la nuova sfida che impazza tra i giovani che si diffonde sul web

"Fire challenge" ossia la nuova sfida che impazza tra i giovani che si diffonde sul web. Si filmano mentre si danno fuoco sfidando gli amici a fare altrettanto. In America la polizia e le organizzazioni che si occupano di prevenzione e sicurezza sono già in allarme per il nuovo gioco estremo che in pochi giorni è diventato un tormentone fra i giovani statunitensi e che data la possibilità di rapida diffusione tramite la rete rischia di diventare un preoccupante fenomeno di massa globale. Il fenomeno è chiamato "Sfida di fuoco" (prova di fuoco), che dagli Stati Uniti si sta diffondendo rapidamente sui social network. Dopo il"neknomination", che costò la vita a molti giovani in tutto il mondo, questa nuova moda sembra diffondersi. Che cosa è esattamente? Il principio, totalmente inconsapevole, è semplice: cospargere di benzina o liquidi infiammabili, accendere un accendino e darsi fuoco prima di provare a spegnere le fiamme per dimostrare a tutti il proprio autocontrollo prima di passare il testimone a qualcun altro. Tutto è ovviamente filmato e dovrebbe impressionare la gente...Ultimamente, il piccolo gioco nato negli Stati è andato storto. Sarebbero già finiti all'ospedale diversi ragazzini, tutti con ustioni al torace. I video di queste “sfide” abbondano sul web. La “sfida” sembra prendere piede sopratutto negli Stati Uniti. Nei video si vedono ragazzi e giovani cospargersi una parte del corpo con del liquido infiammabile e poi avvicinare la fiamma di un accendino: la fiammata divampa tra le urla dei presenti, mentre il diretto interessato cerca il più rapidamente possibile di spegnere la fiamma. In molti casi, invece del liquido infiammabile si usa un deodorante spray, dirigendo il getto direttamente sulla fiamma avvicinata al corpo. Se la quantità di sostanza infiammabile è molto piccola e se si riesce ad agire con prontezza, la fiammata dura soltanto un istante e provocherebbe una leggera scottatura. Ma c’è anche chi utilizza troppo liquido o non riesce a spegnere subito la fiammata con le mani perché a prendere fuoco sono i vestiti: in quel caso si finisce all’ospedale con ustioni anche molto gravi. Non si tratta di una previsione azzardata, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ma c’è il concreto rischio che questa stupida moda si diffonda anche nel resto del pianeta perché internet è sì un preziosissimo strumento d’informazione e conoscenza ma in questi casi diventa un mezzo assai pericoloso di condivisione fra giovani che in questo tipo di circostanze adotta comportamenti emulativi. Intanto la società che gestisce Facebook in America ha preso provvedimenti come l’immediato blocco della pagina in questione.

Londra diventa capitale mondiale del teatro battendo New York. Mentre in Italia langue

Londra diventa capitale mondiale del teatro battendo New York. 620 milioni di sterline spesi al botteghino. Mentre in Italia langue Londra supera anche New York ed è capitale mondiale del teatro. È quanto emerge dallo studio commissionato dalla Society of London Theatre, secondo cui nel 2012-2013 sono stati spesi al botteghino 620 milioni di sterline, superando gli incassi dei cinema nella capitale britannica. Nel corso dell'anno, il West End ha attratto il 20% di spettatori in più rispetto a Broadway, con 22 milioni di persone che hanno visto gli spettacoli su un palcoscenico della capitale, più dei tifosi che sono andati a seguire una partita della Premier League. Londra può vantare ben 241 teatri, capaci di offrire in tutto 110 mila posti. Il settore inoltre dà lavoro a tremila attori e a 6500 persone fra tecnici e assistenti. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, mentre nel resto d'Europa il teatro è un aspetto fondamentale della cultura, in Italia il teatro è relegato ai margini ed attraversa una profonda crisi anche a causa dell'inadeguatezza del supporto dato dalle nostre Istituzioni. E' ora di invertire la rotta perchè dopo le risorse date a pioggia nei decenni passati ad enti del mondo del teatro che evidentemente non sono state in grado di capitalizzarle adeguatamente portandole sull'orlo del baratro, oggi è necessario una razionalizzazione dei finanziamenti per un rilancio del teatro quale forma trainante della cultura, nel solco della migliore tradizione del nostro paese che nel passato glorioso ha esportato opere e compagnie nel mondo.

ILVA Taranto. Non ce l'ha fatta il piccolo Lorenzo morto a 5 anni per tumore

ILVA Taranto. Non ce l'ha fatta il piccolo Lorenzo morto a 5 anni per tumore. Lo sdegno continua Taranto e provincia piangono l’ennesima morte. È morto Lorenzo Zaratta, di cinque anni, il bimbo di Taranto a cui fu diagnosticato a soli tre mesi dalla nascita un tumore al cervello. Suo padre, Mauro, il 17 agosto del 2012 partecipò a una manifestazione contro l'inquinamento nel capoluogo ionico mostrando la foto del figlio intubato. L'uomo salì sul palco e raccontò il dramma che stava vivendo. Il papà raccontò il dramma che stava vivendo protestando contro l'Ilva Disse: "Certo, nessuno è in grado di dimostrare il nesso di causalità tra il tumore di Lorenzo e i fumi dell'Ilva, ma la mia famiglia lavorava lì e i miei nonni, mia mamma sono morti di tumore. Mio suocero anche era all'Ilva e mia moglie, durante la gravidanza, lavorava nel quartiere Tamburi. E tutti sappiamo che da quei camini non esce acqua di colonia, ma gas in grado di modificare il dna e provocare errori genetici come quello di mio figlio". Ieri sera, su Facebook, Mauro Zaratta ha annunciato la morte del figlio con queste parole "Cari amici volevo avvisarvi che Lorenzino ci ha fatto uno scherzetto... ha voluto diventare un angioletto...". Il popolo della Rete ha manifestato vicinanza e solidarietà alla famiglia Zaratta schierandosi anche contro il Siderurgico e la grande industria ritenuta responsabile dell'emergenza sanitaria e ambientale a Taranto. I funerali di Lorenzo si svolgeranno questo pomeriggio, alle 16.30, nella chiesa Regina Pacis, a Lama di Taranto. Il legame tra l’inquinamento e i decessi che caratterizzano la storia di Taranto degli ultimi trent’anni sottolinea Giovanni D’Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, è ancora non dimostrabile ufficialmente anche se come associazione siamo stati sempre in prima linea nella battaglia per la salute dei cittadini avendo contribuito a rendere noto a livello nazionale in tempi "non sospetti" quanto accadeva a Taranto diffondendo le foto e le immagini che c'inoltravano coloro che erano con noi in trincea in quella che si preannunciava come una guerra per l'ambiente e per i cittadini. Oggi siamo ancora di più sdegnati dinanzi all’ennesima vittima innocente.

"Mio figlio è malato, donate il midollo". Mamma di un bambino con la leucemia lancia appello

"Mio figlio è malato, donate il midollo". Mamma di un bambino con la leucemia lancia appello: «Una corsa contro il tempo per poterlo salvare. Ha solo sei settimane di vita» Una mamma di fronte a una corsa contro il tempo ha lanciato un appello in tutto il mondo su Facebook affinché nuovi donatori di midollo osseo si facciano avanti per suo figlio dopo che i medici le hanno comunicato che potrebbe morire in sei settimane. «Non sappiamo più dove arrampicarci, vi prego aiutateci, bisogna fare presto». La speranza è di trovarne uno che sia compatibile con il loro figlio Khalid Adam che soffre di leucemia mieloide acuta e che ha anche sviluppato un danno cardiaco come effetto collaterale di mesi di sessioni di chemioterapia estenuante. La scorsa settimana la signora Tracy Kyberd, mamma del piccolo Khalid, ha ricevuto la notizia come una doccia fredda quando i medici le hanno detto che Khalid aveva appena sei settimane di vita se non avesse ricevuto un trapianto di midollo osseo. I familiari del bambino non sono compatibili col suo midollo, vale lo stesso per i quattro fratelli e nel registro mondiale dei donatori non c’è una tipizzazione che vada bene. Nonostante tutto però, la speranza non finisce. È nata così l’idea di rivolgere l'appello a tutti su Facebook, per chiedere aiuto per Khalid: "Sollecitiamo le persone a farsi avanti per il test. Tutto quello che serve è un semplice tampone". " Chiunque, ha una corrispondenza del 100 per cento può salvare la vita del mio piccolo ragazzo". " La richiesta di midollo compatibile con il suo, è più che mai urgente. Prima si troverà un soggetto idoneo, prima si potrà procedere con il trapianto, vera e propria terapia salvavita". Intanto il gruppo di Facebook è stato lanciato ed è subito stato inondato da sostenitori e persone provenienti da tutto il mondo dicendo che vogliono fare il test. Khalid è nato nel dicembre 2012 e si ammalò a soli quattro mesi di età. Tracy, ha anche quattro figli, due gemelli Alysha e Daniel e Liam, di 16, e Brandon, di 18 anni, quest'ultimi nati da una precedente relazione. Giovanni D’Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, rilanciando in Italia l'appello di questa madre disperata, nello stesso tempo sottolinea come per tutti i malati, che attendono un trapianto di midollo osseo, vale una sola regola: più aumenta il numero dei donatori, più crescono le possibilità di trovare un soggetto compatibile. Non è possibile indirizzare la donazione a uno specifico destinatario, ma si può contribuire a far crescere il registro e quindi le “combinazioni” di midollo disponibili. Qualunque individuo sano, di età compresa fra i 18 e i 37 anni, con un peso corporeo superiore a 50 Kg, può diventare donatore. Chi fosse interessato può contattare la i siti internet http://www.anthonynolan.org e www.deletebloodcancer.org.uk. oppure Khalid’s Fight su Facebook.

Diritti del bambino violati? Il Grande Fratello entra in sala parto con una diretta

Diritti del bambino violati? Il Grande Fratello entra in sala parto con una diretta. 12'500 euro a biglietto, tutti venduti. La protagonista non ha potuto partecipare all'edizione inglese del reality show e voleva abortire. Ora vende i biglietti per assistere al parto E’ giusto che per esigenze di soldi o di spettacolo ci si spinga fino a tanto? Josie Cunningham, un nome tristemente noto in Gran Bretagna. Tristemente perché, la ragazza in questione, voleva abortire solo e unicamente per poter partecipare al Grande Fratello. Il programma non l'avrebbe infatti presa incinta. Probabilmente a suon di insulti, il web l'ha poi convinta a portare avanti la gravidanza. Rinunciando al 'sogno' del GF. Ora Josie ha trovato il modo di far fruttare la sua gravidanza. E rifarsi così della mancata apparizione in televisione. Ha messo in vendita 5 biglietti a 12'500 euro l'uno. Il tutto per assistere dal vivo al suo parto. Per Giovanni D’Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, la ragazza in questione ha deciso di rendere "social" un'esperienza intima come quella del parto al confine dettato dai diritti del bambino e, più semplicemente, della decenza. A rendere la cosa più bizzarra, il fatto che i biglietti sono stati venduti tutti, in 14 minuti dalla messa in vendita.

mercoledì 30 luglio 2014

Stranieri in Italia. L’espulsione di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako ed ex banchiere Mukhtar Ablyazov è illegittima.

Stranieri in Italia. L’espulsione di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako ed ex banchiere Mukhtar Ablyazov è illegittima. La Cassazione invalida il suo rimpatrio. Ennessima brutta figura dell'Italia Il Viminale condannato dalla Cassazione alle spese di giudizio perchè il giudice di pace non può convalidare il trattenimento dell’immigrato ritenuto irregolare nel Cie senza verificare che il provvedimento di espulsione sotteso non sia manifestamente illegittimo. Il caso trattato da Piazza Cavour è quello di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako ed ex banchiere Mukhtar Ablyazov, oppositore del presidente Nursultan Nazarbayev. Da Roma la signora fu messa in fretta e furia su di un volo per il Kazakistan insieme alla figlia Alua di soli sei anni. Deve inoltre ritenersi che lo straniero abbia interesse a ottenere l’annullamento del decreto di convalida, nonostante l’annullamento in autotutela dell’espulsione. E ciò sia per ottenere il risarcimento dei danni sia per poter rientrare e soggiornare liberamente in Italia. È quanto emerge dall’ordinanza 17407/14, pubblicata il 30 luglio dalla sesta sezione civile della Cassazione. È radicalmente nullo il provvedimento di convalida del giudice di pace di Roma, per la manifesta illegittimità dell’atto presupposto. È risultato pienamente valido il passaporto centroafricano della donna mentre il provvedimento è stato adottato in assenza anche di una minima istruttoria. Le particolari modalità del fatto, con l’irruzione notturna delle forze dell’ordine in casa della signora, inducono a ritenere il titolo espulsivo ab origine privo delle condizioni di legittimità. Il sindacato giurisdizionale sul provvedimento di convalida del trattenimento del cittadino straniero nel Cie, centro di trattenimento ed espulsione, non deve essere limitato alla verifica delle condizioni giustificative dell’adozione della misura indicate nell’articolo 13, comma 4 bis e 14 primo comma d.lgs. 286 del 1998 (nel caso della Shalabayeva il trattenimento fu molto breve, dato il rimpatrio-lampo). Il giudice di pace deve inoltre verificare l’esistenza e l’efficacia del provvedimento espulsivo: è necessario controllare la sussistenza di condizioni di manifesta illegittimità dell’atto perché si tratta di un presupposto indefettibile laddove risulta disposta privazione della libertà personale. Vale l’insegnamento della Corte europea dei diritti dell’uomo: non tutte le ragioni d’illegittimità dell’espulsione possono determinare l’annullamento del titolo detentivo; secondo i giudici di Strasburgo c’è differenza tra i casi in cui la violazione della libertà personale è grave e manifesta da quelli nei quali l’irregolarità della detenzione si manifesta solo successivamente ad uno specifico accertamento giudiziale. Nella prima categoria ricade il caso Shalabayeva. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, l’Italia della diplomazia non sta facendo belle figure negli ultimi tempi. I casi diplomatici e i pasticci internazionali con protagonista il corpo diplomatico e le più alte autorità, sembrano ripetersi senza soluzione di continuità. Come nel cosiddetto caso Shalabayeva o caso Kazakistan che ha riempito le pagine dei quotidiani, un vero scandalo, ricco di misteri e di punti oscuri, che imbarazza l’Italia e che coinvolge una donna, moglie di un rifugiato politico kazako e la sua bambina di sei anni. Senza dubbio una vicenda avvolta da svariati dubbi e misteri, su cui le istituzioni non hanno cercato di fare luce.

Cacciare sicuri. Remington richiama carabine modelli 700 e Seven. Pericolose o mortali, potrebbero sparare involontariamente.

Cacciare sicuri. Remington richiama carabine modelli 700 e Seven. Pericolose o mortali, potrebbero sparare involontariamente. L'azienda Remington, richiama le carabine Modello 700 e Modello Seven con gruppi di scatto XMP, in quanto potrebbero sparare involontariamente e risultare quindi pericolose o mortali. I modelli interessati sono stati prodotti tra il 1 maggio 2006 e il 9 aprile 2014. Per verificare se la carabina è soggetta a richiamo, sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” occorre individuare il numero di matricola della carabina nel punto di congiuntura tra canna e castello. Inoltre, identificare il numero di matricola e immetterlo nel sito http://xmprecall.remington.com/. Si verrà informati se la propria arma è soggetta a questo richiamo. Remington prega le persone in possesso di un'arma soggetta al richiamo di cessarne immediatamente l'utilizzo e di non tentare di effettuare una diagnosi o riparare un'arma richiamata per proprio conto.

Cassazione. E' truffa aggravata mettersi in malattia e svolgere altro lavoro

Cassazione. E' truffa aggravata mettersi in malattia e svolgere altro lavoro. Non si può escludere la truffa senza accertare che il lavoro svolto durante la malattia ritardò la guarigione La Corte di Cassazione è tornata ad occuparsi della questione delle assenze dal lavoro per malattia durante le quali il dipendente è stato colto a svolgere altro che curarsi il malanno. Con la sentenza depositata oggi dalla seconda sezione penale, gli ermellini hanno sancito la condanna per truffa aggravata per il dipendente che durante la malattia svolge altri lavori per conto di terzi. Con la sentenza 33743/14, Piazza Cavour annulla con rinvio il provvedimento emesso dal Gup del Tribunale di Rovigo che proscioglieva un lavoratore dall’imputazione per truffa aggravata. Per il giudice dell’udienza preliminare il fatto non sussisteva, perché non era stato provato in che misura l’attività lavorativa alternativa svolta dall’imputato avesse ostacolato il processo di guarigione dalle lesioni conseguenti a un infortunio. Il difensore del datore, costituitosi parte civile, ricorreva per Cassazione, chiedendo che la sentenza fosse annullata. A giudizio degli “ermellini” il ricorso dell’azienda è fondato e la sentenza va, perciò, annullata con rinvio al tribunale di Rovigo. La Cassazione ricorda che la previsione dell’articolo 425, comma terzo, c.p.p., secondo la quale «il gup deve emettere sentenza di non luogo a procedere anche quando gli elementi acquisiti risultino insufficienti o contraddittori, è qualificata dall’ultima parte del suddetto comma terzo che impone tale decisione soltanto dove i predetti elementi siano comunque inidonei a sostenere l’accusa in giudizio». Ne deriva che «solo una prognosi d’inutilità del dibattimento relativa all’evoluzione, in senso favorevole all’accusa, del materiale probatorio raccolto, può condurre a una sentenza di non luogo a procedere». Il giudice dell’udienza preliminare, pertanto, può pronunciare sentenza di non luogo a procedere «non quando pervenga a una valutazione d’innocenza dell’imputato, ma solo nei casi in cui non esista una prevedibile possibilità che il dibattimento possa invece pervenire a una diversa soluzione e più in particolare quando l’insufficienza e la contraddittorietà degli elementi probatori acquisiti rivestano caratteristiche tali da non poter essere ragionevolmente superabili nel giudizio». Ne consegue, concludono i giudici di legittimità, che il giudice, anche in tal caso, «deve pronunciare sentenza di non luogo a procedere solo quando sia ragionevolmente prevedibile che gli stessi elementi siano destinati a rimanere tali all’esito del giudizio, non potendo esprimere, quindi, un giudizio sulla colpevolezza dell’imputato». Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, non è una semplice infedeltà lavorativa, ma un vero e proprio reato di truffa aggravata e falso ideologico quello che pone il dipendente pubblico che si mette in malattia e poi svolge un’altra attività parallela. Ricordiamo che, insieme all’obbligo di fedeltà, il lavoratore è soggetto anche all’obbligo di riservatezza o di segretezza. Esso vieta al lavoratore di divulgare o di utilizzare, a vantaggio proprio o altrui, informazioni attinenti l’impresa, in modo da poterle arrecare danno. A differenza del divieto di concorrenza, che cessa al momento dell’estinzione del rapporto di lavoro, l’obbligo di riservatezza permane intatto anche dopo la cessazione del rapporto, per tutto il tempo in cui resta l’interesse dell’imprenditore a tale segretezza, ossia fino a quando l’azienda svolgerà la sua attività, nello specifico settore imprenditoriale in cui opera attualmente.

"Hanno ucciso l'Unità". Fondato da Antonio Gramsci nel 1924, lo storico quotidiano del Pci, sospende le pubblicazioni il 1 agosto

"Hanno ucciso l'Unità". Fondato da Antonio Gramsci nel 1924, lo storico quotidiano del Pci, sospende le pubblicazioni il 1 agosto Addio all’Unità. "Fine della corsa. Dopo tre mesi di lotta, ci sono riusciti". Il titolo in prima pagina riporta parte del Comunicato di redazione e denuncia le mancate intese che avrebbero potuto salvare il quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924. Nell'editoriale intitolato "E' la terza volta che ci spengono, ma non ci fermiamo", il direttore, Luca Landò, spiega la scelta per il penultimo numero (l'ultimo uscirà il 1 agosto): in prima una citazione del fondatore sull'identità che avrebbe dovuto avere il giornale e una vignetta di Staino, gli unici testi a pagina due e tre, con la cronaca della giornata nella quale i soci hanno deciso di sospendere le pubblicazioni, infine 16 pagine bianche. La direzione critica anche il Partito Democratico per non aver appoggiato il progetto (affitto e successivo acquisto del ramo d'azienda) di Matteo Fago, socio di maggioranza. Per Giovanni D’Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ancora una volta un pezzo di storia del giornalismo italiano se ne va per sempre, nella totale indifferenza di chi avrebbe potuto fare qualcosa e non è intervenuto. Un fatto di gravità inaudita, che mette a rischio un’ottantina di posti di lavoro in un momento di grave crisi dell’editoria. Lo “Sportello dei Diritti”, che ha sempre posto al centro della propria azione politica i diritti dei più deboli e tra essi quelli dei consumatori, invita il Partito Democratico e gli azionisti, a rivedere questa decisione e si dichiara al fianco dei giornalisti dell'Unità, ai quali rivolge un messaggio di vicinanza e solidarietà.

Tecnologia. La Mobile Technology negli hotel: il tuo smartphone come chiave della camera

Tecnologia. La Mobile Technology negli hotel: il tuo smartphone come chiave della camera Sempre più tecnologia mobile per turisti e viaggiatori abituati al confort degli alberghi. Tutte le principali catene si stanno attrezzando investendo milioni di euro per rendere sempre più "digitali" e personalizzati i propri servizi. Per esempio, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, i clienti della catena Hilton Worldwide che scaricano un'apposita "app" potranno usare il proprio smartphone come una chiave per la camera d'albergo Il gruppo alberghiero Hilton Worldwide sta investendo pesantemente nella tecnologia: in un futuro che appare molto prossimo, gli ospiti potranno organizzare completamente il loro soggiorno presso una delle strutture della società con i propri dispositivi mobili. Il servizio permetterà anche il check-out tramite smartphone, tablet e computer. Richieste supplementari, anche speciali, per quanto riguarda i servizi in camera, potranno essere effettuate in anticipo. Tuttavia, il servizio sarà gradualmente introdotto in più di 4.000 strutture tra gli undici marchi del gruppo alberghiero in tutto il mondo - e solo per soci HHonors. Le parti interessate devono pertanto modificare i termini e le condizioni del programma di bonus e quindi accettare una trasformazione parziale dei propri dati. Altri alberghi offrono già la "chiave keyless". Per iniziare con le catene statunitensi della Società, compresi i marchi di lusso Waldorf Astoria e Conrad, in cui si può effettuare il check-in digitale da quest'estate e prenotare la propria camera il giorno prima del soggiorno. Il lancio mondiale sarà completato nel 2016. Poi, lo smartphone potrà essere utilizzato come chiave della camera in tutti gli hotel dei marchi Hilton. Secondo il "Wall Street Journal" , la società ha investito 550 milioni di dollari (più di 409.000.000 di euro) nello sviluppo. Anche altre catene hanno iniziato da tempo ad investire nell'utilizzo della tecnologia mobile ed hanno sperimentato nuove modalità su come offrire sempre più tecnologia mobile ai propri ospiti al fine di un servizio migliore e più personalizzato. Nella maggior parte dei 500 hotel del gruppo Marriott, per esempio, ora è possibile avere una speciale app digitale. E Starwood Hotels and Resorts che gestisce le catene alberghiere come Sheraton, W, Westin e St. Regis sta sperimentando negli Stati Uniti la "chiave keyless" che sarà introdotta entro la fine del 2015 in tutto il mondo.

Batteri mangia-carne trovati in Florida nell'acqua di mare.

Batteri mangia-carne trovati in Florida nell'acqua di mare. Funzionari della sanità dello stato americano invitano a prestare massima attenzione a cittadini locali e turisti Il Dipartimento della Salute della Florida ha emesso avvisi di sicurezza per un batterio naturalmente ancora potenzialmente mortale che prospererebbe nell'acqua di mare che si surriscalda nella stagione estiva. La turistica Florida sarebbe a rischio perchè, seppur in rari casi, i batteri, noti come Vibrio vulnificus, potrebbero causare gravi malattie e persino la morte. Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, una media di 50 casi confermati, 45 ricoveri e 16 decessi sono segnalati ogni anno dalla regione costiera del Golfo (Alabama, Florida, Louisiana, Mississippi e Texas). A livello nazionale, negli USA ci sarebbero ben 95 casi (di cui la metà sono stati confermati), 85 ricoveri e 35 decessi. Le infezioni si verificano di solito (85 %) tra maggio e ottobre. Quelli che mangiano pesce contaminato possono soffrire a causa di vomito, diarrea e dolori addominali, mentre quelli con una ferita aperta esposta all'acqua di mare possono sviluppare una infezione della pelle, che potrebbe portare a vesciche. La metà di coloro nei quali i batteri entrano nel sangue addirittura morirebbero. I funzionari della sanità pubblica sostengono che le persone con sistema immunitario indebolito, come coloro che sono sottoposti alla chemioterapia per la cura del cancro, così come quelli con malattie epatiche croniche, hanno 80 volte in più la probabilità di sviluppare un'infezione nel loro sangue rispetto alle persone sane. È importante sottolineare che non esistono prove di trasmissione da persona a persona di V. vulnificus. Se si sospetta di essersi infettati, si dovrebbe consultare un medico immediatamente e iniziare il trattamento il più presto possibile perché gli antibiotici migliorano le possibilità di sopravvivenza e guarigione. Infatti, il CDC raccomanda una particolare attenzione alla ferite. Per evitare questa minaccia invisibile e generalmente inaspettata, il Dipartimento della Salute della Florida offre questi suggerimenti per la prevenzione delle infezioni che Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” porta all'attenzione di turisti e viaggiatori che si recano nell'area interessata: • Non mangiare ostriche crude o altri frutti di mare crudi. • Cuocere i molluschi (ostriche, vongole, cozze) a fondo. • Per i molluschi nel guscio, a) bollire fino a quando i gusci non sono aperti e continuare a bollire per altri 5 minuti, b) col vapore fino a quando i gusci sono aperti e poi continuare la cottura per altri 9 minuti. Non mangiare quei frutti di mare che non si aprono durante la cottura. Far bollire le ostriche sgusciate almeno 3 minuti, o friggerli in olio almeno 10 minuti a 375 ° C. • Evitare la contaminazione incrociata di frutti di mare cotti e altri alimenti con frutti di mare crudi. Usare taglieri separati e pulire i contenitori dopo l'uso. • Mangiare frutti di mare subito dopo la cottura e gli avanzi in frigorifero. • Evitare l'esposizione di ferite aperte o pelle rovinata in acqua salata o salmastra riscaldata,. • Indossare indumenti protettivi (come guanti) quando si maneggiano frutti di mare crudi.

martedì 29 luglio 2014

Gli imballaggi industriali per gli alimenti sono un pericolo per la salute.

Gli imballaggi industriali per gli alimenti sono un pericolo per la salute. Lo dice uno studio che ha precisato la loro nocività L'imballaggio è un elemento indispensabile nel processo di produzione degli alimenti: crea cibi più convenienti facilitando il flusso dei prodotti alimentari, aumenta la shelf life dell’alimento assicurando la protezione da alterazioni fisiche, chimiche e microbiologiche ed esalta e promuove il prodotto favorendone l’acquisto. Negli ultimi decenni, per andare incontro alla domanda dell’industria alimentare si è verificato un notevole sviluppo nell’imballaggio con l’utilizzo di differenti tipi di additivi, per migliorare le prestazioni dei materiali e l’introduzione di numerosi materiali sintetici, per il loro basso costo e la loro versatilità. Tuttavia, l’imballaggio può rappresentare una sorgente di contaminazione a causa della migrazione di sostanze dai materiali d’imballaggio all’alimento con cui vengono a contatto. I pacchetti utilizzati dall'industria alimentare contengono centinaia di sostanze chimiche dannose. Secondo uno studio gli imballaggi dei prodotti alimentari, oltre che causa di forte impatto ambientale, sono un pericolo per il nostro organismo. Konrad Grob, direttore del servizio di cromatografia del laboratorio cantonale zurighese, al Tages-Anzeiger ha riconosciuto che il loro effetto a lungo termine non è ancora noto, ma sottostimato. Infatti uno studio pubblicato dalla fondazione Food Packaging Forum di Zurigo, spingendosi più lontano, ha rivelato che almeno 175 sostanze chimiche sono state utilizzate nella fabbricazione di imballaggi alimentari. Tra esse ne spiccano anche alcune legate a malattie croniche o a problemi del sistema endocrino. Per questo ha assunto una certa importanza nella sicurezza alimentare e le autorità competenti, a livello nazionale e a livello comunitario, hanno emesso una vasta legislazione al fine di controllare le contaminazioni pericolose e tutelare la salute dei consumatori. Negli anni sono state condotte numerose ricerche sull’argomento, in particolare sulla migrazione degli additivi, dei residui e dei prodotti di neoformazione. Tali ricerche mirano a comprendere il meccanismo della migrazione, i fattori che la influenzano e a conoscere il comportamento di migrazione e la tossicità di ciascun migrante. Anche se, secondo Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” il fatto che l'UE e l'EFSA, l'autorità europea in materia di sicurezza alimentare, abbiano vietato l'uso di queste sostanze pericolose nella fabbricazione di computer o tessili, ma non ancora negli imballaggi alimentari, dimostrano una pericolosa mancanza di interesse per il tema.

Virus Ebola sale l'allerta. Timori anche a Washington che il virus possa diffondersi negli Stati Uniti.

Virus Ebola sale l'allerta. Timori anche a Washington che il virus possa diffondersi negli Stati Uniti. Obama "costantemente informato" sull'espansione dell'epidemia in Africa L'epidemia di Ebola in corso in Africa comincia a preoccupare anche chi si trova dall'altra parte del mondo, tanto che i Centers for Diseases Control (Cdc) hanno deciso di alzare il livello di allerta, preparandosi all'eventualità, tutt'ora considerata remota, di un arrivo del virus su suolo statunitense. Il presidente americano Barack Obama si tiene "costantemente informato" sull'espansione dell'epidemia in Africa. A non far dormire sonni tranquilli sono le notizie provenienti dall'Africa, dove l'epidemia non sembra dare segni di rallentamento. Era il 1976, quando si cominciò a sentir parlare di Ebola. Un virus fino ad allora poco conosciuto, che colpiva i villaggi africani dello Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo) con una violenza inaudita: il tasso di mortalità superiore al 90 per cento e un’incubazione talmente breve da rendere difficile l’intervento tempestivo in quei centri sperduti nel cuore dell’Africa. Più di tutto, quello che colpì l’immaginario collettivo furono gli effetti sul corpo: bubboni, febbre, emorragie interne ed esterne. Il virus scomparve per poi riapparire nel 1995: i morti furono 298. Ora il virus che sta mettendo in ginocchio alcuni Paesi africani è tornato a colpire. Ha un tasso di mortalità del 90 per cento e non esistono cure efficaci. Nella sua storia ha ucciso poco più di 2mila persone. Il primo caso venne scoperto in Congo nel 1976. Oggi, che è tornato a colpire in Liberia, Sierra Leone e Guinea (e purtroppo ha sconfinato anche in Nigeria, dove il Governo ha ordinato che tutti i valichi di frontiera siano messi in allerta), le vittime sono già 670 e gli infettati oltre 1200: la più grande epidemia di Ebola mai conosciuta. La Liberia, uno dei paesi più colpiti, dopo la chiusura quasi totale delle frontiere ha addirittura vietato le partite di calcio, possibile fonte di contagio. Sono 1201 i casi di Ebola confermati fono a questo momento in Africa, con 672 morti, secondo il conteggio dell'ultimo bollettino dell'Oms, pubblicato il 27 luglio. Ma che cos’è Ebola? Perché è così terribile? E soprattutto, perché se ne parla più che della malaria, che è molto più letale e ogni anno uccide almeno 670mila persone (dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità)? Andiamo con ordine. Nel 1995 nell’ospedale di Yambuku (ex Zaire), gestito da alcune suore, scoppiò un’epidemia violentissima dall’origine sconosciuta. All’inizio nessuno capiva di cosa si trattasse: i pazienti arrivavano con febbri altissime, poi sopravvenivano lacerazioni del tessuto cutaneo, danni agli organi (fegato, milza e reni soprattutto) come risultato di una necrosi, vomito ed emorragie e infine la morte. Molti medici però scambiarono all’inizio Ebola per malaria, e la curarono (senza successo) con il chinino. Bastarono pochi giorni per capire che invece il virus - comparso per la prima volta in quelle zone nel 1976 - era tornato. Non lo si credeva possibile - era rimasto nascosto per tanto tempo da pensarlo debellato. E invece no. I giornali e le tv cominciarono a parlarne e a diffondere le immagini dei pazienti colpiti. La variante del virus venne chiamata Ebola Zaire (ZEBOV) per distinguerla da quella che aveva causato pochi mesi prima un’epidemia in Sudan. ZEBOV è attualmente la variante più pericolosa di Ebola, e purtroppo secondo l’OMS, l’epidemia attualmente in corso in Africa occidentale è causata proprio da ZEBOV. Il virus fa parte dei filoviridae, una famiglia di virus vecchia di milioni di anni: il virus uccide piuttosto in fretta, rendendo difficile che una persona contagiata riesca a contagiarne molte altre. Tuttavia le prime grandi epidemie cominciarono in villaggi africani dove c’era l’usanza di baciare i corpi dei morti. Un solo morto di Ebola poteva quindi infettare un intero villaggio, complice la totale mancanza di norme igieniche, di prevenzione e le difficoltà dei fragili Governi di quei Paesi di fare una corretta informazione sul fenomeno. Armand Sprecher, medico di Medici senza Frontiere di stanza in Congo, specializzato in febbri emorragiche come l’Ebola e il Marburg, ha spiegato in un’intervista: «Probabilmente all’origine il virus era nei pipistrelli, da lì si è spostato nelle grandi scimmie e poi negli uomini. Si trasmette tra gli uomini attraverso il contatto coi fluidi corporei (sangue, vomito, diarrea…), che, punto importante, può avvenire durante la cura dei malati. Questo significa che durante un’epidemia di Ebola il virus tende a diffondersi anche al personale sanitario e ai familiari dei pazienti». Dal punto di vista medico, il dramma è che non esistono vaccini o terapie efficaci per curarla. L’alta mortalità e la scarsità di cure adeguate, classificano Ebola come un agente bioterroristico: come arma terroristica, è stato utilizzato dai membri della setta giapponese Aum Shinrikyo, il cui leader, Shoko Asahara, inviò circa 40 membri in Zaire nel 1992 i per fingersi di supporto medico alle vittime nel tentativo di acquisire un campione virale. Anche per questo a Ebola sono stati dedicati diversi libri e anche dei film (ben quattro, di cui due prodotti da Hollywood). Mentre nella realtà il virus rimane un’entità sconosciuta, un mistero che nessuno scienziato è riuscito ancora a circoscrivere. E che per questo suscita al contempo curiosità e paura. L'ECDC evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” ha comunicato di continuare a monitorare attentamente la situazione dello scoppio di epidemia di Ebola nella regione dell'Africa occidentale. La probabilità che la malattia si propaghi al di fuori dell'Africa occidentale è molto bassa. Anche se a far crescere la preoccupazione è stata anche la vicenda di Kent Brantly, giovane medico statunitense che ha contratto il virus in Liberia. Secondo gli ultimi aggiornamenti il dottore missionario sta peggiorando e la sua prognosi è grave. A renderlo noto il suo amico e collega David Mcray, del Jps Health Network di Fort Worth. Il medico colpito dalla febbre emorragica soffre di febbri alte, mal di testa, dolori addominali ed è in isolamento vicino a Monrovia, a 12 miglia dall'ospedale dove lui stesso ha trattato i pazienti colpiti già dall'ottobre 2013. Mcray, che è in contatto sia via e-mail che per telefono con il collega malato, ha riferito ai media Usa che lo stesso Brantly sia è detto "terrorizzato" dalla progressione della malattia.

"Gazyvaro" nuovo farmaco per la cura della leucemia. Una pietra miliare

"Gazyvaro" nuovo farmaco per la cura della leucemia. Una pietre miliare. In Italia le stime parlano di circa 1.600 nuovi casi ogni anno di leucemia linfocitica cronica tra gli uomini e 1.150 tra le donne. Si parla di una "pietra miliare": Il gruppo Roche ha ricevuto l'approvazione europea per un nuovo farmaco per curare la leucemia. È stato sviluppato nel corso degli anni in Penzberg. Entrerà a breve in commercio il nuovo farmaco chiamato "Gazyvaro" che era stato sviluppato negli ultimi anni da specialisti in Penzberg, dove si produrrù il farmaco anche per il mercato mondiale. A Penzberg nell'istituto di biotecnologie vegetali della Roche Diagnostics si parla di un "grande evento" per il lavoro svolto dai ricercatori, una "pietra miliare". Per gli Stati Uniti, "Gazyvaro" aveva già ricevuto l'approvazione, dove è stato classificato come una svolta terapeutica. Poi ha seguìto l'approvazione da parte dell'Agenzia europea per i medicinali per l'UE. Secondo Roche, il nuovo farmaco migliora il trattamento della forma più comune di cancro del sangue nell'età adulta, la leucemia linfatica cronica. Nel confronto diretto alla terapia standard con MabThera, il Gruppo, riducendo Gazyvaro in combinazione con la chemioterapia in pazienti con leucemia linfocitica cronica, presenta un rischio di progressione della malattia o il verificarsi di morte del 61 per cento. La leucemia linfatica cronica (LLC) è una neoplasia ematologica dovuta a un accumulo di linfociti nel sangue, nel midollo osseo e negli organi linfatici (linfonodi e milza). I linfociti sono cellule del sistema immunitario che sorvegliano l'organismo e attivano le difese nei confronti di microorganismi o cellule tumorali e si distinguono in B o T in base al tipo di risposta che sono in grado di attivare. Nella LLC uno di questi linfociti (per lo più un linfocita B) subisce una trasformazione maligna e produce un clone linfocitario, cioè un insieme di un gran numero di cellule uguali tra loro che non rispondono più agli stimoli fisiologici e diventano immortali. Continuano così a riprodursi e ad accumularsi nel sangue, nel midollo osseo, negli organi linfatici (linfonodi e milza) e, talvolta, anche in altri organi. È la leucemia più comune nel mondo occidentale ed è tipica nell'anziano. L'età media alla diagnosi è attorno ai 65 anni e meno del 15% dei casi viene diagnosticato prima dei 60 anni. Come molti tumori, anche la LLC può essere provocata da fattori ambientali che interagiscono con caratteristiche genetiche dell'individuo. Non sono stati identificati fattori di rischio modificabili dall'individuo, ma diversi studi hanno dimostrato che fattori genetici o familiari possono predisporre allo sviluppo della malattia. Nei parenti di primo grado di pazienti affetti da LLC l'incidenza è maggiore rispetto a quella osservata in una popolazione normale di controllo. Colpisce ogni anno circa 5 persone su 100.000 e l'incidenza aumenta con l'aumentare dell'età. In Italia le stime parlano di circa 1.600 nuovi casi ogni anno tra gli uomini e 1.150 tra le donne. In più della metà dei pazienti, la LLC viene diagnosticata per caso, nel corso di un esame del sangue per altra ragione, oppure perché si nota un linfonodo ingrossato a livello del collo, delle ascelle o dell'inguine. Infatti in circa due casi su tre la diagnosi avviene in uno stadio ancora senza sintomi. Il sintomo più frequente è l'adenopatia generalizzata: i linfonodi appaiono di consistenza elastica e non sono dolorosi al tatto ed è frequente anche l'ingrossamento di milza (splenomegalia) e fegato (epatomegalia). Con il progredire della malattia possono comparire altri sintomi comuni anche alle altre leucemie e sono provocati dall'invasione del midollo osseo da parte delle cellule maligne: stanchezza, pallore e palpitazioni per via dell'anemia; emorragie per la riduzione delle piastrine. L'aumento dei linfociti impedisce la produzione nel midollo osseo delle altre cellule di difesa: si parla quindi di immunodeficienza, che predispone all'insorgenza di infezioni. Circa 5 pazienti su 100 presentano anche disturbi autoimmuni, cioè producono anticorpi contro il proprio organismo, in particolare contro le altre cellule del sangue, che vengono quindi distrutte (anemia emolitica e piastrinopenia). Per Giovanni D’AGATA presidente dello “Sportello dei Diritti”, rappresenta una notevole pietra miliare per curare la leucemia poichè offrirà questa importante nuova terapia che avrà effetti positivi sulla vita quotidiana dei pazienti affetti da questa terribile malattia.

Mare Nostrum: le più belle spiagge libere del Salento negate ai cittadini.

Mare Nostrum: le più belle spiagge libere del Salento negate ai cittadini. Le bellezze naturali del Salento sono la risorsa fondamentale del nostro territorio, la cui fruizione si pone come ineludibile presupposto per lo sviluppo del turismo e quindi lo sviluppo economico. Da alcuni anni, però i salentini assistono impotenti allo "scippo" delle loro più belle spiagge, dei loro più incantevoli scorci di mare...tutti ormai nelle rapaci mani di chi, con quattro soldi di concessione e lucrando somme notevoli, pretende di fornire il "servizio" di cabine e ombrelloni a chi ne farebbe volentieri a meno! Il tutto sotto il paravento dell'occupazione e dello "sviluppo del territorio", applicando, però, di fatto un metodo che porta a sottrarre alla libera fruizione le zone di maggiore bellezza, destinandole ai lidi privati, e lasciando a chi non può permetterselo i tratti di spiaggia più brulli e disagevoli. Capita così che tanti salentini, che magari con il frutto di decennali sacrifici hanno edificato una casetta al mare per poter passare le ferie, si vedano precluso il passaggio da quello che diviene di fatto un altro odioso balzello: QUELLO CHE UN TEMPO ERA UN DIRITTO DI TUTTI E' DIVENTATO UN PRIVILEGIO PER CUI BISOGNA PAGARE, spesso molto salato! Peraltro, questo sistema non influisce neanche positivamente sul turismo, in quanto provoca un notevole aumento dei costi che può scoraggiare chi deve badare a quanto spende per la vacanza, indirizzandolo magari verso le spiagge greche o della ex jugoslavia, dove è più facile trovare il mare gratis per tutti. Sia chiaro: non siamo contrari in linea di principio alle spiagge private, ma riteniamo che chi non ha voglia o possibilità di andare nei lidi privati, sostenendo i relativi oneri, debba avere la libertà di poter scegliere anche i posti più belli, al pari di chi può spendere. Ormai, però, imperversa la completa monopolizzazione di interi tratti di mare: le spiagge di Torre dell'Orso, di San Foca o degli Alimini sono ormai off-limits per i salentini, completamente in mano ai concessionari che spesso stipulano convenzione con i villaggi turistici che ben poco apporto danno all’economia salentina. Giovanni D’AGATA presidente dello “Sportello dei Diritti”, chiede al Presidente VENDOLA, norme che garantiscano la libera fruizione del territorio a tutti, anche a chi ha difficoltà a pagare gli onerosi balzelli richiesti per avere la disponibilità di un ombrellone nei lidi privati.

lunedì 28 luglio 2014

Violenza sulle donne: ogni giorno ne muoiono 12

Consiglio d'Europa . Violenza sulle donne: ogni giorno ne muoiono 12. Quasi una su due ha subito molestie sessuali nei 47 Paesi del Consiglio d'Europa. L’Italia ha bisogno della banca dati del DNA. Ogni giorno 12 donne muoiono a causa di violenze domestiche nei 47 Paesi del Consiglio d'Europa e nei 28 dell'Ue e quasi una su due (il 45%) ha subito molestie sessuali, una su 5 violenza fisica e il 18% è stata vittima di stalking. Questi i dati resi noti dal Consiglio d'Europa che, secondo il commissario per i diritti umani Nils Muiznieks, "mostrano quanto sia urgente agire". Per combattere questo grave fenomeno il primo agosto entra in vigore la convenzione per la prevenzione e la lotta contro la violenza alle donne. I dati dimostrino quanto la situazione sia grave e che "la violenza contro le donne resta una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, che si ripete ogni giorno in ogni luogo d'Europa". "La violenza subita da un partner è ancora una delle prime cause di morte non accidentale tra le donne" ha detto il commissario. Mentre il 18% degli uomini è assassinato dal partner o da un familiare, per le donne la media è del 55%. La Convenzione "può diventare un potente stimolo e se non offrirà protezione dall'oggi al domani, segna certamente un punto di svolta nella giusta direzione e dà a milioni di donne un messaggio forte sull'impegno" che gli Stati prendono nei loro confronti. Resta però molto da fare. Undici Paesi membri del Consiglio d'Europa non hanno neanche ancora firmato il testo e tra i 13 che l'hanno ratificato, tra cui l'Italia, alcuni, devono ancora attuarne diverse disposizioni. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” ritiene opportuno di fronte all’aumento esponenziale su tutto il territorio nazionale di atti di violenza ed abusi sulle donne, rilanciare il progetto del Generale Luciano Garofano - il noto ex comandante del Ris dei Carabinieri di Parma – che da diverso tempo ha elaborato una proposta per arginare la criminalità per il tramite dell’istituzione di una Banca Dati del DNA. Esiste già in Parlamento un disegno di legge trasversale presentato nel corso della precedente legislatura che ha subito uno stop il suo iter legislativo per i problemi connessi alla tutela della privacy e della libertà che un archivio di dati personali potrebbe comportare. Infatti, dopo averne approvato la legge nel 2009, ad oggi, non ha ancora ricevuto il via libera per la sua applicazione con i decreti attuativi. Pertanto, mentre in Inghilterra e Usa la banca dati del DNA è un efficientissimo strumento contro il crimine, in Italia è tutto fermo. Ma in presenza di una spirale così odiosa di delinquenza nei confronti delle donne - che è divenuto un vero e proprio problema di ordine pubblico, in alcune città - occorrerebbe una poderosa accelerata all’iter legislativo per la creazione di quest’ importante contenitore di informazioni genetiche che conservi l'impronta genetica quantomeno di tutti coloro che si sono resi colpevoli di reati gravi ed in particolare di “violenza sessuale” e che scoraggerebbe chiunque a mettere in atto forme di violenza di tale stregua, permettendo alla magistratura e alle forze dell'ordine di svolgere indagini più rapide, efficaci e meno dispendiose. Per non parlare dell’efficacia di una simile banca dati nelle indagini sui reati connessi al terrorismo, alle associazioni mafiose, agli omicidi, ed alla pedofilia. Giovanni D’Agata, ritenendo che l’idea del generale Luciano Garofano possa contemperare l’esigenze di tutela della Privacy e della libertà, con quelle della pubblica sicurezza e della tutela della persona, in particolar modo delle donne e dei bambini, tutti diritti costituzionalmente garantiti, perorerà presso tutte le sedi competenti al fine di una rapido compimento dell’iter legislativo.

Scoperto un nuovo virus che vive nell'intestino della metà della popolazione

Scoperto un nuovo virus che vive nell'intestino della metà della popolazione. Questo virus ospitato dalla metà della popolazione mondiale è stato scoperto per caso. Sono possibili implicazioni di obesità e diabete. I nostri intestini sono casa per 3.000 miliardi di virus e circa 100.000 miliardi di batteri. Il microbiota umano (microbica) non smette mai di stupire i ricercatori a cui sono interessati e regolarmente, la scienza ci dà nuove scoperte come batteri, virus e funghi che ospitiamo. In effetti, viviamo e non cenaniamo da soli, ma accompagnati da trilioni di amici (si stima che ogni individuo ospita più di 100.000 miliardi di batteri e virus). La nostra evoluzione è ancora in parte il risultato di coevoluzione con i virus. Ad oggi, sono note circa 500 specie di batteri intestinali e 800 virus. La scoperta di un nuovo virus è quindi ora più rara, ma i ricercatori della State University di San Diego rimasti molto sorpresi da essa. CrAssphage è il nome di questa affascinante creatura, risulta essere uno dei più comuni dell'umanità, dal momento che oltre il 50% delle persone nel mondo ospita il virus. Sarebbe anche probabilmente antica quanto l'umanità. Secondo il lavoro il virus infetta uno dei più comuni tipi di batteri dell’intestino, i Bacteroidetes. Un tipo di batteri che si ritiene sia strettamente connesso con obesità, diabete e altre malattie collegate all’intestino. A descrivere la scoperta è il team di Robert E. Edwards, un bioinformatico dell’ateneo Usa, che spiega come il gruppo si sia imbattuto nel nuovo virus quasi per caso. I ricercatori lavoravano con una ricercatrice in vista, Bas Dutilh (ora alla Radboud University, in Olanda), e stavano usando i risultati di precedenti studi sui virus intestinali per cercare nuovi microrganismi. Così, nei campioni di Dna fecale di 12 individui, gli scienziati hanno notato un cluster particolare di Dna virale, lungo circa 97 mila coppie di basi, comune a tutti i campioni. Quando il team ha confrontato l’elemento scoperto con quelli presenti in una banca dati dei virus noti, ha scoperto che non c’erano risultati. Poi il team ha consultato il database del National Insitute of Health’s Human Microbiome Project, e quello dell’Argonne National Laboratory, cercando tracce del virus misterioso nei campioni di feci umane lì conservati. Ebbene, il microrganismo era presente in abbondanza. Dopo aver condotto altre ricerche, il team ha dimostrato che il virus non esiste solo nei campioni in laboratorio, ma anche in natura, come spiega il virologo John Mokili. Si tratta, in effetti, di un virus presente in circa la metà del campione esaminato, e di cui nessuno sapeva nulla. Alcune delle proteine del Dna di crAssphage sono simili a quelle di altri virus ben noti, cosa che ha permesso al team di attribuirlo alla famiglia dei batteriofagi, che infettano – e si replicano – all’interno dei batteri. In particolare, grazie a tecniche innovative, il team ha collegato il nuovo virus ai Bacteroidetes, che vivono alla fine del tratto intestinale e sono sospettati di giocare un ruolo importante nell’obesità. Proprio il ruolo del virus misterioso sarà al centro delle ricerche future del gruppo. Anche se il microrganismo si è rivelato finora piuttosto sfuggente. “Sappiamo che c’è, ma non riusciamo ancora a catturalo bene”, conclude Edwards, che sospetta un ruolo importante del patogeno nell’obesità. Per Giovanni D’Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti” nessuna paura per il momento, poiché la maggior parte dei virus non infettano gli esseri umani. Solo una dozzina sono in grado. I virus hanno un ruolo importante, invece di regolamentare le specie batteriche nel nostro universo. La maggior parte sono batteriofagi o fagi che controllano il comportamento dei batteri che infettano e potrebbe diventare uno strumento terapeutico contro l'epidemia di malattie croniche come l'obesità o il diabete. L'uso di batteriofagi per trattare i virus (terapia dei fagi) non è nuova. È stata sviluppata per il trattamento di alcune malattie infettive di origine batterica, ma è stata abbandonata con l'avvento degli antibiotici. Di fronte alla crescente resistenza agli antibiotici e le infezioni nosocomiali, la terapia dei fagi è rivista in questi ultimi anni in tutto il mondo.

Mai dormire con il cellulare sotto il cuscino...

Mai dormire con il cellulare sotto il cuscino... Quanti dormono con il cellulare o lo smartphone sotto il cuscino? Tanti, e tantissimi fra i giovani lo fanno senza sapere che inconsapevolmente rischiano e possono rischiare grosso. In questi giorni si è letto sulle cronache americane che un adolescente si svegliato appena in tempo ed ha solo sfiorato il dramma. Ariel Tolfree, una ragazza di 13 anni del Texas, è stato svegliato di notte da un odore di bruciato. Improvvisamente, ha scoperto che il cuscino accanto a lei era in fiamme. Il suo smartphone aveva letteralmente preso fuoco mentre stava dormendo. Nel caso in questione, l'apparecchio realizzato da un colosso della telefonia risultava avere una batteria non originale, almeno a detta del gigante dell'elettronica che lo ha analizzato. Le aziende produttrici, consigliano ai clienti di non coprire mai uno smartphone a causa del rischio di surriscaldamento. In attesa dell'inchiesta, la società in questione ha offerto un nuovo dispositivo ed un risarcimento alla famiglia americana. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta dell'ennesimo caso segnalato e rimbalzato alle cronache circa i rischi connessi all'uso di telefonini e smartphone che sono diventati oggetti insostituibili nella vita di ognuno di noi. Proprio per questo, è necessario che le case produttrici adottino maggiori accorgimenti, anche in termini d'informazione ai consumatori per evitare che si ripetano casi analoghi.

Crudeltà sugli animali: lupo ucciso e lasciato in piazza a Semproniano nel grossetano

Crudeltà sugli animali: lupo ucciso e lasciato in piazza a Semproniano nel grossetano Un predatore morto, molto probabilmente un lupo, è stato trovato in piazza a Semproniano nel grossetano. L'animale, ucciso probabilmente con una fucilata, è stato lasciato durante la notte tra sabato e domenica nella piazza principale del paese. La carcassa è stata presa in consegna dai carabinieri e adesso si trova in un centro di recupero di animali selvatici in attesa di consegnarlo all'istituto zooprofilattico a Grosseto per le analisi di rito. Si tratta del secondo caso di lupo ucciso e lasciato in piazza. La prima volta fu trovato a Roccalbegna nel marzo scorso. Circa dieci, invece, i predatori trovati morti a fucilate nel grossetano da gennaio scorso .Per Giovanni D’Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ancora una volta ci rendiamo conto dell’atrocità a cui l’uomo può arrivare. Bisogna fermare subito questa crudelta'

domenica 27 luglio 2014

Nuovi parcometri a Lecce con l'obbligo di digitare la targa del veicolo. Violano la privacy.

Nuovi parcometri a Lecce con l'obbligo di digitare la targa del veicolo. Violano la privacy. Lo dice l'esperto dello "Sportello dei Diritti" Le inventano tutte pur di fare a tutti i costi cassa a danno delle tasche dei cittadini. Non è la prima amministrazione che si rivolge a questo sistema, ma i nuovi parcometri elettronici che prevedono l'indicazione preventiva del numero di targa al momento del pagamento del ticket per la sosta, nel primo capoluogo di provincia del Sud per costo procapite di multe pagate, confermano la vocazione del Comune di Lecce quale ente "tartassatore". Un sistema sul quale abbiamo chiesto il parere dell'avvocato leccese Graziano Garrisi, consulente privacy ed esperto in "Diritto delle Nuove Tecnologie", secondo il quale raccogliere le targhe dei cittadini per consentire il pagamento dei cosiddetti "grattini" viola il principio di necessità, proporzionalità, pertinenza e non eccedenza nel trattamento dei dati. Infatti, com'è noto tutti i trattamenti dovrebbero avvenire riducendo al minimo l'utilizzazione di dati e bisognerebbe non trattarli se le finalità possono essere comunque raggiunte mediante dati anonimi o senza una specifica raccolta. Poiché sino ad oggi la finalità del pagamento della sosta a pagamento era comunque realizzata senza l'utilizzo del numero di targa, e poiché questo è a tutti gli effetti un dato personale, i rischi per gli interessati sono elevati perché si verrebbe a creare una banca dati di grandi dimensioni, che senza adeguati controlli e misure di sicurezza esporrebbe, almeno in astratto, i cittadini a possibili utilizzi differenti rispetto alle finalità della raccolta. Ecco, dunque, che risulta necessario che tutti i cittadini vengano preventivamente informati secondo le prescrizione dell'articolo 13 del decreto legislativo 196/2003, altrimenti ciò potrebbe comportare una grave violazione della privacy e i dati dei cittadini sfuggirebbero al loro controllo, contrariamente ai diritti che sono loro riconosciuti dal vigente Codice Privacy. Quindi, al di là degli aspetti pratici che riguardano le ovvie difficoltà per gli automobilisti e le perdite di tempo necessarie alla digitazione del numero di targa del veicolo, specie per gli anziani e per chi non è proprietario del mezzo, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” è necessario un chiarimento immediato da parte del locale comando di Polizia Municipale e della partecipata cittadina S.G.M. che, com'è noto, gestisce la sosta a pagamento nel centro urbano, per far conoscere alla collettività se tutti i requisiti richiesti dal Codice della Privacy sono rispettati dal nuovo sistema adottato. In caso contrario, sarà necessario un immediato ravvedimento e quindi la sostituzione di tutti i nuovi parcometri dotati di una metodologia che altrimenti non risulterebbe ossequiosa della legislazione vigente.

sabato 26 luglio 2014

Nuovi mestieri. Dagli Usa arriva la "coccolatrice": abbracci a 60 dollari l'ora.

Nuovi mestieri. Dagli Usa arriva la "coccolatrice": abbracci a 60 dollari l'ora. Se le inventano di tutte, e forse la crisi ci spinge ad aguzzare ancor più l'ingegno per trovare qualcosa per tirare a campare o addirittura per fare un bel gruzzoletto ogni giorno. Ma forse è proprio la situazione economica globale ad aver spinto la 30enne americana Samantha Hess a riflettere sul fatto che proprio con la crisi i rapporti ne risentono ed un abbraccio può far stare meglio a chi viene offerto. E così si è letteralmente inventata la professione di "coccolatrice", ovvero dispensatrice di coccole, intese in senso puramente platonico, a pagamento. Non si tratta di una scoperta, perchè l'abbraccio, ha per sua natura un potere terapeutico, e così con 60 dollari all'ora la giovane offre i suoi servizi ai clienti, ponendo attenzione anche a dettagli come il colore dell'abito e il profumo. Secondo quanto lei stessa sostiene il suo guadagno mensile è approssimativamente pari ai 7200 dollari, mentre pensa già ad un corso di formazione per insegnare a intraprendere il suo percorso. Se tutto appare semplice, quasi banale, qualche rischio esiste: ovvero che il platonismo possa venir meno. In questo caso, con due colpetti sulla spalla Samantha fa capire che si stanno oltrepassando i limiti, fermo restando che si tratta di un rapporto basato sulla fiducia. Ovviamente, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, tra il fatto che diventi un mestiere e addirittura di massa ce ne passa, anche se a ben vedere si tratta di un nuovo modo assai opinabile di fare una sorta di psicoterapia in chiave moderna, con l'aggiunta di un pò di affetto che certo non guasta se ci si vuole sentire meno soli.

AIDS, la metà non sa d'averlo. Chiusa la conferenza di Melbourne: obiettivo far emergere in malati "invisibili"

AIDS, la metà non sa d'averlo. Chiusa la conferenza di Melbourne: obiettivo far emergere in malati "invisibili" Si conclude la conferenza internazionale sull'Aids tenutasi nell’ultima settimana a Melbourne ed uno dei risultati è chiaro e non lascia spazio a dubbi: il futuro della lotta all'AIDS passa per l'emersione di quel 50% di persone infettate dal virus che non ne sono a conoscenza. Come ha spiegato Stefano Vella ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità in un'intervista "L'obiettivo dichiarato è mettere sotto controllo l'epidemia entro il 2030". Il dottor Vella che è uno degli estensori delle linee guida Organizzazione Mondiale della Sanità sulla malattia ha però sottolineato che “Per riuscirci, bisogna tirare fuori il sommerso, quei milioni di persone che non sanno di avere il virus, e trattare tutti. È un enorme problema di costi, di carenza di strutture, ma proprio i risultati ottenuti finora dall'alleanza di scienza, politica e società civile che combatte l'AIDS, unica nel panorama mondiale, fanno ben sperare”. Durante i lavori della conferenza - resi probabilmente ancor più noti a causa del tragico evento dell'aereo malese abbattuto nei cieli ucraini che trasportava tra i suoi passeggeri alcuni tra i principali esperti della malattia al mondo diretti in Australia - è emerso che sul nostro pianeta vi sono 35 milioni di sieropositivi, di cui addirittura un numero prossimo alla metà (compresi 3,3 milioni di bambini) inconsapevoli. Ogni anno le nuove infezioni sono 2,3 milioni. Una battaglia importanti, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che sposta il fulcro della lotta a tale patologia verso la ricerca di una maggiore informazione e consapevolezza, mentre ancora si tarda ad ottenere una cura definitiva nonostante i molteplici ed annosi sforzi della comunità scientifica internazionale in tal senso.

Cadillac richiama modello GMT166 per problemi alla centralina della trasmissione

Allerta per la Sicurezza stradale della Commissione europea. Cadillac richiama modello GMT166 per problemi alla centralina della trasmissione Cadillac sta organizzando una campagna di richiamo, a causa di un difetto della calibrazione della centralina della trasmissione del modello GMT166 prodotto nel 2013. Significa che l'accelerazione può essere ritardata da fino a quattro secondi in determinate modalità di guida. Se ciò dovesse verificarsi per esempio in una situazione di "stop e partenza", potrebbe portare a un incidente stradale. Da Berlino è partita una comunicazione al Rapex, il Sistema di allerta rapido messo in piedi dalla Commissione europea per i prodotti pericolosi. In mezzo ai soliti prodotti cinesi, tra giocattoli che perdono pezzi e apparecchi elettrici che causano scosse, nel penultimo ultimo bollettino pubblicato il 25 luglio al lotto A12/1132/14 spunta a sorpresa la Cadillac GMT166. Ecco nel dettaglio i termini del problema: " Defective calibration of the transmission control unit means that acceleration can be delayed by up to four seconds in certain driving modes. If this should occur in a "stop and go" situation for example, it could lead to a road accident. Per fortuna non ci sono stati ancora incidenti. Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle multinazionali automobilistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono una vettura tra quelle indicate viene tempestivamente informato. È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate o ai concessionari della Cadillac nel caso in cui la propria autovettura corrisponda ai modelli in questione. Al singolo proprietario, infatti, non costa nulla tale tipo di verifica e nel caso in cui la propria autovettura sia oggetto del richiamo, l’intervento previsto è a totale carico della casa automobilistica che dovrebbe fornire anche un’autovettura sostitutiva per il periodo necessario alla manutenzione straordinaria.

Allerta per la Sicurezza stradale della Commissione europea. BMW R 1200 RT: pericolosa a causa di un difetto di fabbricazione

Allerta per la Sicurezza stradale della Commissione europea. BMW R 1200 RT: pericolosa a causa di un difetto di fabbricazione. Potrebbe rompere lo stelo del montante posteriore della molla. Richiamo in officina. Ancora un maxi richiamo in officina di moto da parte della tedesca Bmw. Il Rapex (sistema comunitario di informazione rapida sui prodotti non alimentari), il 25 luglio scorso ha pubblicato la segnalazione tra i prodotti pericolosi inclusi nella lista dei "serious risk" ossia di quelli più a rischio (n° di rif. 2 A12/1107/14), del modello di motocicletta R 1200 RT della nota casa automobilistica tedesca BMW, prodotto tra il 07.1.2013 e il 04.6.2014, a causa di un difetto di fabbricazione che potrebbe essere causa di un sinistro stradale. In particolare il rischio segnalato riguarderebbe testualmente la circostanza che " A causa di un difetto di fabbricazione, potrebbe rompersi lo stelo del montante posteriore della molla che potrebbe condurre ad una perdita di stabilità. C'è il rischio che il motociclista può cadere. Questo potrebbe portare ad un rischio di incidente e provocare lesioni". " Due to a manufacturing defect, the piston rod of the rear spring strut in connection with the Dynamic ESA could break, potentially leading to a loss of stability. There is a risk that the motorcyclist may fall off ". A seguito di tale allerta europea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” evidenzia come si renda necessario un intervento da parte della storica casa automobilistica e motociclistica affinché provveda al richiamo urgente dei modelli indicati per evitare potenziali problemi di sicurezza stradale, come risulta dalla scheda di segnalazione pubblicata all'indirizzo internet http://ec.europa.eu/consumers/safety/rapex/alerts/main/index.cfm?event=main.weeklyOverview&web_report_id=980&selectedTabIdx=1 . In Italia i proprietari potrebbero ricevere la raccomandata con la richiesta di passare presso una officina autorizzata BMW Motorrad per l'intervento. Al momento Bmw non ha rilevato incidenti legati a questo difetto. Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle case motociclistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono una moto tra quelle indicate viene tempestivamente informato. È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate Motorrad o ai concessionari della BMW nel caso in cui la propria moto corrisponda al modello in questione. Al singolo proprietario, infatti, non costa nulla tale tipo di verifica e nel caso in cui la propria moto sia oggetto del richiamo, l’intervento previsto è a totale carico della casa motociclistica.

Internet. Italia terra di spam.

Internet. Italia terra di spam. Al quarto posto nel mondo per quantità di posta elettronica indesiderata pro capite Un quarto della posta elettronica indesiderata del mondo parte dagli Stati Uniti, che occupano il primo posto della classifica mondiale con ampio margine sulla Francia, Cina ed Italia. Sono questi i paesi leader nell'invio di spam nel mondo. Ma l'Italia si piazza ad un sorprendente quarto posto: responsabile del 5,2% dello spam a livello mondiale. Lo affermano i dati pubblicati dall'azienda di sicurezza informatica SophosLabs per il secondo trimestre 2014. La classifica per lo spam pro capite inviato vede invece al top la Bulgaria davanti alla Bielorussia. La "sporca dozzina" dello spam mondiale è ampiamente guidata dagli USA, con il 24,2% del totale, davanti a Francia (6,7%), Cina (6,25%) e Italia (5,2%). La Bulgaria conduce la classifica dello spam per persona con un volume pari a 2,1 volte quello inviato dagli USA, paese preso come base di calcolo. Lo spam sottolinea Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, non viene più inviato in massa dallo stesso server come accadeva fino a una decina di anni fa: oggi gli hacker si impadroniscono di computer scarsamente protetti in tutto il mondo e li controllano senza che i proprietari se ne accorgano, sfruttandoli per l’invio di messaggi indesiderati e link malevoli. Ognuno è dunque responsabile della sicurezza del proprio computer: se non si adottano le difese adeguate, non solo si subiscono questi attacchi, ma si contribuisce anche a diffondere il problema dello spam a livello globale.

Inquinamento e tumori. Ex inceneritore Saspi a Lecce.

Inquinamento e tumori. Ex inceneritore Saspi a Lecce. Si parlava di "bomba ecologica" ma la situazione appare invariata. La denuncia dello "Sportello dei Diritti" E' passato più di un anno da quando è stata resa nota l'esistenza di un'inchiesta della Procura della Repubblica di Lecce, partita dall’esposto di un proprietario di un terreno vicino, che ha ipotizzato la contaminazione dell’area, e che cercava di far luce andando a caccia di presunti veleni nei terreni e nelle acque dell’ex Saspi, l’inceneritore che per decenni ha bruciato i rifiuti di Lecce. Una zona vasta almeno due ettari che a detta di molti potrebbe costituire una "bomba ecologica" alle porte del capoluogo di provincia pronta ad esplodere alle porte della città. Si è parlato sulla stampa, infatti, addirittura di bonifiche mai effettuate, e di una collinetta alta alcuni metri che conterrebbe circa 100.000 tonnellate di materiali pericolosi, comprese ceneri di cui si ignora la composizione e la provenienza. Quell'avvallamento, visibile da chiunque percorra la tangenziale Est nei pressi dello svincolo per Lizzanello, che quindi potrebbe costituire un serio "pericolo" per la salute dei cittadini sarebbe ricoperto da uno strato di argilla, completamente tombata che celerebbe al suo interno i residui e le scorie di anni di attività di incenerimento di non meglio precisati "rifiuti". Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è giunta l'ora, quindi, di fugare ogni dubbio, di far venire a galla la verità ed eventuali responsabilità, perchè la sola idea una potenziale "bomba ecologica" alle porte della città, della possibile "Capitale della Cultura Europea 2019" non è assolutamente tollerabile.

venerdì 25 luglio 2014

Fumo: multinazionale del tabacco condannata a 1 milione di euro

Fumo: multinazionale del tabacco condannata a 1 milione di euro. Maxirisarcimento ai familiari del fumatore defunto. Secondo il Tribunale di Milano c’è nesso causale fra sigarette e tumore ai polmoni. Multinazionale condannata a circa 1 milione di euro per la lesione da perdita parentale oltre le spese funerarie. La conoscenza dei rischi del fumo non esenta da responsabilità il produttore che compie un’attività pericolosa. Lo ha stabilito la decima sezione del Tribunale di Milano, giudice Stefania Illarietti, con la sentenza n° 9235/14 pubblicata l’11 luglio scorso. Per il giudice monocratico deve ritenersi sussistente il nesso causale fra l’attività di tabagista e la neoplasia polmonare che ha colpito il tabagista. La produzione e la commercializzazione è un’attività pericolosa e la pretesa conoscenza dei rischi del fumo non esclude la responsabilità dell’azienda del settore. Dopo la morte del fumatore accanito per il cancro la multinazionale che ha assorbito l’ex ente tabacchi deve risarcire ai familiari il danno non patrimoniale costituito dalla perdita parentale, liquidato in base alle tabelle milanesi, e perfino le spese funerarie. Nel ritenere il motivo di ricorso fondato, il Tribunale ha accolto la domanda di ristoro alla moglie e ai tre figli di un impiegato lombardo riportandosi alla sentenza della Cassazione n° 26516/09 che aveva stabilito che l’«attività di commercializzazione e produzione» delle sigarette è «pericolosa» e che «la pretesa conoscenza» del rischio connesso al fumo non esclude «la configurabilità della responsabilità del produttore». Proprio la consulenza tecnica disposta dal giudice ha evidenziato: il de cuius fumava da quando aveva quindici anni circa trenta sigarette al giorno, dunque un pacchetto e mezzo, ed è morto a cinquantaquattro anni nel novembre 2004 dopo che gli era stato diagnosticato un «carcinoma primitivamente polmonare» causato dal fumo. A distanza di dieci anni dalla morte arriva il megarisarcimento che scatta grazie all’inquadramento della responsabilità del produttore nello scheda ex articolo 2050 Cc: compete a chi esercita l’attività pericolosa, cioè a chi vende le sigarette, provare di aver adottato tutte le misure idonee a evitare il danno. Solo nel 1991 sono comparse sui pacchetti le avvertenza sul carattere legale dell’assunzione del tabacco. Ma anche quando il de cuius cominciò a fumare, nella seconda metà degli anni Sessanta, «erano ampiamente conosciuti gli effetti negativi sulla salute umana», osserva il giudice. E le informazioni sul rischio cancerogeno sono spesso contrastate da argomentazioni di segno opposto, invocate non a caso anche oggi dai convenuti: il disorientamento nel grande pubblico non può essere ritenuto insignificante prima del 1991 quando il rischio «fu certificato incontrovertibilmente dalla apposizione degli avvisi sulle confezioni di tabacco». Inoltre. «La durata di esposizione al fumo è il fattore più rilevante nel definire il rischio individuale di un carcinoma broncogeno». La letteratura scientifica sui cui si sono basati i periti hanno portato il giudice a ritenere che, in relazione al rischio di sviluppare un tumore ai polmoni, in questo caso, «i 26-27 anni in cui» l’uomo «ebbe a fumare prima dell’entrata in vigore della norma sono molto più rilevanti dei 13-14 anni del periodo successivo» e, quindi, «che il ruolo dei primi 26-27 anni di esposizione è circa 20 volte più rilevante rispetto a quello dei successivi 13-14 anni». In buona sostanza: «non può dubitarsi del nesso causale fra l’attività di assunzione di tabacco messa in opera prima del 1991 e l’evento morte» alla quale l’uomo ha concorso «nella misura che si stima nel 20 per cento» in quanto non ha mai smesso di fumare, nemmeno dopo l’entrata in vigore della normativa che ha imposto ai produttori e ai distributori una corretta informazione dei danni provocati dal fumo. Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, è una sentenza pilota importante che farà discutere. Con la vittoria dei familiari del fumatore, la salute pubblica entra in un nuovo mondo coraggioso per il controllo del tabagismo. Il fumo uccide 6 milioni di persone all'anno e se non si interviene la cifra salirà a 8 milioni entro il 2030.

La circoncisione contro l’AIDS

La circoncisione contro l’AIDS. Uno studio presentato a Melbourne dimostra una riduzione del rischio di contagio La circoncisione riduce il rischio di contaminazione dal virus dell’HIV, anche per le donne. È quanto dimostra uno studio presentato alla Conferenza internazionale sull’AIDS che termina oggi a Melbourne. La ricerca, realizzata presso una comunità sudafricana con forte presenza di uomini circoncisi, dimostra come le donne che hanno avuto relazioni sessuali con questi uomini abbiano il 15% in meno di possibilità di venir contagiate dal virus. Il tasso diminuisce del 50-60% presso i maschi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità è arrivata a raccomandare quindi questa pratica a 14 paesi dell’africa sub sahariana che presentano un alto tasso di infezioni. I ricercatori si sono poi interrogati sulla possibilità, alla luce di questi nuovi dati, di un abbandono dell’utilizzo del preservativo. Un pericolo scongiurato però da un altro test presentato a Melbourne secondo il quale gli uomini circoncisi continuano a utilizzare il profilattico. Un dato sorprendente, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” anche se risulta evidente che questa pratica non può sostituire in alcun modo la necessità di rapporti protetti e quindi con l'utilizzo del preservativo che rimane il miglior modo per ridurre al minimo le possibilità di contagio.

Epatite virale in Europa in aumento: non diagnosticata e sotto-segnalata

Epatite virale in Europa in aumento: non diagnosticata e sotto-segnalata L'epatite virale colpisce milioni di persone in tutta Europa senza che non se ne accorgano nemmeno e come 'malattia silenziosa' spesso non mostra alcun sintomo. Ma se non viene curata l'epatite può causare danni al fegato irreversibili. Questa temibile patologia è una malattia con molte facce e la "Giornata mondiale dell'epatite", il 28 luglio ci dà l'opportunità di aumentare la consapevolezza e la comprensione di essa. L'epatite virale è evitabile – ma l'infezione cronica, ad esempio come l'epatite B e C non trattata, può progredire a cirrosi epatica o cancro», avverte Marc Sprenger, direttore dell'ECDC, l'Ente Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie. Dopo diversi anni di una tendenza declinante e stabilizzante, recenti focolai di tossinfezione alimentare di epatite A indicano che tale malattia è un problema di salute pubblica di tossinfezione alimentare riemergente in Europa. "Questi focolai sollevano la questione se gli Stati membri dell'UE dovrebbero considerare le opzioni per più ampie raccomandazioni di vaccinazione contro l'epatite A poichè è attualmente raccomandata solo per i viaggiatori", suggerisce Sprenger. Come mostrano nuovi dati dal rapporto ECDC di sorveglianza in Europa 2012 sull'epatite B e C, l'epatite C provoca un maggiore carico di malattia in Europa dell'epatite B con numeri e tassi di notifica quasi due volte alti come quelli di quest'ultima: tra il 2006 e il 2012, sono stati registrati più di 110.000 casi di epatite B e oltre 206.000 infezioni da epatite C. Di epatite B sono stati segnalati 32.917 casi nei 29 Stati membri nel 2012, 2.798 (16,1%) sono stati notificati come acuti, 12.306 (71.0%) come cronici e 1.865 (10,8%) come indefiniti. Il gruppo di età più colpito era quello compreso tra i 25 e i 34 anni, rappresentando un terzo dei casi (33,3%). Mentre il numero di casi acuti di epatite B è in continuo calo dal 2006 – molto probabilmente grazie ai programmi di vaccinazione, in molti paesi europei – le statistiche dei casi cronici sono raddoppiati da 4.3 per 100.000 abitanti nel 2006 a 8,6 nel 2012. Nel 2012, 60.730 casi di epatite C sono stati segnalati da 27 Stati membri dell'UE/SEE di cui 509 (1,7%) erano classificati come acuti, 3905 (12,8%) come cronici e 23.712 (77,5%) come indefiniti. Tuttavia, solo 13 paesi sono stati in grado di definire i casi come acuti o cronici. Più della metà (54%) di tutti i casi di epatite C nel 2012 sono stati diagnosticati in persone tra i 25 e i 44 anni. "Tutti questi numeri sono da intendersi come una sottostima della vera situazione a causa della sottosegnalazione e il fatto che molte infezioni acute sono asintomatiche e quindi spesso non diagnosticate. Ciò significa che il problema è più grave di quello che abbiamo pensato e abbiamo bisogno di rafforzare i programmi di prevenzione esistenti e i controlli per invertire queste tendenze", aggiunge Sprenger. "Possiamo fare ancora molto per aiutare a fermare la malattia silenziosa". Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ricorda che da tempo l'organizzazione dell'ECDC ha attivato un sistema di sorveglianza per l'epatite A, B e C per aiutare i paesi a valutare la presenza dell'epatite, la prevenzione e le strategie di controllo esistenti e per definire le tendenze epidemiologiche o di trasmissione dei modelli in tutta Europa. L'epatite è un'infiammazione del fegato ed è più comunemente causata da un'infezione virale. Ci sono cinque tipi di virus dell'epatite conosciuti, indicato come tipi A, B, C, D ed E. Possono causare conseguenze acute e nel caso dei tipi B e C anche epatopatie croniche. Mentre l'infezione con il virus dell'epatite A è in genere causato dal consumo di alimenti contaminati o acqua e provoca un'infezione acuta, l'epatite B e C di solito si verificano a seguito di contatto con sangue infetto o di liquidi corporei e possono progredire in pericolose infezioni croniche.

giovedì 24 luglio 2014

Mal di schiena: secondo uno studio australiano il paracetamolo è inutile!

Mal di schiena: secondo uno studio australiano il paracetamolo è inutile! Un importante studio australiano è arrivato alla conclusione che gli antidolorifici a base di paracetamolo non sono più efficace del placebo nel ridurre il dolore associato alla lombalgia. Il 10% della popolazione mondiale si lamenta per il mal di schiena. Ed il paracetamolo è il farmaco più consumato in assoluto per alleviare questo tipo di sofferenza. Tutti i medici lo raccomandano come prima scelta per attenuare il dolore e lo preferiscono all'aspirina (perché fluidifica il sangue e aumenta il rischio di sanguinamento). Ma è giusto continuarlo a prescrivere a persone che soffrono di mal di schiena, e di dolore nella parte bassa della schiena? Dopo aver letto l'articolo pubblicato giovedì sulla rivista "The Lancet", è più che dubbio, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Questo è il primo trial clinico di valutazione del paracetamolo "in doppio cieco" (ossia che né i medici né i pazienti sanno cosa viene assunto) contro il placebo. In questo studio multicentrico, finanziato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche Health Medical dell'Australia e la controllata australiana dell'azienda farmaceutica GlaxoSmithKline (che commercializza il paracetamolo), 1.652 persone sono state divise in tre gruppi con caratteristiche simili con paracetamolo ad intervalli regolari ( tre volte al giorno, l'equivalente di 3990 mg), preso su rischiesta (fino a 4000 mg) e placebo. Dopo essere stato rassicurati circa la prognosi del loro dolore, tutti i pazienti hanno ricevuto i consueti consigli offerti in tali casi, ed essenzialmente hanno continuato ad essere attivi ed evitato di rimanere a letto. Durante i tre mesi di follow-up, Christopher William docente presso l'Università di Sydney a Camperdown ed i suoi colleghi hanno esaminato il tempo medio per l'intensità del dolore che è sceso da 0 o 1 (su una scala fino a 10) ed è rimasto su questo livello per una settimana. Questo periodo è stato di 17 giorni nei pazienti che hanno assunto paracetamolo, regolarmente o su richiesta, e 16 giorni per quelli cui è stato dato il placebo, una differenza statisticamente insignificante. Dopo tre mesi di questo studio, l'intensità del dolore ed il punteggio della disabilità è diminuito in tutti e tre i gruppi, ma ancora una volta senza nessuna differenza significativa. Allo stesso modo, lo stato funzionale e la qualità del sonno sono migliorati in maniera simile tra i tre gruppi. "Questi dati suggeriscono che le raccomandazioni per il paracetamolo in prima istanza di LBP devono essere riconsiderati. Sembra che l'assistenza medica è più importante rispetto all'approccio farmacologico", hanno commentato i ricercatori, che vorrebbero capire le ragioni dell'inefficacia del paracetamolo per la lombalgia. Ma Bart Koes e Wendy Enthoven del Erasmus Medical Center di Rotterdam sono meno categorici. In un editoriale che accompagna l'articolo, sostengono che, anche se lo studio è di buona qualità, è necessario che questi risultati vengano replicati prima di considerare la revisione delle raccomandazioni. In particolare, sottolineano che i farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) non sembrano avere una maggiore efficacia rispetto al paracetamolo nel trattamento della lombalgia e hanno un profilo di sicurezza meno favorevole. Questa informazione è rivolta ad un'ampia platea, dal momento che il 10% della popolazione mondiale si lamenta del mal di schiena ed il mal di schiena è la causa di un terzo della disabilità causata dal lavoro, secondo recenti studi pubblicati su riviste di Reumatologia. Ma non è da dimenticare che i medici hanno a disposizione rimedi molto più efficaci di questi farmaci analgesici di classe I e altre terapie per alleviare coloro che soffrono di più.

Equitalia condannata a pagare le spese di causa se ha iscritto un'ipoteca nonostante lo sgravio del Fisco

Equitalia condannata a pagare le spese di causa se ha iscritto un'ipoteca nonostante lo sgravio del Fisco. Le comunicazioni telematiche fra ente impositore ed esattore sono valide a tutti gli effetti Stop alla società di riscossione e condanna alle spese di giudizio se avvia il procedimento di riscossione senza una preventiva verifica della pretesa tributaria. E' con una significativa decisione della Cassazione, sezione tributaria, l’ordinanza n. 16948 del 24 luglio 2014, che l'esattore è condannato a pagare le spese di causa nel caso in cui abbia iscritto ipoteca sui beni del contribuente nonostante l'avvenuto sgravio del credito da parte dell'Agenzia delle Entrate. Per la Suprema Corte sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, sono valide a tutti gli effetti le comunicazioni telematiche fra ente impositore ed esattore. Ed è una norma di legge a sancirlo, in particolare l’articolo 15 della legge 59 del 1997 che ha stabilito la validità e la rilevanza a tutti gli effetti della trasmissione con strumenti informatici di atti formati con strumenti informatici o telematici. Nonostante ciò la Serit Sicilia spa aveva impugnato dinanzi al giudice di legittimità la sentenza della commissione tributaria regionale che aveva attribuito la responsabilità della lite, anche ai fini della regolazione delle spese, sulla base dell'affermazione che "lo sgravio è atto telematico, per cui il concessionario, prima di procedere all'iscrizione ipotecaria, avrebbe dovuto controllarne la tempestività mediante l'uso del terminale allo stesso accessibile". Gli ermellini, si sono uniformati a questo orientamento in quanto: l’affermazione si articola in un implicito giudizio di fatto, secondo il quale l'agente della riscossione poteva conoscere lo sgravio "mediante l'uso del terminale allo stesso accessibile" indipendentemente dalla comunicazione dello sgravio pervenutagli per flusso telematico.

Fmi: Italia fanalino di coda del G7 sempre più povera, più violenta, più vecchia. La classifica dell'andamento delle maggiori economie mondiali. Rallenta la crescita economica mondiale.

Fmi: Italia fanalino di coda del G7 sempre più povera, più violenta, più vecchia. La classifica dell'andamento delle maggiori economie mondiali. Rallenta la crescita economica mondiale. È quanto emerge dall'aggiornamento del World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale (Fmi). Ecco una tabella che mostra l'andamento del pil nel G7 e nelle maggiori economie. Fra parentesi le variazioni rispetto ad aprile. PAESE 2014 2015 Mondo +3,4% (-0,3) +4,0% ( - ) Economie avanzate +1,8% (-0,4) +2,4% (+0,1) Stati Uniti +1,7% (-1,1) +3,0% (+0,1) Area euro +1,1% ( - ) +1,5% (+0,1) Germania +1,9% (+0,2) +1,7% (+0,1) Francia +0,7% (-0,3) +1,4% (-0,1) Italia +0,3% (-0,3) +1,1% ( - ) Spagna +1,2% (+0,3) +1,6% (+0,6) Giappone +1,6% (+0,3) +1,1% (+0,1) Regno Unito +3,2% (+0,4) +2,7% (+0,2) Canada +2,2% (-0,1) +2,4% ( - ) Economie emergenti +4,6% (-0,2) +5,2% (-0,1) Russia +0,2% (-1,1) +1,0% (-1,3) Cina +7,4% (-0,2) +7,1% (-0,2) India +5,4% ( - ) +6,4% ( - ) Brasile +1,3% (-0,6) +2,0% (-0,6%) Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, una ulteriore conferma della gravissima situazione in cui si trova l'Italia che evidenzia come tutte le misure sino ad oggi attuate sono state inefficaci ed inadeguate. E in Italia crea un ulteriore elemento di allarme sociale: il boom degli sfratti per morosità. Nel 2012 se ne contano oltre 60mila, che aggiungono disagio a disagio. Tra il 2007 e il 2012 il Paese è diventato anche più insicuro. In questi anni, informa il Centro Studi della confederazione artigiana, i reati sono cresciuti dell'8,7%. In forte aumento risultano soprattutto i reati contro il patrimonio: i furti sono saliti del 32,5%, le truffe e le frodi informatiche del 21,8%. La crisi spinge le famiglie a guardare sempre di meno alla qualità e la criminalità, anche internazionale, ne approfitta. Si spiega così la crescita esponenziale dei reati di contraffazione di marchi e prodotti industriali, più che quadruplicata. Inoltre negli ultimi anni il Paese ha visto crescere in maniera esponenziale le persone a rischio povertà ed esclusione sociale.

BCE: hacker sono riusciti ad appropriarsi dei dati di 20.000 indirizzi e-mail

BCE: hacker sono riusciti ad appropriarsi dei dati di 20.000 indirizzi e-mail I furti informatici di dati sono ormai all'ordine del giorno. Non passa settimana, infatti, che non si legga sulle cronache la segnalazione da parte di qualche multinazionale della sottrazione d'informazioni riservate da parte di hacker come più volte evidenziato da Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Questa volta, però la notizia che giunge in data odierna da Francoforte, può destare maggiore preoccupazione se si pensa messo sotto attacco è stato il sito web della Banca Centrale Europea (BCE), dal quale sarebbero stati sottratti indirizzi di posta elettronica e informazioni di contatto dei giornalisti e partecipanti ai seminari. Secondo quanto ha dichiarato l'ente europeo, i database interni o i dati sensibili di mercato non sarebbero stati colpiti. Un portavoce della BCE ha tuttavia dichiarato che circa 20.000 indirizzi di posta elettronica e, in alcuni casi, numeri di telefono o indirizzi postali sarebbero stati rubati. Anche la Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, sarebbe stata vittima di attacchi a tarda notte di lunedì scorso tramite e-mail anonime. La polizia ha comunque già avviato le indagini. La BCE, a sua volta informato gli utenti potenzialmente spiati dal suo sito web e li avrebbe invitare a reimpostare tutte le password per motivi di sicurezza. Insomma, siamo tutti sotto attacco se anche le più alte istituzioni internazionali possono essere vittime di atti criminali del genere che possono mettere potenzialmente a repentaglio anche intere economie. Occorre, quindi, aumentare la vigilanza da parte delle autorità sul web e migliorare costantemente i protocolli di sicurezza per evitare alla radice che sottrazioni di dati sensibili possano portare gravi ripercussioni sui cittadini e sulle istituzioni.

Sicurezza in mare. Giubbotti di salvataggio Nadir 100N Adult difettosi

Sicurezza in mare. Giubbotti di salvataggio Nadir 100N Adult difettosi da riconsegnare a causa del sistema di fissazione che si allenta troppo facilmente Parte dei giubbotti di salvataggio VS Nadir 100N Adult dell'azienda Suter Trading GmbH sono difettosi: la loro galleggiabilità si eleva unicamente a 88,8 invece di 100 Newton e il sistema di fissazione si allenta troppo facilmente. Lo indica oggi l'Ufficio federale del consumo svizzero (UFDC) in un comunicato. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” invita i possessori de prodotti a restituirli al rivenditore che provvederanno a rimborsati. I numeri di serie dei giubbotti "incriminati" sono VSGB429601 fino a VSGB430300, data: 12/12 (dicembre 2012) e VSGB431701 fino a VSGB431701, data: 12/12 (dicembre 2012).

mercoledì 23 luglio 2014

Virus Chikungunya in allarme rosso Francia. Il virus tropicale che si diffonde anche in Europa. E l'Italia che fa?

Virus Chikungunya in allarme rosso Francia. Il virus tropicale che si diffonde anche in Europa. E l'Italia che fa? Questa estate, tutte le condizioni sono soddisfatte per la trasmissione indigena del virus Chikungunya in alcuni dipartimenti del sud della Francia. La minaccia riguarderebbe 18 dipartimenti della Francia meridionale. Mentre il numero di casi di chikungunya importati in Francia tra maggio e novembre variava da due a sei all'anno tra il 2006 e il 2013, il ritmo è accelerato in modo significativo nel corso di quest'anno. Tra il 1 maggio e il 4 luglio 2014, infatti, aveva già riguardato 126 pazienti. Tale aumento, che è legato all'epidemia che attualmente infuria nel Centramerica, preoccupa e non poco le autorità sanitarie transalpine. Tanto che l'Istituto Nazionale per la pubblica sorveglianza sanitaria (InVS) ha pubblicato un numero del Bollettino epidemiologico settimanale, nonostante la pausa estiva. Il documento presenta la diffusione della chikungunya, i dispositivi di monitoraggio (e la dengue) in Francia ed i suoi risultati. Si può leggere nel BEH, in tal senso: "Tutte le condizioni sono soddisfatte per la trasmissione indigena del virus Chikungunya in alcuni dipartimenti del sud della Francia: un vettore competente, Aedes albopictus, e un gran numero di viaggiatori di ritorno dai dipartimenti francesi d'America, dove infuria un'epidemia di chikungunya ". La Francia non sarebbe il primo paese a segnalare questa malattia non endemica. Da alcuni giorni, le autorità sanitarie statunitensi hanno diagnosticato il primo caso di chikungunya trasmessa a livello locale dalle zanzare, in un residente della Florida che non aveva recentemente viaggiato all'estero. E' l'ennesima prova che questi insetti "tropicali" possono scegliere casa e riprodursi dai paesi più caldi in regioni temperate. Secondo gli esperti, come detto, questa minaccia riguarderebbe 18 dipartimenti del sud della Francia metropolitana. Una vasta area, dunque, in cui molte persone possono svegliarsi una mattina con febbre alta, così come mal di testa, dolori muscolari e articolari, articolazioni gonfie, eruzioni cutanee. Più di 115 000 persone che vivono nelle Americhe sono state già colpite e in assenza di un trattamento specifico, non possono ricevere sollievo solo con il paracetamolo. Se i pazienti infetti arrivano in Francia e sono morsi da una zanzara tigre, la malattia può essere trasmettere anche ad altri soggetti. Per prevenire la diffusione di chikungunya, le autorità sanitarie hanno stabilito una sorveglianza entomologica. La presenza e la diffusione di Aedes albopictus è seguita attraverso l'immissione di trappole lungo la costa mediterranea e dell'entroterra della rete autostradale. D'altra parte, qualsiasi caso sospetto dev'essere sottoposto ad un test del sangue e sarà segnalato se la malattia è confermata. Se si tratta di un caso di chikungunya indigeno, le istruzioni sono chiare: "Le misure di indagine e di controllo comprendono: ricerca attiva dei casi nella famiglia del paziente (residenza e luoghi visitati durante la fase virulenta - oltrechè la presenza del virus nel sangue, ndr); raccomandazioni fatte ai pazienti più esposti per proteggersi contro le punture di zanzara, un incentivo per gli operatori sanitari per individuare i casi sospetti, misure di controllo vettoriale in 150 metri di perimetro attorno alla residenza dove è avvenuto il contagio, la distruzione dei siti di riproduzione e di trattamenti a base di pesticidi mirati, l'informazione del pubblico sulle misure di protezione personale e la riduzione dei siti di riproduzione. La segnalazione di un numero elevato di casi nella vicina Francia, la cui costa meridionale in questa stagione ha un clima assai simile a quello di tante zone d'Italia, specie quelle costiere, per Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, dovrebbe preoccupare le autorità sanitarie italiane altrettanto quanto sta accadendo Oltralpe. Ecco, perchè lo “Sportello dei Diritti”, si rivolge al Ministero della Salute affinché monitori attentamente la situazione e fornisca tutte le delucidazioni del caso circa possibili analoghi rischi per la popolazione residente ed al fine di adottare tutte le misure necessarie per evitare la diffusione di questo tipo di virus che colpiscono principalmente le fasce più deboli ed esposte come anziani e bambini in tenera età.

Comune di Lecce evasore fiscale per il filobus. Ennesima beffa per i cittadini leccesi, per un'opera faraonica dimostratasi inutile e obsoleta

Comune di Lecce evasore fiscale per il filobus. Ennesima beffa per i cittadini leccesi, per un'opera faraonica dimostratasi inutile e obsoleta La Commissione Tributaria Provinciale di Lecce – Sezione 2 – (Presidente Lamorgese – Relatori Quarta e D’Antonio), con quattro sentenze depositate il 15.07.2014, ha condannato il Comune di Lecce a pagare circa 700.000,00 euro di Iva evasa, oltre interessi e senza le sanzioni, per gli anni dal 2005 al 2008. L’iva evasa si riferisce alla fornitura del materiale rotabile di € 6.840.000,00 per il famigerato filobus, l'opera faraonica criticata dalla generalità della cittadinanza, ritenuta obsoleta già alla nascita e per la quale a tutt'oggi è da dimostrare l'utilità. Infatti, i due operatori intracomunitari, ossia Van Holl NV e Vossloh Kiepe Gmbh, provvedevano alla fornitura di materiale rotabile e di autobus per l’importo di cui sopra ed il Comune di Lecce non versava l’Iva con il modello F24 in applicazione delle disposizioni contenute nel D.L. n. 331/1993. Secondo i giudici tributari, il suddetto acquisto costituiva per il Comune di Lecce un “acquisto intracomunitario” e, come tale, era soggetto alla disciplina dell’Iva intracomunitaria di cui al D.L. n. 331/93. Infine, la CTP di Lecce si è riportata ai principi esposti dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 6791 del 20.03.2009, che ha affermato il principio che l’ATI (acronimo che sta Associazione Temporanea d'imprese) non è mai un soggetto tributario autonomo sulla base delle disposizioni di legge in materia per il fatto che, pure laddove, per ipotesi, le società raggruppate ponessero in essere una società consortile, ciò avrebbe riflessi solo sui rapporti tra i membri dell’ATI e l’ente appaltante, mentre non devono mai considerarsi modificati i rapporti con i soggetti terzi, che sono le autorità tributarie e le autorità previdenziali sociali. Insomma, per Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti" il filobus di Lecce, già balzato agli onori delle cronache nazionali non solo per la sua oggettiva bruttezza, ma anche per vicende tuttora sotto la lente della giustizia, si conferma una brutta tegola per l'amministrazione comunale e per le tasche dei cittadini leccesi su cui inevitabilmente graverà anche quest'ennesima beffa.

Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia

Sicurezza stradale. Chrysler richiama 792.300 Suv per difetto all'impianto d'accensione La controllata americana Fiat ha reso noto che si tratta di una misura di precauzione supplementare e che non risulta alla Casa la segnalazione di alcun incidente dipendente dal problema. I modelli interessati al richiamao sono le Jeep Grand Cherokee fabbricate dal 2005 al 2007 e i modelli Jeep Commander Suv fabbricati nel 2006 e 2007. Le unita' richiamate sono 649.900 negli Usa, 28.800 in Canada, 12.800 in Messico e 100.800 fuori del continente americano. Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle multinazionali automobilistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono una vettura tra quelle indicate viene tempestivamente informato. È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate o ai concessionari della Chrysler nel caso in cui la propria autovettura corrisponda ai modelli in questione. Al singolo proprietario, infatti, non costa nulla tale tipo di verifica e nel caso in cui la propria autovettura sia oggetto del richiamo, l’intervento previsto è a totale carico della casa automobilistica che dovrebbe fornire anche un’autovettura sostitutiva per il periodo necessario alla manutenzione straordinaria.

martedì 22 luglio 2014

Illegittima segnalazione alle banche dati dei "cattivi pagatori". Un'importante sentenza del Tribunale di Lecce

Illegittima segnalazione alle banche dati dei "cattivi pagatori". Un'importante sentenza del Tribunale di Lecce che riconosce il risarcimento dei danni ad una cittadina Sono sempre più numerosi i cittadini, piccoli imprenditori e artigiani rivoltisi allo “Sportello dei Diritti”, lamentando situazioni di estrema difficoltà determinate dalle incalzanti richieste di somme di denaro, sempre maggiori e sproporzionate, provenienti da banche e finanziarie che usano il sistema della “comunicazione dati alla CRIF” quale strumento, spesso illegittimo, per costringerli a pagare. Tipico esempio di ciò che è successo ad una imprenditrice leccese la quale rivoltasi nel 2006 ai legali dell'associazione finalmente oggi vede fatta giustizia, anche se forse troppo tardi, dati i tempi della macchina giudiziaria. Il fatto: l’amministratore della Sas V.L. adiva le vie giudiziarie con ricorso d’urgenza ex art. 700 c.p.c. rappresentata e difesa dall’avv. Francesco Toto. Il Tribunale di Lecce accoglieva appieno la domanda già con sentenza del 7 luglio 2006 confermando quanto la piccola imprenditrice denunciava da tempo, ma inutilmente: la natura prepotente, pretestuosa, illecita e vessatoria della comunicazione del suo nominativo alla CRIF (centrale rischi finanziari presso la banca centrale italiana) ad opera di una banca locale, a seguito e causa della quale era stata costretta a chiudere battenti la sua attività. Nei giorni scorsi, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è giunta la sentenza del Tribunale di Lecce n. 2791/2014 del 7 luglio u.s. che segna un punto a favore dei consumatori, oltre che della signora V.L., la quale con la netta condanna dell'istituto di credito al risarcimento dei danni patiti, riconosce il giusto ristoro alla denunciante. I legali dell'associazione, avvocati Francesco Toto e Francesco D'Agata, già da tempo combattono al fianco di imprenditori e piccoli artigiani, famiglie e pensionati, contro il fenomeno dei mutui usurai, truffe assicurative, i bond parmalat, lo scandaloso fallimento Alitalia, i bond argentini, ecc. Oggi un’altra vittoria.

'Coal Rolling' ossia inquinare per protestare contro Obama

'Coal Rolling' ossia inquinare per protestare contro Obama. Dagli Stati Uniti una nuova moda a base di smog e folli consumi Il 'Coal rolling' una nuova moda tutta americana che sta prendendo sempre più piede oltre oceano e che anche su internet trova sempre più numerosi adepti. L'obiettivo è inquinare il più possibile con il proprio pick-up, dei mezzi che già al 'naturale' non sono propriamente noti per il loro basso impatto ambientale, emanando delle spessi nubi di fumo nero. Il governo statunitense aveva approvato negli scorsi mesi una politica atta a ridurre le emissioni, scatenando l'ira dei gruppi industriali interessati dai provvedimenti. I 'coal-rollers' sono convinti che il riscaldamento climatico non esista e si divertono a dimostrare la loro 'forza' ai danni di malcapitati passanti e ciclisti. L'invito è : "Non sopportate le politiche ambientaliste di Barack Obama? Unitevi a noi e divertitevi a inquinare a più non posso!" Questo è il concetto alla base del 'coal rolling', dove i simpatizzanti sono pronti a mostrare orgogliosamente al mondo le proprie 'performance'. Eppure l'EPA, l'Agenzia americana di protezione dell'ambiente, sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” ha stigmatizzato questa pratica che viola il 'Clean Air Act', la legge federale che protegge l'ambiente. Anche le associazioni dei proprietari di pick-up non hanno mancato di mostrarsi irritati a riguardo dell'attività che chiunque può facilmente iniziare grazie a degli appositi kit in vendita al costo di circa 500 dollari.