giovedì 27 febbraio 2014

Intercettate milioni di immagini dalle webcam dalla GCHQ britannica. Intervenga anche il Nostro Governo per tutelare la nostra privacy

Intercettate milioni di immagini dalle webcam dalla GCHQ britannica. Intervenga anche il Nostro Governo per tutelare la nostra privacy Un nuovo scandalo che riguarda la privacy dei cittadini rimbalza dalla Gran Bretagna e potrebbe aver coinvolto, almeno in astratto il diritto alla riservatezza anche di nostri concittadini. Il Government Communications Headquarters (GCHQ letteralmente Quartier generale del governo per le comunicazioni) l'agenzia governativa del Regno Unito che si occupa della sicurezza, nonché dello spionaggio e controspionaggio, nell'ambito delle comunicazioni, attività tecnicamente nota come SIGINT (SIGnal INTelligence), avrebbe intercettato le immagini da webcam a milioni di utenti di Yahoo!, con l'aiuto della sua omologa americana NES, secondo i documenti rivelati dall’esperto informatico Edward Snowden che causò l'indignazione del gigante Internet. In un primo periodo di sei mesi nel 2008, un programma del GCHQ avrebbe posto sotto osservazione le conversazioni video di oltre 1,8 milioni di utenti di account Yahoo!, ha rivelato il quotidiano britannico The Guardian, citando documenti segreti ottenuti da Edward Snowden. Tra queste immagini vi sarebbero "una notevole quantità di comunicazioni sessualmente esplicite", ha aggiunto il quotidiano nella sua edizione internet, affermando che il GCHQ aveva cercato in qualche modo di tenerli fuori dalla portata del suo staff. Il programma chiamato in italiano “nervo ottico” è stato attuato nel 2008 ed era ancora operativo nel 2012, secondo un documento interno del GCHQ. Ha raccolto le immagini "alla rinfusa", cioè indipendentemente dal profilo degli utenti di Internet e salvato un fotogramma ogni cinque minuti. Esso era destinato a sperimentare il programma di riconoscimento facciale automatico per controllare gli obiettivi attuali del GCHQ, ma anche di svilupparne di nuove. L'uso di questi dati attraverso un'applicazione informatica della NSA, secondo The Guardian per Yahoo sarebbe un’"Inaccettabile violazione", ed ha espresso la sua rabbia, credendo che se questa informazione fosse vera, sarebbe una " violazione della privacy dei nostri utenti senza precedenti, il che è completamente inaccettabile". Un portavoce di Yahoo! ha anche detto: "Non eravamo consapevoli e non tolleriamo" questa attività. Anche Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, rileva che questo colpo inflitto alla privacy dei cittadini, ove confermato, è un fatto gravissimo e assolutamente non tollerabile. Attendiamo, quindi, che il neogoverno italiano appena insediatosi non rimanga supino di fronte all’ennesima prova della violazione di diritti fondamentali dei cittadini e che risponda fermamente chiedendo una condanna a livello internazionale, affinché non si ripetano più questioni analoghe.

Cellulari, attenzione pericolo intercettazioni abusive.

Cellulari, attenzione pericolo intercettazioni abusive. L'UFCOM elvetico mette in guardia dal rischio di intercettazioni a cui sono esposti gli utenti della telefonia mobile L'Ufficio federale delle comunicazioni elvetico (UFCOM), ente che si occupa delle questioni relative alle telecomunicazioni, alla radiodiffusione e ai servizi postali, in data odierna ha diramato un comunicato con cui mette in guardia i cittadini svizzeri circa il pericolo di intercettazioni a cui sono esposti gli utenti della telefonia mobile. Raccomandazioni sono pubblicate sul sito www.bakom.admin.ch in una newsletter intitolata "Telefonia mobile: il pericolo di intercettazioni è reale?" Le tecnologie UMTS e LTE sono considerate sicure. Malgrado le falle di quella GSM, l'intercettazione delle telefonate era però difficile da attuare: ora però la situazione è cambiata, avverte Leo Lehmann, della Divisione Servizi di telecomunicazione, autore dell'articolo. Il principale fatto nuovo è che i software di intercettazione e i manuali di decriptaggio sono scaricabili da internet. "L'intercettazione illegale delle telefonate ad opera di terzi non autorizzati non si può pertanto escludere categoricamente". Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, una questione alquanto sottovalutata in Italia, stato nel quale la diffusione di telefonini, smartphone e tablet, ha raggiunto livelli elevatissimi tra tutte le fasce della popolazione. Sembra, infatti, che nonostante i recenti scandali sulle intercettazioni illegali di massa da parte delle autorità di sicurezza statunitense, che in altre nazioni hanno comportato una sollevazione di massa dell’opinione pubblica e reazioni da parte delle istituzioni, il Nostro Paese sia immune dalla considerazione che le nuove tecnologie, se da una parte ci consentono di rimanere collegati col mondo, dall’altra impongono una seria riflessione sui rischi per la nostra privacy costantemente messa alla berlina di qualsiasi malintenzionato dotato di particolari conoscenze informatiche.

mercoledì 26 febbraio 2014

Importante falla nella sicurezza dei dispositivi Apple.

Importante falla nella sicurezza dei dispositivi Apple. Già pronto un aggiornamento del sistema operativo iOS Il colosso dell’informatica Apple ha scoperto un errore del sistema operativo che gli esperti considerano importante e che può interessare tutti i tipi di dispositivi, quali smartphone iPhone, Tablet iPad e i computer Mac. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, rileva che a tal proposito, Apple ha rilasciato venerdì sera un aggiornamento dell'iOS Security 7, l'ultima versione del suo sistema operativo mobile iOS, per porre fine a questa violazione della sicurezza. L’aggiornamento (iOS 7.0.6) è disponibile per il download su iPhone 4 e seguenti, iPad 2 e modelli più recenti, così come l'iPod Touch (quinta generazione). Un portavoce del gruppo aveva comunicato alla stampa il lunedì precedente che la multinazionale era "consapevole" che la colpa fosse anche nel sistema operativo per i computer Mac OS x e aveva annunciato un aggiornamento molto presto. Sulla scheda che accompagna l'aggiornamento mobile, Apple dice che "un hacker, avendo una posizione privilegiata in una rete può catturare o modificare dati" anche per le connessioni che avrebbero dovuto essere protette.

Anatocismo e massimo scoperto. La prescrizione per rivalersi decorre dalla data di chiusura del conto corrente

Anatocismo e massimo scoperto. La prescrizione per rivalersi decorre dalla data di chiusura del conto corrente. La Cassazione ribadisce che essendo un contratto di durata solo dal saldo finale vengono definiti crediti e debiti fra le parti Un’importante sentenza della Corte di Cassazione, la 4518/14, pubblicata ieri 26 febbraio chiarisce che solo dal momento della chiusura del conto corrente scatta il termine di prescrizione per il correntista che vuole rivalersi delle commissioni di massimo scoperto e degli interessi anatocistici, entrambi illegittimi, applicati senza titolo dalla banca. La prima sezione civile della Suprema Corte ricorda, infatti, che il contratto fra le parti è di durata e soltanto alla fine si definiscono con certezza i rispettivi crediti e debiti. Nel caso di specie, è stato accolto il ricorso di un’impresa che aveva stipulato un contratto di conto corrente ordinario acceso «per anticipazioni salvo buon fine». Per i giudici di legittimità dev’essere censurata la sentenza del tribunale, in qualità di giudice dell’appello che sostiene che la prescrizione del diritto di ripetizione in capo al correntista decorrerebbe da ciascun addebito trimestrale sul rilievo che l’indebito si perfeziona con l’annotazione degli interessi anatocistici, atto che farebbe scattare il decorso del termine. Ad onor del vero il contratto di conto corrente dà luogo a un unico rapporto giuridico che si estrinseca in una pluralità di atti esecutivi, mentre le singole operazioni di addebito e accredito costituiscono soltanto esecuzioni frazionate di una sola obbligazione e, dunque, devono essere considerate nel loro complesso: soltanto con il saldo finale si definiscono i crediti e i debiti tra le parti. Ma v’è di più: i versamenti che il correntista esegue durante l’esplicamento del rapporto con l’istituto di credito hanno normalmente la funzione di ripristinare la provvista, che risponde allo schema causale tipico del contratto e non determinano uno spostamento patrimoniale dal solvens all’accipiens: una diversa finalizzazione dei singoli versamenti (o di alcuni di essi) deve essere in concreto provata da parte di chi intende far decorrere la prescrizione dalle singole annotazioni delle poste relative agli interessi passivi anatocistici; nella fattispecie, peraltro, non risulta dedotta né provata una destinazione dei versamenti in deroga all’ordinaria utilizzazione dello strumento contrattuale. Peraltro, non vi è nessun dubbio, sulla ripetizione delle somme relative al massimo scoperto: non sussiste una previsione contrattuale ad hoc né è configurabile alcuna clausola d’uso. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” ancora un’importante decisione a tutela degli utenti e dei consumatori che lascia ben sperare circa le numerose azioni in merito già avviate dall’associazione.

Condanna penale per chi utilizza un nickname fasullo per molestare in chat il vicino di casa

Condanna penale per chi utilizza un nickname fasullo per molestare in chat il vicino di casa. Ricorre il reato di sostituzione di persona di cui all’articolo 494 del codice penale Può essere condannato penalmente ai sensi dell’articolo 494 del codice penale colui che utilizza l’utenza telefonica con uno pseudonimo collegato a un nome di fantasia per molestare un'altra persona. Per la Cassazione penale, infatti, integra il reato di sostituzione di persona la condotta di chi utilizzando un nickname che rimanda al nominativo di una persona inesistente, occulta la sua identità per molestare, tramite messaggi in chat, alcuni destinatari inseriti nella sua “black list”. A stabilirlo la sentenza n. 9391 pubblicata ieri 26 febbraio che Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” porta all’attenzione del pubblico per invitare a fare attenzione ed evitare che un comportamento ricorrente da quando si sono diffuse chat, messaggerie istantanee e social network sia ripetuto per le conseguenze spesso sottovalutate che possono macchiare la propria fedina penale. I giudici della quinta sezione penale della Suprema Corte, hanno infatti, rigettato il ricorso di un’imputata già condannata dalla Corte d’appello di Palermo per il reato di cui all’articolo 494 del codice penale per avere, al fine di commettere reato di molestia e disturbo alle persone, indotto in errore una persona, utilizzando un nickname di fantasia. Il giudice dell’appello aveva evidenziato come lo pseudonimo virtuale fosse intestato a una società di intrattenimento telefonico presso cui aveva lavorato l’imputata nel periodo contestato e rinviava a generalità fittizie. Era stato provato oltre ogni ragionevole dubbio, peraltro, che l’autrice dei messaggi e degli annunci molesti fosse stata la condannata, non avendo alcun rilievo l’assenza di qualsiasi motivo di risentimento nei confronti della famiglia molestata dedotta dalla difesa, come dimostrato dal memoriale in atti a firma della ricorrente «da cui si rileva come fosse legata da rapporti tutt’altro che amichevoli con la famiglia da molestare, vicini di casa destinatari e vittime della condotta criminosa, inseriti al primo posto in un elenco di nemici». I giudici di legittimità ritengono, quindi valide le conclusioni del giudice del merito. Il primo motivo è inammissibile perché deduce questioni di merito circa la valutazione del materiale probatorio operata dalla Corte di merito, «che ha valorizzato, per un verso, le risultanze che hanno condotto a identificare nella ricorrente, che era solita utilizzare le generalità fittizie e il nickname, l’autrice degli annunci molesti e, per altro verso, l’atteggiamento non amichevole nei confronti dei vicini di casa desumibile dal loro inserimento al primo posto nella “black list” nel memoriale a firma dell’imputata. La valutazione della Corte di merito è, dunque, coerente «rispetto ai dati probatori richiamati e sulla base di una linea argomentativa immune da cadute di consequenzialità logica, in quanto espressione di un apprezzamento dei vari indizi analitico e correttamente collocato nel quadro di una loro valutazione globale».

Impiantata in Spagna per la prima volta al mondo una cornea artificiale che contiene due tipi diversi di cellule umane e un biomateriale basato su nanotecnologie.

Impiantata in Spagna per la prima volta al mondo una cornea artificiale che contiene due tipi diversi di cellule umane e un biomateriale basato su nanotecnologie. Gli specialisti dell’ospedale Virgen de las Nieves a Granada e San Cecilio in Spagna, hanno impiantato una cornea artificiale di un paziente con una grave condizione dell'occhio. Questa è anche la prima volta al mondo che è impiantata una cornea artificiale di questo tipo, che contiene due tipi diversi di cellule umane e un biomateriale basato su nanotecnologie. Il progresso medico, presentato lunedì a Granada dal ministro della salute andaluso, María Jesús Sánchez, è stato applicato a un uomo di 51 anni che soffre di una grave fibrosi cornea che consente solo di percepire la luce e per la quale non esiste al momento un'alternativa terapeutica efficace. Jose Luis è stato operato martedì scorso da un team di nove professionisti guidati da Miguel González Andrades e Santiago Medialdea. Egli è uno dei 20 pazienti con opacità corneali o ulcere corneali gravi con evoluzione negativa che compongono questa sperimentazione clinica, il cui obiettivo finale è quello di valutare la sicurezza e l'efficacia di questo modello della cornea umana artificiale. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta di una nuova speranza di progresso nel campo medico che ci auguriamo possa raggiungere i risultati sperati al più presto e restituire la vista alle migliaia di pazienti che si presentano nelle condizioni cliniche difficili dei pazienti su cui è in corso di sperimentazione.

lunedì 24 febbraio 2014

Aquile reali e altri animali intossicati dal piombo delle munizioni dei cacciatori

Aquile reali e altri animali intossicati dal piombo delle munizioni dei cacciatori È noto che il rapace più famoso, l’aquila reale, si nutre anche delle carcasse degli animali uccisi, e può ingerire, quindi, il metallo nocivo. I resti delle munizioni nelle viscere o nella carne degli animali uccisi dai cacciatori provocano intossicazioni croniche al piombo negli uccelli che si nutrono di carcasse, e tra queste il maestoso uccello. La prova è data dai risultati di analisi realizzate dall'Istituto di medicina legale, farmacologia e tossicologia veterinaria dell'Università di Zurigo, su richiesta della Stazione ornitologica svizzera e dell'Ufficio per la caccia e la pesca dei Grigioni. La ricerca che è stata condotta su 41 aquile e 20 altri rapaci a titolo comparativo, si apprende dalla Svizzera, è stata effettuata dopo che negli ultimi dieci anni ad alcune aquile trovate morte o malate è stato diagnosticato saturnismo, una patologia dovuta all'esposizione al piombo,. Secondo i ricercatori, i test hanno fatto emergere un tasso di concentrazione di piombo molto alto, più elevato rispetto a quello dei test svolti all'estero, nelle ossa di quasi tutte e nel sangue di alcune delle aquile prese in esame. Le analisi hanno pure dimostrato che nei gufi reali, che non si nutrono di carogne come le aquile, il tasso di piombo rilevato nelle ossa è dieci volte meno elevato. Il risultato è simile a quello delle marmotte o degli stambecchi. Gli scienziati sono giunti alla conclusione che l'intossicazione delle aquile è dovuta presumibilmente all'assunzione di munizioni da caccia. Non si tratterebbe, peraltro, di un caso isolato nel rapporto tra caccia e animali, in particolare uccelli: questa tesi è, infatti, corroborata da alcuni studi sul condor della California e sull'aquila di mare dalla coda bianca. Il Canton Grigioni e il Servizio di caccia Svizzera si dicono disposti ad adottare delle misure per evitare futuri avvelenamenti. In attesa di una produzione di munizioni senza piombo, i cacciatori saranno tenuti a seppellire gli animali colpiti da questo metallo in modo tale che essi non siano più alla portata di aquile o gipeti, si legge nel comunicato. Certo, sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, l’unico modo per interrompere questa ulteriore barbarie che miete vittime incolpevoli anche tra le specie protette, sarebbe quello di bandire definitivamente la caccia in Europa.

La cannabis può uccidere anche da sola, ma solo in casi rari. Lo dice uno studio tedesco

La cannabis può uccidere anche da sola, ma solo in casi rari. Lo dice uno studio tedesco In rari casi la cannabis può uccidere "colpendo" il cuore, anche senza il contributo di altre sostanze pericolose come droghe e alcolici. È quanto viene evidenziato da una ricerca tedesca effettuato su 15 casi di morte studiati in maniera dettagliata con autopsia, test tossicologici, esami di tutti gli organi, test genetici. La cannabis sarebbe responsabile di due di questi decessi. Condotto da Benno Hartung dell'Università di Düsseldorf, lo studio è stato pubblicato sulla rivista Forensic Science International e riportato online dal magazine britannico New Scientist. L'esperto ha eseguito esami dettagliatissimi sui 15 soggetti deceduti, per scartare qualunque altra causa di morte: in due casi, afferma Hartung, la morte non può essere che attribuita alla cannabis. I due uomini sono deceduti per aritmia cardiaca e avevano elevati livelli ematici della sostanza (THC) che indica consumo di cannabis, segno che avevano fumato marijuana poco prima di morire. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” si tratta comunque di casi isolati e studi simili andrebbero ripetuti su campioni più numerosi di individui per affermare con certezza che la cannabis può essere fatale. Per ora resta più saldo il dato che l'abuso di cannabis per lungo tempo può aumentare il rischio di schizofrenia e depressione e di problemi cardiaci e respiratori.

Internet è morto, viva Outernet!

Internet è morto, viva Outernet! Siamo nel 2014 ed ancora il 40% della popolazione mondiale non dispone di una connessione a Internet. È un dato che dovrebbe far riflettere circa le divergenze esistenti a livello globale, ma secondo il Media Development Investment Fund, una fondazione statunitense, in meno di un anno, questo sarà un lontano ricordo grazie ad "Outernet". Il fondo no-profit, che è stato in parte finanziato dal magnate George Soros, prevede di inviare nello spazio un centinaio di satelliti cubp ("CubeSats"), di 10 cm3, a partire da gennaio dell’anno prossimo, per fornire al mondo un accesso universale a Internet. I fondatori di questa organizzazione con sede a New York, hanno posto a fondamento della loro idea benefica il principio secondo cui "il diritto di sapere è un diritto fondamentale". E come non condividere questa affermazione, sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Il suo direttore, Harlan Mandel, ha descritto Outernet come un "progetto rivoluzionario che ignora la censura e garantisce il rispetto della privacy in grado di fornire accesso universale alle informazioni, compresi coloro che oggi sono al di fuori della portata geografica della rete, o che non hanno i mezzi per permetterselo". Così, per esempio nordcoreani e cinesi, a dispetto della censura che esiste nei loro paesi, potranno collegarsi a Outernet tramite qualsiasi smartphone o computer. Già a partire dal giugno 2014, un piccolo numero di questi piccoli satelliti sarà inviato nello spazio, a titolo di test. Se tutto andrà bene, nel gennaio 2015, il progetto sarà operativo con un centinaio di satelliti cubo in orbita. Poi, durante i primi cinque anni, a meno che i giganti delle telecomunicazioni non decideranno di effettuare un investimento sostanziale, sarà solo una sorta di Internet di base, compresi i siti di notizie, alcuni programmi educativi e messaggi di emergenza, tra cui gli avvisi per le catastrofi naturali. Si potrà andare da un sito all'altro come si cambiano i canali TV. Infatti, oltre al numero ridotto di siti ricercabili con questa versione l’accesso ad Internet sarà limitato perché l'utente non potrà, almeno in un primo momento, scaricare informazioni, e si dovrà accontentare di guardare ciò che sarà online. Outernet dovrebbe essere pienamente operativo entro giugno 2015. Nonostante il carattere ambizioso del progetto, i suoi promotori compreso Syed Karim, direttore tecnico del progetto Outernet, non appaiono per nulla preoccupati per la sua attuazione, perché tutte le tecnologie necessarie sono stati testate più volte nel campo della TV satellitare (compreso il datacasting), almeno per quanto dichiarato alla rivista statunitense di tecnologia Reddit.

Truffe. Lo Sportello dei diritti: attenzione ai finti venditori di Enel.

Truffe. Lo Sportello dei diritti: attenzione ai finti venditori di Enel. In questi giorni stanno arrivando parecchie segnalazioni riguardanti soggetti che si presentano anche in tuta blu dichiarando di essere “venditori” per conto dell’Enel. Gli anziani ì più visitati. Attenzione alla truffa. A mettere in guardia i consumatori è Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. In questi giorni ci stanno arrivando parecchie segnalazioni riguardanti soggetti che si presentano presso le abitazioni della città dichiarando di essere “venditori” per conto dell’Enel e affermano di non voler entrare in casa ma solamente di poter visionare il contatore o una delle ultime bollette della corrente elettrica. Secondo quanto è dato sapere la maggior parte degli interpellati hanno dato loro le bollette richieste e ingenuamente hanno poi firmato dei documenti che si sono rilevati essere dei contratti. Potrebbe trattarsi di truffatori, ma anche di personale di agenzie private che procacciano contratti per conto di Enel attraverso le sue diverse emanazioni (Enel Energia, Enel Sol; Edison, ecc…). Oramai, i raggiri dei venditori porta a porta, sono ormai diventati una truffa dilagante e consegnare delle bollette o dei documenti a degli sconosciuti è pericoloso perché contengono dati sensibili. Pertanto si raccomanda agli utenti, di avvisare le forze dell’ordine e di non far entrare nessuno in casa, senza aver verificato con chi si ha a che fare.

domenica 23 febbraio 2014

Scandalo in Gran Bretagna per il sospetto che milioni di contatori dell’energia elettrica siano difettosi. Ed in Italia i media tacciono quando da anni viene denunciata la scarsa trasparenza dei nuovi misuratori elettronici installati. È ora che intervenga il Governo

Scandalo in Gran Bretagna per il sospetto che milioni di contatori dell’energia elettrica siano difettosi. Ed in Italia i media tacciono quando da anni viene denunciata la scarsa trasparenza dei nuovi misuratori elettronici installati. È ora che intervenga il Governo Una notizia apparsa sul sito del giornale britannico Express, rilancia alla ribalta delle cronache un problema già segnalato in Italia, ma che nel nostro Paese non ha avuto analoga visibilità mediatica: quello dei “nuovi” contatori elettronici della corrente elettrica installati nei nostri immobili. Nel Regno Unito, infatti, qualcuno parla già di scandalo e arriva a quantificare in 3,9 milioni le famiglie britanniche potenzialmente frodate dai misuratori di energia elettrica di nuova generazione. In particolare, sulla base delle indagini di alcuni esperti ingegneri, sarebbero state verificate alcune anomalie riguardanti le misurazioni relative alle diverse fasce orarie. È noto, infatti, che da quando sono stati introdotti i nuovi tipi di contatori con display digitale, in Inghilterra come in Italia è possibile usufruire di diversi tipi di tariffe a seconda, per l’appunto, dell’orario in cui viene erogata la corrente. E nella non corretta individuazione dell’orario sarebbe stato scoperto dagli esperti l’inghippo: l’orologio del contatore continuava ripetutamente e finché non era stato scoperto il difetto, ad indicare che ci si trovava nella fascia di orario più “cara” nonostante ci si trovasse nel periodo della giornata più “favorevole” previsto dalla tariffa duale stabilita contrattualmente. La “scoperta” in questione apre, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ulteriori scenari anche nel Nostro Paese, giacché, come ricordavamo dal 2001 al 2006 e sino ai giorni nostri, Enel, che detiene ancora la proprietà della rete ha continuato ad installare oltre 32 milioni di nuovi contatori elettronici nelle case e negli immobili in genere degli italiani e molti dei nostri connazionali hanno anche scelto la possibilità di usufruire di tariffe diversificate a seconda delle ore del giorno. Sugli stessi apparecchi, peraltro, da anni si ribadisce la scarsa trasparenza con potenziali e a dir poco probabili ricadute sui consumatori italiani, come ha testualmente dichiarato anche il deputato del M5S Davide Crippa, vicepresidente della X Commissione della Camera nell’audizione del 10 ottobre sulla Strategia Energetica Nazionale che con altri deputati dello stesso soggetto politico ha presentato un’interrogazione a riposta immediata al ministero dello Sviluppo Economico: “il governo italiano non ha mai stabilito come debbano avvenire i controlli di routine previsti dalla legge sui contatori dell’energia elettrica; di fatto i cosiddetti contatori “intelligenti” sono apparecchi non omologati scrupolosamente, mai verificati da un ente terzo incaricato dallo Stato, certificati solo su base volontaria dall’ “IMQ” (Istituto Italiano del Marchio di Qualità), e, come di nuovo segnalato da riviste di settore, spesso marchiati con un “CE” identico nella grafica al marchio “China Export” che solleva più di un dubbio sulla loro conformità alla legislazione europea”. La notizia diffusa in Gran Bretagna, quindi, dovrebbe invitare a far riflettere il nuovo governo sulla necessità dell’implementazione urgente di una regolamentazione del settore, favorendo l’immediata verifica da parte di un ente terzo degli apparecchi in questione. Al momento, inoltre, alla luce della “scoperta” effettuata nel Regno Unito, lo “Sportello dei Diritti” sta provvedendo all’incarico di alcuni esperti per verificare se analoghi problemi possano essere riscontrati anche in Italia ed in caso di esito positivo avviare una class action per restituire il maltolto ai cittadini frodati.

Elogio del “Songino” l'insalata ricca di pro-vitamina A, a misura di mamma.

Elogio del “Songino” l'insalata ricca di pro-vitamina A, a misura di mamma. Il songino è ricca di nutrienti importanti come la vitamina A, vitamina B, vitamina C e sali minerali come il potassio, ferro e fosforo che la rendono un vero toccasana. Si tratta inoltre di un alimento dalle proprietà rivitalizzanti, emolliente, lassativo, diuretico e depurativo. Direttamente dalla natura arrivano alcune risposte alla domanda di salute che spesso vengono confortate anche dagli studi della medicina. Esistono, infatti, piante che utilizzate nelle cucine o nelle tradizioni mediche di alcuni paesi anche da migliaia di anni, possono apportare benefici sufficientemente conclamati anche a livello della ricerca scientifica. Questa volta, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti, vuol parlare dei benefici ed usi di una pianta, utilizzata nelle diete, Songino il cui nome scientifico è “Valerianella Olitoria”, una verdura dalle foglie molto delicate e utilizzata molto in cucina. In realtà è una vera miniera di vitamine e sali minerali. Per iniziare pro-vitamina A (100 gr di songino coprono il fabbisogno quotidiano), vitamina B9 e C. Contiene calcio e fosforo. Nutriente, vitaminizzante, utile nella stanchezza del cambio stagionale. Questa verdura, ottima per insalate, è maggiormente conosciuta con il nome di Songino anche se tanti i nomi presenti nelle diverse regioni italiane: gallinella, valerianella, formentino, songino, soncino, dolcetta, ecc. Essa va distinta dalla ben più nota Valeriana Officinalis, sua stretta parente, che è la pianta da cui si estrae l’omonimo olio essenziale. L’apporto calorico di questo alimento è molto esiguo: 100 grammi di songino contengono soltanto 20 calorie circa. Tra le proprietà benefiche riconosciute a questo alimento abbiamo: prevenzione dell’anemia, prevenzione dell’arteriosclerosi. Grazie alla sua azione rinforzante dei vasi capillari e nell’agevolazione della circolazione sanguigna essa è consigliabile a tutte le età. Tra le altre virtù possedute abbiamo il suo effetto stimolante delle attività di fegato, reni ed intestino (azione rinfrescante, azione digestiva). Oltre alle proprietà sopra descritte, è utile sottolineare che il songino possiede anche un’azione lassativa, il che la rende particolarmente indicata per tutti coloro i quali soffrono di disturbi legati alla stitichezza. Esso inoltre è un importante diuretico ed possiede proprietà depurative. Questra pianta può essere utilizzata come ingrediente di insalate, si consiglia in genere il consumo crudo perchè le foglie, essendo troppo delicate rischierebbero di appassire velocemente a contatto con fonti di calore. Inoltre l’infuso di foglie di songino, dolcificato con poco miele di tiglio o fiori d’arancio, favorisce il sonno, in particolare dopo una cena pesante. Si mettono 10 foglie per tazza d’acqua bollente, in infusione per 10 minuti. A misura di mamma può diventare addirittura una sorta di rimedio naturale per alleviare i piccoli ma fastidiosi disturbi che spesso si accompagnano alla gravidanza. E per finire è usata per contrastare la cellulite poiché è un piatto dall’alto potere depurativo per l’effetto epatostimolante.

I cani reagiscono alla voce umana. Uno studio ungherese lo conferma miglior amico dell’uomo

I cani reagiscono alla voce umana. Uno studio ungherese lo conferma miglior amico dell’uomo I cani sono particolarmente sensibili alle emozioni umane, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology, rafforzando l'idea che il cane è il miglior amico dell'uomo. Ricercatori ungheresi hanno trovato, posizionando dei cani in un (MRI) unità Magnetic Resonance Imaging o risonanza magnetica, che il cervello canino reagisce riuscendo ad esprimersi nello stesso modo come il cervello umano. Dei suoni emotivi, come il pianto o il riso, hanno indotto risposte simili. L'autore principale dello studio, Attila Andics di Eötvös Loránd University di Budapest ha dichiarato "Crediamo che i cani e gli esseri umani hanno un meccanismo molto simile che ha a che fare con le informazioni emozionali”. I ricercatori hanno confrontato 11 cani addestrati per partecipare allo studio insieme a 22 persone (volontari) che sono anche passate attraverso lo scanner. I ricercatori hanno trovato una regione simile - una parte del lobo temporale – che viene attivata quando gli animali e le persone sentono le voci umane. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, solo chi ha, o ha avuto la fortuna di condividere la sua vita con questo eccezionale animale può capire quanto sia incredibilmente straordinario l’amore che riesce a trasmettere e questo studio n’è la conferma che il cane è il migliore amico dell’uomo. Il cane è un animale che ama incondizionatamente senza chiedere nulla in cambio, un amico fedele che ti è accanto nei momenti più significativi della vita, un compagno silenzioso ma allo stesso tempo capace di comunicare mille emozioni. Il cane è davvero il migliore amico dell’uomo, è parte della tua famiglia, un supporto sul quale potrai sempre contare e del quale potrai sempre fidarti.

sabato 22 febbraio 2014

Per la prima volta gli Stati Uniti vietano la vendita di un tipo di tabacco.

Per la prima volta gli Stati Uniti vietano la vendita di un tipo di tabacco. Le sigarette vietate conosciute come Bidis, sono sottili, arrotolate a mano in foglie del Tendu. Sigarette arrotolate provocano ancora più dipendenza di quelle confezionate Per la prima volta, la FDA, l’ Agenzia americana per il controllo degli Alimenti e i Medicinali, ha ordinato il ritiro dagli scaffali della nazione di quattro prodotti di tabacco, applicando una legge del 2009. Le sigarette in questione sono note come bidis e sono sottili, arrotolate a mano in una foglia dell’albero di Tendu, pressate con la corda e sono molto popolari in India. "I prodotti interessati (Bidis Sutra rosso, Bidis Sutra al mentolo, Sutra Sutra Bidi Bidi Red Cine al mentolo) sono prodotti dalla società Jash International Inc.. Inoltre la FDA ne ha bloccato l'importazione, la vendita e la distribuzione. Mitch Zeller, direttore del Centro Snuff FDA ha dichiarato " Dopo vari tentativi per ottenere e per facilitare la continuità delle vendite nel mercato americano, l'azienda non ha fornito le informazioni richieste”. Ha poi aggiunto "Questo azione di richiamo è molto importante nella storia del regolamento della vendita del tabacco nel nostro Paese, perché è la prima volta che il governo vieta la vendita di un tipo di tabacco.. Il regolamento del 2009, chiamato Tobacco Control Act (Controllo di Snuff, in spagnolo) , vieta alle multinazionali del tabacco apportare modifiche ai propri prodotti senza l'invio di informazioni rilevanti per l'Agenzia, per dimostrare che il prodotto è conforme ai requisiti per la salute pubblica o loro equivalenti. I quattro prodotti interessati non hanno superato tali requisiti. Prima di oggi, le aziende del tabacco erano libere di apportare modifiche segreti che volevano e potevano senza darne informazioni all’autorità. La legge mira a ridurre la dipendenza tra i giovani e dà piena autorità alla FDA per regolamentare il commercio delle sigarette, compreso il divieto della loro vendita. Il fumo è la principale causa di morte prevenibile in America che causa la morte di quasi mezzo milione di persone ogni anno e che costano al paese più di 289 mila milioni di dollari. Secondo Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, questo provvedimento risponde alle esigenze di salute pubblica. Infatti le sigarette arrotolate creerebbero una dipendenza ancora maggiore di quelle confezionate. Lo sostiene una ricerca della Victoria University di Wellington in Nuova Zelanda che ha analizzato componenti diverse dalla nicotina ma ugualmente coinvolte nel processo biologico che porta alla dipendenza dalle sigarette e le proteine con le quali questi componenti interferiscono. In particolare è stato studiato il fumo e più specificatamente il catrame e gli effetti su due proteine: l’enzima monoamminossidasi (MAO) e il recettore oppioide MOR. L’enzima MAO sarebbe il responsabile dell’interruzione di neurotrasmettitori come la serotonina, la dopamina e l’adrenalina e conseguentemente, del cambiamento d’umore delle persone. L’esposizione ad alti livelli di catrame contenuti maggiormente nelle sigarette arrotolate rispetto a quelle confezionate, uniti alle modalità di preparazione delle sigarette (con o senza filtro, sottili o non sottili) potrebbero portare ad un aumento dei livelli di dipendenza perché influirebbero sugli enzimi MAO. Detto questo, la seconda più grande catena di farmacie americana , il CVS, ha annunciato di voler smettere di vendere le sigarette nei loro locali dal 1 ° marzo.

Appello-articolo dello “Sportello dei Diritti” alla classe politica regionale e locale affinché Lecce diventi Zona Franca Urbana e Zona a Burocrazia Zero.

Appello-articolo dello “Sportello dei Diritti” alla classe politica regionale e locale affinché Lecce diventi Zona Franca Urbana e Zona a Burocrazia Zero. Mentre Calabria, Campania, Sicilia e Sardegna ottengono 460 milioni di finanziamento e vantaggi fiscali per i contribuenti l’inerzia di chi ci rappresenta ci sta facendo perdere l’ultimo treno. Possiamo iniziare a gridare allo scandalo! Sono trascorsi oltre sette anni dalla legge 27 dicembre 2006 n. 296 istitutiva delle Zone Franche Urbane e finalmente le procedure si stanno attivando per la Campania, la Calabria, ora anche per la Sicilia mentre la Puglia, ed in particolare Lecce, sono totalmente ignorate. Proprio in questi giorni le Regioni Calabria, Campania, Sicilia e Sardegna hanno ottenuto 460 milioni di finanziamento per le zone franche urbane, mentre Lecce e la Puglia sono rimaste a terra. Questa è la dimostrazione che una classe politica inconcludente rischia di non fare attuare una delle poche normative fiscali favorevoli ai contribuenti. Lecce sta perdendo la possibilità, sino al 2013, di diventare non solo zona franca urbana ma anche zona a burocrazia zero e di conseguenza, sfruttarne i relativi vantaggi. A sottolinearlo ancora una volta Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” e l’avvocato leccese Maurizio Villani che evidenziano l’assurda situazione venutasi a creare in un momento di grave crisi economica per colpa di una classe politica nostrana disattenta ed incapace di cogliere le opportunità previste sia dal Decreto Crescita del Governo Monti n. 179/2012 e sia dal Decreto Del Fare del Governo Letta n. 69/2013. Ecco perché a seguito dei numerosi appelli lanciati a partire dal dicembre 2011, dallo “Sportello dei Diritti”, rinnoviamo per l’ennesima volta l’invito alle istituzioni regionali e locali affinché Lecce possa finalmente diventare zona franca urbana, e la classe politica ponga impegno e attenzione per il rilancio dell’economia pugliese- leccese. Non si può certo ignorare un provvedimento strategico che darà un contributo decisivo per sostenere lo sviluppo del nostro tessuto industriale, e che offrirà al mondo delle imprese opportunità concrete per investire sul territorio. Ancora una volta, quindi, illustriamo con un articolo scritto dagli avvocati tributaristi Villani e Iolanda Pansardi il perché dell’importanza dell’attuazione di questa normativa e cosa rischiano di perdere i contribuenti leccesi a causa della colpevole inerzia della classe politica regionale e locale che ci fa iniziare a propendere ad usare la parola “scandalo” per definire tale incredibile situazione di stasi. ZONA FRANCA URBANA PER LECCE 1)INTRODUZIONE 2)VANTAGGI FISCALI 3) CONCLUSIONI INTRODUZIONE 1) IN ATTESA DELLE ZONE FRANCHE URBANE (ZFU) In un primo momento, il legislatore, per favorire lo sviluppo economico di determinate zone, aveva previsto l’interessante meccanismo di esenzione da Ires, Irap ed ICI nonché l‘esonero dai contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente. Si trattava delle c.d. Zone Franche Urbane (ZFU), introdotte con la Finanziaria 2007 (Legge n. 296 del 2006) che, ispirandosi al modello attuato in Francia, intendevano favorire lo sviluppo economico e sociale, anche tramite interventi di recupero urbano, di aree e quartieri degradati nelle città del Mezzogiorno. In Puglia, per esempio, era stata individuata Taranto, insieme a Lecce ed Andria. Successivamente, con l’art. 43 del D.L. n. 78/2010, le suddette ZFU sono state integralmente sostituite dalle c.d. Zone a Burocrazia Zero (ZBZ), estese a tutta l’Italia con l’ultima legge di stabilità (Legge n. 183/2011), in via sperimentale fino al 31 dicembre 2013. In definitiva, la normativa applicabile è la seguente: - art. 43 D.L. n. 78 del 31 maggio 2010, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 122 del 30 luglio 2010; - art. 14 L. n. 183 del 12 novembre 2011 (in G.U. n. 265 del 14 novembre 2011). Di conseguenza, per le nuove iniziative produttive costituite dopo il 1° gennaio 2012, i vantaggi sono i seguenti: - i provvedimenti conclusivi dei procedimenti amministrativi di qualsiasi natura ed oggetto avviati su istanza di parte, fatta eccezione per quelli di natura tributaria, di pubblica sicurezza e di incolumità pubblica, sono adottati in via esclusiva dall’ufficio locale del Governo che vi provvede, ove occorrente, previe apposite conferenze di servizi; - i provvedimenti conclusivi di tali procedimenti si intendono senz’altro positivamente adottati entro 30 giorni dall’avvio del procedimento, se un provvedimento espresso non è adottato entro tale termine; - per i procedimenti amministrativi avviati d’ufficio, fatta eccezione per quelli di natura tributaria, di pubblica sicurezza e di incolumità pubblica, le amministrazioni che li promuovono o li istruiscono trasmettono all’ufficio locale del Governo i dati ed i documenti occorrenti per l’adozione dei relativi provvedimenti conclusivi; - sul fronte fiscale, ove la zona a burocrazia zero (ZBZ) coincida con una delle zone franche urbane (ZFU), ai sensi della delibera CIPE dell’08 maggio 2009 n. 14, le risorse finanziarie per queste ultime sono utilizzate dal Sindaco per la concessione di contributi diretti alle nuove iniziative produttive avviate nelle zone a burocrazia zero. Inoltre, è da precisare che anche i distretti turistici costituiscono “Zone a burocrazia zero”, con le relative agevolazioni, ai sensi dell’art. 3, comma 6, lett. b), del D.L. n. 70 del 13 maggio 2011, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 106 del 12 luglio 2011 (in G.U. n. 160 del 12 luglio 2011). E’ importante, quindi, che, per beneficiare dei vantaggi amministrativi e fiscali di cui sopra, si istituisca quanto prima l’ufficio locale del Governo, su richiesta della Regione, d’intesa con gli enti interessati e su proposta del Ministro dell’Interno, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Il suddetto ufficio (art. 14, terzo comma, Legge n. 183/2011): - è presieduto dal Prefetto; - è composto da un rappresentante della Regione, da uno della Provincia e da uno del Comune interessato. E’ determinante il ruolo attivo della Regione per l’attivazione delle Zone a burocrazia zero (ZBZ), soprattutto dopo l’intervento della Corte Costituzionale che, con la sentenza n. 232 del 22/07/2011, aveva dichiarato parzialmente incostituzionale l’art. 43 D.L. n. 78 cit. nella parte in cui era destinato ad applicarsi anche ai procedimenti amministrativi che si svolgevano entro l’ambito delle materie di competenza regionale concorrente e residuale. In definitiva, con la nuova normativa sulle ZBZ, può ritenersi applicabile l’art. 120, comma 2, della Costituzione che prevede la sostituzione del Governo ad organi della Regione per la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica ed in particolare per la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali. Va sottolineato che la partecipazione all’ufficio locale del Governo è a titolo gratuito e non comporta rimborsi spese (il che non è poco, in vista di sensibili riduzioni della spesa pubblica). In questo particolare momento di grave crisi economica, l’auspicata crescita produttiva potrà realizzarsi anche tramite i suddetti provvedimenti, logicamente se il mondo politico locale saprà attivarsi con tempismo e decisione (come si sta facendo a Lecce). 2) LECCE DEVE DIVENTARE ZONA FRANCA URBANA O ZONA A BUROCRAZIA ZERO PURCHE’ SI SBRIGHI Lecce sta perdendo la possibilità, sino al 2013, di diventare non solo zona franca urbana ma anche zona a burocrazia zero e di conseguenza, sfruttarne i relativi vantaggi. E’ questo l’assurdo in un momento di grave crisi economica per colpa di una classe politica nostrana disattenta ed incapace di cogliere le opportunità previste sia dal Decreto Crescita del Governo Monti n. 179/2012 e sia dal Decreto Del Fare del Governo Letta n. 69/2013. Cerchiamo di capirne il perché mettendo a fuoco quelle che sono le caratteristiche predominanti delle due agevolazioni e soprattutto l’evoluzione storica legislativa. Innanzitutto le Zone Franche Urbane sono aree infra-comunali di dimensione minima prestabilita dove si concentrano programmi di defiscalizzazione per la creazione di piccole e micro-imprese. Obiettivo prioritario delle ZFU è favorire lo sviluppo economico e sociale di quartieri e aree urbane caratterizzate da disagio sociale, economico e occupazionale, e con potenzialità di sviluppo inespresse. Le zone a burocrazia zero, invece, dovrebbero puntare a uno snellimento burocratico nello start up di un’impresa. Con l’art. 37 del D.l. n. 179/2012 del 18 Ottobre 2012 l’esecutivo Monti, per dare un aiuto all’economia di alcune zone d’Italia, ha inteso riprogrammare le agevolazioni fiscali e contributive previste dalla legge 296 del 2006 (legge finanziaria 2007) - prevedendo a favore delle piccole e micro imprese localizzate nelle Regioni Convergenza (tutte meridionali) l'esenzione dal pagamento delle imposte sui redditi, dell’Irap, dell’IMU e dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente. Tra le “zone franche” anche Lecce. Il 19 marzo 2013, il Ministro dello Sviluppo Economico ha approvato il Decreto attuativo delle Zone Franche Urbane, pari complessivamente a 44, individuate tutte nelle Regioni meridionali: Campania, Puglia (Andria, Lecce, Taranto, Barletta, Foggia, Lucera, Manduria, Manfredonia, Molfetta, San Severo, Santeramo in Colle), Calabria, Sicilia più (in via sperimentale) i Comuni della Provincia Sarda di Carbonia-Iglesias. I finanziamenti provengono dalla riprogrammazione dei fondi europei del periodo 2007-2013, dalle risorse regionali e dalla terza fase della riprogrammazione del Piano di azione e coesione che ha già liberato a fine 2012 ben 377 milioni di euro”. Per rendere attuativo il decreto è necessario individuare al più presto le risorse necessarie a finanziare i bandi. La dotazione complessiva è di 377 milioni e per questo, è stato presentato un ordine del giorno bipartisan che sarà discusso nella prossima seduta del consiglio regionale e che impegna il presidente del Consiglio e la Giunta ad avviare tutte le iniziative presso il Consiglio dei Ministri ed il Parlamento per ottenere i fondi necessari a rendere operative le Zone franche pugliesi. Nel frattempo, però, Il Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle finanze, con Decreto firmato lo scorso 10 aprile 2013 e in via di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ha definito le condizioni, i limiti, le modalità e i termini di decorrenza delle agevolazioni fiscali e contributive per le imprese delle Zone Franche Urbane (ZFU) del Mezzogiorno. Nello specifico, si tratta di 33 Zone delle regioni Calabria, Campania e Sicilia, e in via sperimentale, del territorio dei comuni della provincia di Carbonia-Iglesias nell’ambito dei programmi di sviluppo e degli interventi compresi nell’accordo di programma “Piano Sulcis”. (Puglia non compresa). Nel provvedimento, emanato in attuazione dell’articolo 37 del D.L. 18 ottobre 2012, n. 179 (Decreto Sviluppo-bis), sono riportate le disposizioni attuative cui seguiranno i bandi per la presentazione delle domande. Le risorse disponibili, come si legge nel comunicato dello scorso 5 luglio del Ministero dello Sviluppo Economico, ammontano a complessive 303 milioni di euro, integrabili con fondi messi a disposizione dalle Regioni interessate. Per i comuni della provincia di Carbonia-Iglesias la dotazione finanziaria sarà individuata con un successivo decreto interministeriale, a valere sulle somme destinate all’attuazione del “Piano Sulcis”. E’ bene ricordare che le Zone Franche Urbane (ZFU), introdotte con la Finanziaria 2007 (Legge n. 296 del 2006), ispirandosi al modello attuato in Francia, intendevano favorire lo sviluppo economico e sociale, anche tramite interventi di recupero urbano, di aree e quartieri degradati nelle città del Mezzogiorno. Furono individuate 22 città, di cui in Puglia, Lecce, insieme a Taranto ed Andria. Ma operativamente le Z.F.U. non sono mai “decollate”, forse per esigenze di gettito, nonostante l’allora Ministro dello Sviluppo Economico, in data 28 ottobre 2009, arrivò ad avviare anche la stipula dei "contratti di zona franca urbana" con i sindaci dei Comuni interessati (impegni reciproci assunti dal Ministero e dai singoli Comuni per accompagnare e rafforzare l'azione di sviluppo nelle ZFU). Successivamente, con l’art. 43 del D.L. n. 78/2010, le suddette ZFU sono state integralmente sostituite dalle c.d. Zone a Burocrazia Zero (ZBZ), estese a tutta l’Italia con l’ultima legge di stabilità (Legge n. 183/2011), in via sperimentale fino al 31 dicembre 2013. Diciamo subito che, dal punto di vista fiscale, le misure recate dalla legge di stabilità per il 2012 (art. 14) non incidono su agevolazioni che sostanzialmente erano già state riconvertite con l'art. 43, lett. b), del D.L. n. 78/2010, provvedimento che aveva sostituito l'interessante meccanismo di esenzione da IRES, IRAP, ICI, e di esonero dai contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente, con un sistema basato sulla concessione di contributi diretti da parte del Sindaco. Di conseguenza, per le nuove iniziative produttive costituite dopo il 1° gennaio 2012, i vantaggi erano i seguenti: - i provvedimenti conclusivi dei procedimenti amministrativi di qualsiasi natura ed oggetto avviati su istanza di parte, fatta eccezione per quelli di natura tributaria, di pubblica sicurezza e di incolumità pubblica, sono adottati in via esclusiva dall’ufficio locale del Governo che vi provvede, ove occorrente, previe apposite conferenze di servizi; - i provvedimenti conclusivi di tali procedimenti si intendono senz’altro positivamente adottati entro 30 giorni dall’avvio del procedimento, se un provvedimento espresso non è adottato entro tale termine; - per i procedimenti amministrativi avviati d’ufficio, fatta eccezione per quelli di natura tributaria, di pubblica sicurezza e di incolumità pubblica, le amministrazioni che li promuovono o li istruiscono trasmettono all’ufficio locale del Governo i dati ed i documenti occorrenti per l’adozione dei relativi provvedimenti conclusivi; - sul fronte fiscale, ove la zona a burocrazia zero (ZBZ) nelle regioni meridionali coincida con una delle zone franche urbane (ZFU), come Lecce (delibera CIPE dell’08 maggio 2009 n. 14), le risorse finanziarie per queste ultime sono utilizzate dal Sindaco per la concessione di contributi diretti alle nuove iniziative produttive avviate nelle zone a burocrazia zero. Ecco che l’iter procedimentale appena delineato si blocca e grazie al decreto Monti si torna a parlare di zone franche urbane di cui all’art. 37 e di zone a burocrazia zero di cui all’art. 37 bis, laddove l’art. 43 del D.L. n. 78/2010 è espressamente abrogato e le zone a burocrazia zero non prevedono più l'accentramento di tutte le competenze in capo al commissario di Governo, limitandosi a una semplificazione più blanda. Tra gli incentivi di cui all’art. 37 del D.l. n. 179/2012 il provvedimento Economia-Sviluppo, definisce condizioni, limiti, modalità e termini di decorrenza delle agevolazioni che saranno concesse secondo il regime "de minimis" (tetto di 200mila euro in tre anni). È prevista l'esenzione dalle imposte sui redditi fino a 100mila euro per periodo di imposta, limite maggiorabile di 5mila euro per ogni nuovo dipendente assunto a tempo indeterminato. Lo sgravio è discendente, dal 100 al 20%, nell'arco di quattordici periodi di imposta. Esenzione anche dall'Irap, in questo caso quinquennale, con esclusione di plusvalenze e minusvalenze dal calcolo del valore della produzione netta. Per i soli immobili collocati nella Zfu e utilizzati per l'esercizio dell'attività economica, scatta inoltre l'esenzione dall'Imu per quattro anni. Infine, per i soli contratti a tempo indeterminato oppure che non abbiano una durata inferiore a 12 mesi (e a condizione che almeno il 30% degli occupati risieda nell’area della Zfu), è riconosciuto l’esonero al versamento dei contributi, anche in questo caso a scalare, dal 100 al 20%, fino a quattordici anni. Tra i requisiti di cui all’art. 37 del decreto Crescita, le agevolazioni sono aperte a micro e piccole imprese, già costituite alla data di presentazione dell'istanza, che svolgono la loro attività all'interno della Zfu e che non sono in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali. Tra le condizioni per l'accesso agli incentivi, le aziende «che svolgono attività non sedentaria» dovranno dimostrare di avere almeno un lavoratore dipendente a tempo pieno o parziale che svolga nella sede collocata nella Zfu la totalità delle ore e di realizzarvi non meno del 25% del volume d'affari complessivo. Per fruire delle agevolazioni, le aziende in possesso dei requisiti dovranno presentare domanda nei termini che saranno indicati nel bando del ministero dello Sviluppo economico. Nella domanda, dovranno essere indicati l'importo delle agevolazioni richiesto e le eventuali. Con l’art. 37 bis del D.l. n. 179/2012, di poi, al comma 3 viene evidenziato che: << Per le aree ubicate nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, ove la zona a burocrazia zero coincida con una delle zone franche urbane di cui all'articolo 37, le risorse previste per tali zone franche urbane, ai sensi dell'articolo 1, comma 340, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, sono utilizzate dal sindaco territorialmente competente per la concessione di contributi diretti alle nuove iniziative produttive avviate nelle zone a burocrazia zero>>. Nell'ambito delle attività di sperimentazione - di cui all'articolo 12, comma 1, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 aprile 2012, n. 35- le zone a burocrazia zero sono una specie di zone franche del territorio nazionale le quali sono state espressamente sottratte (addirittura) a ogni «vincolo paesaggistico-territoriale o del patrimonio storico-artistico» (così l'articolo 37-bis, comma 1, del decreto legge n. 179 del 2012, convertito dalla legge n. 221 del 2012) e dove il rilascio delle autorizzazioni sono sostituite da una comunicazione che l'interessato deposita presso lo sportello unico delle attività produttive. Di recente, la disposizione sulle “Zone a burocrazia zero” è rafforzata dal “Decreto Del Fare” del Governo Letta (Dl 69/2013, articolo 37) laddove ai fini di facilitare la vita burocratica delle imprese propone un rilancio delle forme di semplificazione già adottate di cui all’art. 37 bis accennato sopra. Si tratta, in particolare, degli accordi sperimentali tra amministrazioni e associazioni di categoria, lanciati dal Governo Monti con l'articolo 12 del decreto legge n. 5 del 2012, convertito in legge n. 35 del 2012 (e poi ulteriormente disciplinate con successiva decretazione d'urgenza), ossia di convenzioni che possono essere stipulate tra le amministrazioni competenti e le varie associazioni di categoria «per attivare percorsi sperimentali di semplificazione amministrativa per gli impianti produttivi e le iniziative e attività delle imprese sul territorio, in ambiti delimitati e a partecipazione volontaria, anche mediante deroghe alle procedure e ai termini per l'esercizio delle competenze facenti esclusivamente capo ai soggetti partecipanti, dandone preventiva e adeguata informazione pubblica» (così la definizione offerta dall'art. 12, comma 1, del decreto legge n. 5 del 2012). L’obiettivo rimane quello di semplificazione basato, sostanzialmente, su accordi che derogano alle vigenti norme di legge, al fine di snellire le procedure e abbreviare i termini dei procedimenti amministrativi; ciò, alla condizione che venga data adeguata pubblicità preventiva (informazione pubblica) a tali iniziative. Le novità adesso inserite dal decreto legge "del fare" consistono nell'estensione a tutto il territorio nazionale di queste sperimentazioni, anche al fine di creare un sistema integrato di dati telematici tra le varie amministrazioni coinvolte e di permetterne un monitoraggio complessivo che è affidato al ministero dello sviluppo economico. Uniche limitazioni alle attività economiche così liberalizzate, la tutela dei «principi fondamentali della Costituzione, la sicurezza, la libertà e la dignità dell'uomo e l'utilità sociale, il rispetto della salute, dell'ambiente, del paesaggio e del patrimonio artistico e culturale» (così adesso dispone il comma 5 dell'art. 37 qui in esame). 3) ULTERIORE APPELLO ALLA CLASSE POLITICA PUGLIESE E LECCESE Sono partite le agevolazioni fiscali e contributive in favore delle micro e piccole imprese localizzate soltanto nelle Zone Franche Urbane (ZFU) della Campania e della Calabria. Le risorse economiche disponibili per la concessione delle agevolazioni sono pari complessivamente a 98 milioni di euro per la Campania ed a 54,88 milioni di euro per la Calabria. Le istanze, firmate digitalmente, devono essere presentate, complete di eventuali allegati, in via esclusivamente telematica, a decorrere dalle ore 12 del 07 febbraio 2014 e sino alle ore 12 del 28 aprile 2014. Sono quattro le leve utilizzate secondo il regime “de minimis”: - esenzione dalle imposte sui redditi fino a 100.000 euro (100% per i primi cinque anni, poi a decrescere); - esenzione dall’IRAP (nel limite di 300.000 euro) e per quattro anni dall’IMU per i soli immobili siti nelle Zone Franche Urbane, utilizzati per l’attività economica, - esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente (anche in questo caso con percentuali decrescenti). Ora si apre la corsa delle imprese campane e calabresi in attesa che scattino i termini anche per la Puglia e la Sicilia. Sono trascorsi oltre sette anni dalla legge 27 dicembre 2006 n. 296 istitutiva delle Zone Franche Urbane e finalmente le procedure si stanno attivando, però, solo per la Campania e la Calabria, mentre la Puglia, ed in particolare Lecce, sono totalmente ignorate. 4)PUBBLICATO IL DECRETO PER LE ZONE FRANCHE URBANE DELLA SICILIA: E LECCE COSA STA ASPETTANDO? Pubblicato il decreto direttoriale del 23 gennaio 2014 con cui è stato adottato il bando per l’attuazione dell’intervento in favore delle micro e piccole imprese localizzate nelle Zone Franche Urbane (ZFU) della Regione Sicilia di cui al Decreto interministeriale del 10 aprile 2013. L’intervento, per il quale sono disponibili circa 182 milioni di euro, prevede la concessione di agevolazioni sotto forma di esenzioni fiscali e contributive in favore di imprese di micro e piccola dimensione localizzate nelle Zone Franche Urbane. Le domande di accesso alle agevolazioni potranno essere presentate dalle ore 12:00 del 5 marzo 2014 e fino alle ore 12:00 del 23 maggio 2014, esclusivamente tramite una procedura telematica accessibile nella sezione “ZFU Convergenza e Carbonia Iglesias” sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico. E’ bene ricordare che, di recente, sono partite anche le agevolazioni fiscali e contributive in favore delle micro e piccole imprese localizzate nelle Zone Franche Urbane della Campania e della Calabria con risorse economiche disponibili per la concessione delle agevolazioni pari complessivamente a 98 milioni di euro per la Campania, ed a 54,88 milioni di euro per la Calabria. E Lecce cosa sta aspettando? Sono trascorsi oltre sette anni dalla legge 27 dicembre 2006 n. 296 istitutiva delle Zone Franche Urbane e finalmente le procedure si stanno attivando per la Campania, la Calabria, ora anche per la Sicilia mentre la Puglia, ed in particolare Lecce, sono totalmente ignorate. 2)VANTAGGI FISCALI Irpef e Ires L'esenzione è riconosciuta fino a 100 mila euro per ciascun periodo d'im¬posta, maggiorato di 5 mila euro, ragguagliato ad anno, per ogni nuovo dipendente as¬sunto a tempo indeterminato (pieno o parziale), che lavora ed è residente nel territorio della Zfu ovvero nel territorio dei comuni della provincia di Carbonia-Iglesias. L'incre¬mento di personale deve esse¬re rapportato al numero di di¬pendenti, con lo stesso tipo di contratto, occupati nell'azien¬da (e presso sue collegate) alla chiusura del periodo d'impo¬sta precedente. L’agevolazio¬ne si applica per 14 periodi d'imposta a partire da quello di accoglimento dell'istanza ed è decrescente: 100% per i primi cinque periodi d'imposta; 60% per i periodi d'imposta successivi fino al decimo; 40% peri periodi d'imposta undicesimo e dodicesimo; 20% per i periodi d'imposta tredicesimo e quattordicesimo. Partecipano alla formazione del reddito agevolabile solo i componenti positivi e negativi derivanti dallo svolgimento dell'attività produttiva, mentre ne sono esclusi i componenti di natura straordinaria. Occorrerà tenere contabilità separate nel caso in cui le imprese svolgano la loro attività anche al di fuori delle Zfu. Per quanto riguarda il diritto alle detrazioni previste dagli artt. 2 (comma 1), 13, 15 e 16 del Tuir, nel reddito complessivo va incluso anche quello agevolato. Stesso principio per le prestazioni previdenziali e assistenziali. La somma concorre, inoltre, a determinare la base imponibile le delle addizionali regionale e comunale all'Irpef. Irap Per ciascuno dei primi cinque periodi di imposta, decorrenti dall'accoglimento dell'istanza, è esentato il valore della produzione netta nel limite di 300 mila euro. Non rilevano minusvalenze e plusvalenze realizzate, mentre concorrono alla determinazione della produzione netta detrazioni o imposte riferite a periodi passati, ma rimandati secondo norma. Se l'azienda opera anche in altri territori, per definire la produzione netta attribuibile alla Zfu, le regole sono quelle stabilite dall'articolo 1, comma 2, del decreto istitutivo dell'Irap. Imu L'esenzione dura 4 anni e riguarda gli immobili situati nelle zone interessate, posseduti e utilizzati per l'esercizio dell'attività d'impresa. Contributi lnps Per i contributi Inps sulle retribuzioni da lavoro dipendente, l'esonero riguarda i soli contratti a tempo indeterminato o determinato con durata non inferiore ai 12 mesi e si applica a condizione che almeno il 30% degli occupati risieda nel territorio della Zfu ovvero nel territorio dei comuni della provincia di Carbonia-Iglesias. L'esonero è pari al 100% per i primi cinque anni di attività, al 60% dal sesto al decimo, al 40% per gli anni 11° e 12°, al 20% per 13° e 14°. 3)CONCLUSIONI Alla luce di quanto detto a proposito del decreto attuativo delle ZFU del 19 marzo 2013 che prevede anche Lecce ma il cui progetto è ancora in fase di completamento e definizione, ed a proposito del decreto del 10 aprile 2013 già andato a buon fine che ha definito le condizioni, i limiti, le modalità e i termini di decorrenza per accedere ai contributi per l’attuazione delle 33 zone franche urbane, tra cui Lecce non compare, è il caso che la classe politica leccese si attivi nel più breve tempo possibile per beneficiare delle opportunità sia dell’interessante meccanismo di esenzione da imposte sui redditi, Irap, imposta sugli immobili nonché l‘esonero dai contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente previsto dall’art. 37 del Governo Monti come zfu, ma allo stesso tempo delle semplificazioni di carattere amministrativo per le imprese ribadite dal Decreto legge "Del Fare" del 21 giugno 2013 (peraltro già consentite dal Decreto Monti) come zbz e, pertanto, si sbrighi ad utilizzare le limitate risorse ancora disponibili. Peraltro, ora che addirittura i i bandi del Mise sono stati approvati con cui ammontano a 460 milioni di euro le agevolazioni fiscali e contributive da consumarsi nelle Zone franche urbane, riservate alle micro e piccole imprese localizzate nelle aree e quartieri degradati dei comuni del Sud Italia e, nello specifico per le imprese che hanno la sede nei territori delle Zfu delle regioni Calabria, Campania e Sicilia e nei comuni della provincia di Carbonia-Iglesias, Lecce non ha più scusanti e sarebbe un peccato, del resto, perdere questa occasione. Ci si augura che a seguito dei numerosi appelli lanciati a partire dal dicembre 2011, Lecce possa finalmente diventare zona franca urbana, e la classe politica ponga impegno e attenzione per il rilancio dell’economia pugliese- leccese. Non si può certo ignorare un provvedimento strategico che darà un contributo decisivo per sostenere lo sviluppo del nostro tessuto industriale, e che offrirà al mondo delle imprese opportunità concrete per investire sul territorio. Avv. Maurizio Villani Avv. Iolanda Pansardi

Viaggi e sicurezza. Casi autoctoni di chikungunya nella regione dei Caraibi e Sud America

Viaggi e sicurezza. Casi autoctoni di chikungunya nella regione dei Caraibi e Sud America Lo “Sportello dei Diritti”, è stata la prima associazione a segnalare l'epidemia di chikungunya nella regione dei Caraibi nella zona francese dell'isola di Saint Martin a partire dal 6 dicembre 2013. Ora arriva la conferma che l’epidemia continua a diffondersi in tutti i Caraibi e nell’America del Sud, amplificando la necessità di avvisare i numerosi turisti e viaggiatori che scelgono quelle amene località per le proprie vacanze o viaggi. È la prima volta che casi autoctoni di trasmissione del virus sono stati documentati nelle Americhe. La chikungunya è una malattia febbrile acuta virale, epidemica, trasmessa dalla puntura di zanzare infette. Una valutazione del rischio ECDC, l’Ente Europeo che si occupa della prevenzione e del controllo delle malattie, pubblicata il 12 dicembre 2013, ha concluso che il rischio della diffusione della malattia ad altre isole nella regione caraibica era alto. Da allora, le trasmissioni autoctone di chikungunya sono state segnalate in diverse isole dei Caraibi e, recentemente, per la prima volta in Sud America (Guyana francese). A partire dal 21 febbraio 2014, più di 5.900 casi sospetti sono stati segnalati nei seguenti paesi: Caraibi: • Saint Martin (FR): 1 780 casi sospetti; • Sint Maarten (NL): 65 casi confermati; • Saint Barthélemy: 350 casi sospetti; • Martinica: 030 3 casi sospetti; • Guadalupa: 1 380 casi sospetti; • Isole Vergini britanniche, isole di Jost Van Dyke: 5 casi confermati; • Dominica: 45 casi confermati tra cui un caso importato; • Anguilla: 5 confermati casi compreso un caso importato; • Isola Aruba: uno confermato importato; • Saint Kitts & Nevis: uno caso confermato Sud America: • Guyana francese: 7 confermati/probabile casi tra cui 2 casi autoctoni e 5 casi importati. Questa panoramica indica che l'epidemia di chikungunya nei Caraibi è ancora in corso e sta raggiungendo anche il Sud America. La trasmissione di chikungunya è stata rilevata durante un'epidemia di dengue concomitante nei Caraibi. Entrambi gli arbovirus sono trasmessi dalla stessa specie di zanzara Aedes aegypti nota anche con il famigerato soprannome di “zanzara tigre”. L’ingenuità delle popolazione locali, la presenza di un efficace vettore nelle regioni interessate e la circolazione delle persone in e tra isole e territori sono fattori che rendono probabile che il focolaio continuerà a diffondersi geograficamente e ad aumentarne in numero. Le conclusioni e raccomandazioni della valutazione rapida del rischio pubblicato il 12 dicembre 2013 rimangono ancora valide. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, evidenzia che gli operatori sanitari ed in particolari i medici e le strutture sanitarie che si occupano di medicina di viaggio dovrebbero rimanere vigili per quanto riguarda i casi di dengue e chikungunya importati dai Caraibi e Guyana francese. Per tutti i turisti e viaggiatori la profilassi migliore rimane quella di evitare la puntura delle zanzare. Si consiglia, quindi, di vestirsi evitando i colori scuri, in particolare il blu "Napoleone", coprendosi il più possibile, e di usare spray e sostanze repellenti per gli insetti sulla pelle esposta.

Commercio illegale di farmaci. La foto del presidente Barack Obama su un barattolo di pillole di viagra illegale venduto in Pakistan e su internet

Commercio illegale di farmaci. La foto del presidente Barack Obama su un barattolo di pillole di viagra illegale venduto in Pakistan e su internet Viagra rivenduto sul mercato nero con il volto del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama veicolato attraverso internet e in Pakistan. La virilità è un aspetto fondamentale per essere il capo. Così, quando si tratta di vendere come pillola del sesso un falso Viagra, quale marca potrebbe far colpo sul consumatore se non il più grande di tutti i capi quale “ Il presidente Barack Obama ?”. E non è tutto. La copertina sfavillante di questo rip-off con base in Asia per lo più Pakistan mette in risalto il presidente degli Stati Uniti con un abito tipo smoking in stile James Bond con pistola e silenziatore in mano. Ma questo è un semplice errore o una presa in giro? I barattoli delle pillole blu per la disfunzione erettile sono state contrabbandate nella regione dei pashtun del Pakistan confinante con l’Afghanistan, come è noto la patria di alcuni tra i gruppi più estremisti islamici e simpatizzanti dei talebani. L'efficacia del farmaco è sospetta: in quanto sono state utilizzando sostanze completamente sconosciute. Il farmaco ufficiale per curare la disfunzione erettile è addirittura vietato in Pakistan. Le compresse di contrabbando sono vendute per circa 1 dollaro USA per una scatola di quattro. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, segnala che a quanto è dato sapere le pillole in questione sono prodotte ''senza licenza, senza sperimentazione e con eccipienti potenzialmente pericolosi'', tanto che possono mettere a rischio non solo la salute ma anche la vita dei loro consumatori. I rischi diretti e indiretti contro i quali i ricercatori mettono in guardia valgono sicuramente qualche riflessione. Tra i primi vi sono quelli legati alla composizione: ingredienti attivi sconosciuti ed eventuali impurità possono comportare problemi anche gravi. Inoltre, essendo carente di una composizione dettagliata, aumenta il rischio di possibili interazioni con altri farmaci. Anche sulla posologia non c'è certezza e il rischio di assumere quantità eccessive del farmaco sarebbe reale, con conseguenze non sempre prevedibili.

venerdì 21 febbraio 2014

Alluminio nel latte dei bambini. I neonati ingeriscono circa 900 microgrammi di alluminio nel loro latte nel 1° anno d’età.

Alluminio nel latte dei bambini. I neonati ingeriscono circa 900 microgrammi di alluminio nel loro latte nel 1° anno d’età. La polemica nata nel Regno Unito, quando ricercatori britannici hanno scoperto alluminio, potenzialmente neurotossico negli alimenti per lattanti. Le associazioni dei consumatori francesi hanno quindi effettuato campionamenti sul latte commercializzato in Francia. E i risultati non sono buoni: oltre la metà dei campioni di alimenti per lattanti conterrebbero il metallo. Secondo le associazioni transalpine i tipi di latte per la crescita entro il primo anno d’età avrebbero una media di 153 microgrammi (mcg) di alluminio per litro. Con quattro bottiglie di 210 ml al giorno, i bambini ingerirebbero, quindi, 897 microgrammi di alluminio a settimana. La stessa quantità massima è di 198 microgrammi per litro di latte secondo l'età. La conclusione è che i genitori possono stare certi che nel peggiore dei casi, un bambino beve il 32% della dose settimanale tollerabile di alluminio. I consumatori francesi hanno notato che le dosi osservate rimangono basse secondo le linee guida europee, ma questo limite di dose è stata fissata per l'intera popolazione. Tuttavia, molti esperti temono che tali valori applicati anche ai bambini piccoli, siano molto dannosi perché i bambini sono più sensibili degli adulti. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta comunque di dati inquietanti che dovrebbero essere presi in considerazione anche nel nostro Paese ed in Europa da parte delle autorità sanitarie nazionali ed europee e che ci spingono ancora una volta a perorare la causa del consumo del latte materno come fonte migliore per evitare conseguenze pregiudizievoli per i più piccoli.

Il caffè sarà presto un lusso? La paura di un cattivo raccolto fa esplodere il prezzo!

Il caffè sarà presto un lusso? La paura di un cattivo raccolto fa esplodere il prezzo! Nel giro di pochi giorni gli speculatori hanno aumentato il prezzo del caffè del 21 % sul mercato mondiale. Cosa c'è dietro l'aumento dei prezzi? Il mercato del caffè sembra scatenato: negli ultimi due giorni, il prezzo della qualità Arabica è cresciuto del 21 per cento. Rispetto a novembre, l’aumento è costato il 50 % in più. In Germania gli analisti della Commerzbank sono arrivati a dire per quanto riguarda il tasso di turbolenza che sul “caffè di qualità Arabica la follia non conosce fine". Con circa il 61 % delle esportazioni mondiali, l’Arabica è il tipo più importante di caffè. Se il trend dei prezzi continuasse in tal senso il caffè verde, quello caffè tostato, i bevitori di caffè italiani ed europei vedrebbero prezzi al dettaglio più elevati per caffè in cialde e capsule. A tal fine, le imprese del caffè, non si sono ancore espresse e non si sono avventurate in nessuna previsione. Gli esperti considerano aumento del prezzo esagerato. Il motivo dell'esplosione dei prezzi? Piove troppo poco in crescenti aree del Brasile, il principale fornitore mondiale di caffè. I mesi di gennaio e febbraio sono stati i più secchi degli ultimi 30 anni. Le precipitazioni rispetto al passato in questi trenta giorni sono quasi il 90 % al di sotto del valore normale. La siccità e il calore possono causare la caduta delle bacche del caffè prima del normale periodo del raccolto. La più grande cooperativa di caffè del mondo Cooxupe teme perdite di raccolto del 30%. Anche quando i prezzi dello zucchero grezzo crescono a causa della siccità. In Brasile lo zucchero gioca un ruolo dominante sul mercato mondiale. Ancora una volta, la questione dell’aumento improvviso dei prezzi delle materie prime e delle derrate alimentari, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, comporta inevitabili conseguenze per i consumatori anche a causa delle speculazioni senza controllo che si verificano nei mercati globali sui quali, viene dimostrata l’assenza di qualsiasi regola che possa calmierare le fluttuazione. Non ci resta, dunque, che aspettare quello che accadrà sui prezzi al dettaglio della singola tazzina anche nel Nostro Paese, anche se confidiamo che le imprese italiane possano parare i colpi per una bevanda che non può mancare nei nostri bar e nelle nostre case.

Dire "porco straniero" o "straniero di merda", non è razzismo. Ancora una volta la Svizzera si dimostra “campione di tolleranza” al contrario

Dire "porco straniero" o "straniero di merda", non è razzismo. Ancora una volta la Svizzera si dimostra “campione di tolleranza” al contrario Dare del "porco straniero" o " straniero di merda " a qualcuno costituisce un'ingiuria ma non una discriminazione razziale ai sensi del codice penale svizzero. Lo hanno sentenziato i supremi giudici di Losanna del Tribunale federale (TF). Lo stesso vale anche quando i medesimi insulti vengono utilizzati in relazione a singole nazionalità. A stabilirlo è in Tribunale federale in merito al caso di un poliziotto che nel 2007 aveva fermato un richiedente asilo algerino al salone internazionale dell'orologeria e della gioielleria di Basilea, perché sospettato di borseggio ai danni di un cittadino russo. La giustizia della città renana ha condannato il poliziotto con l'accusa di discriminazione razziale e gli ha appioppato una pena pecuniaria con la condizionale. Il Tribunale federale, cui l'agente ha presentato ricorso, non è d'accordo e ha annullato la condanna. A suo avviso le esternazioni del poliziotto non sono da considerare in rapporto con una determinata razza, etnia o religione come esige l'articolo 261bis del codice penale che punisce la discriminazione razziale: i termini "straniero" o "asilante" - rileva il TF - possono riferirsi a persone di origini e religioni del tutto diverse. Il Tribunale federale va ancora oltre: secondo i giudici losannesi, gli stessi insulti non possono essere considerati una discriminazione razziale neppure se riferiti a una precisa nazionalità o etnia. Epiteti contenenti le parole "Sau" e "Dreck" - affermano - nell'area linguistica tedescofona sono da molto tempo ampiamente utilizzati come "manifestazione di malumore" e sono sentiti certo come ingiurie, ma non come attacco alla dignità umana, condizione perché si realizzi la fattispecie del reato di "discriminazione razziale". In ogni caso, sostiene il Tribunale federale, finché tali insulti sono diretti a singoli, non sono sentiti da terze persone non coinvolte come attacchi razzistici alla dignità umana, ma soltanto come più o meno primitive ingiurie lesive dell'onore motivate da sentimenti antistranieri.Gli insulti proferiti dal poliziotto nell'esercizio delle sue funzioni - conclude l'alta corte di Losanna - sono certo particolarmente fuori posto e inaccettabili. Non vanno però oltre il reato di "ingiuria" (art. 177 CP). Il caso torna alla giustizia basilese perché riveda la sua sentenza. Poiché l'ingiuria è un reato punibile soltanto a querela di parte, essa dovrà accertarsi, per una condanna, che nel 2007 ci sia stata una denuncia penale contro il poliziotto. Ancora una volta la Svizzera, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” si rivela un paese tollerante “al contrario”, supportata da provvedimenti e decisioni delle istituzioni che non fanno altro che suffragare discriminazioni e che xenofobia che riguardano migliaia di stranieri, anche molti nostri connazionali che quotidianamente contribuiscono allo sviluppo del Paese d’Oltralpe.

giovedì 20 febbraio 2014

Una banca delle feci per combattere le infezioni. La batterioterapia potrà essere in futuro usata per contrastare altre patologie, compresa l’obesità.

Una banca delle feci per combattere le infezioni. La batterioterapia potrà essere in futuro usata per contrastare altre patologie, compresa l’obesità. Tra pochi mesi verrà inaugurata negli Stati Uniti la banca delle feci. L'istituto statunitense raccoglierà campioni da utilizzare per produrre farmaci per il trapianto di flora batterica per la cura dell’infezione da clostridium difficile. Le “donazioni” che l’istituto riceve vengono trattate e messe in sacche sterili che vengono poi inviate agli ospedali dove si effettua la batterioterapia fecale che secondo alcuni studi funziona meglio dei farmaci. Ripristinare l’equilibrio degli “inquilini” intestinali è il metodo più efficace per contrastarlo secondo uno studio del 2013 che afferma che la batterioterapia potrà essere in futuro usata per contrastare altre patologie, compresa l’obesità. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione che da anni sostiene l'incentivazione a tutte quelle iniziative che siano un vero e proprio toccasana per la salute, la realizzazione della banca delle feci assume straordinaria rilevanza per la salute. Si stima che circa 1'400 le persone che negli USA muoiono ogni anno per l’infezione da clostridium difficile - molti dei quali anziani. Un batterio presente normalmente nell’intestino ma che, se diventa dominante sugli altri, secerne tossine. È recentemente diventato resistente agli antibiotici.

Non può essere bocciato lo scolaro dislessico se la scuola non ha realizzato il piano didattico personalizzato.

Non può essere bocciato lo scolaro dislessico se la scuola non ha realizzato il piano didattico personalizzato. Il Tar Molise annulla la bocciatura Bocciata dal Tar Molise la scuola che aveva bocciato lo studente dislessico. La sentenza 612/13 per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti " é chiara: va annullato il giudizio di non ammissione alla classe successiva per il liceale affetto da dislessia. Secondo i giudici amministrativi l’istituto scolastico avrebbe dovuto realizzare il piano didattico personalizzato ad per lui. Nel caso di specie, la corte molisana ha accolto il ricorso di una famiglia ricordando come la dislessia sia ricompresa integralmente tra i disturbi specifici di apprendimento previsti dalla legge 170/10. L'invalidità attribuita al provvedimento di non ammissione alla classe successiva, peraltro, va a inficiare annullandoli i debiti formativi del giovane. La carenza del profilo dinamico-funzionale non può essere considerata una giustificazione per il ritardo impiegato dall’amministrazione nella cura del percorso didattico speciale: l’istituto, rilevano i magistrati amministrativi, avrebbe certamente potuto procurarsi tale documentazione, rivolgendosi al competente Servizio pubblico socio-sanitario.

Sicurezza alimentare. Salame Milano Fiorucci ritirato in Italia perché individuata contaminazione da Escherichia coli.

Sicurezza alimentare. Salame Milano Fiorucci ritirato in Italia perché individuata contaminazione da Escherichia coli. La Campofrío Food Group proprietaria del marchio Fiorucci ha volontariamente provveduto al ritiro dal mercato a partire dal 18 febbraio scorso del Salame Milano affettato, marcato Fiorucci. A segnalarlo Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti", nell’ottica di costante monitoraggio ed informazione dell’associazione a tutela e prevenzione della salute dei consumatori. L‘allerta è scatta anche in Italia perché a seguito di analisi di laboratorio sarebbe stato individuato il temibilissimo Escherichia coli VTEC produttore di shigatossina, un pericoloso batterio responsabile, fra l’altro, della nota epidemia dei “germogli di fieno greco” che in Germania solo due anni or sono, colpì centinaia di persone causandone la morte di oltre 50. La decisione del ritiro sarebbe stata presa dalla Campofrío Food Group, a seguito di alcuni controlli interni. L’allerta europea è scattata ufficialmente da cinque giorni. L’impresa alimentare ha ricordato che il batterio può causare crampi allo stomaco, vomito e diarrea. In Italia sono state richiamate le confezioni da 50g (lotto 2014, scadenza 21 aprile 2014) da 60g e da 70g (lotto 2114, scadenza 6 maggio 2014) a seguito del rilevamento del bacillo in uno dei campioni analizzati, durante un controllo di routine in Austria. Analoga procedura è stata effettuata in Austria, Olanda, Belgio e Malta dove il salame Fiorucci, prodotto in Italia ha riguardato le confezioni da 80 grammi. Nella sola Olanda sono state ritirate ben 4.230 confezioni. L’azienda ha comunque precisato in una nota, che sarebbe ancora ufficiosa, che l’E.coli sarebbe stato individuato solo in uno dei campioni analizzati in laboratorio e non sull’intero lotto. È evidente, quindi, che la situazione non sia da sottovalutare poiché il batterio scoperto è altamente virulento e considerato assai pericoloso dagli esperti. Basti pensare che nel solo anno appena trascorso, le segnalazioni di allerta per contaminazione del sistema europeo RASFF da VTEC in prodotti derivati dalla carne sono state più di 50. Non si tratta, dunque, del primo caso anche perché il rilevamento di questo tipo di agente patogeno è ormai sotto la lente d’ingrandimento delle autorità sanitarie europee e nazionali, specie dopo il focolaio epidemico del 2011 in Germania. Solo qualche giorno fa, infatti, abbiamo segnalato il ritiro del formaggio Roquefort di Carrefour per contaminazione da Escherichia coli VTEC in quanto questo tipo di batterio che può proliferare anche nei formaggi ottenuti da latte non pastorizzato poiché il latte bovino consumato crudo può costituire una fonte di infezione da VTEC. Tant’è che anche per questa ragione il nostro Ministero della salute italiano ha da tempo stabilito l’obbligo che sui distributori automatici di latte crudo sia esposto l’invito a bollire il prodotto prima del consumo.

Sicurezza dei farmaci. Il domperidone (Motilium generico) sarebbe responsabile di morti improvvise

Sicurezza dei farmaci. Il domperidone (Motilium generico) sarebbe responsabile di morti improvvise Un farmaco usato contro nausea e vomito, il domperidone (Motilium generico), sarebbe responsabile di un numero compreso tra 25 a 123 morti improvvise nel 2012 in Francia, e secondo una rivista indipendente dovrebbe essere ritirato dal mercato dalle autorità sanitarie europee. Il Domperidone (Motilium di Janssen-Cilag, Peridys de Pierre Fabre e altre marche o generico) è un neuroleptico, che ha un'efficacia "modesta" contro banali nausea-vomito, ma "aumenta il rischio di disturbi del ritmo cardiaco e morte improvvisa", secondo un’indagine indipendente effettuata in Francia. Il Motilium ed i suoi equivalenti sono anche parte della lista nera pubblicata sempre in Francia alla fine di gennaio. Circa il 7% degli adulti hanno avuto almeno una volta una prescrizione di questo farmaco nel 2012, circa 3 milioni di persone in Francia, secondo i dati di Medicare, nota rivista transalpina. Mettendo insieme i dati dai rimborsi assicurativi e la frequenza delle morti improvvise in Francia, sarebbero dalle "25 a 120 morti improvvise attribuibili al domperidone nel 2012" in Francia. Sappiamo che i neurolettici sono esposti a disturbi del ritmo cardiaco. Dal 2005, diversi studi epidemiologici olandesi e canadesi, hanno dimostrato che la morti a causa di complicazioni cardiache improvvise sarebbero circa 1,6 a 3,7 volte più frequenti a seguito della esposizione al domperidone. A fine 2011, l'Agenzia francese per il farmaco (ANSM) aveva messo in guardia contro l'uso non autorizzato di Motilium per promuovere l'allattamento al seno. Il marzo successivo, l’ANSM si pronunciò sul domperidone, ma non prese alcuna misura se non il consiglio di diminuire le dosi o la durata del trattamento. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti", se è vero che si tratta di un’inchiesta indipendente, il solo sospetto di conseguenze così gravi, dovrebbe comportare l’avvio di un’indagine ufficiale da parte delle autorità sanitarie nazionali ed europee.

Sicurezza alimentare. Attenzione mamme Cameo ritira il budino Muu Muu alla vaniglia per la presenza di acqua ossigenata. 120 i supermercati interessati

Sicurezza alimentare. Attenzione mamme Cameo ritira il budino Muu Muu alla vaniglia per la presenza di acqua ossigenata. 120 i supermercati interessati Cameo ha ritirato sul territorio nazionale il budino “ MUU MUU” BUDINO VANIGLIA CON MACCHIE AL CIOCCOLATO, per la presenza di acqua ossigenata.. 120 i supermercati interessate di tutte le catene sparse sul territorio Il lotto contaminato è il n° 27.02.2014 22:01 022 con scadenza 27-02-2014 . La notizia è stata anche segnalata nel sistema di allerta europeo Rasff visto che il dessert è stato prodotto in Germania. Secondo l’azienda sono state distribuite 31.000 confezioni circa nei supermercati di Esselunga, Iper, Bennet, Coop, Crai , Pam Panorama, Metro, Unes, Gs. Il problema è stato confermato dall’Asl che ha analizzato il prodotto confermando la presenza di acqua ossigenata in 2 vasetti sui cinque rimasti. La denuncia era stata presentata da un consumatore che dopo aver mangiato il budino ha avvertito forti bruciori alla gola. Cameo precisa che sono stati fatti altri controlli su campioni dello stesso lotto senza riscontrare alcun problema e di aver proceduto immediatamente al ritiro del prodotto dal mercato, prima ancora dell’attivazione dell’allerta. Inoltre la ditta produttrice ha spiegato che l’acqua ossigenata viene utilizzata per disinfettare i vasetti prima dell’utilizzo e che tutti i lotti limitrofi sono stati controllati senza riscontrare alcuna contaminazione. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” informa i consumatori che la Cameo ha deciso di non avvisare i clienti con una campagna di richiamo. Pertanto invita chiunque avesse acquistato il budino a non consumarli e a consegnarli alla ASL locale o ai punti vendita

martedì 18 febbraio 2014

Elusione fiscale. Per la Cassazione Raul Bova non commise reato.

Elusione fiscale. Per la Cassazione Raul Bova non commise reato. Accolto il ricorso dell’attore mentre la questione torna sul tavolo del Tribunale di Roma La dichiarazione infedele con cui si elude il fisco non ha rilevanza penale se non viene superata la soglia di 50 mila euro. E’ quanto sentenziato dalla Corte di cassazione che, con la sentenza 7615 del 18 febbraio 2014 ha accolto il ricorso presentato da Raul Bova. L’attore era stato indagato per aver creato una società schermo alla quale aveva ceduto i suoi diritti di immagine al solo scopo di ottenere un indebito risparmio fiscale. Inoltre per la Procura la dichiarazione dell’impresa conteneva dei costi fittizi. Per gli ermellini “il superamento della soglia rappresentata dall'ammontare dell'imposta evasa costituisce dunque una condizione oggettiva di punibilità, in mancanza della quale (ossia al di sotto della predetta soglia) l'interesse dell'amministrazione finanziaria all'esattezza delle dichiarazioni annuali dei redditi e dell'IVA è presidiato dalle conseguenze civilistiche della violazione dell'obbligo posto a carico del contribuente (interessi di mora e sanzioni)”. In poche parole spetta esclusivamente al giudice penale il compito di procedere all'accertamento e alla determinazione dell'ammontare dell'imposta evasa, ai fini dell'individuazione del superamento o meno della soglia di punibilità, attraverso una verifica che può venire a sovrapporsi ed anche ad entrare in contraddizione con quella eventualmente effettuata dinanzi al giudice tributario non essendo configurabile alcuna pregiudiziale tributaria. È quindi possibile che la pretesa tributaria dell'amministrazione finanziaria venga ridimensionata o addirittura invalidata nel giudizio innanzi al giudice tributario, senza che ciò possa vincolare il giudice penale e senza che possa quindi escludersi che quest'ultimo pervenga - sulla base di elementi di fatto in ipotesi non considerati dal giudice tributario - ad un convincimento diverso e ritenere nondimeno superata la soglia di punibilità per essere l'ammontare dell'imposta evasa superiore a quella accertata nel giudizio tributario. Secondo Giovanni D’Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti" la quarta sezione penale ha ritenuto di dare ragione al contribuente sostenendo che la responsabilità penale per i fatti ipotizzati dagli inquirenti non si configura se non viene superata la soglia di punibilità, 50 mila euro dopo il 2011. Questa prassi di contestazione usata dall’amministrazione finanziaria, è stata inaugurata dalla Corte di cassazione che ha imposto un solo limite al fisco: la prova di quella che sarebbe stata l’operazione commercialmente valida al posto di quella elusiva. Ancora oggi solo al vaglio del Parlamento una serie di disegni di legge che hanno come obiettivo dare certezza alle molte oscillazioni giurisprudenziale e soprattutto regolamentare il potere dell’amministrazione finanziaria sull’abuso del diritto. Molte le preoccupazioni di imprese e professionisti che fin dalle prime sentenze della Corte di cassazione hanno temuto un sacrificio troppo grande della libertà economica.

Giro di vite alle ganasce fiscali selvagge.

Giro di vite alle ganasce fiscali selvagge. Il fermo amministrativo del veicolo risulta sproporzionato rispetto al debito con l’erario. L’atto non adeguatamente motivato del fermo amministrativo del veicolo deve considerarsi nullo perché configura un’applicazione «indiscriminata». Lo ha sentenziato la Ctr di Genova con il verdetto 130/13. Nella fattispecie la Commissione Tributaria provinciale aveva bocciato il ricorso della contribuente contro la cartella di pagamento e conseguente preavviso amministrativo di due veicoli. Mentre per la Corte regionale che il fermo amministrativo iscritto dal concessionario della riscossione sul veicolo del contribuente risulti illegittimo se tale misura è sproporzionata rispetto al debito erariale: l’applicazione in materia indiscriminata della ganasce fiscali potrebbe configurare un eccesso di potere da parte del concessionario della riscossione. In particolare, se il provvedimento cautelare non è adeguatamente motivato e sussiste una sproporzione tra misura adottata credito tributario. Gli strumenti concessi al concessionario devono essere adottati nel rispetto delle norme sul procedimento amministrativo e dello Statuto del contribuente (legge 212/00) e perciò devono essere motivati. Dunque, va annullato il fermo amministrativo e compensate le spese. Come da tempo denuncia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, a causa della rigidità degli strumenti affidati dal legislatore all’ente per il recupero coatto dei debiti nei confronti della pubblica amministrazione e delle crescenti difficoltà a “interloquire” con l‘ente è imprescindibile l'esigenza di tenere conto della situazione di difficoltà in cui versa una parte dei contribuenti e delle imprese a causa della crisi. Il fenomeno che più preoccupa è quello ai danni degli imprenditori e delle imprese che, dopo aver deciso di regolarizzare la propria posizione con il Fisco, sono state portate da Equitalia fino all'orlo del fallimento. Così si uccide il futuro economico del Paese.

lunedì 17 febbraio 2014

Cibo del futuro. Il Santo Graal: la pizza a lunga conservazione

Cibo del futuro. Il Santo Graal: la pizza a lunga conservazione. Militari degli Stati Uniti hanno inventato la pizza del futuro che hanno chiamato “ Santo Graal “.. I ricercatori sono vicini a sviluppare una pizza che può rimanere sullo scaffale per un massimo di tre anni ed essere ancora buono da mangiare. La chiamano il Santo Graal dei piatti pronti da mangiare per i soldati, una pizza che può rimanere sullo scaffale per un massimo di tre anni pur restando ancora buona da mangiare. I soldati hanno chiesto una pizza da razione da campo individuale leggera, come piatto pronto da mangiare, da sostituire con il cibo in scatola per i soldati in zone di combattimento o zone in cui le cucine da campo non possono essere impiantate. I ricercatori di un laboratorio militare degli Stati Uniti in Massachusetts, segnala Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, hanno inventato una ricetta che non richiede refrigerazione o congelamento. Uno scienziato degli alimenti dell’ US Army Natick Soldier Ricerca, Sviluppo e Engineering Center Michelle Richardson ha dichiarato "Si può sostanzialmente prendere la pizza, lasciarla sul bancone, confezionata, per tre anni e sarebbe ancora commestibile”. Gli scienziati dei laboratori di Natick sono anche responsabili dello sviluppo di attrezzature e abbigliamento che migliora l'efficacia del combattimento dei soldati e la loro sopravvivenza, ma la ricerca della buona pizza è diventata nota come il Santo Graal lì. Richardson ha inoltre dichiarato che la pizza è uno degli articoli più richiesti dai soldati nel sondaggio annuale a cui sono invitati ogni anno a partecipare su che cosa vorrebbero vedere nei loro razioni. Il ricercatore, ha passato quasi due anni per sviluppare la ricetta in una grande cucina completa di attrezzature commerciali. Lo studio degli scienziati èstati ostacolato dalla composizione dovuta all'umidità della salsa di pomodoro, formaggio e condimenti che vengono assorbiti nella pasta nel tempo, con conseguente in decomposizione della pizza che fornisce in queste condizioni lo sviluppo ideale per muffe e batteri che causano malattie con il tempo. Ma la ricerca negli ultimi anni li ha aiutati a capire i rimedi per evitare che l'umidità migrasse nella pasta. Il rimedio consiste utilizzando ingredienti chiamati umettanti come zucchero, sale e sciroppi che si legano all'acqua trattenendola nella pasta. Ma questo da solo non aiuterebbe la pizza a rimanere fresca per tre anni a 27C, così gli scienziati hanno ottimizzato l'acidità della salsa, formaggio e pasta per rendere più difficile per l'ossigeno e batteri di prosperare. Hanno anche aggiunto limatura di ferro al pacchetto per assorbire l'aria rimasta nel sacchetto. Per quanto riguarda il sapore "E 'più o meno gustosa, proprio come una pizza tipica che si fa a casa cotta nella padella e messa nel forno o al tostapane. "L'unica cosa che manca che non è calda quando si mangia. È a temperatura ambiente. "

A rischio incendio la Nuova Porsche 911.

A rischio incendio la Nuova Porsche 911. L'ultimo modello della Porsche 911 GT3 ha un problema serio? Pochi giorni fa in Svizzera e in Italia due veicoli sono andati bruciati integralmente. La casa automobilistica sta cercando febbrilmente di trovare la causa. Per ora interessate sono solo poche auto . Agli inizi di febbraio 2014 a Gossau in Svizzera una Porsche 911 GT3 si è incendiata bruciandosi integralmente. Il 05/02/2014, secondo il racconto della polizia, l'autista percorreva le strade del Cantone di San Gallo, quando ha sentito uno strano rumore proveniente dal vano motore. Ha lasciato l'autostrada e ha notato perdite di olio e fumo provenienti dal motore posteriore. Poco dopo , l'auto sportiva ha preso fuoco andando completamente distrutta. Le ragioni dell’incendio sono chiare secondo la polizia , ma a quanto pare non è un caso isolato. Un caso simile è avvenuto in Italia. Un membro del Porsche Club Campania era con il suo nuovissimo GT3 sulla strada quando il veicolo ha subito un abbassamento del livello della pressione dell'olio. Poco più tardi l'auto ha preso fuoco ed è andata completamente distrutta . E ' già la quinta GT3 , che si incendia per autocombustione in Europa. Ll portavoce di Porsche Hans - Gerd Bode, ha riferito che i casi in Svizzera e in Italia sono isolati rispetto al resto del mondo. Ora la casa automobilistica cerca l’origine del problema che determina l’abbassamento repentino della pressione del motore. Comunque la consegna delle nuove vetture della 911 GT3 è stata bloccata e sarebbe stato esaminato un possibile richiamo di tutte le vetture. Dal momento che i due veicoli bruciati erano molto nuovi , il problema è possibile essere delimitato . Il problema è forse una biella di un cilindro che collega il pistone all'albero a gomiti. Secondo il portavoce di Porsche oltre i danni al motore che fa perdere potenza anche l’olio caldo può causare un incendio al motore. Tuttavia , Porsche non avrebbe emesso un avviso per tutti proprietario GT3 , poiché l'errore probabilmente si riferisce solo alle singole vetture. Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle multinazionali automobilistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono una vettura tra quelle indicate viene tempestivamente informato. È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, come in questo caso, poichè il rischio potrebbe essere quello di vedere andare in fumo l’intera auto a causa di un incendio che potrebbe svilupparsi, prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate o ai concessionari Porsche nel caso in cui la propria autovettura corrisponda al modello in questione. Al singolo proprietario, infatti, non costa nulla tale tipo di verifica anche perchè, l’intervento previsto è a totale carico della casa automobilistica che dovrebbe fornire anche un’autovettura sostitutiva per il periodo necessario alla manutenzione straordinaria.

Una pillola aiuterà a curare la pigrizia. Poltroni addio, un farmaco vi solleverà dal divano

Una pillola aiuterà a curare la pigrizia. Poltroni addio, un farmaco vi solleverà dal divano Per gli inguaribili pigroni potrebbe essere la pillola della svolta. Un'equipe di ricercatori di Aberdeen e Pechino hanno scoperto la mutazione del gene che può spiegare perché alcune persone evitano di fare esercizi e sono più propense a mettere su peso e sviluppare problemi di salute. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista PLOS Genetics. La svolta consiste che in futuro alcune persone potrebbero assumere una compressa prima dell"esercizio" ogni giorno per aiutare a tenerle in forma e sane. Gli occidentali sono sempre più sedentari e i chili di troppo si diffondono. Ben il 41% degli italiani, circa 25 milioni di persone non fa attività fisica, di nessun tipo, per la gran parte dell'anno. Si spostano in auto, trascorrono il tempo libero sul divano. In pratica non muovono un dito, nemmeno nei week end. Con tutte le conseguenze dannose che una vita sedentaria ha sulla salute e sulle casse del sistema sanitario. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, questo farmaco rappresenta la svolta per disinnescare questa bomba a orologeria comune a tutti i Paesi ricchi, alle prese con un'epidemia di obesità. Una scoperta che potrebbe incoraggiare le persone a fare più moto riducendo il rischio di sviluppare diabete e malattie cardiache. L'equazione costi-benefici è a favore del trattamento.

domenica 16 febbraio 2014

Gran Bretagna paghi il risarcimento danni per tratta schiavi alle Comunità dei Caraibi.

Gran Bretagna paghi il risarcimento danni per tratta schiavi alle Comunità dei Caraibi. I paesi sviluppati e le loro società di consumo sono responsabili della schiavitù e dello sterminio di centinaia di milioni di bambini dei popoli del sud Una confederazione di Stati dei Caraibi, fra cui la Giamaica, stanno iniziando una campagna e una battaglia legale per chiedere dalla Gran Bretagna indennizzi per la tratta degli schiavi condotta fino al 1833 nell'Oceano Atlantico. Secondo i paesi ch sostengono la domanda caraibica, i paesi sviluppati e le loro società di consumo si sono stati arricchiti dall'ordine economico ingiusto imposto all'umanità. Ora quel mondo ricco e spendaccione ha le risorse tecniche e finanziarie per ripagare il suo debito verso l'umanità. I commercianti britannici dalla metà del 18esimo secolo trasportarono più di tre milioni di persone dall'Africa occidentale alle Americhe, tra cui molte donne in cinta e bambini, superando in questa attività portoghesi e olandesi. Secondo gli studiosi dell'Università di Birmingham, il lavoro non pagato degli schiavi avrebbe generato qualcosa come 4000 miliardi di sterline e quei profitti servirono per la costruzione della moderna Gran Bretagna. La schiavitù in quello che era l'Impero britannico fu abolita 180 anni fa. Dal canto suo il governo britannico già in passato si è più volte scusato per quanto fatto dai propri antenati, ma ha anche aggiunto che non c'è modo di pagare per errori commessi nei secoli precedenti. Lo stesso premier David Cameron, a quanto è stato pubblicato discende da uno schiavista. Grandi numeri ma le possibilità di vittoria sono pochissime se si considerano i precedenti. Nel 2004 i discendenti degli schiavi africani fecero causa ai Lloyds di Londra, ma senza successo. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, questo è il minimo che la comunità internazionale può fare per riparare il crimine contro l'umanità commesso con la tratta transatlantica di africani e non rimane altro che portare il caso di fronte alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja.

La UE vuole mettere al bando la parola 'fallimento' per privarla dei significati negativi che la società gli ha dato.

La UE vuole mettere al bando la parola 'fallimento' per privarla dei significati negativi che la società gli ha dato. La proposta è volta a rimuovere la “macchia“ della bancarotta per quelli in difficoltà finanziarie. Riccardo Ribera d'Alcala, della direzione generale dell'Unione europea per le politiche interne che ha redatto il piano, ha scritto: "l'uso di etichette che “marchiano” dovrebbe essere finito e il termine dispregiativo 'fallimento' dovrebbe essere sostituito con il più neutrale “adeguamento del debito”. "Si è sostenuto che ristrutturando la parola renderà più facile per le persone che hanno vissuto il fallimento di convincere le banche a dar loro in prestito soldi per nuovi progetti. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, la paura di fallire è una delle paure croniche dei nostri giorni. Se parli con le persone, tutte o quasi, hanno paura del fallimento. Dietro questa parola, “fallire”, si celano emozioni molto negative, che impediscono alla maggior parte delle persone di provare a fare qualcosa, ancor prima di farla.