lunedì 31 marzo 2014

Calano i sinistri con morti e feriti. La prova le statistiche ISTAT inchiodano le compagnie assicurative.

Calano i sinistri con morti e feriti. La prova le statistiche ISTAT inchiodano le compagnie assicurative. La lobby delle assicurazioni non ha più scampo: abbassi le tariffe e non tenti d’imporre norme che umiliano le vittime della strada e vanno a colpire autoriparatori e patrocinatori Numeri come sempre drammatici quelli che riguardano i sinistri stradali nel Nostro Paese perché dietro di essi ci sono le tragedie di intere famiglie. Sono i dati Istat a fotografare ciò che è accaduto nel triennio 2010-2011-2012 nel quale ci sono stati 3.178 i morti e 213.854 feriti fra i motociclisti e i ciclomotoristi sulle strade italiane. Cifre impressionanti se si pensa che ogni giorno si contano 3 morti e quasi 200 feriti. Ciò che però fa iniziare a sperare è il calo che si registra proprio nell’arco temporale considerato che ci fa evidenziare che le normative introdotte nel corso degli anni in materia di circolazione stradale stiano portando i loro frutti in termini di sicurezza. Nel 2012 sono stati 822 le vittime mortali fra i motociclisti e 122 fra i ciclomotoristi. I feriti sono stati invece rispettivamente 47.311 e 17.512. Nel 2011 i morti fra i motociclisti erano stati 923, e 165 fra i ciclomotoristi. I feriti 54.175 fra i motociclisti e 20.890 fra i ciclomotoristi. Nel 2010 i morti furono 943 fra i motociclisti e 203 fra i ciclomotoristi. I feriti sono stati rispettivamente 52.026 e 21.940. Dal 2010 al 2012 si segnala un calo delle vittime del 12,8% fra i motociclisti, e circa del 40% fra i ciclomotoristi. I feriti sono diminuiti di percentuali molto più modeste, -9% fra i motociclisti e un più efficace - 20,2% fra i ciclomotoristi. Nello stesso triennio 2010 -2012 i pedoni morti sulle strade sono stati 1.767 (614 nel 2010, 589 nel 2011 e 564 nel 2012). I feriti fra i pedoni sono stati complessivamente 63.222 (21.367 nel 2010, 21.103 nel 2011 e 20.752 nel 2012). Ogni giorno perdono la vita 1,6 pedoni e 58 sono i feriti. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti", le statistiche ISTAT sono la prova certa, perché fondata su dati obiettivi, che inchioda le compagnie assicurative che lamentano da anni l’eccessivo costo dei sinistri, che per le assicurazioni sono sempre in aumento anche in termini numerici. A questo punto, la lobby delle assicurazioni non ha più scampo: non può più nascondere gli aumenti tariffari con l’aumento del costo dei sinistri e non tenti d’imporre norme, come accaduto costantemente negli ultimi anni, che lungi dal portare diminuzioni tariffarie, umiliano le vittime della strada e vanno contemporaneamente a colpire le categorie degli artigiani autoriparatori e dei patrocinatori.

domenica 30 marzo 2014

Mons. Vito De Grisantis: il ricordo a 4 anni dalla sua morte.

Mons. Vito De Grisantis: il ricordo a 4 anni dalla sua morte. Il 1° aprile sono trascorsi quattro anni dalla sua scomparsa, ma il ricordo in chi lo ha conosciuto è più vivo e attuale che mai. Perché il vescovo di Ugento e soprattutto umile sacerdote salentino è stato un pastore attento a tutto e a tutti. Mai monsignor De Grisantis, sempre e solo don Vito, il fratello vescovo povero con i poveri. La chiave della Sua vita pastorale è stata mettere in pratica il Vangelo senza confini e senza misura. Il vuoto della sua presenza fisica sembra incolmabile, ma noi, tuttavia, non possiamo perdere la speranza che molti raccolgano il “testimone” di don Vito per contrastare quest’oceano di indifferenza, di chiusura e di egoismo. In suo omaggio lo Sportello dei diritti ho voluto dedicare questa pagina. E’ stato il minimo che potevamo fare in suo onore. Vito De Grisantis nacque a Lecce il 20 agosto 1941. Compì gli studi classici presso il Liceo "Palmieri" di Lecce, quindi quelli teologici presso il Pontificio Seminario regionale di Molfetta. Il 27 giugno 1965 venne ordinato sacerdote. Frequentò il corso biennale della facoltà di Scienze dell’educazione, con indirizzo in Sociologia dell’educazione, presso la Pontificia Università Salesiana di Roma e conseguì il dottorato in Teologia (Summa cum laude) con specializzazione in "Teologia del matrimonio e della famiglia" presso l’istituto “Giovanni Paolo II” per studi su matrimonio e famiglia della Pontificia Università Lateranense di Roma. In diocesi di Lecce rivestì diversi incarichi: direttore spirituale nel Seminario vescovile, dove fu anche docente di Italiano e Latino, segretario dell’Ufficio amministrativo diocesano, vice assistente diocesano della Gioventù italiana di Azione cattolica, poi vicario cooperatore nella parrocchia Santa Rosa di Lecce, quindi, sempre qui, vicario economo ed infine parroco, dal 1975 al 2000 succedendo l'allora sacerdote e oggi cardinale Salvatore De Giorgi. Successivamente, fu vicario foraneo della città di Lecce e vicario episcopale per il laicato, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale familiare e delegato dell’arcivescovo per il consultorio familiare cattolico "La Famiglia" e consulente etico presso lo stesso consultorio. Membro del Consiglio episcopale, del Consiglio presbiterale, del Consiglio pastorale diocesano, del Collegio dei consultori, del Consiglio per la rimozione e trasferimento dei parroci, svolse poi le mansioni di docente di Teologia pastorale del Matrimonio e della famiglia presso l’Istituto superiore di scienze religiose di Lecce e di insegnante di Religione presso il liceo scientifico “De Giorgi”, sempre nel capoluogo. Il 13 maggio 2000 fu nominato vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca. Nel luglio del 2008 accolse al capo di Santa Maria di Leuca il papa Benedetto XVI in occasione della visita ufficiale nella sua diocesi, durante la quale celebrò la solenne messa nel piazzale del santuario, proprio sull'estremo capo salentino. Morì il 1º aprile 2010 alle 5:50 del mattino del Giovedì Santo all'ospedale "Giovanni Panico" di Tricase, dopo mesi di sofferenza, a causa di un linfoma. È sepolto nel cimitero di Lecce. TESTAMENTO SPIRITUALE DI SUA ECC. MONS. VITO DE GRISANTIS VESCOVO DI UGENTO - SANTA MARIA DI LEUCA Testamento Ringrazio innanzitutto il Signore per il dono della vita trasmessomi attraverso i miei genitori che con tanto amore e grandi sacrifici hanno accompagnato il mio cammino di crescita umana e cristiana con la testimonianza della loro fede. Ringrazio il Signore per il dono del Battesimo la cui data ogni anno è stato motivo di preghiera, di ringraziamento per la vita nuova di figlio di Dio e membro del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Ringrazio il Signore per la chiamata al Sacerdozio ministeriale, dono totalmente gratuito del suo amore al quale ho cercato con tutti i miei limiti e fragilità di rispondere con tutto me stesso, servendo la Chiesa di Lecce nei vari incarichi ricoperti e soprattutto come Parroco della comunità parrocchiale di S. Rosa, che mi ha formato e alla quale ho dedicato con tanto amore la maggior parte del mio servizio sacerdotale. Ringrazio il Signore per la chiamata al servizio episcopale che ho accettato unicamente per obbedienza e al quale mi sono sempre sentito inadeguato. Chiedo perdono a tutti coloro che nel corso della mia vita e del mio servizio sacerdotale ed episcopale ho potuto offendere o non amare come dovevo. Chiedo a tutti la carità della preghiera perché il Signore nella Sua infinita misericordia mi accolga accanto a Sé insieme col Signore Gesù che tanto ho amato e contemplato e ammirato. Per quanto riguarda la mia sepoltura, desidero essere sepolto a Lecce nella Cappella della Confraternita dell’Addolorata dove sono custoditi i resti dei miei genitori. Non posseggo nulla. Sono intestatario a nome dei miei fratelli e sorelle dell’abitazione attuale in via Silvio Pellico, che quindi è di proprietà di tutti loro. Ho cercato sempre di venire incontro alle necessità delle Missioni e delle varie situazioni di povertà, vicine e lontane, da me incontrate e per quanto è stato possibile. Ho soltanto un conto corrente bancario dove venivano depositati gli stipendi e le pensioni. Quello che si troverà alla mia morte su questo conto corrente, tolte le spese per i miei funerali semplici e modesti al massimo, sarà devoluto per metà per realizzare un’opera nella nostra Missione in Rwanda affidata all’Ufficio Missionario della Diocesi di Ugento e per metà per costituire due Borse di studio, una per un seminarista della Diocesi di Lecce e una per un Seminarista della Diocesi di Ugento. Porterò tutti coloro che ho conosciuto, durante il mio servizio alla Chiesa, nel mio cuore davanti a Dio. Abbraccio i miei fratelli e sorelle di sangue che ringrazio di cuore per tutto quello che hanno fatto per me con tanto amore e sacrificio e tutti i miei nipoti che invito a crescere e vivere nella fede, nell’amore grande al Signore e nell’amore reciproco. Tutti saluto e benedico di cuore nell’attesa di ritrovarci tutti insieme nella gioia eterna di Dio nella Sua casa. Esercizi Spirituali a Cassano Murge 6 ottobre 2009 + Vito De Grisantis

sabato 29 marzo 2014

Indipendentisti veneti: una delegazione in Svizzera.

Indipendentisti veneti: una delegazione in Svizzera. Missione estera in Ticino per una dozzina di indipendentisti del Veneto che hanno attraversato il confine presentando un passaporto della "Republica Veneta" Visita lampo in Svizzera, per poi tornare in Italia. per una dozzina scarsa di indipendentisti veneti guidati da Albert Gardin presidente del Governo Veneto. Dopo un incontro ufficiale con il deputato leghista Massimiliano Robbiani, il gruppo ha attraversato il Corso in direzione della dogana stradale di Chiasso. Fra lo sventolare di bandiere della Serenissima arrivati in dogana, gli indipendentisti hanno mostrato un passaporto della "Republica Veneta" (intenzionalmente con una sola "b") prima alle guardie di confine svizzere poi alla dogana italiana. Passati senza problemi i Veneti hanno ripreso la strada verso casa. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il fermento indipendentista è sempre più forte e dipende dalla gente sempre più stretto dalla crisi e da un fisco che strozza i cittadini. La crisi economica, con il precipitato di depressione e malcontento, produce un ecosistema ideale per la rilegittimazione dei movimenti indipendentisti. E’ necessario perciò da una parte attuare provvedimenti che allentino la pressione fiscale e contribuiscano all’aumento del potere di acquisto dei redditi degli italiani mentre lo Stato comunque deve rispondere alle spinte indipendentiste prima che sia troppo tardi e che da fatti apparentemente goliardici come questi si passi alle vie di fatto.

General Motors richiama oltre 824mila auto. Problemi all'accensione per Chevrolet Cobalt, Pontiac G5, Solstice e Saturn Sky Ion

General Motors richiama oltre 824mila auto. Problemi all'accensione per Chevrolet Cobalt, Pontiac G5, Solstice e Saturn Sky Ion La casa automobilistica americana, General Motors, ha annunciato il richiamo di 824'000 veicoli negli Stati Uniti per un problema all'accensione. Una nuova pagina nera per la GM. All'inizio del 2014, il colosso automobilistico aveva già richiamato circa 3,4 milioni di macchine, principalmente in Nord America, per problemi vari. I modelli interessati dall'annuncio di oggi sono Chevrolet Cobalt, Pontiac G5, Solstice e Saturn Sky Ion, prodotte tra il 2008 e il 2011. Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle multinazionali automobilistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono una vettura tra quelle indicate viene tempestivamente informato. È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate o ai concessionari General Motors nel caso in cui la propria autovettura corrisponda al modello in questione. Al singolo proprietario, infatti, non costa nulla tale tipo di verifica e nel caso in cui la propria autovettura sia oggetto del richiamo, l’intervento previsto è a totale carico della casa automobilistica che dovrebbe fornire anche un’autovettura sostitutiva per il periodo necessario alla manutenzione straordinaria.

Lido Esercito a San Cataldo. Un anno è passato dalla denuncia dello “Sportello dei Diritti” e nulla è stato fatto.

Lido Esercito a San Cataldo. Un anno è passato dalla denuncia dello “Sportello dei Diritti” e nulla è stato fatto. Si proceda con la demolizione ed il ritorno a “spiaggia libera” come avevano già decretato i cittadini l’anno scorso se il Ministero della Difesa non avesse proceduto con il recupero È passato un anno (quasi) esatto da quando lo “Sportello dei Diritti”, a seguito della segnalazione di alcuni cittadini che ci avevano avvisato sullo stato di abbandono del “Lido Esercito” nella marina leccese di San Cataldo, aveva denunciato pubblicamente tale scempio. E così, poiché non dimentichiamo - nella costante ottica di osservazione del territorio nazionale circa gli sprechi, ma anche lo stato d’abbandono in cui versano edifici pubblici e non - abbiamo potuto appurare che l’impegno assunto dal Ministero della Difesa, in particolare la pronta replica dell’epoca da parte dei vertici della “Scuola della Cavalleria" che avevano promesso il recupero del "bagno", non è stato in alcun modo rispettato ed anzi non possiamo che esprimere il nostro biasimo circa l’ulteriore degrado che è possibile registrare solo osservando le fotografie scattate nei scorsi giorni che documentano in maniera equivocabile che nulla è stato fatto con la struttura in questione, o meglio il rudere, a pochi passi dal mare nell’amena baia di San Cataldo, che giace ancora nel più completo abbandono. Giova, quindi, ricordare che già l’anno scorso lo “Sportello dei Diritti” aveva avviato il lancio di una serie di proposte per indicarne il destino, e prontamente era arrivato il verdetto dei cittadini che in tanti attraverso internet, sui giornali online o le mail inviate al sito hanno inteso presentare le loro opinioni. La stragrande maggioranza del pubblico, aveva manifestato il desiderio di abbattimento per renderlo una spiaggia libera e per farlo ritornare nel patrimonio comune di tutti i leccesi. Ed allora, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, preso atto che non è stato possibile recuperare l’immobile e ridare lustro al “Lido Esercito”, chiede alle autorità competenti che, stante l’imminenza della stagione estiva, quel tratto di costa sia al più presto restituito ai leccesi e siano, quindi, demolite le opere murarie che da una parte impediscono la libera fruibilità della bella spiaggia sabbiosa e dall’altra costituiscono un evidente pericolo per la collettività.

venerdì 28 marzo 2014

Sigaretta elettronica: la nicotina liquida, un veleno mortale. Secondo il "New York Times" sono stati registrati negli Stati Uniti molti casi di avvelenamento a causa del liquido contenuto nelle sigarette elettroniche.

Sigaretta elettronica: la nicotina liquida, un veleno mortale. Secondo il "New York Times" sono stati registrati negli Stati Uniti molti casi di avvelenamento a causa del liquido contenuto nelle sigarette elettroniche. Ancora non conosciamo i reali pericoli dei "vapori", ma il New York Times ha lanciato l'allarme circa la tossicità del liquido che alimenta le sigarette. Questa miscela di nicotina è combinata con un cocktail di sapori, colori e varietà di sostanze chimiche quali solventi come una potente neurotossina. Ingerito o assorbito attraverso la pelle, può causare vomito, convulsioni e persino la morte in alcuni casi. Piccole quantità, anche se diluiti, possono uccidere un bambino, e un cucchiaio sarebbe letale per un adulto. Ad esempio, l'anno scorso, una donna è stata ricoverata in un ospedale nel Kentucky per un infarto dopo che la sua sigaretta elettronica a causa di un guasto ha versato il liquido che poi è stato assorbito dalla pelle. Secondo il quotidiano statunitense, segnalazioni di avvelenamento accidentale come questo continuano a moltiplicarsi. Nel 2013, 1.351 casi di avvelenamento per il liquido sono stati registrati negli Stati Uniti , con un incremento del 300% dal 2012, tra cui 365 casi gravi e un morto. E le vittime sono soprattutto i bambini sotto i 4 anni. Lee Cantrell, professore di farmacia presso l' Università di San Francisco ha dichiarato al New York Times che "La questione non è se un bambino sarà gravemente avvelenato o ucciso, la questione è quando" . Riconosciuto strumento nella lotta contro il fumo da alcuni per smettere di fumare, la sigaretta elettronica è ancora criticata a causa della mancanza di studi a lungo termine, tra cui l’individuare la sua efficacia ed i suoi potenziali effetti nocivi. La mancanza di regolamentazione sulla sigaretta come per il liquido è un altro problema per i suoi detrattori. Ora, tossicologi americani vanno oltre, avvertendo che il liquido pone un rischio significativo per la salute pubblica. Una bomba mentre la sigaretta elettronica, ancora controversa, ha avuto un enorme successo negli Stati Uniti o in Europa. Christopher Brunel, presidente di Synapce, ha dichiarato che in Francia, "il mercato è in espansione e si aprono nuovi negozi ogni giorno”. Secondo Mickaël Hammoudi, Vice-Presidente della Vape Inter-Federation, " un anno e mezzo fa, c'erano solo 400 negozi specializzati che vendevano sigarette senza nicotina. Ora ce ne sono più di 2 000 ". Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta di un ulteriore dato che conferma le incertezze circa i possibili rischi connessi all’utilizzo di questi prodotti. Pertanto sarebbe auspicabile che le autorità sanitarie europee e nazionali procedano con verifiche celeri circa l’insussistenza di pericoli per la salute dei consumatori.

giovedì 27 marzo 2014

Non solo furti di rame e ferro. Bande dell’ottone rubano maniglie, targhe professionali, pomelli e citofoni dei portoni d'ingresso dei condomini. Un fenomeno da non sottovalutare.

Non solo furti di rame e ferro. Bande dell’ottone rubano maniglie, targhe professionali, pomelli e citofoni dei portoni d'ingresso dei condomini. Un fenomeno da non sottovalutare. Non bastava la corsa al nuovo oro rosso, il rame, e ai tombini di ghisa, ma la carenza di materie prime ed i loro prezzi alle stelle stanno facendo nascere nuove tendenze criminali: adesso ci sono anche i ladri di maniglie, targhe professionali, pomelli e citofoni d’ottone. Arrivano allo “Sportello dei Diritti”,, infatti, da ogni dove del Nostro Paese le segnalazioni di questo tipo di furti: dai portoni, stanno andando letteralmente a ruba pomelli e battenti di ottone. Tra le vittime ci sono i condomini e qualche palazzo storico. È la notte il momento prescelto perché al calar delle tenebre i ladri s'impossessano dei pomelli dei palazzi e i batacchi dei portoni antichi. Furti di piccolo spessore, certo, nondimeno fastidiosi come qualsiasi forma di sottrazione. Una delle cause principali, come da tempo va a denunciare Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è la crisi economica per la quale molti cittadini si ritrovano ad essere costretti ad arrangiarsi rubando questo tipo di materie prime che, una volta rivendute, consente un facile guadagno, un tempo prerogativa soprattutto degli stranieri dell'est europeo, oggi diffusi anche fra gli italiani. Vecchi o nuovi, non importa: tanto la loro destinazione è di solito un forno, per la fusione. Anche perché le quotazioni dell’ottone sono in crescita nel mercato della rottamazione e seguono solo quelle del rame, che fa più gola negli ambienti della criminalità. Solo così può spiegarsi l’ondata di furti che ha lasciato increduli i condomini presi di mira. Sono diversi, infatti, le città ed i quartieri dove viene segnalato il fenomeno, certamente in escalation e perciò da non sottovalutare da parte delle forze dell’ordine anche perché a pagare sono sempre ignari cittadini e i palazzi storici che rendono unici i nostri centri urbani.

martedì 25 marzo 2014

Usura bancaria e arresti a Lecce. Lo “Sportello dei Diritti” in prima fila a difesa dei cittadini. Numerose le denunce presentate.

Usura bancaria e arresti a Lecce. Lo “Sportello dei Diritti” in prima fila a difesa dei cittadini. Numerose le denunce presentate. Sin dall’anno passato numerosissimi consumatori, piccoli imprenditori e artigiani si sono rivolti allo “Sportello dei Diritti” da ogni parte del Paese, lamentando situazioni di estrema difficoltà determinate, a loro dire, dalle incalzanti richieste di somme di denaro, sempre maggiori e sproporzionate, provenienti da banche e finanziarie che dapprima avevano loro concesso finanziamenti e mutui apparentemente a tassi legittimi. I legali dell'associazione, in particolare gli avvocati Francesco Toto e Francesco D'Agata, incaricati di far luce sui fatti di presunta usura, cominciarono a mettere mano ai documenti fin dalla fine del 2012 richiedendo copia delle scritture contabili e dei contratti agli istituti di credito sospettati (ex art. 119/4 del D.Lgs. n. 385 del 1993; artt. 7 e 10, comma 2, D.Lgs. 196 del 2003 nonchè della Delibera n. 14 del 23/12/2004 del Garante della Privacy in G.U. n. 55 del 8/3/05). All'esito degli accurati esami svolti erano pervenuti alla conclusione che in gran parte dei casi i contratti di mutuo stipulati con altrettanti istituti di credito al consumo e banche accreditate, erano palesemente usurari. Dopo le centinaia di istanze depositate per le procedure di mediazione ritornata ad essere obbligatoria a partire dallo scorso 21 settembre 2013, a partire dalla fine dello scorso anno sono state depositate numerose denunce al fine di dare impulso all’azione della magistratura leccese inquirente, mentre proprio in data odierna si è appreso dalla stampa di alcuni arresti e misure preventive che hanno riguardato anche un funzionario di una filiale di Guagnano di una banca locale. Sembrerebbe solo la "punta dell'iceberg" rileva Giovanni D'Agata, presidente dello“Sportello dei Diritti”, tenuto conto che presso la Procura della Repubblica di Lecce per il tramite dell’associazione si è provveduto a depositare numerose denunce / querele contro altrettanti istituti di credito e finanziarie di rilievo nazionale. Non resta che attendere l'esito delle indagini preliminari per sapere se finalmente consumatori, risparmiatori e piccoli imprenditori saranno o meno protetti e salvaguardati dal sistema di protezione lobbistico cementificato intorno al sistema creditizio nostrano.

sabato 22 marzo 2014

Anziani sfrattati. Il Comune di Lecce fa chiudere il centro sociale “Leuca” ritrovo abituale dei NONNI del quartiere.

Anziani sfrattati. Il Comune di Lecce fa chiudere il centro sociale “Leuca” ritrovo abituale dei NONNI del quartiere. Raccogliamo l’appello degli anziani del quartiere “Leuca” che lo scorso 14 marzo si sono visti messi fuori la porta, senza alcun preavviso, dal Centro Sociale di via Pordenone ritrovo abituale del quartiere. La colpa di tutto ciò sarebbe nella morosità perdurante a causa dell’assenza di fondi da parte dell’amministrazione comunale di Lecce che da tempo avrebbe omesso di contribuire al pagamento dell’affitto della sede. Per tali ragioni Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, nello stigmatizzare il comportamento degli amministratori, evidentemente poco sensibili alle politiche sociali ed alle esigenze dei tanti cittadini della terza età che avevano trovato in quel luogo un ambiente di ritrovo e di inclusione sociale, rivolge un appello affinchè gli stessi facciano immediata ammenda per quanto accaduto e rimedino in via urgente, reperendo un idoneo spazio da destinare al medesimo scopo poiché da quella data i nonni sono allo sbando rischiando di vivere una esistenza solitaria.

mercoledì 19 marzo 2014

Dopo la denuncia dello Sportello dei diritti Porsche sostituirà il motore a tutte le 911 GT3

Dopo la denuncia dello Sportello dei diritti Porsche sostituirà il motore a tutte le 911 GT3 Lo scorso 18 febbraio avevamo segnalato per primi in Italia il problema delle nuove Porsche 911 GT3 che si erano incendiate per autocombustione. E dopo la denuncia dello “Sportello dei Diritti”, per opera del presidente Giovanni D’Agata, è arrivata pronta la decisione di Porsche AG che avrebbe identificato il guasto che ha causato i problemi al sofisticato motore 6 cilindri che aveva preso fuoco in almeno un paio di esemplari. La ragione del guasto sarebbe ravvisabile nella rottura del dispositivo di fissaggio della biella che, distaccandosi, ha danneggiato il carter dell'impianto di lubrificazione provocando così la fuoriuscita dell'olio con il successivo incendio della vettura. Per evitare rischi futuri, Porsche ha così comunicato di voler procedere alla sostituzione dei motori di tutti i 783 esemplari della 911 GT3 in circolazione nel mondo. Il prestigioso costruttore d’auto sportive e di lusso, ha quindi prontamente contattato i proprietari delle vetture interessate a questo richiamo, che dovranno sostare in officina per lo smontaggio del vecchio motore e il rimontaggio di quello nuovo, esente da rischi. Peraltro, la società tedesca ha precisato che durante il periodo d’intervento, ai clienti della 911 GT3 verrà fornita come vettura sostitutiva una non meno prestigiosa Porsche 911 Turbo.

martedì 18 marzo 2014

Commissione Europea. Tariffe di roming abolite e telefonate all'estero entro il 2015 senza costi aggiuntivi?

Commissione Europea. Tariffe di roming abolite e telefonate all'estero entro il 2015 senza costi aggiuntivi? Approvato il principio di neutralità di internet Dal 15 dicembre 2015 non saranno riconosciuti oneri per il roaming nell'Unione europea, e nessun costo supplementare per chiamate, inviare sms e navigare sul suo cellulare dall'estero, secondo un progetto approvato martedì dall'industria della Commissione europea. La Commissione ha votato pacchetto il proposto dal Commissario per le telecomunicazioni Neelie Kroes, anche per rendere effettive le garanzie per la neutralità di internet. I verdi e i socialdemocratici tedeschi hanno messo in guardia contro il fatto che è ancora possibile la discriminazione nell'uso di internet. Le tariffe per l'uso di un telefono cellulare o do uno smartphone all'estero erano già state oggetto di attenzione. La Commissione competente del Parlamento europeo ha deliberato, quindi, che le tariffe di roaming dovrebbero essere eliminate. Ciò significa che le tariffe dovranno essere le stesse sia che ci si trovi nel proprio paese che all'estero entro il 2015. Contestualmente la Commissione ha anche votato il principio della neutralità della rete. Ciò significa che i fornitori di internet non potranno dare la preferenza al contenuto di alcuni inserzionisti. Attuando tale principio, quindi, si eviterà che le società di telecomunicazione non potranno più condizionare la rete rallentando o bloccando i servizi e le applicazioni dei loro concorrenti. Si tratta di notizie certamente positive che riguarda il campo delle telecomunicazioni per i consumatori europei per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che si augura che le proposte della commissione siano rapidamente rese effettive affinché per la data prevista, appunto il 2015, ciascuno stato membro si adegui unitamente alle compagnie telefoniche e ai fornitori di servizi internet.

Diritti Umani. Parrucchiere arrestato in Arabia Saudita per aver taglio i capelli ad una donna.

Diritti Umani. Parrucchiere arrestato in Arabia Saudita per aver taglio i capelli ad una donna. Abbiamo sempre cercato di evitare di commentare notizie che riguardano le tradizioni e i costumi degli altri paesi quando gli stessi non coinvolgono violazioni dei diritti umani ma una notizia che proviene dall’Arabia Saudita non può non farci interrogare su ciò che accade negli altri stati evidenziando la necessità di interventi da parte delle autorità internazionali per una più ampia tutela e riconoscimento dei diritti fondamentali dell’uomo. A dichiararlo Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, dopo aver appreso della notizia apparsa sul sito saudito Sabq, del parrucchiere (uomo) arrestato dalla locale polizia religiosa per il taglio di capelli di una donna. Membri della Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio avrebbero fatto irruzione sul posto di lavoro di parrucchiere nella città di Jeddah dopo aver ricevuto una denuncia. Il barbiere è stato scoperto in “flagrante” mentre si accingeva a tagliare i capelli di una donna che non aveva più di 20 anni, con la porta del negozio chiuso. Non resta che da interrogarci sul fatto: è possibile che un gesto simile, che fa parte della quotidianità di quasi tutti i paesi, possa portare alla privazione, anche temporanea della libertà di una persona?

Cresce la differenza tra ricchi e poveri, la civiltà verso il collasso.

Cresce la differenza tra ricchi e poveri, la civiltà verso il collasso. Uno studio della Nasa: "Le elite consumano troppe risorse, e l'unica via di salvezza è una più equa distribuzione" Le società moderne potrebbero finire nella cenere come alcuni grandi imperi del passato. Il motivo? L'1%, ossia i Paperoni del pianeta, stanno consumando troppe ricchezze. Lo rivela uno studio sponsorizzato dal Goddard Space Flight Center della Nasa, che ha evidenziato la prospettiva di un crollo della civiltà industriale nei prossimi decenni a causa dell'insostenibile sfruttamento delle risorse e di una sempre più diseguale distribuzione della ricchezza. Il gruppo di ricercatori, guidati dal matematico Safa Motesharri, dell'Università del Maryland, ritiene infatti che a minare le società moderne sia la crescente differenza tra ricchi e poveri. Le elite consumano troppe risorse, e l'unica via di salvezza è una più equa distribuzione, l'utilizzo delle energie rinnovabili e una riduzione della crescita della popolazione. Uno scenario apocalittico, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, se i governi, non prenderanno decisioni drastiche nell’immediato, seguendo la rotta tracciata dai ricercatori che si sono occupati dello studio in questione che ripercorre le proposte di moltitudini di organizzazioni che da anni si occupano della salvezza del pianeta. Ci auguriamo, quindi, che anche il Nostro Paese dia il buon esempio e che anche attraverso l’Unione Europea sia promotore di nuove ed urgenti politiche e di strategie globali che seppur discusse non sono state messe seriamente in cantiere dai governi a livello planetario.

lunedì 17 marzo 2014

Rischio di incendio! Honda richiama precauzionalmente per timori sulla sicurezza 900.000 auto.

Rischio di incendio! Honda richiama precauzionalmente per timori sulla sicurezza 900.000 auto. La casa automobilistica giapponese Honda ha attivato negli Stati Uniti la procedura di richiamo in officina per circa 900.000 auto a causa di un potenziale pericolo di incendio. Secondo un comunicato stampa di Honda, che è stato lanciato durante il fine settimana sul sito web della US Transportation Security Administration NHTSA, nel modello Odyssey minivan un difetto potrebbe fare fuoriuscire il carburante che potrebbe innescare l’incendio. Il portavoce della casa automobilistica ha fatto sapere che sino ad oggi non sarebbero pervenute segnalazioni di incendi o di lesioni subite a causa del problema. Negli Stati Uniti il richiamo riguarda 886.815 vetture che sono state costruite tra il giugno 2004 e settembre 2010. Poiché il numero di automobili richiamate è così alto, i componenti difettosi possono essere sostituiti in modo permanente fino all'estate Fino ad allora, saranno utilizzati elementi provvisori. Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle multinazionali automobilistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono una vettura tra quelle indicate viene tempestivamente informato. È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate o ai concessionari della Honda nel caso in cui la propria autovettura corrisponda al modello in questione. Al singolo proprietario, infatti, non costa nulla tale tipo di verifica e nel caso in cui la propria autovettura sia oggetto del richiamo, l’intervento previsto è a totale carico della casa automobilistica che dovrebbe fornire anche un’autovettura sostitutiva per il periodo necessario alla manutenzione straordinaria.

domenica 16 marzo 2014

Da Israele la denuncia: prima ti vendono un auto, quindi ti spiano mentre guidi.

Da Israele la denuncia: prima ti vendono un auto, quindi ti spiano mentre guidi. Una società israeliana sostiene che le case automobilistiche stiano tenendo d'occhio i loro modelli tramite le schede SIM Da tempo lo “Sportello dei Diritti”, denuncia come la nostra privacy sia sotto attacco in una miriade di forme, raccogliendo le segnalazioni e le denunce che arrivano da ogni parte del mondo e che dimostrano come questa lesione di un diritto fondamentale della persona sia ormai un fatto globale. E se pensavamo che almeno in auto potevamo stare tranquilli ora, per quanto evidenziato sul giornale Israele Hayom, ciò sarebbe ormai un miraggio. Una società israeliana che si occupa di tecnologia delle telecomunicazioni ed in particolare di cellulari, sostiene che alcune case automobilistiche starebbero tenendo costantemente sotto osservazione ciò che sta succedendo sotto il cofano, mentre i veicoli sono guidati. Installando una normale scheda SIM da cellulare nel veicolo, i produttori rileverebbero alcuni dati che riguarderebbero i propri modelli come il consumo, il chilometraggio, lo stato del motore ed ogni altra informazione utile che è possibile monitorare sulle vetture. E questo processo andrebbe avanti dal 2010, sostengono i funzionari di una società con sede a Ra'anana che ha fatto più di 200 servizi per aziende in circa 130 paesi. Al momento, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, non esiste alcuna informazione da parte delle case automobilistiche sul se e sul come stiano monitorando i veicoli commercializzati, o quanti di essi siano sotto sorveglianza. Ma gli addetti del settore azzardano a dire che per il 2025 tutte le nuove auto saranno nel sistema.

Attenzione ai prodotti antitraspiranti per la pelle che contenengono alluminio.

Attenzione ai prodotti antitraspiranti per la pelle che contenengono alluminio. Gli antitraspiranti per la pelle contenenti alluminio contribuiscono all’assorbimento del metallo secondo l’istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BFR) Gli antitraspiranti sono prodotti cosmetici ad azione antitraspirante che vengono proposti alternativamente ai deodoranti e venduti al pubblico sotto varie forme di erogazione: spray, stick, roll-on, gel, creme. L'effetto antitraspirante si ottiene per il tramite di sali di alluminio, che chiudono le uscite dei pori per un determinato periodo di tempo. In particolare a contatto con il sudore, formano un sottile gel che chiude momentaneamente il canale della sudorazione (ossia copre le ghiandole sudoripare). Gli effetti sulla salute degli antitraspiranti a base di alluminio sono da tempo ripetutamente esaminati. L’attenzione degli esperti è focalizzata ad un possibile coinvolgimento nello sviluppo del morbo di Alzheimer e del cancro al seno. È stato, infatti, scientificamente provato che le lattine di alluminio dimostrerebbero effetti neurotossici nell'uomo e effetti embriotossici negli studi sugli animali. Tuttavia, si sa ancora poco sull'assorbimento e l'azione dell’alluminio da prodotti cosmetici sulla pelle. Nel caso di specie mancano ancora importanti studi con dati umani. Al contrario, la velocità dell’assorbimento e l'effetto dell’alluminio sul cibo è stato ben studiato. L’Alluminio è contenuto come elemento della terra in molti alimenti vegetali e naturalmente nell'acqua potabile. Inoltre, alcuni composti di alluminio sono approvati come additivi alimentari in determinate quantità. Oltre agli antitraspiranti, possono contenere alluminio anche cosmetici decorativi, come il rossetto e l’ombretto, così come dentifrici e creme solari. L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha stabilito un limite tollerabile settimanale (dose settimanale tollerabile) di 1 milligrammo (mg) di alluminio derivato per chilogrammo di peso corporeo per l’assunzione con la dieta orale. Nella loro valutazione correlata con la salute, l'AESA per tutti i composti di alluminio che vengono assorbiti, ha stabilito una biodisponibilità media del 0,1 %. Ciò corrisponde ad una quantità giornaliera disponibile sistemicamente tollerabile di 0,143 microgrammi (ug) per chilogrammo (kg) di peso corporeo. Ciò vuol dire che per un adulto di 60 kg, la dose sistemica disponibile è di 8,6 microgrammi al giorno per essere in una soglia di sicurezza. L'Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BfR) - in uno studio che Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ritiene utile riportare anche in Italia - ha recentemente valutato l'assunzione stimata di alluminio da antitraspiranti. A tal fine, sono stati utilizzati dati sperimentali relativi all’assunzione cutanea di alluminio da antitraspiranti per soggetti sani e soggetti con pelle danneggiata. I livelli di assunzione sistemici calcolati per la pelle sana sono intorno a 10,5 microgrammi e quindi oltre i 8,6 microgrammi al giorno, che, come detto, sono considerati innocui per un adulto di 60 kg. Essi sono quindi utilizzati ogni giorno sulla dose settimanale tollerabile dell'EFSA. I valori per la pelle danneggiata, come ad esempio le lesioni causate dalla rasatura sono, molte volte superiori a questi. I livelli di sicurezza sarebbero, quindi, completamente superati già con l'uso quotidiano di antitraspiranti contenenti alluminio. Peraltro, altre fonti di alluminio, come il cibo, utensili da cucina o altri cosmetici dovrebbero essere presi in considerazione. I consumatori stanno già assumendo elevate quantità di alluminio attraverso l’alimentazione, e la dose tollerabile settimanale probabilmente si esaurisce già attraverso il cibo per un segmento della popolazione. Ciò vorrebbe dire che l'uso a lungo termine di cosmetici contenenti alluminio potrebbero averci fatto superare in modo permanente la dose massima di sicurezza ed il metallo si accumulerebbe nel corpo. Attualmente vi è però da precisare che non esistono certezze scientifiche, tra cui dati certi sul tasso di penetrazione efficace e circa le conseguenze a lungo termine dell'esposizione cronica ad alluminio .

sabato 15 marzo 2014

OGM: dopo l’Italia anche la Francia ha vietato la coltivazione del MON 810, il mais geneticamente modificato della Monsanto. "Gravi rischi per l'ambiente".

OGM: dopo l’Italia anche la Francia ha vietato la coltivazione del MON 810, il mais geneticamente modificato della Monsanto. "Gravi rischi per l'ambiente". Per lo “Sportello dei Diritti” un’importante risultato degli ambientalisti contro la diffusione di OGM Anche la Francia, dopo l’Italia, si adegua e bandisce almeno per il momento gli OGM dal suo territorio. Il ministero dell'Agricoltura francese, infatti, ha vietato in data odierna sabato 15 marzo con un’ordinanza pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, il marketing, l'uso e la coltivazione di mais geneticamente modificato MON 810, prodotto dalla società americana Monsanto. "La commercializzazione, l'utilizzo e la coltivazione di varietà di sementi di mais da granturco geneticamente modificato MON 810 (...) sono vietati nel paese fino all'adozione (...) di una "decisione definitiva e le misure comunitarie specificate nell'ordine. Un disegno di legge che vieta la coltivazione del mais geneticamente modificato in Francia dovrebbe essere discusso nel corso della riunione il 10 aprile. Ma il Ministero dell'Agricoltura ha ritenuto che ci fosse una situazione di emergenza ", data la vicinanza dell'inizio della stagione della semina" per stabilire un divieto da allora. L'ordinanza evidenzia che "il principio di precauzione giustifica l'adozione di misure restrittive." "In considerazione dei dati scientifici affidabili e i più recenti risultati della ricerca internazionale, la coltivazione di varietà di sementi di mais MON 810, senza adeguate misure di gestione presentano seri rischi per l'ambiente e il pericolo della diffusione di parassiti che diventano resistenti ", dice il testo. Il Consiglio di Stato francese, aveva annullato la scorsa estate un divieto risalente al 2011 MON 810 e la cui nuova autorizzazione è in corso di esame da parte dell'Unione Europea. Gli Stati membri dell'UE hanno infatti la possibilità di vietare sul loro territorio gli OGM autorizzati dall'Unione europea. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il provvedimento costituisce un ulteriore importante segnale per la tutela dell’ambiente e della salute, ma anche un significativo risultato per gli ambientalisti europei che da anni si battono contro la diffusione spregiudicata di OGM dopo che in Italia già nel luglio 2013 è intervenuto un decreto ministeriale che ha vietato in Italia la semina di mais Ogm. Proprio in questi giorni, peraltro, è da sottolineare come la Task Force per un'Italia libera da Ogm, formata dalle principali associazioni ambientaliste nazionali, ha presentato al Tar del Lazio un atto di intervento a sostegno del Governo e dei ministri competenti contro il ricorso di un agricoltore friulano favorevole alla semina di Ogm.

venerdì 14 marzo 2014

Opel richiama 1.200 vetture della serie Opel GT. Interessato è il modello del 2007

Opel richiama 1.200 vetture della serie Opel GT. Interessato è il modello del 2007 La Opel ha attivato la procedura di richiamo in officina per 1.200 veicoli. Un difetto che ha causato problemi con il blocco dell’accensione del cruscotto ne sarebbe la causa. Durante la guida la chiave di accensione può tornare, una volta avviata l’auto, di nuovo alla posizione di partenza. Questo difetto spegne non solo il motore ma disattiva anche la maggior parte degli impianti elettrici escludendo il funzionamento del servosterzo o del servofreno. La casa automobilistica della Opel General Motors ha recentemente ampliato il proprio richiamo a causa di blocchi dell’accensione difettosi a più di 1,6 milioni di auto. I ricambi dovrebbero essere disponibili nel mese di maggio. Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle multinazionali automobilistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono una vettura tra quelle indicate viene tempestivamente informato. È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate o ai concessionari della Opel nel caso in cui la propria autovettura corrisponda al modello in questione. Al singolo proprietario, infatti, non costa nulla tale tipo di verifica e nel caso in cui la propria autovettura sia oggetto del richiamo, l’intervento previsto è a totale carico della casa automobilistica che dovrebbe fornire anche un’autovettura sostitutiva per il periodo necessario alla manutenzione straordinaria.

Autovelox: anche la Cassazione stoppa le multe elevate con il velox

Autovelox: anche la Cassazione stoppa le multe elevate con il velox Anche la Cassazione stoppa le multe elevate con l’autovelox se l’amministrazione non prova la presenza di cartelli o dispositivi che segnalano con adeguato anticipo la presenza di sistemi elettronici di rilevamento della velocità. Un’altra importante decisione circa l’illegittimità delle multe elevate con l’autovelox quando mancano i cartelli stradali o i dispositivi luminosi che avvertono l’automobilista della presenza del sistema elettrico di rilevamento, in quanto la preventiva segnalazione in «loco» dei sistemi elettronici costituisce un obbligo specifico per gli organi di polizia stradale anche a tutela della sicurezza degli utenti della strada. È la legge ha stabilire che i dispositivi e segnali luminosi debbano essere installati con adeguato anticipo rispetto al luogo dove viene effettuato il rilevamento della velocità in modo da garantirne il tempestivo avvistamento da parte dell’utente. Questa volta - evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, - non si tratta di una sentenza di un giudice di Pace, ma è la Corte di cassazione a puntualizzarlo con l’ordinanza 5997 pubblicata il 14 marzo 2014, con la quale ha accolto il ricorso di un automobilista avverso la decisione del Tribunale di Pordenone che al contrario aveva accolto l’appello proposto dal Prefetto ed aveva ritenuto legittimo l’iter della pubblica amministrazione ribaltando la decisione del giudice di Pace cui lo stesso si era rivolto per chiedere l’annullamento di una multa elevata per eccesso di velocità.. I giudici di legittimità hanno invece ritenuto corrette le doglianze del ricorrente in merito all’illegittimità del verbale per violazione delle disposizioni in ordine alla modalità della contestata infrazione amministrativa. In particolare, l’automobilista denunciava la circostanza che gli agenti verbalizzanti non hanno indicato, per la validità dell’intero procedimento amministrativo, tutte le circostanze idonee a evidenziare i presupposti sui quali era stata fondata la complessiva attività di accertamento (compresa la tipologia mobile o temporanea del segnale di preavviso del controllo di velocità). In tal senso i giudici della sesta sezione civile hanno evidenziato testualmente che «la pubblica amministrazione proprietaria della strada è tenuta a dare idonea informazione, con l’apposizione “in loco” di cartelli indicanti la presenza di “autovelox” dell’installazione e della conseguente utilizzazione dei dispositivi di rilevamento elettronico della velocità, configurandosi, in difetto, l’illegittimità del relativo verbale di contestazione. A tal riguardo si è puntualizzato che tale disposizione normativa non può essere considerata una norma priva di precettività, tale da consentire all’interprete di disapplicarla in ragione di un’asserita, ma inespressa ratio, che ne limiterebbe l’efficacia nell’ambito dei rapporti organizzativi interni alla pubblica amministrazione e la cui riscontrata inosservanza non inciderebbe sulla validità dell’atto di accertamento». Ma v’è di più: le postazioni di controllo sulla rete stradale per il rilevamento della velocità devono essere preventivamente segnalate e ben visibili, ricorrendo all’impiego di cartelli o di dispositivi di segnalazione luminosi, conformemente alle norme stabilite nel regolamento di esecuzione del Cds (i segnali stradali e i dispositivi di segnalazione luminosi devono essere installati con adeguato anticipo rispetto al luogo ove viene effettuato il rilevamento della velocità, e in modo da garantirne il tempestivo avvistamento, in relazione alla velocità locale predominante, aggiungendosi, nello stesso articolo, che la distanza tra i segnali o i dispositivi e la postazione di rilevamento delle velocità deve essere valutata in relazione allo stato dei luoghi; in particolare è necessario che non vi siano tra il segnale e il luogo di effettivo rilevamento intersezioni stradali che comporterebbero la ripetizione del messaggio dopo le stesse, o comunque non superiore a quattro km). Insomma «la preventiva segnalazione univoca e adeguata della presenza di sistemi elettronici di rilevamento della velocità costituisce un obbligo specifico e inderogabile degli organi di polizia stradale demandati a tale tipo di controllo, imposto a garanzia dell’utenza stradale, la cui violazione non può, pertanto, non riverberarsi sulla legittimità degli accertamenti, determinandone la nullità, poiché, diversamente, risulterebbe una prescrizione priva di conseguenze, che sembra esclusa dalla stessa ragione logica della previsione normativa». Quindi, «non essendo stato assolto tale compito da parte della pubblica amministrazione … ne consegue che l’attività di verbalizzazione delle operazioni riguardanti l’accertamento eseguito non avrebbe potuto considerarsi nella fattispecie, legittima, donde l’invalidità dell’impugnato verbale».

Se le inventano tutte: “aria fresca di montagna” in barattolo venduta in Cina ai residenti delle città

Se le inventano tutte: “aria fresca di montagna” in barattolo venduta in Cina ai residenti delle città Ormai è possibile leggerne di tutti i colori sul web e sui prodotti che vengono venduti in Cina, ma quella che è stata pubblicata anche in Europa pare non sia una bufala. Perché se è possibile vendere pesche sciroppate in scatola, carne in scatola, perché non aria in barattolo? Nella Contea di Luanchuan in provincia di Henan è stato inventato un nuovo modo per far soldi: imbottigliare l’aria salubre della zona e venderla con delle etichette del tipo 'Aria fresca di montagna' in barattolo o lattina ai residenti delle città cinesi a dir poco stressati dallo smog urbano. E l’intenzione dei produttori pare seria perché vorrebbero vendere il prodotto ai residenti di tutta la Cina, in cui problemi di inquinamento sono stati descritti come una crisi ambientale anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Il mese scorso otto città in tutta la Cina, tra cui Pechino, erano coperte da smog denso e fitto. Migliaia di bambini sono stati ricoverati in ospedale con problemi respiratori, gli aerei lasciati a terra e alle automobili impedito l’accesso ad alcuni centri urbani. Basti pensare che nel 2013, durante i periodi di “grande Smog” della Cina, l'inquinamento era così elevato che era visibile dallo spazio e le letture della qualità dell'aria hanno raggiunto 500 volte la soglia di sicurezza. Ed in alcune immagini è possibile addirittura vedere personale del settore turismo, ambiente e uffici forestali che raccolgono e testano l'aria della montagna Laojun. Duan Junwei, vice direttore dell'ufficio del turismo di Luanchuan, ha detto che il primo lotto di aria della foresta sarebbe stato fornito ai cittadini “urbani” gratis. Tuttavia, tutti coloro che vogliono respirare in un barattolo di aria fresca di montagna in seguito dovranno pagare per esso. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta di una curiosità, ma la dice tutta sullo stato dell’inquinamento di intere nazioni che hanno ormai ceduto il passo al proprio sviluppo industriale piuttosto che alla salute dei propri cittadini.

Scandalo nel Regno Unito. La vendita illegale di organi su Facebook.

Scandalo nel Regno Unito. La vendita illegale di organi su Facebook. Il social network sarebbe diventato il viatico per i donatori di organi a livello globale Sembra che alcune persone siano così disperate che per racimolare qualche soldo in più stiano navigando su Facebook per vendere i propri reni. Un giornalista britannico ha addirittura scoperto una pagina di Facebook per l'acquisto e la vendita di organi ed ha finto di essere il fratello di una donna che aveva un disperato bisogno di un trapianto. In una settimana aveva ricevuto ben 11 offerte. Una offerta proveniva da un 22enne che voleva 20,000 sterline, circa 24000 euro, per il suo rene per pagare il suo ritorno nella terra d’origine, l’Ungheria, con la sua fidanzata incinta. Un altro è venuto da un padre disperato di tre che volevano 30,000 sterline, circa 35000 euro, per il proprio rene e subito cominciò a prendere accordi per l'affare che si sarebbe dovuto tenere di persona. Oltre a questi cittadini inglesi, altre offerte provenivano da tutto il mondo, tra cui Tanzania e Messico. Dopo aver organizzato l'affare, la maggior parte dei donatori viaggerebbero all'estero per sottoporsi a operazioni di mercato nero - spesso in un paese asiatico meridionale - e sono tipicamente pagato circa 20.000 sterline, circa 24000 euro. La vendita di organi è illegale in quasi tutti i paesi, con pene variabili che vanno da stato a stato, ricorda Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Al di là delle sanzioni, a rischiare gravemente per la propria salute sono sia i potenziali venditori che i percettori che si sottopongono a un intervento chirurgico nel malfamato mondo del mercato nero della chirurgia, un settore controllato in tutto il pianeta da parte di bande criminali.

giovedì 13 marzo 2014

Emergenza immigrazione. Non si hanno più notizie di una trentina di migranti a bordo di un’imbarcazione partita dalla Grecia. Lo “Sportello dei Diritti”: partano le ricerche

Emergenza immigrazione. Non si hanno più notizie di una trentina di migranti a bordo di un’imbarcazione partita dalla Grecia. Lo “Sportello dei Diritti”: partano le ricerche Lo scorso 7 febbraio sarebbero partite dall’altra sponda del Canale d’Otranto due imbarcazioni che trasportavano a bordo una trentina di migranti ciascuna d’origine asiatica. E mentre una delle due ha raggiunto le coste del Salento, dell’altra e dei naviganti non si ha più notizia. A denunciarlo Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che chiede che vengano immediatamente avviate le ricerche per dare una risposta ai parenti che da giorni vivono nella più profonda angoscia non avendo ricevuto alcuna notizia in merito. Nei giorni scorsi, infatti, alcuni parenti dei migranti dei quali non si ha più un contatto da quell’ormai lontano 7 febbraio, si sono rivolti alla responsabile del settore immigrazione della nostra associazione, signora Rosi Bove D’Agata, la quale si è attivata affinché fossero informate immediatamente il CIR (Consiglio Italiano Rifugiati), l’ACNUR (l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) e le forze di polizia marittime per avere numi. Ma al momento, purtroppo, non si ha avuto alcun riscontro. Ecco perché chiediamo a gran voce di avviare immediatamente le ricerche per conoscere che fine abbiano fatto questi poveri migranti colpevoli solo di aver tentato l’ennesimo viaggio della speranza alla ricerca di un futuro migliore, ed al fine di togliere ogni dubbio che non si tratti dell’ennesima tragedia del mare.

domenica 9 marzo 2014

Intenerire la carne bovina sarebbe pericoloso per la salute.

Intenerire la carne bovina sarebbe pericoloso per la salute. Il Ministero della Salute canadese impone nuove regole. Trasparenza nelle etichette per la carne intenerita meccanicamente. Il Ministero della Salute canadese ritiene che intenerire la carne meccanicamente comporti un rischio per la salute. Eppure è una pratica comune. Fino al 40% della produzione totale di carni bovine viene resa tenera meccanicamente. I produttori di carne e derivati, ma anche alcuni macellai, utilizzano un macchina ad aghi che perfora la carne, rompendo ripetutamente le fibre muscolari e del tessuto connettivo. Ma il Ministero della Salute del grande paese nordamericano è così certo dei rischi connessi alla pratica che vuole imporre nuove regole. A partire dall’imballaggio che dovrà essere contrassegnato dalla dicitura "manzo intenerito meccanicamente" e dovrà contenere istruzioni per la cottura: come "cuocere ad una temperatura interna minima di 63 gradi Celsius”. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, rileva che in ogni caso, trattandosi comunque di un processo meccanico invasivo, dovrebbe essere oggetto di studi approfonditi da parte delle autorità sanitarie europee e italiane a tutela dei consumatori europei ed italiani per verificare se la decisione dello Stato americano abbia un fondamento o meno.

Wanted! Un parassita invasivo e molto dannoso individuato in Francia.

Wanted! Un parassita invasivo e molto dannoso individuato in Francia. Dopo il Punteruolo Rosso e i focolai di Xylella un nuovo pericolo si potrebbe abbattere sul Sud Europa e l’Italia. Il Platydemus Manokwari, che si nutre di lumache e lombrichi, è stato formalmente identificato nella zona di Caen, in Francia. È già gli zoologi transalpini lanciano l’allarme perché potrebbe invadere la parte meridionale d'Europa. Ed allora dopo il flagello del Punteruolo Rosso e i focolai di Xylella che hanno devastato rispettivamente palme in tutta Europa e olivi nel Salento, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, invita le autorità europee ed italiane, in paticolare il Commissario Europeo all’Agricoltura ed il nostro Ministro dell’Agricoltura a non sottovalutare il pericolo. Perché in Francia già si legge che questo tipo di verme è uno tra le cento peggiori specie “aliene” invasive in tutto il mondo. Otto campioni di Platydemus Manokwari, un flatworm (letteralmente “verme piatto”) nativo della Nuova Guinea, sono stati scoperti in un giardino di piante da serra della città di Caen, in Normandia. Il professore di zoologia Jean-Lou Justine, specialista nello studio dei parassiti presso il Museo Nazionale di Storia Naturale locale, l’ha identificata ufficialmente con la sua equipe e suona l'allarme in un articolo pubblicato su PeerJ ( versione francese ). "In Francia, un verme piatto invasivo, denominato capo piatto marrone è già diffuso in almeno ventitré dipartimenti. In questa fase, è già troppo tardi. Il Platydemus Manokwari, è ancora più problematico, dobbiamo agire in fretta!” ha detto testualmente Jean-Lou Justine. Sembra che l'animale sia arrivato a Caen tramite piante da giardino importate. Ora c’è solo da sperare che non sia mai uscito fuori dalle serre in cui è stato individuato. Ma perché questo piccolo animale è ritenuto così formidabile? La risposta sta nel fatto che si nutre di lumache e lombrichi, e di tutti i piccoli crostacei che si possono trovare nella terra, il tutto con conseguenze negative non solo per la biodiversità, ma anche per la fertilità. Perché non bisogna dimenticare che i lombrichi, in particolare, svolgono un ruolo molto importante nel suolo che aerano e del quale allo stesso tempo si nutrono convertendo materiali organici in sostanze nutritive assorbibili. Funzioni che il verme piatto in questione non è assolutamente in grado di svolgere, perché è un predatore che non alimenta la terra, ma si nutre solo dei suoi abitanti. Tuttavia, secondo gli scienziati, il Platydemus Manokwari, che è una specie montana, è adattabile ad una vasta gamma di temperature. Tanto che, se non si sta attenti e non si prendono adeguate misure, dicono gli stessi zoologi, potrebbe facilmente svilupparsi nella parte meridionale d'Europa. Il verme piatto, è lungo circa 5 centimetri e largo 5 millimetri, ha il dorso scuro ornato da una linea chiara, con un evidente pancia, due graziosi occhi purtroppo invisibili ad occhio nudo. Il professor Jean-Lou Justine, che segue da vicino l'evoluzione delle popolazioni di vermi piatti (tenie), ha un blog che utilizza le segnalazioni dei cittadini, come sentinelle, in modo che possano mandargli foto di campioni sospetti. Ma attenzione, perché alcune specie di tenie possono secernere un tipo di muco responsabile di tossine dannose, forse utilizzato per evitare di essere predati. È, quindi, anche importante evitare di maneggiare con le dita e permettere ai bambini di giocare con questi animali. Infatti, uno studio americano suggerisce che una famiglia di vermi piatti, la Bipalium genera un muco che contiene tetrodotossina, il famoso veleno mortale contenuto nel pesce fugu noto in Giappone. Quindi, anche se la dose è molto più bassa in queste specie, e quindi non letale, è meglio prendere alcune precauzioni.

Zucchero: OMS fino a 25 grammi al giorno. Occhio agli zuccheri nascosti.

Zucchero: OMS fino a 25 grammi al giorno. Occhio agli zuccheri nascosti. Per i nutrizionisti: produttori e consumatori dovrebbero gradualmente ridurre le dosi per farci abituare L'Organizzazione Mondiale della Sanità potrebbe dimezzare la dose giornaliera attualmente raccomandata di zucchero. Ciò al fine del raggiungimento dei due nuovi obiettivi fissati dall’organizzazione delle Nazioni Unite: ridurre l'obesità e carie. Per questo, è essenziale ridurre il consumo di zucchero. Ma prima di finalizzare il progetto, l'agenzia internazionale ha lanciato una consultazione pubblica sul tema. È stato, infatti, pubblicato on line sul suo sito, un sondaggio a partire da mercoledì 5 marzo e lo rimarrà fino al 31 marzo 2014. Chi volesse inviare un commento (in inglese) deve prima presentare una dichiarazione di interesse. Tutti i contributi saranno riesaminati e le linee guida del progetto per l'assunzione di zucchero saranno eventualmente riviste prima di essere ultimate. Una cosa è già certa: la raccomandazione OMS, pubblicata nel 2002, sarà rivista al ribasso. L’istituzione internazionale ha dichiarato che lo zucchero dovrebbe essere inferiore al 10% del consumo totale di energia giornaliera. Il nuovo progetto prevede che una riduzione di tale percentuale inferiore al 5% al giorno "potrebbe fornire benefici aggiuntivi." Il 5% del consumo totale di energia, rappresenta circa 25 grammi di zucchero al giorno (circa 6 cucchiaini da tè) per un adulto con un indice di massa corporea (BMI) normale. Ovviamente, la dose deve essere ridotta per tutti coloro che vogliono perdere peso. I limiti proposti per l'assunzione degli zuccheri negli orientamenti delineati si applicano a entrambi i tipi di zuccheri: monosaccaridi (come il glucosio e il fruttosio) e disaccaridi (come il saccarosio o zucchero da tavola), che vengono aggiunti agli alimenti dal produttore, cuoco o consumatore. Essi riguardano anche gli zuccheri naturalmente presenti nel miele, sciroppi, succhi e concentrati di frutta. L’OMS sottolinea che gran parte dello zucchero consumato oggi è "nascosto" in alimenti trasformati che non sono normalmente considerati dolci. Ad esempio, 1 cucchiaio di ketchup contiene circa 4 grammi (circa 1 cucchiaino) di zucchero. Una lattina di bibita zuccherata contiene fino a 40 grammi (circa 10 cucchiaini di zucchero). In quest'ultimo caso, vengono chiamate calorie "vuote", che non hanno quindi beneficio nutrizionale per l'organismo. Inoltre, queste calorie non causano sensazione di sazietà e sono quindi direttamente coinvolte nell’aumento di peso. La "caccia" allo zucchero, compreso quello nascosto, è già iniziato da tempo. Recentemente scienziati britannici hanno anche formato un gruppo di discussione sul tema e hano scoperto che l'industria alimentare potrebbe - dovrebbe? - ridurre del 20-30% la quantità di carboidrati aggiunti ai loro prodotti. Ma attenzione, meglio non sostituirli con edulcoranti. Nel suo ultimo libro il medico francese Jacques Fricker Medico nutrizionista presso l’Ospedale Bichat di Parigi, che ha svolto per parecchi anni l’attività di ricercatore presso l’Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale (INSERM) francese, autore fra l’altro di libri in materia pubblicati anche in Italia, evidenzia che il loro utilizzo favorisce l’addolcimento ulteriore del resto del cibo. Il modo migliore è quello di ridurre gradualmente la dose, al fine di abituarsi col tempo, come molti produttori di alimenti e pazienti hanno già fatto per il sale. Insomma per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, una significativa scelta da parte dell’OMS che dovrebbe servire ad invitare in primo luogo i governi e le autorità sanitarie a seguire queste linee guida per migliorare la qualità della vita dei propri cittadini. E se l’Italia seguisse il buon esempio per prima e decidesse di lanciare una campagna contro l’eccesso del consumo di zucchero?

“Olio di fogna” per cucinare, una realtà comune in Cina

“Olio di fogna” per cucinare, una realtà comune in Cina La Cina ha un problema con l’olio da cucina che sembra non voler risolvere: produce grandi quantità di olio riciclato, ricavato dagli scarti di ristorante e dalla raschiatura di grondaie o fognature e il suo mercato sembra anche piuttosto fiorente. Secondo quanto è dato apprendere da alcune inchieste indipendenti effettuate sul territorio del paese asiatico, il disgustoso processo di riciclaggio è intricato; i ristoranti vendono i loro rifiuti agli allevamenti di suini. Lì, viene bollito. L’olio che galleggia in superficie viene venduto ai piccoli produttori di olio e il residuo solido viene utilizzato come mangime per i maiali. I piccoli produttori vendono l’olio riciclato a grandi produttori i quali poi lo rivendono alle raffinerie. Le raffinerie lavorano il prodotto e lo spacciano nuovamente a ristoranti e supermercati. L’olio di fogna è una realtà comune in molti settori e livelli della società in Cina. Non lo usano solo piccoli ristoranti e stand gastronomici lungo le strade ma è stato trovato anche nelle mense del Governo e nei prodotti di una grande azienda farmaceutica. Considerando il fatto che la Cina ha il monopolio di oltre il 90 % del mercato della vitamina C negli Stati Uniti, questo è un fatto allarmante. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, una questione ampiamente sottovalutata anche nei nostri mercati, nonostante il fatto che la presenza sul territorio europeo di prodotti alimentari d’origine cinese costituisce la normalità. È necessario, quindi, che in primo luogo le istituzioni europee deputate, ne vietino la commercializzazione mentre le autorità sanitarie dovrebbero sin da subito implementare verifiche per constatare l’assenza di beni che contengano quest’olio riciclato e se del caso proibirne immediatamente la vendita anche nei ristoranti o nei negozi alimentari che continuano a commercializzarli.

Cinque cibi che fanno male al cervello. Anche il cervello beneficia o risente di ciò che mangiamo. Ecco quali cibi tendono a uccidere il nostro encefalo

Cinque cibi che fanno male al cervello. Anche il cervello beneficia o risente di ciò che mangiamo. Ecco quali cibi tendono a uccidere il nostro encefalo Mens sana in corpore sano. Un detto millenario che è sempre comunque attuale anche secondo la scienza. Secondo alcuni studi, infatti, esistono cibi che a lungo andare arrivano letteralmente a uccidere il nostro organo pensatore. Alimenti che sarebbero causa o concausa di malattie degenerative. A ricordarlo Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che riporta un elenco di quello che sono sotto la lente d’ingrandimento di questi studi e che quindi andrebbero evitati, o se proprio non possiamo farne a meno, almeno ne dovremmo diminuire il consumo. •Patatine fritte. Gustose, piacciono a tutti bambini e grandi. Peccato che fanno molto male. Tanto all'organismo, quanto al cervello. Se poi sono state fritte in olio già utilizzato precedentemente, diventano anche tossiche. Il motivo è che l'olio cotto a temperature elevate genera alcune sostanze “pericolose” tra cui l’acrilamide, che è appunto tossica. •Insaccati. Stando ad alcune ricerche potrebbero causare carcinomi al cervello a causa del loro contenuto di nitrito di sodio. •Zucchero. Se è vero che da una parte è il principale nutrimento del cervello, è anche vero che abusiamo di quello raffinato. Il tutto a discapito di zuccheri meglio assimilabili dall'organismo. Uno dei problemi principali nel limitarne l'assunzione, è l'industria alimentare. Le grandi aziende utilizzano infatti lo zucchero raffinato in molti prodotti, soprattutto in scatola e in quelli già pronti (compresi i cibi salati). L'unico modo per limitarne davvero il consumo è cucinare i nostri piatti evitando quelli già pronti e controllare le etichette quando facciamo la spesa. •Dolcificanti. Non sono affatto l'alternativa allo zucchero. I dolcificanti sono trattati chimicamente e l'abuso potrebbe addirittura provocare tumori al cervello. •Cibo spazzatura. Ci piace il fast food? Bene. Ma ha un prezzo. Se il cibo spazzatura costa meno di quello sano, a lungo andare ci costerà in salute. Valutiamo attentamente dove è meglio risparmiare.

Fumo passivo in ufficio: ex dipendente non ha mai fumato in vita sua e si ammala di tumore.

Fumo passivo in ufficio: ex dipendente non ha mai fumato in vita sua e si ammala di tumore. Poste Italiane condannate a 175mila euro di risarcimento. Maxirisarcimento da 175.000 euro a un ex dipendente delle Poste Italiane di Barcellona Pozzo di Gotto ammalatosi di tumore per fumo passivo. Lo ha deciso la sezione Lavoro della Corte di Appello di Messina con l’importante sentenza che Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, porta in evidenza. I Giudici con il provvedimento giurisdizionale, hanno confermato la condanna inflitta in primo grado alle Poste Italiane S.p.A. riconoscendo, ad un suo dipendente che aveva lavorato per cinque ore al giorno per oltre trenta anni in un locale non areato subendo il fumo passivo di un collega, il diritto al risarcimento del danno con una somma pari a 174.176 euro. Il protagonista, oggi ottantacinquenne, andò in pensione nel 1994, ma a distanza di sei anni, nel 2000, si manifestò un tumore alla faringe che, cambiandogli la vita, ha compromesso l’uso delle corde vocali provocandogli afasia e, per la successiva radioterapia, la perdita di tutti i denti costringendolo a nutrirsi solo con liquidi. Per anni ha dovuto lavorare in un ufficio con le finestre sigillate, accanto a colleghi con le sigarette sempre accese tra le mani, inalando, suo malgrado, le particelle cancerogene sprigionate dalla combustione delle stesse. L'uomo non ha mai fumato in vita sua.

venerdì 7 marzo 2014

Ai bambini epilettici israeliani autorizzata la somministrazione di marijuana.

Ai bambini epilettici israeliani autorizzata la somministrazione di marijuana. Anche il Ministero della salute del paese mediorientale approva l'uso di cannabis. Ma solo per i pazienti giovani affetti da epilessia e non agli adulti. Il Ministero della salute israeliano ha deciso di approvare l'uso di marijuana a scopo terapeutico per i bambini affetti da casi estremi di epilessia, ma solo se altri farmaci sono risultati inefficaci o poco efficaci e quindi per alleviare i sintomi della malattia. La decisione arriva dopo una lunga battaglia condotta dai genitori dei bambini poiché altri farmaci hanno dimostrato di non portare benefici. Israele è il leader mondiale nell'uso della marijuana medica uso ha detto una madre di nome Simona che ha la figlia di tre anni che soffre di un caso estremo di epilessia, alla radio dell'esercito che il suo di tre anni. Ed ha continuato: "In passato lei aveva 30 attacchi in 24 ore, e oggi ne ha circa 10 sempre nelle 24 ore ed i farmaci non l' hanno aiutata. I suoi attacchi sono spariti solo dopo aver speso una fortuna per una varietà di vitamine, procedure e nuove macchine". Il Ministero della Salute ha comunicato che ha raccolto le raccomandazioni di specialisti della malattia per consentire la somministrazione di marijuana a scopo terapeutico ai bambini in questi casi, e nelle prossime settimane gli specialisti svilupperanno un metodo per fornire la marijuana a quei bambini. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, rileva quindi che si allarga a macchia d'olio la platea dei paesi in cui la somministrazione di cannabis a scopo medicale é autorizzata, anche se c'è da rimarcare come in Italia la disciplina che ne consente l'utilizzo sia ancora farraginosa e quindi meritevole di un'intervento legislativo che nel rispetto della normativa penalistica vigente in materia, ne renda meno difficoltoso e soprattuto meno dispendioso l'accesso a chi ne ha veramente bisogno.

Il giocatore perde mezzo milione. Casinò citato in giudizio

Il giocatore perde mezzo milione. Casinò citato in giudizio Dopo aver perso mezzo milione di dollari (circa 360 000 EUR) in un'intera giornata, un uomo d'affari della California ha citato in giudizio un casinò di Las Vegas. Il motivo: i gestori avrebbero dovuto impedirgli di giocare a causa del suo stato di ubriachezza manifesta. Anche se era chiaramente ubriaco, gli addetti di uno dei principali casinò della nota località americana, avrebbero continuato a servire bevande alcoliche una serata alla fine di gennaio e ripetutamente concesso credito. Il cinquantaduenne Mark Johnston avrebbe riferito al CNN che la sua condizione era così evidente che il casinò avrebbe violato le leggi che regolano il gioco in quello stato. Secondo la ricostruzione, all'uomo sarebbero state servite non meno di 20 bevande durante la 17 ore consecutive di gioco, che era già entrato ubriaco nella sala da gioco avendo già bevuto almeno 10 bicchieri prima di accedere. Nel frattempo, l'autorità competente per la sorveglianza dello stato del gioco d'azzardo del Nevada indagherà per verificare se il casinò abbia violato norme. Una notizia che per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, può apparire curiosa, ma la dice tutta sulla piaga del gioco d'azzardo che non conosce confini e dimostra come non conosca alcuni scrupolo chi gestisce queste attività.

Italia. 30% dei giovani tra 14 e 34 anni pronto a trasferirsi all’estero.

Italia. 30% dei giovani tra 14 e 34 anni pronto a trasferirsi all’estero. Un sondaggio internazionale, svela scenari inquietanti che ricordano quelli del periodo precedente alle grandi emigrazioni Bisogna sfogliare i dati provenienti da indagini statistiche straniere per avere dati oggettivi su ciò che viene percepito anche nel nostro Paese, ma non riportato dai mezzi ufficiali circa la crisi che attraversa l'Italia che ci riporta a scenari già vissuti in periodi che ritenevamo assai duri per l'economia ma che pensavamo non potessero ritornare. É un sondaggio internazionale effettuato dal Zurich Insurance Group in dodici Paesi nel mondo sul fenomeno dell’ emigrazione, a fotografare cosa accade all'estero ma anche in Italia. Venendo ai dati globali, risulta che più di un terzo degli intervistati (38%) sta prendendo in considerazione di ricominciare una nuova vita trasferendosi all’estero o ha già deciso di emigrare, sebbene circa il 15% degli stessi esprima forti preoccupazioni. Fra coloro che non pensano di emigrare, il 17% ritiene di vivere già nel miglior Paese possibile e il 17% degli intervistati si sente più sicuro in patria. Le persone ascoltate che vivono nei Paesi più stabili ed economicamente solidi (come ad esempio Svizzera, Germania, Austria, Australia) sono convinte già di risiedere già nel miglior Paese possibile, mentre gli intervistati di altri Paesi sostengono di sentirsi comunque più sicuri in patria.Le principali motivazioni che gli intervistati prendono in considerazione per emigrare sono le condizioni economiche e le opportunità occupazionali.Il 49% degli intervistati considera la disoccupazione nel Paese d’origine e la ricerca di migliori condizioni lavorative, fattori chiave per prendere una decisione.Questa tendenza è particolarmente significativa nel Sud dell’Europa, con ad esempio il 41% degli intervistati spagnoli e il 44% dei portoghesi che temono la disoccupazione.Per austriaci (38%) e tedeschi (29%), le motivazioni che spingono a lasciare il Paese d’origine non sono le opportunità lavorative, bensì l’amore, i rapporti personali e lo spirito d’avventura.Da evidenziare, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello dello “Sportello dei Diritti”, i dati emersi nel nostro Paese da parte del sondaggio in questione che svela scenari inquietanti che ricordano quelli del periodo precedente alle grandi emigrazioni. In Italia, infatti, circa il 30% degli intervistati – la maggior parte dei quali giovani fra i 14 e 34 anni – sarebbe disposto a trasferirsi in un altro Paese per sfuggire alla disoccupazione e circa il 24% al fine di ricercare migliori condizioni occupazionali.Inoltre, ben il 20% del campione ha espresso preoccupazione per la situazione politica italiana, il 18% per la propria difficile situazione finanziaria e il 16% per la crisi dell’economia italiana. Tuttavia, la maggioranza dei nostri concittadini si dimostrano ancora patriottici: ben il 71% degli intervistati non prende in considerazione di ricominciare una nuova vita trasferendosi in un’altra nazione perché si sente più sicuro in patria (21%) e il 18% di chi vorrebbe emigrare prova troppa ansia per farlo davvero.

Cambiamento climatici. I ricercatori avvertono: la malaria continua a diffondersi.

Cambiamento climatici. I ricercatori avvertono: la malaria continua a diffondersi. A rischio anche chi viaggia in luoghi che venivano considerati "sicuri" É sufficiente un solo morso per essere infettati dalla malaria. La malattia tropicale potrebbe presto diffondersi massicciamente, lo dicono ricercatori inglesi ed americani che attribuiscono la probabile recrudescenza di questa patologia ai cambiamenti climatici che si stanno registrando a livello globale. Studi negli altopiani dell'Etiopia e della Colombia hanno dimostrato che si verificano sempre più casi di malaria a causa delle temperature crescenti, scrive il team di ricercatori britannici e statunitensi sulla rivista statunitense "Science" pubblicata giovedì. Nel 2012 sarebbero morte a causa del patogeno trasmesso dalle zanzare, che è molto diffuso nelle zone tropicali di tutto il mondo, circa 627 mila persone. I ricercatori hanno esaminato per il loro studio, la regione Antioquia della Colombia occidentale tra il 1990 e il 2005 e l'area Debre Zeit nel centro dell'Etiopia tra il 1993 e il 2005. In queste zone la media dei casi di malaria é aumentato negli anni più caldi ed é diminuito, di conseguenza, quando il clima era più fresco. Questo significherebbe, soprattutto, che con l'aumento delle temperature più persone saranno esposte anche negli altopiani tropicali al rischio di infezione malarica, in futuro, ha detto la ricercatrice Mercedes Pascual dell'Università del Michigan. Il co-autore Menno Bouma dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine, ha detto che le persone nelle zone più alte sono particolarmente a rischio perché il loro sistema immunitario non sono preparate per la malaria. Studi precedenti hanno dimostrato che un aumento della temperatura media di un grado Celsius in Etiopia potrebbe accrescere il numero di casi di malaria ogni anno tra le persone sotto i 15 anni sino ad arrivare a tre milioni. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in Africa ogni minuto un bambino muore a causa della malaria. Proteggersi contro le punture di zanzara ed utilizzare zanzariere, insetticidi, e farmaci di profilassi é l'unico modo per diminuire il rischio di contagio, ricorda Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che sottolinea come il problema non riguardi solo gli abitanti delle aree tropicali, ma anche i cittadini che per viaggio o turismo si spostano in zone che precedentemente non erano considerate a rischio.

giovedì 6 marzo 2014

Buche killer sulle strade a Lecce. Il maltempo ripropone l’emergenza-sicurezza.

Buche killer sulle strade a Lecce. Il maltempo ripropone l’emergenza-sicurezza. Dopo ogni pioggia è sempre più in ginocchio la città. Una buca dopo l’altra come trappole anche là dove il manto stradale è stato rifatto. Basta fare un giro della città, per capire quanto sia diffuso l’allarme. Per non parlare delle voragini. Il maltempo progressivamente ce lo stiamo lasciando alle spalle, ma i segni delle pessime giornate che abbiamo vissuto la città li porterà a lungo. La pioggia battente di questi giorni scorsi, infatti, ha nuovamente sconvolto lo stato di molte strade urbane, aprendo buche dappertutto, alcune profonde più di mezzo metro con gravi pericoli per la sicurezza stradale e quindi dei cittadini. Come quella che si è aperta in via Bari di fronte alla clinica Petrucciani al centro della carreggiata profonda almeno 50 cm e larga più di un metro. Proprio in questi giorni sono pervenute diverse segnalazioni di cittadini e di automobilisti infuriati, stanchi ed esasperati che si lamentano in tal senso. A rischio sono non solo le auto per i guasti meccanici dagli ammortizzatori danneggiati alle convergenze da rifare, ma i pedoni, sulle cui gambe spesso schizzano impazziti sassi e detriti presi in corsa dagli stessi automobilisti sul manto stradale ormai sgretolato. Sulla gravità degli incidenti causati dalle "buche-killer" c'è una casistica impressionante. È sufficiente ripercorrere la cronaca degli ultimi anni per imbattersi in una sequenza interminabile di incidenti, non di rado gravissimi. Eppure ogni anno, per la manutenzione della viabilità, lo Stato investe cinque miliardi di euro. I lavori stradali, rispetto all'ammontare degli appalti pubblici, rappresentano la più alta percentuale sia per gli interventi (il 30,6%) sia per l'ammontare economico (il 34%). Dunque un'industria di dimensioni considerevoli, che conta circa dodicimila imprese, il 14% del totale. Purtroppo gli interventi tampone più o meno recenti sono serviti a poco, e laddove le pezze hanno retto le buche si sono aperte altrove costringendo gli automobilisti a fare delle vere e proprie gimcane. E così, complessivamente, lo stato delle strade peggiora sempre più. Secondo Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, il degrado stradale è dovuto semplicemente perchè nel passato si sono fatti troppi lavori non a regola d'arte utilizzando un materiale che sembra scadente. Infatti il rifacimento delle strade spesso non rispetta i capitolati d'appalto, e a quanto a certi controlli dell'ente appaltante, ci risultano carenti e talvolta molto benevoli.. Ora le strade sono diventate l'emergenza delle emergenze e per tali ragioni rivolgiamo un appello all’amministrazione comunale perchè effettui urgenti interventi per la sistemazione del manto stradale.

mercoledì 5 marzo 2014

L'amministrazione comunale non può rifiutare la concessione del posto auto nella Ztl al disabile, anche se questi può percorrere brevi tratti a piedi

L'amministrazione comunale non può rifiutare la concessione del posto auto nella Ztl al disabile, anche se questi può percorrere brevi tratti a piedi Il disabile che risiede nel centro storico ha diritto alla concessione di uno spazio personale per il parcheggio per gli invalidi e l'amministrazione non può rifiutarne l'assegnazione anche se questi può percorrere brevi tratti a piedi. E l'amministrazione deve comunque approfondire la disamina della pratica anche se vi è il parere negativo della commissione dell’Istituto di Medicina, confermato addirittura dalla Commissione consultiva invalidi. A stabilirlo il Tar della Toscana che ha accolto il ricorso - con condanna alle spese per il comune capoluogo di regione - di un residente nel centro storico di Firenze all’interno della zona a traffico limitato già titolare di una concessione per il parcheggio degli invalidi, che aveva inoltrato un'istanza per l'assegnazione di uno spazio personale per invalidi, nei pressi dell’abitazione, allegando documentazione medica. Nel caso di specie, l'amministrazione fiorentina aveva rigettato la domanda con la motivazione che la patologia riscontrata non limiterebbe gravemente né impedirebbe la deambulazione. Evidentemente, sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, i giudici amministrativi toscani non sono stati dello stesso parere e con la sentenza numero 131 del 20 dicembre 2013 le cui motivazioni sono state pubblicate lo scorso 22 gennaio, ritenendo valide le doglianze del disabile che aveva evidenziato che l’articolo 381 del regolamento attuativo del codice della strada subordina l’assegnazione dell’apposito spazio di sosta personale per il titolare di contrassegno invalidi alla acclarata sussistenza di particolari condizioni di invalidità e l’art. 2 del regolamento comunale per la concessione di parcheggi personalizzati individua i destinatari degli stessi in coloro che presentino la domanda. I magistrati amministrativi hanno sottolineato che oltre alla certificazione medica prodotta, sussiste la circostanza che al di là dei 50 metri non vi sono parcheggi e comunque nel tratto persiste il rischio di caduta, data l’esistenza della gravi infermità. Per i magistrati della prima sezione del tribunale amministrativo toscano, "l’Amministrazione avrebbe invece dovuto approfondire e chiarire, sulla base di un percorso logico esplicitato nel provvedimento conclusivo o nel richiamato parere, la sussistenza o meno del requisito dell’infermità che riduce gravemente la deambulazione, sulla base della copiosa certificazione medica prodotta dall’interessato e della concreta verifica delle sue attuali condizioni fisiche, nonché ponderare l’interesse pubblico connesso alle scarse disponibilità di spazi di sosta con quello del ricorrente, che ha titolo a veder tutelate ove possibile le proprie infermità (TAR Toscana, III, 2.7.2007, n. 999)".

Rc auto. Calano le frodi ma il fenomeno è ancora ampiamente diffuso in Italia.

Rc auto. Calano le frodi ma il fenomeno è ancora ampiamente diffuso in Italia. Si accresce il numero al Nord e diminuiscono al Sud dove però aumentano gli specialisti di questo tipo di crimine. Nel brindisino spunta addirittura l'ipotesi che si "organizzino" sinistri e vengano chiamate sul luogo le autorità. Una piaga italiana, quella delle truffe nei sinistri stradali, che resta attualissima - nonostante le numerose ed inutili riforme succedutesi negli anni, tra cui il famigerato "indennizzo diretto" - com'è possibile verificare dai dati che l’IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni) che ha sostituito nelle funzioni l'ISVAP, elabora e pubblica ogni anno circa le statistiche con il numero dei casi accertati di frode rispetto al complesso degli incidenti denunciati. Nel 2011 risulta che in Italia sono stati rilevati 54.502 sinistri fraudolenti, pari al 2,04% di tutti quelli accaduti e denunciati nel medesimo anno. La cifra è in calo rispetto all’anno precedente, che aveva visto 69.763 casi (il 2,3% del totale) di truffe. Il problema interessa l’intero Paese, seppur con spiccate differenze territoriali. È interessante notare che la riduzione dei casi di sinistri fraudolenti che ha caratterizzato il 2011 riguarda soprattutto le zone in cui il fenomeno ha un’incidenza più alta. L’Italia settentrionale è l’area con la minore incidenza di casi di frode. Tuttavia, la maggior parte delle regioni del Nord presentano aumenti rispetto agli anni precedenti. La regione settentrionale con la maggior incidenza di frodi è il Piemonte, stabile all’1,21% dei casi di sinistri denunciati risultati fraudolenti. Seguono, in crescita, la Liguria (1,03%), l’Emilia Romagna (0,97%), la Lombardia (0,93%), il Veneto (0,72%), la Valle d’Aosta (0,66%), il Friuli Venezia Giulia (0,57%) e il Trentino Alto Adige (0,25%). Per quanto riguarda il centro Italia, abbiamo dati perlopiù stabili. Abruzzo e Lazio segnalano l’1,42% di casi di sinistri fraudolenti, la Toscana l’1,22% e le Marche l’1,02%. L’Umbria è in aumento, con lo 0,77% dei casi. Preoccupanti restano i dati delle regioni meridionali, seppure tutte in calo rispetto all’anno precedente: Campania (7,32% dei casi), Puglia (5,17%), Calabria (4,52%), Basilicata (2,95%) e Molise (2,61%). Per quanto riguarda le isole, la Sicilia è in calo con il 2,82% dei casi, mentre la Sardegna aumenta con lo 0,93%. Dalla lettura dei dati in questione, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, tuttavia, emergono degli aspetti inequivocabili: da una parte, come si diceva, il fenomeno resta assai diffuso, dall'altra si evince che la riduzione in valore dei risarcimenti per le cosiddette "micropermanenti" in particolare i cosiddetti "colpi di frusta" e le numerose indagini avviate hanno comportato una contrazione del fenomeno nelle aree calde. Se è vero, quindi, che i sinistri fraudolenti comportino risarcimenti non previsti per le assicurazioni, con un aumento dei costi che, per il principio di mutualità su cui si basano le compagnie assicurative, viene ripartito tra i clienti andando così ad aumentare le tariffe applicate e quindi i premi delle polizze, dall'altra le recenti proposte di modifica del codice delle assicurazioni, bocciate nel famigerato Decreto "Destinazione Italia" e riproposte in un disegno di legge tuttora in piedi, non appaiono assolutamente decisive e necessarie per sradicare un fenomeno che ha radici lontane ed è diventato quasi "culturale" in alcune aree del paese dove esistono vere e proprie organizzazioni che si sono sempre più specializzate in questo specifico settore criminale. Basti pensare, che da alcune compagnie assicurative, è peraltro rimbalzata l'ipotesi che, per esempio, nel brindisino, una delle zone notoriamente a più elevata incidenza, per ottenere sinistri fasulli a prova di "accertamento" vengano chiamate regolarmente sul luogo le autorità a misfatto avvenuto. L'idee della Carta di Bologna" dell'11 gennaio scorso sottoscritte dallo “Sportello dei Diritti”, - tra cui la creazione di un'agenzia antifrode indipendente e la "rottamazione dell'indennizzo diretto" - appaiono quindi tracciare la strada più giusta e corretta per limitare le truffe senza ridurre i risarcimenti che rimangono un caposaldo dell'equa tutela dei danneggiati e delle vittime della strada, come al contrario sostiene la lobby delle compagnie assicurative che negli scorsi anni ha fattivamente lavorato nel senso opposto con il supporto di governi compiacenti ed il silenzio della quasi generalità delle associazioni dei consumatori più rappresentative.

BMW richiama in Cina più di 10.000 automobili

BMW richiama in Cina più di 10.000 automobili La BMW ha attivato la procedura di richiamo in officina per diecimila veicoli. Un difetto che ha causato problemi al software di bordo sarebbe la causa. L’AQSIQ, Agenzia regolatoria cinese (Department For Supervision On Inspection, Aqsiq, China) ha annunciato oggi a Pechino che 8.676 vetture presentavano un pericolo dovuto alla ripartenza automatica da fermo quando si parcheggia su un pendio. Altri 1.559 vetture hanno avuto un problema con le porte che si aprivano su strade sconnesse. BMW ha presentato all'autorità un piano di richiamo per "eliminare le potenziali minacce alla sicurezza", con un aggiornamento del software. Ad essere soggette al richiamo sono le berline serie 7. Non è la prima volta che la BMW ha richiamato vetture per procedure di tal tipo. All'inizio del 2013, il colosso automobilistico aveva già richiamato circa 750.000 vetture. Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle multinazionali automobilistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono una vettura tra quelle indicate viene tempestivamente informato. È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate o ai concessionari della BMW nel caso in cui la propria autovettura corrisponda al modello in questione. Al singolo proprietario, infatti, non costa nulla tale tipo di verifica e nel caso in cui la propria autovettura sia oggetto del richiamo, l’intervento previsto è a totale carico della casa automobilistica che dovrebbe fornire anche un’autovettura sostitutiva per il periodo necessario alla manutenzione straordinaria.

Scoperta la proteina salva cuore.

Scoperta la proteina salva cuore. Identificato il meccanismo che permette alle cellule cardiache di riparare eventuali danni causati da un’infezione o un infarto Regolando le funzioni di un gene sembra che sia possibile far rigenerare i tessuti del cuore, danneggiati da un infarto o a seguito di un’infezione. La sensazionale scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, si deve a ricercatori della John Hopkins University stando ai quali ciò è possibile grazie a una proteina che regola il processo di divisione cellulare. A differenza di molti altri tipi di cellule, quelle cardiache non sono in grado di rinascere una volta danneggiate. Ma grazie all’anomalia di un gene, rilevata in due fratelli, gli scienziati hanno scoperto l’importanza di una proteina nella riproduzione delle cellule cardiache. Cellule che, nei due casi in esame, continuavano a riprodursi, contrariamente a quanto noto fino ad oggi. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, una scoperta importante, che apre la strada a nuovi studi e, si spera, a nuove terapie.

Le truffe arrivano via e mail

Le truffe arrivano via e mail. E’ allarme per truffa poste italiane in cui si chiede di scaricare un telegramma online. Attenzione Da alcuni giorni, la casella e-mail degli italiani sono piene di messaggi di truffe. Il bersaglio di questi messaggi truffaldini, semplici ed efficaci, è Poste Italiane. A lanciare l’allarme è Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che contribuisce ad informare della diffusione di tutte quelle e mail che ricevete per mettervi in guardia, soprattutto ai meno esperti, da questo diffuso pericolo. Attualmente Poste Italiane è l’obiettivo italiano preferito per le attività di phishing dagli “haker informatici”. La mail che segnaliamo oggi dice: Gentile Cliente , Notifica invio telegramma (n. di accettazione: 10421212126) Scarica documento telegramma online . Il link e la pagina allegata alla mail per ovvi motivi sono stati rimossi. Non fidatevi di email di questo tipo, MAI! Nascondono insidie e l’unico loro obiettivo è quello di prendervi dei soldi accedendo al vostro conto. Se si clicca sull’indirizzo indicato nell’e-mail si apre un sito identico graficamente a quello di Poste Italiane, anche se i dati che si inseriscono arrivano nelle mani del truffatore Purtroppo al momento non c’è un modo per evitare questo tipo di attacco spam ma cosi facendo, almeno, il sito truffaldino viene sospeso e impostato come ‘non sicuro’.

martedì 4 marzo 2014

Gnocchi del pastificio ticinese Di Lella di Sementina ritirati dagli scaffali.

Gnocchi del pastificio ticinese Di Lella di Sementina ritirati dagli scaffali. Una setola di metallo trovata da un cliente in uno gnocco. Una distrazione umana, un caso isolato. Una setola di metallo trovata da un cliente in uno gnocco. L’azienda ha già provveduto a ritirare dal mercato la partita di gnocchi “incriminata”. “Una distrazione umana, una caso isolato” spiegano dal pastificio ticinese Di Lella di Sementina. Il pastificio rifornisce con gli stessi gnocchi le mense scolastiche di diversi asili ticinesi: "Nessun bambino si è sentito male". Ma la prudenza non è mai troppa. Specie dal momento che il pastificio rifornisce con gli stessi gnocchi le mense scolastiche di diversi asili. L’errore, spiegano dall’azienda, sarebbe dovuto alla distrazione di un dipendente che “ha pulito i macchinari con una setola di metallo, cosa mai fatta prima d’ora, a causa della sua inesperienza”. Nessun pericolo che la cosa si ripeta in futuro: l’azienda ha già in programma di installare un metal detector, attraverso il quale verranno controllate tutte le confezioni prima della vendita. Ecco le coordinate dei prodotti: Gnocchi freschi, 500 g, articolo numero 1381.181;Gnocchi riso, 500 g, articolo numero 1301.053; Cicche del nonno, 500 g, articolo numero 1381.183; Gnocchi di castagne, 500 g, articolo numero 1381.386. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, invita i consumatori a non consumare gli gnocchi e a riconsegnarli nelle filiali. Il prezzo d’acquisto sarà interamente rimborsato.

Morbillo allarme sulla nave da crociera.

Morbillo allarme sulla nave da crociera. Dopo un'epidemia di morbillo su una nave da crociera l’Institute Robert Koch di Berlino (RKI) avverte i compagni di viaggio tra cui molti italiani. I passeggeri potrebbero essere stati infettati a bordo. Dopo un'epidemia di morbillo su una nave da crociera nel Mediterraneo, l’Institute Robert Koch di Berlino (RKI) ha invitato i viaggiatori di verificare il loro stato vaccinale. I passeggeri della nave "Costa Pacifica" potrebbero avere in particolare tra il 17 e 27 febbraio essere stati contagiati, dalla malattia che ha colpito sette membri dell'equipaggio, tutti casi che sono stati confermati. Esiste il sospetto che anche altri 40 membri siano stati infettati. Sul "Costa Pacifica" vi erano anche diverse centinaia di passeggeri italiani, una parte dei quali ha già lasciato la nave. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, evidenzia che coloro che hanno già ricevuto due vaccinazioni contro il morbillo o si erano ammalati in precedenza, è più probabile che sono protetti. L'Istituto consiglia di rimanere a casa dopo l'eventuale contgio con un caso di un malato e se si avvertono i primi sintomi di febbre, tosse, naso che cola, una congiuntivite o eruzione cutanea e di contattare immediatamente un medico. La nave dopo essere stata attraccata a Civitavecchia (Italia settentrionale) ora è in viaggio verso Marsiglia.

Twitter resetta migliaia di password.

Twitter resetta migliaia di password. Twitter ha inavvertitamente resettato le password di molti utenti per un errore di sistema. Lunedi 'sera, segnala Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, migliaia di utenti con il servizio SMS hanno ricevuto un avviso che erano state eventualmente azzerate le password dell’account e che necessariamente devono essere cambiate. Un portavoce di Twitter ha detto al blog di tecnologia "Recode" che i messaggi erano stati inviati a causa di un errore del sistema. Ha aggiunto però che sono molto meno dell’un per cento gli utenti colpiti. Ma poiché sono oltre 240 milioni gli utenti attivi, devono essere stati decine di migliaia anche in questo caso.

lunedì 3 marzo 2014

Nullo il verbale con l’autovelox se la pattuglia della polizia aveva i lampeggianti spenti

Nullo il verbale con l’autovelox se la pattuglia della polizia aveva i lampeggianti spenti La norma è chiara: gli autovelox devono essere segnalati in modo adeguato. Ancora una decisione che bacchetta quegli enti, in particolare i comuni, che non segnalano le postazioni per il rilevamento elettronico delle infrazioni come quelle a mezzo autovelox e simili. Per il giudice di pace di Gallarate il verbale elevato a seguito di rilevazione con autovelox dev’essere annullato quando si scopre che la postazione per il rilevamento elettronico non è visibile o segnalata con congruo anticipo ai veicoli in transito: come quando l’auto della pattuglia della polizia ha i lampeggianti spenti. Con la sentenza 101/14 del giudice di Pace del comune del varesotto, è stato accolto il ricorso di un presunto trasgressore e quindi annullato il verbale elevato dalla Municipale per violazione dell’articolo 142, comma 8 del Codice della Strada per aver superato il limite massimo di velocità per soli undici chilometri orari. Il magistrato onorario Laura Sardini ha infatti, rilevato che l’accertamento non è stato effettuato ottemperando alla normativa che regola l’accertamento delle violazioni al codice della strada eseguito con apparecchiature che dispensano gli agenti dalla contestazione immediata di cui all’articolo 201, comma 1 bis, Cds: in particolare, il Decreto Ministeriale del 15 agosto 2007, della circolare del 3 agosto 2007 del Ministero dell’Interno e della arcinota direttiva Maroni che è intervenuta a regolamentare la materia. Nella fattispecie, peraltro, l’apparecchiatura elettronica è posta su di un’auto che sembra a tutti gli effetti civile, perché ha solo delle scritte calamitate “Polizia Locale”, mentre la vera pattuglia della Municipale è parcheggiata soltanto indietro all’altra vettura, con i lampeggianti spenti, e non risulta ben visibile ai veicoli che circolano sulla via. Una prassi evidentemente illegittima, che ricorda Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è spesso utilizzata da molti comuni per effettuare multe seriali. Peraltro, l’agente accertatore ascoltato come testimone conferma, anche se indirettamente, una serie di circostanze favorevoli al conducente multato, ad esempio il fatto che il segnale di rilevamento automatico della velocità che si trova a soli 150 metri dalla postazione, dunque ben al di sotto dai minimi di legge. È certo che se il cartello si fosse trovato alla distanza minima di 400 metri l’auto sanzionata avrebbe potuto rallentare e la multa non applicata. È, infatti, lo stesso articolo 142 del Codice a imporre che lo strumento di rilevazione deve essere distinguibile da lontano.

Si amplifica lo scandalo dei contatori difettosi dell’elettricità in Gran Bretagna

Si amplifica lo scandalo dei contatori difettosi dell’elettricità in Gran Bretagna. La politica in quel Paese è intervenuta a sostegno dei consumatori chiedendo l’intervento urgente dei fornitori anche per procedere con i rimborsi. Ed in Italia la lobby dell’energia appare protetta dai governi. Che farà Renzi? O serve l’intervento della magistratura? Come in Gran Bretagna, dopo l’annuncio rilanciato anche in Italia dallo “Sportello dei Diritti”, circa il presunto scandalo dei “nuovi” contatori elettronici della corrente elettrica installati negli immobili che vedrebbe coinvolti quasi quattro milioni di cittadini britannici, siamo stati subissati da richieste d’intervento da parte di cittadini che hanno segnalato analoghi problemi anche nel Nostro Paese. Ma mentre in Italia la nostra denuncia non ha ancora trovato la sponda della politica, nel Regno Unito alcuni parlamentari hanno preso immediatamente posizione ed invitato i fornitori ad ammettere l’esistenza del problema dei contatori, ad affrontare la questione e rimborsare prontamente i pagamenti indebiti. A parte l’intervento che avevamo già citato di un deputato del Movimento 5 Stelle, Davide Crippa, vicepresidente della X Commissione della Camera nell’audizione del 10 ottobre sulla Strategia Energetica Nazionale che aveva sollevato il problema in sede parlamentare chiedendo l’intervento del governo, da allora ogni appello lanciato alle istituzioni ed in particolare all’esecutivo è caduto nel vuoto, tanto da farci legittimamente pensare che poiché si approssimano le scadenze per le nuove nomine in seno ai Cda delle società energetiche in mano o partecipate dallo Stato in particolare del Gruppo Enel, ci viene da pensare che nessuno porrà a breve la delicata questione che coinvolgerebbe milioni di famiglie italiane circa la carenza di trasparenza nella gestione delle procedure di computo dell’energia fornita e consumata dagli italiani. A questo punto evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti, se il neo presidente del Consiglio Matteo Renzi ed il nuovo Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi non prenderanno posizione, probabilmente solo l’intervento della magistratura inquirente, potrebbe verificare se ci si trovi in presenza di una colossale frode, o se la miriade di casi segnalati anche in Italia sono isolati e frutto di singoli errori. Al momento, ribadiamo che alla luce della “scoperta” effettuata nel Regno Unito, lo “Sportello dei Diritti” sta provvedendo all’incarico di alcuni esperti per verificare se analoghi problemi possano essere riscontrati anche in Italia ed in caso di esito positivo presentare un’immediata denuncia ed avviare una class action per restituire il maltolto ai cittadini frodati.

domenica 2 marzo 2014

Disastro ecologico in Slovacchia. Il fiume Poprad un’area di importanza europea avvelenato con cianuro

Disastro ecologico in Slovacchia. Il fiume Poprad un’area di importanza europea avvelenato con cianuro Nella Slovacchia orientale il fiume Poprad, è stato avvelenato con il cianuro due settimane fa. Il livello di contaminazione è così alto che ci vorranno almeno cinque anni per ripristinare la situazione precedente. Lungo circa sette chilometri è stata distrutta la vita animale e vegetale con la morte di pesci e piante. Gli ispettori ambientali incolpano per l’inquinamento la zona industriale Matejovce, vicino alla città di Poprad dato che la parte contaminata del fiume parte proprio da lì in direzione Kezmarok. L’Ispettorato ambientale slovacco ha rilevato una quantità di cianuro nel fiume di venti volte superiore al livello consentito. Messa a rischio la vita futura per molti anni di un’area di importanza europea. Gli occhi degli investigatori si sono indirizzati in particolare verso due grandi aziende nella zona industriale Matejovce, una delle quali produce lavatrici e l’altra bollitori. Un veterinario ed esperto forense ha detto al giornale che si potrebbe trattare di un’azienda che effettua processi di cromatura o zincatura. Il cianuro, in varie forme, viene utilizzato da pochi settori specifici, di solito per estrarre e trattare i metalli o nell’industria chimica e plastica per produrre ad esempio il metil-metacrilato, conosciuto come perspex o plexiglass, o un semi-lavorato del nylon, ma anche nella gioielleria, nella produzione fotografica, o viene usato per certi insetticidi o topicidi. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un disastro ambientale senza precedenti per l’ecosistema del fiume Poprad che ne pagherà a lungo le conseguenze. Ma anche per l’Europa è uno dei più gravi disastri ambientali verificatisi e qualunque ne sia la causa, accidentale o dolosa questa nuova catastrofe torna a mettere in luce l’insufficienza della prevenzione dei rischi industriali.