lunedì 31 ottobre 2011

Pornografia su internet: attenzione all’anoressia sessuale.


La pornografia online facilmente accessibile per tutti è diventata la prima porta alla sessualità per molti adolescenti.

Gli adolescenti prima di sapere che cosa è un rapporto intimo con un altro essere umano, sperimentano un sesso virtuale che può rapidamente condurre a ciò che gli esperti chiamano l'anoressia sessuale.
Secondo gli esperti persone sempre più giovani si lamentano di problemi di eiaculazione (precoce, ritardata, impossibile), l'incapacità di essere eccitati in compagnia di veri e propri partner o avere v ere erezioni.
Questi giovani provengono da culture diverse hanno livelli di istruzione diversi, religioni, atteggiamenti, valori e diete diverse, ma tutte hanno in comune due cose: l'ampio uso di pornografia online e un bisogno sempre crescente di materiale porno sempre più estremo.
Un articolo della rivista Psychology Today ha riportato un sondaggio condotto nel febbraio scorso dalla Società Italiana di Andrologia e Medicina Sessuale medica (Siam) di un campione di 28.000 uomini sotto i 25 anni che frequentano siti pornografici.
La conclusione di questa indagine è stata che la pornografia on-line, e soprattutto la facilità di accesso e l'esposizione che ne risulta, può creare lo stesso tipo di dipendenza e disturbi come la tossicodipendenza, il gioco d'azzardo patologico e il sadomasochismo.
Secondo l'urologo Carlo Foresta, direttore del SIAMS il sondaggio ha evidenziato il graduale e devastante effetto a cui sono sottoposti i giovani sotto osservazine che vivono una estrema sessualità con modalità on line anziché con le persone reali.
Il problema inizia con reazioni sempre più deboli ai siti porno, seguita da una generale diminuzione della libido fino alla fine, senza per ultimo potere avere un'erezione.
Il Dr- Foresta ha sottolineato che il 70% dei giovani che frequentano la clinica per curare i loro problemi delle prestazioni sessuali hanno usato la pornografia on line eccessivamente, passando ore al giorno per guardare i siti porno.
I forum che trattano la salute sono pieni di storie che confermano questa affermazione.
Per esempio, un giovane ha scritto: "ho 25, mi masturbo dall'età di 13 anni e uso il porno online da 14 anni. Nel corso del tempo, avevo bisogno di eccitarmi ancora di più, avevo bisogno di più fantasia, fino a quando non posso più avere un'erezione senza toccarmi. E 'stato sempre più difficile avere un'erezione o di mantenerla, soprattutto durante il sesso reale ".
Recenti ricerche sul fenomeno della dipendenza, hanno evidenziato la riduzione o la perdita di libido e le prestazioni sessuali si verificano perché gli utenti carichi di porno online intorpidiscono la normale risposta del piacere da parte del cervello.
Tutto a causa della dopamina, la sostanza chimica rilasciata dai neuroni nel cervello.Sia il desiderio sessuale che le erezioni si verificano attraverso i segnali inviati dalla dopamina.
Le cellule nervose che la producono, attiva i centri del sesso dell'ipotalamo, che a sua volta attiva i centri erettile nel midollo spinale, che a loro volta inviano impulsi nervosi ai genitali. Questa è la corrente di impulsi nervosi in grado di mantenere l'erezione.
La ricerca nel campo delle dipendenze hanno dimostrato che la troppa stimolazione dalla dopamina ha un effetto paradossale.

Il cervello perde la sua capacità di rispondere ai segnali di dopamina, una condizione che si verifica con tutte le dipendenze, siano essi chimici o naturali.
In alcuni utenti sovraccarichi del porno on-line, la risposta alla stimolazione della dopamina diminuisce in modo che possano raggiungere l'erezione gettando sempre nuove e sempre più dosi di dopamina via Internet .
Anche la Chiesa è intervenuta per cercare di arginare il fenomeno della pornografia su internet minacciando di ritirare gli investimenti fatti ritirare i milioni che ha impiegato in società di internet a meno che non si frenare la pornografia on line.
La decisione è stata presa dopo la condanna di Vincent Tabak per aver ucciso Yeates Joanne che era un normale visualizzatore di siti web di pornografia hardcore.
Fortunatamente, secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” questo tipo di dipendenza può essere trattata. Si tratta semplicemente di mettere al bando i siti di navigazione, chat room, o anche riviste porno e preferire la lettura di altro. A dire degli espert i primi segni di ripresa potranno essere visibili in soli sei mesi .

domenica 30 ottobre 2011

Tassa SUV. entro il 10 novembre deve essere versata l'addizionale erariale alla tassa automobilistica per le auto con più di 225 kw.


Tassa SUV. entro il 10 novembre deve essere versata l'addizionale erariale alla tassa automobilistica per le auto con più di 225 kw.

L'art. 23, c. 21, del decreto legge n. 98 del 6 luglio 2011, convertito dalla legge n. 111 del 15 luglio 2011, ha previsto un superbollo per le auto dotate di grande potenza, da versare alle entrate del bilancio dello Stato. Con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 7 ottobre 2011, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 237 dell'11 ottobre 2011, sono stati definiti i termini e le modalità di versamento del superbollo. L'agenzia delle entrate, con la risoluzione n. 101/E del 20 ottobre 2011, ha istituito i codici tributo per il versamento dell'addizionale erariale sulla tassa automobilistica tramite modello "F24 elementi identificativi". Lo ricorda ai proprietari Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”. Il calcolo per capire quanto si andrà a pagare in più rispetto al bollo tradizionale è semplicissimo. I kW sono riportati sulla carta di circolazione e se superate la soglia dei 225 kW, non dovrete far altro che moltiplicare il numero di kW in eccedenza per 10 euro. Se non avete il "libretto" a portata di mano o non ricordate il valore in chilowatt, bensì il numero di CV, potete convertire quest’ultimo dividendo il valore per 1,36.

Furti in serie: bande di europei dell'Est stanno rubando la gomma da masticare dai supermercati


Furti in serie: bande di europei dell'Est stanno rubando la gomma da masticare dai supermercati perché può essere usata come moneta di scambio nei loro paesi d'origine.
La merce rubata ha un valore tangibile come valuta, in particolare in Romania, dove spesso è data in cambio di altra merce nei negozi.

Molti supermercati in Italia negli ultimi mesi sono stati presi di mira da malviventi. Decine di furti. L’ultimo episodio a Palermo dove i Carabinieri della Stazione Palermo Borgo Nuovo hanno arrestato tre persone per il furto di alcune confezioni di chewingum nell'Ipercoop. Diversi i centri commerciali visitati e svuotati dai malviventi. Una vera e propria “epidemia”.
Per la verità, si tratta di un fenomeno su scala europea che coinvolge un po’ tutti gli altri stati, tant’è che nel Regno Unito, nello Shropshire da solo, la polizia ha rivelato che in brevissimo tempo supermercati, con filiali a Shrewsbury, Telford, a Market Drayton e Bridgnorth sono stati tutti vittime di furti significativi di chewing gum fin dall'inizio dell'estate.
Gli ufficiali di Polizia hanno dichiarato che sono state bande di cittadini dell'Europa orientale che sono entrati nel paese per rubare gomme da masticare.
Secondo le autorità inglesi, per le bande è diventato difficile rubare i soldi, è forse questo il motivo per cui stanno rubando la gomma da masticare, perché è efficace e meno rischioso.
Per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, trattasi di un vero e proprio fenomeno da non sottovalutare poiché sono coinvolte bande che fanno parte di organizzazioni criminali.

sabato 29 ottobre 2011

Tagli agli sprechi dello Stato: la Casta "costa" 9 miliardi di euro l'anno, in media 350 euro per ogni famiglia.


Tagli agli sprechi dello Stato: la Casta "costa" 9 miliardi di euro l'anno, in media 350 euro per ogni famiglia.
Con un terzo di rappresentanti in meno, possibile ridurre l’Irpef di quasi l’1 per cento.
I conti fatti dall'Ufficio Studi Confcommercio.


La manovra economica approvata in tempi ultrarapidi dal Parlamento quest’estate ha, da subito, fatto scattare i rincari del bollo sul deposito titoli, la stretta sulle stock option, il ticket di 10 euro sulle ricette per le prestazioni di specialistica ambulatoriale e di 25 euro per i codici bianchi in pronto soccorso. Inoltre ha reintrodotto il superbollo per le auto di lusso sopra i 225 kw, l'aumento dell'irap per le concessionarie dello Stato. La manovra costerà cara causando un esborso di circa 1200 euro all'anno a famiglia entro la fine dell’anno. Nel testo definitivo della manovra finanziaria non c'è traccia invece dei tagli ai privilegi della politica promessi a gran voce dall'esecutivo. Dalle indennità ai vitalizi, per la Casta cambia davvero poco.
Invece, sottolinea l’analisi dell'Ufficio Studi di Confcommercio, sarebbe auspicabile, una possibile azione di contenimento della spesa pubblica che potrebbe partire dai costi della rappresentanza politica, ovvero quelli che i cittadini complessivamente sostengono per eleggere e far funzionare l'insieme degli organismi legislativi nazionali e decentrati - che, nel nostro Paese, ammontano ad oltre 9 miliardi di euro l'anno, corrispondenti a poco più di 350 euro per nucleo familiare, circa 150 euro a testa. Applicando ai circa 154 mila rappresentanti politici dei vari organi collegiali nazionali e locali l'ipotesi, più volte ventilata e condivisa da più parti, della riduzione di poco più di un terzo del numero dei parlamentari si avrebbe, infatti, un risparmio di spesa di oltre 3,3 miliardi all'anno. Cifra sufficiente ad attuare una riduzione permanente di circa 8 decimi di punto della prima aliquota Irpef a beneficio di oltre 30 milioni di contribuenti o, in alternativa, ad ottenere permanentemente una somma di 2.900 euro all'anno da destinare a tutte le famiglie in condizioni di povertà assoluta. In entrambi i casi, si tratterebbe della più grande ed efficace operazione di redistribuzione mai effettuata nel nostro Paese.
Da molti anni la spesa pubblica nel nostro Paese si mantiene stabilmente al di sopra del 50% del Pil. È un dato comune alle principali economie europee, anche esse ispirate al modello che intende contemperare esigenze del mercato e coesione sociale, ma che presenta, nel caso dell'Italia, connotazioni anomale, prime fra tutte la scarsa efficienza dell'apparato pubblico e la modesta capacità delle politiche redistributive di attenuare/ridurre le disuguaglianze dal lato dei redditi.
Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ciò è possibile solo attraverso una graduale riqualificazione e progressiva riduzione della spesa pubblica.

Federalismo fiscale: RES la nuova tassa comunale.


Un Decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri il 24.10.2011 sostituisce Tarsu e Tia con questa nuova service tax denominata RES

Una nuova stangata per i cittadini determinata dall’attuazione del federalismo o la rivoluzione nella tassazione dei servizi locali? Ancora non si sa molto di quelli che potranno essere gli effetti della RES (Rifiuti e servizi) la nuova tassa comunale elaborata dai tecnici del Dipartimento per la Semplificazione Normativa, ma sottolinea Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” - l’unica certezza è che è destinata a sostituire la TARSU e la TIA, rispettivamente Tassa per lo smaltimento dei rifuti solidi urbani e la Tariffa di igiene ambientale.
La novità è contenuta in un decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri del 24 ottobre 2011 che contiene le ultime norme correttive in materia di federalismo.
Un’altra certezza è costituita dal fatto che il nuovo tributo comunale entrerà in vigore a partire dal 2013 e comprenderà, oltre alla tassa ambientale per lo smaltimento dei rifiuti, anche una quota per la sicurezza, l'illuminazione e la gestione delle strade (manutenzione e pulizia).
La componente "rifiuti" sarà proporzionata "alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotte per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia di attività svolte" mentre la componente "servizi" sarà calcolata in base al valore dell'immobile attraverso un'aliquota comunale.
Inoltre, dovrebbero essere previste agevolazioni ed esenzioni in base al reddito e all'eventuale sovrapposizione con altri tributi (Ici e Imu).

venerdì 28 ottobre 2011

Persone scomparse: progettate scarpe con dispositivo di localizzazione per aiutare le famiglie degli ammalati di Alzheimer.


Le calzature hanno un sistema GPS integrato nel tallone per monitorare la posizione esatta di chi l'indossa in tutti i tempi e sono già in vendita negli Stati Uniti da questo mese

La difficoltà quotidiana delle famiglie che hanno in casa un ammalato del morbo di Alzheimer è il rischio costante di perdere il proprio congiunto perché a causa degli stati confusionali che denotano la malattia specie nelle prime fasi si ritrova a vagare disorientato e spesso a chilometri e chilometri dalla propria casa.
Ma una società statunitense ha cercato di risolvere il problema utilizzando l’ormai onnipresente tecnologia del sistema GPS mettendo in commercio le prime scarpe con un dispositivo di monitoraggio continuo incorporato all’interno.
Le scarpe che hanno un costo di 200 dollari circa e che nascono da un progetto congiunto tra la società GTX Corp, che si occupa di dispositivi di localizzazione miniaturizzati e quella di scarpe Aetrex, sono dotate di un sistema globale di posizionamento satellitare miniaturizzato integrato nel tallone che permette d’individuare l’ubicazione del suo portatore e quindi di essere individuato con precisione.
Il sistema GPS, che viene impiantato nel tallone di quella che sembra essere una normale calzatura, consente ai membri della famiglia o alle badanti di monitorare costantemente chi le indossa.
L’ulteriore novità è che il dispositivo sarebbe in grado di istituire un'area considerata "sicura" oltre i confini della quale in caso di allontanamento della persona interessata farebbe innescare un avviso. I membri della famiglia potrebbero anche utilizzare un applicazione scaricata sul proprio smartphone o sul pc per individuare la posizione della persona scomparsa.
La società americana in questione sostiene che tali scarpe sono le prime al mondo in grado di aiutare le vittime del morbo di Alzheimer e ha fatto sapere che il primo lotto di 30.000 paia di scarpe sarà già messo in vendita entro la fine del mese ed è già acquistabile tramite il proprio sito internet.
Per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, una bella idea che effettivamente potrebbe aiutare migliaia di famiglie anche in Italia per una malattia, quale quella del morbo di Alzheimer che continua a determinare nel silenzio quasi generale la scomparsa di centinaia di cittadini ogni anno.

giovedì 27 ottobre 2011

Internet: in vendita Kit illegali per test infezioni a trasmissione sessuale


Kit illegali per test HIV, infezioni a trasmissione sessuale, compresa l'epatite, la gonorrea, clamidia e sifilide importati dalla Cina sono in vendita su Internet senza controlli.
Potrebbero dare la diagnosi errata.

Kit illegali per test HIV in vendita online, potrebbero dare una diagnosi errata. Importati dalla Cina sono sprovvisti del necessario marchio di qualità CE. I siti web hanno messo in vendita anche dispositivi medici di prova non compatibili con altre infezioni a trasmissione sessuale, compreso l'epatite, la gonorrea, clamidia e sifilide.
In questi giorni quasi 500 persone hanno già acquistato il kit, che consentono agli utenti di verificare da soli nelle proprie abitazioni l’eventuale infezione.
Alcuni dei kit sono stati recapitati senza nessuna istruzione, mentre altri erano con etichette ambigue o insufficienti.
Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, informa le persone che hanno acquistato il kit, che essi non rispondono alle linee guida del Ministero della Salute così come anche ha allertato l’Agenzia Inglese per la Protezione della Salute (HPA).
L'inglese MHRA ( Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency ) ha comunicato che durante l'indagine per risalire ai siti web di vendita dei dispositivi illegali, hanno scoperto che nel frattempo che vi erano state delle vendite record.
L’agenzia MHRA nel suo comunicato consiglia gli acquirenti di verificare che qualsiasi Kit acquistato dai siti internet sia marcato con la sigla CE che dovrebbe indicare la conformità con la normativa europea. Potrebbero, infatti, essere in vendita online un numero di kit auto-test che non sarebbero compatibili con la normativa pertinente e per tale motivo si sconsigliano le persone a considerare internet come un mezzo per effettuare test per restare anonimi.
Questi kit possono essere inaffidabili; c'è un rischio significativo in quanto potrebbero fornire all'utente un risultato falso.
I soggetti a rischio dovrebbero contattare le associazioni di settore, gli specialisti e gli ospedali, dove possono ricevere la giusta assistenza per tutte le malattie sessualmente trasmissibili, tra cui l'HIV.

SOS furti di metalli in Italia


Dai tombini stradali, al rame dei cavi elettrici e telefonici, alle rampe per le sedie per disabili, alle attrezzature dei parchi giochi, alle campane in bronzo delle chiese, alle lampade in rame e bronzo dei loculi cimiteriali, alle statue in metallo dei santi. Ora sono a rischio persino le statue in bronzo dei nostri monumenti

Un indicatore che il costo delle materie prime, ed in particolare dei metalli, non solo preziosi fosse arrivato alle stelle è dato dall’aumento costante e su tutto il territorio nazionale dei furti di qualsiasi cosa in grado di reperirle.
Una vera e propria “epidemia” che ha colpito ogni angolo del Belpaese e gli oggetti più impensabili purché contengano, una volta rubati e ripuliti dai loro involucri plastici o di altri materiali un qualsiasi tipo di metallo rivendibile su un mercato non troppo “trasparente”.
Non si parla solo di metalli preziosi, quali oro, platino e argento il cui mercato “nero” è alimentato dai famigerati “compro oro” e che sono già oggetto di indagini in svariate province del nostro Paese, ma la nuova frontiera dei furti dai facili e veloci guadagni sia per la semplicità di reperire acquirenti che per i costi di acquisto divenuti rilevantissimi, riguarda soprattutto rame, bronzo, ferro e ghisa che in quantità industriali vengono ogni giorno sottratti dai tombini stradali, dai cavi elettrici e telefonici, alle rampe per le sedie per disabili, dalle attrezzature dei parchi giochi, sino alle campane delle chiese, alle lampade dei loculi cimiteriali e persino alle statue in metallo dei santi.
Per la verità, si tratta di un fenomeno su scala globale che coinvolge un po’ tutti gli altri stati, tant’è che nel Regno Unito, le stesse forze di polizia hanno di recente ammesso di non riuscire a tenere il passo con la miriade di furti che si verificano in tutto il paese, ed anche in conseguenza delle forti pressioni dovute anche ad una serie di ruberie eclatanti, come quello di una statua in bronzo che rappresentava un militare presso un memoriale dedicato alla seconda guerra mondiale, o intere province private della linea telefonica a seguito della sottrazione dei cavi per le telecomunicazioni, il governo ha pensato di riformare una legge del 1964 Scrap Metal Dealers, che regola il mercato della compravendita di metalli per tentare di porvi un argine.
Proprio per tali ragioni il paese d’oltre Manica sta valutando di istituire apposite licenze per i concessionari dei rottami di metallo vietando loro di pagare in contanti i fornitori e aumentando i poteri di polizia che consentiranno il ritiro delle licenze e la chiusura delle rivendite che non rispettano la legge
Per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, alla luce di quanto accade anche in Italia,è necessario un giro di vite su tale settore sulla falsariga di quanto sta facendo la Gran Bretagna, ritenendo che le misure che si stanno adottando in quel paese possano costituire un deterrente efficace tale da limitare consistentemente il fenomeno.

mercoledì 26 ottobre 2011

Allarme farmaci: richiamo da parte della Eli Lilly Nederland B.V. dello Xigris


Allarme farmaci: richiamo da parte della Eli Lilly Nederland B.V. dello Xigris 5 e 20 mg - polvere di soluzione per infusione con ritiro immediato di tutti gli stock distribuiti
I pazienti attualmente in trattamento con Xigris devono sospendere il trattamento. Nessun trattamento deve essere iniziato a nuovi pazienti.

La Eli Lilly and Company di Indianapolis (U.S.A.), che si colloca tra le prime società farmaceutiche mondiali, ha deciso in data odierna di ritirare dal mercato tutti gli stock del farmaco Xigris distribuiti a seguito di provvedimento dell'Agenzia europea dei medicinali. Questa decisione è stata presa viene, in seguito a nuove scoperte effettuate con prove cliniche che mostrano una mancanza di efficacia e rimettono in discussione il profilo rischio-beneficio del prodotto. In particolare, questo si riferisce ai risultati di uno studio, dove nel giro di 28 giorni la mortalità in pazienti trattati con Xigris (N = 846) era del 26,4% rispetto al 24,2% nel gruppo di controllo con placebo (N = 834). I pazienti attualmente in trattamento con Xigris devono sospendere il trattamento. Nessun trattamento deve essere iniziato a nuovi pazienti.
Lo Xigris è una polvere contenuta in un flaconcino che va diluita in soluzione per fleboclisi (iniezione lenta in vena). Il principio attivo è il drotrecogin alfa (attivato). Xigris viene usato negli adulti affetti da sepsi grave, ovvero per dalla presenza di batteri nel circolo sanguigno che producono sostanze nocive (tossine). Le tossine causano un'insufficienza funzionale dei vari organi (cuore, polmoni, reni, ecc.). Xigris viene usato in caso di insufficienza multiorganica (di almeno due organi) e in aggiunta alle migliori terapie previste per il caso specifico. Xigris va usato principalmente se la terapia può essere iniziata entro 24 ore dall'insorgenza dell'insufficienza. Xigris è un medicinale per terapie di breve durata.
Il 22 agosto 2002 la Commissione europea ha rilasciato alla Eli Lilly Nederland B.V. un'autorizzazione all'immissione in commercio per Xigris, valida in tutta l'Unione europea.
Lo Xigris è prescritto anche in Italia e per questo motivo Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” sollecita il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, a seguire l'esempio dell'Agenzia francese.

Allarme sugli ingredienti usati per ammorbidire il gusto del tabacco.


Test rivela che la dose degli aromi e dello zucchero contenuto nelle sigarette è superiore di dieci volte il valore consentito.

In assenza di regolamenti i produttori utilizzano aromi per ammorbidire il gusto del tabacco sfuso, soprattutto nelle versioni aromatizzate che coprono il carattere inizialmente un po' sgradevole del fumo. L’inaspettato ingrediente rende più attraente la sigaretta anche per i giovanissimi favorendo il passaggio dal sapore delle caramelle al fumo. Lo denunciano due organizzazione francesi, il Comitato nazionale contro il fumo (CTSC) ed il mensile '60 milioni di consumatori' che hanno promosso un'indagine ad hoc secondo la quale nel tabacco sfuso le sostanze per addolcire arrivano al 10% ed al 37% in quello sfuso per narghilè.
L’analisi condotte in laboratorio hanno interessato venti prodotti in questione, in particolare sono state valutate 7 tipi di sigarette in pacchetto che rispettano i limiti e i divieti previsti in Francia, sia nel contenuto che nella carta. Diversa la situazione per il tabacco da pipa e da sigaretta, che contengono anche quantità elevate di aromi come la vaniglia o il mentolo, molto apprezzato dalle fumatrici. Secondo le associazione dei consumatori occorre “vietare tutti i tipi di aromi che rendono più attraenti i prodotti" e "una maggiore trasparenza nelle etichette": oggi il consumatore è "più informato sugli ingredienti di uno yogurt che sulle sostanze nocive contenute nel tabacco".
Secondo Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”l'obiettivo è quello di sedurre i bambini a sostituire la caramella con la sigaretta per poi assuefare i soggetti al consumo del tabacco classico. A rischio questi adolescenti che l'industria del tabacco cerca di reclutare per fare profitti ed arricchire ancora di più i signori delle multinazionali.
A questo punto i dati mostrano la necessità di una regolamentazione che riguardi tutti i prodotti del tabacco per colmare il vuoto giuridico, non solo dunque per le sigarette in pacchetto. L’indagine ha acclarato: più lo zucchero o il sapore è maggiore, più è alto il potere di attrazione del prodotto, maggiore il rischio di dipendenza per i giovani che iniziano a fumare molto presto. Infatti, in sede di valutazione del rischio, è emerso che la soglia dei giovani fumatori è abbassata all'età di 12 anni.

martedì 25 ottobre 2011

Tempi duri per gli automobilisti che falsificano il pass per l’ingresso nella ZTL.


La Cassazione penale conferma la sussistenza del reato di falsità materiale del privato di cui all’art. 483 del codice penale.

È un usanza in crescita e ormai diffusissima quella di falsificare attraverso riproduzioni fotostatiche o “scannerizzazione” degli originali, i pass per accedere alle zone traffico limitato o quelli per le autovetture a servizio dei disabili: i primi per non “beccarsi” una multa quando si accede nelle aree del centro urbano riservate solo ai residenti o a determinate categorie di automobilisti, le seconde per non pagare la sosta nelle zone ove questa è regolamentata.
Ma come sovente accade, proprio quando tali prassi sembrano quasi essere percepite come procedure normali o ancor peggio “legali” per quanto è comune il fenomeno nei nostri centri urbani, interviene la Suprema Corte a chiarire che questi “furbacchioni” rischiano la reclusione da due mesi ad un anno se si ostinano in tale illegittimo comportamento.
Con la sentenza n. 38349 depositata il 24 ottobre 2011, la Cassazione penale ha nuovamente chiarito, infatti, che integra il reato di falsità materiale del privato di cui all’articolo 482 del codice penale, la copia fotostatica del permesso rilasciato per l’accesso alla zona di traffico limitato legittimamente detenuto, se la riproduzione è disposta con modalità imitative tali da confondere l’originale con la copia, a nulla rilevando l’assenza del timbro attestante l’autenticità.
Un principio che per Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di IDV e fondatore dello “Sportello Dei Diritti” è estensibile alla odiosa prassi di falsificazione del permesso per le autovetture a servizio dei disabili, rilasciato dai comuni e che dovrebbe costituire da deterrente per quanti provano a fare i furbi a discapito di cittadini onesti e che ne hanno veramente bisogno.

Diffamazione online: secondo la Corte UE la vittima di lesioni dei diritti della personalità via Internet può adire i giudici dello Stato membro in cu



Diffamazione online: secondo la Corte UE la vittima di lesioni dei diritti della personalità via Internet può adire i giudici dello Stato membro in cui risiede per la totalità del danno subito.
Sentenza nelle cause riunite C-509/09 e C-161/10 eDate advertising GmbH/X
Olivier Martinez e Robert Martinez/MGN Limited

Il regolamento sulla competenza giurisdizionale1 prevede che le persone domiciliate nel territorio di uno Stato membro, in linea di principio, siano convenute dinanzi ai giudici di tale Stato. Tuttavia, in materia di illeciti civili dolosi o colposi, una persona può essere convenuta anche in un altro Stato membro dinanzi al giudice del luogo in cui l’evento dannoso si è prodotto o può prodursi. In tal senso, in caso di diffamazione mediante un articolo di stampa scritta, diffuso in più Stati membri, la vittima ha due possibilità per esperire un’azione di risarcimento contro l’editore. Da un lato, essa può adire i giudici dello Stato del luogo ove è stabilito l’editore, competenti a pronunciarsi sul risarcimento della totalità dei danni derivanti dalla diffamazione. Dall’altro, essa può rivolgersi ai giudici di ciascuno Stato membro in cui la pubblicazione è stata diffusa e in cui essa assume aver subìto una lesione della propria reputazione (luogo di concretizzazione del danno). Tuttavia, in quest’ultimo caso, i giudici nazionali sono competenti a conoscere dei soli danni cagionati nello Stato in cui i medesimi si trovano.
Il Bundesgerichtshof (Corte federale di giustizia, Germania) e il Tribunal de grande instance de Paris (Francia) hanno chiesto alla Corte di giustizia di precisare in quale misura tali principi si applichino anche in caso di violazioni dei diritti della personalità per mezzo di contenuti diffusi su un sito Internet.
I fatti nella causa C-509/09
Nel 1993 il sig. X, domiciliato in Germania, è stato condannato assieme a suo fratello da un giudice tedesco all’ergastolo per l’omicidio di un attore famoso. Nel gennaio 2008 è stato ammesso alla liberazione condizionale.
La società eDate Advertising, stabilita in Austria, gestisce un portale Internet accessibile all’indirizzo «www.rainbow.at», ove ha pubblicato informazioni sui ricorsi presentati dal sig. X e da suo fratello avverso la loro condanna. Pur avendo l’eDate Advertising eliminato dal proprio sito Internet l’informazione controversa, il sig. X ha chiesto ai giudici tedeschi di ingiungere alla società austriaca di non riportare più notizie che lo concernono indicando il suo nome per esteso in relazione al crimine commesso. Quanto all’eDate Advertising, essa contesta la competenza internazionale dei giudici tedeschi a dirimere la controversia in quanto ritiene di poter essere convenuta soltanto dinanzi ai giudici austriaci.
I fatti nella causa C-161/10 relativi all’incontro tra la cantante australiana e l’attore francese. Quest’ultimo e suo padre, Robert Martinez, lamentano violazioni della loro vita privata e del diritto all’immagine di Olivier Martinez e, in Francia, hanno agito in giudizio contro la società britannica MGN, editrice del Sunday Mirror. Questa, al pari dell’eDate Advertising, ultima contesta la competenza internazionale del tribunale adito in quanto ritiene non sussista un collegamento sufficientemente stretto tra la pubblicazione in rete nel Regno Unito e il presunto danno sul territorio francese. Orbene, soltanto un siffatto collegamento potrebbe radicare la competenza dei giudici francesi a conoscere degli eventi lesivi connessi con la pubblicazione in rete controversa.
Nella sua sentenza odierna, che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” porta all’attenzione, la Corte rileva che la pubblicazione di contenuti su Internet si distingue dalla diffusione − circoscritta territorialmente − di un testo a stampa, in quanto detti contenuti possono essere consultati istantaneamente da un numero indefinito di internauti, ovunque nel mondo. Pertanto la diffusione universale, da una parte, può aumentare la gravità delle violazioni dei diritti della personalità e, dall’altra, rende estremamente difficile individuare i luoghi di concretizzazione del danno derivante da tali violazioni. Ciò posto – poiché l’impatto di un’informazione messa in rete sui diritti della personalità di un soggetto può essere valutata meglio dal giudice del luogo in cui la vittima possiede il proprio centro di interessi – la Corte designa tale giudice come quello competente per la totalità dei danni causati sul territorio dell’Unione europea. La Corte precisa che il luogo in cui una persona ha il proprio centro di interessi corrisponde, in via generale, alla sua residenza abituale.
La Corte sottolinea nondimeno che, in luogo di un’azione di risarcimento per la totalità del danno, la vittima può sempre adire i giudici di ciascuno Stato membro sul cui territorio un’informazione messa in rete sia accessibile oppure lo sia stata. In tal caso, alla stregua di quanto avviene per i danni causati da un testo a stampa, tali giudici sono competenti a conoscere del solo danno causato sul territorio dello Stato in cui essi si trovano. Del pari, la persona lesa può anche adire, per la totalità del danno cagionato, i giudici dello Stato membro del luogo in cui è stabilito il soggetto che ha messo tali contenuti in rete.
Infine, nell’interpretare la direttiva sul commercio elettronico 2, la Corte statuisce che il principio della libera prestazione di servizi, in linea di massima, osta a che il prestatore di un servizio del commercio elettronico sia soggetto nello Stato membro ospitante a prescrizioni più rigorose di quelle previste dal diritto dello Stato membro in cui il prestatore è stabilito.

Sicurezza stradale: donne al volante più a rischio in auto a causa di misure di sicurezza sessiste.


Ricercatori dell'Università della Virginia e dell'Università di Navarra hanno scoperto che i poggia testa non prendono in considerazione le differenze di dimensioni e forza tra i colli maschile e femminile

È possibile che le autovetture siano progettate quasi esclusivamente per le persone di sesso maschile?
Purtroppo sì, almeno secondo un recente studio che avrebbe appurato che le donne hanno maggiori probabilità di essere feriti in incidenti stradali, perché le caratteristiche di sicurezza sarebbero state progettate da uomini per soli uomini.
Alcuni ricercatori dell'Università della Virginia e dell'Università di Navarra in Spagna hanno analizzato 10 anni di dati relativi ad incidenti automobilistici avvenuti negli Stati Uniti e scoperto che le donne che indossavano le cinture di sicurezza avevano avuto il 47 per cento in più di probabilità di soffrire di gravi lesioni rispetto ai maschi.
L’American Journal of Public Health ha evidenziato che le donne con le cinture avrebbero sofferto più lesioni al torace e della colonna vertebrale di persone di sesso maschile in crash comparabili.
Ricerche precedenti hanno studiato le differenze nei crash test tra uomini e donne, ma Dipan Bose e Jeff Crandall dell'Università della Virginia e Maria Segui-Gomez dell'Università di Navarra in Spagna, hanno scoperto che il design maschio-centrico delle misure di sicurezza sarebbe un fattore importante per determinare l’entità delle lesioni tra femmine e maschi.
Il posizionamento dei poggiatesta, ad esempio, non terrebbe conto delle dimensioni e della forza del collo femminile.
Inoltre, le donne sarebbero soggette ad un maggior rischio di lesioni per le parti inferiori dei loro corpi a causa della statura più bassa, hanno evidenziato i ricercatori, che hanno verificato le statistiche degli incidenti dal 1998 al 2008.
Sulla scorta di tali risultati, gli autori di questo studio hanno concluso che oggi per le automobiliste di sesso femminile gli autoveicoli non possono essere sicuri come per le loro controparti maschili.
Per affrontare tale disparità di genere, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” accogliendo i suggerimenti dei ricercatori, si rivolge alle istituzioni comunitarie da sempre attente al miglioramento degli standard qualitativi e di sicurezza dei prodotti che circolano nella UE, affinché impongano agli Stati membri ed alle industrie automobilistiche politiche e regolamenti che gli obblighino a concentrarsi su design di sicurezza dei veicoli appositamente rivolti verso la popolazione femminile per ridurre i gap costruttivi, causa di maggiori rischi di lesioni per le automobiliste.

lunedì 24 ottobre 2011

Ambiente e prodotti tessili: vestiti dal latte.


Ambiente e prodotti tessili: vestiti dal latte. Milk-fashion, questa l’ultima tendenza che sta facendo impazzire le star di mezzo mondo. Le fibre tessili possono essere prodotte dalla caseina, una proteina presente nel latte.
I residui della produzione del latte, che non possono essere utilizzati per la produzione alimentare, forniscono la materia prima per una bio-fibra con caratteristiche speciali.


Secondo Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, questa scoperta potrebbe cambiare il futuro. A inventarla Anke Domaske, designer tedesca di 28 anni, che con Mademoiselle Chi Chi ha dato vita a QMilch, la prima linea di abbigliamento fatta …di latte. Il tessuto, realizzato quasi interamente di caseina, è la prima fibra prodotta dall’uomo senza aggiunta di componenti chimici. L’idea, senz’altro rivoluzionaria della stilista, si concretizza in una produzione eco(tecno)-sostenibile: la stoffa, infatti è ricavata dal latte scaduto.
Nel giro di un anno – spiega la Domaske, che all’università ha studiato microbiologia, – abbiamo messo a punto una fibra 100% naturale ad alta concentrazione di caseina e altri componenti, anche questi naturali”.
La caseina usata per tessere QMilch viene estratta dal latte in polvere ed è poi riscaldata insieme agli altri ingredienti in una macchina che assomiglia a un tritacarne. La fibra ottenuta si presenta in forma filamentosa viene poi lavorata da un filatoio meccanico.
Sono sufficienti 6 litri di latte – racconta la Domaske – per ottenere la stoffa di un intero abito” con
l’aggiunta di solo due litri di acqua per la produzione di un chilogrammo di fibre latteo organiche. Non sono necessari additivi chimici. In aggiunta, è una panacea per le persone che sono allergiche a certe fibre e prodotti chimici.
I primi indumenti confezionati con il latte saranno sul mercato nel prossimo anno.

Allarme crisi: le case pignorate all’asta. Chi compra gli immobili?


L’aumento degli immobili pignorati e messi all’asta giudiziaria sono la prova tangibile degli effetti drammatici della crisi che si è abbattuta prepotentemente sulle famiglie e sulle imprese che ormai, oberate da una pressione fiscale asfissiante conseguente anche dalla difficoltà perdurante del governo in carica nel trovare misure per lo sviluppo e per far uscire dal tunnel della recessione il Paese, troppo spesso, non riescono a far fronte ai propri debiti.
Come è noto, in termini assai semplici, l’asta giudiziaria di un immobile giunge all’esito di una procedura di pignoramento avviata da un determinato creditore che, nel momento storico in cui parliamo, è rappresentato per lo più da banche e finanziarie per mutui e finanziamenti non pagati, ma anche qualsiasi altro soggetto che vanti un credito, come per esempio, fra gli altri, Equitalia.
La vendita rappresenta, quindi, il momento più patologico del procedimento di esecuzione avviato in tribunale, ossia certifica l’impossibilità per il proprietario di non essere riuscito a far fronte al pagamento del proprio debito neanche attraverso accordi di conversione o dilazioni.
Quando si è giunti all’asta, per il debitore – proprietario è quindi ormai troppo tardi per cercare di ripianare il proprio debito e così, purtroppo, il diritto di credito si può trasformare in speculazione da parte di soggetti che ruotano intorno a questo meccanismo perverso, su quelle stesse case o immobili in genere pignorati che in gran parte dei casi vengono comprati a prezzi vantaggiosissimi ed inferiori alle stime di mercato.
Al di là delle non rare inchieste giudiziarie che hanno riguardato diverse province del territorio nazionale e che hanno dimostrato l’esistenza di organizzazioni criminali dedite a “turbare” il regolare svolgimento delle aste, vi è da dire che indipendentemente dalla commissione o meno di reati connessi a tale mercato del low cost immobiliare, la ricerca dell’affare in un momento di crisi come questo diviene quasi più semplice, per non dire naturale, in quanto se fino a qualche mese fa i beni di un certo pregio trovavano sempre un compratore al primo incanto adesso capita spesso che l’asta vada deserta e debba essere ripetuta a prezzi sempre più bassi.
Per evitare qualsiasi tipo di speculazione, per impedire che avvoltoi lucrino sui drammi delle famiglie e delle imprese, in un momento di grave crisi come questo, nel quale soggetti senza scrupoli e con liquidità che spesso derivano da altri affari illeciti hanno vita più facile, Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ribadisce la necessità della massima vigilanza da parte delle autorità competenti e quindi della magistratura sia delle esecuzioni civili che inquirente.

Sicurezza stradale: fango e sterpaglie sulla strada? Ne risponde l’ente di gestione delle strade


Sicurezza stradale: fango e sterpaglie sulla strada? Ne risponde l’ente di gestione delle strade responsabile per cose in custodia. La notevole estensione della rete stradale non basta ad escludere responsabilità dell'ANAS.
Deve risarcire motociclista che cade per fango sulla strada.

Un principio importante in materia di responsabilità aquiliana per cose in custodia (art. 2051 c.c.), quello stabilito dalla Suprema Corte, secondo la quale l’ente di gestione delle strade è responsabile del sinistro provocato dal fango e dai detriti non tempestivamente rimossi, specie se su una strada importante, e deve risarcire la vittima. È questo il contenuto della sentenza n. 21508, depositata il 18 ottobre 2011 con cui la terza sezione civile ha rigettato i ricorso dell'Anas che dovrà risarcire le vittime del sinsitro stradale. Nel caso in esame, che Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di IDV e fondatore dello “Sportello Dei Diritti” riporta in commento, come si legge nella Sentenza l'Anas aveva proposto ricorso per Cassazione avverso la sentenza della Corte di Appello di Catanzaro che, riformando la sentenza di primo grado, aveva accolto la richiesta di due automobilisti volta ad ottenere il risarcimento dei danni riportati da un sinistro stradale. In sostanza, a seguito della notevole pioggia, si erano accumulate sulla strada fango, sterpaglie e sabbia che avevano causato lo sbandamento della vespa su cui viaggiavano le vittime del sinistro. Su ricorso dell'Anas volto ad escludere la propria responsabilità, gli Ermellini, rigettando il ricorso, hanno spiegato che in tema di responsabilità di sinistri stradali, il fattore decisivo per l'applicabilità della disciplina ex art. 2051 del codice civile deve individuarsi nella possibilità o meno di esercitare un potere di controllo e di vigilanza sui beni demaniali, con la conseguenza che l'impossibilità di siffatto potere non potrebbe ricollegarsi puramente e semplicemente alla notevole estensione del bene e all'uso generale e diretto da parte dei terzi, da considerarsi meri indici di tale impossibilità, ma all'esito di una complessa indagine condotta dal giudice di merito con riferimento al caso singolo, che tenga in debito conto innanzitutto gli indici suddetti.
Il custode della strada – sottolinea la Corte - “doveva ritenersi obbligato a controllare lo stato della strada ed a mantenerla in condizioni ottimali d’impiego”; lo stesso non poteva considerarsi esente da responsabilità in considerazione della presenza della pioggia, fattore di rischio “conosciuto o conoscibile a priori dal custode”.

domenica 23 ottobre 2011

Il “112” (il numero internazionale per le emergenze) non è accessibile alle persone sorde


Il “112” (il numero internazionale per le emergenze) non è accessibile alle persone sorde, nonostante la direttiva europea del 2009 ne prevedeva l’obbligo entro il 25 maggio del 2011. L’Italia si adegui con urgenza.

Nonostante la direttiva del 2009 sul servizio universale che doveva essere attuata dagli stati membri dell’UE entro il 25 maggio di quest’anno, prevedesse l’obbligo che il “112” dovesse diventare accessibile anche alle persone sorde ad oggi risulta essere implementata solo da Danimarca, Estonia, Svezia, Regno Unito, Irlanda e Malta.
Lo ha rimarcato il portavoce della Commissione Europea Jonathan Todd, che di recente ha ribadito che su iniziativa della Commissione europea tutti gli Stati membri hanno l’obbligo di rendere accessibile il numero di emergenza “112”, non solo alle persone sorde, ma a tutte le persone disabili.
Come detto, infatti, finora solo sette Stati membri, hanno comunicato alla Commissione Europea le misure per implementare le nuove regole.
Per tali ragioni, lo stesso organo ha già avviato le procedure d’infrazione nei confronti di tutti gli altri Paesi membri per persuaderli a introdurre le nuove regole prima possibile ed a tal fine lo scorso giugno ha scritto a tutti gli Stati membri chiedendo loro di fornire tutti i dettagli sulle loro azioni per rendere accessibile il 112 alle persone disabili. Gli Stati membri hanno tempo entro fine ottobre per ottobre.
Lo stesso portavoce ha tenuto a precisare che una cosa sono le leggi entrate in vigore, altro è il loro reale funzionamento nella pratica. Ed infatti, per quanto è dato sapere solo il Regno Unito, i Paesi Bassi, la Danimarca e la Finlandia stanno lavorando all’introduzione di sistemi per rendere accessibile il “112” attraverso il servizio di messaggeria “SMS”.
La commissione per il tramite del suo portavoce ha fatto sapere anche che è necessario il supporto informativo delle organizzazioni non governative e di tutti i soggetti interessati, per comprendere meglio il funzionamento di tali sistemi nella pratica ed in quale misura gli Stati membri rispettano i propri obblighi.
Ancora una volta, per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, l’Italia si dimostra essere uno dei Paesi dell’UE meno attenti ai problemi dei disabili, nonostante l’indicazione e la scadenza di precisi obblighi comunitari individuati da un apposita direttiva a tutela, in questo caso, soprattutto degli audiolesi.
Pertanto, prima di essere ancora una volta deferiti alla Corte di Giustizia e subire l’ennesimo pagamento di sanzioni in un settore quale quello della tutela dei diritti nel quale è indispensabile una costante attenzione degli organi governativi che troppo spesso non dimostrano adeguata sensibilità ai problemi quotidiani dei disabili, Giovanni D’Agata rivolge un appello ai Ministeri delle Politiche Comunitarie e delle Pari Opportunità per l’adeguamento della nostra normativa e quindi per l’implementazione in via urgente dell’accessibilità del numero di emergenza “112” ai sordi ed ai disabili in genere.
Il senatore pugliese dell’Italia dei Valori, Pino Caforio, ha fatto sapere che presenterà un’interrogazione per avere delle risposte immediate sule intenzioni dell’attuale governo in merito a tale importante questione.

sabato 22 ottobre 2011

Antidepressivi nel mondo: in aumento l’uso. Solo negli USA + 400% ed 1 su 25 adolescenti alle prese con gli psicofarmaci.


Antidepressivi nel mondo: in aumento l’uso. Solo negli USA + 400% ed 1 su 25 adolescenti alle prese con gli psicofarmaci.

Già nel 2005 la Food & Drug Administration (FDA), l’Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali degli Stati Uniti che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, aveva obbligato i produttori dei principali antidepressivi ad aggiungere sulle etichette un avvertimento ai consumatori sul fatto che gli antidepressivi possono aumentare il rischio di suicidio.
A preoccupare l’ente era già all’epoca la circostanza che le vendite di questi farmaci segnavano una parabola ascendente che pareva inarrestabile non solo negli USA ma anche in tutti i paesi sviluppati, compreso l’Italia. L’industria del settore, infatti, segna da tempo cifre con aumenti a due cifre anno dopo anno anche a causa degli investimenti delle stesse imprese farmaceutiche capaci di spendere miliardi ogni anno per pubblicizzarli e stimolarne le vendite. Una catena di incentivazione che fa un pressing asfissiante sui medici ed arriva a milioni di pazienti. Anche perché nel tempo è aumentata anche l’”offerta” di prodotti: ai classici farmaci "triciclici" già in uso dagli anni Sessanta si sono affiancati nel corso dell’ultimo cinquantennio prodotti considerati più selettivi e meno tossici.
Il panorama è così variegato che ormai ne esistono di ogni tipo: alcuni agiscono solo sulla serotonina, altri solo sulla noradrenalina, altri ancora su tutti e due i mediatori chimici. Lo sviluppo di tali prodotti farmaceutici fa leva sulle teorie secondo le quali l'ampliamento dei mediatori chimici quali quelli menzionati, possa avviare procedure biologiche tali da causare un progressivo miglioramento della depressione.
Il Los Angels Times, di recente ha riportato alcune statistiche a dir poco allarmanti sui numeri e sulla platea delle persone che utilizzano gli antidepressivi. Secondo l’importante quotidiano americano oltre il 10 per cento dei cittadini americani di 12 anni d’età fa uso di tali farmaci.
Le Statistiche del National Center for Health Statistics sono più precise e dimostrano che l'11 per cento degli americani di 12 anni assume tali prodotti, che riguardano, peraltro, le ricette più prescritte dai medici per le persone di età compresa dai 18 ai 44 anni. L’agenzia di stampa Reuters ha riferito che dal 2005 al 2008, sono stati i farmaci più comunemente prescritti per tutte le età.
USA Today è arrivato a stimare che l'uso degli antidepressivi è salito alle stelle segnando un + 400 % dal 1988. Gli esperti di igiene mentale hanno sottolineato che i motivi di questo incredibile picco sono da ricercare da una parte nell’economia in difficoltà, dall’altra in campagne mediatiche che riguardano tali prodotti farmaceutici ed infine nei ritardi per le famiglie ad ottenere il rimborso per le terapie di tipo psicologico che spingono i cittadini a soluzioni più rapide quali l’uso di questi tipi di pillole.
L'indagine di USA Today ha sottolineato che le donne hanno 2 volte e mezzo in più di probabilità di prendere antidepressivi e la popolazione bianca più di quella di colore.
Il Los Angeles Times ha rilevato anche la predisposizione a continuare ad assumere antidepressivi per i soggetti che si erano visti prescrivere tali tipi di farmaci con oltre il 60 per cento dei cittadini che continuavano a farsi prescriverne per due anni o più e il 14 per cento li utilizza per 10 anni o più.
Tra le ragioni dell’aumento delle vendite, oltre a quelle già sottolineate, la più significativa sta nel fatto che questi farmaci si utilizzano per curare situazioni che spesso nulla hanno a che fare con la depressione, un’importante e grave malattia psichica che richiede adeguate terapie. Accade troppo spesso che invece vengano trattati con i farmaci anche gli "stati depressivi" che sono tutt'altra cosa. Se qualcuno vive una situazione difficile nella propria vita, per esempio perde un parente o il posto di lavoro, si trova in difficoltà economiche, si vede troncare una relazione d’amore, anziché assumere farmaci dovrebbe primariamente guardare alle proprie risorse interiori, alle proprie energie per superare il momento critico. In alcuni casi è stato dimostrato che l’utilizzo di antidepressivi può addirittura essere negativo, causando a volte, tra l’altro, una riduzione delle nostre capacità di reazione.
Va da sé che indipendentemente dall’opinione delle varie correnti scientifiche sulla bontà o meno dell’assunzione di tali prodotti anche in situazioni non patologiche, per Giovanni D’Agata Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” una regola dovrebbe essere il faro guida di tutti i cittadini specie nei momenti di difficoltà della vita: non bisogna fare un uso improprio di antidepressivi ed è necessario affidarci sempre allo specialista psichiatra o psicologo, e non a quanto ci dicono i media non specializzati o i consigli di amici e parenti.

venerdì 21 ottobre 2011

Febbre West Nile: salgono i casi di contagio in Italia


Salgono i casi del contagio da febbre del West Nile (o virus del Nilo occidentale) in Italia. Ai 10 casi rilevati nelle settimane scorse se ne sono aggiunti tre degli ultimi giorni. Lo rende noto Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”.
L’Ue ha confermato 89 casi di febbre West Nile umana nei paesi dell’Unione, di cui 66 casi in Grecia, 13 casi in Italia di cui 1 a Belluno, 1 in Provincia di Olbia, 3 in Provincia di Oristano, 6 in Provincia di Treviso, 1 in Provincia di Venezia, 1 in Provincia di Pisa e 10 in Romania.
Nei paesi vicini, sono stati dichiarati 149 casi: 2 in Albania, 2 nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, 121 nella Federazione russa, 3 in Turchia e 21 in Israele.
Dall'ultimo aggiornamento del 13 ottobre, la Francia ha segnalato un caso di infezione neuroinvasive West Nile importato in seguito ad un viaggio in Grecia. La Prefettura di Aitoloakamania, un’area senza precedenti casi clinici, è stata identificata come il luogo di esposizione (informazioni dalla Grecia). Ulteriori informazioni sull'infezione West Nile in umani sono disponibili dall’Ellenica Center for Disease Control and Prevention. Ulteriori informazioni sull'infezione West Nile nella prefettura di Prevesa sono disponibili presso l' Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE).
L’Italia ha riferito confermando 2 nuovi casi di infezione neuroinvasive, uno da una nuova provincia, Olbia e l'altro da una provincia con precedenti casi clinici, Oristano. Ulteriori informazioni sull'infezione West Nile in equidi nelle province di Cagliari, Crotone, Gorizia, Messina, Matera, Oristano, Pordenone, Treviso, Udine e Venezia sono disponibili dall'OIE e dal bollettino dell'Istituto G. Caporale.
Nei paesi limitrofi, la Federazione russa ha riferito confermando 5 nuovi casi umani ad Astrakan (3 casi) e Voronezhskaya (2 casi) oltre un precedente caso.

Ancora la Cassazione Civile contro i processi lumaca.


L’importo liquidato a titolo di equo indennizzo per l’irragionevole durata del processo, secondo la legge Pinto, non può essere inferiore a euro 750 per ogni anno di ritardo per i primi tre anni e a euro 1000 per i successivi.

Lo “Sportello dei Diritti” è intervenuto numerose volte sull’annoso problema della lentezza dei processi italiani causa non solo di continue condanne dello Stato da parte della Corte di Giustizia europea, ma soprattutto di conseguenze negative per i cittadini costretti a subire le ansie e le attese per decisioni che non arrivano mai o che arrivano dopo anni ed anni di rinvii.
La legge 89/2001 nota a tutti come «legge Pinto» e che ha superato il decimo anno dall’entrata in vigore ha tentato di porre un argine ai danni causati alla cittadinanza per tutelarla di fronte all'irragionevole durata delle cause, che secondo giurisprudenza corrisponderebbe a tre anni per il primo grado di giudizio, due anni per il secondo e un anno per ciascuna fase successiva, stabilendo la possibilità di ottenere un “equo indennizzo” a fronte degli irragionevoli ritardi dei processi.
Con alcune recenti decisioni della Cassazione (2009/16086; 2010/819), gli ermellini avevano posto alcuni paletti per definire l’entità dell’indennizzo liquidabile: “La quantificazione del danno non patrimoniale deve essere, di regola, non inferiore a Euro 750,00 per ogni anno di ritardo eccedente il termine di ragionevole durata. Tali principi vanno confermati in questa sede, con la precisazione che il suddetto parametro va osservato in relazione ai primi tre anni eccedenti la durata ragionevole, dovendo invece aversi riguardo per quelli successivi, al parametro di Euro 1.000,00 per anno di ritardo, tenuto conto che l’irragionevole durata eccedente tale periodo comporta un evidente aggravamento del danno”.
A tal proposito è utile riportare la recentissima sentenza n. 20689 del 07.10.2011 sempre della Suprema Corte (Prima sezione) che ha precisato che “In materia di irragionevole durata del processo, stante l'esigenza di offrire un'interpretazione della legge 24 marzo 2001, n. 89 idonea a garantire che la diversità di calcolo non incida negativamente sulla complessiva attitudine ad assicurare l'obiettivo di un serio ristoro per la lesione del diritto alla ragionevole durata del processo, evitando il possibile profilarsi di un contrasto della medesima con l'art. 6 della CEDU (come interpretata dalla Corte di Strasburgo), la quantificazione del danno non patrimoniale deve essere, di regola, non inferiore a Euro 750,00 per ogni anno di ritardo eccedente il termine di ragionevole durata. Il suddetto parametro va osservato in relazione ai primi tre anni eccedenti la durata ragionevole, dovendo invece aversi riguardo, per quelli successivi, al parametro di Euro 1.000,00 per anno di ritardo, tenuto conto che l'irragionevole durata eccedente tale periodo comporta un evidente aggravamento del danno”.
Nel caso di specie, il Ministero dell'Economia e delle Finanze aveva proposto ricorso per cassazione, avverso il decreto in data 29 maggio 2009 con il quale la Corte di Appello di Roma lo ha condannato al pagamento in favore di G.C., (+Altri) della somma di Euro 6.500,00 ciascuno, oltre agli interessi legali a decorrere dalla data del decreto, a titolo di equo indennizzo per la violazione del termine ragionevole di durata di un giudizio promosso davanti al Tar Lazio il 30 luglio 1997 e definito con sentenza del 13 novembre 2006.
Al di là del merito della sentenza che ha comunque sancito la condanna del Ministero dell'Economia e delle Finanze, e quindi il diritto all’indennizzo del danno, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, si rivolge alla cittadinanza affinché prendendo spunto da tali decisioni continui a promuovere l’azione civile nei confronti dello Stato per vedersi riconosciuto un sollievo economico a fronte delle sofferenze e delle ansie dovute alla lungaggine dei processi che dovrebbe servire anche da impulso per accelerare le riforme necessarie e per fornire uno stimolo ulteriore affinché si doti l’amministrazione giudiziaria degli strumenti necessari per una Giustizia più rapida ed efficace.
Anche alla luce delle decisioni in commento che confermano l’orientamento giurisprudenziale per una tutela più efficace dei cittadini, lo “Sportello dei Diritti” continua e continuerà nella sua attività di tutela legale di tutte le vittime della giustizia lenta.

giovedì 20 ottobre 2011

Disabili: il contrassegno per il Ministero può essere usato sulle strisce blu


Disabili: secondo il Ministero dei Trasporti il veicolo al servizio di disabili muniti dell'apposito contrassegno arancione può sostare gratuitamente nelle aree a pagamento, qualora il Comune lo consenta nella sua discrezionalità amministrativa. I comuni siano comprensivi


Una buona notizia che amplificherebbe le tutele nei confronti dei portatori di handicap se le amministrazioni comunali dimostrassero maggiore sensibilità.
Secondo il parere del Ministero dei trasporti protocollo numero 4699 del 19 settembre 2011, infatti, il veicolo al servizio di disabili muniti dell'apposito contrassegno arancione può sostare gratuitamente nelle aree a pagamento, qualora il Comune lo consenta nella sua discrezionalità amministrativa.
Dopo questo autorevole intervento amministrativo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, invita tutti i sindaci e le amministrazioni comunali del territorio nazionale ad adeguarsi alla “proposta” del Ministero informando i propri concittadini della propria volontà di essere più permissivi per quella che apparirebbe come un’importante iniziativa di civiltà.

mercoledì 19 ottobre 2011

Bambini e Farmaci: l’AFSAPPS sospende il Primpéran.


Bambini e Farmaci: l’Agenzia francese di sicurezza sanitaria dei farmaci e prodotti biologici e dei dispositivi medici in Francia (AFSAPPS) sospende il Primpéran. E’ controindicato per le persone con meno di 18 anni in quanto può causare effetti collaterali di tipo neurologico. Ne sconsiglia l'uso alla luce di effetti negativi sul mercato adulto.

L’Afssaps (l'agenzia francese per la sicurezza dei farmaci) ha deciso di sospendere l'autorizzazione alla distribuzione del Primpéran. Commercializzato dal 1960 anche in Italia, molto spesso prescritto per le donne all’inizio della gravidanza, antispasmodico è commercializzato in diverse forme: supposta orale, compressa, iniezione.
Secondo l' Afssaps questo metoclopramide sarebbe pericoloso in quanto conterrebbe dopamina che lo renderebbe un neurolettico. Quest'ultimo avrebbe pesante impatto sulla salute: disturbi anche intestinali, movimenti anomali della testa e problemi cardiovascolari potenzialmente gravi.
L’Afssaps dopo aver rivalutato il rapporto rischi-benefici dei farmaci con metoclopramide (Primpéran e suo generico), ha concluso che il Primpéran è controindicato nei soggetti con meno di anni 18.
Nel 2007 l’Afssaps aveva già, attirato l'attenzione dei medici di medicina generale e gastro-enterologi sul rischio di disturbi neurologici causati da farmaci basati su metoclopramide e in particolare su alcuni disturbi extrapiramidali (tremore, movimenti anomali della testa e collo, ecc.). Questi effetti sono menzionati anche nel riassunto delle caratteristiche del prodotto. In Francia, le indagini di farmacovigilanza hanno mostrato un abuso in pediatria con rischio dell'insorgenza di effetti collaterali neurologici.
Nel novembre del 2010, queste preoccupazioni sono state rafforzate dai risultati di una valutazione europea di dati pediatrici.
Per tali ragioni Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” invita le donne in dolce attesa a trovare altri modi per trattare gli spasmi della nausea e del vomito anche dei loro figli e sollecita il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, a seguire l'esempio dell'Agenzia francese facendo ritirare dal mercato la forma pediatrica di questo antispasmodico.

Tagli agli sprechi dello Stato. Troppe polizie in Italia


Dalla PS, ai Carabinieri, sino alla mortuaria, tra private e locali se ne contano almeno 25. E persino il numero delle emergenze continua a non essere unificato.

Manovra? L’ordine del giorno è tagli agli sprechi senza toccare l’efficienza della pubblica amministrazione ed i servizi essenziali.
Ma se non si vuole incidere sugli aspetti fondamentali dell’apparato burocratico tra i quali spicca l’organizzazione della sicurezza in senso lato dei cittadini, non si comprende come mai nessuna manovra o decreto anticrisi abbia pensato a razionalizzare le decine di forze di polizia presenti sul Territorio nazionale che purtroppo si traducono in un inutile ed evidente duplicazione di servizi che potrebbero essere gestiti da un minore numero di questi apparati, garantendo comunque analoga o maggiore efficienza.
Questi aspetti possono essere evidenziati da una serie di questioni pratiche che accadono quotidianamente ai cittadini. Per esempio in caso di qualsiasi emergenza, molto spesso ci troviamo nell’imbarazzo o meglio nell’incertezza su quale numero chiamare. Il 113 o 112, 115, 118, 1717 o 1515. E se si deve contattare una qualsiasi polizia locale a quale numero ci si deve rivolgere se non lo si conosce perché magari non si è del luogo.
Le polizie “ statali “ in Italia sono apparentemente sette: Polizia Di Stato, Arma Dei Carabinieri, Guardia Di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Polizia Penitenziaria, Capitaneria Di Porto, Corpo Nazionale Dei Vigili Del Fuoco. Già facendo la somma tra carabinieri, polizia e fiamme gialle, superiamo ogni record europeo.
Sommate le altre quattro, abbiamo mezzo milione di uomini. Un agente di polizia ogni 175 italiani, rispettivamente 50% e 20% in più rispetto a Gran Bretagna e Germania.
Alle inevitabili duplicazioni di funzione dei ruoli delle varie polizie dell’ordinamento statale fanno da contraltare i doppioni di quelle locali.
Sulle strade e non solo, infatti, accanto agli apparati dello Stato, troviamo anche la Polizia Municipale o locale, Provinciale, fino ad arrivare ai famigerati Ausiliari del Traffico. Così come sulla sicurezza alimentare, solo per fare qualche esempio, vigilano carabinieri, forestali dello Stato e delle Regioni, così come l’autorità di controllo sanitario di derivazione Asl.
Quali sono i costi dipendenti da queste duplicazioni? Sarebbe forse opportuno che in un momento di crisi economica dello stato, forse qualcuno si decidesse a parlarne e prendesse gli opportuni provvedimenti per tentare una razionalizzazione delle risorse presenti.
E chi parla, - Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” – è un ufficiale in congedo dell’Arma Dei carabinieri, figlio di poliziotto, che è consapevole dell’autorevole ruolo e della tradizione delle varie forze di polizia a cui va il merito di garantire la sicurezza dei cittadini nonostante l’esiguità di mezzi e risorse.
Si cominci, allora immediatamente ad unificare in un unico numero telefonico quello delle emergenze, dato che pare per tale ragione l’Italia paghi sanzioni pari a 30mila euro al giorno da parte dell’Unione Europea che raggiungeranno la quota di 90mila a breve, per poi passare ad una revisione generale dei ruoli e delle competenze delle forze di polizia.
Si dimostri coraggio, nel rispetto dei contribuenti, ma garantendo gli stessi o superiori livelli di sicurezza per i cittadini.

lunedì 17 ottobre 2011

Ambiente e rinnovabili: dall’Inghilterra il marciapiede verde che converte l’energia dei passi in elettricità.


Il pavimento in lastre chiamato "PaveGen" converte l'energia dei passi in energia elettrica. Un ingegnere inglese ha sviluppato il pavimento che trasforma l’energia dei passi in elettricità. Primo ordine commerciale previsto per alimentare metà dell’ illuminazione esterna di un centro commerciale di Londra. Il primo pavimento in lastre che converte l’energia dei passi della gente in elettricità sarà posato per aumentare la potenza elettrica del più grande centro urbano d'Europa, presso il sito delle Olimpiadi di Londra 2012.
Ne dà notizia Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”. Il "PaveGen" composto da pavimento in lastre di gomma riciclata, raccoglie l'energia cinetica che scaturisce dall'impatto della gente che vi sale sopra trasferendo immediatamente minuscoli impulsi di energia elettrica ai vicini elettrodi. Secondo il suo inventore, le lastre possono anche immagazzinare energia in una batteria posizionata nelle vicinanze fino al massimo di tre giorni.
Nella loro prima posa nel centro commerciale, 20 piastrelle saranno sparse lungo l'attraversamento centrale tra lo stadio Olimpico di Londra e il centro commerciale Westfield Stratford City aperto di recente che prevede un flusso di circa 30 milioni di clienti nel suo primo anno di apertura.
L’inventore è Laurence Kemball-Cook, un ingegnere di 25 anni che ha sviluppato il prototipo durante il suo ultimo anno di università nel 2009.
Il pavimento “verde” è stato progettato per comprimere cinque millimetri di piastrella quando qualcuno passa su di loro, convertendo l'energia cinetica assorbita in energia elettrica.
Un computer nella fase di sperimentazione ha mostrato come le piastrelle “PaveGen” installate su di una scala metropolitana producono abbastanza elettricità per mantenere un LED che alimenta un lampione che resta acceso per 30 secondi.
Altro esperimento riuscito è stato realizzato durante una grande festa all'aperto dove è stato ottenuto il passaggio di oltre 250.000 passi - che sono stati sufficienti per caricare 10.000 cellulari.
Il giovane inventore prevede che il “PaveGen” sarà utilizzato per alimentare apparecchi off-grid come l’illuminazione pubblica, mappe stradali illuminate e pubblicità e sarà installato nelle zone di traffico urbano umano ad alta densità come centri abitati delle città, stazioni della metropolitana e corridoi delle scuole.
Nella sua forma attuale, la lastra della pavimentazione “PaveGen” contiene un LED a basso consumo energetico che si illumina, dando l'idea per l'utente del trasferimento di energia ma consumando solamente circa il 5% dell'energia di ogni passo.
Richard Miller, capo dell’ufficio sostenibilità Technology Strategy Board del governo del Regno Unito che ha finanziato il progetto, ha dichiarato che il progetto ha già vinto diversi premi, tra cui il Big Idea Ethical Business Awards del Regno Unito e la Shell LiveWire Grand idee Award. Il “PaveGen” ha anche recentemente ricevuto finanziamenti da un gruppo di investitori.
Inoltre, la piastrella dura nel tempo come è stato verificato nel corso di un esperimento durato un mese essendo stata sottoposta tutti i giorni ad un martellamento continuo con una macchina che replica i passi. Peraltro, è veramente facile da installare sostituendola ai pavimenti esistenti: per ottenere le esatte dimensioni basta sostituire una piastrella con un'altra già posizionata.

Antibiotico ampiamente prescritto per decenni ha pericolosi effetti collaterali che possono uccidere


Si sente spesso dire che i farmaci utilizzati da più tempo sono sufficientemente sicuri. Dopo tutto, se innumerevoli persone gli hanno assunti per molti anni, i medici avrebbero dovuto conoscere da tempo la loro pericolosità.
Purtroppo, queste considerazioni sono un mito da sfatare per diverse ragioni, rimarca Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”.
In primo luogo, perché spesso sono richiesti decenni per dimostrare i collegamenti tra l'uso di un farmaco e lo sviluppo di altre malattie. Inoltre, gli effetti collaterali possono essere ignorati, spesso archiviati come "tutti nella testa del paziente", o la colpa della malattia è stata nella prescrizione del farmaco individuato per il trattamento. Tutto ciò, invece di riconoscere che la condizione di peggioramento di un paziente, compresa la morte, può essere causata dallo stesso trattamento, cioè proprio in conseguenza del farmaco utilizzato.
Un drammatico esempio di quest'ultimo caso è stato appena rivelato in uno studio pubblicato sul Canadian Medical Association Journal (CMAJ).
L'antibiotico trimetoprim-sulfametossazolo (venduto come Septra, Bactrim, nonché in forme generiche) è stato ampiamente utilizzato dal 1968 – ma solo ora gli scienziati hanno ritenuto necessario l’introduzione di avvertimenti per cui il farmaco può causare gravi reazioni avverse e persino mortali.
Il Trimetoprim-sulfametossazolo è uno degli antibiotici più comunemente prescritti per le infezioni del tratto urinario (UTI) nel mondo.
Inoltre, il trimetoprim-sulfametossazolo è stato prescritto per curare lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) ed altre infezioni batteriche, incluse le infezioni alle orecchie, bronchiti, diarrea del viaggiatore e polmonite.
Secondo alcuni ricercatori degli Istituti canadesi di ricerca per la sicurezza ed efficacia dei farmaci del Disciplinary Cross-Training Program, anche se il trimetoprim-sulfametossazolo ha numerosi vantaggi, in particolare nella cura dei pazienti con HIV e di Staphylococcus aureus resistente alla meticillina, ad esso è associata una grande tossicità.
In particolare gli effetti collaterali dovuti a reazioni tossiche coinvolgerebbero in primo luogo i reni con conseguenze pericolose per la vita. Inoltre, l'antibiotico potrebbe causare eccessivi livelli di potassio (iperkaliemia), che possono disturbare il normale ritmo cardiaco sino a portare alla morte, e abbassare il livello di glucosio nel sangue (ipoglicemia). Il farmaco sarebbe particolarmente pericoloso per le donne incinte e per le persone che hanno anemia (carenza di globuli rossi) causata da carenza di acido folico e peraltro sarebbe anche collegato a danni al fegato.
Nel loro studio, il dottor Ho e il dottor Juurlink dell’Istituto canadese hanno sottolineato che il trimetoprim-sulfametossazolo attraversa facilmente la barriera sangue-cervello, causando una moltitudine di sintomi neurologici. Curiosamente, questi problemi sono stati riportati solo in pochissimi casi clinici mentre sono state condotte poche ricerche in materia. Tuttavia, secondo gli scienziati canadesi al farmaco sarebbero legati anche problemi al cervello comprendenti delirio, tremori e disturbi dell'andatura.
Un altro recente studio pubblicato sul British Medical Journal, dimostrerebbe che gli anziani sono particolarmente a rischio quando assumono il trimetoprim-sulfametossazolo se utilizzato contestualmente ad un farmaco prescritto per curare l'insufficienza cardiaca, noto come spironolattone.
Il motivo? Si scopre che antibiotici tipo il Bactrim sono spesso prescritti senza preoccuparsi di verificare il fatto che la combinazione con altri farmaci possa portare alla morte.
Questo fatto porta ad una domanda non troppo azzardata. Quanti anziani sono morti per arresto cardiaco a loro attribuito per insufficienza cardiaca o per l’età quando, in realtà, fu la conseguenza di una combinazione di farmaci quali il trimetoprim-sulfametossazolo e spironolattone?
Quindi, Specie per i soggetti anziani, ma non solo, bisogna stare sempre attenti alle combinazioni mortali tra farmaci. È chiaro, però che è necessario sviluppare una maggiore consapevolezza sulle interazioni farmacologiche tra le categorie dei farmacisti e medici.
Nel caso in questione tale innalzamento del livello di attenzione è ancor più necessario per garantire che i rischi potenziali di iperkaliemia derivanti da questa combinazione di farmaci siano ridotti al minimo, con una scelta di antibiotici alternativi, se del caso, o da un attento monitoraggio dei pazienti trattati con entrambi i farmaci come hanno suggerito i ricercatori canadesi.

domenica 16 ottobre 2011

RC Auto è ora di ribellarsi.


Le (semplici) proposte di Giovanni D’Agata e Stefano Mannacio per un mercato più equo e per tutele giuste per le Vittime della Strada
L’audizione del 12 ottobre scorso alla Camera dei Deputati di Antonio Catricalà, Presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) rinvenibile in maniera integrale all’indirizzo web (http://www.agcm.it/stampa/news/5750-indagine-conoscitiva-sul-settore-dellassicurazione-di-autoveicoli.html), rappresenta l’ennesima picconata all’ormai diroccato castello che un legislatore chino ai voleri delle compagnie ha costruito negli ultimi anni.
Vediamo subito per punti quali solenni fregature spacciate per ricette miracolistiche gli assicurati spennati e i danneggiati sviliti nei loro diritti hanno dovuto assistere:
1) Indennizzo Diretto, un disastro. Lo diceva l’ex presidente dell’ANIA Alfonso Desiata, scomparso prima di veder realizzata la sua facile profezia. Una procedura fatta per mescolare i bilanci, lasciare le vittime della strada in balia delle Compagnie e che, come era prevedibile, ha prodotto non un abbassamento dei premi del 20% negli ultimi tre anni ma un aumento che è sotto gli occhi di tutti. Una via d’uscita per rottamare la procedura l’aveva offerta due volte la Corte Costituzionale sostenendo che il sistema, per stare giuridicamente in piedi, deve essere facoltativo. Le compagnie, le ineffabili associazioni dei consumatori, l’ISVAP hanno fatto muro contro la Corte chiedendo al legislatore di infischiarsene delle due pronunce e provando ad ogni occasione o decreto di inserire emendamenti rendere obbligatorio ciò che non è e non può essere. L’Antitrust oggi conferma che il sistema è fallito e che bisognerebbe abbandonarlo almeno per i danni alla persona dove danneggiati furbI e imprese furbe sono andate avanti per anni a prendere magari risarcimenti inesistenti da una parte e lucrando sulla differenza tra ciò che era pagato e i forfait stabiliti dalla legge per ogni sinistro.
2) Danno morale. Le sentenze della Cassazione a Sezioni Unite a firma tra gli altri, di Francesco Carbone, presidente onorario della Associazione Melchiorre Gioia, il pensatoio medico-legale dell’Ania, hanno consentito alle compagnie di irrigidirsi nel riconoscere questa voce di danno in sede di trattazione stragiudiziale. Una sentenza discussa e discutibile su cui pendono molte ombre.
3) Agenzia Antifrode. Sulla storia dell’Agenzia antifrode potrebbero scorrere fiumi d’inchiostro. Per ora ci limitiamo a fare qualche di considerazione su quello che è stato l’iter istitutivo dell’organismo recentemente approvato in sede legislativa dalla Commissione Finanze della Camera e ora all’attenzione del Senato. L’ANIA ormai da anni lancia un allarme frodi però chiude gli ispettorati sinistri, il primo avamposto sul territorio, soprattutto al Sud, che può arginare tale fenomeno per sostituirli con call center costituiti da personale amministrativo e non qualificato. Si dice disponibile a finanziare la struttura però tramite qualche fido scudiero parlamentare ha chiesto, ma non ottenuto, che fosse la magistratura ad occuparsi d’ufficio dei reati di frode alle assicurazioni evitando così lo sforzo di una querela di parte. Ha chiesto, ma non ottenuto nelle prime e truffaldine formulazioni, di dilatare i tempi del risarcimento del danno in caso di sospetti basati su bislacche evidenze statistiche. Non ha invece chiesto, lo ripetiamo, di rottamare l’indennizzo diretto che, come sosteneva l’ex Direttore Generale dell’ANIA, Giampaolo Galli, in un saggio in inglese, avrebbe certamente causato un aumento dei fenomeni speculativi da parte dei danneggiati e, aggiungiamo, delle imprese, portate a“cartolarizzare” i sinistri sulla base di un pagamento certo a forfait senza la preoccupazione di verificarne la veridicità. Anche in questo caso l’Antitrust è stata chiarissima: sono le compagnie che devono investire per realizzare strutture antifrode dedicate professionali ed efficienti come succede nelle migliori esperienze europee.
4) Macro Lesioni. Con blitz di agosto il Governo ha inviato al Consiglio di Stato uno schema di DPR che contiene l’indicazione delle menomazioni per le lesioni di lieve entità e il loro valore economico. In nome di una equità sul territorio nazionale si è scelto di dimezzare i risarcimenti per le lesioni gravi o gravissime rispetto ai valori del Tribunale di Milano riconosciuti dalla Cassazione quale (equo e giusto) paramentro risarcitorio nazionale. Il provvedimento è stato considerato da tutte le associazioni delle Vittime della Strada come fortemente lesivo della dignità umana e non rispondente al principio di riparazione integrale del danno. Le Compagnie assicuratrici, già oggi propongono liquidazioni per danni gravi o gravissimi basati sui nuovi e riduttivi valori previsti dallo schema di DPR. Il decreto, se firmato dal Presidente della Repubblica potrebbe avere valore retroattivo, creando un grave nocumento per soggetti deboli quali sono le Vittime della Strada che hanno radicato un contenzioso per ottenere un maggior danno;

A queste amenità si aggiungono assicurati che non hanno subito incidenti che vengono letteralmente cacciati via dalle proprie compagnie e la demagogia delle principali Associazioni dei Consumatori che hanno di fatto sempre avallato tutte le misure proposte e imposte dall’ANIA al legislatore.

Come si torna dunque alla normalità che poi è rappresentata da compagnie che, dovendo pagare di tasca propria i sinistri, riprendono a svolgere una attività istruttoria sul territorio più attenta?
Per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” e per Stefano Mannacio, con portavoce del CUPS - Comitato Unitario Patrocinatori Stragiudiziali, il programma è semplice ed in soli cinque punti:
1. Abolire immediatamente l’indennizzo diretto
2. Creare una Agenzia Antifrode in campo assicurativo seria e in linea con le migliori esperienze estere.
3. Confermare come riferimento minimo per il valore economico del risarcimento del danno alla persona, le tabelle del Tribunale di Milano.
4. Aggiornare, con la formazione di una commissione medica equilibrata, le tabelle medico legali per le lesioni cosiddette lievi.
5. Modificare la composizione delle commissione ministeriale che si occupa di definire i valori medico legali ed economici per il danni gravi e gravissimi posto che i risultati sino ad ora ottenuti sono il frutto di un palese squilibrio a favore delle componenti assicurative.
Riprendere in concetto di responsabilità e tutela dei diritti può riportare ad un mercato assicurativo più equo in cui, a parità di prezzi (che mai scenderanno in modo apprezzabile), si potrà almeno godere di una valida tutela delle Vittime della Strada, soprattutto di quelli vere.

Nuovo aggiornamento sulla situazione di allerta dell’infezione del Virus del Nilo occidentale (WNV) in Europa. 10 i casi confermati in Italia.


Con nota del 13 ottobre 2011, che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” riporta, la UE ha confermato 85 casi di febbre West Nile umana nell'UE,di cui 65 in Grecia, 10 casi in Italia e 10 in Romania. Nei paesi vicini, sono stati confermati 144 casi: di cui 2 in Albania, 2 nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, 116 nella Federazione russa, 3 in Turchia e 21 in Israele.
Dal precedente aggiornamento, in Grecia, 4 nuovi casi umani sono stati segnalati nelle prefetture con precedenti casi clinici. Ulteriori informazioni sull'infezione West Nile negli esseri umani sono disponibile dal Ellenica Center for Disease Control and Prevention.
L’Italia ha confermato 2 nuovi casi di infezione neuroinvasive, uno da una nuova provincia, Belluno e l'altro da una provincia con precedenti casi clinici, Treviso. In Italia sono 1 in Provincia di Belluno, 1 in Provincia di Oristano, 6 in Provincia di Treviso, 1 in Provincia di Venezia, 1 in Provincia di Pisa. Informazioni aggiuntive sull'infezione West Nile nelle province di Cagliari, Oristano, Pordenone, Udine e Venezia sono disponibile presso l'organizzazione mondiale per la salute degli animali (follow-up relazione n. 3 e follow-up relazione n. 2) e il bollettino dell'Istituto G. Caporale.
In Israele, 2 nuovi casi sono stati segnalati da due zone con precedenti casi clinici, distretto di Tel Aviv e distretto centrale.

sabato 15 ottobre 2011

E. coli parassita e hi-tech: (anche) il vostro portatile è contaminato


Secondo uno studio britannico il 16% dei telefoni sono contaminati con i batteri fecali

Secondo uno studio realizzato nel Regno Unito un telefono cellulare su sei è contaminato da batteri fecali,.
Lo ha riferito venerdì il quotidiano The Guardian: il 16% dei telefoni cellulari nel Regno Unito sono contaminati con il batterio Escherichia coli. Il dato emerge da uno studio condotto dalla scuola di igiene e medicina tropicale dell'Università di Londra.
In questione, la scarsa igiene degli inglesi. Il 95% dei 390 intervistati in modo contraddicendosi, hanno dichiarato che abitualmente lavano le mani con sapone, non appena questo è possibile. Nonostante ciò il 92% dei telefoni e 82% delle mani sono contaminati da batteri che indicano la presenza di materia fecale.
Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di IDV e fondatore dello “Sportello Dei Diritti”" si augura poiché i batteri passano sempre dalle mani una volta trasportati su una superficie come quella del cellulare, difficile da lavare, spronerà gli utilizzatori a prestare maggiore attenzione", Il lavaggio delle mani è un gesto semplice e questo permette senza dubbio di salvare vite umane,
Il batterio Escherichia coli è naturalmente presente nell'apparato digerente degli animali a sangue caldo ed essere umani. Alcuni ceppi possono causare gravi problemi di salute, a volte la morte.