lunedì 30 agosto 2010

Immediata espulsione per lo straniero accusato di maltrattamenti


Una sentenza che farà discutere, secondo Giovanni D’AGATA, componente del Dipartimento Tematico Nazionale“Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, per il “pugno di ferro” con cui il Consiglio di Stato con la decisione 6002 del 27 agosto 2010 si è occupato del rapporto tra violenza sulle donne straniere ed espulsione dei cittadini extracomunitari indagati di tali reati, in particolare di quelli “contro la famiglia”.
Sinteticamente si potrebbe dire che secondo la suprema corte amministrativa è soggetto ad espulsione immediata, e cioè senza obbligo per l’amministrazione di comunicare l’avvio del procedimento, l'extracomunitario indagato di reati contro la famiglia.
Lo ha stabilito il Consiglio di Stato che ha respinto il ricorso di un immigrato contro il provvedimento con il quale il questore della provincia di Cuneo aveva respinto l'istanza di rinnovo del permesso di soggiorno. Per l'uomo, resosi colpevole di vari reati, tra i quali la detenzione di armi e maltrattamenti in famiglia, era scattata l'espulsione immediata. L’uomo si era rivolto al Consiglio di Stato affermando l’illegittimità del provvedimento per la mancata comunicazione di avvio dello stesso.
Il giudice, respingendo le pretese dell'immigrato, ha invece affermato che "in tali situazioni, rientranti nelle fattispecie di cui all’art. 1 della legge 1423 del 1956, data la gravità dell’azione commessa, l'amministrazione può legittimamente operare senza dare comunicazione all’interessato dell’avvio del procedimento a suo carico, potendosi giustificare un giudizio prognostico di possibile pericolosità sociale nei confronti del cittadino extracomunitario".

sabato 28 agosto 2010

Tessera del tifoso a vantaggio solo dei grandi gruppi televisivi e finanziari?


Va bene la lotta alla violenza negli stadi ma diciamo “No!” alla “carta di credito” del tifoso!”, “No!” alla schedatura fascista che finirà per favorire i gruppi che gestiscono i diritti televisivi e le grandi banche.

C’era da aspettarselo che la famigerata “Tessera del Tifoso” facesse le sue prime “vittime” proprio nel precampionato: i dati, infatti, forniti da alcune società di calcio di serie “A” segnalano un crollo vertiginoso degli abbonamenti. Si parla già di una diminuzione di oltre 100.000 abbonati con un calo del 18 % a livello nazionale mentre quasi tutte le campagne abbonamenti sono state chiuse. Un vero e proprio flop se si pensa che le card sottoscritte sono solo 200mila a fronte delle 500 mila previste dal Ministero degli Interni.
Ieri, per fare un esempio, il presidente dell’U.S. Lecce, Pierandrea Semeraro, parlava di 2.800 abbonati a fronte dei 10.000 auspicati.
La circostanza, evidenzia che la stragrande maggioranza dei tifosi si dimostra ostile, non a torto, alla sola idea della schedatura alla quale andrebbero incontro in caso di sottoscrizione della “Tessera”.
Il provvedimento, o meglio la direttiva “Maroni” del 14 agosto 2009 che l’ha introdotta con il dichiarato intento di portare maggiore sicurezza all’interno degli stadi, era già stato bollato da molti come un’iniziativa da “ventennio” ed oggi che è in fase di piena attuazione dimostra la palese volontà di portare alla schedatura di centinaia di migliaia di cittadini per il tentativo di controllo di pochi facinorosi, mentre va a colpire il diritto alla privacy e riservatezza dei tanti cittadini e tifosi onesti che vanno semplicemente a seguire la propria squadra del cuore.
Ciò che stupisce ulteriormente, inoltre, è la grande operazione di marketing bancario – mascherata però da provvedimento per la “sicurezza” - avviata dal Governo, forse la più importante della storia economica italiana dopo la famigerata “social card”: la “tessera del tifoso” infatti, si presenta come una semplice “carta di credito” appartenente ai circuiti internazionali bancari più noti e potrà essere utilizzata, quindi, anche per fini strettamente commerciali e finanziari che vanno ben oltre la dichiarata volontà di controllare e perseguire i criminali.
Alla luce dei dati che porterebbero ad uno svuotamento degli stadi in favore dei grandi gruppi che gestiscono i diritti televisivi e degli inquietanti risvolti economico - finanziari della “carta di credito” del tifoso, Giovanni D’AGATA, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori chiede da una parte l’immediato ritiro del provvedimento, ritenendo che il biglietto o ticket nominativo fornisca già le più ampie garanzie di controllo dei facinorosi e dall’altra un aumento necessario dei fondi per la sicurezza alle Forze dell’Ordine, mortificati dai provvedimenti economici del Governo “Berlusconi”.

Italia 2010, "boom" delle società private di recupero crediti.


Aumenta il recupero crediti per bollette e forniture di beni e servizi. Un business per le società di recupero. Molto spesso una beffa per i consumatori.

La crisi economica continua a mietere record su record. Ora a raggiungere cifre impressionanti – si parla del traguardo raggiunto per il 2010 di 30 miliardi di euro, quasi 60.000 mila miliardi delle vecchie lire - sono i crediti affidati alle società di recupero per bollette e fatture relative alla fornitura luce, dell'acqua o del gas e telefonia.
Insomma, se da una parte i consumatori non ce la fanno proprio più a reggere il caro – bolletta e gli aumenti tariffari che secondo i dati forniti da alcune associazioni dei consumatori toccheranno i 1.200 euro in più rispetto all’anno precedente, dall’altra l’attività di recupero costituisce un vero e proprio business per le società private di riscossione che oggi sono 14mila secondo i dati della Unirec, l'Unione nazionale delle imprese di recupero crediti, nonostante la crescente difficoltà al recupero delle somme acquistate dalle società fornitrici dovuta proprio alla crisi globale.
Uno dei problemi frequenti che incorrono i consumatori è che molto spesso le richieste di tali crediti riguardano le cosiddette “bollette pazze” o per forniture parzialmente erogate o per importi totalmente o non interamente dovuti ed oltre al danno di vedersi richiedere somme molto spesso non dovute o solo parzialmente, ricevono pretese anche in via bonaria, con costi di recupero che fanno lievitare il credito originario.
Nonostante ciò le società fornitrici di beni e servizi sono solite cedere comunque tali crediti alle agenzie di recupero che proprio per i progressivi ostacoli che si trovano sulla strada si sono attrezzate e diventano spesso il “terrore” di consumatori ed utenti, utilizzando prassi non sempre ortodosse alla ricerca del recupero delle somme, spesso molto esigue, anche perché più debitori si convincono a pagare senza ricostruire la storia del credito ed ovviamente maggiori saranno gli introiti e minore il tempo per incamerare le somme anticipate.
La questione più eclatante è che molto spesso i cittadini sono costretti a cedere di fronte alle pressanti richieste e pur di evitare il prosieguo delle asfissianti pretese anche a mezzo telefonico, si convincono a pagare l’importo integrale compreso delle spese di recupero per via extragiudiziale.
Proprio per le ragioni esposte, Giovanni D’AGATA, componente del Dipartimento Tematico Nazionale“Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, invita i consumatori - prima di pagare - a consultare un avvocato o gli esperti in materia consumeristica, facendo presente che lo “Sportello dei Diritti” di cui lo scrivente è il fondatore prosegue la sua attività di consulenza gratuita anche per tali vicende.

venerdì 27 agosto 2010

“Sindrome dei Balcani” : condannato il ministero a risarcire anche il danno biologico ai militari colpiti dal cancro per contaminazione da uranio impo


Uranio impoverito, condannato il ministero a risarcire anche il danno biologico ai militari colpiti dal cancro per contaminazione.

Il Tar della Campania con la sentenza 17232 depositata il 5 agosto scorso ha condannato il ministero della Difesa a risarcire anche il danno biologico ai militari colpiti dal cancro per contaminazione da uranio impoverito.
Il militare colpito da un tumore dopo essere stato esposto all’uranio impoverito durante missioni all’estero deve essere risarcito dalla pubblica amministrazione anche del danno biologico.
Il Giudice, ha accolto la domanda di risarcimento di un militare che aveva sviluppato un tumore alla tiroide dopo aver operato in Kosovo tra il 2000 e il 2002. L’uomo aveva presentato una fitta documentazione medico legale che provava la dipendenza della sua patologia dall’esposizione all’uranio impoverito durante la sua permanenza nei Balcani, una sostanza radioattiva contenuta negli armamenti utilizzati dalle forze NATO durante la guerra in Kosovo del 1999. Il soldato aveva ricevuto l’equo indennizzo per infermità da causa di servizio, ma non il risarcimento per il danno biologico patito. La decisione del Tar partenopeo si inserisce nella delicata vicenda della cosiddetta “sindrome dei Balcani”, che ha visto decine di soldati impegnati nel conflitto NATO ammalarsi di patologie tumorali legate all’esposizione alle radiazioni. I giudici campani, dopo aver ribadito che la domanda di risarcimento rientrava pienamente nella giurisdizione amministrativa, in quanto la responsabilità dell’amministrazione era “correlata alla violazione dell'obbligo di tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei lavoratori dipendenti”, hanno condannato il Ministero della Difesa a risarcire il danno biologico sofferto dal militare.
Gli interessati ed i loro eredi potranno rivolgersi al sottoscritto Giovanni D’AGATA, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori che per il tramite di esperti provvederà a fornire tutte le delucidazioni in ordine alla documentazione che occorre approntare per introdurre eventuale giudizio davanti alle Sezioni Giurisdizionali preposte.
La stessa documentazione sarà esaminata e valutata in via assolutamente gratuita da un esperti e consulenti in materia.

Handicap, disabilità e integrazione scolastica: la bocciatura dell'alunno dislessico è illegittima anche se ha gravi insufficienze


E’ quanto ha stabilito il Tar del Lazio nella sentenza 31203 del 23 agosto 2010, accogliendo il ricorso dei genitori di uno studente romano affetto da dislessia, contro il provvedimento con cui il Consiglio dei docenti del suo istituto aveva deciso la sua non ammissione alla classe successiva.
Secondo il Giudice lo studente affetto da un disturbo dell’apprendimento, come la dislessia, può essere ammesso alla classe successiva anche se ha riportato gravi insufficienze in molte materie. Pertanto la bocciatura è illegittima se i professori non hanno tenuto conto della particolare situazione dell’alunno.
I genitori del ragazzo sottolineavano che i professori non avevano minimamente considerato la patologia del figlio, limitandosi a tener conto dei risultati insufficienti in quasi tutte le materie. Secondo i professori e il dirigente scolastico, la bocciatura avrebbe dovuto consentirgli di consolidare le sue conoscenze proprio nelle materie in cui aveva mostrato le maggiori difficoltà. Il Tar ha invece smentito quest’impostazione, e, richiamandosi anche ad alcune indicazioni del Ministero dell’istruzione, ha annullato il provvedimento, in quanto “il consiglio dei docenti, in sede di formulazione del giudizio finale sull’alunno affetto da disturbi di apprendimento (dislessia, disgrafia, discalculia). certificati da diagnosi specialistica, deve tener conto di tutti gli altri elementi di valutazione imposti dalla legge, diversi da quello prettamente tecnico dell'esito dei risultati tecnici conseguiti”.
Secondo Giovanni D’AGATA, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori gli addetti ai lavori (specialisti e insegnanti) devono maturare un'attenzione diversa verso il problema rimuovendo le posizioni che ostacolano questo processo di sensibilizzazione culturale.

giovedì 26 agosto 2010

Tar Lazio: illegittima la bocciatura se al Consiglio di classe non partecipano tutti i professori


Una sentenza del Tar del Lazio che sicuramente farà discutere secondo Giovanni D’AGATA, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori.
Il Tar con la sentenza 31634 del 25 agosto ha decretato che la bocciatura di uno studente è illegittima e può essere annullata se uno o più professori non hanno partecipato agli scrutini.
Il Giudice di merito, ha accolto il ricorso del padre di un alunno del liceo classico, non ammesso al quinto ginnasio. Il genitore dello studente impugnava la decisione dei professori, in quanto risultava che, durante gli scrutini di fine anno, il professore di spagnolo e quello di informatica non avevano partecipato al Consiglio di classe. I giudici romani gli hanno dato ragione e hanno annullato la bocciatura del ragazzo, dal momento che “il Consiglio di classe, nell'attività valutativa degli alunni opera come un Collegio perfetto e come tale deve operare con la partecipazione di tutti i suoi componenti, essendo richiesto il quorum integrale nei collegi con funzioni giudicatrici, nel caso in cui un docente sia impedito a partecipare per motivi giustificati il Dirigente scolastico deve affidare l'incarico di sostituirlo ad un altro docente della stessa materia in servizio presso la stessa scuola”.
Sicuramente una buona notizia per gli alunni con poca voglia di studiare.

mercoledì 25 agosto 2010

Tar Lazio: nessuna revisione della patente per chi transita nella corsia preferenziale


Il transito nella corsia riservata agli autobus e ai taxi non giustifica la revisione della patente. Una semplice infrazione, anche se grave, non basta a prescrivere la misura.
Lo ha affermato il Tar del Lazio che, con la sentenza 30636 del 11 agosto 2010, ha accolto il ricorso di un automobilista romano multato per aver transitato su una corsia preferenziale del centro. L’uomo avrebbe inoltre dovuto sottoporsi a un nuovo esame di idoneità presso la motorizzazione, per la revisione della patente. I giudici romani hanno accolto la sua tesi difensiva e annullato il provvedimento, dal momento che la revisione della patente può essere disposta solo qualora sorgano “dubbi sulla persistenza dei requisiti fisici e psichici prescritti e della idoneità”. Si tratta di un provvedimento amministrativo non sanzionatorio, funzionale alla garanzia della sicurezza del traffico stradale. “Una sola infrazione alle norme del Codice della strada, pur se di una certa rilevanza,” si legge infatti in sentenza “non può costituire di per sé e indipendentemente da ogni valutazione dell'idoneità e capacità alla guida del conducente l'autovettura, il presupposto di un provvedimento inteso a prescrivere la revisione della patente, trattandosi di atto gravemente lesivo delle attività del cittadino che richiede, pertanto, una puntuale motivazione.”
Ancora una volta il componente del Dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, Giovanni D’AGATA, chiede alle P.A. di dare seguito alla sentenza annullando in via di autotutela i verbali sino ad oggi elevati restituendo i punti decurtati e le patenti di guida.
Va evidenziato, infatti, come l’aver conseguito la patente di guida costituisca una importante prerogativa dell’individuo e la perdita di tale qualità non può essere determinata da una previsione legislativa suscettibile di decurtare dei punti dalla patente di guida o determinare addirittura la sua revisione.

martedì 24 agosto 2010

Beni confiscati ad organizzazioni criminali: confiscabili anche quando il reato è prescritto.


Pugno di ferro della Cassazione sulla confisca obbligatoria dei proventi della criminalità organizzata.
“ La misura può essere disposta anche in caso di prescrizione del reato, purchè il giudice accerti a monte la responsabilità penale dell’imputato “.
La sentenza n. 32273 del 24 agosto 2010 della seconda sezione penale della Cassazione ha riaperto la possibilità di applicare la confisca obbligatoria anche se il reato si è già prescritto. I giudici hanno però fissato un importante paletto: è il Tribunale a dover accertare, prima di disporre il sequestro, che la responsabilità penale dell’imputato sia effettiva.
Secondo il componente del Dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, Giovanni D’AGATA, l’importante decisione della Suprema Corte che fa dietrofront rispetto alla decisione delle Sezioni unite depositata soltanto due anni fa (8834), ha affermato il principio secondo cui “in caso di estinzione del reato, il giudice dispone di poteri di accertamento, al fine dell'applicazione della confisca, non solo sulle cose oggettivamente criminose per loro intrinseca natura (art. 240, comma 2, n. 2 c.p.), ma anche quelle che sono considerate tali dal legislatore per il loro collegamento con uno specifico fatto reato" (art. 240, comma 2 n° I c.p. e art. 12 sexies L. n° 356/'92)”.

Pubblicità e minori: è una pratica commerciale scorretta la pubblicità di loghi e suonerie riservate ai maggiorenni ma rivolte ai teenager .


“Si intensifica la nostra attività contro la pubblicità ingannevole, anche grazie alle segnalazioni che ci vengono inoltrate dai cittadini, sempre più attenti a individuare quello che non quadra nelle promesse interessate dei produttori. Ci sono moltissimi casi in cui la pubblicità è assai più subdola e davvero capace di spingere all'acquisto di un prodotto, presentandolo con caratteristiche diverse da quelle reali. Se questo è il caso, è da considerare ingannevole e deve essere denunciata”.
Esordisce così il componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, Giovanni D’AGATA, che ritiene opportuno riportare l’attenzione sulla sentenza che ha sanzionato per pratica commerciale scorretta l’azienda che pubblicizza il download di loghi e suonerie, formalmente riservato ai maggiorenni, ma il cui target di riferimento è in realtà quello degli adolescenti.
Tale principio lo ha stabilito il Tar del Lazio nella sentenza 29511 del 2 agosto 2010, respingendo il ricorso di una società contro la sanzione emessa nei suoi confronti dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, su segnalazione di un associazione a difesa dei consumatori. L’azienda, in collaborazione con alcune compagnie di telefonia mobile, pubblicizzava su un sito internet la possibilità di scaricare suonerie e altri contenuti multimediali sul proprio cellulare, senza evidenziare in maniera adeguata che si trattava di un servizio a pagamento a tempo indeterminato. L’attivazione era poi formalmente riservata ai maggiori di 18 anni, ma di fatto la grafica usata nel messaggio e la tipologia dei servizi offerti si rivolgevano ai minorenni. Agli occhi dell’Autorità l’avvertenza che il servizio era limitato ai maggiorenni non bastava a eliminare la natura ingannevole, e quindi illecita, del messaggio. I giudici romani hanno dato ragione all’organo di vigilanza e confermato la sanzione, “non potendosi escludere l’ingannevolezza del messaggio dalla circostanza che il servizio si rivolga formalmente solo a soggetti maggiorenni, per cui anche i messaggi pubblicitari sarebbero indirizzati esclusivamente a questi ultimi, qualora la grafica utilizzata nel messaggio e la tipologia di servizi offerti si rivolgano ontologicamente ai minori, costituendo, inoltre, un dato di comune esperienza che i telefoni cellulari, sebbene acquistati da maggiorenni, possano poi essere dati in uso a minorenni”.
Giovanni D’AGATA, componente del Dipartimento Tematico Nazionale“Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, invita a denunciare tutti i casi in cui ci si imbatte in una pubblicità con queste caratteristiche, rivolgendosi all'ente che ha il potere di condannare e bloccare le pubblicità ingannevoli: è l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm), o Antitrust.

domenica 22 agosto 2010

Piazze, monumenti, chiese, scalinate e centri storici deturpati dalla chewing – gum



Un tappeto di gomme da masticare sulle zone pedonali, sui marciapiedi e sui monumenti. Il chewing – gum imbratta tutto e l’unica soluzione resta la tassa alla fonte.

Nell’agosto di due anni fa, Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di IDV proponeva l’introduzione di una vera e propria ecotassa del 10% a carico delle società produttrici di chewing-gum.
Il comunicato del 2008 apprezzato da molti ed anche da alcuni produttori di nuovi tipi di gomme - a loro detta, biodegradabili - scaturiva dall’osservazione empirica delle lastre di pietra delle pavimentazioni dei nostri centri storici e delle città d’arte, delle zone pedonali e dei monumenti di tutti quei luoghi pubblici dove venivano attaccate volontariamente e frettolosamente, per esempio sotto i tavoli di qualche ufficio pubblico o sotto le panche delle chiese.
In questi due anni però la situazione se non è peggiorata, pare che non sia assolutamente cambiata se le nuove gomme completamente biodegradabili, nel frattempo, non hanno preso piede e se le nostre strade continuano ad essere come quelle che di seguito riportiamo con le fotografie allegate che ritraggono il marciapiede di via Templari nella zona pedonale del centro storico di Lecce.
Il chewing - gum continua a restare, quindi, un rifiuto speciale per la sua composizione chimica che fa sì che si attacchi ai pavimenti, si scurisce sino ad annerirsi a causa degli agenti atmosferici e del passaggio di pedoni e veicoli, ed è quindi conseguenza di antiestetiche macchie scure di difficile eliminazione ed i cui costi di smaltimento e pulizia ricadono interamente sugli enti proprietari delle strade e quindi sulla collettività.
Secondo Giovanni D’Agata, in assenza di un miglioramento del livello di civiltà ambientale della cittadinanza - troppo spesso noncurante ed insensibile alle tematiche ambientali ed al rispetto del decoro urbano - a questo punto non resta che continuare a perorare la causa dell’introduzione di una tassa a carico delle ditte produttrici i cui proventi dovrebbero essere interamente destinati per la pulizia delle strade da questi antiestetici rifiuti che continuano ad “oltraggiare” le vie dei centri storici, delle città d’arte ed i monumenti del Bel Paese.

Fiat Melfi: solidarietà e vicinanza ai lavoratori


Inaccettabile la decisione di Fiat di Melfi di non voler far entrare in fabbrica i tre operai nonostante l’ordinanza del giudice. Solidarietà ai lavoratori

Apprendiamo dalla stampa della volontà di Fiat comunicata tramite telegramma di non voler far entrare in fabbrica i tre operai licenziati a Melfi nonostante l’ordinanza cautelare del giudice che li reintegrava nel posto di lavoro.
Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di IDV e fondatore dello “Sportello dei Diritti” dichiara che tale decisione è inaccettabile da ogni punto di vista e dimostra l’arroganza e lo spregio per le regole di diritto proprio da parte di chi dallo Stato e dalle sue risorse ha beneficiato per decenni.
Non possiamo che esprimere, quindi, solidarietà incondizionata ai tre operai e un incoraggiamento a continuare nella lotta per i diritti dei lavoratori ed invita Fiat a ripensare immediatamente ad una decisione incomprensibile e deprecabile.

sabato 21 agosto 2010

Pensionati: diritto a percepire per intero l'indennità integrativa speciale


Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Tutela Nazionale del Consumatore di IDV e lo “Sportello dei Diritti” continuano le azioni avviate a partire dal 2006 a tutela dei pensionati. Tutti i pensionati fino alla data del 31/12/1994, hanno diritto a percepire l’indennità integrativa speciale per intero, nonché gli arretrati dei cinque anni precedenti alla domanda.

Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di IDV e lo “Sportello dei Diritti” continuano le azioni avviate a partire dal 2006 a tutela dei pensionati ed in particolare di coloro che sono entrati in pensione fino alla data del 31/12/1994,
Una serie di decisioni delle Sezioni Giurisdizionali Regionali della CORTE DEI CONTI, ha, infatti, confermato il diritto di quest’ultimi di percepire l’INDENNITA’ INTEGRATIVA SPECIALE PER INTERO, per come già percepita in servizio, e non nella percentuale ridotta agli anni di lavoro prestato.
Coloro che decideranno di attivarsi in sede giudiziale si troveranno a percepire un consistente aumento medio di € 200-400 sull’attuale e pensione, oltre al pagamento degli arretrati dei cinque anni precedenti alla data d’interruzione a mezzo raccomandata a.r. presso le sedi dei competenti enti previdenziali, in particolare l’I.N.P.D.A.P., con gli accessori ex lege all’effettivo soddisfo.
Gli interessati ed i loro eredi potranno rivolgersi al sottoscritto che per il tramite di esperti provvederà a fornire tutte le delucidazioni in ordine alla documentazione che occorre approntare per introdurre il giudizio davanti alle Sezioni Giurisdizionali Regionali della Corte dei Conti.
La stessa documentazione sarà esaminata e valutata in via assolutamente gratuita da un esperti e consulenti in materia.

giovedì 19 agosto 2010

Emergenza nazionale buche - killer sulle strade. Chi controlla il rifacimento del manto stradale?


Ogni anno in Italia si verificano migliaia di incidenti mortali dovuti per la gran parte alla velocità, all’imprudenza ed imperizia degli automobilisti, ma si calcola che un buon 30 % siano direttamente causati dallo stato delle strade ed in particolare dalla presenza di buche su di esse.
Gli enti preposti spendono per il rifacimento della rete stradale consistenti quote dei propri bilanci, un vero e proprio businness per le migliaia di ditte del settore, ma è sufficiente una semplice verifica empirica - anche se sul punto sono state condotte già approfondite inchieste giornalistiche - per appurare che molto spesso i lavori di miglioramento e ripristino del “tappetino” d’asfalto lasciano a dir poco a desiderare, dimostrando la loro palese provvisorietà o comunque la tendenza al “risparmio” sulla qualità e lo spessore dello stato d’asfalto che dopo pochi mesi e alle prime piogge si sgretola come se non fosse mai stato steso.
Se tutti i lavori fossero fatti a regola d’arte e rispettando le norme tecniche, secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, le nostre strade non si presenterebbero come delle insidiose “groviere” causa di migliaia di sinistri stradali e si avrebbe una riduzione consistente dei costi sociali che raggiungono, oggi, livelli impressionanti.
Giovanni D’Agata, si chiede, dunque, se allo stato, i controlli sui lavori di rifacimento siano puntuali ed invita gli enti proprietari delle strade e gli uffici preposti a procedere a verifiche accurate e costanti.

lunedì 16 agosto 2010

Sub e tragedie del mare. Obbligo di una patente a seguito di test d’idoneità psicofisica per chi acquista fucile da pesca


L’estate 2010 sarà ricordata nel Belpaese come l’anno delle tragedie del mare che hanno visto coinvolti apneisti e appassionati delle immersioni.
Solo nel Salento, nell’arco di una settimana di agosto sono stati quattro gli incidenti fatali che sono costati la vita ad altrettanti subacquei ed hanno segnato, purtroppo, le cronache nere locali, per non parlare di tutti gli episodi che non appaiono sui quotidiani solo perché non divenuti tragedia del mare perché non hanno comportato, fortunatamente, il decesso degli interessati.
Oggi non abbiamo la certezza che tutti questi fatti potrebbero essere evitati, anche perché in alcuni casi hanno riguardato apneisti esperti fisicamente, preparati e giovani, ma possiamo esprimere con ragionevole certezza che allo stato dei fatti l’apnea e comunque le immersioni in generale sono presi “sottogamba” da gran parte dei dilettanti, molto spesso in età scolare, mentre dagli esperti sono considerati, a buon diritto, come veri e propri sport estremi, che come tali dovrebbero essere dotati di regole certe per non dire di una normativa puntuale da parte del legislatore che se non altro consentirebbe di fornire maggiore consapevolezza a chi vi si approccia.
Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, al momento una soluzione percorribile attraverso un percorso legislativo, sarebbe quella dell’introduzione di una vera e propria patente, così come avviene nella caccia con il porto d’armi, che legata all’acquisto del fucile da pesca di qualsiasi tipo e dimensione, obblighi chiunque voglia intraprendere questo sport alla sottoposizione a test psicofisici e psicoattitudinali, introducendo apposite sanzioni per chiunque violi tale normativa.

domenica 8 agosto 2010

Tassa contributo unificato per avvio azioni giudiziarie: dal 31 luglio 2010 un nuovo aumento del 10%


Dopo che Tremonti con la Finanziaria 2010 aveva introdotto l’obbligo del pagamento del contributo unificato nelle cause d’opposizione a sanzioni amministrative adesso oltre al danno per i cittadini anche l’ultima beffa dell’aumento del 10 %.
La manovra estiva correttiva, infatti, con gli aumenti tariffari a partire dal 31 luglio vuole impedire l’accesso alla giustizia per i meno abbienti e si amplifica lo squilibrio fra Enti o pubbliche amministrazione con poteri sanzionatori da una parte e cittadini dall’altra.

Altro che equità e sviluppo come vorrebbe far intendere Tremonti con la manovra correttiva di quest’estate, secondo il componente del Dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, Giovanni D’AGATA.
Persino il contributo unificato, la famigerata tassa per intraprendere azioni giudiziarie, ha subito un aumento generalizzato del 10% ed a pagare sono sempre i cittadini meno abbienti che oltre al danno che la Finanziaria 2010 aveva introdotto l’obbligo del pagamento del contributo unificato nelle cause d’opposizione a sanzioni amministrative ora subiscono a distanza di circa sette mesi un ulteriore beffa consistente nell’aumento tariffario che di fatto impedirà l’accesso alla giustizia per le fasce meno abbienti o che comunque avrà un effetto dissausivo sulla facoltà d’intraprendere azioni giudiziarie specie sulle cause di minore entità a partire dalle opposizioni a sanzioni amministrative ingiuste.
Riportiamo per brevità l’esempio di un cittadino erroneamente o illegittimamente sanzionato dalla Polizia Municipale per aver omesso di reiterare il pagamento della sosta sulle “strisce blu” (la cosiddetta multa per “grattino scaduto”), la cui sanzione amministrativa prevista dal Codice della Strada è pari ad appena 22,00 euro, dovrà pagarne ben euro 41,00 per poter proporre ricorso innanzi al Giudice di Pace, con ciò evidenziandosi un’evidente sproporzione tra il valore della controversia e le spese che devono in ogni caso essere anticipate dal ricorrente, confermando la violazione del principio di ragionevolezza scaturente dall’art. 3 della Costituzione.
L’ulteriore aumento non fa che amplificare squilibrio fra Enti o pubbliche amministrazioni con poteri sanzionatori da una parte e cittadini dall’altra, violando e vulnerando, quindi, il diritto alla difesa di quest’ultimi.

martedì 3 agosto 2010

Traffico di teli agricoli esausti in PVC e PE dall'Italia alla Repubblica Popolare Cinese


Dove finiscono teloni agricoli esausti in PVC e PE? La proposta: incentivare l’utilizzo di quelli biodegradabili


Chi attraversando le Nostre campagne, specie quelle coltivate a vigneti e comunque adibite a i più svariati tipi di colture intensive si sarà chiesto: ma i teloni agricoli in PVC e PE dove andranno a finire una volta utilizzati?
Poiché trattasi di teli composti da materie plastiche di non semplicissimo smaltimento e se si pensa che poi sugli stessi finiscono anticrittocamici, antiparassitari, composti solforosi, gli stessi sono considerati rifiuti speciali ed è previsto dalla legge un contributo ambientale all’acquisto ai fini della facilitazione dello smaltimento anche in termini di costi.
Se tutti pagassero il contributo e smaltissero correttamente tali rifiuti speciali presso i centri di raccolta sparsi sul territorio, probabilmente non solo non vedremmo le Nostre campagne invase da ettari di polietilene gettato sulla nuda terra, ma vedremmo sensibilmente ridotti i rischi ambientali da inquinamento con conseguenti ricadute benefiche sulla Nostra salute.
Ma come tante cose in Italia, anche nel settore pare ci sia una forte evasione e soprattutto una certa noncuranza nella corretta eliminazione, perché la raccolta non è di semplice realizzazione e non è strutturalmente organizzata mediante il recupero “porta a porta” o meglio “fondo a fondo”, tant’è che ci sono giunte alcune segnalazioni che i teloni, una volta esausti, vengano in parte rivenduti ed imbarcati su navi che li trasportano addirittura nella Repubblica Popolare Cinese ove verrebbero ridotti in polimeri e riutilizzati come plastica riciclata. Un nuovo businnes che starebbe assumendo proporzioni preoccupanti e che riteniamo debba essere fermato.
Ma proprio da un progetto italo – cinese verrebbe la soluzione al problema: la sostituzione degli attuali teli con nuovi di materiale completamente biodegradabile e dei quali a fine vita utile il film si degraderebbe naturalmente nel terreno.
Secondo Giovanni D’AGATA, componente del Dipartimento Tematico Nazionale“Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, anche se in agricoltura si è assistito ad un graduale aumento della sensibilità per le tematiche ambientali, ma poiché sul territorio purtroppo sussistono ancora sacche di resistenza che al contrario dimostrano noncuranza, la proposta illustrata pare l’unica percorribile per evitare gli scempi ecologici che abbiamo segnalato poc’anzi.

domenica 1 agosto 2010

Blatte, ratti e zanzare. Scoppia il caldo, arriva l’invasione ed i comuni che fanno?


Puntuale come un orgologio svizzero, ogni anno si ripete un fenomeno che ha uno strettissimo rapporto con il clima ed in particolare con il caldo: l’invasione urbana di scarafaggi, topi e zanzare.
A segnalare la notevole entità del problema a Giovanni D’AGATA, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, ancora una volta alcuni cittadini che abitano nei centri urbani e che non ne possono più di subire la “calata” estiva di questi animali non certo portatori di buoni presagi.
La questione che questa volta viene posta riguarda, infatti, il pressochè costante ritardo dei comuni nell’avviare le disinfestazioni che spesso arrivano quando ormai si sono schiuse le uova delle blatte, proliferato i ratti ed avvenuta la metamorfosi delle larve di zanzara.
Sembra proprio che il progressivo aumento della tassazione locale che avrebbe dovuto portare notevoli benefici anche in termini di servizi, quale quello della dinifestazione stagionale in termini preventivi, abbia prodotto in concreto l’effetto contrario e pare che la gran parte degli enti locali, specie quelli del sud ove il fenomeno appare in determinati territori come una vera e propria “piaga d’Egitto”, speculino proprio sul ritardo per approntare massicce campagne di bonifica, molto più costose e dannose perché comportano l’utlizzo di sostanze nocive in maggiore quantità rispetto a quelle necessarie se le dinfestazioni fossero preventive.
Visto che la stagione ormai è in fase avanzata e l’invasione già avviata non resta che sperare che l’anno prossimo s’illuminino tempestivamente le menti degli amministratori locali, mentre nel frattempo Noi cittadini siamo ancora una volta costretti a tollerare e protestare.