martedì 31 luglio 2012

Un passo avanti per restituire la vista nei bambini ciechi


Un passo avanti per restituire la vista nei bambini ciechi. Gli scienziati hanno scoperto un nuovo gene responsabile di una rara forma ereditaria di cecità nel neonato, che apre la porta a potenziali trattamenti.
Secondo il Dr. Robert Koenekoop, professore alla McGill University questa è probabilmente una delle più importanti scoperte nel campo delle neuroscienze e cecità negli ultimi 15 anni Lo studio è stato pubblicato sul British journal Nature Genetics.
Soprannominato NMNAT1 il nuovo gene identificato da un team di scienziati internazionali, in particolare dai ricercatori del Massachusetts Eye and Ear Infirmary, del Children’s Hospital of Philadelphia e della Loyola University Chicago, è presente in ogni cellula del corpo umano. Aiuta anche rallentare la degenerazione dei neuroni e prevenire l'insorgenza di malattie come il morbo di Alzheimer o di Parkinson.
Mutazioni di un nuovo gene ‘elusivo’ possono far perdere la vista a neonati causando l'amaurosi congenita di Leber. Il difetto del DNA è stato individuato.
Questo tipo di amaurosi è una malattia genetica rara causata da almeno 17 geni mutati (tra cui l’RPE65, responsabile del 5-10 per cento dei casi). A questa famiglia ‘malata’ si è aggiunto ora un nuovo ‘componente’: è il gene NMNAT1, le cui mutazioni sono dannose per la retina. I sintomi dell’amaurosi congenita di Leber si manifestano in genere sin dalla nascita.
Negli ultimi anni la ricerca ha dato, almeno in alcuni casi,dei buoni frutti grazie alla terapia genica. Infatti per alcune forme di questa amaurosi congenita (imputabili al gene mutato dell’RPE65) si è riusciti a restituire la vista ad alcuni bambini iniettando sotto alla retina il gene sano.
La forma di cecità prodotta da NMNAT1, o amaurosi congenita di Leber (LCA), si manifesta alla nascita o durante i primi mesi di vita, e colpisce circa un bambino su 80.000.
Fino ad oggi, i ricercatori hanno scoperto 18 geni che causano circa il 75% dei casi LCA, ma vi è ancora alcuna cura per questa particolare forma di cecità.
Secondo Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” con questa nuova scoperta, un trattamento per LCA e anche per altre malattie neurodegenerative, tuttavia, è ora a portata di mano. Il medico ritiene che la somministrazione di nicotinamide adenina dinucleotide (NAD), un coenzima fondamentale NMNAT1 prodotta dal gene, potrebbe contribuire a ridare la vista ad alcuni neonati.

lunedì 30 luglio 2012

Eroina contaminata dall’antrace: un nuovo caso è stato segnalato dalla Scozia


Dopo i casi segnalati di contaminazione da antrace di partite di eroina per primo da Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” in data 15 luglio scorso, la cui notizia ha avuto ampia diffusione sulla stampa nazionale a seguito della conferma da parte del Sistema Nazionale di Allerta Precoce del Dipartimento Politiche Antidroga, la cui delega è affidata al Ministro per la Cooperazione Internazionale e l'integrazione Andrea Riccardi, un nuovo caso è stato segnalato dalla Scozia il 25 luglio 2012.
Secondo la ECDC, il centro europeo di prevenzione e controllo delle malattie (ECDC) che assieme all' Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT) a lanciato l’allarme, le indagini sono tutt’ora in corso. Basti ricordare che già nel 2009/2010, un'epidemia di antrace ha coinvolto 124 di stupefacenti per via parenterale nel Regno Unito (Inghilterra e Scozia con cinque e 119 casi rispettivamente) e Germania (tre casi).
A questo punto, le conclusioni della valutazione rapida del rischio da parte dell’ECDC/OEDT rimangono valide, come il rischio di esposizione all'eroina contaminata per le persone che si iniettano droghe persiste e la contaminazione accidentale è la spiegazione più plausibile.
Le stesse agenzie hanno dichiarato, inoltre, che ulteriori infezioni tra persone che si iniettano la droga non possono essere escluse.
Lo “Sportello dei Diritti” invita, quindi, alla massima attenzione e prudenza non solo i tossicodipendenti ma tutte le strutture sanitarie a partire dai centri di primo intervento al fine di una pronta diagnosi dell’infezione, spesso dimostratasi letale.

domenica 29 luglio 2012

Alimentari di bassa qualità, il peggio in super e ipermercati. Occhio alla provenienza e agli ingredienti


Alimentari di bassa qualità, il peggio in super e ipermercati. Occhio alla provenienza e agli ingredienti
Gli effetti della crisi si riversano inevitabilmente negli acquisti quotidiani e più quotidiano della spesa alimentare nelle famiglie italiane non vi è quasi nient’altro. Le conseguenze della perdita di potere d’acquisto e dello scarseggiare della liquidità si riverberano, infatti, nel carrello della spesa perché, se non è possibile rinunciare completamente alla quantità dei prodotti comprati, molti optano, per forza di cose, ad acquistare beni alimentari di qualità sempre più inferiore, tant’è che alcune statistiche si sono spinte a sostenere che su ogni cinque acquisti di alimentari in Italia, uno contiene alimenti di bassa qualità.
In particolare, è il settore dell'agroalimentare ad evidenziare il più elevato abbassamento del livello della qualità quale conseguenza dello smodato - ma inevitabile per il progressivo peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie - ricorso all’acquisto di prodotti d’importazione sistematicamente di bassa qualità e spesso pericolosi per la salute del consumatore.
Un esempio tipico, in tal senso, è quello del pane confezionato. Basti pensare che quasi un quarto di quello commercializzato nei supermercati italiani proviene dai Paesi dell'Est e per la maggior parte dalla Romania. Si tratta, quasi sempre di un prodotto preimpastato e surgelato che per ovvie ragioni costa meno della metà di quello “fresco” nostrano, ma che dura di più, anche fino a due anni. Basta, infatti, una rapida cottura e il pane precotto è pronto per essere mangiato.
La colpa, non sta solo nella ricerca smodata del profitto da parte delle grandi catene della distribuzione alimentare ma, secondo Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, anche nelle cosiddette agromafie che hanno trovato terreno fertile nel Nostro Paese e che traggono benefici proprio dalla crisi. È stata la stessa Coldiretti a sostenere che “le agromafie investono i loro ricchi proventi in larga parte in attività agricole, nel settore della trasformazione alimentare, commerciale e nella grande distribuzione con il reinvestimento dei proventi illeciti che ha come corollario il condizionamento della libera iniziativa economica e la concorrenza sleale. Inoltre le associazioni criminali, attraverso pratiche estorsive, finiscono per determinare l’aumento dei prezzi dei beni al consumo. A rischio e anche la qualità e sicurezza alimentare dei prodotti alimentari con la vendita di prodotti alimentari spacciati come Made in Italy ma ottenuti in realtà con materie prime importate, spesso di bassa qualità”.
Il consiglio dello “Sportello dei Diritti” è quindi quello di controllare sempre la provenienza dei prodotti ed i loro ingredienti, perché è giusto stare sempre attenti alle proprie tasche ma, si è sempre più sicuri se si acquistano prodotti di qualità o della propria zona quali quelli cosiddetti a “km 0” che possono costare qualcosina in più, ma sono sempre meno pericolosi per la nostra salute rispetto a prodotti alimentari contraffatti o di dubbia provenienza.

Permessi di soggiorno: sanatoria 2012 per 40 mila immigrati ma si prevedono 500mila domande


Permessi di soggiorno: sanatoria 2012 per 40 mila immigrati ma si prevedono 500mila domande. Per lo Sportello dei Diritti “permesso di soggiorno a tutti gli immigrati irregolari per un anno”. Gli interessati si affrettino perché le domande potranno essere presentate dal 15 settembre a solo il 15 ottobre
Il 6 luglio scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato un importante decreto legislativo, in corso di pubblicazione, in materia di sanzioni per chi assume immigrati irregolari, in recepimento della direttiva europea 2009/52/CE.
Il provvedimento adottato prevede tra l’altro un altrettanto importante “disposizione transitoria”, già “bollata” come una nuova “sanatoria”, che stabilisce i criteri per la regolarizzazione dei cittadini extracomunitari presenti in Italia privi di permesso di soggiorno che svolgono attività lavorativa e consente di “far cassa” allo Stato attraverso il versamento forfettario stabilito nella misura di mille euro e quindi pari al doppio delle precedenti regolarizzazioni.
E la data stabilità è vicinissima ed i termini così ridotti tanto che Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” suggerisce a tutti gli interessati di affrettarsi nel preparare gli incombenti relativi: partirà, infatti, dal 15 settembre ed il termine di “regolarizzazione” si protrarrà un mese, fino al 15 ottobre.
I requisiti individuati sono i seguenti.
Il rapporto di lavoro deve essere a tempo pieno, tranne nel caso dei lavoratori domestici, per i quali è ammesso anche un part-time da almeno venti ore settimanali.
I cittadini di provenienza extra UE per poter presentare la domanda dovranno dimostrare la presenza sul territorio italiano “in modo ininterrotto almeno dalla data del 31 dicembre 2011”. Inoltre, la norma statuisce che “la presenza sul territorio nazionale dal 31 dicembre 2011 deve essere attestata da documentazione proveniente da organismi pubblici”. È quindi onere dello straniero documentare attraverso una “prova amministrativa” che può essere rappresentata da qualsiasi attestazione rilasciata da un soggetto dell’apparato amministrativo e solo per fare qualche esempio da un permesso di soggiorno scaduto o un certificato medico rilasciato dal pronto soccorso la propria antecedente presenza in Italia.
La nuova normativa stabilisce, inoltre, che, a partire dal ventesimo giorno successivo alla pubblicazione del decreto di natura non regolamentare del ministro dell'Interno di concerto con i ministri del Lavoro, della Cooperazione internazionale e l'integrazione e dell'Economia (che a sua volta sarà adottato entro venti giorni dall'entrata in vigore del decreto legislativo), sarà possibile "prenotare" la regolarizzazione versando il contributo fortettario di mille euro all'Inps.
Come anticipato, il termine iniziale per inoltrare la domanda telematica corredata dalle prove certe sulla presenza del lavoratore dal 31 dicembre 2011, sarà a partire dal 15 settembre.
Successivamente - riportando letteralmente ciò che stabilisce il decreto - "lo Sportello unico per l'immigrazione, verificata l'ammissibilità della dichiarazione e acquisito il parere della questura sull'insussistenza di motivi ostativi all’accesso alle procedure ovvero al rilascio del permesso di soggiorno, nonché il parere della competente direzione territoriale del lavoro in ordine alla capacità economica del datore di lavoro e alla congruità delle condizioni di lavoro applicate, convoca le parti per la stipula del contratto di soggiorno e per la presentazione della richiesta del permesso di soggiorno per lavoro subordinato, previa esibizione dell'attestazione di avvenuto pagamento del contributo forfetario e della regolarizzazione”.
Ultimi incombenti: “contestualmente alla stipula del contratto di soggiorno, il datore di lavoro deve effettuare la comunicazione obbligatoria di assunzione al Centro per l'Impiego ovvero, in caso di rapporto di lavoro domestico, all'INPS. Restano ferme le disposizioni relative agli oneri a carico del richiedente il permesso di soggiorno.”
La normativa stabilisce, peraltro, i presupposti sia per i datori di lavoro che per gli immigrati che non possono accedere alla sanatoria.
Per i datori di lavoro, tutti quelli che sono stati condannati negli ultimi cinque anni, anche con sentenza non definitiva, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per tratta o sfruttamento di prostituzione e minori, per caporalato o per aver dato lavoro a immigrati irregolari.
Al contempo, non possono prendere parte alla “sanatoria” gli immigrati espulsi per motivi di ordine pubblico o sicurezza dello Stato, quelli condannati, anche con sentenza non definitiva, per uno dei reati previsti dall’articolo 380 del codice di procedura penale, i segnalati come "non ammissibili" in Italia e gli stranieri considerati, anche in base a condanne non necessariamente definitive, una minaccia per l’ordine pubblico o la sicurezza dell’Italia o di altri paesi dell’“area Schengen”.
Con l’occasione Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, rilancia e fa propria condividendone integralmente i presupposti e le finalità, la proposta del presidente della Commissione Cei per l'immigrazione e della Fondazione Migrantes monsignor Bruno Schettino secondo cui “Si potrebbe dare il permesso di soggiorno a tutti gli immigrati irregolari per un anno, in modo di farli uscire dalla clandestinità affinché possano provare a cercare lavoro in modo regolare, ad entrare nel mercato del lavoro, nell'economia della domanda e dell'offerta. Il problema vero resta infatti quello dell'immigrazione clandestina, è da lì che si generano frizioni e conflitti con italiani'', “Questa chance”, ha precisato il prelato, andrebbe data ''a tutti quelli che non hanno commesso reati, che vogliono rimanere sul nostro territorio, che conoscono un po' la nostra lingua e la nostra Costituzione''.

sabato 28 luglio 2012

Oggi la seconda giornata mondiale per la lotta all’epatite virale.


Oggi la seconda giornata mondiale per la lotta all’epatite virale. Un milione di morti l'anno. I fattori eterogenei come le tossicodipendenze, i rapporti occasionali non protetti, l’utilizzo di materiali non sterilizzati sia in ambiente sanitario, sia durante l’esecuzione di piercing e tatuaggi, rimangono fattori determinanti nell’insorgenza di nuovi casi tra la popolazione.
Oggi, 28 luglio, si celebra la seconda giornata mondiale di sensibilizzazione promossa dalla World Hepatitis Alliance con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sulla diffusione della malattia. Questo è fondamentalmente il messaggio lanciato dall’OMS, che ha stimato che 2 milardi di persone, che equivalgono a circa un terzo della popolazione mondiale, siano venute in contatto con uno degli agenti patogeni responsabili dell’infezione.
L’epatite è una malattia infettiva di origine virale che colpisce il fegato.
In particolare, ricorda Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, i tipi di epatite sono cinque (A, B, C, D, E), ma i ceppi più pericolosi sono l’epatite B e la C, poiché spesso asintomatiche: per questo una grande percentuale di persone affette non sanno di esserlo e se ne accorgono solo decenni dopo il contagio, quando la malattia è diventata ormai cronica. In più, questi due virus sono la causa principale di cirrosi epatica e cancro al fegato.
A seconda del tipo di epatite il contagio è diverso: la B, la C e la D si contraggono venendo a contatto con il sangue infetto di un altro paziente, e nel caso delle prime due anche tramite sesso non protetto, mentre la D può infettare solo le persone già affette da epatite B; la A e la E sono invece causate tipicamente da cibo o acqua infetti, e di solito associate a una scarsa igiene sia personale che dell’ambiente.
Vaccini efficaci sono disponibili per tutti i ceppi, tranne che per l’epatite C.
In Italia l’epatite B cronica che, colpisce sette volte più dell'Aids, ha contagiato circa 700mila persone ma risulta bassa la percentuale di quelle in terapia: molte di più potrebbero trarre benefici da trattamenti efficaci per arrestare l’evoluzione della malattia
Nel 2010 sempre nel nostro paese il sistema informativo della Seieva (Sistema epidemiologico integrato dell’epatite virale acuta) che, dal 1984, svolge attività di sorveglianza e prevenzione delle epatiti virali acute ha registrato come sempre un’incidenza delle epatiti fortemente dipendenti dal ceppo:
- epatite A: 1,1 per 100.000 abitanti
- epatite B: 0,9 per 100.000 abitanti
- epatite C: 0,2 per 100.000 abitanti
- epatite Delta: 0,12 per 1.000.000 di abitanti
- infine, per quanto riguarda l’epatite E, il sistema Seieva ne notifica i casi acuti solo dal 2007 e, nei tre anni sino al 2010, ne ha rilevati 60, soprattutto nelle fasce di età 25-54 anni e 35-54, di sesso maschile e soprattutto tra la popolazione straniera (provenienti in particolare da Bangladesh, India, Pakistan e Marocco).
Inoltre, i dati epidemiologici disponibili indicano che l’epatite A, ma in particolar modo le epatiti B, C e Delta, mostrano un’incidenza in calo, mentre l’epatite E si sta configurando come una malattia emergente di cui aumentano i casi autoctoni (non legati ai viaggi in aree endemiche).
Negli ultimi 25 anni i progressi più importanti nella lotta sono stati resi possibili dall’introduzione di alcune pratiche sanitarie in grado di ridurre il rischio di contagio tra pazienti (come l’utilizzo di materiale monouso nei setting ospedalieri e l’introduzione degli screening del sangue) e dall’introduzione della vaccinazione anti-epatite B grazie alla quale oggi è potenzialmente protetta tutta la popolazione italiana da 0 a 31 anni; questo ha permesso di osservare una riduzione di incidenza soprattutto nella fascia di età 15-24 anni.

Ferie estive e partenze. I giorni caldi (da evitare) degli esodi


Ferie estive e partenze. I giorni caldi (da evitare) degli esodi. Alcuni suggerimenti per cercare di non trovarsi imbottigliati nel traffico. Inoltre revocato lo sciopero dei benzinai proclamato per i giorni 4 e 5 agosto
I grandi esodi estivi sono ormai alle porte, e se è previsto, come già anticipato nella giornata di ieri, un decremento delle vetture circolanti sulle autostrade, causa la crisi, molti italiani non rinunceranno alle vacanze e si sposteranno utilizzando massicciamente i tratti senza pedaggio delle autostrade, le strade statali e quelle provinciali per recarsi verso le proprie mete e godersi una breve vacanza.
Le previsioni sullo stato del traffico, rivelano che vi sarà un grande incremento di mezzi circolanti sulla A3 Salerno-Reggio-Calabria che, nonostante la presenza ultradecennale dei cantieri, potrebbe vedere confluire anche gli automobilisti provenienti dal nord che, normalmente, utilizzavano l'Autostrada Adriatica.
Autostrade per l'Italia, comunque, getta acqua sul fuoco, anticipando che ci sarà, un solo giorno da bollino nero: sabato 4 agosto, in questo giorno il traffico toccherà il picco stagionale soprattutto su A1 e A14.
Bollino rosso con lunghe code e rallentamenti, anche per il week end del 3-5 agosto e per quelli del rientro: 18-19 e 25-26.
Una buona notizia revocato lo sciopero dei benzinai proclamato per i giorni 4 e 5 agosto.
È chiaro che il primo utile suggerimento è quello di evitare di mettersi in strada i giorni “bollenti” e viaggiare nelle ore serali dopo aver riposato, ma per chi non può fare diversamente, Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” consiglia di seguire in diretta gli aggiornamenti sullo stato del traffico e della viabilità su strade ed autostrade utilizzando, prima di mettersi in auto, i link di seguito indicati http://www.stradeanas.it/traffico/index.php o http://www.autostrade.it/autostrade/traffico.do o per chi è già in auto e non può accedere sul web mettendosi in ascolto del canale radio di ISORADIO sulla frequenza 103.300.

venerdì 27 luglio 2012

Febbre del Nilo occidentale: nuovo caso umano in Italia


Febbre del Nilo occidentale: nuovo caso umano in Italia. Si tratta del primo focolaio di febbre del Nilo occidentale riscontrato quest'anno.
Il centro europeo per la prevenzione delle malattie e controllo (ECDC) ha segnalato ulteriori casi umani di febbre del Nilo occidentale nella UE. I laboratori hanno confermato che in un certo numero di paesi europei sono stati evidenziati casi di infezione da WNV in particolare la scorsa settimana sono stati segnalati sette nuovi casi in Grecia dall’ Hellenic Centre for Disease Control and Prevention (KEELPNO). Altri sei nuovi casi sono stati evidenziati nella regione Attica e uno è stato confermato in Evvoia, che è una nuova zona interessata. Anche per l’Italia il Ministero della salute ha riferito che il primo caso di febbre del Nilo occidentale per il 2012, è stato diagnosticato in Sardegna ad Oristano, una zona colpita anche l'anno scorso.
L’allerta che ne è scaturita riflette la maggiore consapevolezza tra gli operatori sanitari ed i laboratori sulla maggiore resistenza del virus favorita dalle condizioni meteorologiche propizie causate da precipitazioni e temperature elevate di questi giorni che hanno portato ad un notevole aumento della presenza di specie di zanzare del tipo Aedes e Culex nel bacino del Mediterraneo ed oltre.
Tale primo campanello d’allarme avrebbe incoraggiato gli Stati membri a implementare misure adatte al fine di ridurre al minimo l'impatto di un potenziale focolaio WNV nei paesi a rischio.
La cosiddetta febbre del Nilo occidentale è una malattia trasmissibile dagli animali all'uomo, provocata dal West Nile virus (Wnv). I suoi serbatoi sono soprattutto gli uccelli e le zanzare, le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione. La malattia è comparsa per la prima volta in Italia a nel 2011 ed è stata segnalata con numerosi focolai negli equidi e sintomatologia clinica negli uccelli. A tale proposito Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” evidenzia che tra le categorie più a rischio vi sono persone di età superiore ai 50 e gli immunodepressi (ad esempio, i pazienti sottoposti a trapianto). Tenendo conto, quindi, che l'80% degli infettati con WNV sono asintomatici e meno di 1% presenta sintomi gravi come meningite o encefalite, gli operatori della sanità dovrebbero adottare strategie preventive per evitare la possibilità di epidemie durante i periodi più a rischio. A causa dell’indisponibilità di un vaccino contro l'infezione umana WNV, la prevenzione clinica svolge un ruolo fondamentale nel ridurre la possibilità di esiti gravi della malattia. la popolazione, soprattutto nelle zone colpite, dovrebbe essere informata circa le caratteristiche tipiche della malattia ed agire attraverso strategie di controllo già a partire dall'ambiente domestico.

giovedì 26 luglio 2012

Tasse, IRPEF: in arrivo dal 2013 un bel salasso


Tasse, IRPEF: in arrivo dal 2013 un bel salasso. Nuovo aumento dell’addizionale Irpef per quelle regioni che sono in deficit sul fonte della Sanità. Ecco l’elenco delle Regioni
Con un emendamento all'articolo 16 al decreto sulla spending review, approvato dalla Commissione Bilancio e Finanze del Senato il governo autorizza molte Regioni ad attuare già dal 2013 un incremento dell'addizionale regionale Irpef. Si tratta di quelle regioni che sono in deficit sul fonte della Sanità e cioè Lazio, Campania, Abruzzo, Molise, Sicilia, Calabria, Piemonte e Puglia.
Alla luce di tanto, Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, i cittadini si dovranno dunque attendersi dal 2013 (non più dal 2014) una maggiorazione dell'addizionale regionale Irpef di 1,1 punti percentuali, ora fissata allo 0,5 per cento. Una nuova stangata sulle famiglie italiane.

Esodo estivo 2012, sulla strada delle vacanze all’insegna del risparmio


Esodo estivo 2012, sulla strada delle vacanze all’insegna del risparmio. Tra gli espedienti quella di evitare di percorrere le, costose, autostrade per utilizzare le strade prive di pedaggio.
Nei giorni scorsi, lo “Sportello dei Diritti” si è occupato degli escamotage utilizzati dagli italiani per risparmiare, in tempi di gravi crisi, sulle proprie vacanze sempre che sia rimasto qualche euro nelle tasche per riuscire a partire. E così tra viaggi in autostop e siti specializzati che si occupano di trovare il posto nella macchina di qualcun altro per abbattere le spese, si cerca di risparmiare su ogni aspetto: dalla durata, alla qualità dei soggiorni sino alle spese voluttuarie.
Quindi, non solo saranno in tanti quelli che resteranno a casa a trascorrere il periodo di ferie, per chi se le può permettere, ma ci si sposterà e si spenderà certamente meno del 2011 con una quasi certa e ovvia riduzione dei giorni di vacanza che mediamente durerà una sola settimana.
L’ultimo espediente utilizzato per risparmiare sui costi di percorrenza, per chi sceglie di viaggiare in auto è quella di evitare di percorrere le sempre più costose autostrade nostrane per utilizzare le belle statali e provinciali del Belpaese ed evitare così il pagamento dei pesanti pedaggi.
E le previsioni di un decremento del traffico autostradale a fronte di un aumento su quelle statali e provinciali vengono proprio dall'ANAS che ha commentato di aspettarsi un aumento del traffico sulle strade prive di pedaggio, già a partire dal prossimo fine settimana.
Alla luce di tanto, Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, si augura che tali previsioni siano state recepite dalle forze di polizia stradale, nazionale e locali cui si rivolge un appello per evitare che il congestionamento del traffico delle arterie minori sia causa di un aumento eccessivo dei prevedibili disagi ma soprattutto dei sinistri stradali.

mercoledì 25 luglio 2012

Domani giovedì 26 Luglio 2012 sciopero delle farmacie. Aperte solo le comunali e pubbliche


Chiuse domani, giovedì 26 luglio, le saracinesche delle farmacie. Il motivo della protesta è contro il decreto del governo di revisione della spesa. Resteranno aperte solo le farmacie comunali e pubbliche.
Il nuovo decreto stabilisce che nel caso di sfondamento del tetto della farmaceutica territoriale, il meccanismo di ripiano è totalmente a carico della filiera farmaceutica (aziende, grossisti, farmacisti) e che per lo sfondamento della spesa farmaceutica ospedaliera, che fino ad oggi è stato tutto a carico delle regioni, viene introdotto un meccanismo di ripiano che pone a carico delle aziende farmaceutiche il 50% del totale.
Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene sbagliato lo sciopero indetto da Federfarma per domani che procura ai cittadini disservizi e disagi a partire dalle fasce più deboli della popolazione.

Tombe musulmane: legittima l’aspirazione dei musulmani e delle altre fedi religiose ad avere luoghi di sepoltura nei cimiteri italiani


Tombe musulmane: legittima l’aspirazione dei musulmani e delle altre fedi religiose ad avere luoghi di sepoltura nei cimiteri italiani. Lo “Sportello dei Diritti” invoca una legge ad hoc per destinare apposite aree dei camposanti
Tutti, indistintamente tutti hanno diritto ad una sepoltura. Si tratta di un diritto da difendere ma che è garantito dalla stessa Nostra Costituzione che all'articolo 3 nello stabilire l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge tutela la dignità umana e quindi il rispetto di tutti anche al termine della propria esistenza, credenti e non credenti e appartenenti ad ogni confessione, mentre in Italia permane un vuoto normativo che urge essere colmato alla luce del livello di multiculturalità che ha raggiunto il Paese.
Quello delle sepolture è, infatti, un problema che per gli stranieri ed in particolare per i parenti che si trovano ad affrontare la perdita di un caro è all’ordine del giorno, specie se si pensa che la crescita tumultuosa del numero degli immigrati e delle seconde o terze generazioni nate e cresciute in Italia ha contribuito ad aumentare il numero dei cittadini di diverse confessioni a partire da quelli di fede islamica con la conseguente richiesta di forme di sepoltura rispettose delle tradizioni musulmane, anche se analogo discorso, vale, per esempio, per quelli di fede buddista.
Se sino a qualche tempo or sono le stime delle associazioni musulmane accreditavano una percentuale pari ad oltre il 90% dei feretri dei musulmani deceduti in Italia e rimpatriati nel paese d’origine, il radicamento in Italia di cittadini provenienti da paesi islamici ha subito un rafforzamento con la conseguenza che già tra una generazione ossia tra meno di 25 anni, questo trend invertirà la rotta ed il numero di cittadini di fede musulmana che verrà inumato in Italia sarà destinato senza dubbio ad essere maggioritario.
La conseguenza diretta, sarà quella di prendere atto che i cimiteri nostrani, palesemente inadeguati ai giorni nostri, dovranno avere una zona dedicata che permetta ai fedeli di religione musulmana di poter celebrare i propri morti secondo il rituale stabilito dal proprio credo che, come è noto, obbliga, fra l’altro, la sepoltura della salma in modo che la testa del defunto sia rivolta in direzione della Mecca ed avvolta in un lenzuolo, senza bara.
Purtroppo, però ad oggi l’Italia si è rivelata un paese “in – civile” perché ad oggi, nonostante in alcune aree la presenza di islamisti sia elevata, non si è ancora preso atto di tale tendenza e soprattutto di tale necessità. Sono pochissimi, infatti, i cimiteri musulmani che si concentrano soprattutto a nord, in particolare nelle grandi città: Torino, Milano, Bologna, Reggio Emilia e Genova.
Risultano pressoché inesistenti al Sud: il campo del Verano a Roma, e in Molise, vicino a Isernia. Mentre una bella esperienza è costituita da Favara, in Sicilia una paese di 32 mila anime che guarda caso deriva dalla parola araba Fawarah ossia «sorgente d’acqua», dove è stato aperto il primo cimitero musulmano. L’esigenza, è scaturita a seguito di uno dei tragici viaggi della speranza finiti male.
A questo punto, per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” non si può più soprassedere e bisogna obbligare i comuni che hanno in gestione i servizi cimiteriali, per legge, a procedere ad individuare delle apposite aree per consentire una degna sepoltura a tutte le persone indipendentemente dall’appartenenza o meno ad un credo religioso, perché si tratta di una scelta di civiltà improrogabile.

martedì 24 luglio 2012

Discriminazioni: condannato per diffamazione e violazione della privacy per aver rivelato l'omosessualità altrui


È assolutamente condivisibile, per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sotto il profilo della esigenza di sanzionare chi rivela dati riguardanti la sfera sessuale di ogni cittadino, la sentenza n. 30369 del 24 luglio 2012 della Cassazione Penale che ha accolto il ricorso di un cittadino che aveva visto sbattuto in prima pagina il tradimento con un collega, condannando per diffamazione e violazione della privacy il giornalista che aveva provveduto a pubblicare la notizia.
Gli ermellini, hanno così ribaltato la sentenza della corte d’appello che aveva escluso la punibilità del giornalista in quanto la motivazione del provvedimento impugnato si rilevava incoerente con le norme sulla diffamazione in relazione all'esclusione dei presupposti della lesione del menzionato diritto, tutelato dal nostro ordinamento.

Truffe: vacanze vere, allarme euro falsi.


Truffe: vacanze vere, allarme euro falsi. Saranno gli effetti della crisi di liquidità che ha colpito anche gli italiani, sarà che se i soldi veri scarseggiano c'è chi pensa di produrseli falsi. Ecco come riconoscere le banconote fasulle
Estate, vacanze e turisti che circolano per l’Europa con le loro monete e banconote in tasca pronti per fare acquisti nelle località di villeggiatura. Ma l’aumento dello scambio di valuta comporta inevitabilmente un’amplificazione del rischio che finiscano nelle proprie mani e senza volerlo anche euro falsi se non si sta veramente attenti.
Nonostante la non irrilevante circostanza che l'euro sia il frutto di esperienze anticontraffazione delle varie Banche Nazionali dei Paesi membri, infatti, è stato comunque oggetto di una serie di tentativi di falsificazione come dimostrano i numerosi sequestri susseguitisi negli anni in tutto il Vecchio Continente. Con un miglioramento della qualità dei falsi che riesce a minacciare l’integrità della moneta unica.
E le statistiche in tal senso sono sorprendenti: da quando ben dieci anni fa è stata introdotta la moneta unica, ossia dal 2002, sono stati ritirati in Europa circa 5 milioni e mezzo di biglietti contraffatti, per un controvalore stimato di circa 400 milioni di euro che in raffronto ai 14 miliardi di pezzi genuini attualmente circolanti potrebbe sembrare una somma irrisoria, ma a detta dell’Europol ciò che viene scoperto è solo una parte residuale rispetto alla “moneta” falsa che viene posta sul “mercato”.
Secondo stime accreditate, infatti, sarebbero almeno 3-4 volte di più le banconote contraffatte, con enormi “partite” che vanno a finire nel Nord Africa, in Colombia, in Medio Oriente.
I falsari o chi per loro utilizzano la piccola distribuzione per spacciare i pezzi di piccolo taglio, in particolare nei mercati, nei supermercati e nei piccoli negozi.
Tra le regioni più colpite, ovviamente la Lombardia dove circola più denaro mentre Napoli e Foggia sarebbero le città dove la criminalità si sarebbe specializzata anche nella produzione di banconote false da spacciare in zona.
Uno dei più grandi sequestri in Italia si è verificato in Puglia, in particolare a Melissano in provincia di Lecce dove è stato individuato un vero e proprio capannone industriale adattato a fabbrica di banconote nel quale una banda di cinque persone, tutte poste in arresto, produceva banconote false da 50 euro per un ammontare complessivo stoccato in “azienda” di circa 10 milioni.
La Banca d'Italia, ha rivelato che la produzione di banconote false riguarda in particolare i tagli da 20 e 50 euro, mentre per quanto riguarda le monete, gli sforzi dei falsari si sono rivolti su quelle da 2 euro.
Alla luce di tali dati, per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” è utile osservare una serie di piccoli e semplici accorgimenti, lasciandosi guidare dai sensi, tatto e vista, per distinguere gli euro fasulli da quelli veri:
1. Gli elementi distintivi
La consistenza della banconota: la carta ha una sua particolare sonorità e consistenza. Le banconote infatti sono fabbricate con fibre di puro cotone che conferiscono una certa rigidità e opacità (diffidare dalle banconote lucide).
Gli elementi di rilievo: sfiorando la superficie di un biglietto si può percepire l’inchiostro che genera un effetto di maggior spessore. Questo è il risultato di una particolare tecnica di stampa che conferisce maggiore spessore all’immagine principale. Le banconote da 200 e 500 euro sono dotate di ulteriori segni rilevabili al tatto, che ne agevolano il riconoscimento da parte dei non vedenti e delle persone con problemi visivi.
La filigrana: guardando una banconota in controluce si può scorgere il motivo principale e la cifra indicante il valore. La filigrana inoltre costituisce una delle peculiarità delle banconote, che, se guardate in controluce, hanno caratteristiche inimitabili. Il passaggio tra zone d’ombra e zone in chiaro è sfumato e appoggiando le banconote su una superficie scura le parti colorate risulteranno particolarmente scure.
La trasparenza è evidenza: agli angoli superiori delle banconote sono stampati incompleti su entrambi i lati, le cifre nominali, che si combinano perfettamente a formare il numero tenendo il biglietto in controluce.
Il filo di sicurezza: tenendo una banconota in controluce si può osservare una linea scura che l’attraversa, recante la parola Euro e il valore nominale in microscrittura.
Perforazioni: tenendo una banconota in controluce nell’ologramma si scorge il simbolo dell’Euro formato di perforazioni. Viene anche riportata la cifra indicante il valore in caratteri di piccole dimensioni.
Microscrittura: guardando la banconota da vicino, ma difficilmente ad occhio nudo, si possono osservare sottili iscrizioni sul fronte dei biglietti (come la scritta Euro in greco).
Striscia olografica: muovendo la banconota cambia l’immagine rilevabile sulla striscia olografica: alternativamente si osservano la cifra e il simbolo dell’Euro su un campo iridescente.
Striscia brillante: sempre muovendo la banconota sul retro si potrà scorgere una striscia con il valore nominale e il simbolo dell’Euro.
Colore cangiante: Muovendo la banconota da 50, 100, 200 e 500 euro si può notare un cambiamento di colore della cifra riprodotta.
Ologramma: muovendo la banconota l’ologramma mostra la cifra indicante il valore e l’immagine di una finestra o di un portale.

lunedì 23 luglio 2012

Equitalia: stop dalla Commissione provinciale Tributaria di Campobasso alla notifica per posta delle cartelle esattoriali


Nuovo colpo (giurisprudenziale) ai poteri di Equitalia dopo la nota sentenza del Gdp di Genova. Secondo la Commissione provinciale Tributaria di Campobasso non è sanabile la notifica per posta delle cartelle esattoriali
Un altro duro colpo ai poteri apparentemente illimitati di Equitalia in termini di esazione. Dopo la nota sentenza n. 4486/12 del giudice di pace di Genova interviene anche la Commissione provinciale Tributaria di Campobasso con la sentenza n. 113 del 12 giugno scorso a sottolineare l’ambito dei poteri di notifica da parte dell’agente per la riscossione stabilendo che non è nulla ma inesistente e quindi non sanabile, la notifica della cartella esattoriale effettuata da Equitalia a mezzo posta e non mediante l’ufficiale giudiziario o messi comunali.
Tale decisione che per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” contribuisce a corroborare l’orientamento che limita i poteri dell’esattore in materia di notifica dei propri atti, non ha fatto altro che prendere atto che la normativa vigente non prevede che la società di riscossione sia un soggetto abilitato a notificare a mezzo posta.
In particolare sottolinea espressamente e chiaramente il giudice tributario che «per i provvedimenti conseguenti a procedimento amministrativo tributario, escluso l’unico caso previsto dalla legge di notifica diretta col mezzo della posta da parte dell’Ufficio impositore, per gli atti di competenza dell’agente della riscossione la previsione di notifica a mezzo racc. A/R di cui all’art. 26 DPR 602/73 va intesa unicamente come modalità esecutiva della notificazione, sempre affidata all’organo preposto dalla legge alla notificazione (messo notificatore nominato dal concessionario ex art. 45 DLgs. 112/99, messo comunale o agente della pulizia municipale), in sintonia con il disposto dell’art. 60 DPR 600/73 che espressamente richiamo gli artt. 137 e sgg del c.p.c. che disciplinano la notificazione come atto proprio ed esclusivo dell’ufficiale giudiziario, anche quando si avvale del servizio postale».

Tumore al seno: scienziati australiani hanno scoperto processo per fermarne diffusione


Usando campioni di tessuto da pazienti di cancro al seno e con esperimenti su topi di laboratorio, scienziati australiani hanno osservato che un gene chiamato IRF7 è disattivato nelle pazienti il cui cancro si diffonde in altre parti del corpo. Il gene IRF7 controlla la produzione dell'interferone, un tipo importante di proteina immunitaria che combatte i virus e i batteri, oltre alle cellule tumorali.
Lo studio che Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” evidenzia ha identificato la maniera in cui le cellule del cancro al seno disattivano il segnale che ordina al sistema immunitario di combatterle. La scoperta, secondo i ricercatori del Peter MacCallum Cancer Centre e del Monash Institute of Medical Research, offre la chiave per impedire che il tumore si diffonda fino alle ossa.
Gli studiosi hanno anche sperimentato due maniere di ripristinare la risposta immunitaria per aiutare le pazienti a combattere il cancro al seno, ma saranno necessarie ulteriori sperimentazioni prima che nuove terapie possano diventare trattamenti di routine, ammette Parker.
Neutralizzando il sistema immunitario, le cellule cancerose si 'nascondono' nel flusso sanguigno e si diffondono attraverso il corpo.

domenica 22 luglio 2012

Clima: nel 2011 nuovo record delle emissioni di CO2 procapite


Il nuovo primato, secondo gli esperti che si sono basati sui dati dell'Emissions Database for Global Atmospheric Research (Edgar), dovrebbe far squillare un campanello d'allarme molto forte sugli scenari futuri.
Questa volta di scena è la popolazione cinese. Anche se non è riuscita a raggiungere il livello di benessere di quella occidentale, ha eguagliato uno dei primati meno lusinghieri, quello delle emissioni di CO2 procapite. Come documenta il rapporto annuale del Joint Commission Center della Commissione Europea le emissioni procapite della Cina sono ormai pari a quelle europee, e anche se il record statunitense è ancora lontano l'escalation ha portato a un nuovo record mondiale nella produzione di CO2, che allontana ancora di più gli obiettivi minimi indicati dagli esperti per evitare gli effetti peggiori del global warming.
Secondo il documento si è registrato nel 2011 un aumento delle emissioni, arrivate a 34 miliardi di tonnellate, del 3% rispetto all'anno precedente. Se nei paesi occidentali la crisi economica ha rallentato la produzione del principale gas serra, scesa del 3% nell'Ue e del 2% in Usa e Giappone, l'aumento cinese del 9% ha ampiamente bilanciato il calo. Il paese del Dragone ha ormai stabilmente la fetta maggiore di emissioni nel mondo, con il 29%, seguita da Usa(16%), Ue (11%), India (6%), Russia (5%) e Giappone (4%).
Tra il 2000 e il 2011 sono già state immesse in atmosfera 420 miliardi di tonnellate di anidride carbonica - affermano gli esperti - ma secondo i calcoli l'obiettivo di mantenere l'aumento della temperatura media sotto i 2 gradi sarà possibile solo se tra il 2000 e il 2050 la cifra totale non supererà i 1000-1500 miliardi. A questi ritmi difficilmente verrà centrato.
Con l'aumento dell'ultimo anno la produzione di CO2 procapite cinese ha raggiunto le 7,2 tonnellate, superando paesi come Francia, Italia (poco sopra le 6 tonnellate e con un trend in diminuzione) e Spagna, e avvicinandosi molto alla media Ue che invece è scesa a 7,5.
L’Australia è tra le maggiori responsabili di emissione per via della sua dipendenza dalle centrali elettriche a carbone. Esporta, inoltre, tonnellate di carburante ogni anno in Asia. Con la carbon tax, negli anni a venire 14.100 persone perderebbero il lavoro occupato nel settore.
Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ritiene utile ribadire queste tragiche cifre per riportare l’attenzione su un fenomeno che secondo i dati disponibili, altera la temperatura dei mari. Con l’ascesa del grado di calore marino, le calotte si sciolgono, e aumenta il livello del mare erodendo le coste terrestri. In Italia, stando ai dati pubblicati dall’Enea, 1.384 km verranno consumati dal mare in questi anni. Altra conseguenza è l’aumento considerevole delle piogge acidificate dalla sempre colpevole anidride carbonica. Le specie animali che non sono repentinamente in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici sono a rischio, il 20 per cento delle specie, sarebbe, infatti a rischio.
Per evitare la catastrofe, i paesi industrializzati dovrebbero ridurre di almeno il 40% le emissioni di CO2, entro il 2020, azione che sembrano restii a compiere. Ma quanti sono disposti a far meno soldi per salvare il pianeta nel quale vivono?

sabato 21 luglio 2012

Il Manifesto del contribuente. Critica alla riforma della Giustizia Tributaria ed importanti proposte di modifica


Il manifesto del contribuente dopo le inique modifiche legislative che pongono il cittadino di fronte a due inesorabili scelte: pagare o conciliare a cura del noto tributarista avvocato Maurizio Villani e dell’avvocato Francesca Giorgia Romana Sannicandro

Le recenti modifiche legislative in tema di procedure e giustizia tributaria a partire dal declassamento della stessa, all’introduzione accertamento esecutivo, della mediazione fiscale obbligatoria e dell’inammissibilità del ricorso per cassazione in caso di precedenti conformi ai fini del ricorso, sia a detta degli operatori, ma anche degli stessi cittadini che si trovano a dover essere costretti a difendersi, hanno modificato in peius le procedure a difesa del contribuente onesto sia in campo amministrativo che giudiziale.
Se siamo tutti convinti che è giusta e sacrosanta la lotta all’evasione fiscale, ma, allo stesso tempo, bisogna consentire una corretta e piena difesa dei contribuenti, senza limitazioni giuridiche e sostanziali, cosa che le novità normative introdotte hanno notevolmente peggiorato.
Così Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, non poteva esimersi dal pubblicare quello che è un vero e proprio “Manifesto del contribuente” inedito redatto dal noto tributarista avvocato Maurizio Villani e dall’avvocato Francesca Giorgia Romana Sannicandro, al fine di sensibilizzare il legislatore in sede di legge delega per la riforma tributaria, a modificare il processo tributario e mettere il contribuente sullo stesso piano processuale del fisco, senza alcuna limitazione difensiva, il tutto con una serie di proposte di riforma eque e assolutamente condivisibili.
Come hanno tenuto a precisare gli autori dell’importante documento che di seguito pubblichiamo, “La riforma fiscale in cantiere deve tenere conto delle grosse lacune oggi presenti nel percorso processuale – tributario, adoperandosi per una urgente e necessaria riforma del processo tributario; perché, se è giusto e corretto combattere l’evasione fiscale, dev’essere altrettanto giusto e corretto, nonché costituzionalmente legittimo, concedere la facoltà (attualmente garantita dalla Costituzione, almeno sulla carta) al contribuente onesto, di difendersi al cospetto di un giudice terzo ed imparziale, oltre che competente, senza soggiacere a nessun tipo di limitazione istruttoria o a nessun declassamento difensivo.
Nessun contribuente deve essere costretto a seguire questo illogico ed illegittimo bivio : pagare o conciliare!
Infine, è auspicabile che il presente “manifesto del contribuente” sia sottoscritto da tutti i cittadini - contribuenti, dai professionisti, dagli ordini professionali, al fine di sensibilizzare il Parlamento ad emanare la riforma tributaria, come delineato nelle note precedenti.
Combattere l’evasione è possibile, solo dopo aver ritrovato un dialogo paritario con il fisco, soprattutto in fase processuale.”
Per tali ragioni, lo “Sportello dei Diritti”, oltre a cointeressare i parlamentari che sino ad oggi si sono dimostrati vicini ai cittadini anche in tali delicata materia, a partire dal capogruppo al senato di IDV, Felice Belisario, invita tutti i cittadini, contribuenti, professionisti, ordini professionali, a sottoscriverlo per dare maggiore forza a queste proposte che potranno riportare sullo stesso piano cittadini e fisco.

Niente condanna a chi è positivo all’alcoltest senza verificare se ha preso medicine che alterano i risultati


Niente condanna a chi è positivo all’alcoltest senza verificare se ha preso medicine che alterano i risultati. L’imputato ha diritto ad una risposta secondo cui sull’esito della rilevazione ha inciso l’alterazione del metabolismo dovuta ai farmaci


Così ha deciso la Corte di Cassazione che ha assolto un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. Con la sentenza 28388/12, pubblicata dalla quarta sezione penale della Cassazione che Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” rende noto la Suprema Corte ha accolto, contro le conclusioni del pg, il ricorso dell’uomo trovato positivo all’alcol test ed accusato di tale reato. L’automobilista già condannato al pagamento di una multa in primo e secondo grado dal Tribunale, si è rivolto alla Suprema Corte per contestare una sanzione a suo parere ingiusta in quanto il risultato positivo all'alcol test,era da ricondurre non ad uno stato di ebbrezza ma alla patologia cronica che lo affligge: secondo l’imputato le medicine che è costretto ad assumere alterano il suo metabolismo al punto da aver inficiato i risultati dell’alcoltest. Secondo gli ermellini l’interessato ha diritto a una risposta dalla Corte d’appello, dal momento che il ricorso al giudice di seconda istanza spiega, sia pure in modo essenziale, le ragioni per cui si ritiene errata la valutazione che il giudice di prime cure ha compiuto delle prove legittimamente acquisite in dibattimento.
Sbaglia la Corte d’appello a dichiarare inammissibile il ricorso dell’imputato per «aspecificità», sostenendo che il gravame riproporrebbe in sostanza gli argomenti difensivi utilizzati in primo grado. Delle motivazioni che hanno convinto i giudici di p.zza Cavour, tutto ruota sulla ritenuta decisività della deposizione di un teste, peraltro a difesa, che in qualche modo esclude sul conto dell’imputato la possibilità di un’inconsapevole alterazione nel metabolismo derivante dall’assunzione di medicine. Pertanto, hanno continuato gli ermellini il fatto è che l’imputato contesta l’autorevolezza scientifica della dichiarazione, dal momento che lo stesso teste, per quanto soggetto qualificato, ammette di non essere esperto di alcoltest. E resta comunque fermo l’obbligo del giudice di valutare ogni circostanza pertinente e rilevante. In sede di appello, poi, il requisito della specificità del gravame deve essere valutato con meno rigore rispetto al giudizio di legittimità, date le peculiarità di quest’ultimo.

L’Ocse lancia l’allarme con un documento inequivocabile: troppe differenze sociali tra ricchi e poveri nell’accesso alle sanità


L’Ocse lancia l’allarme con un documento inequivocabile: troppe differenze sociali tra ricchi e poveri nell’accesso alle sanità. I più abbienti si curano di più e meglio nel mondo e la sanità non è uguale per tutti. Le prestazioni mediche devono essere accessibili a tutti indipendentemente dalla situazione patrimoniale o reddito, dalla cittadinanza o dall’etnia. In Italia, con la mannaia dei tagli alla spesa pubblica si rischia di regredire e di acuire le differenziazioni sociali

Il recentissimo documento dell’Ocse dal titolo “Income-Related Inequalities in Health Service Utilisation in 19 Oecd Countries” (trad. “Le disuguaglianze legate al reddito del Servizio sanitario in 19 paesi OCSE”) sui livelli di disuguaglianza nelle prestazioni assistenziali mediche in 19 diversi Paesi dell’area OCSE è eloquente sul grado di differenziazione sociale tra classi in alcuni stati ma è anche un campanello d’allarme su ciò che sta accadendo in Italia alla luce della mannaia dei tagli alla spesa pubblica che va a colpire settori, quale quello della Salute con il seguente rischio di acuire drammaticamente le divergenze sociali in virtù del diverso livello di ricchezza, segnando così un pericoloso spartiacque tra ricchi e poveri.
A rappresentare questa forte preoccupazione è Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” che ritiene utile riportare sinteticamente quanto contenuto nel report dell’organismo internazionale per cercare di porre rimedio alla scure dell’attuale governo onde evitare tagli indiscriminati e quindi lo smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale e quindi del nostro welfare.
Anche perché dall’indagine dell’Ocse emerge in maniera evidente che uno dei fondamentali soluzioni alla diseguaglianza sociale è l’esistenza di un vero Servizio Sanitario Nazionale. Possibilmente pubblico e accessibile a tutti i cittadini indipendentemente dal sesso, dall’etnia e dal reddito.
Il report mette sotto la lente d’ingrandimento le differenze di accesso alle cure in virtù del reddito di 19 Paesi appartenenti all’Ocse (Austria, Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Nuova Zelanda, Polonia, Repubblica Slovacca, Slovenia, Spagna, Svizzera, Gran Bretagna e Stati Uniti). Non è stata analizzata l'Italia, mentre i dati sono quelli forniti sino al 2009. Secondo l’indagine sono solo tre gli stati che non incorrono in discriminazioni: Gran Bretagna, Repubblica Ceca e Slovenia. Mentre le maggiori divergenze si verificano nell'accesso alle cure specialistiche e negli screening oncologici.
Ma il dato più eloquente è che in tutto il globo i cittadini che hanno redditi più bassi vanno meno dal dottore.
L’analisi ha riguardato sia i consulti con i medici di medicina generale che con gli specialisti, con particolare attenzione ai dentisti e al ramo oncologico, ed in tal senso agli screening per carcinoma alla mammella e cancro alla cervice uterina. Le conclusioni sono allarmanti, non tanto per ciò che riguarda i medici di famiglia, quanto per le visite specialistiche: le iniquità connesse al reddito sono particolarmente rilevanti in diversi paesi, e tra questi spiccano Francia e Spagna.
È ovvio, peraltro, che il ricorso minore ad alcuni servizi nella sanità può riverberarsi su uno stato di salute peggiore. Per tali ragioni, evidenziano gli analisti, misurare i tassi di accesso alle strutture sanitarie – che siano di base o specialistiche – e valutare i dati in base al reddito può essere il punto di partenza per capire quali sistemi sanitari funzionano e quali meno. E dunque quali popolazioni hanno migliori possibilità di rimanere in salute o di essere “curate bene” se si ammalano e quali meno.
Dev’essere precisato che l’Organizzazione internazionale già dal 2004 ha avviato questo tipo di rilevazioni evidenziando sin da subito una marcata disuguaglianza tra "ricchi" e "poveri" nell'accesso e nelle modalità di cura. Disparità che risultano essere rimaste sostanzialmente stabili fino ai giorni nostri o quasi sicuramente aggravate dalla crisi economica anche in ragione dei notevoli e generalizzati tagli alle casse della sanità pubblica.
Dei 19 paesi studiati, quasi tutti hanno raggiunto una copertura universale o quasi universale (ma comunque adeguata, secondo l’Ocse) per i servizi medici di base.
Per valutare l’importante questione dell’accesso ai servizi sanitari, l’Ocse ha individuato come parametro quello della cosiddetta equità orizzontale, principio per cui una persona che ha bisogno di una prestazione medica vi deve poter accedere a prescindere dal reddito percepito, dalla cittadinanza o dall’etnia.
Ed i risultati evidenziano le differenze tra paese e paese e quindi non è semplice fare una stima unitaria dei dati, poiché le stesse percentuali di accesso al servizio sanitario variano molto.
Ad esempio, risultano essere i francesi i più “medicalizzati”: il 91% si è sottoposto ad almeno una visita medica nell’ultimo anno, rispetto a solo il 68% degli statunitensi. Nonostante ciò, anche in queste differenze è possibile rilevare le ineguaglianze sociali in ogni nazione: queste sono più lampanti negli Usa, dove i cittadini più ricchi hanno visto in media almeno una volta il medico negli ultimi 15 mesi, mentre i più poveri hanno fatto in media una sola visita in 22 mesi; meno evidenti, ma comunque presenti in Francia, dove gli abbienti vedono il dottore quasi precisamente una volta l’anno, mentre più indigenti una volta ogni 14 mesi.
I paesi in le disuguaglianze sono state più sono state marcate sono Polonia, Stati Uniti, Finlandia e Spagna. A differenza di Gran Bretagna, Repubblica Ceca e Slovenia dove, almeno fino al 2009, gli abitanti hanno ricevuto lo stesso trattamento sanitario a prescindere dal reddito.
Ma è l’accesso alle cure specialistiche che fornisce i dati più rilevanti in tema di divergenze sociali.
Se, infatti, si leggono i dati riguardanti solo per le visite di medicina generale – per intenderci quelle che in Italia includerebbero la visita dal medico di famiglia – le iniquità spariscono in tutti i paesi considerati e, anzi, addirittura in sei nazioni su 19 (Danimarca, Belgio, Austria, Francia, Nuova Zelanda e Canada) l’accesso è maggiore per il 20% di pazienti che hanno in assoluto i redditi più bassi.
Se al contrario si prendono in considerazione le visite specialistiche la situazione è completamente ribaltata: le disuguaglianze tra cittadini più e meno abbienti in ragione dell’accesso a tali tipi di cure sono in generale a favore dei cittadini più abbienti sia nel caso della probabilità di vedere uno specialista, sia nella cadenza in cui questo accade.
Agli ultimi due posti vi sono Francia e Spagna (in quest’ultima, in particolare se si guarda al solo settore privato) mentre ancora una volta gli unici tre stari senza sostanziali diseguaglianze sono Gran Bretagna Slovenia e Repubblica Ceca. Mentre risultano essere molte di più le nazioni in cui le disparità risultano essere rilevanti: infatti, oltre a Francia e Spagna, di questa classifica negativa fanno parte anche Polonia, Canada, Ungheria, Svizzera, Estonia e Finlandia. Mentre non è stato possibile analizzare i dati di Austria, Germania, Irlanda e Stati Uniti.
In egual modo anche l’accesso alle visite odontoiatriche registra notevoli divergenze tra cittadini. Nei 19 paesi dell’indagine è stato evidenziato che le persone a più alto reddito hanno un accesso più frequente a questo tipo di cure, con le iniquità maggiori in Ungheria, Polonia, Spagna e Stati Uniti.
In ultimo, l’Ocse ha analizzato i dati rivenienti dagli screening oncologici, ed in particolare quelli per il carcinoma alla mammella e il cancro alla cervice uterina.
Anche in questo caso, le variazioni di accesso ai controlli, oltre ad essere registrate per tutti i paesi in base al reddito, variano moltissimo da paese a paese, a prescindere dal salario. Ma le divergenze in virtù del reddito sono più rilevanti nei paesi in cui non esiste un programma di prevenzione a livello nazionale.
Infatti, specie negli ultimi periodi, sono marcate le differenze in merito alla frequenza degli screening tra paese e paese. In particolare, ad esempio, negli ultimi due anni rispetto alla rilevazione sono state sottoposte a controlli per cancro al seno l’85% delle donne spagnole, così come negli ultimi 3 anni le donne statunitensi sono state sottoposte a screening per il tumore al collo dell’utero per l’85%. Gli stessi dati, per altre donne sono pessimi: in particolare preoccupa la situazione irlandese ed estone (in quest’ultimo caso i dati corrispondenti sono rispettivamente del 36% e 30%).

venerdì 20 luglio 2012

Italia condannata dalla Corte di giustizia europea: reti fognarie del trattamento delle acque reflue fuorilegge in 100 localita' dal nord al sud


Italia condannata dalla Corte di giustizia europea: reti fognarie del trattamento delle acque reflue fuorilegge in 100 localita' dal nord al sud. Carenti le reti, la gestione e la manutenzione degli impianti, che specie al Sud non tengono conto delle invasioni estive dei turisti
La Corte di giustizia europea ha bocciate le fogne all’italiana. Lo stabilisce la sentenza C565/10, pubblicata il 19 luglio dalla seconda sezione che sottolinea come il nostro Paese non risulti in regola con il trattamento delle acque reflue. Le autorità di Roma hanno violato le norme Ue sulla raccolta, il trattamento e scarico delle acque reflue urbane non rispettando i tempi stabiliti per la loro applicazione. E i giudici comunitari, in sostanza, danno ragione alla Commissione europea che nel 2009 ha avviato una procedura d’infrazione contro di noi per il mancato rispetto delle norme Ue in decine di comuni italiani con una popolazione uguale o superiore ai 15 mila abitanti. Nel mirino ci sono soprattutto località del Sud.
Acri, Siderno, Bagnara Calabra, Bianco, Castrovillari, Crotone, Santa Maria del Cedro, Lamezia Terme, Mesoraca, Montebello Ionico, Motta San Giovanni, Reggio Calabria, Rende, Rossano, Scalea, Sellia Marina, Soverato, Strongoli (Calabria), Cervignano del Friuli (Friuli-Venezia Giulia), Frascati (Lazio), Porto Cesareo, Supersano, Taviano (Puglia), Misterbianco e altri, Aci Catena, Adrano, Catania e altri, Giarre-Mascali-Riposto e altri, Caltagirone, Aci Castello, Acireale e altri, Belpasso, Gravina di Catania, Tremestieri Etneo, San Giovanni La Punta, Agrigento e periferia, Porto Empedocle, Sciacca, Cefalù, Carini e ASI Palermo, Palermo e frazioni limitrofe, Santa Flavia, Augusta, Priolo Gargallo, Carlentini, Scoglitti, Marsala, Messina 1, Messina e Messina 6 (Sicilia), aventi un numero di abitanti equivalenti superiore a 15 000 e che scaricano in acque recipienti non considerate «aree sensibili» ai sensi dell’articolo 5 della direttiva 91/271/CEE, del Consiglio, del 21 maggio 1991, concernente il trattamento delle acque reflue urbane, come modificata dal regolamento (CE) n. 1137/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2008, siano provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane, conformemente all’articolo 3 di tale direttiva, di prendere le disposizioni necessarie per garantire che, negli agglomerati di Lanciano-Castel Frentano (Abruzzo), Acri, Siderno, Bagnara Calabra, Castrovillari, Crotone, Montebello Ionico, Motta San Giovanni, Reggio Calabria, Rossano (Calabria), Battipaglia, Benevento, Capaccio, Capri, Ischia, Casamicciola Terme, Forio, Massa Lubrense, Napoli Est, Vico Equense (Campania), Trieste-Muggia-San Dorligo (Friuli-Venezia Giulia), Albenga, Borghetto Santo Spirito, Finale Ligure, Imperia, Santa Margherita Ligure, Quinto, Rapallo, Recco, Riva Ligure (Liguria), Casamassima, Casarano, Porto Cesareo, San Vito dei Normanni, Supersano (Puglia), Misterbianco e altri, Scordia-Militello Val di Catania, Palagonia, Aci Catena, Giarre-Mascali-Riposto e altri, Caltagirone, Aci Castello, Acireale e altri, Belpasso, Gravina di Catania, Tremestieri Etneo, San Giovanni La Punta, Macchitella, Niscemi, Riesi, Agrigento e periferia, Favara, Palma di Montechiaro, Menfi, Porto Empedocle, Ribera, Sciacca, Bagheria, Cefalù, Carini e ASI Palermo, Misilmeri, Monreale, Santa Flavia, Termini Imerese, Trabia, Augusta, Avola, Carlentini, Ragusa, Scicli, Scoglitti, Campobello di Mazara, Castelvetrano 1, Triscina Marinella, Marsala, Mazara del Vallo, Barcellona Pozzo di Gotto, Capo d’Orlando, Furnari, Giardini Naxos, Consortile Letojanni, Pace del Mela, Piraino, Roccalumera, Consortile Sant’Agata Militello, Consortile Torregrotta, Gioiosa Marea, Messina 1, Messina 6, Milazzo, Patti e Rometta (Sicilia), aventi un numero di abitanti equivalenti superiore a 15 000 e che scaricano in acque recipienti non considerate «aree sensibili» ai sensi dell’articolo 5 della direttiva 91/271, come modificata dal regolamento n. 1137/2008, le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie siano sottoposte ad un trattamento conforme all’articolo 4, paragrafi 1 e 3, di tale direttiva; di prendere le disposizioni necessarie affinché la progettazione, la costruzione, la gestione e la manutenzione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane realizzati per ottemperare ai requisiti fissati agli articoli 4 7 della direttiva 91/271, come modificata dal regolamento n. 1137/2008, siano condotte in modo da garantire prestazioni sufficienti nelle normali condizioni climatiche locali e affinché la progettazione degli impianti tenga conto delle variazioni stagionali di carico negli agglomerati di Lanciano-Castel Frentano (Abruzzo), Acri, Siderno, Bagnara Calabra, Castrovillari, Crotone, Montebello Ionico, Motta San Giovanni, Reggio Calabria, Rossano (Calabria), Battipaglia, Benevento, Capaccio, Capri, Ischia, Casamicciola Terme, Forio, Massa Lubrense, Napoli Est, Vico Equense (Campania), Trieste-Muggia-San Dorligo (Friuli-Venezia Giulia), Albenga, Borghetto Santo Spirito, Finale Ligure, Imperia, Santa Margherita Ligure, Quinto, Rapallo, Recco, Riva Ligure (Liguria), Casamassima, Casarano, Porto Cesareo, San Vito dei Normanni, Supersano (Puglia), Misterbianco e altri, Scordia-Militello Val di Catania, Palagonia, Aci Catena, Giarre-Mascali-Riposto e altri, Caltagirone, Aci Castello, Acireale e altri, Belpasso, Gravina di Catania, Tremestieri Etneo, San Giovanni La Punta, Macchitella, Niscemi, Riesi, Agrigento e periferia, Favara, Palma di Montechiaro, Menfi, Porto Empedocle, Ribera, Sciacca, Bagheria, Cefalù, Carini e ASI Palermo, Misilmeri, Monreale, Santa Flavia, Termini Imerese, Trabia, Augusta, Avola, Carlentini, Ragusa, Scicli, Scoglitti, Campobello di Mazara, Castelvetrano 1, Triscina Marinella, Marsala, Mazara del Vallo, Barcellona Pozzo di Gotto, Capo d’Orlando, Furnari, Giardini Naxos, Consortile Letojanni, Pace del Mela, Piraino, Roccalumera, Consortile Sant’Agata Militello, Consortile Torregrotta, Gioiosa Marea, Messina 1, Messina 6, Milazzo, Patti e Rometta (Sicilia), è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza degli articoli 3, 4, paragrafi 1 e 3, e 10 della direttiva 91/271, come modificata dal regolamento n. 1137/2008.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sono tre i tipi di censure che i magistrati muovono all’Italia: vi sono agglomerati in cui bisogna innanzitutto garantire la previsione di reti fognarie per le acque reflue urbane; ve ne sono altri in cui le acque confluiscono sì nelle fogne, ma non vengono trattate; vi sono infine agglomerati in cui bisogna essere in grado di offrire prestazioni sufficienti nelle normali condizioni climatiche locali e affinché la progettazione degli impianti tenga conto delle variazioni stagionali di carico, come ad esempio d’estate, quando molte località sono prese d’assalto dai turisti.
La direttiva 91/271, ricostruiscono i giudici Ue, concerne la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane, nonché il trattamento e lo scarico delle acque reflue originate da alcuni settori industriali. La direttiva ha lo scopo di proteggere l'ambiente dalle ripercussioni negative provocate dagli scarichi di acque reflue. Gli Stati membri dovevano provvedere entro il 31 dicembre 2000 affinché tutti gli agglomerati con un numero di abitanti equivalenti o superiore a 15 000 (aree in cui la popolazione o le attività economiche sono sufficientemente concentrate da rendere possibile la raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane verso un impianto di trattamento) fossero provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane. Inoltre gli Stati membri dovevano anche provvedere entro il 31 dicembre 2000 affinché, per tutti gli scarichi provenienti da agglomerati con oltre 15 mila abitanti, le acque reflue urbane fossero sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento secondario (che avviene mediante un processo che in genere comporta un trattamento biologico con sedimentazioni secondarie).
La direttiva prevede che la progettazione, la costruzione, la gestione e la manutenzione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane devono essere condotte in modo da garantire prestazioni sufficienti nelle normali condizioni climatiche locali. La progettazione degli impianti deve tenere conto inoltre delle variazioni stagionali di carico e deve lasciare la possibilità di prelevare campioni rappresentativi sia delle acque reflue in arrivo sia dei liquami trattati, prima del loro scarico nelle acque recipienti (12 è il numero minimo annuo dei campioni da raccogliere nel corso dell'anno). La Commissione ha dunque avviato una procedura di infrazione contro l'Italia nel 2009 in quanto vari agglomerati non si erano ancora adeguati agli obblighi sulla raccolta, trattamento e scarico delle acque reflue urbane. E oggi i giudici Ue confermano che il nostro Paese ha violato le regole.

giovedì 19 luglio 2012

Gli incidenti di annegamento colpiscono in Italia circa 400 persone l’anno. Sono i dati forniti dall’Istituto superiore di sanità registrano una forte


Gli incidenti di annegamento colpiscono in Italia circa 400 persone l’anno. Sono i dati forniti dall’Istituto superiore di sanità registrano una forte diminuzione dagli anni ’70 che sembra essersi stabilizzata negli ultimi 10 anni. Gli incidenti si concentrano soprattutto nel periodo estivo e, un ruolo fondamentale, è svolto dai bagnini che solo nel 2011 hanno salvato 180 persone.
Nell’estate del 2011 su tre tratti del litorale italiano sono state soccorse da bagnini, e quindi salvate, 180 persone, molte delle quali sarebbero andate incontro ad una morte certa". Questi tratti hanno un’estensione di alcune decine di km, mentre soltanto il litorale marino nazionale ha una lunghezza di oltre 7.000 km.
Poiché questi eventi si concentrano principalmente nei tre mesi estivi, l’effettivo impatto del fenomeno rapportato al periodo "efficace" è molto più alto di quanto non ne riveli il numero complessivo degli annegati. Lo stesso ISS specifica, inoltre, che i 3/4 degli eventi segnalati è accaduto solo negli ultimi 3 mesi e quindi riguarda più che altro turisti. Tuttavia, ha precisato che tali cifre non costituiscono una sorpresa, tenuto conto della grande estensione delle coste italiane, ma semmai stupisce l’aumento di annegamenti nei fiumi, laghi e canali che costituisce un vero e proprio boom negativo anche in considerazione del minor numero di frequentatori delle acque cosiddette interne.
Che invece sia possibile prevenire questi incidenti è dimostrato dai dati resi disponibili dall’Istituto. Il ruolo dei bagnini è indubbiamente enorme. Dove sono presenti i bagnini, come emerge dal rapporto, è difficile che si verifichino incidenti tali da comportare annegamenti. Per lo più le persone vengono soccorse e salvate. Ancora di più la presenza di un bagnino induce ad un comportamento corretto e rappresenta un ulteriore valore aggiunto per i fruitori della spiaggia.
Nelle spiagge dove non è garantita la presenza dei bagnini e soprattutto nelle spiagge libere, sprovviste in generale di qualsiasi forma di sorveglianza e assistenza, i bagnanti dovrebbero essere informati dei pericoli presenti.
I tratti italiani con i più alti numeri di decessi per annegamento riguardano la costa adriatica centro settentrionale da San Benedetto del Tronto a Trieste alcune aree della costa sud della Puglia, la Liguria tra San Remo e Savona, la Toscana tra Carrara e Piombino, il Lazio tra Fiumicino e Terracina, la Campania tra Castel Volturno e Acropoli, la Sicilia nella costa sud-orientale e a Palermo, e la Sardegna lungo la costa meridionale".
Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ritiene utile ribadire queste tragiche cifre per riportare l’attenzione su un fenomeno che secondo i dati disponibili, causa circa 380-390 decessi e 440-450 ricoveri l’anno in Italia, costituendo, peraltro, la terza causa di morte accidentale dopo i sinistri stradali e le cadute e per sensibilizzare i cittadini e gli enti deputati ai controlli di diritto privato o pubblico che siano, al fine di poter porvi un argine anche perché nella fattispecie le cause principali di annegamento sono da rinvenirsi nell’imperizia e nella sottovalutazione dei pericoli, spesso associate a malori improvvisi.
In primo luogo, al di là del richiamo a tutti i cittadini ad osservare alcune regole fondamentali che riguardano la tutela della propria persona, tipo di non sfidare il mare grosso o non nuotare in mare aperto se non si è esperti nuotatori, non farsi il bagno dopo mangiato o se non ci si sente bene, non affrontare la corrente di torrenti e fiumi, un particolare riferimento ed un appello all’attenzione dev’essere rivolto nei confronti dei genitori o tutori di figli minori, poiché troppo spesso la mancata sorveglianza dei bambini è causa di conseguenze tragiche in mare o nelle acque interne.
In secondo luogo, si pone l’ulteriore problema della scarsa sorveglianza in determinate parti del territorio nazionale da parte di personale appositamente addestrato. La probabilità che tali tipi d’incidenti accadano, infatti, si riduce progressivamente nelle zone vigilate da bagnini.
L’auspicio è che venga adottata una normativa nazionale che estenda l’obbligo di vigilanza attraverso l’utilizzo di bagnini su tutta la costa dei comuni rivieraschi e non solo nelle spiagge attrezzate.
In un Paese a vocazione turistica qualche piccola torretta alla “Baywatch” sulle nostre spiagge che vigili sui cittadini e per la tutela dell’ambiente costiero, non guasterebbe.

Abbattiamo il Regina Pacis a San Foca di Melendugno (Lecce): la saracinesca sul mare che cancella ancora l’orizzonte


Abbattiamo il Regina Pacis a San Foca di Melendugno (Lecce): la saracinesca sul mare che cancella ancora l’orizzonte. No all’hotel a “5 stelle”. Appello alla curia, proprietaria della struttura, al comune di Melendugno e alla famiglia Semeraro. Lo “Sportello dei Diritti” pronto per la mobilitazione

È una notizia che fa accapponare la pelle quella secondo cui quell’ecomostro sul litorale tra San Foca e Torre dell’Orso a Lecce che è considerato ormai come un “lager” in rovina, il famigerato Regina Pacis che di “pacis” ha solo il nome, sarà trasformato in albergo di lusso a 5 stelle, 214 posti letto in 50 camere più residenze turistiche, più piscina che lambisce la recinzione, più seminterrato.
Le conferme sono arrivate direttamente dal sindaco di Melendugno, comune su cui insiste la struttura e che in mattinata nel corso di un’intervista ha dettagliato anche l’insieme dell’operazione che porterebbe nelle casse del comune ben 250.000 euro mentre in quelle della curia di Lecce, proprietaria della struttura, quella che è già considerata da tanti come una cifra irrisoria di circa 750,00 euro a fronte dell’inestimabile valore dato solo dal luogo cui è situato il grande complesso.
Vale la pena solo ricordare, che il colosso di cemento, utilizzato sino a qualche anno fa come Centro di Permanenza Temporanea per migranti e quindi destinato a restare nelle cronache nere come una macchia indelebile sul significato di accoglienza che i salentini hanno da sempre espresso, rappresenta da decenni un pugno nell’occhio per tutti i cittadini che percorrono la litoranea adriatica.
Al di là delle cifre, Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” riporta l’attenzione sul significato sociale che rappresenterebbe la trasformazione di un edificio che oltreché rappresentare un’obbrobriosa “saracinesca” sul mare in un punto ameno del litorale adriatico, riporta un significato storico culturale assolutamente negativo per la collettività salentina, tanto da ribadire la necessità del definitivo abbattimento della struttura perché non è con la realizzazione di alberghi di lusso che si dimostra di ambire allo sviluppo della propria terra, ma con la dimostrazione di una cultura sociale avanzata che sà condannare i gravi errori del passato, come quello di aver consentito l’esistenza sul proprio territorio di un vero e proprio “lager” per migranti, colpevoli, solo di essere in uno stato di clandestinità.
Per tali ragioni riteniamo necessario rivolgere un accorato appello alla curia arcivescovile di Lecce nella persona di Sua Eccellenza Monsignor D’Ambrosio, dell’amministrazione comunale di Melendugno, in quella del sindaco Marco Potì, e alla famiglia Semeraro affinché, facciano tutti un passo indietro.
In caso contrario, al fine di sensibilizzare le parti in causa, ed in primis l’arcivescovo, riteniamo utile lanciare una mobilitazione nei confronti di tutte le associazioni ambientaliste, i comitati, partiti politici e semplici cittadini che vogliono far tornare fruibile alla collettività, dopo decenni e decenni, quella porzione di litorale salentino per far rimuovere per sempre quell’ecomostro che tanto dolore e tragedie umane ci ricorda con la sua inesorabile presenza.

mercoledì 18 luglio 2012

Gli effetti della crisi sulle famiglie italiane: anche le spese condominiali diventate insostenibili.


Gli effetti della crisi sulle famiglie italiane: anche le spese condominiali diventate insostenibili.
Le posizioni debitorie così diffuse che in alcuni condomini viene pubblicato l’elenco dei debiti. Attenzione agli amministratori e ai coinquilini per la violazione della privacy

Un capitolo di spesa delle famiglie italiane è spesso trascurato dagli analisti per esempio nel calcolo dell’inflazione anche dai cosiddetti “panieri” dell’ISTAT e da chi sta osservando la crisi, ma costituisce un carico sempre più pesante per i nostri concittadini: quello delle spese condominiali.
La gran parte delle famiglie italiane, sin da quando il Nostro Paese è passato da un’economia prevalentemente agricola sino a diventare una nazione industrializzata ha scelto, per forza di cose, la convivenza, spesso forzata, all’interno dei condomini, ove sovente il vivere insieme non è semplice per molteplici ragioni che derivano dalla stessa sussistenza negli edifici di parti comuni.
Ma la crisi degli ultimi anni, aggravatasi in quello corrente, ha portato alla ribalta, specie delle tasche dei cittadini, l’esosità e la crescita esponenziale degli oneri per la gestione del condominio, con aggravi che sono diventati insostenibili per una grande fascia della popolazione.
La prova, che viene segnalata da alcuni cittadini a Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, è data dalla prassi invalsa di esporre al pubblico passaggio, magari esponendolo dentro o vicino all’ascensore o nell’apposita bacheca degli annunci condominiali, quando è presente, la sussistenza di debiti a carico dell’amministrazione o nei confronti della stessa da parte dei singoli condomini.
Nei casi evidenziati non si tratta, almeno ce lo auguriamo, di liste di proscrizione con i dati dei debitori, che in tal caso potrebbero comportare una segnalazione all’autorità garante per la privacy con conseguenti e pesanti sanzioni per chi espone tali elementi, ma dell’ennesimo segnale di quanto sia diventato pesante il carico fisso mensile per ogni famiglia italiana.

Cassazione penale: multa di 1.200 euro al nudista che prende il sole in una spiaggia frequentata da bagnanti non consenzienti


Cassazione penale: multa di 1.200 euro al nudista che prende il sole in una spiaggia frequentata da bagnanti non consenzienti

Con la sentenza 28990 del 18 luglio 2012, che Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” evidenzia, la Corte di Cassazione penale ha dichiarato inammissibile il ricorso di un nudista contro la decisione del giudice di Pace di Taormina che lo ha dichiarato colpevole di aver preso il sole nudo presso una spiaggia frequentata da molti bagnanti in costume, condannandolo al pagamento di 1.200 euro di ammenda. Questa volta gli ermellini hanno stabilito che è il carattere pubblico dello spazio che rende evidente la consapevolezza della condotta anomala. Nel caso in questione la terza sezione penale ha ritenuto infondata la tesi della difesa basata sulla convinzione del 39enne di trovarsi, vista la presenza di altri nudisti, in una zona naturalista, quindi senza coscienza e volontà di violare le norme, dato che il lido, non recintato, era notoriamente da anni frequentato anche da nudisti. Secondo gli ermellini, al riguardo, «è da escludere che la nudità integrale, a causa dell’evolversi del comune sentimento, non sia più idonea a provocare turbamento nella comunità attuale, giacché essa può essere tollerata solo nella particolare situazione di campi di nudisti, riservata a soggetti consenzienti, ma non in luoghi pubblici o aperti o esposti al pubblico, dove è percepibile da tutti, anche da bambini e da adulti non consenzienti». Poichè, essendo la spiaggia frequentata in maggioranza da bagnanti adulti e minori con costume, mentre i nudisti erano in numero ridotto e sparso, contestualmente al «carattere pubblico dello spazio e alla sua non delimitazione», dovevano far percepire al giovanotto la condotta anti-giuridica e illecita con la conseguente punibilità del reato di natura contravvenzionale. Una decisione esemplare, quindi, per cui si rischia una ammenda di 1.200 euro.

martedì 17 luglio 2012

Acquisti online in UE: risoluzione dei contenziosi a costo zero in 90 gg per legge


Il commercio elettronico si sta diffondendo anche in Italia tramite realtà imponenti, come eBay ad esempio, e grazie a sistemi di pagamento ritenuti sicuri, su internet si può ormai comprare veramente di tutto ma sono ancora molte le criticità che i consumatori incontrano quando fanno un acquisto on line.
Una delle cause principali è la poca trasparenza su reclami e contenziosi. Per tutelare maggiormente chi sfrutta il canale Internet per fare acquisti, il Parlamento Europeo ha appena approvato una nuova procedura alternativa di risoluzione, che sarà più rapida, semplice e online.
Infatti martedì 10 luglio la commissione parlamentare al Mercato interno ha adottato emendamenti a rinforzo di due progetti di legge sul regolamento extragiudiziario delle controversie (ADR) e sulla risoluzione delle controversie online dei consumatori (ODR). L’obiettivo? Tutelare i consumatori europei mentre acquistano su siti internet di altri paesi.
Il regolamento extragiudiziario delle controversie (ADR) permette la risoluzione dei litigi attraverso procedure di mediazione, conciliazione o arbitrato che esistono già in molti stati membri UE. Ma la mancanza d’informazione e pratiche commerciali diverse rendono questo meccanismo poco trasparente per i consumatori. Gli eurodeputati vogliono dunque che il sistema ADR sia messo a disposizione dei consumatori gratuitamente o a un «costo simbolico», e i contenziosi dovranno essere risolti entro 90 giorni. Il testo prevede che i siti web che offrono un servizio di vendita siano obbligati a informare i consumatori sul sistema ADR e sulla maniera di contattarli.
Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” evidenzia che per quanto riguarda le transazioni transfrontaliere online, si applica la risoluzione delle controversie online dei consumatori (ODR), un servizio che permetterà di guadagnare la fiducia dei consumatori in UE.
Per i casi di litigio sugli acquisti online, è inoltre prevista una piattaforma web disponibile in tutte le lingue dell’UE. Disponibile a partire dal sito “La tua Europa”, questa pagina web indicherà ai consumatori la soluzione più adatta alle loro richieste.

Salute: biberon e borracce utilizzate dagli sportivi a rischio Bisfenolo A


Lo “Sportello dei Diritti” ha da tempo avviato un’attività informativa sui rischi dei prodotti plastici che contengono il Bisfenolo A, meglio conosciuto come BPA, che è un composto organico da tempo sul banco degli imputati delle sostanze a rischio per la probabili correlazioni in numerose malattie dello sviluppo sessuale maschile nel feto, e nel calo di fertilità nell'uomo adulto, in quanto altererebbe l'attività dell'apparato endocrino, attivando i recettori degli ormoni specie in dosaggi elevati.
Come è noto, il BPA è una molecola utilizzata in associazione con altri tipi di composti per produrre plastiche e resine. Tra queste, spicca su tutte il policarbonato, una plastica assai comune rigida e trasparente impiegata in particolare per la produzione di ogni genere di contenitore ad uso alimentare come le bottiglie per le bevande, i biberon, le stoviglie di plastica. Tracce della sostanza sono presenti anche nelle resine epossidiche in uso per produrre pellicole e rivestimenti protettivi per le lattine.
L’allarme destato nella comunità scientifica sui rischi del BPA derivano dal fatto che lo stesso sia in grado di migrare, anche se in quantità infinitesimali, nei cibi e nelle bevande conservati nei materiali che lo contengono. Tant’è che l’UE con la direttiva 2011/8/UE, già dal marzo 2011 ha vietato la produzione e dal 1 giugno dello stesso anno la messa in commercio dei biberon che contengono BPA, mentre alcuni paesi stanno valutando la messa al bando di tutti i prodotti per alimenti composti con la materia in questione.
Uno di questi stati è la Svezia che potrebbe essere il primo paese al mondo ad eliminare completamente il BPA dal packaging degli alimenti.
Dal punto di vista scientifico, la migrazione di BPA è stata dimostrata soprattutto per quei materiali che entrano in contatto con gli alimenti come il policarbonato e i rivestimenti interni a base di resine epossidiche in imballaggi metallici per conserve alimentari e bevande così come confermato dalla Chemical Agency (KEMI) e dal National Food Administration (SLV).
Basti pensare che anche le borracce utilizzate dagli sportivi non sono esenti dalla presenza del Bisfenolo A, tant’è che alcuni produttori di borracce per marcare la differenza con gli altri hanno già lanciato, per i loro prodotto, lo slogan "Bpa free", specificando sui loro cataloghi che "gli elementi che compongono la borraccia sono completamente privi di Bpa (Bisfenolo A)".
Tra le altre ricerche che dovrebbero indurre l’abbandono dell’utilizzo del BPA nell’industria delle confezioni alimentari, Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” segnala quella di un team cinese che avrebbe scoperto che il composto è in diretta correlazione con la possibilità di favorire negli uomini oltre i quarant’anni, lo sviluppo del grasso addominale.

lunedì 16 luglio 2012

Droga contaminata dall’antrace, è allarme


A partire dal 10 luglio 2012, sono stati segnalati altri due nuovi casi di antrace tra i consumatori di stupefacenti in Danimarca e Francia oltre ai tre casi in Germania. Questi nuovi episodi si sono manifestati contemporaneamente tra l’inizio di giugno 2012 e l’11 luglio 2012. Un paziente in Danimarca è morto l’8 luglio. Queste nuove informazioni sono state fornite dall’ECDC e l' Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT) che hanno elevato lo stato di allerta.
I primi due casi accaduti in Germania sono probabilmente collegati tra loro attraverso l'esposizione di eroina contaminata da un ceppo identico di anthracis Bacillus. Il terzo caso tedesco non può essere confermato anche se ci sono anche alcune prove di laboratorio che il ceppo potrebbe essere identico al ceppo iniziale. Il collegamento dei due casi restanti, anche se è probabile, deve essere confermato tramite tipizzazione molecolare.
Il rischio di esposizione per i consumatori di eroina in Europa presumibilmente è ancora presente e quindi non è escluso che nel prossimo futuro saranno identificati ulteriori casi.
Anche le autorità inglesi hanno lanciato un avvertimento di pericolo ai tossicodipendenti in Europa per una probabile partita di eroina contaminata in circolazione. Le autorità sanitarie britanniche, Health Protection Agency (Hpa), hanno confermato un nuovo caso di contaminazione a Londra con la micidiale spora, l'antrace che è usato anche per produrre armi biologiche.
Finora le persone contaminate, con il caso denunciato oggi, sono due in Inghilterra, 24 in Scozia. Dodici finora le persone morte da quando è stato segnalato il primo caso in Scozia in dicembre.
Come antrace normalmente è estremamente raro che l'antrace possa essere trasmesso da una persona all'altra e pertanto il rischio per la popolazione in generale è trascurabile.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” potrebbe arrivare anche qui in Italia una partita di eroina-killer contaminata con l’antrace e proveniente dall’Afghanistan. Per cui lancia un appello a tutti coloro che fanno uso di eroina da iniettare di essere estremamente vigili e di cercare subito assistenza medica se avvertono i primi sintomi d'infezione (da antrace), come rossore, gonfiore o febbre alta, sintomi influenzali improvvisi o forte mal di testa.