sabato 30 aprile 2011

AIDS: importante scoperta. L’aunarofin un farmaco all’oro riesce a scovare l’HIV nel magazzino dove si annida


L’aunarofin un farmaco all’oro riesce a scovare l’HIV nel magazzino dove si annida

La migliore cura contro l’AIDS è la prevenzione. E di questo la comunità scientifica internazionale è certa. Ma oggi, uno studio italiano apre un’importante strada per la cura della terribile malattia e che Giovanni D’Agata Componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” riporta per elogiare i ricercatori italiani che tra mille difficoltà riescono a riportare straordinari risultati di valore scientifico internazionale.
La nuova cura, pubblicata dalla rivista scientifica AIDS ed approntata da un equipe di cui il ricercatore italiano, Andrea Savarino, dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), è il principale autore, in particolare parte dall’utilizzo dell’auranofin, un composto contenente oro, utilizzato per il trattamento dell’artrite reumatoide.
Secondo la ricerca il farmaco in questione, riesce a “stanare” il virus dell’HIV anche quando è apparentemente nascosto ed assopito in quanto, come è noto, ha la capacità di nascondersi in una specie di "magazzino" virale al riparo da farmaci e anticorpi e quindi pressoché impossibilmente aggredibile dai farmaci retrovirali tant’è che appena le cure vengono sospese il virus si riattiva prepotentemente.
L’equipe internazionale che è composta oltreché dai ricercatori dell’ISS, dalla prof. Anna Teresa Palamara dell’Università di Roma "La Sapienza", dal gruppo del prof. Antonello Mai della stessa Università, dal Vaccine and Gene Therapy Institute della Florida, e la company Bioqual nel Maryland (USA), ha studiato le scimmie infettate con un virus analogo all’HIV che hanno risposto in maniera immediata alla sollecitazione a base del farmaco in questione.
V’è da specificare che i ricercatori impegnati in questo studio hanno chiarito la necessità di ulteriori approfondimenti sugli effetti del composto dapprima sulle scimmie e poi sull’uomo, visto che ancora non vi è stata alcun approccio di tal tipo e pertanto la stessa equipe ha sconsigliato agli ammalati di AIDS di provare sulla propria pelle il farmaco, magari andando a comprarlo attraverso il web.
Un importante passo avanti, dunque, ma rimane ancora tanto da fare per debellare questa piaga che coinvolge milioni di ammalati nel mondo, specie nei paesi in via di sviluppo e che potrà essere combattuta solo con il sostegno costante da parte dei governi, a partire da quello italiano, nei confronti della comunità scientifica impegnata in questa lotta ormai da oltre un quarto di secolo.

venerdì 29 aprile 2011

Istat: aumenta l’inflazione mentre diminuisce l’occupazione. Italiani KO


Diminuisce l’occupazione, in particolare quella dei giovani, mentre a crescere è l’inflazione, secondo i dati Istat, sia su mese che su anno ad aprile.
Eppure il Ministro Giulio Tremonti aveva promesso che il Federalismo non sarebbe costato nemmeno un centesimo agli italiani. Ed invece, dopo l’approvazione del federalismo comunale e regionale man mano che si stanno studiando i decreti attuativi, stanno emergendo dagli armadi tutti gli scheletri, pieni di cattive sorprese.
Come di consueto, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, riporta le ultime rilevazioni ISTAT questa volta relative i prezzi provvisori al consumo e gli effetti sui consumatori nell’ultimo mese.
Nel mese di aprile, secondo le stime preliminari, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), comprensivo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,5% rispetto al mese di marzo 2011 e del 2,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (era +2,5% a marzo 2011).
L’inflazione acquisita per il 2011 è pari al 2,2%.
L’inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, sale all’1,8% dall’1,7% di marzo 2011.
Al netto dei soli beni energetici, il tasso di crescita tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo è pari al 2,0% (era +1,9% a marzo 2011).
Sul piano tendenziale, la variazione dei prezzi dei beni sale al 2,9%, con una lieve accelerazione rispetto a marzo 2011 (+2,8%), mentre quella dei prezzi dei servizi si porta al +2,2% dal +2,0% del mese precedente. Come conseguenza di tali andamenti, il differenziale inflazionistico tra beni e servizi diminuisce di un decimo di punto rispetto al mese di marzo.
L’accelerazione dell’inflazione registrata ad aprile risente in primo luogo delle tensioni sui prezzi dei Servizi relativi ai Trasporti. Inoltre, un importante effetto sulla dinamica crescente dell’indice generale deriva dall’andamento dei Beni energetici regolamentati.
Sulla base delle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dell’1,1% rispetto al mese precedente e del 3,0% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, con un’accelerazione di due decimi di punto percentuale rispetto a marzo 2011 (+2,8%).
Ad incidere fortemente sulla determinazione del tasso d`inflazione è soprattutto la notevole crescita dei costi dei carburanti (10,9% su base annua), per il quale è necessaria da parte del Governo l`adozione di urgenti misure al fine di alleggerire il peso che grava sui consumatori. Insomma anche alla luce della crisi petrolifera e delle ricadute su prodotti energetici e prodotti di largo consumo, vede profilarsi per i cittadini “una stangata 2011 di ben 2.000 euro”.


PREZZI AL CONSUMO: VARIAZIONI PERCENTUALI DELL’INDICE N.I.C. (Intera Collettività Nazionale)
DIVISIONI Anno
precedente Mese
precedente Mese
corrente tendenziale
rispetto al corrispondente mese dell’anno precedente congiunturale
rispetto al mese precedente Pesi
in
milionesimi
Prodotti alimentari e bevande analcoliche 2,9 0,3 186.530
Bevande alcoliche e tabacchi 2,0 33.000
Abbigliamento e calzature 1,3 1,6 82.159
Abitazione, acqua, elettricità e combustibili 4,1 1,4 108.958
Mobili, articoli e servizi per la casa 0,9 0,1 86.356
Servizi sanitari e spese per la salute 0,5 0,2 68.272
Trasporti 6,8 2,5 150.153
Comunicazioni -0,7 -0,5 28.260
Ricreazione, spettacoli e cultura 0,5 0,4 63.213
Istruzione 2,0 9.782
Servizi ricettivi e di ristorazione 1,7 124575
Altri beni e servizi 2,7 0,1 58.742
INDICE GENERALE 2,6 0,7 1.000.000


Principali variazioni per divisione a APRILE 2011

Autovelox: duro colpo alla rilevazione elettronica delle infrazioni ed all’affidamento del servizio integralmente alle società appaltatrici.


Secondo la Cassazione è nulla la multa per eccesso di velocità rilevata con autovelox senza che sia provato che l’agente di polizia stradale abbia accertato la violazione.

Rilevante ordinanza della seconda sezione civile della Corte di Cassazione la n. 7785 del 5 aprile 2011, in materia di autovelox. secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che dà un duro colpo alla rilevazione elettronica delle infrazioni ed all’affidamento integrale del servizio alle società appaltatrici.
Il sacrosanto principio espresso nella decisione, secondo cui dal verbale di accertamento deve emergere "adeguatamente" la circostanza che la rilevazione dell’infrazione è stata fatta da un agente preposto al servizio di polizia stradale, conferma che in tali casi la multa dev’essere annullata.
Nel caso di specie la Suprema Corte ha rigettato il ricorso di un Comune nei confronti di un automobilista al quale era stata contestata una multa per eccesso di velocità accertata a mezzo autovelox perché dal verbale non era rinvenibile il fatto che il rilevamento, o più precisamente l'elaborazione della rilevazione, fosse avvenuto ad opera di un agente preposto al servizio di polizia stradale, unico abilitato ad attribuire fede privilegiata all'accertamento.
Gli ermellini hanno quindi accolto le motivazioni dell'automobilista che lamentava la mancata partecipazione di un agente di polizia municipale alla attività di «elaborazione dell'accertamento» anche perché il Comune aveva ammesso di aver affidato la gestione dell’accertamento a una ditta appaltatrice terza, indicando poi soltanto genericamente una "supervisione" da parte della Polizia municipale, risultando in tal modo non provata l'esistenza di quell'elemento di certezza e legalità che solo la presenza del pubblico ufficiale può garantire al cittadino.
Non essendo riuscito a provare che la gestione degli autovelox fosse rimasta riservata ai pubblici ufficiali e neppure che il ruolo dell'operatore tecnico fosse stato sempre e comunque sotto la vigilanza della polizia municipale, l’amministrazione si è vista giustamente respingere le proprie doglianze.

giovedì 28 aprile 2011

Federalismo fiscale. Le province potranno aumentare l’addizionale sul premio Rc auto del 3,5 %.


E a pagarne gli effetti saranno sempre i cittadini.

Dopo la possibile stangata che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” aveva denunciato relativamente all’aumento dell’imposta di trascrizione dei pubblici registri automobilistici, ai più nota come passaggio di proprietà, un’altra nota dolente per i cittadini potrà derivare dalla piena attuazione del federalismo fiscale.
Il decreto di fine marzo sul federalismo regionale e provinciale concede, infatti, alle province la possibilità di aumentare di ben il 3,5% l'addizionale sull'R.C. Auto, che oggi è già pari al 12,5%.
Considerato lo stato non esaltante dei bilanci degli enti provinciali, la facoltà di variare al rialzo l’addizionale, costituirà una non remota opportunità d’ulteriore incasso per tali enti anche per la percezione degli effetti che un’imposta indiretta di tal tipo potrà avere tra i cittadini che inevitabilmente addebiteranno gli aumenti agli ormai consueti rincari delle polizze automobilistiche.
Un’altra brutta tegola, quindi, per i cittadini, che già avevano assistito, secondo l’ISVAP, l’istituto di vigilanza del mercato assicurativo, ad una variazione media dei premi assicurativi pari al 6,6% rispetto l’anno precedente ed addirittura doppia in relazione agli altri Paesi dell’UE.

mercoledì 27 aprile 2011

Istat: gli italiani un popolo di consumatori depressi. In Italia non si stringeva la cinghia da anni, colpiti non sono più i dipendenti a reddito fiss


In Italia non si stringeva la cinghia da anni, colpiti non sono più i dipendenti a reddito fisso ma anche i neo professionisti
Come di consueto, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, riporta le ultime rilevazioni ISTAT relative l’indice della fiducia dei consumatori nell’ultimo mese.
Il quadro generale continua ad essere caratterizzato da una accentuata debolezza dei consumi dovuto dalle ristrettezze e sfiducia in una prossima ripresa economica del Paese mentre le famiglie italiane sono colpite da un diffuso pessimismo. L’indice della fiducia in un anno è sceso ai livelli del 2009, quando i conti pubblici avevano registrato il più alto picco di recessione. Secondo l’Istat il peggioramento è dovuto soprattutto “alla caduta delle prospettive future” alla quale si aggiunge la percezione di un sostanziale deterioramento “nella situazione economica del paese e sulle possibilità di risparmio”. Non tutto il Paese però avverte la crisi nello stesso modo. I più delusi sono i consumatori del grasso Nord-Est che vedono assottigliarsi sempre di più le loro ricchezze, più moderato nel Nord-ovest e soprattutto nel Mezzogiorno..
Ad aprile 2011 l’indice del clima di fiducia dei consumatori scende a 103,7 da 105,1 di marzo.
Il peggioramento è dovuto soprattutto ad una caduta dell’indicatore relativo alle prospettive future (da 93,7 a 90,1); migliora lievemente, per contro, l’indice sulla situazione corrente (da 113,9 a 114,4).
Peggiorano anche il clima economico (da 75,5 a 72,8) e quello personale (da 119,7 a 118,8).
Si deteriorano, in particolare, le previsioni sulla situazione economica del paese e sulle possibilità future di risparmio.
Peggiorano anche le opinioni sulla situazione economica della famiglia e sul bilancio familiare.
I saldi dei giudizi e delle previsioni sull’andamento dei prezzi al consumo scendono lievemente rispetto al mese precedente.
Per quanto riguarda i beni durevoli, recuperano i giudizi sulla convenienza all’acquisto, ma restano negative le attese a breve termine.
Sulla base delle consuete domande trimestrali, recuperano le intenzioni di acquisto dell’autovettura e l’abitazione e quelle relative alle spese per manutenzione.
Nel 2010 gli italiani hanno tirato la cinghia, non solo su abbigliamento e calzature, ma anche sui consumi alimentari scesi dello 0,6% (dati Ismea). A livello territoriale, la maglia nera al Mezzogiorno (-1,3%) e poi il solito Nord-Est (-0,6%). Il piatto piange sempre piu' orfano degli alimenti considerati piu pregiati. E' scesa infatti la domanda per le carni bovine (-4,6%), vini (-3,4%), prodotti ittici (-2,9%) e frutta (-1,8%). Un copione che, dopo il calo della fiducia di questo mese, potrebbe ripetersi anche nel 2011.

Agopuntura si, agopuntura no? In provincia di Grosseto il primo ospedale dove ci sarà il primo reparto di medicina alternativa


La scienza e la politica divise dopo che il Petruccioli di Pitigliano in provincia di Grosseto vedrà nascere un centro di medicina alternativa all’interno ospedale. Ciò in applicazione della legge regionale n. 9/2007 della Toscana che regolamenta le cure complementari.
Non appena si è avuta la notizia si è scatenato un putiferio mediatico che ha visto immediatamente divisa la politica e la scienza sull’opportunità o meno della scelta fatta dalla regione Toscana in una materia molto spesso tacciata di scarso approccio scientifico anche se, dev’essere sottolineato che in un gran numero di casi gli ammalati che si sottopongono a trattamenti di tipo omeopatico, fitoterapico o all’agopuntura pare ne traggano effettivo giovamento.
Per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che vede di buon grado la possibilità di avviare una sperimentazione scientifica sugli effetti integrati tra medicina tradizionale ed alternativa, la polemica sollevata appare quanto mai inutile anche perché crediamo che sia giunto il momento di un sereno approccio clinico sullo studio delle medicine cosiddette alternative e l’esperimento della regione Toscana, che molto spesso si dimostra all’avanguardia in tali scelte politiche, riteniamo possa essere utile per il resto del Paese.
Ciò anche perché sono sempre più gli italiani che si avvicinano alla medicina complementare per la quale riteniamo comunque necessaria, o per meglio dire obbligatoria, almeno un’adeguata formazione professionale degli addetti del settore.

lunedì 25 aprile 2011

Povertà: Istat, per i Comuni italiani aumenta la Spesa per l’Assistenza Sociale ed il gap delle risorse impiegate tra le regioni del Nord e del Sud.


Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, dati preoccupanti nel rapporto sulle ultime rilevazioni ISTAT relative “ Interventi e servizi sociali dei Comuni “.
Più di altri Paesi europei l'Italia presenta grandi differenze fra chi vive in un discreto benessere, chi tutti i giorni lotta per non oltrepassare la soglia della povertà e chi dentro la povertà ci sta da tempo e non intravede nulla di nuovo nel futuro.
La crisi ha colpito i più deboli accentuando le disuguaglianze a partire dalla redistribuzione della ricchezza che vede le famiglie di lavoratori di dipendenti, pensionati e di giovani lavoratori con una riduzione del reddito disponibile tra il 2,6% e il 6% negli ultimi due anni.
Secondo le indagini dell’istituito nazionale di statistica nel 2008 i Comuni italiani, in forma singola o associata, hanno destinato agli interventi e ai servizi sociali 6 miliardi e 662 milioni di euro, un valore pari allo 0,42% del Pil nazionale.
Famiglia e minori, anziani e persone con disabilità sono i principali destinatari delle prestazioni di welfare locale: su queste tre aree di utenza si concentra l’82,6 per cento delle risorse impiegate.
Le politiche di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale incidono per il 7,7 per cento della spesa sociale, mentre il 6,3 per cento è destinato ad attività generali o rivolte alla “multiutenza”. Le quote residue riguardano le aree di utenza “immigrati e nomadi” (2,7 per cento) e “dipendenze” (0,7 per cento).
Rispetto all’anno precedente la spesa sociale gestita a livello locale è aumentata del 4,1%, in linea con la dinamica di leggera crescita osservata dal 2003.
La spesa media pro capite è passata da 90 euro nel 2003 a 111 euro nel 2008, ma l’incremento è di soli 8 euro pro capite se calcolato a prezzi costanti.
L’Istat ricorda che i Comuni gestiscono singolarmente il 75% della spesa sociale, mentre il rimanente 25% è gestito dai Comuni in forma associata. Vi sono poi diversi tipi di enti affiancano o sostituiscono i Comuni nella gestione dei servizi sociali (es Consorzi, comprensori, distretti sociali , Asl, comunità montane etc). Per quanto riguarda quest’ultimo punto ricordiamo che la manovra economica ha stabilito, a partire dal 2011, un taglio delle risorse ai comuni con più di 5mila abitanti, di 1,5 miliardi. Una misura che avrà sicuramente ricadute anche per quanto riguarda gli interventi e i servizi sociali. In proposito il rapporto Ifel ha calcolato che nel Biennio 2011-2012 la correzione finanziaria imposta ai comuni si tradurrà in un taglio dei servizi pari a 100 euro pro capite il primo anno e di quasi 120 euro per il secondo.
Persistono sensibili differenze territoriali nelle risorse impiegate dai Comuni in rapporto alla popolazione residente: la spesa per abitante varia da un minimo di 30 euro in Calabria a un massimo di 280 euro nella provincia autonoma di Trento.

Topless: quando sì e quando no. In Italia la giurisprudenza anche di merito conferma la liceità


In Italia la giurisprudenza anche di merito conferma la liceità con la condanna per calunnia della madre che aveva querelato una giovane che si era spalmata la crema solare sui seni davanti ai figli. Ma vediamo che succede nelle mete turistiche preferite dagli italiani prima di partire per le vacanze

L’avvio in anticipo dei primi caldi ha già fatto affluire migliaia di italiani e italiane sulle spiagge, pronti già a prendere la prima tintarella, molto spesso con i seni al vento.
A tal proposito fà sorridere, non per l’imputata, secondo Giovanni D’Agata Componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, la recente sentenza del GUP di Roma che ha statuito la condanna per calunnia patteggiata ad un anno di reclusione nei confronti di una donna che lo scorso anno denunciò una giovane romana “colpevole” di stare in topless sul litorale romano.
Come un boomerang, infatti, la Giustizia non si è fatta attendere dopo che il procedimento per atti osceni in luogo pubblico nei confronti della procace commessa era stato archiviato e ad essere processata è stata la denunciante che aveva ritenuto offensivo per il pubblico pudore l’atto di spalmarsi la crema solare sui seni nudi.
La procura, infatti, sulla scorta di un orientamento univoco della giurisprudenza italiana aveva ritenuto non illecito il comportamento anche perché come è noto in Italia non sussiste nessun divieto ufficiale per il topless, tant’è che le corti italiane e la legislazione non lo considerano ormai da decenni più un oltraggio alla pubblica decenza anche se chiaramente è possibile farlo solo in spiaggia, nonostante i divieti di alcuni sindaci che in passato hanno pensato di vietarlo con apposite ordinanze.
La storia della tolleranza del topless parte dall’inizio degli anni ’70 quando iniziò a diffondersi sulle Nostre spiagge.
I primi procedimenti penali segnano l’anno 1973, mentre già nel 1977 arrivano le prime assoluzioni, in particolare per due ragazze di Voltri. Ma la bagarre legale continua anche gli anni successivi quando arrivano anche le ordinanze dei sindaci: tra le tante quelle del 1982 a Tropea e Pantelleria dove il monokini verrà acconsentito solo per donne con un “bel seno”.
La piena legittimazione dei seni al vento in spiaggia arriva solo nel 2000 quando la terza sezione penale della Cassazione con la nota sentenza n. 3557 del 20 marzo 2000, nell’operare un distinzione fra topless e nudismo, legalizzerà di fatto il primo concludendo favorevolmente per le amanti di tale libertà una battaglia giudiziaria quasi trentennale.
Se l’Italia al pari dei Paesi europei del Mediterraneo, quali Francia, Spagna e Grecia è ormai considerata una delle patrie del monokini nel resto del mondo non sempre tale comportamento è ritenuto legittimo se non penalmente rilevante.
Di seguito, quindi, riprendiamo un elenco delle mete turistiche più ambite così da essere preventivamente informati prima di partire, anche se è sempre utile aggiornarsi in loco perché spesso le usanze e le leggi cambiano da località a località anche all’interno dello stesso paese.
Sorprendono per esempio gli Stati Uniti, all’avanguardia nella tutela di determinati diritti e poi fin troppo puritani quando si tratta di altre libertà individuali tipo il topless che è pressoché genericamente bandito da ogni spiaggia, dalla California sino alla costa orientale, fatto salva Key West, in Florida dove è consentito, così come pare esistano zone destinate al nudismo ma spesso sotto lo stretto controllo delle forze di polizia.






Alle Seichelles il topless è tollerato, il nudismo no.
Antigua: Non è ben accetto girare per l’isola in costume da bagno. In alcune spiagge è vietato il topless ed esiste una spiaggia per nudisti nella zona di Hawksbill.
Maldive: divieto assoluto per il nudismo, in zone ristrette ci può essere tolleranza per il topless.
Egitto: come in tutti i paesi musulmani è vietato l’uso del topless.
India: generalmente sconsigliato.
Kenia: topless e nudismo vietati.
Isole Fiji: il nudo od il topless sono considerati offensivi. Il topless è tollerato sulle spiagge dei resort.
Brasile: sulle spiagge di Ipanema e Copacabana via libera al topless, nel resto del paese è drasticamente vietato.
Caraibi, Anguilla: il topless è illegale.
Polinesia, Isole Cook: E’ considerata una vera offesa al pudore girare per l’isola poco vestiti o con abiti molto succinti, in canottiera, a torso nudo, in costume da bagno. Il topless è malamente tollerato solo sulle spiagge degli alberghi internazionali, sconsigliabile.
Messico: In spiaggia è tollerato il topless, ma è considerato immorale; vietato invece il nudismo, che le forze dell’ordine non perseguono solo in spiagge particolarmente isolate.
Bali: in genere sconsigliati gli abiti succinti fuori dalle zone turistiche, vietato topless e nudismo in spiaggia.
Quanto all’Europa, come detto la vera patria del topless rimangono i paesi europei del Mediterraneo, Francia, Spagna, Italia e Grecia. Ma anche in questi paesi ci sono zone franche, e spiagge dove è meglio evitare il seno nudo. Qualche meta free topless: Riccione e Rimini, Capalbio, Isola del Giglio in Italia, Ibiza e Formentera in Spagna, Ios, Rodi, Santorini in Grecia e in generale la Costa Azzurra in Francia (Fonte Mirabilissimo100′s Weblog).

domenica 24 aprile 2011

Prime stangate del federalismo fiscale: il passaggio di proprietà per l’automobile potrà costare sino al 600 %.


Viene eliminato il vantaggio fiscale per chi acquista un veicolo da un concessionario e così l’imposta di trascrizione per l’acquisto di un’auto vecchia o nuova vola

Primi danni del federalismo fiscale nei confronti dei cittadini ed in particolare degli automobilisti.
Il decreto sul federalismo fiscale regionale e provinciale approvato il 31 marzo, infatti, ha sbloccato le addizionali e previsto le addizionali comunali Irpef, anticipando la possibilità di esosi rincari per l’imposta provinciale di trascrizione, ovvero il tributo che si paga sui passaggi di proprietà delle autovetture nuove e usate, con punte che secondo gli analisti toccheranno ben il 600% rispetto a prima dell’approvazione del suddetto decreto.
In particolare la misura di cui Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”dà notizia, è contenuta nell’art. 13 – Tributi connessi al trasporto su gomma -, comma 5-bis del decreto sul federalismo.
La nuova normativa prevede la cancellazione del vantaggio fiscale previsto per chi acquista un veicolo nuovo o usato da un concessionario. Come è noto, infatti, fino a prima dell’entrata in vigore del federalismo fiscale, l’acquisto da un soggetto Iva – ovvero un concessionario – era soggetto all’imposta provinciale di trascrizione in cifra fissa e che variava da provincia a provincia nell’importo compreso tra 151 a 196 euro, indipendentemente dalla potenza del veicolo.
Per l’acquisto da privato a privato, il trattamento fiscale era proporzionale alla potenza in kilowatt , variando da 196 euro per 54 kw fino ad un massimo di 1.026 euro per i veicoli più potenti.
Con l’introduzione della nuova disciplina tale differenza viene di fatto abrogata con la conseguenza che l’imposta di trascrizione sarà proporzionale alla potenza fiscale dell’autovettura ed a pagarne le conseguenze saranno quindi i cittadini che acquistano dal concessionario costretti a pagare come se acquistassero da un privato.
A guadagnarci saranno le Province che secondo le stime incasseranno dall’applicazione del nuovo regime dell’IPT ben 300-400 milioni di euro ed i cittadini non possono che ringraziare per questa nuova stangata la Lega e l’attuale governo.

sabato 23 aprile 2011

Ancora segnalazioni sul degrado urbano a Lecce. Il marciapiede di via Benedetto Croce e la segnaletica a terra


Ancora degrado urbano: segnaletica stradale per terra ed una grande porzione di marciapiede frantumato. Così appare da giorni via Benedetto Croce nei pressi di piazza Partigiani a Lecce ed in particolare nel punto di fronte ad uno sportello bancario di una primaria banca italiana.
E come al solito i cittadini segnalano a Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” i disagi non solo visivi che crea l’inerzia della pubblica amministrazione che come al solito ritarda ad intervenire per porre rimedio, anche perché, come al solito, a rischiare sono sempre e solo i cittadini che per transitare in quel tratto di marciapiede sono costretti a fare le gimcane e se fortunati a non prendersi una storta.
Per non parlare poi dei diversamente abili che praticamente sono impossibilitati a percorrere quella zona e per tale ragione alcuni cittadini ci hanno inoltrato le foto dei luoghi come apparivano questa mattina.
Ancora una volta continuiamo a denunciare quanto accade in Italia ed in particolare nel capoluogo salentino, per stimolare l’attuale amministrazione ad aver maggiore cura del Territorio di propria competenza.

venerdì 22 aprile 2011

Istat, Commercio. Cala la spesa agli ipermercati mentre Bankitalia lancia l'allarme: "L'uscita dalla recessione è lenta"


Come di consueto, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, riporta le ultime rilevazioni ISTAT relative all’andamento dei prezzi ed agli effetti sui consumatori al mese di febbraio.
Secondo l’ente statistico, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), comprensivo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,4% rispetto al mese di febbraio 2011 e del 2,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (era +2,4% a febbraio 2011). Il dato definitivo conferma la stima provvisoria.
A febbraio 2011 l’indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio (valore corrente che incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi) è aumentato dello 0,1% rispetto a gennaio 2011. Nella media del trimestre dicembre 2010-febbraio 2011 l’indice è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre immediatamente precedente.
Rispetto a gennaio 2011, le vendite di prodotti alimentari aumentano dello 0,2%, mentre quelle di prodotti non alimentari restano invariate.
Rispetto a febbraio 2010, l’indice grezzo segna una variazione nulla.
Le vendite di prodotti alimentari aumentano, in termini tendenziali, dello 0,3% e quelle di prodotti non alimentari diminuiscono dell’0,1%.
Nel confronto con il mese di febbraio 2010 si registra una diminuzione dello 0,3% per le vendite della grande distribuzione e un aumento dello 0,1% per quelle delle imprese operanti su piccole superfici.
Le vendite dei gruppi di prodotti non alimentari segnano risultati piuttosto eterogenei in termini tendenziali. In particolare, il gruppo Prodotti farmaceutici registra l’aumento più sostenuto (+1,4%), mentre il gruppo Supporti magnetici, strumenti musicali subisce la diminuzione più marcata (-7,0%).
Mentre sul fronte della crisi economica arriva un nuovo monito dalla Banca d'Italia. ''Stiamo uscendo dalla recessione lentamente: secondo le previsioni del Documento di Economia e finanza solo nel 2014 il pil tornera' sul livello del 2007.
In termini di prodotto pro capite, il recupero del livello pre-crisi sara' ancora piu' lento'' ''Non e' un esercizio retorico, e' una riflessione sul futuro del nostro Paese, sulle prospettive delle generazioni ora piu' giovani''..

Carne clonata: il Parlamento Europeo ne richiede l’etichettatura


Il Parlamento Europeo sui grandi temi relativi alla salute pubblica a volte dimostra di essere più avanti dei singoli stati così come è accaduto proprio qualche giorno fa in una materia molto delicata quale quella del commercio di carne derivante da animali clonati.
Sono passati ben quindici anni dalla nascita del primo animale clonato, la famosa pecora Dolly, e da allora non si è mai trovata una soluzione alla diatriba sui rischi o meno degli alimenti derivanti da animali clonati e stanti i dubbi il Parlamento Europeo ha espresso la propria contrarietà alla vendita di prodotti con tale origine o la necessità di etichettatura degli stessi, mentre si discutevano le norme relative ai cosiddetti "nuovi alimenti" ossia quelli ricavati da processi tecnologici di trasformazione dei cibi o che non hanno sono mai stati consumati prima in Europa.
Il Consiglio e la Commissione europei pur condividendo la posizione dell’assemblea europea relativamente ai prodotti direttamente derivati dai cloni, al contrario hanno spinto per la messa in commercio di quelli derivati dalla prole di animali clonati. In un tentativo di risoluzione della disputa istituzionale, il Parlamento ha proposto l’inserimento nella normativa di un'etichettatura obbligatoria di tali prodotti anche alla luce delle statistiche che vedono ben il 63% dei cittadini europei contrario all’acquisto di prodotti derivati da bestiame clonato e il 61% ritiene addirittura che la clonazione sia moralmente inaccettabile (sondaggio Eurobarometro 2008).
Allo stesso modo gli eurodeputati hanno ritenuto necessario un approfondimento anche nel settore della nanotecnologia applicata all’alimentare che si fa largo, fra l’altro nella produzione di agenti antibatterici e rendendosi quindi necessaria un’adeguata informazione nei confronti dei cittadini attraverso l’etichettatura generalizzata di tutti gli alimenti "micromodificati".
Sulla scorta della carenza normativa nel settore della commercializzazione dei prodotti derivati da organismi clonati, l’europarlamento si è quindi opposto alla proposta di Commissione e Consiglio di autorizzazione alla vendita attraverso la loro inclusione tra i "nuovi alimenti" e pertanto allo stato la disciplina sarà ancora soggetta al Regolamento adottato nel 1997 che prescrive un'autorizzazione obbligatoria per la vendita di alimenti ottenuti da animali clonati, ma non per la loro prole.
Per il momento pare non risulti rilasciata alcuna autorizzazione per la commercializzazione di questo tipo di prodotti, ma Giovanni D’Agata Componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” auspica che gli stati membri, a partire dal Governo italiano, si adeguino alle ragionevoli proposte del Parlamento Europeo che in quest’occasione ha dimostrato di avere cura della salute dei cittadini.

martedì 19 aprile 2011

Ora anche gli assicuratori contro la riforma della R.C.Auto. Ottimo l’intervento di Cucchiani Presidente di Allianz Italia


Anche gli assicuratori chiedono una controriforma dei rami danni. Almeno è questo ciò che emerge dall’annuale “Milano Finanza Insurance Awards del 2011” gli oscar del mercato delle assicurazioni.
È da sottolineare, in particolare, l’intervento di Enrico Tommaso Cucchiani, membro del Vorstand di Allianz SE e presidente di Allianz Italia il quale, come riportato nel relativo articolo di “Milano Finanza”, ha duramente criticato la riforma Bersani per gli effetti negativi sul mercato “danni” - e quindi sulla R.C.Auto, ci viene da aggiungere – dovuti, con il senno di poi, anche al mancato coinvolgimento in sede di redazione ed approvazione della riforma “di tutte le parti coinvolte”.
Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, da trent’anni impegnato nel settore, non può quindi non rilanciare la proposta di Cucchiani per un tavolo di concertazione di tutti i soggetti, dai consumatori, agli assicuratori, sino ai carrozzieri al fine di predisporre una seria controriforma che sia reale garanzia per tutte le categorie interessate.

Stranieri in Italia: Corte UE condanna Italia per espulsione tunisino


Secondo la sentenza del 05.04.2011 emessa dalla Corte Europea Diritti dell'Uomo , sez. XII, che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene utile riportare per favorirne la divulgazione, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia per aver espulso e rinviato nel suo paese un cittadino tunisino, che al suo arrivo sarebbe stato arrestato e torturato.
Ali Ben Sassi Toumi era stato condannato nel 2007 a sei anni di detenzione per terrorismo internazionale da un tribunale italiano. Liberato nel maggio 2009, era stato espulso in agosto nonostante la Corte europea avesse chiesto all'Italia di sospendere la decisione, per il timore di maltrattamenti in Tunisia.
Al centro della disputa le dichiarazioni del governo italiano, il quale allora affermo' di aver ricevuto rassicurazioni diplomatiche sulla sicurezza di Toumi, e la testimonianza diretta del tunisino, che sostiene invece di essere stato arrestato non appena rientrato in Tunisia, torturato durante la detenzione e rilasciato solo a condizione di non denunciare i fatti.
Nel condannare l'Italia, la Corte ha accordato 15.000 euro di risarcimento a Toumi per danni morali. L'espulsione ''ha costituito un grave ostacolo al rispetto degli obblighi del governo italiano a tutela dei diritti del ricorrente'', ha detto il giudice di Strasburgo.

lunedì 18 aprile 2011

Stop ai guardoni. E' reato guardare continuamente nelle finestre del dirimpettaio


Secondo la sentenza emessa 15 aprile 2011 che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene utile riportare per favorirne la divulgazione risponde del reato di molestie il vicino di casa che guarda continuamente nelle finestre del dirimpettaio.
Lo la Corte di cassazione ha confermato la condanna per molestie nei confronti di 43enne di Pordenone che, in seguito a una lite sulla proprietà della terrazza, aveva iniziato a guardare insistentemente nelle finestre dei vicini, tanto da costringere questi a chiudere le tende.
Oltre questo il soggetto 43enne aveva anche usato atteggiamenti arroganti esibendo gesti schernitori e insultandoli.
Per tali motivi era stato denunciato e successivamente il 31 marzo del 2010 il Tribunale di Pordenone lo aveva condannato per molestie a 600 euro di ammenda anche se l’imputato si era difeso sostenendo di aver agito in preda all’ira e quindi aveva invocato la scriminante. Tale tesi però, non ha incontrato il favore della sezione penale che hanno confermato la condanna di primo grado..
Nella motivazione è possibile, infatti, leggere che “Non è poi idonea a scriminare la condotta del ricorrente la circostanza che fra la famiglia di quest'ultimo e le parti offese fossero insorte nel passato delle liti connesse proprio alla utilizzazione della terrazza, dalla quale esso ricorrente aveva posto in essere il comportamento sanzionato”.

Campylobacter: questo sconosciuto. Pochi sanno che il batterio è causa del maggior numero di contaminazioni alimentari in Europa.


Secondo i dati ufficiali sono circa il doppio della Salmonella

Pochissimi in Italia sanno che il Campylobacter è il batterio responsabile del maggior numero di contaminazioni alimentare in Europa e secondo i dati dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) e dell’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) i casi registrati sono quasi il doppio rispetto a quelle da salmonella.
Nel report annuale dei due enti sulle zoonosi e sulle epidemie di origine alimentare nell’Unione europea per il 2009, i casi di Campylobacterosi sono 198.252 in aumento del 4%, mentre quelli da salmonellosi sono 108.614 e il dato risulta in diminuzione (-17%) per il quinto anno consecutivo.
L’analogia dei sintomi tra le contaminazioni fra i due batteri, in particolare febbre e diarrea, ha fatto si che troppo spesso l’attenzione di ospedali e strutture sanitarie si sia focalizzata solo sulla salmonellosi senza sviluppare specifici protocolli per la campylobacterosi anche se il batterio di cui ci occupiamo si trova in generale negli apparati gastroenterici di polli, anatre, oche, e conigli allevati e anche in quelli selvatici (piccioni, fagiani, gabbiani), e può risultare contaminata anche la carne e le uova come avviene per la salmonella. Per quanto riguarda i bovini le contaminazioni sono meno frequenti ma il batterio può svilupparsi nel latte crudo.
Tra le principali e semplici precauzioni da seguire è essenziale la cottura dei cibi in quanto, solo per fare un esempio, se la carne di pollo viene cotta il batterio muore, ma le contaminazioni avvengono spesso in modo indiretto in cucina attraverso posate o contenitori utilizzati prima per la carne di pollo cruda e poi per altri alimenti. A dimostrazione di tanto vi è la circostanza che il picco di frequenza di intossicazione in Europa interessa persone tra 18 e 24 anni, ovvero giovani che spesso mangiano fuori casa, con poca dimestichezza con gli accessori di cucina.
Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale del “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori nonché fondatore dello “Sportello dei Diritti” è necessario alla luce dei preoccupanti dati forniti dall’EFSA, che le Autorità Italiane a partire dal Ministero della Salute ripercorrano già quanto fatto per la salmonellosi che ha visto una radicale riduzione delle contaminazioni da quando sono entrati in vigore i piani nazionali di controllo, che hanno visto l’introduzione a tappeto di vaccini in grado di limitare la diffusione ed un miglioramento del livello igienico negli allevamenti, ritenendo quindi fondamentale a tal fine che la ricerca di Campylobacter possa diventare obbligatoria nella filiere della carne e del latte.

domenica 17 aprile 2011

Sportello Dei diritti: secondo la C.G.I.A. di Mestre gli italiani pagheranno 612 euro di tasse in più nel biennio 2011 -2012


Un nuovo allarme per i cittadini che secondo la Cgia di Mestre dovranno pagare ben 612 euro in più di tasse tra il 2011 ed il 2012.
All’aumento dell’inflazione si aggiunge per gli italiani un’ulteriore brutta tegola, sottolinea Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, quella annunciata dall'Associazione degli artigiani di Mestre a seguito dello studio dei dati pubblicati nei giorni scorsi dal Governo nel Documento di Economia e Finanza 2011.
Anche se secondo il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi non si può parlare di un vero e proprio aumento dell’imposizione fiscale, tuttavia da quest'anno ciascun italiano sarà costretto a versare nelle casse dello Stato in media 236 euro in più di tasse e contributi nel 2012 ed il peso delle imposte crescerà di altri 376 euro pro capite e così per un totale nel biennio 2011-2012 di ben 612 euro in più rispetto a quanto ha pagato nel 2010.
Le cause di tali aumenti, sempre secondo la Cgia sono riconducibili sia alla leggera ripresa economica in atto che all'aumento del gettito proveniente dalla lotta all'evasione fiscale ed infine da un possibile incremento della tassazione locale in conseguenza dell’applicazione dei decreti sul famigerato federalismo fiscale.

sabato 16 aprile 2011

Istat. Inflazione: aumentano i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori mentre gli italiani sono sempre più poveri


Come di consueto, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, riporta le ultime rilevazioni ISTAT relative all’andamento dei prezzi ed agli effetti sui consumatori nell’ultimo mese.
Secondo l’ente statistico, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), comprensivo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,4% rispetto al mese di febbraio 2011 e del 2,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (era +2,4% a febbraio 2011). Il dato definitivo conferma la stima provvisoria.
L’inflazione acquisita per il 2011 è pari all’1,8%.
L’inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi si stabilizza all’1,7%.
Al netto dei soli beni energetici, il tasso di crescita tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo sale all’1,9% dall’1,8% di febbraio 2011.
Sul piano tendenziale, la crescita dei prezzi dei beni sale al 2,8%, con un’accelerazione di due decimi di punto percentuale rispetto a febbraio 2011 (+2,6%), mentre quella dei prezzi dei servizi si porta al 2,0% dall’1,9% del mese precedente. Come conseguenza di tali andamenti, il differenziale inflazionistico tra beni e servizi aumenta.
L’accelerazione dell’inflazione registrata a marzo risente in primo luogo delle tensioni sui prezzi dei Beni alimentari e dei Beni energetici non regolamentati. Un effetto di sostegno alla dinamica dell’indice generale deriva anche dall’andamento dei prezzi dei servizi, ed in particolare di quelli relativi ai Trasporti e ai Ricreativi, culturali e per la cura della persona.
I prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori aumentano dello 0,5% su base congiunturale e del 3,2% rispetto all’anno precedente (era +3,1% a febbraio 2011).
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta del 2,2% rispetto al mese precedente e del 2,8% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (la stima provvisoria era +2,6%), con un’accelerazione di sette decimi di punto percentuale rispetto a febbraio 2011 (+2,1%). La forte variazione congiunturale è in gran parte dovuta al venire meno dei saldi stagionali.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, segna un aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente e del 2,5% rispetto a marzo 2010. (Fonte ISTAT)

venerdì 15 aprile 2011

Partono da oggi gli sconti in farmacia per i farmaci generici


Finalmente l’Italia si adegua alla media dei prezzi europei dei farmaci generici. Da oggi infatti, più di 4.000 farmaci equivalenti costeranno di meno per iniziativa dall'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene utile riportare per favorirne la divulgazione.
Come è noto, infatti, i medicinali generici sono quelli definiti come "bio-equivalenti" (cioè con un comportamento nell'organismo del tutto simile a quella originale) ad un prodotto il cui brevetto è scaduto e del quale ha il medesimo comportamento.
Le conseguenze dell’operazione “sconto in farmacia”, così la potremmo definire, saranno sia indirette in quanto ci potrà essere un risparmio totale stimato in oltre 700 milioni di euro per lo stato, sia dirette per gli evidenti vantaggi immediati per i cittadini che potranno avere gli stessi benefici dai farmaci generici, ma a prezzi più bassi.
Chiaramente in tutto ciò sarà importante una campagna informativa adeguata per spingere i consumatori realmente bisognosi all’acquisto dei medicinali equivalenti che spesso vengono ritenuti, a torto, come meno sicuri o efficaci.
La prova della disinformazione viene direttamente dalla statistica. Infatti, se nel Unione Europea la percentuale di vendita dei farmaci si assesterebbe intorno al 50%, arrivando a punte del 70% in paesi come la Germania, nel Belpaese vi è un crollo di tale percentuale che arriverebbe solo al 12%.
Per un utilità dei cittadini di seguito riportiamo il link www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/elenco-dei-nuovi-prezzi-di-riferimento-vigenti-dal-15-aprile-2011 dove è possibile conoscere la lista di tutti i farmaci soggetti a sconti ed addirittura sarebbe disponibile un'applicazione gratuita chiamata Wikipharm da cui è possibile accedervi direttamente.

giovedì 14 aprile 2011

Consiglio di Stato: se la moglie è ammalata il dipendente pubblico dev’essere trasferito se la deve assistere dopo l’intervento anti-cancro


Il principio vale anche per il militare che dev’essere avvicinato a casa anche se manca il posto

Con una recente sentenza della quarta sezione del Consiglio di Stato, che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” riporta, viene chiarito un principio stabilito dalla nota legge 104 del 1992 secondo cui il dipendente pubblico ha diritto ad essere trasferito se la moglie è ammalata ed il marito è costretto ad assisterla dopo un intervento chirurgico per la cura di un cancro.
Tale principio, secondo i giudici di Palazzo Spada, nonostante i rigidi criteri della disciplina militare, è valido anche per i militari a condizione che il lavoratore sia l’unica persona che può assisterla sia moralmente che materialmente. in senso morale e materiale.
Nonostante lo status, infatti, il militare professionista, ha pieno diritto affinché la sua vicenda lavorativa venga verificata in concreto ed alla luce dei principi ispiratori della citata legge 104/92, che obbligano anche le pubbliche amministrazione a tutelare le situazioni di assistenza già esistenti, la cui interruzione potrebbe creare un pregiudizio allo stato di fatto favorevole al disabile. E così come avviene per ogni categoria di dipendenti pubblici, se non vi è la possibilità di reperire un posto vacante nella sede di residenza del parente da assistere, al militare che ne abbia fatto richiesta ed in possesso dei requisiti deve essere riconosciuta una corsia preferenziale nell’avvicinamento se si dovesse verificare un vuoto nell’organico.
Anche se anche i supremi giudici amministrativi prendono atto che le richieste di trasferimento ex articolo 33 comma 5 della legge 104/92 sono spesso utilizzate come escamotage per cercare avvicinamenti al luogo di origine la P.A. è sempre dotata del potere discrezionale di valutare la sussistenza dei presupposti per l’accoglimento dell’istanza del dipendente. Nel caso di specie il criterio della «continuità» dell’assistenza risulta essere stato rispettato dal sottufficiale il quale usufruendo di licenze e congedi ha provato di aver costantemente affiancato la moglie nel corso delle visite periodiche e delle terapie connesse, assicurando una costante assistenza materiale e psicologica durante la malattia. Ma dopo aver usufruito di tutti i permessi e dei periodi di riposo possibile è costretto comunque a ritornare nella sede di lavoro che nella fattispecie dista ben trecento chilometri da quella di residenza.
I giudici di Palazzo Spada, riconoscendo le ragioni del militare hanno quindi rigettato il ricorso del Ministero della Difesa che si era opposto alla sentenza del T.A.R. che aveva accolto il ricorso del militare contro il diniego della P.A., anche perché il criterio dell’indisponibilità assoluta di altri parenti all’assistenza della signora operata dopo un tumore non può essere interpretato in modo troppo rigoroso, altrimenti si vanificherebbe la tutela offerta dal legislatore ai soggetti portatori di handicap.

mercoledì 13 aprile 2011

Vittime protesi difettose: rischiano il carcere per lesioni personali i soci dell’azienda produttrice per la protesi sanitaria difettosa


Valvole cardiache killer delle Molinette a Torino, condanne confermate. Commissiva la condotta di chi ignora i divieti Ue

Sulla salute non si scherza.
Secondo la sentenza emessa 13 aprile 2011 dalla quarta sezione penale della Cassazione che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” segnala che, rischia l’incriminazione per lesioni personali colpose, e in prospettiva anche il carcere, l’amministratore della società che commercializza protesi sanitarie difettose al punto da richiedere l’espianto per i pazienti trapiantati.
Definitive le condanne ai soci e al procuratore dell’azienda che ha messo sul mercato le valvole cardiache utilizzate presso l’ospedale torinese delle Molinette, costate immani sofferenze a diversi pazienti
Gli ermellini hanno confermato le motivazioni della sentenza di merito che, nell’affermare la colpevolezza degli imputati, parla di «progressione causale». Nell’ambito dei reati colposi, infatti, se l’agente non viola un comando ma trasgredisce un divieto si rende responsabile di una condotta che ha natura commissiva: il giudizio controfattuale per accertare la sussistenza del rapporto di causalità fra il comportamento e l’evento verificatosi deve allora essere compiuto valutando se l’evento si sarebbe determinato anche in assenza della condotta incriminata. E nel caso delle valvole-killer delle Molinette la risposta è no. Il divieto trasgredito dall’azienda che commercializza le protesi sanitarie è incarnato dalle stringenti norme europee in fatto di sicurezza (direttiva 93/42/Ce). La progressione causale di cui parla la sentenza di merito confermata parte dall’immissione sul mercato delle valvole ben progettate ma realizzate con materiali scadenti. La sequenza continua con l’adozione delle protesi dall’ospedale piemontese e, purtroppo, con l’impianto ai pazienti e il successivo espianto cagionato dalla natura difettosa del prodotto. Ignorando gli standard di sicurezza comunitari, i vertici della società che ha commercializzato le protesi ha reso concreto il rischio della salute pubblica. E dunque vanno condannati.

martedì 12 aprile 2011

Alcohol Prevention Day 2011: secondo l’ISS stabile il consumo di alcol, ma cresce l'abitudine a bere fuori pasto ed i giovani sono sempre più a rischi


Il 7 aprile scorso è stata la Giornata della prevenzione contro l’alcol o per dirla all’inglese Alcohol Prevention Day promosso dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con SIA, AICAT ed Eurocare e con il supporto del Ministero della Salute.
La necessità di una giornata dedicata ai rischi del consumo di alcol secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, nasce certamente dai pericoli per la salute dei cittadini fotografati dai dati che l’ISS ha elaborato, illustrando una situazione italiana che se da una parte denota una stabilizzazione dei consumi negli ultimi dieci anni, dall’altra dimostra un progressivo cambiamento nelle abitudini dei nostri connazionali.
Il vecchio modello “mediterraneo” di bere vino o alcolici in basse quantità durante i pasti, infatti, ha segnato gradualmente il passo nei confronti della prassi diffusa tra i giovani e giovanissimi di bere sino ad ubriacarsi fuori pasto con un radicale aumento del cosiddetto binge drinking (il consumo di 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione e in breve tempo). In crescita anche le donne che devono, sebbene gli uomini siano ancora più portati a consumare alcolici, anche se tra i bevitori fuori pasto le esponenti del gentil sesso pareggiano i maschi e l’incremento maggiore rispetto al 1999 si registra tra le consumatrici 25-44enni (+45,2%).
Come dicevamo al di là della soglia dei consumi che si mantiene stabile, le cifre raccolte dall’ISTAT ed analizzate dall’ISS sono comunque impressionanti soprattutto per quanto riguarda le categorie dei consumatori e l’incidenza tra i giovani ed i giovanissimi.
Ed infatti secondo l’analisi la prevalenza dei consumatori a rischio nel 2009 è pari al 15,8% della popolazione di età superiore a 11 anni, con una evidente disparità tra i sessi (25% dei maschi, 7,3% delle femmine). Lo studio per fasce d’età evidenzia che sono a rischio il 18,5% dei ragazzi e il 15,5% delle ragazze al di sotto dell’età legale (16 anni), valori che dovrebbero essere pari a zero e che se riportati alla popolazione residente identificano al contrario ben 475.000 minori che hanno adottato almeno un comportamento a rischio alcol-correlato.
Non va meglio agli anziani: tra gli over 65enni si contano oltre 2 milioni e 200mila anziani che seguono modelli di consumo rischioso o dannoso, con il 47,7 % dei 65-74enni e il 40,7 % degli ultra75enni.
Tali spaventose cifre hanno degli effetti evidenti anche sulla spesa sociale anche perché già nel 2008 l’incremento degli alcol dipendenti in carico al servizio sanitario ha raggiunto la quota massima di oltre 66mila alcolisti in trattamento accompagnata da un significativo ricorso ai ricoveri ospedalieri per condizioni totalmente alcol correlate tra cui spicca la cirrosi per gli anziani e le intossicazioni alcoliche per i minori di 14 anni.
Sempre per rimanere in termini di costi per la collettività e per la salute umana connessi al consumo di alcol al di là delle cifre relative alle malattie ed alle morti legate ad esso direttamente, ancor più drammatici sono i numeri relativi ai sinistri stradali: nel Nostro Paese il 30% dei decessi per incidenti stradali e il 50% degli incidenti non mortali hanno una correlazione con l'uso di alcol ed è ormai tristemente noto che questa rappresenta la prima causa di morte tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni.
Per brevità, come Sportello dei Diritti, abbiamo ritenuto opportuno diffondere quanto più è possibile i dati più significativi forniti dall’ISS, perché riteniamo che l’informazione e la prevenzione, restino la via maestra per cercare di modificare modelli comportamentali che incidono negativamente sui singoli cittadini ma che come si è visto sono causa di effetti devastanti sulla collettività.

sabato 9 aprile 2011

Mancano le rastrelliere per motocicli, scooter e biciclette ed i vigili fanno le multe


Giungono a Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” numerose segnalazioni da Lecce così come da molte altre parti d’Italia su una circostanza comune d’inefficienza amministrativa che come al solito va a ripercuotersi sui cittadini.
Questa volta parliamo dell’assenza in numerosi centri del Nostro Paese di idonei spazi o di rastrelliere per la sosta di motocicli e cicli che costringono i malcapitati motociclisti e ciclisti a parcheggiare in spazi “di fortuna” o ancor peggio sui marciapiedi: “manna dal cielo” per i Nostri vigili urbani che armati di taccuino sono pronti a multare chiunque, anche senza creare alcun intralcio ai pedoni, abbia parcheggiato con le due ruote sul marciapiede.
Accade così che a Lecce, come accennavamo solo per fare un esempio, in via Duca degli Abruzzi, l’assenza delle rastrelliere abbia determinato gli amanti delle due ruote a parcheggiare sui marciapiedi per evitare che qualche incauto automobilista butti a terra il proprio mezzo. Nonostante l’assenza degli spazi di sosta per i motocicli, proprio su quella via i poliziotti della municipale sono soliti passare con frequenza giornaliera per sanzionare i malcapitati motocicli.
Non ci resta che continuare a denunciare queste anomalie tutte italiane ed invogliare le amministrazioni comunali, a cominciare da quella di Lecce, a prendere in considerazione tutte le categorie degli utenti della strada e a destinare determinate porzioni della carreggiata anche alla sosta di cicli e motocicli.

venerdì 8 aprile 2011

La cassazione contro l'accanimento terapeutico, è contrario alla deontologia


Scatta la responsabilità per omicidio colposo al chirurgo per l’intervento sul paziente inoperabile, nonostante il consenso

Secondo la sentenza emessa il 7 aprile 2011 dalla quarta sezione penale della Cassazione che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” segnala, è contrario alle norme deontologiche, oltre che inutile, operare i malati terminali che, disposti a tutto, accettano di sottoporsi all’intervento per ottenere un improbabile beneficio alla qualità della vita.
La sentenza della Cassazione penale ha statuito che “Violano il codice deontologico i medici che sottopongono a interventi pazienti ‘inoperabili’ e afflitti da patologie che lasciano loro solo poco tempo di vita, anche nel caso in cui sia stato proprio il paziente a dare il suo consenso informato all'operazione”.
Soltanto la prescrizione ha salvato tre chirurghi dell'ospedale San Giovanni di Roma dopo la doppia condanna per omicidio colposo in sede di merito che avevano operato, provocandone la morte, una donna di 43 anni che aveva solo 6 mesi di vita per un tumore al pancreas con metastasi diagnosticate e già diffuse ovunque.
La Suprema corte, ha infatti dichiarato per i tre medici l'estinzione del reato visto che sono passati più di sette anni e mezzo dal delitto. Secondo gli ermellini per i tre medici, infatti, non sono riscontrabili elementi di giudizio idonei a integrare la prova evidente della loro innocenza, anzi: nelle sentenze di merito sono contenute valutazioni di segno diametralmente opposto, che condurrebbero all'accertamento della responsabilità dei professionisti.
La decisione di entrare comunque in sala operatoria rappresenta una violazione delle regole di prudenza che devono ispirare i professionisti che operano in scienza e coscienza che dovevano asternersi dal persistere in trattamenti da cui non si possa attendere un beneficio per la salute del malato

giovedì 7 aprile 2011

Sicurezza stradale: il dirigente del Comune è responsabile per la caduta del pedone sull’asfalto


Condannato per lesioni colpose il capo dell’ufficio tecnico che non fa rimuovere l’insidia dalla strada

Il Sindaco ed il manager del Comune sono tenuti a vigilare sulla sicurezza delle strade. Se il pedone cade sull’asfalto e si fa male, sono l’amministratore e il manager a trovarsi nella posizione di garanzia e a rischiare la condanna per lesioni personali colpose.
Pertanto i danni conseguenti agli incidenti determinati dalla negligenza dell’Amministrazione che ha la proprietà ovvero la disponibilità e il godimento del bene demaniale, in particolare di strada pubblica, allorché si verifichino nel custodire la res e/o nel fornire agli utenti adeguate segnalazioni devono essere risarciti dal Comune di competenza, in quanto sullo stesso gravano gli obblighi del custode.
Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di IDV e fondatore dello “Sportello Dei Diritti” segnala con soddisfazione il principio espresso con la recentissima pronuncia (Cass. quarta sezione penale depositata il 7 aprile 2011) che ha en unciato il principio secondo il quale non vi è differenza tra i piccoli paesi e le grandi città escluso il danno fortuito.
Per gli ermellini non ci sono dubbi, la bolla d’asfalto su cui cade il passante costituisce un’insidia: risulta difficilmente visibile e non viene affatto segnalata. Non vale a configurare una condotta abnorme in capo al pedone la circostanza che l’infortunio sia avvenuto mentre il passante indietreggiava fra il piano di calpestio della carreggiata e il marciapiede: il comportamento dell’infortunato, che pure può essere indice di disattenzione (è sempre meglio guardare dove si cammina), non è ritenuto un evento eccezionale idoneo a interrompere il nesso causale fra l’esistenza dell’insidia e il verificarsi dell’incidente.
I giudici di piazza Cavour hanno quindi accolto il ricorso sostenendo che le motivazioni muovono dalla constatazione che, in base all’art. 2051 del codice civile, incombe sul Comune sia l’obbligo di custodire e fare manutenzione sulla strada che quello di ridurre, in ogni modo possibile, il pericolo di incidenti, attraverso la segnaletica che evidenzi le condizioni della strada e/o mediante l’impiego di agenti di polizia municipale, come prescritto da diversi articoli del codice della strada.
E nel caso del dirigente fanno fede la delibera comunale ad hoc e il successivo contratto a tempo determinato. A nulla vale eccepire la questione delle dimensioni dal Comune da monitorare.

mercoledì 6 aprile 2011

Autovelox, le postazioni fisse solo su strade larghe a scorrimento veloce ed il posizionamento non è a discrezione dell’amministrazione


Anche il non corretto posizionamento degli autovelox nel centro urbano può essere motivo di annullamento delle multe. Almeno così secondo la seconda sezione civile della Cassazione che in virtù della specifica normativa in materia ha ritenuto, con una sentenza resa in data odierna, che le postazioni fisse dell’autovelox possano essere posizionate soltanto su strade “a scorrimento” con le seguenti caratteristiche: «strada a carreggiate indipendenti o separate da traffico ciascuna con almeno due corsie di marcia ed una eventuale corsia riservata ai mezzi pubblici, banchina pavimentata a destra e marciapiedi, con le eventuali intersezioni a raso semaforizzate; per la sosta sono previste apposite aree o fasce laterali esterne alla carreggiata, entrambe con immissioni ed uscite concentrate».
In virtù di quanto rilevato dalla Cassazione, le multe elevate su strade urbane senza tali caratteristiche sono quindi tutte annullabili così come accaduto nel caso in esame nel quale ha invalidato la sanzione amministrativa per eccesso di velocità nei confronti di un automobilista che avrebbe superato il limite di velocità consentito su una strada urbana.
Insomma, è preclusa anche al Prefetto la possibilità “di inserire nell'apposito elenco una strada urbana è condizionata, quindi, alla verifica della presenza di tali caratteristiche, senza le quali la strada non potrebbe essere classificata "strada urbana di scorrimento".
Secondo Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di IDV e fondatore dello “Sportello Dei Diritti”, da anni impegnato in una battaglia per la legalità e per la tutela dei diritti degli automobilisti, quest’ultima sentenza è l’ennesima decisione della Suprema Corte che censura il comportamento della P.A. troppo spesso impegnata a “far cassa” piuttosto che a rilevare in maniera corretta le infrazioni al codice della strada con ciò umiliando la funzione preventiva delle sanzioni, specie quelle pecuniarie, che ormai vengono percepite più come un nuovo balzello che nella loro specifica finalità.

Diritti delle madri detenute: niente carcere con figli di età fino a 6 anni


Il fenomeno della detenzione dei bambini con le madri non ha ampie dimensioni statistiche ma riveste una cruciale importanza per i diritti dei bambini e la dignità della persona. Privare un bambino della figura materna, in quanto figlio di una detenuta, costituisce una violenza inaudita, che contraddice espressamente i contenuti della Convezione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, oltre a essere incostituzionale.
Da pochi giorni è stato approvato il disegno di legge 2568 intitolato “Modifiche al codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e altre disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori”. Di fatto le donne condannate a pene detentive con figli minori non saranno più detenute in carcere fin quando il bambino non avrà compiuto il sesto anno di età (nel regime vigente il limite è di 3 anni di età), se non nella ipotesi in cui vi siano “esigenze di eccezionale rilevanza” (in tal caso la detenzione sarà disposta presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri - c.d. ICAM).
Al momento sono 55 i bambini detenuti assieme alle madri; in maggioranza si tratta di figli di immigrate di rom, oltre che di recidive e in questi casi il testo non prevede alcuna agevolazione per i minori.
Così dispone la legge, contenente “modifiche al codice di procedura penale e alla legge n. 354/1975 relativa alla tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori”, approvata in via definitiva nella seduta del 30 marzo 2011.
“ Le norme previste nel provvedimento che qui si commenta saranno applicabili anche ai padri, nel caso in cui la madre sia deceduta oppure assolutamente impossibilitata all’assistenza dei figli.
Le nuove regole scatteranno a partire dal primo gennaio 2014.
Nuove regole sono previste anche per quanto concerne il diritto di visita al minore infermo, anche non convivente da parte della madre detenuta o del padre.
Nella ipotesi di imminente pericolo di vita o anche nel caso di gravi condizioni di salute, il magistrato di sorveglianza potrà concedere il permesso con provvedimento urgente alla detenuta o imputata (o al padre) per far visita al figlio malato, con modalità che devono tener conto (nel caso ad esempio di ricovero ospedaliero) della durata del ricovero e anche del decorso della patologia.
Nelle ipotesi assolutamente urgenti il permesso viene concesso dal direttore dell’istituto.
Viene, altresì, previsto il diritto della detenuta o imputata (o del padre) di essere autorizzata dal giudice all’assistenza del figlio minore durante visite specialistiche, con un provvedimento che dovrà essere rilasciato non oltre le 24 ore precedenti la data della visita.
Altra novità concerne gli arresti domiciliari delle condannate incinte (o madri di figli con età inferiore a 10 anni), in quanto con la normativa prevista dal disegno di legge in commento si prevede che le condanne, in tal caso, possano essere espiate fino a 4 anni presso una casa famiglia protetta.
Il Ministero della Giustizia dovrà definire, con apposito decreto, le caratteristiche tipologiche delle strutture.
Nel caso in cui non vi sia concreto pericolo di fuga o, comunque, di commissione di altri delitti, e vi sia, inoltre, la possibilità di ripristinare la convivenza con i figli, le detenute potranno espiare la pena nella propria abitazione o, in ogni caso, in altro luogo privato o luogo di cura dopo aver scontato almeno un terzo della pena o almeno 15 anni nel caso di condanna all’ergastolo”.
Come sempre lo “Sportello Dei Diritti” è pronto a coadiuvare le detenuti ed i loro familiari al fine di far uscire i bambini dalle strutture detentive.

Invalidità della multa con autovelox per l’assenza di agenti in loco.


Il fatto che la rilevazione sia stata effettuata da un’apparecchiatura elettronica è di per sé sufficiente a ritenere certo il compimento dell’illecito?
Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di IDV e fondatore dello “Sportello Dei Diritti”, vuole richiamare l’attenzione di consumatori e degli utenti sulla questione delle multe con apparecchiatura autovelox sulla pronuncia di oggi 05 aprile 2011 della seconda sezione civile della Cassazione.
In assenza di agenti in loco la multa è invalidata, per eccesso di velocità se, presso l'autovelox gestito e installato da un'azienda privata, non c'era il vigile. Una signora era stata multata a Bolzano per eccesso di velocità. Aveva impugnato il verbale contestando la taratura degli apparecchi e il fatto che l’infrazione era stata “immortalata” senza la presenza degli agenti.
A questa importante decisione è giunta la Corte di cassazione che ha respinto il ricorso di della Polizia Municipale che aveva multato un automobilista per eccesso di velocità con un autovelox installato e gestito da una ditta privata.
Il Comune aveva affidato l’installazione e la gestione degli apparecchi interamente a una ditta privata mentre la PM si era limitata a vigilare soltanto sulla fase di installazione (non di gestione) dell’apparecchio e non si era fermata in quella di accertamento dell’infrazione.
Per tale motivo il Tribunale aveva annullato il verbale motivando che il verbale di accertamento era viziato “perché l’amministrazione si era avvalsa di una ditta privata per la gestione degli apparecchi di rilevamento e aveva affermato che l’attività di quest’ultima era stata svolta sotto la supervisione della Polizia Municipale, senza specificare in cosa consistesse la supervisione e senza indicare certamente come fosse stato organizzato il collegamento tra l’attività di rilevamento delle infrazioni ed il soggetto preposto al servizio di polizia”.
Avverso tale decisione il comune ha presentato ricorso in Cassazione ma invano poichè l’automobilista non pagherà la multa con la motivazione “dal verbale di accertamento non emergeva adeguatamente che il rilevamento, cioè l’elaborazione della rilevazione, avveniva ad opera di un agente preposto al servizio di polizia stradale, unico abilitato ad attribuire fede privilegiata all’accertamento”.

martedì 5 aprile 2011

Super affollamento delle carceri, se il detenuto si infortuna il Ministero deve risarcire i danni.


Il tribunale di Trieste accoglie la domanda di risarcimento del recluso disabile caduto dal letto a castello


Brutta tegola per il Ministero di Grazia è Giustizia, già in perenne emergenza per la questione del sovraffollamento delle carceri, dopo la condanna risarcitoria inflittagli dal Tribunale civile di Trieste.
Secondo il giudice il Ministero dovrà risarcire oltre 51 mila euro di danno non patrimoniale al detenuto caduto dal letto a castello ingiustamente assegnatoli in quanto palesemente invalido ad una mano. Il dicastero di via Arenula e per esso l’amministrazione penitenziaria, infatti, è obbligato a garantire comunque l’integrità dei reclusi né può essere chiamato a scriminante il permanente sovraffollamento delle carceri italiane.
A darne notizia è Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di IDV e fondatore dello “Sportello Dei Diritti”
Nel caso di specie, il condannato era caduto per terra dalla sommità di un letto a castello a tre livelli e poiché era disabile perché invalido a una mano, non ha potuto attutire le conseguenze della caduta aggrappandosi a un sostegno.
Il giudice ha ritenuto infatti che a causa delle condizioni di salute del detenuto quel posto non poteva essere assegnato a questi poiché l’inabilità all’arto superiore era di per sé una causa impeditiva per quella collocazione e pertanto concausa dell’evento di danno tanto da determinare un concorso di colpa al 70 per cento a carico del Ministero.
Il togato ha sottolineato che l’amministrazione penitenziaria ha l’obbligo di verificare le condizioni di salute dei reclusi anche al momento dell’assegnazione dei posti letto e per queste ragioni ha condannato il Ministero al risarcimento del danno biologico tabellarizzato secondo le indicazioni del Tribunale di Milano.
Alla luce dei tanti incidenti che accadono nelle carceri e della decisione in commento si profilano migliaia di azioni di risarcitorie quando si possa ravvisare la responsabilità del Ministero di Grazia e Giustizia.
Come sempre lo “Sportello Dei Diritti” è pronto a coadiuvare i detenuti ed i loro familiari anche in questa battaglia di civiltà giuridica e sociale.

lunedì 4 aprile 2011

Sicurezza stradale, la copertura assicurativa non scatta in favore dell’automobilista multato per guida in stato di ebbrezza.


“ L’assicurazione non è tenuta a risarcire i danni provocati nell’incidente stradale dall’assicurato che è stato multato per guida in stato di ebbrezza alcolica “ e nel caso avesse liquidato i danni può agire in ripetizione delle somme pagate nei confronti dell’assicurato e del conducente. Per procedere alla rivalsa è sufficiente la contestazione del verbale che costituisce prova schiacciante.
Così Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di IDV e fondatore dello “Sportello Dei Diritti” segnala i principi affermati nella sentenza della Corte d’Appello di Ancona che ha accolto il ricorso di una società di assicurazioni che aveva risarcito i danni, causati da un’assicurata coinvolta in un incidente stradale anche se in concorso di colpa nella misura graduata del 30%, poi multata per guida in stato di ebbrezza. La polizza prevedeva la carenza della copertura assicurativa in caso di conducente ubriaco. In primo grado la compagnia era rimasta soccombente e per questo ha presentato appello vincendolo. Di fatto la Corte Di Appello lo ha accolto riconoscendo all’impresa assicuratrice il diritto di rivalsa nei confronti del proprio assicurato sull’assunto che dagli atti processuali era emersa la prova inconfutabile che il conducente del veicolo assicurato era stato multato per guida in stato di ebbrezza.

domenica 3 aprile 2011

Danno da stress e recente giurisprudenza della Cassazione. Ansia e stress nuove voci di danno risarcibile?


Si sa che gli italiani sono sempre più un popolo di “stressati” e che se la causa dello stato d’ansia o stress dipende da fattori esterni sono pronti a ricorrere alla Giustizia per tentare di vedersi rimborsato il danno subito.
E così alcune recentissime decisioni della Corte di Cassazione sembra abbiano aperto una nuova frontiera per il risarcimento del danno da stress o da ansia.
Solo qualche giorno fa segnalavamo la sentenza della Suprema Corte che aveva confermato la condanna inflitta ad un comune dal Giudice di Pace di Palermo al pagamento di 200 euro per lo stress patito da una donna incinta che si era vista rimuovere l’autovettura illegittimamente a causa di un ausiliario del traffico.
Un’altra in materia lavoristica riguarda un dirigente condannato a pagare il danno per gli stati di ansia causati ai danni di una cancelliera sua sottoposta.
Altre decisioni analoghe si sono avute da parte delle Corti di merito che riguardano il cosiddetto “danno da vacanza rovinata” spesso fonte di lesioni economicamente valutate dai giudici, diverse dalle classiche categorie di danno.
Insomma, poiché si continuano ad evidenziare innumerevoli disparità di trattamento anche per casi analoghi relativamente alle categorie dei danni risarcibili e ritenendo pacifico che anche gli stati di ansia e stress siano possibili fonti di danno per chi li subisce, per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale del “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori nonché fondatore dello “Sportello dei Diritti” è giunta l’ora che il legislatore faccia finalmente ordine in materia poiché anche la famosa sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione a Sezioni Unite 26972/2008 più che far chiarezza, ha rinnovato tutta una serie di interrogativi che continuano ad essere risolti caso per caso dalle singole corti di merito e persino dalla stessa Cassazione come evidenziano le decisioni successive.

venerdì 1 aprile 2011

Lavoro: raggiunta a febbraio disoccupazione record dell’ 8,4%. Al Sud 4 donne su 10 sono senza lavoro


L’emergenza occupazionale in cui ormai versa il Belpaese è confermata dalle stime dell’ISTAT sullo stato dell’occupazione a febbraio che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” riporta nude e crude all’attenzione della cittadinanza affinché l’opinione pubblica comprenda che non è più tempo di aspettare poiché anche se il governo latita ed è impegnato in ben altro, urgono interventi urgenti in campo economico che abbiano concreti effetti sulla ripresa del mercato del lavoro specie quello giovanile che appare il più colpito dalla crisi.
Secondo le indagini dell’istituito nazionale di statistica la crescita della componente maschile dell'inattivita' (+90.000 unita') e' piu' ampia nel Mezzogiorno; quella della componente femminile (+46.000 unita') interessa soprattutto il Centro. Tra gli inattivi cresce soprattutto il numero di quanti cercano lavoro non attivamente (+7,7%, pari a 105.000 unita'). I fenomeni di scoraggiamento in senso stretto e l'attesa degli esiti di passate azioni di ricerca di lavoro motivano la crescita del numero degli inattivi. Il tasso di inattivita' si attesta al 37,8%, due decimi di punto in piu' rispetto a un anno prima. Alla sostanziale stabilita' del Nord si contrappone la moderata crescita del Centro e del Mezzogiorno. Al Sud quasi una donna su due nella fascia tra i 15 e i 24 anni, ossia il 42,4% della popolazione femminile, è disoccupata. In tale area, ancora più rilevante il gap tasso di inattivita' che raggiunge nella media 2010 il 34,4% per gli uomini e il 63,7% per le donne.