lunedì 30 giugno 2014

Giro di vite della Corte di Giustizia UE sui prodotti a base di erbe aromatiche e di cannabinoidi sintetici

Giro di vite della Corte di Giustizia UE sui prodotti a base di erbe aromatiche e di cannabinoidi sintetici. Non sono medicinali quando sono commercializzati esclusivamente a fini ricreativi. Per poter essere qualificata come medicinale, una sostanza o un’associazione di sostanze dev’essere destinata alla prevenzione o alla cura di una patologia Una direttiva dell’Unione definisce la nozione di «medicinale per funzione» nel senso di «ogni sostanza o associazione di sostanze che possa essere utilizzata sull’uomo o somministrata sull’uomo allo scopo di ripristinare, correggere o modificare funzioni fisiologiche, esercitando un’azione farmacologica, immunologica o metabolica». Così si sono espressi i giudici della Corte Ue che si sono pronunciati su una causa nelle cause riunite C-358/13 e C-181/14 D e G. Lo rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. La causa era stata introdotta dai signori D e G che commercializzavano tra il 2010 e il 2012 miscele di erbe aromatiche contenenti vari cannabinoidi di sintesi. Si tratta di sostanze psicoattive che, se fumate, tendono a riprodurre gli effetti della cannabis. All’epoca dei fatti, la normativa tedesca sulla lotta agli stupefacenti non consentiva di ricomprendere la commercializzazione di tali sostanze. Le autorità tedesche hanno condannato quindi i signori D e G a pene detentive in base alla normativa sui medicinali, per aver immesso sul mercato un «medicinale sospetto». Investito della controversia, il Bundesgerichtshof (Corte federale di giustizia, Germania) si chiede se la detta associazione di sostanze, nonostante i rischi che presenta per la salute umana, possa essere qualificata come «medicinale», considerato che, sebbene determini effettivamente, come previsto dalla direttiva, una modificazione delle funzioni fisiologiche nell’uomo esercitando un’azione farmacologica , non procura alcun beneficio terapeutico. Nelle conclusioni odierne, l’avvocato generale Yves Bot ritiene che la nozione di «medicinale» contemplata dalla direttiva, non possa ricomprendere un’associazione di sostanze come quella oggetto della causa. Un’associazione di sostanze di tal genere è, certamente, idonea a modificare funzioni fisiologiche nell’uomo, ma la sua somministrazione a fini puramente ricreativi non è destinata né a prevenire, né a curare alcuna patologia. L’avvocato generale Bot ricorda, in limine, che non si tratta di ostacolare l’impiego medico di stupefacenti, che permane indispensabile ai fini dell’attenuazione del dolore, bensì di limitare l’immissione in commercio di sostanze psicoattive consumate a fini puramente ricreativi, ove, nella specie, il consumatore ricerca gli effetti psichici associati al consumo di cannabis. A sostegno del proprio ragionamento, l’avvocato generale Bot si fonda anzitutto sulla definizione della nozione di «medicinale per presentazione» contemplata dalla direttiva, che fa riferimento alle «proprietà [del prodotto] curative o profilattiche delle malattie umane». L’avvocato generale Bot ritiene, inoltre, che il criterio relativo alla «modificazione delle funzioni fisiologiche» non possa essere interpretato a prescindere dal contesto in cui si colloca né dall’applicazione medica cui la sostanza o l’associazione di sostanze di cui trattasi è destinata. Infatti, la direttiva utilizza non solo il verbo «modificare», bensì parimenti i verbi «ripristinare» e «correggere», i quali fanno riferimento al miglioramento delle funzioni organiche dell’uomo o al recupero delle sue funzioni fisiologiche, il che implica l’esistenza di un beneficio medico o terapeutico. L’avvocato generale Bot ricorda inoltre la costante giurisprudenza della Corte secondo cui la somministrazione di un medicinale deve «avere una funzione di profilassi o di cura». L’avvocato generale Bot ritiene peraltro che la direttiva, fondata sulla protezione della salute pubblica e sulla libera circolazione delle merci in seno all’Unione, non ammetta l’introduzione sul mercato di sostanze i cui rischi per la salute umana siano analoghi a quelli che presentano gli stupefacenti e la cui somministrazione venga effettuata al di fuori di qualsiasi applicazione medica. Infatti, disciplinando l’autorizzazione di immissione sul mercato nonché la fabbricazione, l’importazione, l’etichettatura o, ancora, la distribuzione dei medicinali, la direttiva è volta a consentire l’immissione sul mercato e la libera circolazione di un prodotto sicuro ed efficace, di cui sia stata analizzata la composizione, di cui siano stati valutati le indicazioni, le controindicazioni, i rischi e gli effetti collaterali e di cui siano state stabilite la posologia, la forma farmaceutica e la modalità di somministrazione. Tale disciplina non è, quindi, destinata ad applicarsi ad un’associazione di sostanze che si vuole, in realtà, escludere dal mercato, essendo priva di qualsiasi beneficio medico e presentando rischi per la salute umana. L’avvocato generale Bot ritiene, peraltro, che la commercializzazione, a fini esclusivamente ricreativi, di nuove sostanze psicoattive si collochi chiaramente al di fuori della sfera economica legale del mercato interno. A tal riguardo ricorda che, conformemente alla giurisprudenza della Corte «gli stupefacenti non presenti nel circuito rigorosamente sorvegliato dalle competenti autorità in vista dell’uso per scopi medici o scientifici rientrano, per loro stessa natura, in un divieto di importazione e di commercializzazione in tutti gli Stati membri». Se è comprensibile che, a fronte di una lacuna normativa, la Germania sia stata indotta ad applicare la normativa relativa ai medicinali, al fine di meglio controllare e reprimere l’immissione sul mercato di queste nuove sostanze, l’avvocato generale Bot conclude che tale obiettivo non può tuttavia giustificare un’interpretazione estensiva, se non addirittura una distorsione, della nozione di «medicinale». Egli ritiene, conseguentemente, che solamente provvedimenti repressivi basati sul controllo degli stupefacenti possano far fronte alla comparsa sul mercato di sostanze psicoattive. A tal proposito e a fini di chiarezza, suggerisce che il fondamento normativo della legislazione, attualmente in fase di progetto, venga chiaramente ricondotta allo spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia.

Finalmente più trasparenza fiscale. Negli USA addio al segreto bancario.

Finalmente più trasparenza fiscale. Negli USA addio al segreto bancario. Dal 1° luglio 2014 gli Stati uniti esigono tutti i dati sui capitali detenuti nel mondo da persone assoggettate all’obbligo fiscale statunitense. Con la normativa Fatca, il fisco americano si attende un aumento degli introiti fiscali pari a quasi un miliardo di dollari ed un sostegno necessario nella loro lotta contro l’evasione fiscale Dal 1° luglio entra in vigore la normativa americana Fatca: le banche di tutto il mondo sono chiamate a fornire periodicamente a Washington i dati dei clienti soggetti al fisco USA. Anche l'Italia si vede costretta a a collaborare. La normativa Fatca (Foreign Account Tax Compliance Act), pone in pratica fine al segreto bancario nei confronti degli Stati uniti. Con la normativa Fatca (Foreign Account Tax Compliance Act) gli Stati uniti intendono lottare contro l’evasione fiscale dei propri contribuenti e tassare tutti i capitali detenuti all’estero presso banche, assicurazioni o altre società da persone assoggettate al fisco USA. In base alla normativa, gli istituti finanziari esteri devono registrarsi presso il fisco americano (IRS) e fornire rapporti periodici sugli averi detenuti dai contribuenti americani. I primi flussi di notifiche sono attesi entro il 30 aprile 2015. In una fase iniziale dovranno essere notificati solo gli averi che superano determinati importi, ad esempio 50'000 dollari per i conti privati. La notifica sarà in seguito estesa a tutti i capitali. Su questa normativa si basano in buona parte i nuovi standard elaborati dall’OCSE per l’introduzione dello scambio automatico d’informazioni a livello mondiale. Si tratta di una procedura molto complessa con la quale bisogna identificarli, contattarli, spiegare di cosa si tratta e chiedere se sono disposti a lasciar trasmettere i loro dati. I clienti possono rifiutare la consegna dei loro dati. In tal caso, le banche sono infatti tenute a notificare a Washington il numero e il valore complessivo degli averi non dichiarati. Per ottenere le informazioni richieste, l’IRS potrà far scattare una domanda di assistenza amministrativa per tutto il gruppo di clienti recalcitranti. La normativa prevede un potente arsenale di sanzioni contro banche o clienti recalcitranti, a cominciare da una ritenuta del 30% su tutti i pagamenti di titoli, interessi o altri redditi di origine americana. Gli istituti finanziari rischiano inoltre di essere estromessi dal mercato interbancario internazionale. Al programma americano devono pure aderire tutti i gestori patrimoniali, i fiduciari, gli assicuratori e perfino le grandi aziende industriali, dal momento che hanno importanti attività finanziarie. Tutte queste società sono tenute a registrarsi presso l’IRS per evitare di essere considerate non cooperative. Un cambiamento per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che imporrà severi limiti al segreto bancario e alla possibilità di mantenere dei "paradisi fiscali", con riferimento anche alla lotta contro il riciclaggio dei capitali, contro le attivita' criminali organizzate e il terrorismo. L'augurio è che per il principio della reciprocità gli Stati uniti saranno disposti a fornire i loro dati bancari agli altri paesi sottomessi al nuovo regime Fatca, con lo scambio automatico d’informazioni tra le autorità fiscali volta a combattere elusione ed evasione fiscale.

Sicurezza alimentare: ancora rischioso il consumo di anguille per contaminazione di diossine e PCB.

Sicurezza alimentare: ancora rischioso il consumo di anguille per contaminazione di diossine e PCB. Prorogata l'Ordinanza del Ministero della salute. Rimane dunque vietato agli operatori del settore alimentare di immettere sul mercato o commercializzare al dettaglio le anguille provenienti dal Lago di Garda destinate all'alimentazione umana. Lo ha deciso il Ministero della Salute che con la proroga all'ordinanza introdotta nel 2011 conferma per altri dodici mesi i divieti di vendita e consumo alimentare di anguille. L'ulteriore rinvio ministeriale si basa sulla relazione acquisita in data 21 maggio 2014 su parere del laboratorio nazionale di riferimento per le diossine e i PCB in mangimi e alimenti destinati al consumo umano. Anche il Centro di referenza per l'epidemiologia veterinaria, la programmazione, l'informazione e l'analisi del rischio (COVEPI), ha condiviso il contenuto della valutazione dei livelli di contaminazione di diossine e PCB in campioni di prodotti ittici del lago di Garda. In tale rapporto si evidenzia la necessita' di mantenere in vigore le misure di gestione del rischio per la salute umana connesso al consumo di anguille contaminate provenienti dal lago di Garda, previste dall'ordinanza ministeriale del 17 maggio 2011. Nel 2011, gli esiti del Piano per il monitoraggio dello stato di contaminazione dei prodotti ittici del lago di Garda hanno evidenziato la contaminazione delle anguille per presenza di PCB diossina-simile a livelli tali da determinare al superamento del limite previsto dal regolamento (CE) 1881/2006 per la somma di diossine e PCB diossina simili. Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sottolinea che la valutazione del rischio evidenziava che i livelli di contaminazione riscontrati nelle anguille e l'elevata proporzione di anguille contaminate non consentono di garantire la compatibilita' del consumo umano di queste specie ittiche, rendendo necessaria la proibizione della vendita e del consumo di anguille pescate nell'intero bacino del lago di Garda, come misura di salvaguardia per la salute pubblica. Nel caso delle diossine e dei PCB diossina-simili sono necessari anni per ridurre la concentrazione di queste sostanze nell’organismo umano. Per le donne che desiderano una gravidanza non è quindi possibile abbattere questi livelli senza escludere completamente il pesce dalla dieta (nonché altre potenziali fonti di diossine e di PCB diossina-simili) per diversi anni prima del concepimento. Tuttavia, le donne che consumano fino a due porzioni di pesce grasso alla settimana non superano la dose settimanale tollerabile provvisoria per diossina e PCB diossina-simili, sempre che facciano attenzione ad altre possibili fonti presenti nella dieta in modo da non superare la PTWI. Pertanto il Ministero della Salute ha disposto che il termine di validita' dell'ordinanza del Ministro della salute 17 maggio 2011 sia ulteriormente prorogato di dodici mesi.

Sicurezza dei bambini. Pericolo tappi ricariche sigaretta elettronica.

Sicurezza dei bambini. Pericolo tappi ricariche sigaretta elettronica. Allarme del senatore americano Chuck Schumer: in grande aumento i casi di avvelenamento da liquido per e-cig. I bambini più piccoli, per quanto si possano sorvegliare, portano alla bocca tutto quello che trovano, sono molto curiosi e proprio la curiosità e la tendenza all'imitazione associata alla mancata percezione del pericolo possono mettere a repentaglio la loro sicurezza. Più del 50% delle richieste di intervento che giungono ai centri antiveleno interessano la fascia di età da 1 a 4 anni. Negli USA il senatore Chuck Schumer ha lanciato l’allarme per un fenomeno in aumento, che va di pari passo con la diffusione della sigaretta elettronica: secondo il democratico di New York, infatti, sarebbero sempre di più i casi di avvelenamento da liquido dell’e-cig, la sostanza che si utilizza per ricaricare la sigaretta. Il problema consiste nel fatto che, nonostante contengano nicotina, questi prodotti sfuggono a una regolamentazione adeguata da parte della Food and Drug Administration (che dovrebbe intervenire a breve per porvi rimedio), ma rappresentano un pericolo sempre più grande specie per i più piccoli, che sarebbero i più colpiti da questi casi di avvelenamento. I liquidi sono tossici sia se ingeriti che per contatto con la pelle, anche in quantità non elevate.I casi accertati di intossicazione da queste sostanze sono stati 1300 nel 2013, facendo segnare un +300% rispetto al 2012 e destinati a raddoppiare nel 2014 secondo le stime. Il Centro antiveleni di New York ha ricevuto finora nel 2014 quasi 70 chiamate per quanto riguarda le intossicazioni accidentali del liquido 36 in più rispetto tutto il 2013. Schumer ha inoltre sottolineato che ingerire il prodotto chimico può causare nausea, problemi di cuore, vomito, convulsioni e, potenzialmente anche la morte. Per tale preoccupante escalation di casi di avvelenamenti il senatore Chuck Schumer domenica ha intimato al governo federale che vengano applicati dei tappi a prova di bambino alle boccette di fluido per riempire le e-sigarette. Purtroppo in Italia non ci sono statistiche ufficiali ed il numero di intossicazioni registrate. Si conosce un solo caso ufficiale di una donna di Parma che nel dicembre 2012 è stata ricoverata a Parma dopo aver ingerito il liquido. Per Giovanni D'Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti” in queste condizioni non bisogna chiedesi se un bambino potrebbe morire o essere gravemente danneggiato da questi liquido ma quando succederà. E' indubbio che subito è necessaria una adeguata informazione/formazione indirizzata ai consumatori sul rischio che determina la manipolazione del liquido per e-cig. Occorre quindi ripetere sino allo stress che per proteggere la salute dei bambini, bisogna rispettare delle buone pratiche della conservazione delle ricariche di fluido per riempire le e-sigarette che una volta aperte, devono essere tenute lontane il più possibile dai luoghi frequentati dai bambini.

domenica 29 giugno 2014

Ebola. Medici Senza Frontiere: Epidemia "fuori controllo". Un portavoce dell'OMS: "Ci possono essere casi isolati in Europa"

Ebola. Medici Senza Frontiere: Epidemia "fuori controllo". Un portavoce dell'OMS: "Ci possono essere casi isolati in Europa" Per la ONG Medici Senza Frontiere, l'epidemia del temibile virus è "fuori controllo". L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha risposto alle sollecitazioni chiedendo ai tre paesi colpiti dal virus Ebola di adottare misure drastiche per contenere la malattia. Dall'inizio di gennaio, infatti, quasi 350 persone sono morte di febbre emorragica in Sierra Leone, Guinea e Liberia, ma si teme una "diffusione internazionale". Un'emittente francese "Europe 1" ha chiesto a Daniel Epstein, un portavoce dell'OMS, cosa può accadere con il virus. Un'intervista che Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” ritiene utile riportare in via integrale per informare l'opinione pubblica e far comprendere in Italia alle autorità sanitarie a partire dal Ministero della Salute, di farsi portavoce presso quelle internazionali al fine di evitare che da epidemia si trasformi in una terrificante pandemia. "Come si è arrivati a una tale perdita di controllo di una malattia altamente mortale come l'Ebola? Daniel Epstein: "Condividiamo la preoccupazione di MSF per l'epidemia presente in almeno tre paesi diversi e oltre i confini. Ha fatto il suo ingresso nelle aree urbane. I tentativi di controllare la malattia, ci vuole un grande impegno per comunicare nelle zone rurali, dove ci sono state le principali vittime della malattia. Ed è molto difficile entrare in questi luoghi molto tradizionali in cui la gente non ascolta le persone che vengono da fuori. Cambiare pratiche che promuovano la diffusione di Ebola, come funerali o altri riti sociali, è quasi impossibile. Tra le persone che "resistono" anche i medici locali che si vanno ad informare ed educare su l'Ebola. Abbiamo visto, in alcuni casi, gli abitanti lanciano pietre contro le persone che vengono loro incontro. Nelle zone rurali, trovare la persona malata, trovare la sua famiglia e tutti coloro che sono stati in contatto con essa è particolarmente complicato. Anche in Francia, sarebbe difficile trovare in mezzo a così tante persone in movimento, viaggiano e che si muovono liberamente da un villaggio all'altro. Il coordinamento tra i tre ministeri della sanità dei paesi colpiti è anche in fase di stallo. Quindi, inviare e utilizzare dispositivi di protezione individuali non è facile. Ma oggi, i paesi si rendono conto che devono lavorare insieme. Si incontreranno ad Accra, in Ghana nel mese di luglio. L'epidemia può diffondersi ad altri paesi o in Europa o in Francia? E 'possibile. Non si può mai prevedere nulla in un'epidemia. Le persone viaggiano e portano l'epidemia in altri paesi. Dovremmo essere preoccupati in Europa? Dubito che ci sia una grande epidemia di Ebola in Africa. Ci potrebbero essere casi isolati di persone che hanno viaggiato prima della comparsa dei sintomi. Un viaggiatore malato capitato in Europa non infetta centinaia di persone, come può fare l'influenza. Si ricordi che richiede un contatto molto stretto per prendere il virus, il contatto con i fluidi di sangue, il corpo dei pazienti. L'Ebola si trasmette sessualmente. Le autorità sanitarie europee sono in grado di gestire i casi di Ebola? Non credo che una tale situazione creerebbe una epidemia. La malattia, quando è in fase avanzata, è molto grave, con la comparsa di febbre emorragica, quasi inarrestabile. Si possono alleviare le sofferenze del paziente, ma non esiste un vaccino o un farmaco specifico. Nei paesi europei, le cure, anche ottime non garantirebbero la sopravvivenza del paziente. Ma l'epidemia in corso in Africa sicuramente non raggiunge uno stadio avanzato. In Sierra Leone, Guinea e Liberia, Ebola si trasmette all'interno degli stessi centri sanitari, ospedali, cliniche. In tutti e tre i paesi, i medici non hanno dispositivi di protezione abbastanza efficaci e potrebbero aver contratto la malattia ed i pazienti che curano. Con i metodi di controllo delle infezioni ospedaliere moderne, tra cui mettere il paziente in quarantena, si potrebbero limitare i casi di trasmissione ".

General Motors sta richiamando i SUV.

General Motors sta richiamando i SUV. La serie di sconfitte per la General Motors non si ferma: ancora una volta, il gruppo deve richiamare centinaia di migliaia di vetture a causa di problemi elettronici. I richiami da parte di General Motors sembrano non fermarsi mai mentre la serie delle disavventure è senza fine. Venerdì il gruppo ha annunciato una nuova ondata di richiami di oltre 400.000 veicoli negli Stati Uniti. Il richiamo è dovuto al rischio che i Fuoristrada presentano a causa di un problema con il software del cambio automatico. La trasmissione potrebbe commutarsi in posizione di parcheggio da sola anche in assenza del guidatore. Questo problema si aggiunge ad una lunga lista. Il gruppo di Detroit ha richiamato negli Stati Uniti altri 3,16 milioni di modelli di auto del periodo 2000-2014, provocando un impatto sui conti del secondo trimestre di 300 milioni di dollari, che vanno ad aggiungersi ai 400 milioni di oneri già annunciati in occasione di altri richiami: da inizio anno in Nord America sono stati 20 milioni. La casa automobilistica tramite il suo portavoce ha detto di essere consapevole di otto incidenti, di sei feriti legati all'ultimo richiamo. La società madre di Opel ora deve controllare e riparare più di 20 milioni di automobili. Ad innescare l'onda dei richiami in officina è stata inizialmente un difetto dei blocchi di accensione difettosi. Per questo problema almeno 13 persone sono morte in incidenti. Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle multinazionali automobilistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono una vettura tra quelle indicate viene tempestivamente informato.È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate o ai concessionari General Motors nel caso in cui la propria autovettura corrisponda al modello in questione.Al singolo proprietario, infatti, non costa nulla tale tipo di verifica e nel caso in cui la propria autovettura sia oggetto del richiamo, l’intervento previsto è a totale carico della casa automobilistica che dovrebbe fornire anche un’autovettura sostitutiva per il periodo necessario alla manutenzione straordinaria.

sabato 28 giugno 2014

Nuova moda tra i giovani. Impazzano in America i matrimoni con foto sexy alle damigelle

Nuova moda tra i giovani. Impazzano in America i matrimoni con foto sexy alle damigelle con ragazze che alzano la gonna mettendo in mostra il lato B Dagli Stati Uniti d'America arriva una nuova tendenza social. Il nuovo hashtag impazza tra Instagram, Twitter e addirittura Facebook e raccoglie le migliaia di foto osè. La nuova moda si chiama Bridesmaids mooning. Le damigelle della sposa vengono immortalate con le natiche all'aria. Poi gli scatti finiscono su twitter. L'ultima "follia" americana viaggia su twitter ed è la moda lanciata da alcune giovani spose che durante il matrimonio si sono messe in posa con le lodo damigelle e hanno sollevato le gonne mostrando il lato B. Chi più velato chi meno. Foto ricordo con le chiappe al vento e poi via sui social... Dopo i selfie hot pubblicati dalle ragazze che si fotografano a seno scoperto, ma senza mostrare troppo il cui protagonista non è più il volto ma parte di seno, lasciando così intravedere parte delle morbide protuberanze femminili, la nuova tendenza che sta prendendo piede si chiama Bridesmaid Mooning. La prima parola significa damigella d'onore, colei (o coloro) che accompagna la sposa. La seconda ha un doppio significato: guardare in modo trasognato (da moon, luna) ma indica anche e soprarattutto una forma di protesta che consiste nel mostrare il proprio sedere nudo. Chissà se la moda prenderà piede anche da noi... Molte le donne che sembrano contagiate da quella che, almeno in America, sta diventando una vera e propria mania. Tra le tendenze di questo tipo, ricordiamo anche il #blfie in cui viene messo in mostra il lato B e #aftersex dove il selfie avviene alla fine di un rapporto sessuale. Tutte tendenze provenienti dagli USA. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” quello che è certo è che siamo di fronte a una nuova pratica di seduzione che riscuote innegabile consenso nella popolazione maschile ad un piacere narcisistico che si ha nell’ottenere un apprezzamento alle proprie foto.

Tecnologia per risolvere le sviste arbitrali.La lobby del calcio apre alla moviola in campo

Tecnologia per risolvere le sviste arbitrali. La lobby del calcio dopo le "Bombolette", "Goal line technology" apre a una novità ancora più rivoluzionaria, la moviola in campo, che potrebbe risolvere il problema dei gol fantasma, troppe volte causa di tafferugli e ridurre gli episodi di violenza. Dopo le due azzeccate innovazioni sperimentate nel corso di questo Mondiale, il presidente della Fifa lo svizzero Joseph Blatter, apre alla moviola in campo "per dare una mano all'arbitro", con un massimo di due richieste per tempo, e solo a pallone fermo. Intanto nel Mondiale brasiliano in corso stanno riscuotendo grande successo sia la bomboletta spray per le punizioni che la "Goal line technology", determinante in occasione di Francia-Honduras della seconda giornata per convalidare il 2-0 dei Bleus. Due innovazioni promosse senza riserve dal numero uno della Fifa Sepp Blatter, che punterà a riproporle anche all'Europeo del 2016 in Francia. Ma non solo, il massimo dirigente vallesano apre ora anche alla... moviola in campo! Lo ha ribadito con un comunicato ufficiale. In una intervista al sito della Fifa ha dichiarato "Dovremmo dare un nuovo aiuto agli arbitri, introdurre un po' più di giustizia nel gioco, fornendo agli allenatori il cosiddetto 'challenge call', due volte per tempo, quando la palla è ferma". Per decidere "se c'è o no un rigore", se il giocatore si trova "dentro o fuori l'area", se c'è "fallo o no". Questa potrebbe davvero rappresentare una svolta epocale. L'obbiettivo è quello di agevolare gli arbitri nel proprio compito e dare più... giustizia ai risultati. Gli allenatori potranno effettuare due "chiamate tecniche" per tempo, ma solo a gioco fermo, per contestare alcune scelte arbitrali e nella circostanza il direttore di gara visionerà il monitor (con le immagini tv fornite dal circuito internazionale) per verificarne la correttezza o meno. La regola non si applicherebbe invece al fuorigioco, trattandosi di una fase dinamica. Il presidente della Fifa, che ha avviato la riflessione sulla moviola dopo un gol annullato ingiustamente all'inglese Frank Lampard nella scorsa edizione dei mondiali, auspica che l'allenatore possa contestare una decisione dell'arbitro, insieme al quale ci sarebbe poi la verifica alla moviola, ma senza il controllo della Fifa. Alla luce di tali nuove possibilità, che ci offre la moderna tecnologia che potrà essere utilizzata anche in combinazione tra loro per assicurare ancor maggiore accuratezza, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” finalmente oggi le alte sfere del calcio stanno per introdurre sistemi in grado di garantire un diritto di tutti i tifosi: quello della certezza delle competizioni sportive che raggiungeranno un grado di verità prossimo al 100 %.

In Australia via libera oggi alle nozze gay.

In Australia via libera oggi alle nozze gay. Il primo matrimonio a Sydney. Gordon Stevenson e Peter Fraser sono stati la prima coppia omosessuale a dire sì in Australia. Grande passo avanti nei diritti civili. La prima coppia omosessuale australiana si è sposata a Sydney. Alle 15:00, Gordon Stevenson e Peter Fraser si sono sposati circondati da un piccolo gruppo di familiari e amici che sono arrivati da tutto il paese nel consolato britannico della città, per testimoniare la prima cerimonia del suo genere. Lo segnala Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”.La coppia, che convive insieme da 19 anni, ha detto che era un sogno di essere finalmente legalmente sposati. Questa unione rappresenta un segno di profondo cambiamento in un Paese che sino a poco più di dieci anni fa aveva una legge che vietava la "promozione" dell'omosessualità. La maggior parte dei cittadini australiani è favorevole ai matrimoni fra persone dello stesso sesso, perché nei sondaggi sono due terzi quelli che li sostengono, con il maggior appoggio tra i giovani. I due sono stati sposati dal Console Generale Britannico Nick McInnes, che ha parlato di "un enorme passo nei diritti civili.

Sicurezza prodotti. Australia: muore fulminata da caricabatterie Usb basso costo

Sicurezza prodotti. Australia: muore fulminata da caricabatterie Usb basso costo. Nuovi timori per caricabatterie per telefoni cellulari pericolosi. Morire per un caricabatterie Usb a basso costo. La notizia che arriva dall'Australia, è stata diffusa solo ora direttamente dalle autorità di quel paese con l'intenzione di lanciare l'allarme relativo alle imitazioni Usb sul mercato, spesso prive delle più elementari protezioni. La tragedia si è verificata lo scorso aprile a Gosford, a nord di Sydney, in Australia. La vittima, riferiscono i media australiani, è Sheryl Aldeguer, 28 anni, sposata e con due bambini. Secondo quanto si è appreso, la giovane originaria delle Filippine, è stata trovata morta il 23 aprile scorso nella sua camera a Gosford, con gli auricolari collegati al portatile, e diverse ustioni sulle orecchie e sul petto, probabilmente fulminata per l'Usb difettoso. Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti” invita i consumatori a diffidare dai prodotti come gli articoli per telefonia cellulare, tra i quali batterie, display e caricabatterie venduti a prezzi estremamente concorrenziali, in particolare quegli privi di certificazione di conformita' alle norme di sicurezza. Le batterie potrebbero essere anche pericolose per l'incolumita' dei consumatori.

Tra sabato e domenica per i musulmani anche in Italia inizia il Ramadan

Tra sabato e domenica per i musulmani anche in Italia inizia il Ramadan. Si apre il mese di digiuno per 1,7 milioni di persone. Digiuno, preghiera, purificazione. Mancano solo poche ore, quelle tra questo sabato 28 e domenica 29 giugno. L’inizio del mese più sacro del calendario islamico può essere, infatti, verificato tramite complicati calcoli astronomici anche tramite il reale avvistamento del primo spicchio di luna, tanto che le diverse autorità del variegato panorama islamico mondiale non sempre concordano con il momento esatto. Secondo la tradizione, è durante il Ramadan che l’arcangelo Gabriele dettò al profeta Maometto le sure del Corano. E l’osservanza del digiuno, sawm, praticato in questi giorni è uno dei cinque pilastri dell’Islam, insieme alla professione di fede, all’elemosina, al pellegrinaggio alla Mecca e alla preghiera quotidiana. Dall’alba al tramonto non è prevista solo astinenza dal cibo e dall’acqua, ma anche da tabacco, rapporti sessuali e in generale da azioni e pensieri “cattivi”. La giornata è scandita da un pasto frugale, suhur, prima dell’aurora, dalla rottura del digiuno, iftar, quando fa buio, e naturalmente dalle preghiere, compresa tarawih, recitata solo in questa occasione. Ormai da molti anni il Ramadan si celebra anche in Italia, dove secondo le ultime stime i musulmani sarebbero 1,7 milioni, per la stragrande maggioranza immigrati e figli. E nelle città dove sono in tanti, i fedeli si organizzano per celebrare insieme ogni sera la rottura del digiuno. La Grande Moschea di Roma, ad esempio, sarà aperta come sempre, ma nella Capitale ci saranno anche iniziative organizzate da varie comunità o associazioni. Dhuumcatu, ad esempio, dà appuntamento alla sera del 13 luglio per un iftar aperto a tutti, anche ai non musulmani, dove si celebrerà la fine del digiuno e si potrà anche seguire la finale della coppa del mondo. A Milano quest’anno il ramadan arriva dopo un lungo confronto sulla costruzione di una moschea e proprio in questi giorni dovrebbe arrivare dal Comune una bando per l’assegnazione di aree pubbliche destinate a luoghi di culto. Intanto, il Coordinamento delle Associazioni Islamiche CAIM vorrebbe coinvolgere nelle celebrazioni di questo mese anche i tanti profughi arrivati in città dalla Siria. Un periodo di straordinaria importanza per i fedeli dell'Islam per il quale Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti” invita tutti i cittadini italiani, credenti e non al massimo rispetto.

giovedì 26 giugno 2014

Raffica di furti nei parcheggi dei supermercati Carrefour, Le Vele, Millennium.

Raffica di furti nei parcheggi dei supermercati Carrefour, Le Vele, Millennium. Bucano le gomme alle auto posteggiate e quando il guidatore scende per cambiare la gomma entrano nell'abitacolo e portano via borse, portafogli, navigatori e computer Posteggiate l'automobile nel parcheggio dei supermercati? Occhio ai furti. Negli ultimi giorni ci sono stati segnalati diversi furti, con un bottino complessivo che sfiora il migliaio di euro. A preoccupare però non è tanto l'ammontare del maltolto, ma le modalità con cui agiscono i malviventi. In pratica la vittima fa sempre le stesse cose: è una donna o una persona anziana, è sola, lascia la vettura per qualche minuto per andare a fare la spesa. Insomma, siamo di fronte a un ladro seriale. I ladri attendono che la vettura sia parcheggiata e che il conducente si rechi all'interno del centro commerciale; forano il pneumatico dell'autovettura presa di mira, prevalentemente operando sulle ruote del lato destro del veicolo, non visibili al conducente all'atto di rimettersi al volante. Quando il conducente si accorge del problema, immagina di aver forato e scende dal veicolo per verificare e cambiare la gomma, lasciando incustoditi sul sedile borse, pc portatili ed altri valori. In quell'istante i malviventi, che seguono la vittima, con mossa fulminea portano via quanto trovato all'interno dell'abitacolo, approfittando dell'impossibilità del malcapitato di opporre una qualsiasi resistenza. Ed in tal senso, arrivano le segnalazioni e denunce via email dei cittadini come quella della sig.ra Sara Solla "AVVISO!!! A tutti gli amici che vanno abitualmente al Carrefour, Le Vele, Millennium ATTENZIONE!!! Oggi mio padre si è recato al Carrefour a fare la spesa, quando ha terminato è ritornato alla macchina, ha caricato la spesa nel cofano ed è ripartito verso casa. Dopo qualche metro si è accorto che c'era qualcosa che non andava, quindi si è fermato all'altezza del Millenium per controllare ed effettivamente una gomma era a terra... Apre il cofano per prendere cric e ruota di scorta e, quindi, sposta la spesa nel sedile anteriore, lato passeggero, dove poggia anche il borsello. Cambia la ruota e riparte. Arrivato a casa, si accorge che il borsello con le chiavi di casa, il portafoglio, i documenti e il cellulare è sparito!!! Per farla breve, glielo hanno fregato quando era inchinato, dall'altra parte della macchina, intento a cambiare la ruota che, a quanto pare, non si è forata accidentalmente, ma presentava un piccolo squarcio sicuramente fatto a posta. Tanto più che mio padre mi ha raccontato che poco dopo che si è fermato lui, ha visto un'altra macchina fermarsi, sempre a causa di una gomma sgonfia... Quindi morale della favola, evidentemente qualche delinquente squarcia le gomme delle macchine parcheggiate, per poi aspettare che il proprietario faccia ritorno e sia costretto a fermarsi qualche metro più avanti per sostituire la ruota danneggiata e nel frattempo lui può rubare quello che trova dentro la macchina. Per fortuna mio padre non aveva con sé molti contanti (in ogni caso quei pochi che c'erano nel portafoglio spero tanto che finiscano tutti in medicine!!!) e fortuna più grande è stata che il borsello è stato abbandonato lì nei paraggi, visto che è stato trovato da un addetto delle pulizie e consegnato alla sicurezza. Quindi quando io ho provato a fare il numero di cellulare, mi ha risposto una guardia della sorveglianza che mi ha detto che avevano tutto loro. In definitiva 'sti sciagurati hanno preso i soldi e il bancomat (ovviamente già bloccato), un coltellino svizzero, una piccola torcia e fortunatamente hanno lasciato il resto, compreso il cellulare, evidentemente troppo obsoleto per i loro gusti... Quindi nel disgraziato caso vi capiti una cosa del genere, non lasciate nulla in macchina mentre state cambiando la ruota oppure sollevate i finestrini e chiudetela a chiave! Se volete, condividete pure, in modo da informare anche i vostri contatti!" Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. lancia un appello ai cittadini «di fare particolare attenzione alle persone che gironzolano attorno alle auto parcheggiate nei pressi dei punti vendita dei supermercati». Un'altra avvertenza che consigliamo di seguire è quella di portarsi dietro la borsa e di non mollarla mai. Soprattutto quando si scende dalla vettura, anche un solo istante può essere un errore fatale che può costare il furto di denaro o peggio ancora di gioielli piuttosto che di strumenti di lavoro come il telefonino o il computer portatile. In un caso è stato portato via anche il navigatore satellitare. Insomma, il consiglio è di tenere gli occhi ben aperti. Si invitano le forze di polizia ha predisporre mirati servizi volti a prevenire il fenomeno, impiegando personale in divisa ed in borghese nelle aree interessate e prendendo accordi con i responsabili dei centri commerciali per l'acquisizione delle riprese delle telecamere di sorveglianza

Ricercatori americani hanno scoperto come lo stress può portare a infarto e ictus

Ricercatori americani hanno scoperto come lo stress può portare a infarto e ictus Non è un falso mito. Ma vi è una stretta correlazione tra stress e infarto o ictus. Questa connessione sarebbe identificabile con una sovrapproduzione di globuli bianchi. "Se ve ne sono troppi, o sono nel posto sbagliato, possono essere dannosi", ha detto il co-autore di uno studio della Harvard Medical School che per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” costituisce un'ulteriore conferma su un sentire comune: ossia che una vita fatta di costanti tensioni croniche può causare gravi conseguenze e portare ad una morte precoce. Gli scienziati sono riusciti a dimostrare le modalità con cui lo stress cronico porta ad infarto e ictus: innescando una sovrapproduzione di anticorpi quali i globuli bianchi che possono essere dannosi se in eccesso. Le cellule in eccedenza si ammassano sulle pareti interne delle arterie, limitando il flusso sanguigno e favorendo la formazione di coaguli che bloccano la circolazione o rompono i vasi e sfociano in un'altra parte del corpo. I globuli bianchi "sono fondamentali per combattere le infezioni e favorire la guarigione, ma se se ne hanno troppi, o sono nel posto sbagliato, possono essere dannosi," ha ribadito domenica scorsa il co-autore dello studio Matthias Nahrendorf della Harvard Medical School di Boston. I medici da lungo tempo avevano la cognizione che lo stress cronico portasse a malattie cardiovascolari, ma non avevano del tutto chiaro il meccanismo. Per scoprire le cause, Nahrendorf e un team ha studiato 29 medici che lavorano in un'unità di terapia intensiva. Il loro ambiente di lavoro è considerato un modello per l'esposizione cronica da stress dato il ritmo veloce e le gravose responsabilità che portano le decisioni tra la vita e la morte. Confrontando i campioni di sangue prelevati durante le ore di lavoro e le incombenze, così come i risultati dei questionari di percezione dello stress, i ricercatori hanno scoperto un legame tra stress e sistema immunitario. In particolare, hanno notato che lo stress attiva le cellule staminali del midollo osseo, che a sua volta innescano una sovrapproduzione di globuli bianchi, chiamati anche leucociti. I globuli bianchi, cruciali nella guarigione delle ferite e contro le infezioni, possono se in eccesso causare conseguenze devastanti per le persone con malattie come l'aterosclerosi - un ispessimento delle pareti delle arterie causata da un accumulo di placca. Lo studio poi è passato ai topi da laboratorio, che sono stati esposti all'equivalente livello di stress per roditori attraverso tecniche come l'affollamento e la gabbia basculante. Il team ha scelto topi incline all'aterosclerosi. Hanno scoperto che i globuli bianchi in eccesso sono prodotti come conseguenza dello stress accumulato all'interno delle arterie e la crescita potenziata della placca. "Qui, (le cellule) rilasciano enzimi che ammorbidiscono il tessuto connettivo e portano alla rottura della placca", ha detto Nahrendorf. "Questa è la tipica causa di infarto miocardico (attacco cardiaco) e ictus". Ovviamente i leucociti erano solo una faccia della medaglia, ha aggiunto — fattori quali il colesterolo alto e pressione arteriosa, le caratteristiche dei fumatori e fattori genetici contribuiscono anche ad attacchi di cuore e rischio di ictus. "Lo stress potrebbe spingere queste oltre l'orlo", ha concluso il ricercatore.

Diete prive di glutine possono danneggiare la salute. Lo dice uno studio australiano.

Diete prive di glutine possono danneggiare la salute. Lo dice uno studio australiano. "Lo "Sportello dei Diritti" invita a rivolgersi sempre ad uno specialista prima di decidere di modificare drasticamente la propria dieta. Le diete senza glutine stanno diventando sempre più popolari, con prodotti a base di grano accusati di tutto, dal gonfiore alle autismo e depressione. Molte persone evitano inutilmente il pane, è stato affermato all'Australian Institute Food Science e Technology Conference a Melbourne dal professor Peter Gibson, direttore dell'istituto di gastroenterologia presso l'Alfred e Monash University. Più di un milione di australiani possono vedersi compromessa la loro salute attraverso l'adozione inutile di diete senza glutine a causa di una "pseudoscienza" e di luoghi comuni, è stato detto nella conferenza di Melbourne. Nonostante solo all'1 % degli australiani sia stata diagnosticata la "celiachia", più di uno su 10 adulti segue attualmente una dieta priva di glutine o evita i prodotti con frumento, ha sottolineato il medico. Presentando la sua ricerca ha detto che coloro che evitano il glutine inutilmente stanno rischiando con la loro nutrizione, una serie di problemi di salute mentale, di mangiare troppo zucchero e si sottopongono ad oneri economici inutili. Mentre molte persone sono state in grado di superare il gonfiore e altri problemi intestinali, diminuendo il frumento, il professor Gibson ha detto che il vantaggio aveva più a che fare con la riduzione dei carboidrati rispetto al glutine, e procedendo ad una dieta completamente senza glutine è stato un errore per molte persone. "Il glutine è stato accusato di molte cose e ci sono un sacco di persone che stanno sostenendo che il glutine è la causa di molte malattie - dalla sindrome dell'intestino irritabile, all'autismo e depressione", ha detto il dottor Gibson. "E' tutto iniziato con alcuni, che evitavano il frumento perché si sentivano meglio senza di esso e poi credevano che era colpa del glutine e finivano completamente senza glutine. Poi altri documentandosi su internet e libri su come il glutine sia la causa di tutti questi problemi". In uno studio recente, Gibson e la sua equipe hanno scoperto che non vi è alcuna prova della connessione tra il glutine, quale causa dei sintomi nei pazienti che soffrono di problemi intestinali. Uno studio preliminare di coloro che dichiarano di soffrire di depressione a causa del glutine ha effettivamente scoperto che i partecipanti soffrivano sintomi più intensi quando la dieta era priva di glutine, spingendo il prof Gibson a intraprendere un processo di approfondimento. Lo stesso medico ha sottolineato che esistono una miriade di autori e celebrità che hanno usato la "pseudoscienza" per collegare la ricerca scientifica fuori dal contesto e affermare non correttamente che il glutine è responsabile di una serie di condizioni. Ma mentre intere sezioni dei supermercati sono ora dedicate ai prodotti senza glutine, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” rileva che alla luce di tali ricerche che confutano alcuni nuovi falsi miti, è sempre necessario rivolgersi ad uno specialista per verificare l'opportunità di una riduzione del glutine e non procedere con un assurdo e rischioso "fai da te".

Multe stradali e Manovra finanziaria 2014: calpestati i diritti dei cittadini. Aumenta il contributo unificato

Multe stradali e Manovra finanziaria 2014: calpestati i diritti dei cittadini. Aumenta il contributo unificato, costa di più fare ricorso al GdP. Italiani sempre più tartassati per l’ultima beffa dell’aumento del 15 %. La manovra estiva correttiva, infatti, con gli aumenti tariffari vuole impedire l’accesso alla giustizia per i meno abbienti e si amplifica lo squilibrio fra Enti o pubbliche amministrazione con poteri sanzionatori da una parte e cittadini dall’altra. Anche aumentato da oggi il bollo per il passaporto che passa da € 40,00 a 73,00. La manovra correttiva approvata il 24 giugno 2014 Decreto Legge 24 giugno 2014 , n. 90, art. 53. dal Consiglio dei Ministri introduce una serie di novità in materia di giustizia, secondo Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, destinate a produrre effetti dirompenti sul sistema e sulle tasche dei cittadini. Altro che equità e sviluppo come vorrebbe far intendere Renzi con la manovra correttiva di quest’estate. Persino il contributo unificato, la famigerata tassa per intraprendere azioni giudiziarie, ha subito un aumento generalizzato del 15% ed a pagare sono sempre i cittadini meno abbienti che oltre al danno che la Finanziaria 2010 aveva introdotto l’obbligo del pagamento del contributo unificato nelle cause d’opposizione a sanzioni amministrative ora subiscono a distanza un ulteriore beffa consistente nell’aumento tariffario che di fatto impedirà l’accesso alla giustizia per le fasce meno abbienti o che comunque avrà un effetto dissausivo sulla facoltà d’intraprendere azioni giudiziarie specie sulle cause di minore entità a partire dalle opposizioni a sanzioni amministrative ingiuste. Riportiamo per brevità l’esempio di un cittadino erroneamente o illegittimamente sanzionato dalla Polizia Municipale per aver omesso di reiterare il pagamento della sosta sulle “strisce blu” (la cosiddetta multa per “grattino scaduto”), la cui sanzione amministrativa prevista dal Codice della Strada è pari ad appena 22,00 euro, dovrà pagarne ben euro 43,00 per poter proporre ricorso innanzi al Giudice di Pace, con ciò evidenziandosi un’evidente sproporzione tra il valore della controversia e le spese che devono in ogni caso essere anticipate dal ricorrente, confermando la violazione del principio di ragionevolezza scaturente dall’art. 3 della Costituzione. L’ulteriore aumento non fa che amplificare squilibrio fra Enti o pubbliche amministrazioni con poteri sanzionatori da una parte e cittadini dall’altra, violando e vulnerando, quindi, il diritto alla difesa di quest’ultimi. Il contributo unificato, è dovuto parametrandolo al valore della causa, valore che viene determinato in base ai criteri dettati dall’art. 12 del DLgs. 546/92, per cui si prende come riferimento il valore delle somme richieste a titolo di imposta al netto di sanzioni e interessi. Il contributo, ai sensi dell’art. 37 comma 6 del DL 98/2011, sarà dovuto nella seguente misura: - 43 euro per le controversie di valore sino a 1.100,00 euro; - 98 euro per le controversie di valore superiore a 1.100,00 e fino a € 5.200,00 euro; - 237 euro per le controversie di valore superiore a 5.200,00 e fino a € 26.000,00 euro; - 518 euro per le controversie di valore superiore a 26.000,00 e fino a € 52.000,00 euro; - 759 euro per le controversie di valore superiore a 52.000,00 e fino a € 260.000,00 euro; - 1.214 euro per le controversie di valore superiore a 260.000,00 e fino a € 520.000,00 euro; - 1.686 euro per le controversie di valore superiore a 520.000,00 euro. Il valore della lite deve risultare inoltre da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni del ricorso. Per tutte le cause civili di valore superiore ad € 1.100 è dovuta a titolo di anticipazione forfettaria una marca da € 8,00 (salvo esenzioni), ora € 27 come aumentato dalla Legge di Stabilità 2014.

NAS nelle farmacie: ritiro dal commercio del farmaco EMOCLOT 1000 della Kedrion S.p.A.

NAS nelle farmacie: ritiro dal commercio del farmaco EMOCLOT 1000 della Kedrion S.p.A. I Carabinieri del Nas si sono presentati nei depositi farmaceutici e nelle farmacie di tutta Italia per verificare l'avvenuto ritiro dal mercato del medicinale EMOCLOT 1000, un antiemorragico utilizzato per il trattamento e profilassi delle emorragie in pazienti affetti da emofilia A (deficienza congenita di Fattore VIII). Un comunicato dell’AIFA, l’Agenzia Italiana per il Farmaco è eloquente nel precisare che: "A seguito della segnalazione dell'Unità Operativa Malattie della Coagulazione dell’Ospedale Civile S.S. Annunziata di Sassari del 19/06/2014, concernente presenza di fiocculi biancastri dopo ricostituzione nel medicinale EMOCLOT 1000 ul/10 ML LOTTI i\I° 461236 SCAD. 04/2015 e 461214 SCAD. 02/2015 AIC n° 023564228 ; si dispone, a tutela della salute pubblica, ai sensi de|i’art. 142 D. Lvo 219/2006 e per la motivazione sopra evidenziata, immediato divieto di utilizzo su tutto il territorio nazionale dei Iotti sopra specificati in attesa risultato analisi. La ditta Kedrion S.p.A. dovrà assicurare immediata comunicazione divieto d'uso a tutti i destinatari dei Iotti in questione nel più breve tempo possibile e non oltre 48 ore dalla ricezione della presente comunicazione. Entro 5 giorni la ditta fornirà ai|'AiFA"linfoirnazioni su eventuali aitri lotti interessati o altri medicinali prodotti sulia stessa linea ed azioni correttive adottate. Il Comando Carabinieri perla Tutela della Salute è aitrjesi invitato a prelevare, in un’unica aliquota, 5 confezioni di ciascun lotto del medicinale sopra indicato presso la farmacia interna delI’Ospedale Civile S.S. Annunziata di Sassari e a trasmettere detti campioni e la relativa documentazione all' istituto Superiore di Sanità per opportuni accertamenti. Il Comando Carabinieri per la Tuteia della Salute è invitato ai verificare l'avvenuta comunicazione dei divieto di utilizzo e in caso mancato adempimento da parte della ditta interessata procederà al sequestro dei lotti. " In virtù di tale comunicazione, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, invita i pazienti a non utilizzare il dispositivo in questione riferito ai lotti di cui al comunicato istituzionale.

mercoledì 25 giugno 2014

Uno Stato non può vietare le nozze gay. Lo ha sancito una sentenza della Corte federale americana

Uno Stato non può vietare le nozze gay. Lo ha sancito una sentenza della Corte federale americana I giudici della Corte di appello di Denver, Colorado, hanno giudicato incostituzionale la legge dello Utah che vieta i matrimoni gay. Nella fattispecie la Corte ha sentenziato che in base alle clausole sul giusto processo e all'uguale protezione contenute nella Costituzione, "coloro che desiderano sposarsi con una persona dello stesso sesso possono esercitare lo stesso fondamentale diritto riconosciuto a coloro che desiderano sposarsi ad una persona del sesso opposto". Per i gay americani si tratta di una nuova vittoria. Infatti per la prima volta, una corte federale ha stabilito che uno Stato non può vietare le nozze omosessuali. La decisione segue la sentenza della Corte Suprema che nel giugno 2013 ha abrogato il Defense of Marriage Act secondo cui il matrimonio è quello tra uomo e donna. Una analoga sentenza è stata emessa anche da un giudice federale dello Stato dell'Indiana, con una decisione che apre immediatamente la strada a matrimoni tra persone dello stesso sesso. Il giudice Richard Young ha stabilito che il divieto imposto dallo stato viola la Costituzione degli Stati Uniti perché considera in maniera differente le coppie, in base al loro orientamento sessuale. Si tratta di una decisione, così come quella della Corte di appello di Denver, contro cui verrà prevedibilmente presentato ricorso davanti alla Corte Suprema, che dovrà così tornare ad occuparsi della questione. A darne notizia, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. che evidenzia come una sentenza simile è già stata emessa in Virginia e altre sullo stesso argomento sono attese in Ohio, Nevada, Tennessee, Michigan e Kentucky.

La Commissione per gli esami di avvocato non ricorregge i compiti

La Commissione per gli esami di avvocato non ricorregge i compiti ed il TAR nomina il Presidente della Corte d’Appello di Lecce Commissario ad acta in caso di ulteriore inerzia Il contenzioso traeva origine dalla mancata esecuzione, da parte della Commissione per l’esame di avvocato – sessione 2012 –, della sentenza con cui il TAR di Lecce aveva ordinato alla stessa Commissione (nel caso si trattava di quella di Catania) di provvedere, in diversa composizione, alla ricorrezione degli elaborati del ricorrente. Non avendo però la Commissione dato seguito alla ricorrezione, al candidato non rimaneva che rivolgersi nuovamente, per il tramite del proprio legale, l'avv. Alfredo Matranga, al Giudice Amministrativo per chiedere l’esecuzione del giudicato formatosi sulla precedente sentenza e in caso di ulteriore inerzia la nomina di un Commissario ad acta. Con sentenza del 23 giugno n. 1531/14 (Pres. Cavallari e rel. Bonetto), la I Sezione del TAR Lecce ha accolto il ricorso proposto rilevando come “la circostanza della mancata ottemperanza da parte del Ministero della Giustizia dell’ordine contenuto nella sentenza indicata in oggetto, risulta non contestata, sicché certamente meritevole di tutela è la pretesa del ricorrente di ottenerne l’esecuzione”. A darne notizia, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. In particolare, il Tar ha ordinato al Ministero della Giustizia di dare ottemperanza, nel termine di 90 giorni dalla notificazione o comunicazione in via amministrativa della sentenza, ovvero, qualora l’Amministrazione non vi provveda, mediante nomina di un Commissario ad acta, individuato sin d’ora nella persona del Presidente della Corte d’Appello di Lecce, il quale incaricherà della correzione degli elaborati del ricorrente una sottocommissione (diversa da quella che ha già in passato provveduto) operante presso la Corte di Appello per la sessione degli esami di Avvocato del 2012, che vi provvederà entro 90 giorni dal conferimento dell’incarico. Il TAR ha altresì posto a carico del Ministero ed in favore del ricorrente le spese legali del giudizio e quelle eventuali successive alla nomina della Commissione da parte del Commissario ad acta, in caso di ulteriore inerzia.

Autovelox sulla litoranea San Cataldo - Otranto. Lo "Sportello dei Diritti" pubblica il provvedimento del Comune di Otranto

Autovelox sulla litoranea San Cataldo - Otranto. Lo "Sportello dei Diritti" pubblica il provvedimento del Comune di Otranto che chiede la rimozione definitiva degli apparecchi installati sulla provinciale. Il presidente della Provincia ed il comandante della Polizia Provinciale prendano atto e comunichino l'annullamento degli atti e la restituzione dei proventi delle sanzioni pecuniarie già pagate per evitare migliaia di ricorsi Non solo lo stop annunciato lo scorso 18 giugno dei due autovelox sulla litoranea San Cataldo - Otranto nel tratto nei pressi dei laghi Alimini, ma in data odierna lo "Sportello dei Diritti" é in grado di pubblicare l'importante provvedimento del Comune di Otranto che ha avviato l'iter per la rimozione dei due apparecchi siti sul proprio territorio comunale Nel provvedimento si evidenziano inequivocabilmente le anomalie circa la carenza di autorizzazioni all'installazione da parte della Provincia senza alcuna preventiva richiesta all'ente locale nel cui feudo sono poste le macchine. Inoltre, ricordando che la zona interessata é in area sottoposta a vincolo paesaggistico ai sensi del decreto legislativo n. 42/2004, viene sottolineata la necessità di una preventivo parere favorevole all'autorizzazione, da parte della Sovrintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici competente che difetterebbe nel caso di specie. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” si tratta di un significativo passo nei confronti dei cittadini, ma siamo costretti a ribadire che risultano essere stati effettuati migliaia di verbali nel tratto interessato come risulta dalle centinaia di richieste d'intervento rivolte alla nostra associazione che ha provveduto a pubblicare sul proprio sito al link http://www.sportellodeidiritti.org/notizie/dettagli.php?id_elemento=2821 un'istanza in autotutela nei confronti del Comando di Polizia Provinciale confidando nel buon senso dell'amministrazione ed in un suo ravvedimento alla luce dei precisi rilievi mossi nei confronti dell'installazione dei due apparecchi di rilevazione elettronica della velocità. In tale ottica, ribadiamo l'appello al Presidente della Provincia e al Comandante della Polizia Provinciale affinché venga immediatamente comunicato l'annullamento a tutti coloro che hanno subìto tale ingiusto ed illegittimo accertamento per evitare la proposizione nei termini di legge di migliaia di ricorsi che andrebbero ad ingolfare la autorità amministrativa o l'ufficio del giudice di Pace preposti e che quasi certamente verrebbero accolti. Resta, comunque, il nodo da sciogliere anche per le modalità di rimborso delle somme già introitate da parte della provincia e dei punti decurtati dalle patenti di guida di coloro che diligentemente si sono affrettati a pagare le sanzioni amministrative e a comunicare i dati della patente di guida del conducente, per i quali il percorso risulta essere più gravoso al fine di vedersi riconosciuta la restituzione di quanto versato.

martedì 24 giugno 2014

Violazione dei diritti umani. Clamore suscitato in Egitto per un articolo che elogia la strage di massa dei “bambini di strada”.

Violazione dei diritti umani. Clamore suscitato in Egitto per un articolo che elogia la strage di massa dei “bambini di strada”. Un cattedratico egiziano ha fatto un parallelo con il Brasile dei primi anni '90. Lo “Sportello dei Diritti”: non sottovalutiamo queste assurde iniziative Un professore universitario egiziano, Nassar Abdullah, ha pubblicato un articolo in corso di stampa in cui difende l'assassinio dei bambini abbandonati che vivono per le strade come avrebbero fatto le forze di sicurezza brasiliane nel 1990. Secondo la sua stima fino ad un milione di bambini potrebbero vivere per le strade in Egitto. Senza usare mezzi termini, per Abdullah, poeta e professore di morale e Filosofia politica presso l'Università di Sohag, la "soluzione" al problema dei bambini di strada in Egitto sarebbe quella di adottare la "Soluzione brasiliana". "Negli anni 90 i bambini di strada delle principali città del Brasile sono passati da essere un fastidio perchè causavano terrore, commettere crimini come lo stupro, l'omicidio e la prostituzione mentre la situazione economica in Brasile era simile a quello attuale in Egitto", dice Abdullah nella sua rubrica, pubblicata venerdì scorso sul quotidiano Al Masry al Youm '. Abdullah ritiene che la riabilitazione di questi bambini di strada sia molto costoso ", dunque, ha ricordato che le forze di sicurezza brasiliane lanciarono una campagna per dare la caccia e uccidere i bambini come cani randagi." "Questa dura soluzione ha permesso di pulire le strade delle principali città del Brasile dai bambini di strada. Questa è la lezione che tutti dovrebbero imparare dal caso del Brasile", conclude. L'articolo è apparentemente riferito al famigerato massacro di Candelária a Rio de Janeiro, alla vigilia del 23 luglio 1993 che ha creato scalpore locale e internazionale. L'incidente riguardò il massacro di otto bambini senza casa fuori la cattedrale Candelária da un gruppo di uomini, tra cui la polizia. Due degli uomini sono stati giudicati colpevoli e hanno ricevuto condanne severe per il loro crimine. Migliaia di egiziani hanno criticato l'articolo sui social media invitando il giornale a ritirarlo. Nel momento drammatico che vive l'Egitto da alcuni anni, che ha determinato una grande instabilità politica ed una profonda crisi economica, sottovalutare tali tipi di “parallelismi” sarebbe erroneo oltrechè superficiale, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Ecco perchè è necessario che la comunità internazionale non abbassi mai la guardia e verifichi le condizioni dei diritti umani che alla luce di questi annunci appaiono messi a dura prova ed a rischio.

Speedo richiama i giubbotti salvagenti per bimbi "Speedo Sea Squad Float Vest".

Speedo richiama i giubbotti salvagenti per bimbi "Speedo Sea Squad Float Vest". Speedo richiama i giubbotti salvagenti denominati "Speedo Sea Squad Float Vest" in vendita nei colori pink e blu venduti anche in Italia tra gennaio e giugno 2014. Un errore di produzione potrebbe compromettere il galleggiamento o l'equilibrio del bambino in acqua, indica in una nota odierna Migros. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” evidenzia che Speedo per questioni di sicurezza prega i clienti di non utilizzare più questo prodotto (Art. 4910.726) e di riportarlo al rivenditore che provvederà al rimborso.

Diritti umani e civili. Subì lesioni dopo l’arresto: Italia condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per i danni morali.

Diritti umani e civili. Subì lesioni dopo l’arresto: Italia condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per i danni morali. Carente l'inchiesta sulle responsabilità La Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato all'unanimità l'Italia per violazione dell'art. 3 (per aver esposto il ricorrente al rischio di trattamenti inumani o degradanti). Si tratta di una sentenza molto attesa, che certamente suscitaterà un giusto clamore mediatico e numerose reazioni politiche sostiene Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. La sentenza della Grande Camera, che è definitiva, è infatti una di quelle destinate a restare nella memoria e stabilisce che lo Stato italiano dovrà risarcire un cittadino che lamenta di essere stato picchiato dalle forze dell’ordine: non risulta compiuta dalla magistratura un’approfondita indagine. I fatti da cui il caso traeva origine riguarda un nostro italiano che sostiene di essere stato picchiato dai carabinieri dopo l’arresto. Nella sentenza si rileva che le lesioni riportate dal cittadino italiano residente a Verona, in seguito al suo arresto avvenuto in un bar nel marzo 2010, non sono compatibili, come sostenuto dalle autorità italiane, con un uso legittimo della forza da parte dei carabinieri. Per tali ragioni ottiene 15 mila euro di danni morali. La Corte di Strasburgo ha condannato le autorità di Roma per la violazione dell’articolo 3 della convenzione europea dei diritti umani, che proibisce i trattamenti inumani o degradanti: la magistratura non ha condotto un’inchiesta approfondita per determinare le loro responsabilità. I giudici sottolineano inoltre che le lesioni riportate dall’uomo, la frattura di tre costole e un ematoma al testicolo sinistro, non sono compatibili neanche con la tesi che l’arrestato se le sia inflitte da solo, come dicono le forze dell’ordine. Secondo i giudici di Strasburgo poi la magistratura non ha condotto «un’inchiesta effettiva» per verificare se la denuncia di maltrattamenti dell’uomo fosse confortata dai fatti. I giudici italiani hanno sposato la tesi di un uso appropriato della forza da parte dei responsabili delle forze dell’ordine, concentrandosi su quanto era successo durante l’arresto, invece che su quanto è accaduto nelle quattro ore tra l’arresto e quando il cittadino è arrivato al carcere di Verona, in cui la Corte ritiene siano avvenuti i maltrattamenti.

Pubblicità postale: ogni mese 96mila tonnellate nelle nostre buche delle lettere.

Pubblicità postale: ogni mese 96mila tonnellate nelle nostre buche delle lettere. In Italia complessivamente nella cassetta postale vengono "imbucate" decine di migliaia di tonnellate di carta al mese, pari a 16 kilogrammi di carta pro capite all'anno. Questo peso è aumentato del 35% in dieci anni. L'invasione è strisciante, insidiosa, tutti i giorni. Ogni giorno, gli italiani ricevono nelle loro cassette postali a volte parecchi chili al mese. L'associazione “Sportello dei Diritti” si mobilita contro un fenomeno che rappresenta 8mila tonnellate di carta in un solo mese. Si chiede a chi di competenza di contrastare più efficacemente contro quella che viene considerata una "cattiva gestione economica e ambientale." Si va da una distribuzione di massa delle offerte speciali dei supermercati e i menù delle pizzerie d'asporto, agli accessori per esterno, biancheria da letto, artigianato. Poi le brochure delle agenzie immobiliari e i fogli che pubblicizzano l'apertura di nuovi negozi. Senza contare i «santini», quando si avvicinano le elezioni. Il peso totale di annunci che ci ritroviamo ogni giorno nella casella della posta ogni mese è aumentato del 35% in dieci anni e rappresenta il 1,3 chilogrammi circa al mese per famiglia. Numeri sconcertanti quindi, rappresentati dalla pubblicità ricevuta dagli italiani, una cifra astronomica valutata dall'associazione in 2,5 miliardi di volantini al mese per un peso di 96mila tonnellate annue. Inoltre impressionante il disastro ambientale perché alcuni documenti non possono essere riciclati. Si tratta di una forma di inquinamento che ha un costo elevato per i consumatori. Questa somma è molto importante anche per il costo che ricade in definitiva sulle spalle del consumatore pari a 200 euro all'anno per una famiglia composta da quattro persone. E questo senza contare il fatto che la carta deve essere riciclata a scapito di chi la riceve e quindi la deve cestinare. Inoltre da una prima indagine, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, sembra proprio che questo tipo di pubblicità non sia soggetta a nessuna tassazione o contributo per il suo smaltimento, né di imposta sulla pubblicità; significa che tutta questa pubblicità la paghiamo noi consumatori! Non solo quando acquistiamo i prodotti il cui prezzo ne tiene conto, ma anche quando paghiamo lo smaltimento dei rifiuti. Secondo l'archivio ufficiale delle Camere di commercio italiane, sono 5.123 le società che in Italia si occupano anche di distribuzione di materiale pubblicitario porta a porta. Difficile, invece, arrivare a una stima di quante persone facciano questo lavoro. La agenzie di solito assumono gli addetti per qualche settimana o al massimo tre mesi. La paga? Dai 15 ai 30 euro al giorno, per 4-8 ore di distribuzione. A volte la retribuzione è di circa 5 euro l'ora, ma vi sono imprese che pagano in base al numero di volantini distribuiti: pochi centesimi a brochure. Molti sono gli immigrati al servizio di queste società che fa ipotizzare ad uno spaventoso fenomeno di sfruttamento, legato a forme di caporalato simili a quelle già diffuse nell'ambito dell'edilizia e dell'agricoltura. Ricordiamo quando nella zona di Vicenza, un gruppo di imprenditori indiani e pachistani avevano messo in piedi una ventina di aziende fantasma create per evadere il fisco, e che aveva ottenuto il monopolio della consegna dei volantini. Gli imprenditori sfruttavano decine di giovani indiani, quasi tutti irregolari, pagati in nero e costretti a lavorare anche per dodici ore al giorno. I ragazzi, reclutati all'alba in alcuni punti di ritrovo, erano costantemente tenuti sotto controllo dai «caporali» con Gps che erano costretti a portare al collo.

Contrabbando di valuta: nel primo semestre 2014 intercettati ai valichi quasi 10 chili e 95 monete d'oro e quasi 10 milioni di euro.

Contrabbando di valuta: nel primo semestre 2014 intercettati ai valichi quasi 10 chili e 95 monete d'oro e quasi 10 milioni di euro. La stampa non ne parla e i media trascurano il fenomeno, ma dalle isolate ma quotidiane notizie che appaiono, specie sui media locali, un fiume di denaro in piena e di metalli preziosi in particolare oro, starebbe uscendo ed entrando dai confini italiani per finire chi sa dove sottraendosi alla giusta tassazione con ciò causando un danno all’erario e come al solito ai cittadini onesti. La guardia di finanza in occasione della celebrazione dei 240 anni dalla fondazione del corpo, ha reso pubblici alcuni dati ai controlli doganali con cui ha intercettato ai valichi di frontiera con la Svizzera della Guardia di Finanza relativi al suo 2014. Controlli che hanno consentito di intercettare presso i valichi di confine complessivamente valuta per oltre 9,5 milioni di euro. Di questi sono stati sequestrati oltre 640.000 euro, 327.805 euro incassati quale oblazione, e contestate 512 infrazioni alla normativa valutaria. Dai controlli di natura valutaria è stata inoltre acquisita documentazione (estratti conto, libretti di assegni, carte di credito, bancomat, ecc.) attestante presumibile disponibilità di valuta all’estero per un valore stimato complessivamente per circa 43 milioni di euro, e che costituirà base per sviluppi investigativi delle posizioni reddituali degli intestatari, che verranno svolte dai Reparti della Guardia di Finanza territorialmente competenti. Sempre nel periodo in esame, sono stati complessivamente sequestrati circa 10 Kg. di oro in lingotti e 96 monete d’oro (Krugerrand del Sud Africa del peso di grammi 31,103 ciascuna). Il flusso di capitali italiani verso altri paesi non conosce crisi anzi, negli ultimi mesi ha conosciuto un certo incremento. Lo confermano i dati del comando provinciale della Guardia di Finanza di Como, da cui dipendono i principali valichi. Cifre in linea con il 2013 ed equamente distribuite tra valori in ingresso e in uscita dall'Italia rileva Giovanni D’Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti".

lunedì 23 giugno 2014

Sicurezza stradale. BMW Serie 3: possibile richiamo per difetto airbag

Sicurezza stradale. BMW Serie 3: possibile richiamo per difetto airbag Sono saliti a 10 milioni i richiami fatti dalle case automobilistiche a causa di problemi con gli airbag forniti dalla giapponese Takata, numero 2 al mondo in questo genere di prodotti e con stabilimenti di produzione anche nel Nord America. Ma potrebbe riguardare anche BMW. Su richiesta del Dipartimento dei Trasporti statunitense, ai produttori tedeschi è stato ordinato di effettuare verifiche in officina della Serie 3. Un portavoce della società ha riferito al giornale SPIEGEL ONLINE che l'agenzia americana, NHTSA, ha chiesto a BMW di sostituire gli airbag dei veicoli e per esaminarli per i difetti. Quante auto sono soggette alla verifica non è ancora dato sapere. I modelli interessati dall'annuncio sono i modelli anni 2000-2006. Attivare il richiamo, è secondo BMW un atto volontario per i problemi degli airbag del fornitore giapponese Takata. Nel frattempo, gli airbag anteriori possono essere dotati di un generatore di gas difettoso che si può strappare in un incidente. Questo rappresenta un potenziale rischio di incendio e lesioni. L'NHTSA degli Stati Uniti ha limitato i casi di airbag difettosi di altri produttori sulle regioni particolarmente calde ed umide. BMW starebbe quindi per avviare un richiamo solo negli stati della Florida, Hawaii, Puerto Rico e le Isole Vergini Americane. Ci prevalso adeguate condizioni climatiche. Gli airbag forniti dalla giapponese Takata hanno già causato guai per il 2013. Le vetture che hanno avuto gli airbag difettosi rientrano nella produzione di oltre dieci anni fa, al periodo 2000-2002. Il problema sarebbe stato causato dalla non corretta conservazione negli stabilimenti delle sostanze impiegate, con conseguente malfunzionamento una volta installati gli airbag sulle vetture. In particolare il problema potrebbe dare luogo a “esplosione” dell’airbag con particelle di metallo “sparate” nell’abitacolo. I casi di malfunzionamento constatati sono stati 49, di cui due con esiti mortali. Lo scorso anno, i produttori giapponesi hanno dovuto richiamare più di tre milioni di veicoli a causa degli airbag difettosi Takata. A quel tempo, la BMW era preoccupata, tanto è vero che la casa automobilistica tedesca aveva richiamato più di 220.000 auto in officina. Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle multinazionali automobilistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono una vettura tra quelle indicate viene tempestivamente informato. È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate o ai concessionari della BMW nel caso in cui la propria autovettura corrisponda ai modelli in questione. Al singolo proprietario, infatti, non costa nulla tale tipo di verifica e nel caso in cui la propria autovettura sia oggetto del richiamo, l’intervento previsto è a totale carico della casa automobilistica che dovrebbe fornire anche un’autovettura sostitutiva per il periodo necessario alla manutenzione straordinaria. Fa presente che alla nostra associazione erano giunti numerose segnalazioni di anomalie analoghe ed anche di rotture tanto da far pensare all'avvio di una imminente class action contro BMW.

Problemi ad airbag! Honda richiama precauzionalmente per timori sulla sicurezza 2,03 milioni di auto.

Problemi ad airbag! Honda richiama precauzionalmente per timori sulla sicurezza 2,03 milioni di auto. La casa automobilistica giapponese Honda ha annunciato il richiamo di 2,03 milioni di veicoli a livello globale a causa dei problemi all'airbag, identici (malfunzionamenti vari, inclusa l'ipotesi più di rischio di incendio) a quelli che hanno costretto Toyota poche settimane a intervenire su 2,27 milioni di vetture. Nella documentazione consegnata al ministero dei Trasporti nipponico, la società precisa che sono quasi 670.000 le unità relative al mercato domestico. Il richiamo riguarda la city-car Fit (in Europa conosciuta come Jazz) e riguarda circa 1,02 milioni di veicoli in Nord America, 666 mila in Giappone e 154 mila in Europa. I problemi agli airbag difettosi, prodotti dalla stessa azienda, Takata Corp, hanno spinto oggi altri due gruppi giapponesi, Nissan e Mazda , a richiamare rispettivamente 128 mila e 11.800 vetture. Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle multinazionali automobilistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono una vettura tra quelle indicate viene tempestivamente informato. È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate o ai concessionari della Honda nel caso in cui la propria autovettura corrisponda al modello in questione. Al singolo proprietario, infatti, non costa nulla tale tipo di verifica e nel caso in cui la propria autovettura sia oggetto del richiamo, l’intervento previsto è a totale carico della casa automobilistica che dovrebbe fornire anche un’autovettura sostitutiva per il periodo necessario alla manutenzione straordinaria.

domenica 22 giugno 2014

Adolf Hitler è stato anche un evasore fiscale. Lo ha rivelato un documentario della TV inglese.

Adolf Hitler è stato anche un evasore fiscale. Lo ha rivelato un documentario della TV inglese. Secondo il cortometraggio Hitler ha evaso tasse per 3 milioni di dollari. Un documentario britannico, dall'eloquente titolo "The Hunt for Hitler’s Missing Millions" ("La caccia dei milioni mancanti di Hitler") rivela anche che il dittatore ha protetto la propria immagine da copyright, realizzando profitti ogni volta che è stato venduto un francobollo con la sua immagine. Egli inoltre avrebbe intascato ingenti somme con il suo libro, "Mein Kampf" e attraverso i suoi discorsi. Secondo gli esperti, Hitler avrebbe archiviato anche libri contabili incompleti a fini fiscali. Non solo un criminale, uno dei più grandi criminali della storia, ma Adolf Hitler sarebbe stato anche un evasore fiscale. Il documentario TV in questione sostiene che il leader nazista doveva l'equivalente di quasi 3 milioni di dollari in tasse non pagate, mentre egli governò la Germania. Hitler ha protetto da copyright la sua immagine, ciò significa che ha guadagnato royalties per ogni francobollo venduto nella Germania nazista che ritraeva il suo volto. E ha anche fatto soldi dai suoi discorsi pubblici. Il suo libro, "Mein Kampf (la mia lotta)," ha incassato più di 1 milione di dollari in un anno. Era anche detentore di opere d'arte e proprietà il cui valore è stimato intorno ai 150 milioni di dollari di oggi. Il programma, inoltre, sostiene che ha falsificato i suoi profitti facendo finta di condurre una vita umile. Insomma, non si finisce mai di scoprire quanto male aleggia intorno alla figura di uno dei dittatori più feroci della storia umana, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione che da anni si batte anche contro ogni tipo di rievocazione del nazifascimo. La notizia, infatti, è di notevole interesse soprattutto perchè molti nostalgici e giovani d'oggi che si atteggiano a neofascisti rivisitando la storia, credono che il Furer sia un esempio da seguire anche per rigore morale e senso dello stato. Lo si potrà dire più di un evasore fiscale?

Ministero della salute: report attività di controllo antidoping 2013

Ministero della salute: report attività di controllo antidoping 2013. Una piaga che non conosce confini né età in aumento allarmante tra gli agonisti e gli amatori É la piaga dello sport ed ha leggere il report del Ministero della salute sull'attività di controllo antidoping dell'anno 2013 paia ancora una volta arrivare la conferma che in aumento allarmante. Nel corso dell’anno 2013, la Commissione per la Vigilanza ed il controllo sul Doping e per la tutela della salute nelle attività sportive (CVD), istituita presso il Ministero della Salute in attuazione dell’art. 3 comma 1 della legge 376/2000, ha programmato controlli antidoping anche con il supporto dei NAS Carabinieri su 317 manifestazioni sportive: in queste, 289 controlli (91,2%) si sono svolti regolarmente, mentre in 28 (8,8%) non sono stati portati a termine. I controlli hanno riguardato sia le manifestazioni delle Federazioni Sportive Nazionali (FSN) e delle Discipline Sportive Associate (DSA), che quelle degli Enti di Promozione Sportiva (EPS). Nel corso di questi eventi e dei controlli fuori gara sono stati sottoposti a controllo antidoping 1390 atleti, di cui 916 maschi (65,9%) e 474 femmine (34,1%). Per quanto riguarda i principi attivi rilevati negli atleti risultati positivi, si tratta nel 47,8% dei casi di anabolizzanti; seguono gli ormoni e le sostanze correlate (26,1%) e gli stimolanti (13,0%). Nessun atleta è risultato positivo ai cannabinoidi e ai β2-agonisti. Il 25% degli atleti positivi ha assunto tre o più principi attivi vietati per doping. La ricerca delle prestazioni più esasperate ed oltre i propri limiti, un professionismo nel quale vale troppo spesso la regola del "mors tua vita mea", anche se poi alla fine di doping si può morire, il carrierismo, sono tra le cause, per gli esperti, come rilevato da Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. É chiaro, che date le proporzioni e i milioni di soggetti potenzialmente coinvolti, si tratta ancora una volta di guardare al sistema sanzionatorio nello sport professionistico con la massima severità possibile, ma anche di una riforma culturale nella società anche perché é noto che troppo spesso anche tra i dilettanti e gli amatori si ricorre all'aiutino di qualche sostanza proibita con una alterazione delle reali prestazioni e risultati nelle manifestazioni sportive, ma anche con conseguenti gravi rischi per la salute. La crescita del problema è senz’alcun dubbio dipesa dalla rapida diffusione del consumo sempre maggiore e del commercio legale di farmaci e integratori assunti allo scopo di migliorare le prestazioni sportive o di modificare il proprio aspetto fisico, e da questi il passaggio a sostanze dopanti e farmaci illeciti è spesso molto breve. La circostanza che l’Istituto Superiore di Sanità abbia dovuto creare un vero e proprio settore, il “Reparto Farmacodipendenza, Tossicodipendenza e Doping” per cercare di contrastare il doping anche tra gli amatori deve far riflettere sull’ampiezza della questione. Quindi, continuiamo ad evidenziare e denunciare che la vendita di farmaci in rete sta contribuendo a far dilagare l’aumento del doping fra gli amatori ed addirittura si parla di vere e proprie organizzazioni criminali che utilizzano internet come moderna forma di spaccio per un mercato florido e fiorente quale quello delle sostanze dopanti.

Prima e-cig senza tabacco. Gli olandesi hanno brevettato la prima sigaretta elettronica alla marjiuana del mondo

Prima e-cig senza tabacco. Gli olandesi hanno brevettato la prima sigaretta elettronica alla marjiuana del mondo! Attualmente ne vengono prodotte 10mila al giorno, distribuite nei tabacchini e negozi di tutti i Paesi Bassi., pronta anche una fornitura per l'Europa! Gli olandesi hanno brevettato la prima ricarica per la sigaretta elettronica per uso multiplo. La prima versione di vendita contiene ancora il principio attivo THC del tabacco o nicotina. Ma l'azienda ha annunciato che presto comercializzerà cartucce piene di concentrato liquido di cannabis. A forma di spinello, è simile ad una sigaretta elettronica ma è monouso e costa circa 9 euro, con alla base una foglia verde che si illumina. Nei bar, locali e feste dovrebbe avere già trovato molti sostenitori. Inoltre con la marijuana medica è considerata un'applicazione come un agente terapeutico. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” dunque un vero e proprio “spinello elettronico”, una pratica del tutto diversa dal corretto e tradizionale utilizzo della sigaretta elettronica e tutt’altro che tranquillizzante.

sabato 21 giugno 2014

In Indonesia oggi riapre caffé nazista.

In Indonesia oggi riapre caffé nazista. Proprietario si rimangia la parola data. Scoppiano le polemiche per un locale che si ispira al Terzo Reich Dopo le proteste e le minacce internazionali di un anno fa, in Indonesia oggi nuovamente riapre la caffetteria nazista sotto il segno della svastica hitleriana nonostante l'annuncio del proprietario di rimuovere i simboli che fanno riferimento alle Ss ed al nazismo che si trovano ancora all'interno del locale. I vestiti dei clienti e dei dipendenti del Soldatenkaffee, sono ricchi di simboli della mitologia vichinga. Altri simboli non sono esplicitamente collegati ai nazisti. Aperto dal 2011 a Bandung, capitale della provincia occidentale dell'Indonesia, un imprenditore locale aveva messo su il Soldatenkaffee, un caffè che si ispira ai simboli nazisti e che offre la possibilità ai suoi avventori di diventare "felicemente" nazista per qualche ora. Torte di compleanno a forma di panzer con tanto di effige del Terzo Reich, uomini e donne vestiti con le uniformi delle SS intenti a mescere bottiglie di whisky americano e tanti cimeli del nazismo appesi ai muri del locale, per riprodurre l'atmosfera della Germania di Hitler. Party e incontri tra amanti del genere nazista sono andati avanti indisturbati finché il sindaco di Bandung ha revocato la licenza sospendola per un anno chiudendo un covo nazi in una delle città più in vista dell'Indonesia. Intanto per due anni col suo caffè il proprietario ha fatto affari d'oro con clienti che si divertivano nello scegliere i piatti ordinandoli da un menu hitleriano. Cercando di giustificarsi il proprietario tale Henry Mulyana ha raccontato di non conoscere la storia del nazismo. Intanto sulla pagina Facebook del Soldatenkaffee gli internauti stanno spostando decine di commenti che condannano la riapertura del locale nazista richiedendone l'immediata chiusura. Così come ci sono anche molte persone che fanno il tifo per il caffè e che gli augurano una "lunga vita". A dire del proprietario molti sono stati i clienti provenienti dall' Europa. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione che da anni si batte anche contro ogni tipo di rievocazione dei due regimi che hanno determinato un passato nefasto per la storia europea e mondiale, evidenzia che nessuno sa se e quando l’attività commerciale verrà chiusa. Intanto ovviamente la comunità ebraica è insorta ma a nulla è servito: il proprietario è irremovibile.

Cure mediche all’estero. Corte di giustizia dell’Unione europea: “Stato obbligato ad autorizzarle se carente di mezzi di prima necessità”.

Cure mediche all’estero. Corte di giustizia dell’Unione europea: “Stato obbligato ad autorizzarle se carente di mezzi di prima necessità”. Anche l'Italia dovrà adeguarsi alla sentenza. Uno Stato membro è obbligato ad autorizzare la prestazione di un servizio medico in un altro Stato dell’Unione quando l’impossibilità di prestarlo sul suo territorio dipenda da una carenza di carattere contingente e transitorio nei suoi centri ospedalieri In forza del diritto dell’Unione1, un lavoratore può essere autorizzato a recarsi nel territorio di un altro Stato membro per ricevere cure adeguate al suo stato, e ricevere in tale Stato le prestazioni necessarie come se fosse iscritto al regime previdenziale di detto Stato, con rimborso dei relativi costi da parte dello Stato di residenza. Lo Stato membro di residenza non può negare detta autorizzazione quando l’assistenza di cui ha bisogno il lavoratore ricade tra le prestazioni ricomprese dalla propria normativa e non può essere opportunamente erogata nel proprio territorio in considerazione dello stato di salute del lavoratore e della probabile evoluzione della sua malattia. Per contro, l’avvocato generale ritiene che in caso di problemi di carattere strutturale, lo Stato membro non è obbligato a autorizzare la prestazione di tale servizio in un altro Stato, salvo nel caso in cui tale autorizzazione non metta in pericolo la sostenibilità economica del suo sistema di previdenza sociale. La causa in questione, segnala Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, riguarda il caso della sig.ra Petru, cittadina rumena, ammalata di una grave patologia che, in esito a un peggioramento, ha dato luogo al suo ricovero in un istituto specializzato a Timisoara (Romania), in cui si è attestato che il suo stato era così grave da rendere necessario un intervento chirurgico urgente. Durante il periodo di degenza, la sig.ra Petru ha constatato che detto istituto non disponeva di materiali medici di prima necessità ed era saturo, sicché, in considerazione, inoltre, della difficoltà dell’intervento chirurgico al quale doveva sottoporsi, ha chiesto l’autorizzazione ad essere sottoposta all’intervento in Germania. Anche se la sua richiesta è stata respinta, la sig.ra Petru ha deciso di essere operata in Germania. Il costo complessivo dell’intervento è stato di circa EUR 18 000, di cui essa chiede rimborso alle autorità rumene. Il Tribunale di Sibiu (Romania), chiamato a decidere la controversia, ha chiesto alla Corte di giustizia se la carenza generalizzata di materiali medici di prima necessità nello Stato di residenza costituisca una situazione in cui risulti impossibile prestare il trattamento, sicché il cittadino di tale Stato membro possa esercitare il suo diritto ad essere autorizzato a ricevere tale trattamento in un altro Stato membro a carico del regime di previdenza sociale del suo Stato di residenza. Nonostante la sussistenza di una giurisprudenza della Corte di giustizia in materia, è la prima volta in cui la necessità di ricevere assistenza medica in un altro Stato membro trova giustificazione nella carenza di mezzi dello Stato di residenza. Nelle sue conclusioni presentate in data odierna, l’avvocato generale Cruz Villalón analizza due distinte questioni: 1) se la mancanza o carenza di mezzi in un centro ospedaliero, in determinate circostanze, possa equivalere a una situazione in cui non è possibile praticare in tempo utile in uno Stato una determinata prestazione sanitaria compresa tra le prestazioni dispensate dal proprio sistema di previdenza sociale e 2) se lo stesso si verifichi quando tali carenze o mancanze nelle strutture sanitarie siano di carattere strutturale. Dopo aver ricordato che i servizi sanitari, compresi quelli pubblici, costituiscono servizi di carattere economico assoggettati alla libera circolazione dei servizi, l’Avvocato generale sostiene che gli Stati membri, anche se possono sottoporre ad autorizzazione la prestazione di tali servizi in un altro Stato membro con spese a carico dello Stato di residenza, potranno rifiutare l’autorizzazione solo nell’ipotesi in cui possa conseguirsi tempestivamente nel loro territorio un trattamento identico o che presenti lo stesso grado di efficacia. L’Avvocato generale riprende la giurisprudenza in materia segnalando che un paziente di uno Stato membro, iscritto ad un sistema sanitario pubblico, ha il diritto di recarsi in un altro Stato dell’Unione, ponendo le spese a carico del sistema di previdenza sociale del suo Stato di residenza, quando in questo altro Stato, e non nel suo Stato di residenza, possa essere ottenuto tempestivamente un trattamento identico o che presenti lo stesso grado di efficacia. In tal caso, il sistema assicurativo del paziente coprirà le spese sostenute all’estero. Se tali condizioni non sono soddisfatte, il paziente può recarsi all’estero e ottenere il servizio al quale aveva diritto nel suo Stato di iscrizione, potendo però chiedere solo il rimborso al costo previsto in tale Stato e non a quello fatturato nel luogo di prestazione del servizio. Quanto alla prima questione, l’Avvocato generale sottolinea che, dal momento che il diritto dell’Unione non opera distinzioni in merito alle ragioni per le quali una determinata prestazione non possa essere praticata tempestivamente, si deve ritenere che la carenza occasionale di mezzi materiali equivalga a una mancanza dovuta a carenze di personale medico. Conseguentemente, a suo parere, lo Stato membro è obbligato ad autorizzare la prestazione, in un altro Stato dell’Unione, di un servizio medico compreso nelle prestazioni coperte dal proprio sistema di previdenza sociale, nel caso in cui carenze delle proprie strutture ospedaliere, di carattere congiunturale, rendano effettivamente impossibile la prestazione stessa. Per contro, rispondendo alla seconda questione esaminata, l’Avvocato generale ritiene che, laddove la carenza di mezzi materiali necessari ai fini dell’effettuazione della prestazione sanitaria in questione dipenda da una mancanza strutturale, lo Stato membro non è obbligato ad autorizzare la prestazione, in un altro Stato dell’Unione, di un servizio compreso nelle prestazioni coperte dal proprio sistema di previdenza sociale, sebbene ciò possa comportare che determinate prestazioni sanitarie non possano essere effettivamente praticate. Tale obbligo sussisterà solamente qualora l’autorizzazione non metta in pericolo la sostenibilità economica del suo sistema di previdenza sociale. Al riguardo, l’Avvocato generale fa presente che lo Stato membro che si trovi in tale situazione di carenza strutturale non potrebbe far fronte agli oneri economici derivanti da un’emigrazione sanitaria di massa degli iscritti al proprio sistema di previdenza sociale e sottolinea che uno dei limiti all’esercizio della libera prestazione dei servizi nel settore dei servizi sanitari consiste proprio nel non mettere in pericolo né la prestazione dei servizi stessi né tutti gli sforzi di pianificazione e di razionalizzazione effettuati in tale settore vitale nello Stato di residenza del paziente.

Nuova allerta alimentare. Kraft ritira il formaggio Velveeta perché non ha abbastanza conservanti

Nuova allerta alimentare. Kraft ritira il formaggio Velveeta perché non ha abbastanza conservanti Negli USA è allerta alimentare per il formaggio Velveeta marchiato Kraft poichè manca la giusta quantità di acido sorbico che potrebbe causare intossicazione alimentare..Il richiamo riguarda il formaggio acquistato in 12 Stati, per lo più in tutto il Midwest. Kraft sta richiamando da tutti i supermercati attraverso una campagna di richiamo avvisando i consumatori che hanno acquistato il prodotto di non consumarlo e di riportarlo al punto vendita per il rimborso. Il formaggio Velveeta manca della giusta quantità di conservanti. Insufficienti livelli di acido sorbico ha portato al ritiro di 260 lotti prodotti con formaggio pastorizzato con ricetta originale di Velveeta perché potrebbe accadere che il formaggio potrebbe deteriorarsi prematuramente o causare malattie di origine alimentare. Kraft Foods Group Inc. dice che il formaggio è stato inviato a tre centri di distribuzione di Walmart e potrebbe essere stato stato spedito per ben 12 Stati: Colorado, Illinois, Indiana, Iowa, Kansas, Michigan, Minnesota, Nebraska, North Dakota, Ohio, il Dakota del sud e Wisconsin. Si tratta di formaggio prodotto dalla multinazionale Kraft consumato anche in Italia. Sino ad oggi nessuna comunicazione ufficiale è pervenuta delle autorità italiane, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ma comunque è opportuno che i consumatori prestino l'attenzione sul prodotto in questione, per le ragioni già esplicitate. La nostra è estrema precauzione, non ci sono in Italia eventi avversi.

E' reato utilizzare la fotocopia pass per invalidi

E' reato utilizzare la fotocopia pass per invalidi Risponde dei reati previsti dagli articoli 477 e 482 del codice penale chi espone sul parabrezza dell'auto la fotocopia del permesso per invalidi anche nel caso in cui la macchina corrispondente non sia poi utilizzata. Lo stabilisce la Cassazione penale con la sentenza 26799/14, pubblicata in data di ieri 20 giugno. Nella fattispecie i giudici della quinta sezione penale hanno respinto il ricorso di un imputato già condannato dalla Corte d’appello di Milano. Per gli ermellini, infatti, è irrilevante che la vettura del ricorrente fosse guasta ed inutilizzabile per tale motivo. La Suprema Corte, nella decisone ha evidenziato che integrano l’articolo 482 del codice penale, «le condotte di falsificazione di copie che tengono luogo degli originali, qualora il relativo documento abbia l’apparenza dell’originale e sia utilizzato come tale, non presentandosi come mera riproduzione fotostatica». Per i giudici di legittimità sono, quindi, inappuntabili le conclusioni cui è pervenuta la Corte di merito meneghina, secondo cui la condotta dell’imputato ha certamente leso il bene giuridico protetto dalla norma. In tal senso, «nella prospettiva dell’elemento soggettivo, non rileva che l’immutatio veri sia stata commessa non solo senza l’animus nocendi vel decipiendi, ma anche con la certezza di non produrre alcun danno, essendo sufficiente che la falsificazione sia avvenuta consapevolmente e volontariamente». Ma v'è di più. Per i giudici di Piazza Cavour, anche in caso di inutilizzabilità dell’autovettura dell’imputato, questi avrebbe potuto tranquillamente portare con sé il pass sull'altro veicolo adoperato, invece di predisporre un duplicato. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, quindi, arrivano tempi duri per quei furbetti che pensano di farla franca utilizzando questo stratagemma ormai assai comune per parcheggiare ovunque ed evitare di pagare multe e perdere punti della patente di guida.

Dalla Finlandia segnalata la presenza di arsenico nel riso a grano lungo. La principale ragione: la contaminazione dei suoli.

Dalla Finlandia segnalata la presenza di arsenico nel riso a grano lungo. La principale ragione: la contaminazione dei suoli. L’Evira, l’Agenzia finlandese per la sicurezza alimentare, e più in particolare alcuni suoi ricercatori hanno pubblicato una ricerca sulla rivista Food Chemistry, che riguarda l'incidenza sull'alimentazione dell'arsenico “inorganico”. Ed i dati non sono rassicuranti. Gli scienziati hanno valutato l’esposizione della varie fasce della popolazione a partire da un alimento comune, consumato in quantità anche elevate e per periodi prolungati di tempo: il riso. Vi è da precisare che la presenza di questa sostanza nel riso non è in quanto tale considerata un rischio assoluto, almeno in base ai dati statistici che in Europa sono disponibili tramite la raccolta DATEX, che grazie all'EFSA, l'agenzia europea di settore, che nel 2010 ha rivelato i risultati circa le principali fonti alimentari di arsenico. Già all'epoca si evidenziò che alghe, pescato, spezie, erbe e alcuni alimenti per l’infanzia contenessero alti livelli del metallo pesante. Allo stesso tempo, si sottolineava come la forma maggiormente presente nel pesce fosse quella organica, assai meno pericolosa della inorganica. In seguito, l'EFSA ha sottolineato come grano, pane, latte, riso e latticini, insieme all’acqua potabile, fossero le principali fonti alimentari di arsenico. Ma veniamo al riso ed allo studio finlandese. Questa preziosa fonte alimentare alla base della dieta di molti paesi, ma assai diffuso anche in Europa, conterrebbe naturalmente un valore di arsenico maggiore rispetto ad altri raccolti o piante, per una duplice ragione: la sua naturale attitudine di assorbirlo e metabolizzarlo, ma soprattutto per la presenza retrostante di siti agricoli contaminati. Nel riso l’arsenico è presente per lo più nella forma inorganica. Basti pensare che se la Cina ha fissato un livello massimo per l’arsenico inorganico pari a 0,15 mg/kg di riso, i ricercatori finlandesi sono arrivati a rilevare per il riso finlandese (8 marche acquistate nei supermercati), valori di arsenico da 8 mg/kg a 65 mg /kg. Circa un 20% della popolazione finlandese in età lavorativa consuma 60-80 grammi di riso al giorno. Le donne ne consumerebbero un pò meno: ma proprio per tali ragioni il riso può davvero rappresentare un rischio a lungo termine per la salute, se si considera che l’arsenico inorganico: - Non ha- stante la presente conoscenza- livelli di assunzione considerati sicuri né limiti massimi; - Favorisce il cancro alla prostata, al polmone e alla pelle. I risultati comunque, basati su una stima “scenario peggiore” (consumi più elevati del riso più contaminato) fanno pensare a possibili rischi per la popolazione finlandese. C'è da dire però che tali dati non devono creare allarme, perchè la ricerca è incompleta nello specificare un aspetto centrale: la provenienza del riso. Ciò perché, come evidenziato nello studio, la contaminazione dipende in buona parte dai terreni su cui viene coltivato. Alla luce di questo studio, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, rileva quanto sia importante conoscere la filiera produttiva anche di un alimento divenuto insostituibile nella nostra dieta quale degno sostituto della pasta, soprattutto per persone affette da intolleranze come la celiachia. Conoscere la provenienza è quasi sempre sinonimo di garanzia per il consumatore di poter alimentarsi con un prodotto sicuro.

venerdì 20 giugno 2014

Storia o indignazione? Simbolo nazista e fascista sulle maglie di calcio esposte in Brasile per il mondiale

Storia o indignazione? Simbolo nazista e fascista sulle maglie di calcio esposte in Brasile per il mondiale. L'esposizione a Salvador comprende più di 100 maglie risalenti alle precedenti edizioni della Coppa del mondo. Polemica esagerata perchè la storia non si dimentica Una scia di polemiche è stata sollevata in Brasile per la presenza a Salvador di un'esposizione di maglie di più di 100 repliche e originali delle divise di diverse nazioni, risalenti alle precedenti Coppa del mondo a partire dagli albori. Peccato che fra di esse spuntassero nelle bacheche anche quelle delle edizioni 1934 e del 1938 tra cui una camicia nazista con svastica in bella vista ed una del regime fascista di Mussolini, e tra di esse una casacca nera con un simbolo della Federcalcio italiana, recante il fascio littorio. Duda Sampao medico di Salvador, proprietario della collezione, ha detto che l'esposizione è stata approvata dal Comitato Organizzatore brasiliano dei mondiali e pertanto ha il consenso della FIFA e che "Non c'è nessun coinvolgimento politico in questa iniziativa" che starebbe avendo, peraltro, molto successo tra i visitatori. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione che da anni si batte anche contro ogni tipo di rievocazione dei due regimi che hanno determinato un passato nefasto per la storia europea e mondiale, ritiene che questa volta la polemica sia assolutamente sterile e priva di significato anche perchè l'esposizione riguarderebbe tutte le edizioni precedenti dei mondiali, come le immagini reperibili sul web indicano, comprese le due edizioni dei mondiali vinte dall'Italia di Pozzo nelle quali, purtroppo, spiccava sulla maglia della nostra nazionale il fascio littorio, che comunque la storia ha spazzato via quale simbolo di odio.

Neonazisti: allarme rete internazionale di estremisti razzisti. Il gruppo fa capo al negazionista svizzero dell'Olocausto, Bernhard Schaub

Neonazisti: allarme rete internazionale di estremisti razzisti. Il gruppo fa capo al negazionista svizzero dell'Olocausto, Bernhard Schaub Un movimento neonazista, denominato Azione europea (AE) che fa capo al negazionista svizzero dell'Olocausto Bernhard Schaub, " mira a sviluppare una rete internazionale di estremisti razzisti". La rivelazione è stata fatta da Berlino: il ministro dell'interno Thomas de Maizière ha spiegato che Azione europea (AE) è attiva in tutta l’Europa. Il suo scopo è quello di sostituire l’attuale Unione europea, "seguace e sottomessa agli Stati Uniti", in una Confederazione europea. I suoi militanti si riuniscono in piccoli gruppi regionali visibili, i punti d’appoggio, guidati da un responsabile regionale che dipende della direzione territoriale dello Stato in questione. Per esempio nella circoscrizione di lingua tedesca, c’è una struttura di comando in Republica Federale Tedesca, una in Austria ed un’altra in Svizzera. Però, i dirigenti territoriali collaborano strettamente tra di loro, perché considerano l’Azione Europea come un movimento unitario. In Francia, in Inghilterra, in Ungheria, in Bulgaria ed in altri paesi come l'Italia, gruppi dell’AE si sono messi al lavoro. In Germania gli atti di violenza a sfondo xenofobo sono aumentati del 20% lo scorso anno. Spesso all'origine vi sarebbe proprio l'AE. Come “Sportello dei Diritti", associazione impegnata anche nella difesa dei Valori antifascisti, dichiara il presidente Giovanni D'Agata, non possiamo non mantenere alta la guardia. Questa è la riprova che in Europa si stanno dilagando gli umori neonazisti a causa dell’attuale crisi economica. L’instabilità del sistema finanziario sta provocando l’impoverimento della popolazione e, di conseguenza, la radicalizzazione degli umori di un gran numero di europei. Secondo gli esperti, l’espansione di simili umori nei paesi del Vecchio Mondo è dovuta anche alla diluizione dei tradizionali valori europei e al fallimento della politica di multiculturalismo per via del fatto che gli immigrati non desiderano adattarsi all’assetto socio-culturale e ai costumi dell’Europa. Tutto ciò sta provocando l’aumento dell’aggressività sociale e l’anomalia della psicologia sociale della società. È solo una manifestazione dei problemi che la società ha accumulato negli ultimi venti anni. Ma quello che spaventa di più è che i giovani non vedono prospettive nel futuro. Né in Germania, né in Francia, né in Gran Bretagna, nè in Italia. Sono proprio questi giovani ad imbastire strutture di estrema destra, di ispirazione radicale e neonazista. Vogliono vedere un nuovo progetto sociale, e non vedendolo s’inseriscono in azioni radicali. Per tali, approfittando del momento storico stanno intensificando la loro attività anche i movimenti e le associazioni neonaziste. Fino a che grado i politici europei sono pronti a rabbonire questo pubblico?