martedì 31 gennaio 2012

Lavoro: si aprono le selezioni per lavorare negli stand della manifestazione Cioccolatò a Torino.


Un’opportunità per oltre 300 ragazzi tra i 18 e i 25 anni, da venerdì 2 a domenica 11 marzo 2012.
In questa data si terrà la nuova edizione di Cioccolatò a Torino dove saranno impegnati in qualità di standisti, promoter, animatori ed hostess addetti al pubblico, presso i numerosi punti vendita e di animazione firmati dalle più importanti aziende cioccolatiere italiane e internazionali, coinvolte in attività commerciali, ludiche e di degustazione gratuite!
Nello specifico, i profili ricercati sono soprattutto quelli che caratterizzano gli addetti alle vendite: propensione a lavorare a contatto con il pubblico, cordialità, disponibilità e una buona parlantina.
Ne da notizia Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti".
Per diventare standista è sufficiente avere residenza e/o domicilio a Torino o dintorni ed un’età compresa tra i 18 e i 25 anni. Il candidato può dare la propria disponibilità o per tutti i giorni della manifestazione, ovvero dal 29 Febbraio al 12 Marzo, ossia due giorni prima e un giorno dopo le date di apertura al pubblico, in modo da potersi occupare dei preparativi e della chiusura della manifestazione; oppure solo nei quattro giorni dei due fine settimana: 3/4 Marzo e 10/11 Marzo, per essere di supporto allo staff nelle giornate di massima affluenza di pubblico.
La disponibilità richiesta al candidato è, in entrambi i casi, per l’intera giornata: giovedì, venerdì e sabato dalle 9.30 alle 23.30, dal lunedì al mercoledì e la domenica dalle ore 9.30 alle 20.30.
Per proporsi è sufficiente collegarsi al sito www.cioccola-to.it, accedere alla sezione “lavora con noi” e compilare i campi suggeriti, eventualmente aggiungendo due parole di presentazione. Occorre affrettarsi perché i colloqui di selezione si terranno il 12 febbraio.
Non è necessario inoltrare né foto né curriculum, perché ogni candidato riceverà una e-mail di risposta completa con tutte le indicazioni da seguire per poter partecipare al colloquio e con allegato il modello di curriculum che dovrà essere compilato e portato il giorno del colloquio insieme a una foto tessera recente, la fotocopia della tessera sanitaria, del codice fiscale e di un documento di identità valido.
Il tutto dovrà essere consegnato in sede di colloquio secondo l’appuntamento concordato via e-mail.

lunedì 30 gennaio 2012

Dopo le PIP un nuovo allarme arriva dalla Gran Bretagna su alcuni tipi di protesi dell'anca metalliche


Dopo le PIP un nuovo allarme arriva dalla Gran Bretagna su alcuni tipi di protesi dell'anca metalliche che potrebbero essere tossiche. 30.000 britannici a rischio di avvelenamento?

Alcuni studi scientifici secondo cui migliaia di pazienti in Gran Bretagna potrebbero essere a rischio di essere intossicati dai metalli rilasciati dalle protesi all’anca, hanno determinato l’avvio di un’inchiesta da parte della MHRA (Medicine Regulatory Healthcare Agency), l'agenzia governativa britannica che ha il compito di garantire che i medicinali ed i dispositivi medici siano sicuri per la salute.
L'azione giunge dopo che sarebbero stati accertati i potenziali pericoli che riguarderebbero, in astratto ben 30.000 pazienti britannici.
La stessa MHRA ha però tenuto a stemperare l’allarme specificando comunque che per i pazienti sarebbero bassi i rischi di sviluppare seri problemi che si verificherebbero in conseguenza della perdita di minuscoli frammenti di metallo a causa dell’usura di tali protesi che potrebbero contaminare persino il sangue. Questi frammenti liberati nel corpo a causa dell’attrito delle varie componenti potrebbero anche causare una reazione dei tessuti molli, danneggiando le ossa e i muscoli.
Ma le crescenti preoccupazioni che gli impianti potrebbero anche causare «tossicità sistemica» nel corpo, hanno spinto MHRA ad avviare l'elaborazione di nuovi consigli per le protesi già applicate ribadendo che in virtù delle prove attualmente disponibili, la maggior parte dei pazienti che hanno subito gli impiantati con protesi dell’anca di metallo sarebbero a basso rischio di sviluppare problemi gravi.
La vicenda è venuta alla ribalta delle cronache già da tempo ma nel dicembre scorso un caso emblematico apparso sulla stampa ha rivelato come l’ex ginnasta Penny Brown avesse lanciato una battaglia legale contro la DePuy Orthopaedics dopo che una protesi che le era stata impiantata aveva iniziato a dare problemi.
L’operazione che aveva subito otto anni prima era stata considerata un successo ma a 51 anni, la Brown divenne una delle centinaia di pazienti coinvolte in una battaglia contro il produttore dopo che l'impianto aveva iniziato a danneggiarsi, liberando nel tessuto circostante frammenti di metallo. Mentre solo ora l’ex atleta starebbe recuperando dall'intervento chirurgico per la rimozione dell'impianto difettoso.
Nell'aprile del 2010, l’MHRA, ha emesso un primo avviso per gli addetti della sanità sulla sicurezza delle protesi di metallo ed ha ammesso di aver avviato un attento monitoraggio di tutte le prove a disposizione al fine di sottoporre ad ulteriori test ed analisi e per poter dispensare nuovi consigli e regole agli addetti del settore.
L’azione dell’agenzia d’oltre manica dipendente dal Ministero della Salute è giunta dopo che alcuni pazienti hanno avvertito sofferenza a causa delle reazioni dei tessuti molli conseguenti al rilascio dei detriti metallici associati all’usura delle protesi.
La MHRA ha immediatamente consigliato che le persone che avevano ricevuto gli impianti devono essere sottoposte a check-up annuale per cinque anni dopo l’intervento chirurgico.
Ha anche specificato che quelli che avvertivano dolore dovevano fare delle analisi per verificare i livelli di cobalto e cromo nel loro sangue e sottoporsi a RMN o ad ecografia a scansione per controllare le reazioni dei tessuti molli.
Nel settembre 2010, la DePuy International Limited, una sussidiaria della Johnson & Johnson, aveva annunciato che stava rivedendo due tipi di suoi impianti di protesi d'anca di metallo ASR.
La banca dati nazionale del Registro di Sistema congiunto di Inghilterra e Galles ha verificato 'tassi d’insuccesso' del 13% per il sistema ASR XL acetabolare e 12% per il sistema ASR Hip Resurfacing.
Tuttavia, un rapporto della British Society Hip sosterrebbe che i tassi dei guasti del sistema acetabolare potrebbero in realtà arrivare al 50%, sei anni dopo l'intervento chirurgico.
La MHRA ha quindi consigliato ai chirurghi ortopedici di contattare e monitorare tutti i pazienti dotati di impianti.
Basti pensare che più di 10.000 dei 40.000 cittadini britannici che hanno avuto impiantato le protesi di metallo dell’anca avevano ricevuto i dispositivi realizzati da DePuy.
Alla luce di questi dati Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", si chiede se anche il nostro Paese abbia già affrontato il problema giacché anche il mercato delle protesi risulta globalizzato, ricordando a tal proposito il recentissimo scandalo degli impianti mammari PIP diffusi su scala mondiale, ed a tal uopo rivolge un invito al Ministero della Salute affinché avvii tutte le iniziative opportune per monitorare la consistenza del fenomeno anche in Italia ed eventualmente prendere le misure idonee sulla falsariga di quanto sta facendo la MHRA in Gran Bretagna.
In ogni caso, lo "Sportello dei Diritti" è pronto a ricevere le segnalazioni dei pazienti che presentino problemi simili a quelli indicati e ad avviare tutte le azioni a tutela nelle sedi competenti.

Multe Milano Zona Ecopass di settembre saranno annullate. Ecco come procedere


Lo segnala Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti". Oggi il Comune ha dato il via libera per l’annullamento delle multe ecopass errate emesse nei primi giorni di settembre 2011. Il problema era dovuto al malfunzionamento nei primi giorni del mese dal temporaneo disallineamento di due banche dati del sistema che governava Ecopass.
L’amministrazione comunale ha erroneamente emesso dei verbali nonostante le operazioni di pagamento dell’ingresso nella Ztl Cerchia dei Bastioni fossero state regolarmente eseguite dal proprietario/conducente del veicolo. Alcune migliaia di persone hanno quindi ricevuto erroneamente un verbale, benché in regola con il pagamento della tariffa di accesso.
L'amministrazione ha provveduto a mezzo lettera a comunicare ai destinatari dei verbali errati l’annullamento della sanzione fornendo tutte le indicazioni necessarie per ottenere il rimborso di quanto eventualmente già versato per il pagamento della sanzione errata.
Inoltre contattando il call center 800.437.437 è possibile verificare in maniera immediata se la sanzione ricevuta è stata erroneamente emessa. Sarà sufficiente fornire all’operatore il numero di riferimento di accertamento di infrazione (ADI) indicato sul verbale.
Il rimborso potrà essere richiesto allo sportello della Polizia locale in via Friuli 30, esibendo la ricevuta di pagamento del verbale, oppure inviando la richiesta, corredata dalla documentazione, al fax numero 02.77272780 oppure alla email pl.sanzioniservizio@comune.milano.it.

Donne al volante: le donne parcheggiano la loro auto meglio degli uomini.


Lo asserisce uno studio britannico, basato sui filmati della società di gestione di autosili NCP, che ha controllato per un mese oltre 2'500 conducenti mentre si posteggiavano.
E i risultati sono sbalorditivi: le donne trovano più facilmente posteggio perché guidano più lentamente, mentre gli uomini vanno troppo veloci e non si accorgono dei posti disponibili. Le donne risultano anche migliori nelle manovre di parcheggio.
Il 39% delle donne si parcheggia in retromarcia, come insegnano alla scuola guida, mentre tra gli uomini è solo il 28% a farlo. Tra il gentil sesso, ben il 52% si posiziona esattamente al centro del posto auto, mentre tra gli uomini la percentuale scende al 25%.
L'unico differenza per la quale il sesso forte può ancora ritenersi tale è quello del tempo necessario per parcheggiare: 16 secondi in media per gli uomini, 21 secondi per le donne.
Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” il celeberrimo motto “Donna al volante, pericolo costante” che vuole etichettare la guidatrice come un’automobilista dalla scarsa perizia, è solo una leggenda metropolitana e dopo questo studio forse può essere definito anacronistico

domenica 29 gennaio 2012

Tutela del consumatore: traffico aereo in frenata in Italia e nel mondo mentre sono in forte aumento casi di aggressività sui voli.


Tutela del consumatore: traffico aereo in frenata in Italia e nel mondo mentre sono in forte aumento casi di aggressività sui voli. I problemi più frequenti riguardano i passeggeri che hanno ecceduto nel consumo di alcool. Emblematico il caso di Gerard Depardieu che ubriaco ha fatto la pipì in aereo davanti ai passeggeri

Dopo mesi di crescita sostenuta, a novembre 2011 il traffico passeggeri in Italia si è fermato a un modesto +0,3% rispetto allo stesso mese del 2010. Un risultato ben lontano dalla media registrata da inizio anno, pari al +6,7%. Secondo gli ultimi dati diffusi da Assaeroporti, la flessione è dovuta all’andamento dei voli internazionali (-1,1%), per la prima volta in negativo nel 2011, mentre i passeggeri continuano ad aumentare sui voli nazionali (+2,4%), anche se in misura inferiore rispetto ai mesi precedenti.
Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”sempre puntuale nell’avvisare i cittadini, la persistente incertezza economica, porterà probabilmente a un ulteriore indebolimento del mercato aereo nel 2012.
Si segnala, in particolare, il calo di traffico nei due principali aeroporti del Paese: Roma Fiumicino (-0,7%) e Milano Malpensa (-5,6%). Fiumicino, contrariamente a quanto avviene nella maggior parte degli altri terminal italiani, ha perso passeggeri sui voli nazionali, guadagnandone invece sui voli internazionali. Male, tra i primi dieci scali per numero di passeggeri, anche Bologna (-7,2%) e Roma Ciampino (-2,6%). Buone percentuali di crescita per Milano Linate (+4,1%), Bergamo Orio al Serio (+5%) e Catania Fontanarossa (+5,6%). Scorrendo i risultati della top ten degli aeroporti italiani, solo Venezia mostra un incremento del traffico a doppia cifra (+36,5%), dovuto, è bene ricordarlo, allo spostamento sul Marco Polo dei voli dell’Antonio Canova di Treviso, chiuso per lavori di adeguamento da giugno a dicembre 2011.
Tra gli scali più piccoli, pare inarrestabile la marcia di Rimini, +87,1% a novembre; complessivamente, il traffico del Federico Fellini è cresciuto del 64,7% dall’inizio dell’anno. Compagnie di linea e low cost, italiane e straniere, hanno aperto nuove rotte sull’aeroporto romagnolo negli ultimi due anni. Il traffico ha beneficiato in particolare della costante crescita dei flussi dalla Russia, grazie ai collegamenti con le principali città di questo paese, ma l’aumento riguarda tutte le destinazioni, sia sui voli nazionali che su quelli internazionali. Dati positivi sono giunti anche da Brindisi (+15,4%) e Lamezia Terme (+16,4%).Ancora in sofferenza Trapani Birgi (-16,7% a novembre), penalizzato fino a qualche mese fa dalle restrizioni ai voli civili imposte dalla guerra in Libia.
La domanda internazionale, -1,5% rispetto a ottobre, è apparsa in maggior affanno rispetto alla domanda di voli domestici (+1,3% su ottobre). Esistono tuttavia nette differenze tra le diverse regioni mondiali.
Le aerolinee nordamericane hanno registrato una contrazione del -1,2% rispetto a novembre 2010; pare quindi che la ripresa dell’economia USA nel quarto trimestre non abbia ancora avuto conseguenze sulla domanda passeggeri. La crescita più forte è stata registrata in America Latina (+8,8%) e Medio Oriente (+9,8%), grazie alla forza dell’economia sudamericana da un lato e ai prezzi competitivi praticati dalle aerolinee mediorientali sui voli a lungo raggio dall’altro. La domanda in Europa (+4,9%) è sostenuta dalle esportazioni di alcuni paesi come la Germania, che hanno dato impulso ai viaggi d’affari. Ciononostante, la crescita resta al di sotto di quanto registrato a ottobre (+6,4%), mentre le previsioni di mercato per l’area sono tutt’altro che allettanti a causa delle incertezze dell’eurozona. Crescita moderata per le compagnie dell’area Asia e Pacifico (+2,4%) e africane (+2,6%).
Mentre in controtendenza è il numero di passeggeri irrequieti in forte aumento, che richiedono interventi speciali del personale o addirittura delle forze dell'ordine. Per esempio una compagnia di bandiera elvetica nel 2011 ha infatti registrato 449 casi di "unruly passengers", ossia passeggeri che creano problemi in aeroporto o all'interno del velivolo, con un aumento rispetto all'anno precedente del 30%.
La percentuale di passeggeri scalmanati è salita da 2,4 a 2,9 ogni 100'000 viaggiatori.
Tra i casi citati, si narra di un volo tra Delhi e Zurigo che ha dovuto essere annullato a causa di un passeggero con problemi psichici che era andato in escandescenze o come nel caso di Gerard Depardieu che ubriaco ha fatto la pipì in aereo davanti ai passeggeri. Ma i problemi più frequenti riguardano i passeggeri che hanno ecceduto nel consumo di alcool e quegli che sono stati fermati che volevano fumare a bordo, oltre gli interventi per attacchi verbali nei confronti del personale di bordo. In molti casi i passeggeri introducono illegalmente nell'aereo degli animali. Si registrano poi abbastanza spesso litigi dovuti al mancato spegnimento di telefonini e notebook. Negli aeroporti è quindi aumentata la soglia di attenzione, per cui sempre più spesso è già il personale a terra a bloccare i passeggeri potenzialmente pericolosi. Infatti nel 2011 a molte persone non è stato consentito l'accesso a bordo dell'aereo malgrado fossero fornite di regolare biglietto.

Tutela del consumatore: contro le false liberalizzazioni di Monti: tuteliamo gli assicurati-danneggiati e i carrozzieri


Le assicurazioni riescono anche a inserirsi nel Decreto Liberalizzazioni con una norma che lede il diritto danneggiato ad ottenere il risarcimento integrale costringendolo a scegliere tra un riparatore imposto dalla compagnia o un risarcimento decurtato del 30% nel caso volesse rivolgersi al proprio carrozziere di fiducia.
La conseguenza immediata e devastante dell’approvazione di una norma così ingiusta e infondata sarà la chiusura di migliaia di imprese artigiane non convenzionate con le assicurazioni che, operando in un regime di oligopolio, domineranno incontrastate il mercato della riparazione.
Tale infausto scenario, alimentato anche dalla recente e discutibile fusione tra Unipol e Fonsai, era stato ampiamente previsto, durante l’audizione del 29 settembre 2010, dall’attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, allora presidente dell’AGCM, con le testuali parole: “Ancora è opportuno approfondire il significato di prassi contrattuali poste in essere da alcune compagnie volte a promuovere, come unica modalità, il risarcimento in forma specifica e senza, nella sostanza, consentire i risparmi di spesa che la legge avrebbe richiesto. Queste prassi, se poste in essere da operatori dominanti o da insiemi di imprese con un’elevata quota di mercato complessiva, possono presentare problemi sotto il profilo concorrenziale soprattutto nei rapporti con le officine di riparazione: sistemi di convenzionamento irragionevolmente selettivi potrebbero causare pregiudizi ai riparatori esclusi;
Il formulato è quindi fortemente distorsivo della concorrenza ed è inoltre in netto contrasto con la relazione del Consiglio economico e Sociale dell’Unione Europea del 6 dicembre 2010 mirante a garantire la libertà di scelta del proprio artigiano di fiducia.
E’ inoltre un un grave errore consolidare la procedura di risarcimento diretto che, a cinque anni dalla sua applicazione, ha favorito: l’abbandono delle migliori tecniche per l’accertamento del danno, ridotto la presenza degli ispettorati sul territorio, il ploriferare di frodi e speculazioni, consentito una “cartolarizzazione” dei risarcimenti e la conseguente l’esplosione dei premi delle polizze. Tutto ciò è accaduto quando ben quattro pronunce della Corte Costituzionale (Ordinanze 205/08, 154/2010, 192/2010 e Sentenza 180/09), hanno inequivocabilmente stabilito che la procedura è facoltativa.
La strada maestra sia, quindi, quella di rendere il danneggiato libero scegliere il percorso per ottenere l’integrale risarcimento. In alternativa si rottami in toto, non solo per i sinistri con lesioni come era stato proposto nella bozza del decreto, una procedura rivelatasi completamente fallimentare.
Questa la ricetta per una vera liberalizzazione del settore RC auto cui si deve aggiungere:
b) Il varo di un’agenzia antifrode in campo assicurativo solida e indipendente;
c) Ancorare, quale riferimento minimo per la liquidazione del danno alla persona, le tabelle di Milano, come riconosciuto dalla Cassazione al fine di fugare le tendenze involutive manifestate negli ultimi tempi.
Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, condividendo integralmente la battaglia del Dott. Stefano MANNACIO, è pronto ad assumere tutte le iniziative possibili ed ad investire i parlamentari dell’IdV, per contrastare questo pasticcio all’italiana, volto a favorire unicamente il potere forte delle assicurazioni e a danneggiare gravemente i consumatori assicurati-danneggiati oltre le categorie degli artigiani quali gli autoriparatori.

Allarme virus: il killer denominato “Schmallenberg“ è stato isolato da bovini infetti e piccolo bestiame nell'Unione europea


Potenziali implicazioni per la salute umana.

All’ inizio del mese di novembre 2011, è stato rilevato un nuovo orthobunyavirus isolato da bovini infetti in Germania, denominato provvisoriamente virus Schmallenberg. Simili risultati di analisi sono stati segnalati dall'Olanda, dove alcuni agnelli, nati con conseguente malformazioni congenite, sono stati infettati dal virus quando erano nell'utero.
In base alle conoscenze attuali, non è possibile confermare o escludere una relazione causale tra la rilevazione de nuovo orthobunyavirus ed i sintomi clinici osservati nei bovini e il bestiame di piccola taglia. Le indagini epidemiologiche, immunologiche e microbiologiche sono in corso in Germania e Paesi Bassi.
Secondo le autorità sanitarie di Germania e dei Paesi Bassi, possono essere previsti ulteriori casi nei bovini e bestiame di piccola taglia.
La capacità diagnostica è attualmente limitata a una RT-PCR in tempo reale, che deve essere riconvertita ulteriormente. Appena migliorati i metodi diagnostici, tra cui la sierologia, faciliterà l'identificazione delle aziende colpite e le aree geografiche interessate.
In precedenza, gli orthobunyaviruses geneticamente simili non hanno causato malattia negli esseri umani.
Alla data del 25 gennaio 2012 la malattia è stata rilevata in bovini, ovini e caprini dei Paesi Bassi, Germania, Belgio e, più recentemente, negli ovini del Regno Unito.
La malattia causa transitori segni clinici nei bovini adulti (febbre, diarrea, resa lattiera ridotta ecc.) e malformazione congenita negli animali appena nati. Il virus si trasmette principalmente tramite i moscerini.
Le indagini epidemiologiche, immunologiche e microbiologiche sono in corso nei paesi colpiti e la sorveglianza degli animali è stata rafforzata anche nei paesi vicini.
Ad oggi il virus non ha dimostrato di provocare malattie nell'uomo. Pertanto, la malattia negli esseri umani è improbabile, ma non può essere esclusa in questa fase. I servizi di salute animale e umana stanno collaborando strettamente per assicurare il rilevamento rapido di qualsiasi cambiamento nell'epidemiologia negli animali e negli esseri umani, in particolare nelle persone con stretti contatti con gli animali (agricoltori, i veterinari, ecc.).
Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”sempre puntuale nell’avvisare i cittadini, invita il Ministro della Salute a fare monitorare attentamente la situazione.

sabato 28 gennaio 2012

Sindrome di Down: una speranza per tutti. Si laurea la prima ragazza italiana affetta da questa patologia


Si laurea la prima ragazza italiana affetta da questa patologia

Una notizia che riaccende la speranza quando la forza di volontà può realizzare tutto o quasi tutto per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”. Giusi Spagnolo, di soli 26 anni, è la prima donna affetta dalla Sindrome di Down a laurearsi in Italia. Un bellissimo record che è riuscita ad ottenere grazie alla sua grinta. Pensate che quando era una bimba e la definivano con la sua malattia, lei puntava i piedi e diceva: “io non sono Down, sono Giusi!” ed ora la sua personalità l’ha affermata nel migliore dei modi. E’ noto in medicina che, è molto difficile o pressoché impossibile che chi è affetto da sindrome di Down, riesca a raggiungere elevati livelli di istruzione ma a volte la caparbietà e la voglia di realizzarsi superano ostacoli apparentemente insormontabili.

Sicurezza stradale: stop per tutti l’uso dei cellulari alla guida. Art. 173 cds, approvato il ddl che sopprime alcune esenzioni.


Sicurezza stradale: stop per tutti l’uso dei cellulari alla guida. Art. 173 cds, approvato il ddl che sopprime alcune esenzioni.

E' stato approvato definitivamente il disegno di legge che modifica l'art. 173 del codice della strada in materia di uso di apparecchi radiotelefonici durante la guida, sopprimendo l'esenzione attualmente prevista per alcune categorie di conducenti. Il testo, introduce una modifica all’articolo 173 del Nuovo codice della strada che prevede l’estensione del divieto di utilizzo di apparecchiature radiotelefoniche durante la guida "ai conducenti dei veicoli adibiti ai servizi delle strade, delle autostrade e al trasporto di persone in conto terzi".
Si attende ora solo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, l’estensione del divieto, ha quindi "il solo scopo di aumentare il livello di sicurezza sulle strade e sulle autostrade del Paese e di eliminare una delle possibili cause di distrazione alla guida che possono recare pregiudizio non solo a chi le utilizza in modo improprio, ma anche a terzi".

Nave “Concordia”: anche 203 metri cubi di gasolio e una tonnellata di disinfettante per piscina a bordo. Ecco la lista delle sostanze inquinanti.


Ecco la lista delle sostanze inquinanti.


La struttura del Commissario delegato per l’emergenza per il naufragio della Costa Concordia ha fornito i dati relativi ai materiali e alle sostanze a bordo della nave. Gli elenchi sono stati forniti dall’armatore. Di seguito l’elenco: - 1.351 metri cubi di acque grigie e nere - 3.504 metri cubi di acqua di mare nelle casse zavorra - circa 41 metri cubi di oli lubrificanti - 10 bombole per un totale di 400 litri di ossigeno - 7 bombole per un totale di 280 litri di acetilene - 128 bombole per un totale di 5.120 litri azoto - 104 bombole per un totale di 3.929 litri di anidride carbonica - 600 chili di grassi per apparati meccanici - 354 chili di smalti densi - 855 litri di smalto liquido - 293 litri di pittura - 50 litri di insetticida liquido e 1,8 chili di insetticida gel - 123 litri induritore - 45 chili di mastice - 10 chili di impregnante - 1 tonnellata di ipoclorito di sodio - una stima di 2.040 metri cubi di fuel - una stima di 203 metri cubi di gasolio. Per quanto riguarda i dati sui detergenti, si fa riserva di comunicarli in un successivo momento, dovendone rendere intelligibili i quantitativi forniti. si aggiungono inoltre 1272 tipologie di cibi e bevande a bordo.
Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ogni ora che passa è una compromissione per l’ambiente. Al momento la priorità assoluta è la rimozione dell’elemento inquinante.

Tutela del consumatore: dopo la Cina ora la Tunisia vuole invadere l’Italia.


Tutela del consumatore: dopo la Cina ora la Tunisia vuole invadere l’Italia. 1.486 paia di pantaloni da uomo importati illegalmente.


Da anni ormai i nostri mercati sono letteralmente invasi dalle importazioni cinesi a prezzi concorrenziali: dalle pelletterie all’oggettistica, dai giocattoli ai cosmetici, dall’elettronica al tessile; ma diffusione e prezzi limitati nascondono talvolta problemi di illegalità, sfruttamento del lavoro, utilizzo di sostanze nocive alla salute. Ora tocca ai prodotti tunisini dopo quelli cinesi.
Ieri funzionari dell’Ufficio delle Dogane di Civitavecchia hanno sequestrato 1.486 paia di pantaloni da uomo, in lana e cotone, con falsa indicazione “Made in Italy”, per un valore di circa 21.000 euro.
Il sequestro della merce, prodotta in Tunisia, è stato convalidato dall’Autorità Giudiziaria, ai sensi dell’art. 517 del Codice Penale (vendita di prodotti con segni mendaci).
Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, l'operazione ripropone, ancora una volta, il tema della concorrenza sleale da parte di imprenditori che operano con prodotti contraffatti in danno a imprese italiane, i cui modelli rappresentano prodotti di punta nel mondo della moda. Sicuramente non si tratterà di un caso isolato bensì di un nuovo filone che le autorità dovranno affrontare per combattere questo specifico genere di illegalità.

venerdì 27 gennaio 2012

Tutela del consumatore: Costa “ Concordia “ la bufala dell’accordo tra alcune associazioni dei consumatori e la Costa Crociere


Tutela del consumatore: Costa “ Concordia “ la bufala dell’accordo tra alcune associazioni dei consumatori e la Costa Crociere. Lo Sportello dei diritti è pronto ad avviare azioni individuali.

E’ di queste ore l’accordo raggiunto tra le Associazioni nazionali dei consumatori e la compagnia Costa Crociere per l'indennizzo ai passeggeri della nave Costa Concordia al Giglio. Un rimborso forfettario di 11.000 euro a persona a titolo di indennizzo, a copertura di tutti i danni patrimoniali e non subiti, nel naufragio della Concordia da ogni passeggero,compresi i bambini.
Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", ritiene inaccettabile l’accordo raggiunto solo da alcune associazioni dei consumatori perché, risulta ancor più irricevibile la proposta di un risarcimento forfettario di modesta entità, tenuto conto delle svariate categorie di danno applicabili al caso di specie. Pertanto invita i passeggeri a non sottoscrivere alcuno accordo ed a promuovere azioni individuali a tutela dei propri diritti che altrimenti non sarebbero garantiti completamente. A tal uopo lo “Sportello dei diritti” è a disposizione con i suoi consulenti che a titolo volontario coadiuveranno tutti i malcapitati ad avviare tutte le azioni nelle sedi competenti.

Allarme povertà: è solo una percezione diffusa o in Italia aumentano i ladri per fame e i suicidi?


Non sono più casi isolati quelli di pensionati beccati nei supermercati a rubare per fame, dalle bistecche a qualsiasi genere di prima necessità, a volte pochi prodotti per pochissimi euro, o ancor peggio i cittadini che si stanno suicidando in conseguenza dell’aggravarsi della crisi economica: gli ultimi casi più eclatanti quello dell’anziano barese gettatosi dal balcone a seguito di una richiesta di recupero crediti da parte dell’Inps e del noto imprenditore catanese che si è impiccato dopo aver assunto un cocktail di psicofarmaci perché non era riuscito a pagare i propri dipendenti.
Il boom di furti nei supermercati, la catena di drammi o di tragici eventi, che si sussegue e che viene riportata dalle cronache italiane che non possono nascondere quanto quotidianamente accade dipinge un quadro a tinte fosche che ci obbliga a sottolineare che è giunto il momento in cui non si può più far finta di nulla, è giunto il momento nel quale il governo prima dello spread, dei Bot, per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", ha l’obbligo di pensare alle condizioni minime di sopravvivenza di una nazione a partire dal diritto alla casa e ad un reddito minimo garantiti a tutti e mantenere in piedi un sistema di welfare che inizia a fare acqua per un Paese che si vanta ancora di appartenere alle otto più grandi potenze economiche.

giovedì 26 gennaio 2012

Alcol e droga: in Svizzera passa una norma che pone le spese sanitarie a carico di ubriachi e tossicomani


La lotta all’abuso di alcol e droghe può segnare un importante passo ed una novità della quale si è per la verità già discusso in passato. Tant’è che nella vicina Svizzera è già avanti l’iter parlamentare relativamente ad una norma che farà discutere ma che potrebbe avere un effetto disincentivante per tutti coloro che abusano di alcol e droghe sino a ricorrere alle cure mediche a carico dello Stato.
Nello stato d’oltralpe, infatti, la commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati con 7 voti contro 2, ha approvato un'iniziativa parlamentare secondo cui poiché il consumo eccessivo di alcool e di droga rientra nella responsabilità individuale, le persone che abusano di alcool o di sostanze stupefacenti devono assumere esse stesse i costi terapeutici, medici e amministrativi, nonché di permanenza in una cella di disintossicazione.
Pur ritenendo eccessiva tale tipo di disposizione che non rileva la necessità della finalità sociale del recupero di alcolisti e tossicodipendenti cronici e l’obbligatorio intervento dello Stato per sostenere anche con le proprie risorse tutte quelle persone che devono essere ricondotte ad una vita normale, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ritiene che una norma simile possa essere applicata in tutti quei casi di sbornia o intossicazione occasionale, ponendo interamente a carico di tutti quei cittadini, in gran parte giovani, i costi di ricovero e le spese sostenute dal servizio nazionale, tanto da poter generare un importante effetto deterrente ed educativo soprattutto contro le cosiddette bravate del “sabato sera”.

mercoledì 25 gennaio 2012

Tutela del consumatore: i preservativi contraffatti. Il fenomeno si sta intensificando


Gravi rischi per la salute. Seconda la Durex, infatti, colosso mondiale dei profilattici, sono in circolazione condoms cinesi taroccati, che imitano in tutto e per tutto la confezione di alcuni tipi di prodotti della Durex, ma che si rompono 10 volte piu' facilmente di quelli autentici. Le vendite delle imitazioni avrebbero raggiunto le centinaia di migliaia di scatole.
La Durex spiega che i preservativi cinesi odorano di gomma, quando si apre la bustina che li contiene, mentre quelli di loro produzione sono inodori. Il capo marketing dell'azienda nel Regno Unito, Chris Bonniss, ha avvertito che le copie sono quasi indistinguibili dagli originali. "I tipi Extra Safe e Fetherlite sono stati riprodotti a perfezione. Ma abbiamo fatto test che dimostrano che le copie si rompono 10 volte piu' facilmente", ha ribadito più volte il dirigente della Durex. Bonniss ha detto che le scatole cinesi possono essere riconosciute dalla scarsa qualita' di stampa delle scritte: le "c", in particolare, sembrano il simbolo dell'euro. Proprio ieri i funzionari della Dogana di Gioia Tauro, con la collaborazione dei militari della Guardia di Finanza, nell’ambito dell’azione di repressione delle attività illegali per la tutela della salute dei consumatori, hanno sequestrato 90.000 profilattici con marchio contraffatto, nascosti dietro un carico di merce varia. La merce, proveniente dalla Cina, era destinata al mercato albanese
Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, adesso tra i banconi dei supermercati e su internet è cominciata la caccia ai prodotti falsi. Anche perché i rischi per la salute non sono certo da sottovalutare.

Capitali in nero attraversano il confine italiano ogni giorno


Il fenomeno si sta intensificando anche ai valichi di frontiera dove la Guardia di Finanza ha già sequestrato dall’inizio dell’anno più di 5 milioni di euro di valuta non dichiarata in entrata e uscita dall’Italia. Si tratta per lo più di contanti e di denaro sporco nelle mani più che altro di stranieri che non ha nulla a che vedere con il fenomeno della fuga di capitali verso l’estero tramite i normali canali bancari, giacché la legge non consente l’esportazione di valuta per più di 10 mila euro, cifra che dovrebbe comunque essere giustificata in dogana in rispetto delle leggi antiriciclaggio. Tuttavia queste cifre sono indicative di quanto l’esportazione di capitali abbia assunto ultimamente connotazioni preoccupanti, dato che solo l’anno scorso la cifra sequestrata ai valichi di frontiera non aveva superato i 2,5 milioni di euro. E’ proprio ieri i funzionari dell’Ufficio delle Dogane di Bari hanno scoperto in tre distinte operazioni, con la collaborazione dei militari della Guardia di Finanza, valuta non dichiarata per un totale di 179.800 euro. Un cittadino albanese e uno kosovaro hanno tentato di imbarcarsi per l’Albania rispettivamente con 58.000 euro e con 16.000 euro. Un cittadino albanese, invece, sbarcato da una motonave proveniente dall’Albania, aveva con se 105.800 euro. In tutti e tre i casi, i trasgressori si sono avvalsi della facoltà di effettuare l’oblazione immediata, che consente di estinguere la violazione mediante il pagamento di una somma pari a 5% dell’importo eccedente il limite consentito di 10.000 euro.
Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, la stampa non ne parla e i media trascurano il fenomeno, ma dalle isolate ma quotidiane notizie che appaiono, specie sui media locali, un fiume di denaro in piena starebbe uscendo ed entrando dai confini italiani per finire chi sa dove sottraendosi alla giusta tassazione con ciò causando un danno all’erario e come al solito ai cittadini onesti.

martedì 24 gennaio 2012

Allarme gioco d’azzardo in Italia. Quattro italiani su dieci giocano d’azzardo.


Più a rischio gli uomini giovani. Continua la campagna dello “Sportello dei Diritti” contro il gioco d’azzardo di Stato
Ha il marchio dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ifc-Cnr), l’allarmante studio pubblicato su Springer Science sulla diffusione del fenomeno del gioco d’azzardo nel Nostro Paese.
La fotografia del giocatore tipo è quella di un maschio, titolare di licenza media inferiore, bevitore di alcolici e fumatore. I soggetti più a rischio, però, sono i giovani giocatori, che abusano anche di farmaci tra i quali i tranquillanti.
La coordinatrice della ricerca dell’Ifc-Cnr dottoressa Sabrina Molinaro, ha specificato che - quella che possiamo considerare con un aggettivo come spaventosa - la percentuale del 42% della popolazione campionata di età compresa tra i 15 e i 24 anni ed i 25 e 64, risulta aver giocato somme di denaro almeno una volta nel corso degli ultimi 12 mesi.
Tale cifra, rapportata al numero di residenti in Italia è sconvolgente se si può considerare che all’incirca 17 milioni di persone risultano essere coinvolte dal gioco d’azzardo, che a ragione, può essere considerata una vera e propria epidemia sociale che condiziona la vita di troppe famiglie italiane.
Le statistiche indicate nella ricerca sono eloquenti delle condizioni sociali in cui si diffonde il fenomeno e sulla particolare incidenza tra i giovani: il 36% dei 15-24enni ha dichiarato di aver giocato almeno una volta negli ultimi dodici mesi e quindi per un totale 2,2 milioni di giovani adulti, di questi ben il 27% sono i cosiddetti giocatori sociali e il 9% di problematici, questi ultimi per un totale di 500 mila persone.
Se i ragazzi, quindi, giocano di meno in generale, sono però i più esposti rispetto agli adulti a situazioni di gioco problematico. Tant’è che gli adulti che affermano di aver giocato almeno una volta negli ultimi dodici mesi sono il 45% (per un totale di 15 milioni), tra il 37% che non presenta criticità, mentre l’8% può essere inserito nella categoria dei problematici.
Come già sottolineato ad essere più soggetta, secondo un precedente studio del Cnr Ipsad-Italia tra il 2007-2008, è la popolazione maschile, in ciascuna delle fasce di età prese in considerazione: gli uomini giocatori sono il 56% tra i 15-24enni e il 54% tra gli adulti. Il 10% dei giovani maschi giocatori rischia di sviluppare dipendenza da gioco d’azzardo, cioè cinque volte di più rispetto alle coetanee, anche se la popolazione femminile ha probabilità doppia di cadere nel gioco problematico rispetto agli uomini nella fascia 25-64.
Secondo la studiosa del CNR tra le ragioni per cui vi sia tale predominanza di genere debbano essere “ricercata nel marketing, orientato soprattutto verso i maschi, con un’offerta vasta di scommesse sportive, poker on-line, slot-machine. Solo di recente la pubblicità si rivolge alle donne con giochi come il bingo, gratta e vinci, lotto, superenalotto”.
Alla luce di questi dati, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, è ancora più determinato nella battaglia dello “Sportello dei Diritti”, contro il gioco d’azzardo ed in particolare contro l’incentivazione di questo fenomeno da parte dello Stato e per tali ragioni si rivolge al governo affinché si assuma le proprie responsabilità e ponga fine a questa piaga sociale limitando drasticamente il ricorso a questo tipo di strumenti quali “Gratta & Vinci”, “Superenalotto”, Lotterie istantanee, scommesse, che invitano il cittadino all’indebitamento, specie dietro al falso mito della “Fortuna”, perché le esigenze di cassa dello Stato non possono mai giustificare la disgregazione di un così alto numero di famiglie italiane.

lunedì 23 gennaio 2012

Tecnologia: ecco le tv a schermo trasparente


La tecnologia prosegue nella sua corsa nell'innovazione tecnologica per il settore degli schermi, e si pensa già alle prime tv a schermo trasparente. Non è un segreto che da un po' di tempo la Samsung sud coreana stia lavorando in questo senso, ma la commercializzazione di questo prodotto potrebbe arrivare prima di quanto si pensi.
Al CeBit (il più importante evento mondiale per l’Information and Communication Technology) Samsung era presente con alcuni dei suoi nuovi prodotti. Si tratta, tuttavia, commenta Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, di uno schermo LCD completamente trasparente.
Per evidenziare la trasparenza del proprio display Samsung ha posizionato un plastico alle spalle del televisore, e l’effetto è davvero suggestivo.

Discriminazioni sul lavoro: divieto di discriminare lo straniero escludendolo dal Servizio Civile Nazionale.


Lo ha stabilito il Tribunale di Milano, sez. lavoro, con l’ordinanza del 12.01.2012 che sottolinea il carattere discriminatorio della limitazione alla partecipazione al bando del 20 settembre 2011 per la selezione di volontari da impiegare in progetti di servizio riservata esclusivamente a cittadini italiani.
Secondo il giudice “ L’uso del termine cittadino previsto dall’art. 3 del D.Lgs. n. 77/2002 tra i requisiti necessari per l’accesso al Servizio Civile Nazionale, deve essere riferito non al soggetto munito di cittadinanza, ma al soggetto che appartiene in maniera stabile e regolare alla comunità e che in quanto tale può vedersi esteso anche a lui il dovere di difesa della Patria quale dovere di solidarietà politica, economica e sociale ex art. 2 della Cost.”.
Nel caso di specie il ricorrente, un cittadino pakistano di 25 anni residente in Italia da ormai 15 anni, pur avendo presentato domanda per la partecipazione al bando chiedendo di essere ammesso al servizio civile presso l’ente Caritas Ambrosiana, riceveva la comunicazione di non poter essere inserito nella graduatoria ai fini della selezione in quanto privo della cittadinanza italiana. L’attore proponeva ricorso al Tribunale di Milano chiedendo di dichiarare il carattere discriminatorio dell’articolo 3 del D.Lgs. n. 77/2002 nella parte in cui si richiede la cittadinanza italiana. Resisteva al ricorso la presidenza del Consiglio dell’ ufficio Nazionale per il servizio civile, replicando che il Servizio Civile Nazionale, prestato su base volontaria, è da porsi in posizione parallela con il servizio militare per cui la limitazione all’accesso ai soli cittadini italiani è giustificata dal fatto che entrambi sono finalizzati a garantire la difesa della Patria con o senza mezzi militari.
Mentre secondo il Tribunale la struttura dell’attuale Servizio Civile nazionale ha una struttura del tutto autonoma e priva di ogni collegamento sia con il servizio militare sia con il precedente servizio civile utilizzato per gli obiettori di coscienza che con la sospensione della leva obbligatoria avvenuta nel 2005, sono venuti meno i presupposti per il servizio civile sostitutivo prestato dagli obiettori di coscienza.
Infatti, si legge nella ordinanza, l’attuale Servizio Civile Nazionale viene istituito come servizio su base esclusivamente volontaria, rimanendo invece il servizio militare e quindi l’obiezione di coscienza fondati sull’obbligo di legge di cui all’art. 52, comma 2 della Costituzione.
Alla fine il giudice ha sentenziato che il dovere di difendere la Patria deve essere letto alla luce del principio di solidarietà come espresso dall’art. 2 della Cost. chiamando la persona ad agire non solo per l’imposizione di un’autorità, ma anche per libera e spontanea espressione della profonda socialità che caratterizza la persona stessa.
Quindi, il servizio civile si configura, secondo i giudici di merito, come forma spontanea di adempimento del dovere costituzionale di difesa della Patria. Quest’ultimo si collega al dovere fondamentale di solidarietà sociale al quale secondo l’art. 2 della Costituzione sono chiamati tutti coloro che vivono sul territorio nazionale avendo scelto liberamente di porvi la loro stabile residenza.
Da qui il carattere discriminatorio della limitazione richiamata e la conseguente decisione del Tribunale di sospendere le procedure di selezione, modificando il bando di concorso escludendo il requisito della cittadinanza e consentendo l’accesso agli stranieri che soggiornano regolarmente in Italia, fissando un nuovo termine per le domande.
Si tratta, tuttavia, commenta Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, di una "sentenza storica in materia di discriminazioni, la prima nel suo genere, relativa al principio della parità di trattamento fra cittadino italiano e straniero in materia di occupazione ed impiego, che ha reso più efficace il contrasto alle discriminazioni.

domenica 22 gennaio 2012

Traffico di droga in crociera: le navi veicolo internazionale del traffico di droga?


Traffico internazionale di droga sulle navi da crociera Costa. Per questa ragione sette filippini erano stati rinviati a giudizio, in tribunale a Savona, dal gip Fiorenza Giorgi. I marittimi, che erano tutti imbarcati sulle navi della compagnia di navigazione italiana, proprio sulla nave “ Concordia “, erano stati arrestati, nell’agosto del 2008, nell’ambito dell’inchiesta sullo spaccio di droga denominata “Shaboo” e condotta dalla polizia marittima di frontiera di Savona in collaborazione con la Dea di Miami e con i colleghi spagnoli.
Secondo quanto accertato la droga veniva spedita attraverso corrieri internazionali nelle città dove attraccavano le navi. I marittimi, una volta scesi a terra, ritiravano la merce e la portavano a bordo per consumarla e spacciarla ai connazionali. La sostanza stupefacente che veniva venduta irregolarmente era lo Shaboo, la droga dei kamikaze giapponesi nella seconda guerra mondiale e dei soldati americani in Vietnam, un concentrato di anfetamine che crea gravi problemi alla salute e aggressività.
Si tratta, tuttavia, commenta Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, di un canale considerato appetibile dai trafficanti di droga per il ruolo delle navi che utilizzano rotte molto vicino alla costa e quindi meno controllate, ad esempio, dei porti.

Strisce pedonali goodbye. Dall’Inghilterra tecnologie alternative per attraversare senza incidenti la strada


Strisce pedonali goodbye. Dall’Inghilterra tecnologie alternative per attraversare senza incidenti la strada

Correva l'anno 1951, quando a Slough, nel Berkshire, in Inghilterra un'illuminata amministrazione comunale faceva tinteggiare il manto stradale di bianco alternato all'asfalto quelle porzioni di strada che dovevano essere destinate al passaggio dei pedoni: le strisce pedonali. Sono passati più di sessant'anni da quell'evento che segnava un passo in avanti per la sicurezza di chi attraversava la strada ma, come segnalato in un precedente intervento, le statistiche sulle disgrazie avvenute sulle "zebre" o nei pressi di esse sembrano non diminuire a causa dell'indisciplina degli automobilisti ed in minima ma non ininfluente parte anche degli stessi pedoni, sempre più distratti, ma anche per l'inadeguatezza che tali modi di segnalazione degli attraversamenti dimostrano anche in considerazione dell'aumento poderoso del traffico urbano ed extraurbano e delle possibilità tecniche di segnalazione degli attraversamenti studiate e applicate nel corso dei decenni.
Come
si accennava, pare che mentre in alcuni paesi, specie in Gran Bretagna, nel corso degli anni si e' cercato di migliorare ed innovare le modalità di segnalazione degli attraversamenti pedonali in Italia, come sovente accade quando si parla di sicurezza, siamo rimasti quasi a quel 1951, con le strisce pedonali, dove non sono sbiadite dall'usura e dagli agenti atmosferici, che imperano rispetto a nuovi ausili e accorgimenti tecnici che in altri stati stanno dando risultati importanti in tema di riduzione dei sinistri stradali a carico dei pedoni.
Se e' vero che già da bambini venivamo rimproverati se non guardavamo a destra e a sinistra prima di attraversare, con l'aumento del traffico e veicoli che sfrecciano a velocità frenetiche, i pedoni distratti da cellulari e con le cuffie degli apparecchi mp3, gli ausili visivi di segnalazione sono diventati quasi imprescindibili. Tant'è che proprio in Inghilterra a partire della contea di Nottingham è stato pensato di enfatizzare l’utilizzo della vista, rendendo le strisce pedonali luminose. Il progetto e' stato denominato Zebrabright, in collaborazione con l’azienda Prismo Raod Markings.
Zebralight combina
una vernice reattiva al metacrilato di metile con la tecnologia Clusterbead, che permette alla superficie bianca delle strisce di illuminarsi al passaggio delle macchine, riflettendo le luci dei fanali. Quindi non necessita di alcuna fonte luminosa esterna. Alla base ci sono delle perline di vetro di alta qualità, di circa 2 mm di grandezza, che vengono applicate ad una superficie durevole di metacrilato di metile; il risultato sono delle strisce pedonali altamente riflettenti, che generano oltre 700 mcd/lux/m2 (contro 150 delle classiche strisce) nelle notti serene, e circa 100 quando la visibilità notturna è ridotta a causa del maltempo.
Ma le tecnologie
per aumentare la sicurezza dei pedoni non si fermano qui, ed anzi, sono molteplici i nuovi sistemi anche iper tecnologici che nel mondo, singolarmente o combinati, stanno sostituendo le zebre.
Da segnalare è
il progetto Ped-Aware, sviluppato da Stevens Institute of Technologies del New Jersey per consentire due importanti migliorie ai precedenti sistemi di controllo del traffico. In primo luogo, Ped-Aware, identifica i pedoni e fornisce loro informazioni sul momento in cui la luce del semaforo cambierà (ad esempio indicando i secondi restanti all’
attraversamento), poi incrocia i dati dei pedoni con quelli dei veicoli per cambiare le segnalazioni in modo dinamico. Queste due componenti permettono a Ped-Aware di cambiare anche la classica modalità basata su cicli di segnali pre-programmati.
Con questo sistema le strisce pedonali non servono, perché il flusso di un incrocio viene gestito in maniera intelligente ed efficiente. Ped-Aware utilizza delle telecamere che comparano le immagini nel tempo per dedurre quando e quanti pedoni sono in procinto di attraversare la strada; le immagini vengono elaborate in tempo reale con un apposito software, senza un’unità di registrazione, in modo da evitare ogni problematica relativa alla privacy.
Entrambi questi dispositivi permettono di identificare automaticamente la presenza di pedoni sul ciglio dei marciapiedi. Il segnalatore a microonde può essere anche utilizzato per i pedoni che si trovano in una determinata area di attraversamento. Il sistema prevede la segnalazione della presenza di persone sul marciapiede al semaforo per le automobili, che vengono tempestivamente bloccate dalla comparsa della luce rossa. La stessa segnalazione avviene anche allo scadere del tempo previsto per l’attraversamento, in caso qualcuno sia ancora nel mezzo dell’incrocio, e lo prolunga ulteriormente. In questo modo le strisce non sono affatto utili, perché ci sono gli appositi indicatori intelligenti sia per gli automobilisti che per i pedoni.
Questa
alternativa alle strisce pedonali è utile soprattutto per i non vedenti, perché utilizza dei trasmettitori ad infrarossi o a LED per inviare messaggi vocali a dei dispositivi portatili. In questo modo non c’è bisogno di trovare le strisce pedonali, perché i messaggi guidano il pedone verso la strada da attraversare, offrendo in tempo reale anche le indicazioni sugli intervalli di STOP e AVANTI. Queste nuove tecnologie sono tutte implementabili in sostituzione delle vecchie strisce pedonali, ma resta sempre e comunque il discorso legato alla disciplina degli automobilisti i quali, anche se guidati da un’
efficiente sistema di gestione degli incroci, dovrebbero sempre mantenere i limiti di velocità.
Alla luce di tali nuovi strumenti, i
dossi rallentatori o gli attraversamenti sopraelevati, possono apparire superflui per non dire inutili, anche per la giusta considerazione che si può assicurare la sicurezza ai pedoni, mantenendo fluido il traffico senza ostacolarlo e rendere le strade più pericolose di quanto non siano. Un’alternativa valida, adottata in modo poco capillare, è l’
installazione di dissuasori luminosi simili ad autovelox cittadini, visibili grazie a dei lampeggianti, che costituisco dei deterrenti efficaci anche più di qualsiasi tipo di segnaletica.
Ancora più
avveniristico il concept, ideato dal designer coreano Hanen Lee, che prevede l’utilizzo dei raggi infrarossi per il rilevamento di oggetti per segnalare la presenza di pedoni sulla strada, e quindi ‘costringere’ le macchine a fermarsi. Ma per vedere realizzati questi sistemi dovremo aspettare forse altri decenni.
Alla luce di queste
intelligenti proposte che ci provengono da altri paesi e che potrebbero essere tranquillamente imitate ed applicate anche in Italia, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ritiene che quando si parla di sicurezza stradale le pubbliche amministrazioni dovrebbero dedicare sempre crescente attenzione, non solo per i costi sociali che i sinistri stradali comportano, ma anche per la non corretta gestione dei proventi delle sanzioni pecuniarie per violazioni del codice della strada che troppe volte vengono destinate illegittimamente ad altre voci di spesa diverse dalla sicurezza stradale, così come lo stesso codice prevederebbe.

Tecnologia: in futuro ricaricheremo il telefonino con le scarpe


Ogni giorno molte persone portano con sé, per lavoro o per svago, telefoni cellulari, lettori mp3, computer portatili e videogiochi. Ma le batterie di queste apparecchiature si scaricano in fretta e spesso ci abbandonano nel momento del bisogno. Inoltre la ricarica di questi stessi apparecchi richiede l’allacciamento, per un lungo periodo di tempo, alle prese di corrente. Questo è contrario all’idea di mobilità e di libertà che associamo a queste apparecchiature, non a caso definite portatili. Ora la scienza, si sa, sta facendo passi da gigante, al punto che fra non molto potremo ricaricarli semplicemente camminando per strada. Come? Trasformando il nostro movimento in energia elettrica.
Basta applicare una speciale apparecchiatura alle nostre scarpe. Quando sarà possibile, faremo a meno di trasformatori, di caricabatterie e altri inconvenienti tipo l’impossibilità di ricevere e fare telefonate a causa delle batterie scariche. Faremo alcuni passi, magari di corsa, e quel nostro sforzo diventerà elettricità. La scoperta l’ha fatta uno scienziato americano, il dottor Tom Krupenkin, ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università del Visconsin. Questa soluzione è stata trovata nel movimento che facciamo senza problemi: camminare. Nella suola delle scarpe che sono state utilizzate come prototipo per effettuare gli esperimenti, è stato inserito un’apparecchiatura speciale la cui parte fondamentale si compone di due piccole sacche piene di minuscole gocce di gallistano. Il gallistano è una lega metallica formata da tre elementi chimici: il gallio, l’indio e lo stagno. La particolarità del gallistano è che a temperatura ambiente è liquido, esattamente come il mercurio, che però è molto tossico, mentre il gallistano non lo è per nulla. La caratteristica vincente del gallistano è se sottoposto a oscillazioni, le minuscole gocce di gallistano cedono elettroni, cioè i corpuscoli più piccoli che formano i flussi di corrente elettrica. Questi sono catturati da una speciale trappola per elettroni, chiamata elettrodo. E’ stato così sfruttato questo sistema per creare un piccolo caricabatterie, a sua volta inserito nella scarpa, capace di produrre dieci Watt di energia, sufficiente per la ricarica delle apparecchiature portatili. Il problema stava nel trasferire l’energia elettrica prodotta alle apparecchiature da ricaricare, ma è stato risolto. Dapprima si è pensato ad un cavo per caricare le batterie, ma poi è stato scelto un altro sistema più pratico perché il cavo poteva costituire un ostacolo. La soluzione trovata è simile al telecomando per accendere il televisore e scegliere i programmi. L’altro sistema trovato è quello di inviare impulsi elettromagnetici alle batterie. La parte che emette energia è stata posta sopra il tacco ed è una minuscola antenna. L’apparecchio che riceve energia può essere applicato alla batteria stessa e tenuto in tasca. In un primo tempo saranno messe in vendita calzature appositamente attrezzate con le sacche di gallistano. Con il tempo, quando il sistema avrà avuto successo, i produttori di calzature potranno applicare alle scarpe una specie di predisposizione, cioè un vano di alloggio per il caricabatterie che ognuno potrà inserire liberamente. Del resto, si tratta di un’apparecchiatura piccola e sottile, simile a una scatoletta di fiammiferi”. La realizzazione delle prime scarpe con la tecnologia incorporata potrà avvenire fra alcuni mesi, poichè rimangono da curare solo pochi dettagli, come ad esempio quello di combinare insieme il posto per l’apparecchiatura nelle scarpe con la comodità delle stesse per il piede di chi le indossa, ma il più è fatto. Seconndo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, dovremmo quindi prepararci a correre verso il futuro.

sabato 21 gennaio 2012

Monopoli, lo Sportello dei diritti sfila per dire “no” alle trivelle nel mare‎ Adriatico


Monopoli “invasa” da circa 10mila persone per la manifestazione contro le trivellazioni per le ricerche di petrolio in Adriatico alla quale hanno aderito associazioni ambientaliste e partiti di ogni schieramento politico. Un “no” forte voluto dallo “Sportello dei Diritti”, al grido di slogan come “NO MARE Nero” .

venerdì 20 gennaio 2012

Lavoro: 152mila assunzioni entro marzo


A prevederlo è il Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro che, per la prima volta nell’analisi riguardante i programmi occupazionali delle imprese dell’industria e dei servizi, introduce per il I trimestre 2012 un nuovo elemento di conoscenza: le uscite di personale dipendente attese nello stesso periodo, pari a 227.500 unità. A seguito di tali uscite, si determina un saldo negativo di 75mila unità, equivalenti a un calo dell’occupazione dipendente nell’industria e nei servizi dello 0,7%. La sofferenza tocca soprattutto l’occupazione nelle piccole imprese, investirà in maniera più consistente il Mezzogiorno e interesserà soprattutto (ma non esclusivamente) i contratti a tempo determinato.
A realizzarle saranno quelle oltre 107mila imprese che, nonostante lo scenario congiunturale, legano il rinnovamento o l’espansione della base occupazionale all’andamento della domanda estera (sono circa 25mila le imprese esportatrici che assumono) e alla realizzazione di nuovi prodotti o servizi (quasi 32mila imprese hanno innovato e programmano, nell’immediato, nuove assunzioni).
Si tratta, tuttavia, commenta Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, in larga parte di riattivazioni di contratti in scadenza a fine 2011 o di assunzioni in sostituzione di analoghe figure che hanno interrotto (anche solo temporaneamente) il loro rapporto di lavoro.

giovedì 19 gennaio 2012

Allarme Istat: in Italia oltre 8 milioni di poveri


I problemi che affliggono l’Italia: miseria, fallimenti, pignoramenti, vecchiaia e disoccupazione
Un quadro preoccupante quello che emerge dal rapporto ‘Noi-Italia’ 2012, diffuso dall’Istat in data odierna.
Nel 2010, in Italia le famiglie in condizioni di povertà relativa sono l'11% di quelle residenti. Si tratta di 8,3 milioni di individui, il 13,8% della popolazione residente. La povertà assoluta coinvolge il 4,6% delle famiglie, per un totale di 3,1 milioni di individui.
Sul fronte della disoccupazione, secondo l'istat il 48,5% dei disoccupati italiani è senza lavoro da oltre un anno. Nella classifica della disoccupazione di lunga durata, l'Italia è nella parte alta (al sesto posto) della classifica europea. In un anno, dal 2009 al 2010, la disoccupazione di lunga durata, è aumentata del 4%.
Difficile a questo riguardo la situazione per i giovani. Sempre nel 2010, più di 2 milioni di giovani, pari al 22,1% (oltre 1 su 5) della popolazione tra 15 e 29 anni, era fuori dal circuito formativo e lavorativo. I cosiddetti "Neet" toccano in Italia la quota più alta dell'Eurozona e la seconda maggiore dell'intera Unione europea, alle spalle della Bulgaria.
Dai dati dell'Istat sottolinea Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, emerge anche un dato sconfortante circa il livello di istruzione. A fronte di una produzione editoriale che conta in media 3,5 copie di opere librarie stampate per abitante all'anno, nel 2011 solo il 45,3% della popolazione italiana ha letto almeno un libro nel tempo libero nell'arco di dodici mesi.

Protesi PIP: lo Sportello dei Diritti lancia una campagna per una chirurgia estetica più sicura


La ricerca della bellezza, dell’eterna vita, ma anche necessità di natura medico-sanitaria, spingono sempre più cittadini a ricorrere al bisturi dei chirurghi estetici.
Certo però che alla luce dello scandalo internazionale delle protesi PIP e nonostante la continua evoluzione della tecnica di settore che ha comportato la riduzione dell’invasività dei trattamenti e dei rischi o complicanze, è un dato di fatto che la soglia d’attenzione delle migliaia di soggetti che si rivolgono a cliniche o a singoli professionisti si è abbassata nel corso degli anni facendo sembrare tutto, proprio tutto, quasi nell’ottica dell’ordinaria amministrazione se non nella routine, nonostante si tratti pur sempre di chirurgia. Per tali ragioni, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, riporta di seguito alcuni semplici accorgimenti che dovrebbero essere verificati da ogni cittadino che intenda sottoporsi a un qualsiasi tipo d’intervento estetico: che sia una liposuzione, una mastoplastica, una rinoplastica o un trapianto capelli, è sempre bene informarsi adeguatamente per non rimpiangere di non averlo fatto prima.
Alla base di tutto dovrebbe esserci l’incolumità fisica del paziente, per qualsiasi tipo d’intervento minimamente invasivo e quindi sia che si tratti di chirurgia estetica del corpo che del viso, con la necessità di una visita preliminare, con un’imprescindibile e completa anamnesi sullo stato di salute del paziente ed i relativi accertamenti clinici.
Solitamente, secondo quanto sostengono gli specialisti devono essere svolti due tipi di esami: ematochimici e cardiologici, ma in molti casi per particolari tipi d’intervento il chirurgo dovrebbe consigliare anche ulteriori analisi e fra queste esami allergologici e radiologici.
Da non sottovalutare anche un ulteriore ma non meno importante aspetto preliminare prima di passare sotto i “ferri”: i compiti etici e deontologici dei chirurghi che dovrebbero sentirsi obbligati ad analizzare le intenzioni e le aspettative del paziente e sondare quanto queste possano corrispondere con i risultati ottenibili.
Ma venendo alle varie fasi cui dovrà sottoporsi il paziente per la buona riuscita di quanto desiderato, è noto che l’atto chirurgico è il momento centrale e stabilisce di fatto il buon esito dell’intervento. Oltre alla necessaria competenza e professionalità del chirurgo o dell’equipe, la tecnologia utilizzata, è la “sicurezza” la parola d’ordine che deve dominare questa fase.
Va da sé che il monitoraggio continuo del paziente dev’essere effettuato in tutte le fasi operatorie, in una sala operatoria necessariamente dotata di tutte le strumentazioni mediche anche per poter intervenire adeguatamente nel caso di qualsiasi emergenza dovesse presentarsi.
Superfluo dire che la presenza di un gruppo di continuità è d’obbligo anche perché è garanzia del funzionamento continuo delle apparecchiature ritenute indispensabili all’incolumità del paziente, le luci di emergenza e i dispositivi di monitoraggio in caso di black out o riduzione della corrente nell’impianto elettrico, che deve essere dotato di apparecchiature in grado di segnalare acusticamente eventuali dispersioni energetiche.
Ulteriori elementi imprescindibili per una corretto svolgimento dell’operazione sono l’impianto di aspirazione dell’aria, che garantisca un continuo ricambio forzato di aria pura, nonché la certezza dell’assoluta sterilità degli ambienti operatori e degli strumenti
Per quanto concerne l’equipe medica e paramedica che supervisionerà le varie fasi è ovvio che i singoli soggetti devono necessariamente possedere le professionalità specifiche in grado di monitorare e coprire con competenza ogni singola fase dell’intervento, compreso il postoperatorio.
Chiaramente all’interno dello staff le figure professionali determinanti ai fini della sicurezza del paziente, sono quelle del chirurgo e dell’anestesista, che nel primo caso, ovviamente, dovrà avere una conoscenza specifica dell’anatomia e dovrà essere aggiornato costantemente in merito alle continue innovazioni scientifiche in un campo in incessante miglioramento ed in modo da assicurare oltre all’affidabilità, anche risultati estetici sempre più rilevanti. Analogamente anche l’anestesista svolge un ruolo altrettanto basilare anche perché deve garantire la sua presenza durante tutta la durata dell’intervento anche per far fronte a qualsiasi tipo di emergenza che riguardi le sue competenze.
Molti sono, inoltre, gli interventi in day surgery che non necessitano del ricovero. In tal caso è importante verificare il tipo di anestesia praticata che deve essere adeguata al tipo di intervento prescritto, alle caratteristiche del paziente ma anche alle capacità chirurgiche di chi lo esegue. Molti specialisti, nei casi in cui un paziente venga sottoposto ad un intervento superficiale consigliano l’anestesia locale accompagnata da sedazione, in quanto non comporta particolari disturbi e consente una più rapida ripresa post-operatoria. Ciò anche perché viene consentito all’operato il quasi immediato ritorno a casa, evitando tutti i disagi di un ricovero e dell’anestesia totale.
Uno degli altri momenti fondamentali, spesso sottovalutati, è costituito dalla fase post operatoria, in quanto anch’essa deve corrispondere a caratteristiche di sicurezza, che discendono inevitabilmente da una corretta ed adeguata informazione del cliente affinché questi conosca preventivamente le prescrizioni e i comportamenti cui dovrà attenersi. A partire dalle medicazioni successive all’operazione che andranno eseguite in un ambiente adeguatamente controllato, al fine di consentire che eventuali circostanze anomale che dovessero presentarsi, vengano immediatamente risolte.
È evidente che la conoscenza di ciò che comporterà un intervento spetta anche alla responsabilità del singolo paziente che invitiamo vivamente ad informarsi preventivamente su ogni aspetto e conseguenza dell’atto chirurgico e sulle caratteristiche della struttura cui ci si affida. Ai fini di una più compiuta tutela dei pazienti ma anche per instaurare un rapporto di fiducia con il chirurgo, è necessario leggere attentamente il modulo del cosiddetto “consenso informato” che dovrebbe garantire le suddette necessità d’informativa del paziente.

Trivellazioni petrolifere: il governo con le multinazionali del petrolio e contro l’ambiente


Ci aspettavamo che tra le liberalizzazioni tanto agognate ci dovessero essere provvedimenti a favore dell’energie rinnovabili, per facilitare la diffusione dei mini impianti sulle case e sui capannoni industriali e renderci tutti finalmente liberi dai dicktat delle multinazionali dell’energia ed invece con estremo sconforto apprendiamo che questo governo si schiera apertamente con quelle del petrolio e contro la volontà di milioni di cittadini che si stanno mobilitando contro le trivellazioni nei nostri mari.
Così Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” sulla scelta del governo di ridurre per decreto legge il limite delle miglia per la ricerca di idrocarburi in mare nelle zone vicino a quelle protette.
Parlare di vergogna nei confronti del governo è riduttivo, perché una scelta di tal tipo si pone totalmente a favore delle solite lobbies che confermano di indirizzare le scelte di politica ambientale ed energetica del Paese ed in aperto contrasto con la volontà della cittadinanza che chiede a gran voce un mare libero dal petrolio e da ogni rischio ambientale.
Per tali ragioni, lo “Sportello dei Diritti” ed il comitato spontaneo salentino “No Mare Nero” di cui lo “Sportello” è uno dei promotori assieme all’IDV della provincia di Lecce, sostengono con maggiore forza l’iniziativa di sabato 21 a Monopoli per rilanciare tre secchi no: NO al Petrolio! No all’energia sporca! NO alle Multinazionali!.

mercoledì 18 gennaio 2012

Prostituzione: nel mondo 42 milioni di prostitute, una ogni 60 uomini di cui 2 milioni di bambini


Prostituzione: nel mondo 42 milioni di prostitute, una ogni 60 uomini di cui 2 milioni di bambini. Lo indica il rapporto della Fondazione Scelles

È a dir poco sconcertante il rapporto mondiale sullo sfruttamento sessuale pubblicato dalla Fondazione Scelles, impegnata contro questa piaga sociale. Sono, infatti, da capogiro le cifre relative, per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, se si pensa che sul nostro pianeta sono tra 40 e 42 i milioni di persone che si prostituiscono. Ma ancora più raccapricciante è il numero di quelle di età compresa tra i 13 e i 25 anni che sarebbero addirittura i tre quarti del totale.
Se con il rapporto in commento l’intento della Fondazione Scelles, era quello di dimostrare, cifre alla mano, il dilagare di un fenomeno negativo per la società e per i singoli cittadini coinvolti, l’obiettivo è stato raggiunto perché a fronte di una popolazione mondiale di 7 miliardi d’individui ben 40-42 milioni ne sono coinvolti con una diffusione che tocca inevitabilmente ogni continente. Basti pensare che nella sola Europa occidentale sono tra 1 e 2 i milioni di persone coinvolte, con ben nove su dieci che dipenderebbero da un protettore e con una percentuale di donne vicina all’80%.
Il continente asiatico farebbe la parte da leone nella drammatica classifica della diffusione della piaga sociale, con una percentuale pari al 56 % del totale, mentre la metà delle persone sfruttate sarebbero minorenni.
Ancora più raccapriccianti il dato fornito sul numero di bambini che cadono nella malvagia spirale degli sfruttatori: sarebbero ben due milioni, anche se non sarebbe dato sapere se sia un fenomeno in crescita o meno, per come sostiene il presidente della Fondazione Yves Charpenel.
Una curiosità in negativo è data anche da un dato preoccupante affrontato dal rapporto in merito alla crescita della diffusione del fenomeno in occasione di eventi sportivi internazionali di particolare rilevanza.
Basti riportare la memoria ad un evento europeo, i Mondiali di Germania del 2006 quando i media comunicarono le polemiche sorte in conseguenza della nascita di veri e propri sex-center nei pressi degli stadi.
Mentre più recentemente, durante il 2010, è stato segnalata dalle cronache un aumento impressionante delle reti che gestiscono la prostituzione proprio in occasione dei Giochi Olimpici di Vancouver e dei Mondiali di calcio in Sudafrica, dove secondo stime alle 100.000 prostitute già residenti nello stato africano se ne aggiunsero altre 40.000.
Se il mondo del calcio e quello dei Giochi Olimpici sono identificati come i teatri più conosciuti dello sfruttamento sessuale, non sarebbero da meno le gare del circus della Formula 1.
Ma gli autori della ricerca si stanno già preparando per comprendere quale sarà la dimensione del fenomeno già alle prossime Olimpiadi di Londra.
Per Giovanni D’Agata, i dati illustrati nel citato rapporto, dimostrano la globalità di una piaga che per tale ragione deve essere affrontata globalmente, poiché ancora in troppi paesi, la prostituzione, specie quella minorile, continua ad essere tollerata. Ma è da dire che al di là della legislazione dei singoli stati, alla luce di tali cifre è giunto il momento di una profonda revisione della legislazione internazionale, che dovrebbe imporre sanzioni certe e pesanti per i reati commessi all’estero da parte di migliaia, per non dire milioni di individui che da paesi che si dicono civilizzati si spostano in note località del mondo per essere impunemente coinvolti nello scandalo, mai sopito del turismo sessuale.

La bufala delle (finte) liberalizzazioni


La bufala delle (finte) liberalizzazioni: gli ultimi vent'anni di liberalizzazioni sono costate agli italiani quasi 110 miliardi. Per le famiglie gli aumenti sono arrivati a 280 euro l’anno. Qui o si fa sul serio o è solo demagogia
Il tema caldo di politica economica degli ultimi giorni, le liberalizzazioni annunciate che costituiranno la fase 2 del governo Monti, quale base per il rilancio dello sviluppo a lungo termine del Nostro Paese, necessita di una riflessione attenta alla luce dei dati forniti dalla CGIA di Mestre proprio sulle liberalizzazioni susseguitesi negli ultimi vent’anni.
Secondo quanto rivelato dall’analisi in questione le aperture dei mercati delle assicurazioni, dei mezzi di trasporto, carburanti, gas, trasporti ferroviari e urbani e dei servizi finanziari avrebbero inciso sulle famiglie italiane per quasi 110 miliardi, non comportando, quindi, alcun vantaggio economico nei confronti dei consumatori cui i benefici dovevano essere rivolti.
Le uniche note positive verrebbero dal solo mercato dell'energia elettrica che avrebbe segnato dei miglioramenti.
Ciò che inquieta e che invita alla riflessione sulla necessità di evitare con i provvedimenti in corso di definizione danni maggiori per i consumatori rispetto alla situazione attuale, sono i dati relativi alle maggiori spese subite dalle famiglie a seguito di vent’anni di presunte ed annunciate liberalizzazioni: sarebbero ben 286 all'anno gli euro pagati in più all’anno dalle famiglie italiane che, moltiplicati per il numero degli anni trascorsi dall'avvio, agli inizi degli anni '90, delle aperture dei mercati di ogni singolo settore e sino al novembre scorso hanno fatto salire l'ammontare complessivo a 4.576 euro per nucleo familiare.
Ma venendo ai singoli settori, tra il 1994 e il novembre del 2011, le assicurazioni hanno pesato ben 2.462 euro in più nelle tasche delle famiglie italiane, con un aumento medio annuo pari a 154 euro.
Un altro mercato che ha colpito gravosamente i bilanci familiari è stato quello dei servizi finanziari (costo dei conti correnti, dei bancomat, commissioni varie e altro), con costi medi supplementari pari a 58 euro in più ogni anno con un aumento globale dal 1993 al novembre 2011 pari a 921 euro che, moltiplicati per il numero totale delle famiglie porterebbero alla spaventosa cifra di 21,9 miliardi di euro.
Tra gli ultimi mercati ad aver visto attuati provvedimenti liberalizzativi è da segnalare quello del gas che però come gli altri due descritti precedentemente non ha subito degli effetti positivi dalla parte degli utenti: dal 2003 al novembre 2011 gli aumenti medi totali per ogni famiglia corrispondono alla cifra di 901 euro con una crescita annua d’importo pari a 56 euro in più, e costi globali esorbitanti che arrivano a 22,1 miliardi di euro per tutte le famiglie.
Come detto, l’unico settore a salvarsi dagli esiti di quelle che appaiono come finte liberalizzazioni alla luce dei dati riportati, solo quello dell'energia elettrica dove nel complesso, il risparmio per le famiglie è stato di 6,7 miliardi di euro.
Per tali ragioni, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", condivide l’analisi del segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi secondo cui “in Italia le liberalizzazioni, nella stragrande maggioranza dei casi, non hanno funzionato. Prezzi o tariffe sono cresciuti, con buona pace di chi sosteneva che un mercato più concorrenziale avrebbe favorito il consumatore finale. Purtroppo in molti settori si è passati dal monopolio pubblico a vere e proprie oligarchie private”.
Secondo Giovanni D’Agata, sull’assunto di quanto sostenuto dal segretario della Cgia di Mestre, se aperture dei mercati vi devono essere, devono essere aperture reali, efficaci ed effettivamente in grado di portare reali vantaggi ai consumatori.
Non si può parlare di liberalizzazioni dei trasporti come quello urbano dei taxi o dell’orario di apertura dei negozi che potrebbero apparire come iniziative quasi demagogiche per non dire populistiche, se prima non s’interviene con vere liberalizzazioni nei confronti delle lobbies e delle corporazioni che dominano quasi incontrastate l’economia del paese quali assicurazioni, banche ed imprese del settore energetico.

Un'idea rivoluzionaria l'“Alzheimer Café “: in Olanda la malattia non è più un ostacolo. No alle strutture ghetto.

Un'idea rivoluzionaria l'“Alzheimer Café “: in Olanda la malattia non è più un ostacolo. No alle strutture ghetto.

L'Alzheimer Café è qualcosa presa in prestito dall'Olanda. Un'idea che sta prendendo piede e che sta interessando tante persone che sono, direttamente o indirettamente, colpiti dal morbo: l'Alzheimer Café. "Si tratta di una serie di incontri in cui partecipa sia il malato sia il familiare, in cui si ha la possibilità di porre domande, di confrontarsi in un ambiente ricreativo e formale".
Uno di questi luoghi è ad Hogewey, a est di Amsterdam. A vederlo da fuori potrebbe sembrare un edificio scolastico come tanti. Anonimo e grigio, il centro di accoglienza tutto dedicato ai malati di Alzheimer, è situato tra due complessi residenziali. Ma l'apparenza inganna. Una volta entrati nel centro si scopre un mondo accogliente, fatto di colori e di sorrisi. E' una sorta di piccolo paese in cui si trova di tutto: un piccolo supermercato (dove l'ospite può comprare ciò che necessita in compagnia di una infermiera), un salone di parrucchiera, una sala per concerti, un teatro, un parco, diverse sale di ritrovo.
Gli ospiti sono liberi di mangiare quando ne sentono la necessità, di muoversi nel centro come e quando vogliono. L'atmosfera sembra rilassata e le visite familiari diventano occasione per allargare le proprie possibilità di scambio e la propria cerchia di conoscenze. Un ambiente stimolante, senza dubbio, ma anche sicuro. Ogni stanza è sorvegliata di notte, attraverso un sistema di ricezione audio (e non video per tutela della privacy) centralizzato, che permette ai sorveglianti di far scattare la visita di medici e infermieri, qualora ci fossero lamentele o qualcosa di anomalo provenire dalle camere.
In Italia le persone colpite dal morbo di Alzheimer e da altre forme da demenza sono circa 800.000. Un numero importante e, con l'invecchiamento costante della popolazione previsto per i prossimi decenni, sicuramente destinato ad aumentare.
In Italia una struttura simile a quella olandese non esiste. Si predilige la politica del mantenimento al domicilio in molti casi con l’aiuto delle badanti, persone cioé che vivono insieme alla persona colpita, che si concentrano nel mantenimento di relazione con la famiglia.
Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”,un'offerta diversificata, che va incontro sia alle esigenze del malato sia a quelle delle famiglie e che tutela la vita affettiva della persona colpita e dei suoi familiari, piuttosto che la creazione di strutture apposite, che rischiano di diventare dei ghetti. Il legame alla realtà del malato, che fa parte della sua storia, della sua vita, nelle prime due fasi della malattia è importantissimo.

martedì 17 gennaio 2012

Sicurezza: la droga ha invaso il mondo del lavoro


È quanto emerge da una ricerca dell’INPES, l'Istituto nazionale francese per la prevenzione e l'educazione alla salute.
Il consumo di droga sta diventando un fenomeno sempre più diffuso in tutte le fasce di età e in ogni ambiente di vita. Nonostante il consumo di droga sia più diffuso tra le persone disoccupate, sembra che anche chi ha un impiego non riesce proprio farne a meno. La conferma arriva da un recente studio francese pubblicato lunedì che stila una vera e propria classifica dei mestieri che inducono ad essere più o meno dipendenti da determinate sostanze stupefacenti. Si scopre così che nel mondo dello spettacolo spopola la cannabis. Mentre tra gli esperti di comunicazione e agli addetti ai servizi di ristorazione è la cocaina a farla da padrone. L’alcol, invece, impazza tra pescatori, agricoltori e muratori d’Oltralpe. Da notare, infine, che chi lavora nella pubblica amministrazione, istruzione, servizi sanitari e sociali è pressoché immune a questi vizi.
Ma si possono distinguere i diversi tipi di consumatori. Ci sono coloro che prendono le droghe a casa e altri che le assumono sul posto di lavoro.
Altri dipendenti ammettono l'uso di droghe in modo continuativo al lavoro. In generale, sono quei soggetti occupati sui luoghi di lavoro dove lo stress e la pressione sono molto presenti come commercianti, pubblicisti e manager del marketing. Ma non solo. La cocaina è anche particolarmente popolare nel mondo dell'intrattenimento e dell’arte: quasi una persona su dieci l’ha assunta almeno una volta nella sua vita. Questa sostanza è anche più comune nel campo dell'informazione-comunicazione.
Secondo il Dr. Michel Hautefeuille, lo psichiatra dell’ospedale di Marmottan, questi neo-consumatori hanno tutti in comune l'uso di cocaina come uno stimolante per lavorare.
Negli ambienti di lavoro, dove le condizioni psico-fisiche del lavoratore sono un presupposto fondamentale per garantire la propria sicurezza e quella degli altri, sia il consumo di sostanze stupefacenti è tra i fattori che influenzano negativamente il comportamento dei lavoratori, creando situazioni di forte rischio e condizionando il benessere durante le ore lavorative. Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ritiene tuttavia che il principale strumento di contrasto delle dipendenze debba essere la sensibilizzazione degli interessati attraverso un’informazione chiara e completa, per ottenere luoghi di lavoro liberi dalle conseguenze negative legate al consumo di sostanze stupefacenti per promuove la salute e la sicurezza attraverso un intervento basato non soltanto sul contrasto al consumo di sostanze psicotrope, ma, più in generale, sullo stile di vita che influenza il benessere complessivo della persona.