mercoledì 30 novembre 2011

Il business della carità. Avvento e tempo di Natale. Siamo tutti più “buoni”. Ma come sempre ci sono in agguato i truffatori.


Avvento e tempo di Natale. Siamo tutti più “buoni”. Ma come sempre ci sono in agguato i truffatori. Il business della carità.

Tempo di Avvento e atmosfera di Natale nell’aria. S’innalza il livello generale della solidarietà e ci si sente tutti un po’ più buoni. Ma non tutti però siamo animati dalle medesime buone intenzioni. Perché sotto il segno della carità e delle donazioni liberali spesso si nasconde un mondo di “furbacchioni” e di senza scrupoli che inevitabilmente ci devono portare ad aumentare i livelli d’attenzione verso le organizzazioni ed i soggetti che raccolgono fondi perché non sempre il denaro donato raggiunge i soggetti cui apparentemente doveva essere destinato.
Pur ritenendo indispensabile il lavoro quotidiano che svolgono migliaia di associazioni e persone oneste per la tutela dei più disparati diritti e per il sostegno di fasce sempre più importanti della cittadinanza, se non si tratta di una vera e propria jungla quella delle organizzazioni non profit ed enti benefici che si occupano della raccolta fondi, poco ci manca, ed è notevole la difficoltà per i consumatori ad individuare tra i soggetti che si occupano effettivamente di destinare le risorse raccolte per gli scopi dichiarati, salvo detrarre una minima quota necessaria per le spese organizzative, e quelle che invece nascono come funghi nei periodi clou dell’anno come quello prenatalizio e che vivono il tempo necessario per riempire le tasche di qualche malintenzionato o peggio ancora quelle che della raccolta fondi fanno la loro ragion d’essere quale fonte di reddito permanente.
Per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, è chiaro che la libertà di associazione garantita dalla nostra Costituzione deve contemperarsi con la necessità di trasparenza in un settore delicato come questo, dove chiunque può costituire un’associazione o un comitato senza registrarlo. Quindi, prima di effettuare una donazione è bene che ci s’informi in merito all’affidabilità dell’ente che la sta proponendo, se sia registrato o meno, che abbia un suo bilancio, che garantisca la tracciabilità delle donazioni rilasciando un’apposita ricevuta numerata.
In Germania, per esempio, maggiori garanzie in merito sono date dalla presenza o meno del sigillo dell'Istituto centrale tedesco per le questioni sociali. Forse è bene che si pensi di fare qualcosa di analogo anche in Italia?

martedì 29 novembre 2011

Lotta al cancro: rivoluzione dal Giappone. Un reagente chimico consente di vederlo a occhio nudo.


Dal Giappone una scoperta scientifica, che alimenta nuove speranze nella lotta al cancro. Ambasciatore di questa possibile rivoluzione è un reagente chimico che a contatto con le cellule cancerose diventa fluorescente e consente di individuarle anche a occhio nudo.
Una volta perfezionata, questa tecnica potrebbe consentire di identificare carcinomi di dimensioni ridottissime che oggi ancora sfuggono alla risonanza magnetica e ad altre pratiche in uso.
Dovuta alla reazione chimica innescata dal contatto con un enzima noto come CGT, la fluorescenza regala in circa un minuto alle cellule cancerose una visibilità fino a 20 volte maggiore.
Il reagente alla base del processo porta la congiunta firma di Hisataka Kobayashi, dell’Istituto Giapponese della Sanità, e del professor Yasuteru Urano dell’Università di Tokyo.
“Utilizzato nel corso di un intervento chirurgico – dice quest’ultimo -, il reagente rende le cellule malate immediatamente visibili. Questo riduce sensibilmente il rischio che alcune di queste cellule non vengano individuate e resti quindi un focolaio della malattia”.
Un rischio che – in relazione al cancro alle ovaie -le statistiche quantificano in un terzo di carcinomi, che ancora oggi sfuggono a qualsiasi identificazione. E proprio dall’impianto di cellule di un carcinoma alle ovaie su un topolino è partito l’esperimento del team giapponese.
A test ancora in corso, i ricercatori escludono possibili effetti collaterali del reagente e parlano anzi di tecnica “low cost”, facilmente applicabile in contesto ospedaliero. Le verifiche si concentrano ora sul possibile impiego del reagente per l’identificazione di carcinomi anche ai polmoni, al fegato e al seno.
Per Giovanni D'Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, speranza degli scienziati – e non solo – è che la loro scoperta sia presto applicabile su larga scala.

Pelle umana fatta con una macchina per trapianti o test dei cosmetici e prodotti chimici.


Balzo in avanti sulla ricerca della pelle artificiale per trapianti o test dei cosmetici e prodotti chimici.
Presso l’istituto tedesco Fraunhofer di Stoccarda i ricercatori sono in grado di produrre pelle tridimensionale. Le cellule sono prelevate dalla cute umana e vengono quindi isolate per fare scattare la loro moltiplicazione. Così si creano nuovi tessuti. Alcuni robot sono delegati alla creazione di questa pelle artificiale. Attualmente l’impianto può produrre 5mila bottoncini al mese.
La coltivazione durerà sei settimane. Gli scienziati hanno sviluppato il primo impianto di produzione completamente automatizzata.
La pelle artificiale sarà impiegata in trapianti o test dei cosmetici e prodotti chimici e per grandi ferite, come ad esempio ustioni.
Presto anche altri tessuti come la cartilagine saranno prodotti artificialmente.
Secondo.Giovanni D'Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, il processo schiude una nuova era in cui la pelle umana può diventare un prodotto industriale.

lunedì 28 novembre 2011

Italia unita ma non a tavola per la dieta povera dei pensionati: milioni di pensionati "a rischio di sviluppare patologie croniche", tutto colpa della


Italia unita ma non a tavola per la dieta povera dei pensionati: milioni di pensionati "a rischio di sviluppare patologie croniche", tutto colpa della crisi economica. Una nuova ricerca ha rivelato che milioni di pensionati hanno una dieta povera che condurrà a problemi di patologie croniche come l'osteoporosi, coronariche o depressione..

Gli esperti hanno lanciato l’allarme che una dieta povera sta interessando milioni di pensionati a rischio di sviluppare patologie croniche.
La ricerca ha trovato una sconcertante 97% della gente tra la fascia di età tra 65 anni o più che non riescono a soddisfare il loro apporto giornaliero di vitamina raccomandato.
I medici dicono che questa dieta povera esporrà molti anziani in futuro a gravi problemi di salute, che potrebbero essere facilmente evitati con una sana dieta equilibrata.
La ricerca, pubblicata nel giornale inglese “Nutrizione & scienza dell'alimentazione” chiamata “ Il ruolo di micronutrienti in un invecchiamento sano”, è stata effettuata da dietista indipendente il Dr Carrie Ruxton.
Secondo le risultanze delle indagine, più del 40% di quella fascia di età e quasi la metà (47 %) degli over-75, hanno patologie che limitano le loro capacità di svolgere le attività quotidiane.
Questo significa che gli italiani, uomini e donne, possono aspettarsi di vivere i loro ultimi dai sette a nove anni con un handicap che possono includere l'osteoporosi, cardiopatia coronarica o depressione.
Il Dr Ruxton, che ha esaminato i dati di 71 precedenti studi, ha sottolineato che l'obiettivo deve condurre ad invecchiare in modo sano, con un'assenza di malattia cronica con un lento declino della funzione cognitiva e fisica.
Al contrario, non c'è una significativa prova che basse assunzioni di micronutrienti ed una scarsa nutrizione sono fattori di rischio nelle persone anziane di malattie croniche.
Tra quelle più a rischio sono incluse le persone di ' 80 anni.
Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” è necessario informare le persone più anziane a prendere gli integratori multi nutrimenti suggerendoli o consigliando profili nutrizionali finalizzati al miglioramento dello stato di salute. Il consigli di mangiare sano dovrebbe essere combinato con informazioni sul ruolo benefico degli integratori alimentari.'
Una recente indagine, ha rivelato che le persone anziane non stanno assumendo abbastanza vitamina A, vitamina B2, vitamina B6, vitamina D, acido folico, ferro, calcio, magnesio, zinco e iodio.
La più grave carenza nella dieta dell'anziano è la mancanza di vitamina D, necessaria per la salute delle ossa. Questo valore è stato attribuito ad una mancanza della luce solare.

domenica 27 novembre 2011

Italiani in crisi ed Equitalia: sospendere tutte le procedure nelle aree colpite da stati di calamita'. Partire dall'Aquila


Italiani in crisi ed Equitalia: sospendere tutte le procedure nelle aree colpite da stati di calamita'. Partire dall'Aquila

Poco o nulla e' cambiato da quella tragica notte del 06 aprile 2009.
La ricostruzione e' partita a rilento, la macchina della ricostruzione stenta a fare progressi decisivi, ma a L'Aquila, ad oltre due anni e mezzo dal sisma la crisi economica e' ancor più terribile rispetto al resto del Paese. Sono migliaia, infatti, gli aquilani ancora senza lavoro né reddito, precari, cassaintegrati, pensionati al minimo in conseguenza di un evento naturale di portata epocale e senza alcuna misura di sostegno economico adeguata da parte delle istituzioni.
A questi drammi quotidiani devono essere aggiunti, purtroppo, il peso dei debiti, di imposte, sanzioni e tasse arretrate e non, che sta divenendo sempre più intollerabile se si colgono i movimenti e comitati di protesta che stanno nascendo spontanei su quel territorio, ma anche nel resto del Paese contro Equitalia, l'esattore di stato che con strumenti sempre più invasivi ne tenta il recupero per conto dello Stato e di altre pubbliche amministrazioni, non ravvisando nella legge alcun limite neanche nelle situazioni di particolare depressione in cui si trovano determinate aree del Paese, anche in conseguenza di eventi naturali.
Ed allora, di fronte ad emergenze così evidenti che possono comportare drammi sociali di enorme portata in aree già così duramente colpite, per Giovanni D'Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, non resta che rivolgere un appello a questo governo, affinché con decreto legge, in questo particolare momento nel quale il Paese si troverebbe già in recessione, come ha sottolineato anche di recente l'agenzia di rating Fitch, ordini la sospensione di tutte le procedure di recupero crediti avviate da Equitalia nelle aree colpite da calamita' naturali per il quale il governo stesso abbia riconosciuto questo status, per il tempo necessario al ripristino delle condizioni minime del riavvio dello sviluppo economico in quelle zone.

sabato 26 novembre 2011

Anti-età: benessere e bellezza. Come fermare le rughe? Con una puntura d'ape.


Gli scienziati credono che il veleno presente nella puntura delle API può aumentare il collagene, la sostanza chimica che mantiene la pelle giovane e flessibile. Migliore alternativa al Botox
Essere punto da un'ape per farti sembrare più giovane?
Può non sembrare allettante, ma il veleno è stato salutato come trattamento del miracolo anti-età.
Gli scienziati hanno scoperto che può aumentare il collagene, che dà alla pelle elasticità giovanile e la può rendere meno soggetta ai danni dei raggi solari.
Maschere contenenti il veleno d'api, sono state nel passato una moda passeggera delle celebrità, disponibili per anni solo in saloni di bellezza e Terme.
Ora, dopo 12 anni di ricerca, è in commercio il primo prodotto della cura della pelle che lo contiene.
La nuova gamma è stata ideata dallo scienziato coreano Dr Sang Mi Han per la compagnia di bellezza “Manuka” della Nuova Zelanda che sarà commercializzata nei negozi “Holland & Barrett “da lunedì.
E' questa, in sintesi, riferisce Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, la prossima migliore alternativa in vasetto al botox .
Una dei primi vip che si è sottoposto al trattamento è stata l'anno scorso Camilla, duchessa di Cornovaglia presso un salone di bellezza.
Il prodotto provoca un effetto consistente in un 'leggero formicolio' sulla pelle. Apparentemente la parte del corpo interessata al trattamento, reagisce come se fosse punta inducendo il sangue a confluire verso la zona interessata, stimolando la produzione di collagene e di sostanze chimiche che si formano naturalmente come l’ elastina che è una proteina costituente il tessuto connettivo che è elastica e permette a molti tessuti dell'organismo di tornare alla loro forma originaria al fine di mantenere la pelle tesa.
Il Dr Han, un ricercatore presso la National Academy of Agricultural Sciences della Corea del Sud, ha pubblicato la ricerca suggerendo che si possa anche accrescere il numero di cellule chiamate cheratinociti che si comportano come una barriera contro i fattori ambientali quali batteri, perdita d'acqua ed i danni dei raggi solari.
I cheratinociti sono il tipo cellulare più abbondante nell'epidermide. Essi sono presenti nello strato corneo, in quello spinoso ed in quello granuloso e costituiscono l'impalcatura dei vari strati dell'epidermide, ma con l’età la pelle cella perde nell'elasticità con la formazione di linee sottili e rughe.
L’esposizione al sole è una delle principali cause di rughe, perché la luce UV aumenta i livelli di proteine che sono responsabili della degradazione del collagene della pelle. Questo è ciò che determina la riduzione di elasticità della pelle.
Mentre per le api non c'è nessun pericolo, in quanto nessuna resta ferita durante l’estrazione del veleno che è raccolto utilizzando un dispositivo speciale che mantiene le API incolumi.
Una superficie di vetro speciale (nota come il collezionista) è posta a fianco dell’ingresso dell'alveare mentre una debole corrente elettrica viene immessa attraverso di essa, che attrae le API a pungere la classe delicatamente. Le API così non muoiono e rimangono illese.
Il veleno delle API è poi essiccato, raccolte e purificato per rimuovere qualsiasi impurità indesiderata come terra, polvere o polline.
Il veleno d'api è stato utilizzato in applicazioni mediche fin dai tempi antichi. Contiene inoltre una proteina chiamata APAMINA che accresce la produzione di cortisolo nelle ghiandole surrenali. L'apamina agisce anche come neurotossina che rilassa i muscoli e viene utilizzata in un trattamento di artrite chiamato apiterapia e per alleviare i sintomi della distrofia muscolare e la sclerosi multipla.
La terapia con veleno d'ape viene utilizzata da taluni come cura per i reumatismi ed i dolori articolari grazie alle sue proprietà anticoagulanti e anti-infiammatorie. Viene usata anche per desensibilizzare le persone allergiche alle punture degli insetti. La terapia con veleno d'ape può essere somministrata anche sotto forma di pomata sebbene potrebbe risultare meno efficace della somministrazione attraverso la puntura delle api vive. In omeopatia il veleno d'ape viene utilizzato per produrre il rimedio Apis mellifera.

Gas lacrimogeni e proiettili di gomma armi letali? Amnesty International ha già espresso preoccupazione circa il loro uso eccessivo


Gas lacrimogeni, proiettili di gomma, cannoni ad acqua, e granate stordenti, vengono utilizzati dalle forze di polizia per disperdere le folle: ma sino a che non si sono verificati numerosi decessi nelle rivolte della cosiddetta “Piramvera Araba” ma ancor più di recente a piazza Tahrir al Cairo pochi avevano avuto il coraggio di parlare delle gravi conseguenze che possono subire i manifestanti a causa dell’utilizzo indiscriminato di questi che dovrebbero essere dei deterrenti che però si potrebbero essere rivelati letali.
Il dipartimento della difesa degli Stati Uniti descrive le armi non letali come "destinate a produrre effetti reversibili su personale e materiale".
Nonostante ciò sarebbero numerosissimi gli attivisti che hanno riportato gravi lesioni a causa di gas lacrimogeni sparati ai contestatori da distanza ravvicinata, per non parlare delle testimonianze dei decessi accaduti.
Inoltre, la “non-letalità” del gas è stata messa in forte dubbio, così come seri interrogativi sono stati posti dopo le recenti morti durante le proteste di questa settimana in piazza Tahrir al Cairo.
Secondo Al Jazeera, ci sono stati ripetuti lanci di gas lacrimogeno di un tipo particolarmente virulento. Molti di coloro che sono stati uccisi si dice che siano morti di asfissia.
A testimoniarlo gli operatori sanitari che hanno ravvisato i sintomi da inalazione di gas lacrimogeni.
Circa il 70 per cento dei soggetti erano svenuti a causa di attacchi d’asma e persino convulsioni, come non era mai accaduto in precedenza.
La stessa Amnesty International ha anche espresso preoccupazione circa l'uso di gas lacrimogeni in piazza proprio dopo aver ricevuto le segnalazioni provenienti da fonti mediche che hanno affermato come alcuni dei manifestanti deceduti risultavano essere soffocati dopo aver inalato gas lacrimogeno
Le agenzie governative, i dipartimenti di stato e del commercio in particolare, regolano l'esportazione di gas lacrimogeni e altre armi non letali con la concessione di licenze di esportazione che consentono ai produttori di vendere gas lacrimogeni a compratori stranieri.
Due società statunitensi sono state identificate come i principali esportatori dei dispositivi: la Systems Inc e Technologies Inc, entrambe con sede in Pennsylvania.
Secondo alcuni esperti gli acquirenti nel momento in cui ordinano quelle che sono definite comunque armi, dovrebbero ottenere pacchetti “formativi” per assicurarsi che le armi siano impiegate correttamente. La mancanza di un'adeguata formazione potrebbe essere la causa di eventuali incidenti mortali.
Due sono i tipi di gas lacrimogeni più comunemente utilizzati: il Chlorobenzylidene malononitrile (noto anche come CS) e Chloroacetophenone (spesso conosciuto come CN).
Sono entrambi gas irritanti che colpiscono gli occhi, naso, bocca e polmoni e causano lacerazioni, starnuti e tosse.
"L'effetto principale è la mancanza di respiro, dolore e disagio," si legge nel catalogo della Systems Inc.
Alcuni studiosi, esperti di veleni hanno sottolineato da tempo che massicce dosi di gas potrebbero essere fatali anche per individui sani, mentre coloro che hanno già condizioni pregresse, come asma o altre malattie respiratorie, sono soggetti ad un rischio più elevato. Tuttavia, se vengono inalate grandi dosi, in particolare in spazi ristretti, potrebbero causare danni ai polmoni e portare alla morte, anche per le persone sane in caso di quantità massicce.
Per non parlare dei rischi connessi al lancio delle granate che contengono i lacrimogeni. I contenitori pesano tra 175 e 500 grammi e sono in alluminio o acciaio: gran parte delle lesioni sono causati dal fatto che questi contenitori sono sparati su aree affollate.
Anche i proiettili di gomma, che dal nome potrebbero apparire come totalmente innocui sarebbero in grado di causare gravi lesioni.
I proiettili vengono sparati tramite cartucce in alluminio, con un peso totale di circa 185 gr. Per fare un esempio, di uno dei modelli esistenti, ogni cartuccia contiene tre bastoncini di gomma che vengono esplosi quando vengono sparati verso i soggetti.
Le testimonianze che giungono dall’Egitto sono inequivocabili: numerosi, sono i decessi ed i feriti gravi colpiti dai proiettili di gomma.
Se sparati da distanza ravvicinata, o alla testa nella concitazione della sommossa, hanno comunque elevata possibilità di essere anch’essi letali.
Non sappiamo se nelle recenti proteste il non corretto o eccessivo utilizzo di questi strumenti sia voluto o meno, ma per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, resta il fatto che tutto il sistema delle cosiddette “armi non letali” dovrebbe essere assolutamente rivisto perché da quanto sta emergendo, tali dispositivi che dovrebbero essere deterrenti, si rivelano armi micidiali e purtroppo letali.

Responsabilità civile dei magistrati: la Corte Europea di giustizia ha condannato l'Italia.


Secondo la sentenza n° C-379/10 del 24.11.2011 nella causa Commissione / Italia emessa dalla Corte Europea Di Giustizia, che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene utile riportare per favorirne la divulgazione, la Corte europea ha condannato l'Italia perché la responsabilità civile dei magistrati non dovrebbe limitarsi solo ai casi di "dolo o colpa grave". È contraria al diritto dell’Unione la legge italiana sulla responsabilità civile dei magistrati per i danni arrecati ai singoli a seguito di violazione del diritto medesimo.
L’esclusione ovvero la limitazione della responsabilità dello Stato ai casi di dolo o di colpa grave è contraria al principio generale di responsabilità degli Stati membri per violazione del diritto dell’Unione da parte di un organo giurisdizionale di ultimo grado.
Il diritto dell’Unione impone agli Stati membri di risarcire i danni arrecati ai singoli a seguito di violazioni del diritto dell’Unione ad essi imputabili, a prescindere dall’organo da cui tale danno sia scaturito – principio che trova parimenti applicazione nel caso in cui la violazione sia commessa dal potere giudiziario.
La necessità di garantire ai singoli una protezione giurisdizionale effettiva dei diritti che il diritto dell’Unione conferisce loro implica che la responsabilità dello Stato possa sorgere per violazione del diritto dell’Unione risultante dall’interpretazione di norme di diritto da parte di un organo giurisdizionale di ultimo grado.
Nella specie, la Commissione sostiene che la legge italiana sul risarcimento dei danni cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie e sulla responsabilità civile dei magistrati 1 è incompatibile con la giurisprudenza della Corte di giustizia relativa alla responsabilità degli Stati membri per violazione del diritto dell’Unione da parte di un proprio organo giurisdizionale di ultimo grado.
L’istituzione contesta all’Italia, da un lato, di avere escluso qualsiasi responsabilità dello Stato per i danni causati a singoli qualora la violazione del diritto dell’Unione derivi da un’interpretazione di norme di diritto o dalla valutazione di fatti e di prove effettuata da un siffatto organo e, dall’altro, di aver limitato, in casi diversi dall’interpretazione di norme di diritto o dalla valutazione di fatti e di prove, la possibilità di invocare tale responsabilità ai soli casi di dolo o colpa grave.
Sull’esclusione della responsabilità dello Stato
La Corte rileva anzitutto che la legge italiana esclude in via generale la responsabilità dello Stato nei settori dell’interpretazione del diritto e della valutazione di fatti e di prove.
Orbene, come la Corte ha già avuto modo di affermare 2, il diritto dell’Unione osta ad una siffatta esclusione generale della responsabilità dello Stato per i danni arrecati ai singoli a seguito di una violazione del diritto dell’Unione imputabile a un organo giurisdizionale di ultimo grado qualora tale violazione risulti dall’interpretazione di norme di diritto o dalla valutazione di fatti e di prove operata dall’organo medesimo.
Inoltre e in particolare, la Corte rileva che l’Italia non ha dimostrato che la normativa italiana venga interpretata dai giudici nazionali nel senso di porre un semplice limite alla responsabilità dello Stato e non nel senso di escluderla.
La Corte rammenta che uno Stato membro è tenuto al risarcimento dei danni arrecati ai singoli per violazione del diritto dell’Unione da parte dei propri organi in presenza di tre condizioni: la norma giuridica violata dev’essere preordinata a conferire diritti ai singoli, la violazione dev’essere sufficientemente caratterizzata e tra la violazione dell’obbligo incombente allo Stato e il danno subìto dal soggetto leso deve sussistere un nesso causale diretto.
La responsabilità dello Stato per i danni causati dalla decisione di un organo giurisdizionale nazionale di ultimo grado è disciplinata dalle stesse condizioni. In tal senso, una «violazione sufficientemente caratterizzata della norma di diritto» si realizza quando il giudice nazionale ha violato il diritto vigente in maniera manifesta 3. Il diritto nazionale può precisare la natura o il grado di una violazione che implichi la responsabilità dello Stato ma non può, in nessun caso, imporre requisiti più rigorosi.
Orbene, la Corte di giustizia rileva che la Commissione ha fornito sufficienti elementi volti a provare che la condizione della «colpa grave», prevista dalla legge italiana, come interpretata dalla Corte di Cassazione italiana, si risolve nell’imporre requisiti più rigorosi di quelli derivanti dalla condizione di «violazione manifesta del diritto vigente». Per contro, l’Italia non è stata in grado di provare che l’interpretazione di tale legge ad opera dei giudici italiani sia conforme alla giurisprudenza della Corte di giustizia.
In conclusione, la Corte rileva che la normativa italiana, laddove esclude qualsiasi responsabilità dello Stato per violazione del diritto dell’Unione da parte di un organo giurisdizionale di ultimo grado, qualora tale violazione derivi dall’interpretazione di norme di diritto o dalla valutazione di fatti e di prove effettuate dall’organo giurisdizionale medesimo, e laddove limita tale responsabilità ai casi di dolo o di colpa grave, è in contrasto con il principio generale di responsabilità degli Stati membri per la violazione del diritto dell’Unione.

venerdì 25 novembre 2011

GIOVANNI D’AGATA RICONFERMATO SEGRETARIO PROVINCIALE DEL SINDACATO FNA

Il sindacato FNA, è lieta di comunicare la nomina a segretario per la provincia di Lecce del signor Giovanni D’AGATA, ispettore sinistri del gruppo ALLIANZ S.p.A.
Tra i motivi della scelta di D’AGATA, oltre alla trentennale esperienza nel settore, il suo esempio e la storia lavorativa non solo personale, ma in difesa dei diritti dei lavoratori di categoria. Infatti, Giovanni D’AGATA dopo un licenziamento ingiusto, non si è dato mai per vinto ed a seguito di una lunga ed asperrima battaglia giudiziaria è stato reintegrato nel proprio posto di lavoro.
Il sindacato, continuerà a stare al fianco di tutti i lavoratori assicurativi e a battersi con la nuova forza e l’entusiasmo del nuovo segretario.
Il segretario regionale
Nicola GEMMA

Acquisti via internet : in vendita on line anche armi e bombe attive.


Che il commercio elettronico sia già un importante realtà per la circolazione dei prodotti è cosa assai positiva ed ormai quasi indispensabile, ma che troppo spesso accade che circolino, nell’impunità pressoché totale, merci illegali e pericolosissime, questo dovrebbe far riflettere e farci trarre le relative conseguenze sulla necessità di adottare misure globali che siano dei deterrenti per impedire rischi per i consumatori, specie per quelli meno informati e per i minori. Lo ripete da tempo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che continua ad auspicare un innalzamento, almeno a livello europeo, delle barriere di tutela dei consumatori per le vendite in rete.
Una notizia che è circolata di recente in Gran Bretagna, è assai esemplificativa ma anche paradossale se si pensa che, con poche decine di euro è possibile, udite udite, comprare armi funzionanti e persino bombe attive.
Pare che non si tratti di un caso isolato, infatti, quello del minore Luke Stillman del Northamptonshire, di sedici anni, appassionato di armi come purtroppo tanti suoi coetanei. Il giovane aveva pagato appena 36 sterline per un dispositivo, che a detta dell’inserzione su un sito di vendite on line sarebbe stato disattivato e non funzionante. Sarebbe, perché, il mortaio spagnolo che stava maneggiando dopo che era giunto a mezzo posta a casa propria, credendolo inerte, gli scoppiò tra le mani causando terribili ustioni e l’amputazione della parte superiore del pollice.
Al di là delle indagini che ne sono seguite da parte della polizia inglese, del conseguente blocco dell’inserzionista da parte del sito di vendite on line, il caso di cronaca riportato dalla stampa inglese, invita a far riflettere e ci può far cogliere i rischi cui sono soggetti non solo i consumatori meno informati e attenti, ma anche i collezionisti per i quali internet è divenuto il veicolo privilegiato degli acquisti.

mercoledì 23 novembre 2011

Sicurezza alimentare: rischi dagli utensili da cucina Made in China.


Alcune analisi a seguito di sequestri ne avrebbero rivelato la potenziale cancerogenicità

Dall’analisi dei dati del Rasff sulla sicurezza alimentare (Sistema di allerta rapido europeo) giungono preoccupanti avvisi in merito agli articoli da cucina (pentole, coltelli, utensili) provenienti dalla Cina e da Hong Kong e rilevati come non conformi alle disposizione vigenti in Italia e nei vari Stati Europei che per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, dovrebbero far riflettere le autorità doganali sul necessario aumento dei controlli chimico-fisici di tali prodotti già alla frontiera.
Di recente la polizia doganale di Tolosa ha sequestrato più di 55.000 utensili da cucina potenzialmente cancerogeni. Spatole, mestoli, cucchiai provenienti dalla Cina, avrebbero contenuto una quantità troppo elevata di ammine aromatiche primarie, sostanze che migrano nel cibo una volta riscaldate ed a contatto con esso. Con il calore, è noto, aumenta il tasso di migrazione di elementi dannosi, quasi tutti potenzialmente cancerogeni.
Negli oggetti sequestrati, il tasso di ammine aromatiche primarie era fino a 66 volte maggiore rispetto a al massimo consentito dalle normative europee in materia.
Il caso più clamoroso registrato in Italia riguarda una pentola per friggere proveniente da Hong Kong in cui è stata evidenziata una migrazione di sostanze pari a 1000 mg/Kg: ciò significa che per ogni chilo di alimento cucinato in quella pentola, un grammo di sostanze potenzialmente nocive venivano cedute al cibo e quindi ingerite dal consumatore.
Il sistema di allerta europeo ha inserito di recente anche il manganese tra i parametri relativi alle valutazioni di tossicità.
Quando la cessione di sostanze è elevata si verificano problemi di salute, tanto che viene segnalata in medicina una tipologia di avvelenamento cronico, derivante da esposizione prolungata a quantità consistenti.
Il cromo è uno dei costituenti principali degli acciai di molti utensili, ed è impiegato in leghe di ferro, nichel e cobalto. Anche per questo materiale sono stati rilevati, talvolta, risultati sbalorditivi: in alcuni casi si è rilevata una migrazione di cromo pari a 50 milligrami per chilo di alimento, contro un limite ammesso di 0.1 mg/Kg (500 volte sopra il limite previsto). Nella fattispecie, di solito, si tratta di coltelli e forbici in acciaio per alimenti, sempre di provenienza cinese.

Illuminazione innovativa. Samsung presenta la lampadina che dura 36 anni a basso impatto ambientale.


Ma c’è già chi pensa alla nuova frontiera dell’illuminazione: il plasma.

Non ci è mai piaciuto sponsorizzare le multinazionali, ma quando le idee che presentano sono innovative e potrebbero favorire i loro consumatori, in questi casi non ci possiamo sottrarre da fare un plauso a questo tipo di iniziative. Così Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”.
Dalla coreana Samsung arriva, infatti, una novità rivoluzionaria nel campo dell’illuminazione che ci toglierà la snervante abitudine di arrampicarci periodicamente per svitare le lampadine di casa fulminate o vecchie.
Le lampadine LED della nuova gamma, secondo la Samsung hanno una durata di 40.000 ore - 40 volte una lampadina incandescente standard. La società ha calcolato che con un utilizzo normale, le lampadine dovrebbero durare per 36 anni.
Come è noto la Samsung è il leader mondiale nelle TV a “LED” – che non sono altro che pannelli LCD illuminati da un pannello di LED dietro lo schermo.
Le luci a LED stanno diventando sempre più comuni e offrono generalmente una durata media abbastanza lunga, ma 36 anni fanno si che questo tipo di tecnologia diventi veramente rivoluzionaria poiché una lampadina non sarà più una lampadina nel senso che tutti noi intendiamo: sarà un congegno cui è applicata tecnologia digitale composta da LED, chip, driver ed elettronica.
Le nuove lampade a LED di Samsung si accendono istantaneamente, diffondondo UV e infrarossi praticamente gratis e producono una luce estremamente uniforme, consentendo un risparmio energetico notevole e salvaguardando, quindi, l’ambiente.
L’unico svantaggio è che le lampadine non si acquisteranno a buon mercato. Il modello base verrà venduto al costo medio di 19 dollari con modelli che arriveranno fino a 70 dollari.
Se il futuro è già presente con le lampadine LED, presto però potrà essere archiviata anche questo tipo di tecnologia per l’illuminazione.
Una società americana, la Eden Park, sta studiando una tecnologia completamente nuova, di “illuminazione al plasma”, che crea luce da uno strato di carta sottile al plasma tra due fogli di alluminio.
La futuristica ricerca è stupefacente tant’è che già ci s’immagina la possibilità di illuminazione sulle pareti come se fosse carta da parati - e consumerebbe quantità microscopiche di energia.
La differenza tra il progetto della Eden Park e le nuove lampade a LED della Samsung? Per il primo non si sa nulla di quando le prime luci 'microplasma' potranno essere immesse sul mercato, le seconde sono di fatto già in vendita.

martedì 22 novembre 2011

Unione Europea, gioco d'azzardo in rete: verso nuove restrizioni.


Introdurre un modello di licenza unica per garantire la sicurezza ai giocatori, in particolari per i minori.

Giro di vite per il gioco d'azzardo, che come sappiamo tutti, è un affare pericoloso. E l'arrivo di internet non che fatto altro che peggiorare la situazione. Per limitare i rischi, il Parlamento Europeo ha chiesto alla Commissione di promuovere una più stretta cooperazione tra Stati membri per la lotta al gioco d'azzardo illegale e per la protezione dei minori.
Negli ultimi anni il gioco d'azzardo in rete si è sviluppato molto rapidamente. Circa il 10% di tutto il gioco d'azzardo in Europa si svolge in internet, tramite cellulari e piattaforme interattive. E rappresenta oggi un giro d'affari di oltre € 10 miliardi.
Le leggi che regolano questa attività variano da paese a paese, ma nella risoluzione approvata martedì si propone d'introdurre un modello di licenza unica per garantire la sicurezza ai giocatori, in particolari per i minori.
Un mercato stabile e più trasparente:
gli Stati membri dovrebbero introdurre un modello di licenza unica
la Commissione europea dovrebbe prendere in considerazione l'idea di bloccare una transazione tra giocatori d'azzardo e i siti che propongono questo servizio.
Protezione dei giocatori più vulnerabili:
limitare l'accesso ai siti di gioco d'azzardo in rete tramite la verifica dell'età e le restrizioni ai pagamenti elettronici, prima di iniziare una giocata.
i deputati invitano la Commissione a individuare standard comuni per gli operatori o una direttiva quadro.
La risoluzione è stata votata il 15 novembre che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” riporta all’attenzione affinché siano prese le giuste misure anche in Italia.

Automedicazione: attenzione ai pericoli.


La popolazione anziana, a rischio. Lo Sportello Dei diritti lancia una campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica al corretto uso dei farmaci ed ai principi di automedicazione.

Alcune piccole patologie quotidiane che possono riguardare da vicino noi ed i nostri cari, possono essere trattate e curate con semplici soluzioni, anche senza ricorrere all'intervento specifico di un medico.
Automedicarsi significa curare da soli piccoli malanni o disturbi passeggeri che possono non richiedere l'intervento del medico, tra i più comuni: la tosse, un semplice raffreddore, un episodio di stitichezza.
Per tali ragioni, i farmaci che consentono la risoluzione dei problemi di salute più comuni sono soliti essere chiamati farmaci di automedicazione.
La stragrande maggioranza delle famiglie italiane per le quali l’automedicazione sembra essere quasi un rituale, conserva a tal fine, in apposite nicche della propria abitazione ed in spazi a tal uopo dedicati (per i più attenti, quelli meno, le lasciano dappertutto) pillole, compresse, sciroppi e medicamenti di ogni tipo che, vengono utilizzati e riutilizzati di anno in anno, spesso senza una consulenza medica. Comportamenti, questi, che possono essere pericolosi in casi non remoti.
L’utilizzo dei farmaci e la loro conservazione in maniera adeguata costituiscono regole fondamentali per moderni buoni padri famiglia (ma il discorso vale chiaramente anche per le madri e per gli adulti in generale). Non solo perché in nessun caso bisognerebbe facilitare la possibilità che i bimbi entrino in contatto e magari ci giochino ma, soprattutto, perché sarebbe buona regola che nell’armadietto dei farmaci di casa trovassero posto solo quei farmaci destinati alla automedicazione e di conseguenza tutti quelli prescritti dal medico, per terapie acute andrebbero eliminati, anche se la confezione non è stata esaurita completamente, al termine del percorso clinico individuato dal proprio sanitario, salvo quelli destinati a malati cronici, per i quali la presenza in casa diventa nella gran parte dei casi un salvavita.
In questa direzione si inserisce la necessità per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” di una campagna di sensibilizzazione nei confronti di tutta la popolazione residente sui rischi connessi all’uso scorretto dei farmaci. Una campagna rivolta sia ai pazienti che agli operatori sanitari ma soprattutto a quel 65% di cittadini che mediamente in Europa praticano l'automedicazione come emerge da uno studio pubblicato nell’ottobre scorso da TNS/Afipa l’Associazione francese dell'industria farmaceutica per l'automedicazione responsabile. Tra i soggetti più a rischio secondo questo studio vi è la popolazione anziana, meno avvezza ad un informazione responsabile.
Per tali ragioni è opportuno lanciare un semplice decalogo costituito da dieci semplici regole per una automedicazione in tutta sicurezza:
1. L’automedicazione responsabile è il trattamento di piccoli problemi, disturbi passeggeri, sintomi semplici - che abbiamo imparato a riconoscere chiaramente per esperienza diretta - attraverso l’assunzione dei farmaci che non richiedono la prescrizione medica.

2. Automedicarsi responsabilmente vuol dire attenersi alle modalità di un impiego corretto del farmaco verificando che la confezione riporti il bollino rosso che contraddistingue i soli farmaci per automedicazione. Perciò leggere sempre il foglietto illustrativo e verificare sempre la data di scadenza.

3. L'automedicazione deve sempre essere semplice e di breve durata. Se i sintomi persistono o compaiono nuovi disturbi è necessario interrompere la terapia e consultare il proprio medico curante.

4. L'automedicazione nella donna incinta o durante l'allattamento è particolarmente delicata. Meglio chiedere consiglio al medico.

5. Evitare di assumere più farmaci contemporaneamente senza un parere medico. Se si soffre di qualche allergia, è necessario accertarsi che tra i componenti del medicinale non ci siano sostanze verso le quali si sa di essere ipersensibili.

6. Al momento dell'acquisto verificare con il farmacista se il farmaco scelto può essere assunto contemporaneamente con altri di altre eventuali cure in corso.

7. Utilizzare i farmaci secondo le istruzioni del foglietto illustrativo. L’alcol può avere effetti sull’efficacia e sui rischi contemplati da alcuni farmaci.

8. Conservare le confezioni conformemente alle istruzioni d’uso e tenere i farmaci sempre fuori dalla portate dei bambini.

9. Non utilizzare farmaci che non si conoscono soltanto perché consigliati da non esperti. Un farmaco efficace per una persona può non avere effetti o essere pericoloso per un'altra

10. L’impiego di medicinali senza il consulto del medico non deve MAI riguardare i farmaci acquistabili solo con ricetta medica. Non ricorrere MAI quindi all’autoprescrizione ossia all’assunzione di farmaci che necessitano di controllo medico.

lunedì 21 novembre 2011

Prezzi dei dolci in aumento. Amaro sapore di inflazione


Prezzi dei dolci in aumento. Amaro sapore di inflazione: aumento del costo delle materie prime dallo zucchero alla gelatina potrebbe spingere verso l'alto prezzo di dolci.

Da ogni parte d’Europa giungono notizie poco rassicuranti sulla crisi economica che si è abbattuta anche sui costi di tutte le materie prime, genericamente in rialzo, e che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” riporta all’attenzione affinché siano prese le giuste misure anche in Italia per una politica di contenimento di costi che vanno comunque ad incidere sull’incolpevole consumatore finale.
Dalla Gran Bretagna alcuni analisti del settore dolciario hanno lanciato il primo allarme sull’aumento dei prezzi dei dolci già dal prossimo anno come conseguenza dell’aumento del costo di ingredienti chiave.
Queste avvisaglie della crescita dei prezzi sono una pessima tegola per molte famiglie che colpite dalla crisi economica si sono rivolte a dolci e dolciumi quasi per cercare un piccolo sollievo contro i dolori della recessione.
I produttori hanno lamentato che la gelatina alimentare è il prodotto che sta salendo di più a livello di costi, proprio quando sono costretti a dibattersi con le difficoltà legate ai costi dello zucchero già da tempo in aumento.
Secondo gli analisti di mercato, il prezzo della gelatina è in crescita del 20 % dall'inizio dell'anno in tutta l’UE, mentre l’amido di mais fino al 34 % su base annua.
Tali escursioni al rialzo in entrambe le materie prime – che costituiscono ingredienti chiave in molti prodotti dolciari - giungono in un momento nel quale il prezzo dello zucchero è aumentato vertiginosamente tanto da raggiungere quasi il 50 % in più.
Nel Regno Unito è giunta notizia che i fornitori stiano rinegoziando i prezzi con i rivenditori di High Street e hanno avvertito che ci saranno ulteriori aumenti nel prossimo futuro.
Uno dei leader della confetteria britannica ha riferito che la crescita a due cifre del costo della gelatina è stato determinato dalla crescente domanda proveniente dalla Cina.
I pasticcieri d’oltremanica in un primo tempo hanno cercato di attenuare gli effetti dell’aumento dei costi delle materie prime tentando di non incidere sul prezzo di vendita al dettaglio attraverso cambiamenti relativi alle dimensioni di confezionamento.
Gli studi di settore sostengono che l’aumento dei costi delle materie prime giunge in un momento quando i dolciumi stanno godendo di forte crescita: le vendite sarebbero salite del 9,1 % del valore e 4,2 % in volume di vendite nel 2011.

domenica 20 novembre 2011

Tinture per capelli e composti chimici. In aumento le allergie soprattutto tra i giovani causate dalla parafenilediammina contenuta in esse.


Tinture per capelli e composti chimici. In aumento le allergie soprattutto tra i giovani causate dalla parafenilediammina contenuta in esse. Una possibile soluzione: le tinte naturali in crema permanenti.

La conferma arriva da uno studio del St John’s Institute of Dermatology e del St Thomas’ Hospital di Londra, pubblicato di recente sull’autorevole rivista scientifica “British Medical Journal”: la parafenilediammina (PPD), ed altri composti chimici appartenenti alla famiglia delle ammine aromatiche sono i reagenti più utilizzati nelle tinture permanenti per capelli e sono anche causa di allergie sempre più frequenti fra la platea di consumatori, in costante crescita, che ricorrono ai prodotti che le contengono per tingere i propri capelli.
L’uso di tale tipo di sostanze chimiche è noto già da oltre cent’anni, tant’è che più di due terzi delle tinture attualmente utilizzate contengono PPD. L’efficacia del composto è dovuta soprattutto al basso peso molecolare, alla capacità di penetrare nel fusto e nel follicolo del capello, di legare le proteine e di formare rapidamente polimeri in presenza di un catalizzatore o di un agente ossidante.
Tuttavia, lo studio ha precisato che sono proprio queste caratteristiche che lo rendono anche un allergene da contatto tra i più pericolosi.
Gli scienziati hanno precisato che i pericoli connessi all’uso del PPD hanno spinto alcuni paesi europei tra cui Germania, Francia e Svezia a proibirlo come composto proprio per le tinture per capelli già durante il secolo scorso. Al contrario, la legislazione europea, ha imposto solo dei limiti di tollerabilità stabilendo una soglia entro il 6% nella composizione della tintura (entro il 3% quando aggiunto ad una soluzione ossidante richiesta per ottenere la colorazione).
Le ragioni di una decisione radicale che avrebbe potuto proibirne l’utilizzo va probabilmente ricercata nella difficoltà di reperire sostituti chimici che offrissero alternative efficaci per un mercato in espansione come quello delle tinture per capelli. Ancora una volta, sottolinea Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” sembrerebbe che per talune decisioni UE in materia di salute dei consumatori abbiano trionfato le leggi di mercato piuttosto che il principio di precauzione.
La ricerca si è anche soffermata oltreché sui numeri anche sulle conseguenze “fisiche” per i pazienti in relazione alle allergie da contatto causate dalle tinture per capelli: le conseguenze vanno da una “semplice” e frequente dermatite al viso o all’attaccatura dei capelli, ma sono state analizzate anche effetti più rilevanti. Sono stati segnalati casi di pazienti che hanno manifestato gonfiori al viso così pronunciati che inizialmente sono stati trattati come angioedema ed, in taluni casi, è stata necessaria anche l’ospedalizzazione.
Alla luce dell’autorevole studio e del dibattito che è sorto in numerosi paesi europei a partire dalla Gran Bretagna è evidente che gli enti deputati al controllo sulla sicurezza dei farmaci sia europeo che nazionali dovrebbero trarne le relative conseguenze.
La soluzione per la sostituzione del composto per alcuni esperti del settore, ma anche per autorevoli dermatologi, potrebbero ricercarsi nell’immediato, utilizzando tinte naturali in crema permanenti mentre in futuro con composti totalmente anallergici la cui implementazione dev’essere sviluppata con un accelerazione nelle ricerche che incontra purtroppo naturali rallentamenti nelle società di settore che si fanno forti di un mondo nel quale l’apparenza e il voler apparire belli o migliori è così preponderante rispetto alla tutela della salute tanto da far sì che moltissimi consumatori continuino ad utilizzare prodotti che hanno scatenato reazioni allergiche anche su loro stessi.

C’è un’ Italia ad ostacoli


Basta Italia ad ostacoli. Al nuovo Superministro per lo Sviluppo Economico e le Infrastrutture Passera un appello per un “Piano Nazionale” di eliminazione delle “barriere architettoniche” per migliorare la qualità della vita dei disabili e per contribuire al rilancio dell’economia

Da imbarazzo per un Paese che si dimostra quotidianamente uno Stato ad ostacoli, ad occasione per il miglioramento della qualità della vita dei disabili e per il rilancio dell’economia. Potrebbe essere questa una delle novità per un “Piano Nazionale Infrastrutturale” che determini l’eliminazione delle “barriere architettoniche” in tutti gli edifici aperti al pubblico.
È questa la prima proposta che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sente di consigliare al neo superministro per lo Sviluppo Economico e per le Infrastrutture dott. Passera.
Lo Stato ha un obbligo di solidarietà da saldare immediatamente nei confronti di tutti quei cittadini che ogni giorno vivono con maggiore problematicità la quotidianità solo per la loro condizione messa in ulteriore difficoltà perché non vengono rispettate le norme esistenti in tema di eliminazione e non costruzione di barriere architettoniche negli edifici e negli spazi ad uso pubblico e privato e nell'edilizia privata ad uso abitativo.
Diciamo “basta”, quindi, ad uno Stato ad ostacoli ma “basta” anche a faraoniche opere pubbliche prima di avviare la messa a norma di quelle esistenti ed il loro adeguamento alle disposizioni e regolamenti in materia di tutela dei disabili. È giunto il momento di un rilancio “oculato” del Paese finalizzato ad uno slancio di civiltà.

sabato 19 novembre 2011

Ticket sanitari: garantita la privacy degli assistiti. No alla "dichiarazione dei redditi” in farmacia


Non ci sarà bisogno di dichiarare il proprio reddito al farmacista per individuare l’importo del ticket da pagare. Lo riporta Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”.Basterà che i medici appongano un codice sulle ricette per l’acquisto dei farmaci e per le altre prestazioni sanitarie. In questi termini il Garante privacy ha dato via libera allo schema di linee di indirizzo in materia di misure regionali di compartecipazione alla spesa sanitaria per fasce di reddito, predisposte dal Ministero dell’economia e delle finanze.
Le nuove misure, che avranno valore su tutto il territorio nazionale, traggono origine dalle segnalazioni di pazienti che, per usufruire delle esenzioni sul ticket, erano stati costretti a comunicare il loro livello di reddito al farmacista, magari in presenza di altri clienti, o alle persone che eventualmente acquistavano medicinali per loro conto. Alcune Regioni, infatti, in seguito alla manovra economica 2011, avevano deciso di non introdurre il pagamento di 10 euro sulle ricette per le prestazioni specialistiche ambulatoriali, differenziando invece il ticket richiesto in base alla fascia di reddito familiare. Le modalità adottate, però, non garantivano un’adeguata protezione dei dati personali dei pazienti.
Lo schema di linee di indirizzo, che tiene conto delle indicazioni fornite dal Garante al Ministero dell’economia e delle finanze e al Ministero della salute, prevede che, a tutela della privacy, sia il medico stesso ad apporre sulla ricetta un codice teso a identificare, non in chiaro, la fascia di reddito di appartenenza dell’assistito, e quindi a definire l’entità del contributo da pagare. All’atto della prescrizione, il medico dovrà verificare il codice da inserire per ogni persona collegandosi al Sistema tessera sanitaria oppure utilizzando l’apposita documentazione cartacea o digitale predisposta dalla azienda sanitaria locale.

Salute: un tessuto antiallergico e terapeutico dal Portogallo.


Secondo questa novità sanitaria i pigiami del futuro potranno essere qualcosa di più di un semplice indumento. Una rivoluzionaria terapia per le malattie della pelle: non a base di farmaci, bensì di uno speciale tessuto antibatterico in cotone, che elimina gli attriti, non assorbe creme e unguenti e consente all’epidermide di respirare.

Ricercatori dell’Università di Porto hanno messo a punto una stoffa per indumenti e pigiami che dovrebbe avere effetti terapeutici che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene utile riportare all’attenzione dell’opinione pubblica. Secondo gli esperti Lusitani è una delle più importanti novità terapeutiche in materia di malattie della pelle destinata a chi soffre di infiammazioni croniche sulla cute, cose frequenti nei neonati e negli adolescenti. Queste infermità possono causare allergie, periniti ed asma ed adesso vi è una soluzione. I risultati hanno portato ad un drastico abbassamento della proliferazione dei batteri sulla pelle con conseguente diminuzione del prurito, di una migliore qualità del sonno, di una migliore qualità della vita con l’abbassamento per i soggetti interessati, delle dosi degli antistaminici e degli antinfiammatori da assumere. Non si tratta né di farmaci, né di radiazioni, bensì di un tessuto ipertecnologico, scientificamente sperimentato da tre anni con successo nel corso di alcuni trial clinici, un prodotto assolutamente naturale. La stoffa è stata concepita anche con gusci di gamberetti. E’ il primo al mondo che i pazienti di questa penosa e diffusa patologia possono indossare senza problemi, ricavandone per di più benefici fisici e psicologici. Un tessuto così particolare da aver efficacia anche nel trattamento di varie dermatiti.
Cotone, lana, seta, ossia i normali tessuti, producono difatti attriti cutanei che portano in generale all’aggravarsi della patologia. Assorbendo creme e oli terapeutici, sono anche causa costante di sensibile disagio.
Come noto, le malattie della pelle sono patologie infiammatorie, a decorso cronico-recidivante, che in Italia colpiscono 5 milioni di persone e nel mondo alcune ventina. Le limitazioni funzionali legate ad alcune localizzazioni (ad esempio, volto, mani e piedi), il possibile coinvolgimento delle articolazioni e il disagio estetico causato dalle lesioni sulla pelle possono determinare pesanti ripercussioni sulla qualità della vita.
Grazie al nuovo tessuto, tutti i pazienti fin qui coinvolti hanno segnalato un sensibile sollievo della pelle malata e un evidente miglioramento della qualità della vita, con una generale sensazione di benessere e influssi positivi anche sulla vita di relazione.

L'aspartame, il più noto dolcificante: è un pericolo per le future mamme?


Un nutrito gruppo di scienziati, ginecologi e pediatri francesi della rete di tutela della salute ambientale ha inviato una lettera al proprio Ministro della Salute, in occasione della giornata mondiale della nascite precoci che si è tenuta giovedì. I sottoscrittori della nota hanno chiesto all’onorevole Xavier Bertrand di adottare tutte le procedure possibili per allertare le donne incinte circa i rischi di parto precoce che sarebbero conseguenti al consumo di aspartame, il noto dolcificante utilizzato, per esempio nelle bevande cosiddette “light”.
Gli scienziati basano il loro allarme su uno studio danese, pubblicato circa un anno fa che avrebbe accertato che la donna incinta che beve una lattina di una bevanda“light” al giorno in media, aumenta il rischio di nascita prematura del 27%. Ed ancor peggio, quattro lattine aumenterebbero il rischio del 78%.
Questi dati, giungono proprio quando alcuni studi statistici hanno stabilito che di anno in anno il numero di bambini prematuri continua ad aumentare: un rapporto a tal proposito è apparso lo scorso ottobre ed ha dimostrato che le nascite di prematuri sono aumentate dal 5,9% nel 1995 al 7,4% nel 2010 con un aumento globale del 15% negli ultimi 15 anni.
Il dottor Pierre Marès, primario del reparto di ginecologia ed ostetricia presso il CHU di Nîmes, intervistato da Europe 1 che ha diffuso la notizia, e firmatario della lettera al ministro, ha chiesto a quest’ultimo che sarebbe utile prendere una chiara posizione su questa informazione. A suo parere, un messaggio di prevenzione all’indirizzo delle donne incinte potrebbe ridurre i rischi di nascite precoci.
La rete di tutela della salute ambientale ha ricordato che diversi studi hanno confermato come le nascite premature sarebbero causa di gravi problemi per la salute dei bambini che sarebbero soggetti al doppio del rischio per il ritardo nello sviluppo e comunque a patologie quali l’autismo, le cui probabilità sarebbero moltiplicate per cinque, maggiori problemi all’apparato respiratorio, a una più elevata vulnerabilità ai germi infettivi e un rischio significativo di depressione alla nascita moltiplicato per 1,7 volte.
Da tutti questi elementi, gli scienziati ritengono, si legge testualmente nella lettera inviata al ministro Bertrand, "i dati scientifici sono sufficienti ad agire, cioè, per diffondere consigli di prudenza tra le donne incinte".
Tutto ciononostante lo scorso febbraio, gli esperti dell'autorità di sicurezza alimentare europea avevano per loro parte escluso qualsiasi rischio conseguente all’assunzione di aspartame.
Al di là di quest’ultimo autorevole parere, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene comunque utile riportare all’attenzione dell’opinione pubblica e delle donne “in attesa” questa notizia, perché la limitazione nell’assunzione di bevande a base di dolcificanti durante la gravidanza costituisce un piccolo sacrificio che si può tranquillamente chiedere alla propria alimentazione quotidiana, onde evitare anche il sospetto di conseguenze ben più pericolose per le madri e per i nascituri.

venerdì 18 novembre 2011

La FDA, l'autorita' regolatrice statunitense, ha revocato l'approvazione dell'Avastin come cura per il cancro al seno


Ha effetti secondari potenzialmente pericolosi per paziente.

La Food and Drug Administration, l'Agenzia americana dei farmaci, ha revocato l'autorizzazione dell'uso dell'Avastin della Roche per il trattamento del cancro al seno affermando che si e' rivelato non sicuro e inefficace per questo tipo di cancro. In una nota la Fda precisa che l'uso dell'Avastin e' ammesso per atri tipi di cancro come quello al colon, ai polmoni, ai reni e al cervello mentre per il cancro al seno non e' stato invece dimostrato che Avastin rechi vantaggi.
Secondo il commissario, il Dott. A. Margaret Hamburg, "Le donne trattate con l'Avastin per una metastasi al seno si espongono a effetti secondari che ne mettono potenzialmente in pericolo la vita" come il rischio di forti emorragie, pressione alta e attacchi cardiaci.
"Dopo aver esaminato gli studi disponibili", ha continuato, "è chiaro che le donne che prendono Avastin per il rischio di cancro mammario metastatico, sono esposte ad effetti collaterali potenzialmente letali, senza prove che l'uso di Avastin fornirà un beneficio, in termini di ritardo nella crescita tumorale, che giustifichino tali rischi. Né vi è prova che l'uso di Avastin li aiuterà a vivere più a lungo o a migliorare la loro qualità della vita. "

giovedì 17 novembre 2011

Consumatori: approvata dal Parlamento Europeo la relazione su “Una nuova strategia per la politica dei consumatori” dell’UE.


Approvata dal Parlamento Europeo la relazione su “Una nuova strategia per la politica dei consumatori” dell’UE. Su segnalazione dell’eurodeputato IDV – ALDE on. Giommaria Uggias riportiamo in anteprima europea la relazione politica sulla tutela dei consumatori che vincolerà gli organi europei e quindi gli stati membri a partire da maggio 2012

L’Europa ancora una volta si dimostra più di un passo avanti e tempestiva rispetto agli stati membri nell’ambito dell’esigenze di tutela dei diritti dei cittadini e delle strategie generali da adottare al fine di promuovere le relative iniziative. Uno degli ambiti in cui l’Unione ha da sempre dimostrato particolare sensibilità è la Tutela dei Diritti dei Consumatori con iniziative che hanno condizionato decisivamente le singole normative nazionali concorrendo a realizzare un’uniformità su tutto il territorio europeo.
Su preziosa indicazione dell’eurodeputato IDV – ALDE, on. Giommaria Uggias, a tal uopo, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, segnala l’importante decisone del Parlamento Europeo che in data dell’altro ieri 15 novembre 2011 ha approvato la relazione dall’eloquente titolo “Una nuova strategia per la politica dei consumatori”.
Il fondamentale documento che provvediamo a pubblicare costituirà il faro guida delle politiche comunitarie ed il nocciolo fondamentale sul quale verrà varata, entro maggio 2012, la nuova strategia europea in materia di tutela dei consumatori che amplifica le tutele già previste introducendo novità importanti specie in tema di strumenti collettivi di ricorso, per il quale auspichiamo la definizione in tempi brevi di una class action europea, e di difesa delle categorie più deboli quali i minori.
Secondo quanto sostenuto dall’on. Uggias le cui posizioni in merito al ruolo della relazione condividiamo pienamente: “La strategia di protezione dei consumatori fornirà un quadro entro cui inserire tutte le tematiche e le importanti sfide future nel settore dei consumi. Questa nuova disciplina rappresenterà una pietra miliare nella politica dei consumatori dell'UE e, per la prima volta, darà un significato concreto al principio espresso nel trattato dell'UE, in base al quale gli interessi dei consumatori devono essere integrati in tutte le altre politiche pertinenti dell'Unione europea”.
La risoluzione proposta dalla “Commissione per il mercato interno e la difesa dei consumatori” contiene aspetti riguardanti: 1) la responsabilizzazione dei consumatori; 2) la sostenibilità sociale e ambientale; 3) la sicurezza degli alimenti e dei prodotti; 4) la tutela dei bambini dalla pubblicizzazione di alimenti nocivi per la salute; 5) garanzie per il trattamento dei dati personali del “consumatore digitale”; 6) l’implementazione di ricorsi collettivi per la risoluzione delle controversie.
Di seguito, quindi, la relazione approvata ed un commento a firma dell’avv. Leonardo Di Franco membro dello staff dell’on. Uggias.

mercoledì 16 novembre 2011

Autovelox, distanza e privacy: al via nuove regole.


Nuove regole sulla distanza degli Autovelox, sulle apparecchiature bidirezionali e privacy. La distanza della segnaletica della velocità rispetto agli autovelox fuori il centro abitato: per il Ministero è un chilometro. Mentre per il Garante della privacy stop alle immagini troppo larghe sui sistemi autovelox bidirezionali.

Giovanni D’Agata Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”segnala il recentissimo parere del 24.10.2011 del Ministero dei trasporti avente numero di protocollo 5234 che ha fornito, non solo agli operatori del settore, ma anche agli automobilisti che potranno avere maggiori garanzie del diritto di difesa, alcune delucidazioni sulla distanza al di fuori dei centri abitati del segnale di velocità massima consentita rispetto alla postazione di controllo della stessa a mezzo autovelox.
Con la nota ministeriale in commento, infatti, viene chiarito che fuori dal centro abitato la distanza minima di un chilometro dal segnale di velocità deve essere assicurata a tutti gli utenti che si approssimano al controllo autovelox a prescindere dal tratto di strada percorso. Peraltro, la disciplina semplificata dei segnali a validità zonale che permetterebbero di limitare l'uso della segnaletica verticale non può essere applicata, fuori dal centro urbano.
Come è noto, va specificato, che con l'entrata in vigore della legge 120/2010 i controlli della velocità effettuati in sede automatica, fuori dal centro abitato, devono essere segnalati e ben visibili ma anche distanti almeno un chilometro dall'inizio del limite di velocità.
Tale norma è contenuta nell'articolo 25 della citata disposizione legislativa che nella fattispecie attribuisce ad apposito decreto ministeriale la definizione delle «modalità di collocazione e uso dei dispositivi o mezzi tecnici di controllo, finalizzati al rilevamento a distanza delle violazioni delle norme di comportamento di cui all'articolo 142 del decreto legislativo n. 285 del 1992, che fuori dei centri abitati non possono comunque essere utilizzati o installati ad una distanza inferiore a un chilometro dal segnale che impone il limite di velocità».
Il chiarimento da parte del ministero è scaturito a seguito della richiesta del comune di Prato di tentare di semplificare l'apposizione della necessaria segnaletica stradale di limite di velocità anche su tutte le strade laterali di avvicinamento al controllo autovelox fisso, proponendo l'istituzione, fuori centro abitato, di un limite zonale senza cartelli ripetuti.
Il Ministero ed in particolare il Dipartimento per i trasporti terrestri ha respinto l’ipotesi avanzata dall’amministrazione comunale del comune toscano specificando che i segnali a validità zonale sono previsti dalla normativa solo in relazione al limite di velocità urbano e per le zone a traffico limitato.
L’amministrazione centrale ha, comunque, specificato che «se la richiesta si riferisce alla possibilità di utilizzo dei dispositivi finalizzati al rilevamento a distanza delle violazioni, si precisa che l'obbligo della distanza di almeno un chilometro dal segnale posto dopo l'intersezione non sussiste qualora la velocità massima consentita sia la stessa su tutti i rami dell'intersezione».
Giovanni D’Agata si augura che tutte le amministrazioni comunali si adeguino a tali precise disposizioni regolamentari e invita le prefetture a vigilare sul corretto adempimento delle stesse anche perchè l’eventuale elusione di tali norme aprirebbe la possibilità di ricorsi amministrativi o innanzi al giudice di pace quand’anche le rilevazioni delle infrazioni per il superamento della velocità dovessero essere effettuate non in conformità delle disposizioni regolamentari o sulla scia del pare commentato.
Inoltre con il parere n. 24016 del 08.11.2011 il Garante della privacy ha fornito chiarimenti sui sistemi autovelox bidirezionali che fotografano i trasgressori su entrambe le corsi di marcia. Fuori gioco le immagini troppo larghe.

martedì 15 novembre 2011

Tutor: multe annullate. Innovativa sentenza della Cassazione per le infrazioni multiple al Cds.


E’ possibile il ricorso a un unico Giudice di Pace anche se le violazioni contestate all'automobilista siano state commesse in luoghi diversi.

L’importante decisione che si riporta per la validità del procedimento logico argomentativo seguito, costituisce un prezioso precedente per quanti vorranno ricorrere a questo tipo di sanzioni amministrative che in effetti non denotano una particolare trasparenza nella loro emissione.
L’automobilista proprietario del veicolo che sia stato sanzionato su un lungo tragitto autostradale accertate con il sistema di controllo della velocità "server-tutor", può ricorrere davanti a un unico giudice di pace anche se ha violato più volte le disposizioni in materia di limiti di velocità contenute nel codice della strada. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza numero 23881 del 15 novembre 2011, nonostante le trasgressioni siano astrattamente di competenza dei giudici di pace diversi perché commessi in luoghi diversi.
La Suprema Corte, ha ritenuto errata la dichiarazione di inammissibilità del ricorso del giudice di pace di Pistoia, in opposizione avverso diversi verbali della Polizia stradale per violazioni commesse durante il percorso autostradale Milano-Roma e Bologna Bari Taranto, rivelate con il sistema di controllo di velocità "server-tutor".
Tant’è che nel merito sottolineando la legge applicabile afferma che "In effetti il giudice di pace col suo provvedimento d'inammissibilità ai sensi dell'articolo 23 della legge 689, ha adottato un provvedimento non previsto da tale norma, nel quale sostanzialmente si afferma che in ipotesi di violazioni multiple, di competenza dei giudici di pace diversi perché commesse in luoghi diversi, ciascuno dei quali rientranti nella competenza di diversi uffici del giudice di pace, il giudice di pace investito dell'opposizione avverso tutti i verbali in questione, in relazione a ciascuno dei quali sussiste la propria incompetenza territoriale, può adottare la statuizione di inammissibilità prevista dal primo comma dell'articolo 23 della legge 689/81 soltanto per l'ipotesi di tardività dell'impugnazione".
Proprio in data 01/10/2011 Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, aveva segnalato l’importante sentenza del Giudice di Pace di Casarano, Avvocato Franco Giustizieri, il quale aveva già argomentato in materia anticipando anche gli assunti dell’autorevole decisione della cassazione.

Bandite dalle scuole la distribuzione delle bibite gassate


Educazione alimentare dei bambini. Via le bibite gassate e zuccherate dalle scuole. Dalla regione Sicilia via libera al divieto di distribuzione di bibite gassate nelle scuole e alla promozione di bevande tipiche

Non capita tutti i giorni di leggere notizie così importanti in tema di educazione alimentare dei bambini e di attività delle istituzioni per favorire lo sviluppo di abitudini più sane di quelle che da decenni in virtù di un consumismo esasperato inculchiamo ai più piccoli.
Da qualche giorno, infatti, la giunta regionale della Sicilia ha annunciato di aver inserito nella propria legge finanziaria d’imminente approvazione alcuni provvedimenti legislativi che hanno come unico comun denominatore la promozione di prodotti locali e per l’appunto l’agevolazione di percorsi di cultura alimentare volti all’adozione graduale di abitudini più sane. Tra le norme più eclatanti e che più potranno esprimere i propri effetti è quella che introduce da una parte il divieto di distribuzione nelle scuole di bibite gassate e dall’altra consente solo quella di spremute, frutta in pezzi e altri prodotti tipici.
Per la verità, le nuove disposizioni pur avendo la non trascurabile prerogativa di essere le prime in Italia in tal senso, seguono quelle già introdotte da tempo negli Stati Uniti ed in particolare in 14 Stati dell’apparato federale statunitense.
Per l’importante novità che rappresenta nel panorama nazionale italiano, Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” non può che plaudere ad un’iniziativa che non ci sorprende arrivi proprio dal profondo Sud dove l’attenzione alle sane abitudini ed alle tradizioni pare sia ancora altissima anche tra le istituzioni e che a parere di chi scrive dovrebbe essere presa da esempio in ogni regione del Belpaese.
Per tanto a nulla valgono le levate di scudi degli industriali che producono bibite gassate e zuccherate che secondo le testuali parole dell’Assobibe che alla notizia ha emesso un apposito comunicato «I soft drink non sono i responsabili dell’obesità. In letteratura non esistono evidenze scientifiche che attestino una relazione diretta tra consumo di bevande analcoliche ed incremento dell’obesità».
A livello non solo di studi sociologici, ma dall’esperienza che ci viene dai nostri genitori e nonni, è evidente che le sane e corrette abitudini s’imparano proprio in quei luoghi dove ci viene insegnata l’educazione e dove si forma il comportamento, anche alimentare, di quelli che saranno i futuri adulti. Quindi, quello della Regione Sicilia appare come un piccolo ma importante passo da seguire in un contesto, quello dell’educazione alimentare che è fatto di gesti consuetudinari che si susseguono nel corso della vita e che possono giovare alla salute dei più piccoli ed alle loro abitudini alimentari future.

lunedì 14 novembre 2011

Giudici di Pace: proclamazione dello sciopero nazionale dal 21 novembre al 2 dicembre 2011.


Senza la normalizzazione e la legalizzazione della condizione della magistratura di pace, con 700 giudici di pace già in scadenza definitiva del mandato il 31 dicembre prossimo, ed i restanti 1600 giudici di pace in scadenza nei successivi 2 anni, si arriverà nei prossimi mesi alla completa paralisi degli uffici ed all'impossibilità di garantire l'assolvimento dei loro compiti istituzionali, con particolare riferimento alla inesigibilità delle espulsioni ed alla improcedibilità dei reati di immigrazione clandestina con gravissime ripercussioni sull'ordine pubblico per l'intero Paese e sulla sicurezza dei cittadini.
E' su queste premesse che l'Unione Nazionale dei Giudici di Pace ha indetto lo sciopero nazionale dal 21 novembre al 2 dicembre 2011, per la durata massima consentita dal codice di autoregolamentazione e con riferimento a tutte le attività dei giudici di pace (udienze civili e penali, decreti ingiuntivi, fissazioni udienze per sanzioni amministrative e tutti i provvedimenti riguardanti gli immigrati clandestini).
Lo rende noto Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” .

Salute: in aiuto dei diabetici un calzino che diminuisce il rischio di amputazione del piede


Un calzino speciale potrebbe salvare migliaia di pazienti diabetici dal trauma dell’amputazione del piede.
Il merito è di un brevetto bolognese, un semplice "calzino tecnologico" che sta allungando la vita di molti diabetici evitando soluzioni a volte necessarie come l'amputazione degli arti.
Il dispositivo-calzino denominato Difoprev combatte le complicazioni del diabete o dell'ulcera: rilascia una proteina riparatrice che cicatrizza le ferite su cui il paziente perde sensibilità.
E’ un sistema innovativo in grado di ripristinare il fisiologico stato di idratazione della cute e la capacità riparativa superficiale (microfissurazioni, ipercheratosi, ragadi, disidrosi potenziale innesco di infezioni), prevenendone la formazione.
Il Sistema Difoprev è costituito da un calzino elettrostatico caricato con microcapsule contenenti lipidi. Le microcapsule contenenti il principio attivo idratante derivato dal batterio Pseudoalteromonas scoperto solo nel fango dell’Antartico, vengono caricate sulla calza e cedute alla cute attraverso un meccanismo di scambio per tutto il tempo in cui la calza viene indossata.
Difoprev è particolarmente indicata per:
- pazienti anziani
- flebopatici
- persone affette da diabete mellito
- casi di patologie xerotiche della cute
È previsto che il prodotto potrebbe ridurre il rischio di amputazione del piede nel 60 % dei casi. Ogni anno in Italia almeno 5.000 persone con diabete subiscono interventi di chirurgia drastica e debilitante.
Queste sono scatenate da alti livelli di zucchero nel sangue che nel corso del tempo danneggiano le terminazioni nervose, riducendo la sensibilità degli arti. Un altro sintomo del diabete è la cattiva circolazione, innescata da un accumulo di depositi di grasso nelle arterie. Fino ad ora, creme e gel sono stati il trattamento di prima emergenza per mantenere la pelle idratata.
Il prodotto garantisce l’idratazione del piede per 12 ore al giorno. La calza dura tre giorni, ma è dotato di una fornitura di capsule contenenti i suoi ingredienti speciali atte a promuovere l'umidità. Questi sono mescolati con acqua e imbevuti nella calza, che è poi lasciata ad asciugare e poi indossata nuovamente.
Per Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” il sistema sanitario lo dovrebbe rendere rimborsabile in quanto numerosi test clinici eseguiti presso ospedali e università hanno dimostrato un drastico miglioramento della cheratosi, il ripristino dell'elasticità cutanea e della integrità superficiale,un forte miglioramento nei parametri TEWL, un miglioramento nel microcircolo cutaneo
e tolleranza senza effetti collaterali

domenica 13 novembre 2011

Allarme furti di rame. A rischio anche i servizi d’emergenza per la rimozione dei cavi.


Venga introdotta una circostanza aggravante nel codice penale

I furti dei cavi di rame sono in aumento negli ultimi anni a causa del valore crescente di questo e di altri metalli e per tali ragioni il Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” hanno intrapreso una battaglia tesa a contrastare il dilagare di questo fenomeno criminale. Ma i ladri di queste “preziose” materie prime forse non hanno ancora compreso le gravi conseguenze di natura pubblica e sulla sicurezza dei cittadini che possono derivare dai loro crimini.
Non è un esercizio di retorica, ma a causa di questi reati possono essere messe a repentaglio le vite umane di ignari cittadini solo per il fatto che il semplice furto dei cavi di rame possa disconnettere la rete telefonica e interrompere il servizio di emergenza radio e i sistemi di controllo del traffico aereo.
Solo a guardare le notizie che vengono dai paesi d’Oltre Manica c’è tanto materiale da far accapponare la pelle: nei mesi scorsi Scotland Yard ha segnalato una serie di episodi che avrebbero potuto comportare eventi tragici a partire dalla Guardia costiera della Costa Sud, che ha perso le comunicazioni per trentasei ore dopo uno di questi furti, l’interruzione del sistema radio “Airwave” utilizzato dai servizi d'emergenza, compresi i servizi di ambulanza, dei vigili del fuoco e della polizia metropolitana e persino i cavi del controllo del traffico aereo all'aeroporto di Stansted, Essex.
E in Italia? Non per essere menagrami, ma se si continuerà sulla scia di quanto sta accadendo un po’ dappertutto sul territorio nazionale con migliaia di chilometri di cavi che vengono estirpati ogni giorno ed intere località lasciate al buio o senza rete telefonica, probabilità che si verifichino eventi analoghi saranno alla nostra portata se non si prenderanno delle misure quanto più urgentemente possibile.
Al di là delle misure che avevamo proposto replicando quanto stanno facendo altri Paesi dell’UE tra i quali per l’appunto la Gran Bretagna che sta valutando di istituire apposite licenze per i concessionari dei rottami di metallo vietando loro di pagare in contanti i fornitori e aumentando i poteri di polizia che consentiranno il ritiro delle licenze e la chiusura delle rivendite che non rispettano la legge, per Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” data la rilevanza sociale e pubblica dei furti di cavi della rete telefonica ed elettrica, ritiene improcrastinabile l’introduzione di un’apposita circostanza aggravante all’interno del nostro codice penale non essendo sufficienti quelle previste all’articolo 625.

Droghe nei capelli dei bambini figli di tossicodipendenti


Minori a rischio. Abusi da genitori tossicodipendenti. Rilevate cocaina e altre droghe nei capelli dei bambini

Riparte dalla Germania un dibattito su un problema gravissimo che riguarda anche la nostra società: quello dei minori a rischio figli di genitori tossicodipendenti.
Il dibattito che ci auguriamo possa essere da stimolo anche per il nostro Paese dove situazioni analoghe si continuano a verificare in migliaia di famiglie disagiate, rinasce dopo che nella città di Brema un bambino di appena un anno d’età era giunto in ospedale con il cranio fratturato dopo essere stato trasportato dalla madre che aveva sostenuto come lo stesso fosse caduto dal divano. I medici del pronto soccorso, sin da subito, non avevano creduto sulla versione fornita dal genitore ed avevano provveduto a sottoporre il piccolo ad alcune analisi specifiche tra cui l’analisi del capello scoprendo residui di cocaina. La cosa sorprendente che anche la sorellina di tre anni presentava anch’ella tracce di droga nei capelli. Si era scoperto, quindi, che i bambini provenivano da una famiglia di tossicodipendenti.
Quest’ennesima storia di violenza familiare ha fatto ritornare la città di Brema al 10 ottobre 2006 quando un evento ancor più tragico aveva visto il decesso del piccolo Kevin, bimbo di appena due anni e mezzo d’età, morto a seguito dei maltrattamenti da parte dei due genitori entrambi tossicodipendenti in forma acuta. Anche in quell’occasione, furono rinvenute tracce di droghe nei capelli del bimbo.
L’autorità che si occupa di assistenza sociale a Berna ha cercato di documentare tutti i casi analoghi partendo dall’analisi del capello dei minori figli di genitori tossicodipendenti ed ha stabilito che su 88 bambini sottoposti a questo tipo di screening riguardo a casi sospetti, ben 69 sono risultati positivi e di questi a seguito di apposite procedure ben 13 sono stati allontanati dalle famiglie d’origine ed affidati ad altri.
Eroina, cocaina, cannabis o metadone: in generale tutte queste droghe sono stati ritrovate nei capelli dei bambini se gli adulti ne avevano assunto alcuno di questi tipi. Come siano stati “contaminati” se attraverso il contatto con la pelle dal sudore dei genitori o per un uso effettivo questo i campioni non lo possono dire.
In Germania il dibattito ha portato ad un’ampia discussione politica tra le forze moderate e progressiste per cercare di trovare una soluzione condivisa per impedire che casi analoghi si verifichino e per prevenire che il disagio familiare amplificato dalla tossicodipendenza dei genitori possa portare a conseguenze più tragiche per i figli anche perché la discussione ha focalizzato l’attenzione sulla quantomai ovvia circostanza che nessun tribunale convaliderebbe l’allontanamento coattivo del minore dalla famiglia solo sulla base dell’analisi del capello.
Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” per tali ragioni s’interroga sulla possibilità d’inserire, attraverso un provvedimento legislativo che contemperi tutte le necessità di garanzie a tutela della potestà dei genitori e dello stesso ambiente familiare ma dall’altra la salute psicofisica dei minori, l’obbligo dell’analisi del capello per i minori per tutte le situazioni sospette che dovessero pervenire nei pronto soccorso o all’attenzione degli assistenti sociali, chiaramente previa convalida dell’autorità giudiziaria competente.

sabato 12 novembre 2011

Ladri all’assalto: il furto e la rapina dei veicoli commerciali che costano miliardi all’ industria, uno dei fenomeni criminali più devastanti per l’


Ladri all’assalto: il furto e la rapina dei veicoli commerciali che costano miliardi all’ industria, uno dei fenomeni criminali più diffusi e, al tempo stesso, devastanti per l’economia. Il carico dei camion sono la destinazione privilegiata per i ladri di oggi. Uno studio dimostra che i criminali rubano fino a 50 miliardi di dollari di merci ogni anno. Le compagnie assicurative hanno deciso di non stipulare più polizze sulla merce trasportata in Italia.

Secondo gli specialisti della sicurezza della Freightwatch International, leader mondiale nei servizi di sicurezza di logistica, il furto del carico,dove, i beni di consumo sono rubati in transito, è aumentato drammaticamente nell'ultimo decennio,. Si dice che il numero di casi noti in tutto il mondo è aumentato mediamente del 10-15% di anno in anno.
Dan Burges, direttore della Freightwatch, che è una delle poche imprese che ha redatto i dati statistici globali sull'argomento, dice che il furto di merci ha causato ogni anno perdite alle società in tutto il mondo dai 30 ai 50 miliardi di dollari.
Ma questa è probabilmente una stima molto cauta, poichè molti furti non sono dichiarati e non c'è un centro di raccolta dati.
Il Sud Africa, il Messico ed il Brasile sono fra le nazioni più colpite da questo fenomeno criminale.
Una relazione del 2008 della International Road Transport Union ha stimato che in Europa gli autori del solo 2% dei furti sono stati scoperti e denunciati.
Paul Linders, capo delle operazioni presso il Trasporto Asset Protection Association, ha affermato che l'apparente impunità con cui hanno operato i ladri dei carichi non può più essere sostenuta.
Con la crescente produzione di piccole dimensioni dei beni di consumo ad alto valore, come i telefoni intelligenti e costosi prodotti farmaceutici, il valore dei singoli pezzi sta salendo mentre internet che ora sempre più consumatori utilizzano per gli acquisti, è diventato uno strumento per trovare acquirenti.
Mentre in Italia un veicolo pesante rubato su due, viene ritrovato. Il fenomeno criminale del furto di veicoli commerciali è, in realtà, una delle bestie nere dell’Italia, paese che non riesce a garantire la necessaria sicurezza, su questo fronte, rispetto a molti partner europei: ciò è dovuto in parte alla scarsa valenza giuridica dei reati, in parte alla circostanza che un ladro od un rapinatore di tir, figura che necessita di un’elevatissima professionalità, non resta mai in carcere a lungo. La statistica, nel quadriennio 2006/2010, ha evidenziato una sostanziale stagnazione del fenomeno, sia sul fronte dei furti (nei quali va inserita una moltitudine di reati predatori, prima tra tutte la rapina) che su quello dei rinvenimenti. Nel corso del 2010, secondo i dati diffusi dalla Terza Divisione del Servizio Polizia Stradale, i veicoli commerciali rubati sono stati 4.498, mentre i rinvenimenti hanno toccato quota 2.887. La regione che “vanta” il maggior numero di attacchi, e si tratta di un dato consolidato negli anni, è la Lombardia (884 colpi), seguita dal Lazio (593) e dalla Campania (506). Al quarto posto, c’è invece la Puglia, con 436 denunce presentate. A questo proposito, bisogna però fare una constatazione: la maggior parte degli autori di questi reati - e questo lo dice il risultato investigativo - provengono dalla mala campana (soprattutto Napoli e Caserta), da quella Laziale (Roma e Latina in testa) e dalla criminalità pugliese (in genere Bari, Bitonto e Taranto). È in seno a questi gruppi che le forze di polizia localizzano di frequente le centrali operative criminali con le rispettive maestranze, alimentate negli ultimi anni da forti infiltrazioni di manovalanza albanese e romena. È in queste zone che, puntualmente, le indagini di tutta Italia convergono, tanto che è possibile affermare, con ragionevole certezza, che il fenomeno delinquenziale connesso ai veicoli commerciali è gestito da veri e propri pendolari del crimine. Ogni gruppo in azione si distingue dagli altri, sia sul fronte di una sorta di spartizione del territorio che su quello delle tecniche impiegate: i pugliesi, ad esempio, si muovono (com’è naturale) sulla direttrice adriatica, allacciandosi poi in Emilia Romagna alla A1 ed avventurandosi fino ai confini di Stato sulla A22 o in Piemonte, utilizzando soprattutto la tecnica del “taglio del telone”; i campani ed i laziali (che spesso lavorano insieme), sono soliti saccheggiare le aree di servizio della A1 o delle arterie tirreniche, preferendo purtroppo tecniche più drastiche, come il sequestro di persona a scopo di rapina (in danno degli autotrasportatori, ovviamente) o varie fattispecie di furto. Quando al taglio del telone non segue il furto del mezzo, la notizia di reato alimenta però un’altra statistica, che a noi non interessa in questa sede. La convergenza di interessi, data soprattutto dalla floridità della logistica in Lombardia, rende questa regione uno dei terreni di caccia preferiti da tutti i gruppi in azione. In genere, i delinquenti si spostano a nord e poi calano lentamente verso il mezzogiorno d’Italia, pattugliando letteralmente le aree di servizio o agganciando convogli dei quali dispongono di informazioni relative alla natura del carico. Esemplare, in questo caso, la strategia operativa della cosiddetta “banda del baccalà”, che tra il 2002 ed il 2004 imperversò su tutto il paese, arrivando a creare una sorta di incidente diplomatico tra le autorità dei paesi scandinavi (maggiori esportatori mondiali) e quelle italiane: il fenomeno era divenuto così rilevante che le compagnie assicurative avevano deciso di non stipulare più polizze sulla merce trasportata in Italia, definendo questo tipo di trasporti, nel nostro paese, eccessivamente rischioso. Gli arrestati, in tutto una quarantina - risultarono in parte aderenti ai clan dei “Veneruso” di Volla e dei “Vollaro” di Portici, ed in parte alla Sacra Corona Unita. Le “batterie” - sottogruppi operativi incaricati di mettere a segno i colpi - seguivano i camion a bordo di numerose auto, a volte per centinaia di chilometri. Alla prima sosta, spesso in area di servizio, gli autisti venivano assaliti sotto la minaccia delle armi e sequestrati: grazie ad alcuni inibitori di segnale, i localizzatori GPS venivano resi inutilizzabili e dopo un lungo viaggio fino a Caserta o Napoli, il carico veniva scaricato e reimmesso nel mercato. L’analisi delle strategie criminali e la recrudescenza di questa fattispecie (un furto su tre ai danni di un Tir avviene durante la sosta in autostrada), hanno indotto la Commissione Europea a ripensare le aree di servizio autostradali in chiave di una maggior sicurezza. Lo scorso 12 giugno, il commissario europeo ai trasporti Jacques Barrot, ha annunciato l’avvio dei lavori per i primi cinque parcheggi (che saranno realizzati in Francia, Germania, Belgio e Gran Bretagna); paradossalmente, l’Italia non rientra in questo piano di finanziamenti.
Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" potrebbe esserci una soluzione che coniuga la tecnologia e la buona prassi.
Al momento in base alla nuova normativa europea per i camionisti, è obbligatorio riposare almeno 9 ore al giorno. Il più delle volte si fermano appena al lato della strada e, prevalentemente, questo è il punto in cui avviene la maggior parte dei furti del carico.
Per tale motivo sarebbe il caso di introdurre una rete di aree di parcheggio altamente sicure sulle arterie stradali.