venerdì 31 maggio 2019

Attrezzi da pesca abbandonati in mare uccidono una megattera

Attrezzi da pesca abbandonati in mare uccidono una megattera: trovata senza vita su una spiaggia scozzese dopo essere rimasta impigliata in una corda da pesca. Foto strazianti mostrano una balena morta su una spiaggia scozzese dopo essere rimasta impigliata in una corda di un galleggiante della rete da pesca. A scioccare la Scozia è una enorme megattera che è stato trovata morta su una spiaggia dopo essere stata avvistata alla deriva dalla costa di Scrabster, ieri a Caithness in Scozia. Secondo gli ambientalisti è altamente probabile che sia morta tra "indicibili sofferenze". Quando l'esemplare lungo 10 metri di questa specie, già a rischio d'estinzione, è stato ritrovato senza vita sul litorale non si aveva idea di quale fosse esattamente la causa della morte. Gli ambientalisti hanno ipotizzato, anche se l'esame autoptico non è stato ancora eseguito, che la causa della morte è stata determinata da una corda a cui era legata una boa arancione di segnalazione delle reti da pesca, in cui si è impigliata il mammifero per giorni, forse per settimane, impedendone i movimenti e causando la sua morte. Davanti all'ennesimo caso avvenuto in Scozia in quest'ultimi mesi, gli ambientalisti, di concerto con il Ministero dell'ambiente scozzese, hanno lanciato in queste ore una campagna per tentare di porre un freno all'abbandono in mare di reti e attrezzature da pesca che secondo la International Whale Commission causano la morte di 300.000 tra balene e delfini ogni anno nel mondo. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è l'ennesimo esemplare, che il mare ha restituito, uccisa dalla nostra incuria per l'ambiente. Uno dei problemi in ambito di conservazione degli habitat e tutela della comunità faunistica che affliggono i nostri mari.

Attrezzi da pesca abbandonati in mare uccidono una megattera

Attrezzi da pesca abbandonati in mare uccidono una megattera: trovata senza vita su una spiaggia scozzese dopo essere rimasta impigliata in una corda da pesca. Foto strazianti mostrano una balena morta su una spiaggia scozzese dopo essere rimasta impigliata in una corda di un galleggiante della rete da pesca. A scioccare la Scozia è una enorme megattera che è stato trovata morta su una spiaggia dopo essere stata avvistata alla deriva dalla costa di Scrabster, ieri a Caithness in Scozia. Secondo gli ambientalisti è altamente probabile che sia morta tra "indicibili sofferenze". Quando l'esemplare lungo 10 metri di questa specie, già a rischio d'estinzione, è stato ritrovato senza vita sul litorale non si aveva idea di quale fosse esattamente la causa della morte. Gli ambientalisti hanno ipotizzato, anche se l'esame autoptico non è stato ancora eseguito, che la causa della morte è stata determinata da una corda a cui era legata una boa arancione di segnalazione delle reti da pesca, in cui si è impigliata il mammifero per giorni, forse per settimane, impedendone i movimenti e causando la sua morte. Davanti all'ennesimo caso avvenuto in Scozia in quest'ultimi mesi, gli ambientalisti, di concerto con il Ministero dell'ambiente scozzese, hanno lanciato in queste ore una campagna per tentare di porre un freno all'abbandono in mare di reti e attrezzature da pesca che secondo la International Whale Commission causano la morte di 300.000 tra balene e delfini ogni anno nel mondo. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è l'ennesimo esemplare, che il mare ha restituito, uccisa dalla nostra incuria per l'ambiente. Uno dei problemi in ambito di conservazione degli habitat e tutela della comunità faunistica che affliggono i nostri mari.

Attrezzi da pesca abbandonati in mare uccidono una megattera

Attrezzi da pesca abbandonati in mare uccidono una megattera: trovata senza vita su una spiaggia scozzese dopo essere rimasta impigliata in una corda da pesca. Foto strazianti mostrano una balena morta su una spiaggia scozzese dopo essere rimasta impigliata in una corda di un galleggiante della rete da pesca. A scioccare la Scozia è una enorme megattera che è stato trovata morta su una spiaggia dopo essere stata avvistata alla deriva dalla costa di Scrabster, ieri a Caithness in Scozia. Secondo gli ambientalisti è altamente probabile che sia morta tra "indicibili sofferenze". Quando l'esemplare lungo 10 metri di questa specie, già a rischio d'estinzione, è stato ritrovato senza vita sul litorale non si aveva idea di quale fosse esattamente la causa della morte. Gli ambientalisti hanno ipotizzato, anche se l'esame autoptico non è stato ancora eseguito, che la causa della morte è stata determinata da una corda a cui era legata una boa arancione di segnalazione delle reti da pesca, in cui si è impigliata il mammifero per giorni, forse per settimane, impedendone i movimenti e causando la sua morte. Davanti all'ennesimo caso avvenuto in Scozia in quest'ultimi mesi, gli ambientalisti, di concerto con il Ministero dell'ambiente scozzese, hanno lanciato in queste ore una campagna per tentare di porre un freno all'abbandono in mare di reti e attrezzature da pesca che secondo la International Whale Commission causano la morte di 300.000 tra balene e delfini ogni anno nel mondo. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è l'ennesimo esemplare, che il mare ha restituito, uccisa dalla nostra incuria per l'ambiente. Uno dei problemi in ambito di conservazione degli habitat e tutela della comunità faunistica che affliggono i nostri mari.

Un fungo OGM potrebbe debellare la malaria

Un fungo OGM potrebbe debellare la malaria. Gli scienziati hanno modificato geneticamente un fungo, permettendogli di uccidere più rapidamente le zanzare portatrici della malattia, spiegano la BBC e il Guardian. La scoperta è stata pubblicata da Science. Potrebbe un ragno e un fungo alla fine debellare la malaria? Ciò è suggerito da un esperimento condotto in Burkina Faso da ricercatori dell'Università americana del Maryland, che ha ridotto le popolazioni di zanzare, che trasmettono la malattia, del 99% in soli 45 giorni, spiegano la BBC e il Guardian. Questo potrebbe essere un importante passo avanti nella lotta contro la malattia. Per i loro test, i ricercatori hanno selezionato un fungo chiamato Metarhizium pingshaense che infetta naturalmente le zanzare che trasportano la malaria. Lo hanno geneticamente modificato integrando una tossina dal veleno di una specie di ragno originario dell'Australia. I risultati hanno mostrato che il fungo OGM potrebbe uccidere le zanzare più velocemente rilasciando la tossina dopo averla ingerita. I ricercatori hanno iniziato i loro esperimenti con 1.500 zanzare. Alcune di loro sono state esposte al fungo letale: dopo 45 giorni ne sono rimaste solo 13, mentre il numero di insetti non esposti è notevolmente aumentato allo stesso tempo, in base ai risultati pubblicati sulla rivista Science. "Il fungo transgenico ha rapidamente distrutto la popolazione di zanzare in sole due generazioni", ha replicato il dott. Brian Lovett, alla BBC. I test hanno dimostrato che questo fungo non è mortale per altri insetti, come le api. "Il nostro obiettivo non è quello di causare l'estinzione delle zanzare, ma di fermare la trasmissione della malaria nella regione", ha detto il dott. Brian Lovett. Questo metodo è ancora in fase di studio e molti ostacoli normativi devono ancora essere superati per estendere i test ad altre regioni, dice il Guardian. Il quotidiano britannico aggiunge che sono necessari nuovi strumenti per combattere la malaria, mentre le zanzare sono sempre più resistenti agli insetticidi. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, nel 2017 ci sono 219 milioni di casi di malaria in 87 paesi. Questa malattia è stata la causa di 435.000 morti nel mondo nello stesso anno.

Air France: listeria in sandwich al tonno. Sono interessati nove voli a lungo raggio che sono partiti da Parigi dal 21 al 24 maggio.

Air France: listeria in sandwich al tonno. Sono interessati nove voli a lungo raggio che sono partiti da Parigi dal 21 al 24 maggio. È stata Air France ad annunciare la brutta notizia ai suoi clienti questo venerdì, la presenza di listeria in sandwich al tonno offerti su nove voli a lungo raggio, tra il 21 e il 24 maggio. Tuttavia, la società afferma che nessun caso di listeriosi è stato segnalato fino ad oggi. "Nell'ambito delle procedure di controllo che garantiscono la qualità dei prodotti alimentari distribuiti a bordo dei propri voli, Servair, fornitore di servizi di catering a bordo, ha informato Air France della presenza di listeria in un panino al tonno self-service (buffet a bordo) ", afferma la compagnia aerea. I panini sono stati offerti in classe economica e premium in nove voli a lungo raggio da Parigi a Dubai, Reunion, Accra, N'Djamena, Bamako e Abuja. Air France garantisce che tutti i prodotti Air Food, il fornitore interessato, siano stati ritirati dai suoi servizi. "Ad oggi, nessun caso è stato segnalato ad Air France o Servair", aggiunge la compagnia. La listeriosi, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è una malattia potenzialmente grave, specialmente nei bambini, negli anziani e nelle donne incinte, il cui tempo di incubazione può arrivare fino a otto settimane. Può includere la febbre, possibilmente accompagnata da mal di testa. L'infezione è trasmessa principalmente dall'ingestione di cibo contaminato. Air France, che si è scusata per l'accaduto, raccomanda ai clienti con questi sintomi di consultare il proprio medico.

Allarme Porsche, nelle Panamera il software del servosterzo potrebbe essere difettoso.

Allarme Porsche, nelle Panamera il software del servosterzo potrebbe essere difettoso. Rapex segnala lotto supercar prodotte con componente difettoso Panamera, una delle supercar della Porsche, è stata segnalata per un grave problema tecnico che potrebbe potenzialmente creare 'situazioni di guida non sicure'. L'avviso è inserito nel bollettino del 31 maggio del Rapex - Rapid Alert System for non-food dangerous products - il sistema di segnalazioni istituito dalla Commissione Europea. Il richiamo che sta per essere attuato da Porsche riguarda le Panamera (numero di omologazione: e13 * 2007/46 * 0971 * 00 - * 05; tipo: PDE; modello 971) costruite tra il 21 marzo 2016 e il 6 dicembre 2018 e, come si legge alla segnalazione A12 / 0818/19, si riferisce al "software del servosterzo che potrebbe essere difettoso Ciò potrebbe causare un guasto sporadico del servosterzo, aumentando il rischio di incidenti''. E il bollettino Rapex conclude sinteticamente ''non si possono escludere condizioni di guida non sicure''. Pur non essendoci stati incidenti - segnala Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”- è consigliabile che i proprietari di questa auto prestino la massima attenzione e che si rivolgano subito alle autofficine autorizzate o ai Concessionari Porsche Italia nel caso in cui la propria autovettura corrisponda ai lotti in questione. La difettosità segnalata è potenzialmente ancora più rischiosa se si pensa che la 918 Spyder dispone (sommando la potenza del motore termico e dell'unità elettrica) di ben 887 Cv, che l'accelerazione da 0 a 100 km/h si può realizzare in 2,6 secondi e che la velocità massima è di 345 km/h.

Allergene non dichiarato, Ministero della salute segnala richiama brodo granulare istantaneo funghi e dado brodo funghi porcini

Allergene non dichiarato, Ministero della salute segnala richiama brodo granulare istantaneo funghi e dado brodo funghi porcini. Rischio per i consumatori allergici La tutela del consumatore e la sua salute, prima di tutto. Cresce l’attenzione per la sicurezza alimentare ancora di più se ha a che fare con le allergie. Per questo il Ministero della salute in data odierna ha diffuso il richiamo di un lotto di brodo granulare istantaneo funghi, a marchio Bauer per la presenza di allergeni non segnalati in etichetta. I prodotti interessati sono venduti, quello granulato istantaneo in confezioni da 360 grammi con il numero di lotto L0010327 e il termine minimo di conservazione 04/22 e il dado da brodo funghi in confezioni da 60 grammi numero di lotto L0010304 con scadenza 04/22. I prodotti sono stati prodotti da Bauer S.p.a., che ha sede a Trento via Kufsteain n° 6. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, raccomanda ai soggetti allergici alla Beta-lattoglobuline di non consumare i prodotti con il numero di lotti segnalati e di restituirli al punto vendita d’acquisto. La segnalazione è stata pubblicata sul nuovo portale dedicato alle allerta alimentari del Ministero della salute. L’avviso è stato diffuso anche attraverso il Rasff.

Paradisi fiscali, per il TJN sono le Isole Vergini britanniche il Paese più opaco.

Paradisi fiscali, per il TJN sono le Isole Vergini britanniche il Paese più opaco. La Svizzera non è più la pecora nera d’Europa. Ma continua ad essere considerata tale. Le Isole Vergini britanniche figurano alla testa della classifica 2019 dei paradisi fiscali stilata dall’organizzazione non governativa Tax Justice Network, una ONG con sede nel Regno Unito, che sottolinea come il Regno Unito assieme alla “rete” composta da Isole Vergini britanniche, Bermuda, Isole Cayman e Jersey, hanno facilmente detronizzato la Confederazione elvetica. In ogni caso, «la Svizzera conserva un quinto posto ben meritata nel nostro indice», hanno spiegato gli autori della lista, subito dopo, però, i Paesi Bassi che occupano il 4° posto della classifica. Questo è l’elenco delle 10 principali giurisdizioni del rapporto che consente l’elusione fiscale: 1. Isole Vergini britanniche (territorio britannico) 2. Bermuda (territorio britannico) 3. Isole Cayman (territorio britannico) 4. Paesi Bassi 5. Svizzera 6. Lussemburgo 7. Jersey (dipendenza britannica) 8. Singapore 9. Bahamas 10. Hong Kong Ora qual è la meta europea prediletta dagli italiani per nascondere i loro capitali? Alcuni risponderanno senza esitare: “La Svizzera!”. Secondo i risultati scaturiti da verifiche condotte dagli specialisti della Guardia di Finanza, ebbene, a delinearsi una mappa a dir poco sorprendente per chi considera ancora la Svizzera il ricettacolo europeo dei capitali italiani in fuga. Oggi in Europa a farla da padrone sono Lussemburgo e Olanda, mentre il nostro Paese viene relegato all’interno di un lungo elenco di altre “Isole del tesoro” come Lettonia, Germania, Irlanda, Gran Bretagna, Cipro, Malta e Gibilterra, Panama, Seychelles e Botswana. Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”è inaccettabile che si trascurino i capitali italiani nascosti nei paradisi fiscali in tutto il mondo. Si stima che si tratti di 500 miliardi di euro, ovvero 230 miliardi di tasse non pagate: una cifra impressionante. Cosa ancora più incredibile, con appena l’1% di questa cifra potremmo sfamare 58 milioni di bambini, un risultato senza precedenti nella lotta alla fame.Per non parlare del beneficio che l’economia italiana potrebbe trarre dal ritorno di questi capitali.Per questo chiediamo al Suo Governo di prendere una posizione netta contro il fenomeno dei paradisi fiscali, con norme che impongano alle multinazionali italiane di rendicontare con trasparenza le proprie posizioni finanziarie in tutto il mondo. È una misura concreta che può essere attuata oggi stesso, senza la collaborazione dei paradisi fiscali.

giovedì 30 maggio 2019

Frammenti di metallo, Lidl richiama la pizza prosciutto funghi "Chef Select".

Frammenti di metallo, Lidl richiama la pizza prosciutto funghi "Chef Select". Nel prodotto potrebbero essere presenti piccoli frammenti di metallo. Non è quindi possibile escludere che sussista un pericolo per la salute. La clientela è pregata di non consumare più il prodotto. Lidl prega tutti i clienti di non consumare la pizza prosciutto funghi "Chef Select" con scadenza minima 02/06/2019: al loro interno possono nascondersi pezzetti di metallo. La decisione è stata presa con l'azienda produttrice, la società alimentare Sodebo in accordo con l'Agenzia federale belga per la sicurezza della catena alimentare (Afsca). Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, a tutti i clienti di non consumare più il prodotto interessato. Non si possono escludere rischi per la salute in caso di ingestione (pericolo di lesioni). I clienti che hanno a casa il prodotto interessato possono riportarlo alla loro filiale Lidl dove verrà loro rimborsato il prezzo di vendita.

Cassazione penale Sezioni Unite: vietata la vendita dei prodotti derivati dalla Cannabis.

Cassazione penale Sezioni Unite: vietata la vendita dei prodotti derivati dalla Cannabis. Tempi duri per negozi specializzati e semplici tabaccai: è reato vendere nei growshop cannabis light con thc fino a 0,6 per cento. Lo stabiliscono le Sezioni unite penali della Cassazione con l’informazione provvisoria 15/2019, che mette fine a un contrasto di giurisprudenza, danno così uno stop alla vendita della 'cannabis light'. Integra il delitto di spaccio la commercializzazione a qualsiasi titolo dei prodotti derivati dalla cannabis sativa L., salvo che siano del tutto privi di efficacia drogante. Il contrasto di giurisprudenza è composto secondo l’orientamento restrittivo: la legge 242/16 qualifica come lecita soltanto l’attività di coltivazione della canapa delle varietà iscritte nel catalogo comune delle specie di piante agricole ai sensi dell’articolo 17 della direttiva 2002/53/Ce del Consiglio, del 13 giugno 2002 e che elenca tassativamente i derivati dalla che possono essere commercializzati. Insomma: rischia la condanna per spaccio di droga chi commercializza a qualsiasi titolo foglie, inflorescenze, olio e resina ottenuti dalla coltivazione di cannabis sativa L (cfr. sentenze 34332/2018 e 4920/2019).Sono tre i requisiti affinché sia lecita la coltivazione di cannabis: la varietà deve essere una di quelle ammesse, iscritte nel catalogo europeo; la percentuale di thc inferiore o pari allo 0,2; la coltivazione finalizzata a realizzare uno dei prodotti espressamente indicati dall’articolo 2, secondo comma, della legge 242/16. Gli usi consentiti sono vari: dagli alimenti ai cosmetici, dal florovivaismo ai materiali per la bioedilizia fino ai prodotti per la bonifica di siti inquinati.Smentito l’orientamento secondo cui dall’interpretazione della norma emergerebbe che è lo 0,6 per cento di thc il tetto cui la cannabis non è considerata dalla legge come produttiva di effetti stupefacenti rilevanti sul piano giuridico. E ciò perché in base all’articolo 4 della legge 242/06 nessuna responsabilità è posta a carico dell’agricoltore che ha rispettato le prescrizioni quando dai controlli sulle coltivazioni emerge un contenuto complessivo medio di thc superiore allo 0,2 per cento ma inferiore a 0,6. Prevale la lettura rigorosa secondo cui, come risulta dai lavori parlamentari, la nuova normativa si applica alle varietà che non rientrano nell’ambito di applicazione del testo unico in materia di stupefacenti. Il pg aveva chiesto di rimettere gli atti alla Consulta. Di recente la Suprema corte aveva confermato il sequestro di profumi per ambienti alla cannabis in quanto prodotti non contemplati. In sintesi, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, la legge non consente la vendita o la cessione a qualunque titolo dei prodotti "derivati dalla coltivazione della cannabis", come l'olio, le foglie, le inflorescenze e la resina.

Cambio di sesso consentito all’anagrafe anche senza operazione.

Cambio di sesso consentito all’anagrafe anche senza operazione. Lo ha stabilito il collegio del Tribunale di Milano che dispone il cambiamento all’anagrafe possa avvenire anche prima che siano intervenute modificazioni dei caratteri sessuali. Al via il cambio di sesso all’anagrafe. Lo ha stabilito il collegio del Tribunale di Milano che, con la sentenza n. 5083 del 28 maggio 2019, si allinea alla giurisprudenza maggioritaria sul tema. Tanto perché il cambiamento di sesso è ormai riconosciuto come uno dei diritti inviolabili della persona.Il dato normativo da cui partire è costituito dall’art. 1 comma 1 della Legge 14 aprile 1982, n. 164, in materia di rettificazione di attribuzione di sesso, secondo cui “La rettificazione si fa in forza di sentenza del tribunale passata in giudicato che attribuisca ad una persona sesso diverso da quello enunciato nell'atto di nascita a seguito di intervenute modificazioni dei suoi caratteri sessuali”. In precedenza, alla luce della genericità del precetto normativo, parte della giurisprudenza riteneva che presupposto applicativo della rettifica dell’identità sessuale fosse l’”avvenuta modificazione della struttura anatomica del soggetto con l’eliminazione quanto meno degli organi riproduttivi” (cfr. Tribunale di Roma, 18 luglio 2014).Alla luce della successiva evoluzione giurisprudenziale, sia a livello nazionale, sia a livello europeo, ormai risulta consolidato il principio secondo cui non sarebbe più necessario l’adeguamento dei caratteri sessuali primari.Tra i principali provvedimenti in materia si segnalano: la sentenza n. 15138/2015 della Corte di Cassazione che ha riconosciuto il diritto del transessuale alla rettifica di sesso, pur in assenza di modificazione chirurgica dei caratteri sessuali primari, tenuto conto che, in caso contrario, si restringerebbero eccessivamente le ipotesi di godimento dei diritti fondamentali della persona, quali l’identità personale, l’autodeterminazione, l’integrità psicofisica e il benessere psicosociale. la sentenza n. 221/2015 della Corte Costituzionale che ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 1 comma 1 della legge n. 164/1982, in quanto detta disposizione, sulla base di una interpretazione coerente con i diritti della persona, non impone la necessità del preventivo trattamento chirurgico ai fini dell’accesso al percorso giudiziale di rettificazione anagrafica del sesso. Principio poi ribadito anche dalla successiva sentenza n. 180/2017; la sentenza della Corte di Strasburgo nel caso Y.Y. contro Turchia del 10 marzo 2015, che aveva condannato la Turchia a risarcire i danni patiti da un transessuale per aver dovuto attendere anni per ottenere l’autorizzazione ad effettuare i trattamenti chirurgici richiesti. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, infatti, ha ritenuto la disciplina del codice civile turco (che subordinava l’accoglimento dell’istanza alla sussistenza del requisito della “definitiva incapacità di procreare”) in contrasto con l’art. 8 della Convenzione Europea sui diritti dell’uomo - che, come noto, protegge la vita privata – in quanto ostacolerebbe l’esercizio del diritto della persona all’identità di genere, da considerarsi aspetto essenziale del più ampio diritto all’autodeterminazione individuale. La sentenza della Corte di Strasburgo nel caso X.X contro Italia dell’11 ottobre 2018 che ha accertato la violazione, da parte dell’Italia, del diritto al rispetto della vita privata e familiare, sancito dall’art. 8 della CEDU, in relazione al rifiuto dell’autorità amministrativa (prefetto) di accogliere l’istanza di cambiamento del nome poiché il soggetto richiedente non aveva ancora subito l’intervento chirurgico e, quindi, non era stata pronunciata la sentenza definitiva che attestasse l’esecuzione dell’intervento e il definitivo mutamento dell’identità sessuale, tenuto conto che nel caso concreto il rifiuto era stato motivato su ragioni puramente formali, senza tener conto delle peculiarità del caso concreto. La giurisprudenza di merito, preso atto dei nuovi orientamenti espressi dalla Cassazione, dalla Consulta e dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo è ormai concorde nel non ritenere necessario il trattamento chirurgico ai fini della rettifica di sesso. Di seguito una breve panoramica di recenti pronunce che hanno applicato i principi giurisprudenziali sopra enunciati: Può essere accolta la domanda di rettificazione del sesso nei registri dello stato civile, in presenza di una consapevole, effettiva e irreversibile volontà di essere riconosciuta quale appartenente al genere maschile, nel cui ambito parte attrice si riconosce e si integra da diversi anni, una volta trovato un centro specialistico nel quale si è sentita accolta (Tribunale di Milano, sent. 5083/2019 del 28 maggio 2019); Tenuto conto che la riattribuzione di sesso attraverso intervento chirurgico necessita di tempistiche non ben definite, ma sicuramente non immediate, la discrepanza tra l’attuale aspetto esteriore dell’attrice – rispetto al tessuto identitario – e i documenti anagrafici comporta sia un reale impedimento a vivere e progettare la vita con la dovuta serenità, sia uno stato di sofferenza, per cui l’adeguamento dei documenti anagrafici è da considerarsi prioritaria per il benessere psico-fisico di quest’ultima e non deve essere subordinato alla riattribuzione chirurgica del sesso (Tribunale di Catania, Sent. 2185/2019 del 23 maggio 2019); Se il ricorso alla modificazione chirurgica dei caratteri sessuali è da intendersi in funzione della piena tutela del diritto alla salute (laddove è volto a consentire alla persona di raggiungere uno stabile equilibrio psicofisico, in particolare in quei casi nei quali la divergenza tra il sesso anatomico e la psicosessualità sia tale da determinare un atteggiamento conflittuale e di rifiuto della propria morfologia anatomica), più che a garantire la corrispondenza tra sesso anatomico e sesso anagrafico, non vi è motivo per ritenere l’intervento chirurgico stesso funzionale all’accoglimento della domanda di rettifica e per imporre due distinte fasi del procedimento, essendo al contrario pienamente accoglibile la domanda di rettificazione di attribuzione di sesso anche in assenza di un già compiuto intervento chirurgico (Tribunale di Ancona, sent. 936/2019 del 17 maggio 2019). Va riconosciuto il diritto alla rettifica anagrafica e alla modificazione chirurgica dei caratteri sessuali in presenza di un serio percorso terapeutico, costante negli anni, tenuto conto dei risultati dei test medici e della relazione psicologica, ove si evidenzi l’effettiva necessità, in relazione al desiderio più volte insistentemente ribadito dal richiedente, di raggiungere uno stabile equilibrio psicofisico tra la psiche e la propria morfologia anatomica (Tribunale di Rimini, sentenza n. 386/2019 dell’8 maggio 2019); Il trattamento chirurgico costituisce uno strumento eventuale, di ausilio al fine di garantiere, attraverso una tendenziale corrispondenza dei tratti somatici con quelli del sesso di appartenenza, il conseguimento di un pieno benessere psichico e fisico della persona. Lo stesso legislatore, con l’art. 31 del D.lgs 150 del 2011, ha ribadito di voler lasciare all’apprezzamento del giudice, nell’ambito del procedimento di autorizzazione all’intervento chirurgico, l’effettiva necessità dello stesso, in relazione alle specificità del caso concreto. Esso, infatti, va inteso non come prerequisito per l’accesso al procedimento di rettificazione, bensì come possibile mezzo, funzionale al conseguimento di un pieno benessere psicofisico (Tribunale di Perugia, sentenza n. 237/2019, del 14 febbraio 2019); La prova della consolidata e irreversibile convinzione della persona di appartenenza al genere nel quale chiede giudizialmente la rettificazione può desumersi da elementi quali: la diagnosi certa di disforia di genere, l’esperienza di vita dell’istante, l’utilizzo di una terapia ormonale, l’aspetto e la voce prettamente riconducibili all’altro genere (Tribunale di Bologna, n. 315/2019 del 6 febbraio 2019). Una grande vittoria, una passo vanti nel rispetto dei diritti, commenta Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”.

Sessismo anche nelle aule di giustizia. Turchia, giudice critica un'avvocata per la minigonna, sospeso

Sessismo anche nelle aule di giustizia. Turchia, giudice critica un'avvocata per la minigonna, sospeso Il Consiglio dei giudici e dei procuratori turchi (Hsk) ha sospeso un giudice di Istanbul, Mehmet Yoylu, dopo che questi aveva criticato nel corso di un'udienza un'avvocata perché indossava una minigonna che lui riteneva troppo corta. Secondo Mehmet Yoylu la minigonna era troppo corta e per questo avrebbe chiesto che la legale, Tugce Cetin, venisse fotografata per segnalare poi il suo abbigliamento all'Associazione degli avvocati, sostenendo che la sua gonna non fosse consona a un tribunale perché «15 centimetri sopra il ginocchio».Immediate sono scattate le proteste di un gruppo di avvocati al palazzo di giustizia, che hanno accusato il giudice di sessismo, e la segnalazione all'Hsk, che ha deciso di aprire un'inchiesta. Il comportamento, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è stato anche censurato con un tweet dal ministro della Giustizia di Ankara, Abdulhamit Gul, che lo ha definito "inaccettabile", ammonendo che il "sistema giudiziario non può permette che nessuno venga discriminato in base al proprio abbigliamento o stile di vita o sia esposto a trattamenti arbitrari".

Integratori alimentari a base di curcuma associati a casi epatite. Aggiornamento del ministero della Salute

Integratori alimentari a base di curcuma associati a casi epatite. Il ministero della Salute segnala aggiornamenti sui prodotti ritirati. Sono 16 i casi segnalati dall’Iss L’Istituto Superiore di Sanità ha segnalato, al 30 maggio, 16 casi di epatite colestatica acuta, non infettiva e non contagiosa, riconducibili al consumo di curcuma. Per i prodotti Versalis, Cartijoint Forte e Movart sono stati individuati i lotti associati ai casi di epatite colestatica acuta (aggiornamento 30 maggio). Di seguito si riportano i prodotti segnalati, fino ad oggi, associati ai casi di epatite colestatica acuta: Versalis - lotto I 0187 scadenza 01/2022 - Geofarma s.r.l. - prodotto da Labomar s.r.l. Rubigen curcuma e piperina - lotto 250119 - Naturfarma Curcumin+piperin - Vegavero - prodotto da Vanatari International GMBH, Berlino Tendisulfur Forte bustine - Laborest Italia s.r.l. prodotto da Nutrilinea s.r.l. Cartijoint Forte - lotto 24/18 - Fidia Farmaceutici s.p.a. prodotto da Sigmar Italia s.p.a. Curcuma liposomiale più pepe nero - lotto 1810224, scadenza 10/21, prodotto da Laboratories Nutrimea con sede e stabilimento di produzione rue des Petits Champs 20, FR 75002, Parigi Curcuma 95% Maximum - lotto 18L264, scadenza 10/2021, prodotto da Ekappa Laboratori s.r.l. per conto di Naturando s.r.l. Curcuma complex - B.A.I. aromatici per conto di Vitamin shop Tumercur - Sanandrea MOVART - lotto M70349scadenza 08/2019 - Scharper S.p.A., Farmaceutici Procemsa spa Nichelino Curcuma Meriva 95% 520mg Piperina 5 mg - Farmacia dr. Ragazzi, Malcontenta Curcuma "Buoni di natura" - Terra e Sole Curcumina Plus 95% - lotto 18L823 - NI.VA prodotto da Frama Curcumina 95% Kline - lotto 18M861 - NI.VA prodotto da Frama Curcumina Plus 95% piperina linea@ - lotto 2077-LOT 19B914 - NI.VA prodotto da Frama Curcumina Plus 95% piperina linea@ - 18c590 - NI.VA prodotto da Frama Sono in corso le verifiche per individuare la causa responsabile dei casi di epatite. In attesa delle analisi, a titolo precauzionale, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, raccomanda ai consumatori, di sospendere temporaneamente il consumo di tali prodotti. L'aggiornamento di richiamo degli integratori è stato pubblicato sul nuovo portale dedicato alle allerte alimentari del Ministero della salute.

Facebook down per 15 minuti

Facebook down per 15 minuti. Disagi per milioni di utenti nel mondo a partire dalle 20.00 di mercoledì. L'azienda: "Problemi risolti" Circa 15 minuti. Tanto è durato il blocco di Facebook mercoledì sera, a partire dalle 20.00, segnalato da migliaia di utenti del famoso social network, dagli Stati Uniti alla Rusisia, passando per l'Europa. Su Twitter gli utilizzatori hanno lamentato dalla possibilità di commentare, postare status e immagini, a richieste di attivare i cookies fino al caricamento lento delle pagine, con l'hashtag #facebookdown. Segnalazioni da parte degli utenti anche in Italia, soprattutto nelle grandi città evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Il crack momentaneo è stato confermato dal sito DownDetector, che monitora le interruzioni di servizio sul web. L'azienda ha comunicato questa mattina: "Problemi risolti"

mercoledì 29 maggio 2019

Farmaci oppioidi, Johnson & Johnson (J&J) sotto accusa negli USA

Farmaci oppioidi, Johnson & Johnson (J&J) sotto accusa negli USA. Al via da martedì il processo che vede coinvolta la società farmaceutica incolpata di aver agito come un “boss della droga” L'azienda produttrice di farmaci a base di oppiacei è finita sul banco degli imputati in Oklahoma, negli Stati Uniti. Johnson&Johnson, forse il più grande produttore al mondo di prodotti sanitari già al centro di critiche per alcuni prodotti a rischio di cancro, questa volta è accusata di aver contribuito ad innescare una vera e propria crisi di dipendenze da oppiacei ed eroina, che negli Stati Uniti ha causato 70'000 morti nel 2017. Quello che si è aperto martedì è il primo processo in cui uno Stato accusa apertamente una società farmaceutica di aver agito come un “boss della droga” e, pur di favorire la commercializzazione dei propri prodotti, di aver promosso "un lavaggio del cervello disonesto" e una "campagna multi-miliardaria" sugli oppiacei. Per queste ragioni, lo Stato chiede 17,5 miliardi di dollari di multa e risarcimenti all'azienda, che dal canto suo si è dichiarata non colpevole e ha ribadito di aver agito solo per il bene dei pazienti. Il processo, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, comporta notevoli rischi per il gruppo industriale, e si va ad aggiungere ai guai giudiziari legati alla commercializzazione di talco, sospettato di essere cancerogeno che potrebbe aprire la porta a migliaia di casi simili.

Frammenti plastici bianchi nei panati: AIA richiama Bigger XXL. Ecco lotto e info.

Frammenti plastici bianchi nei panati: AIA richiama Bigger XXL. Ecco lotto e info. Con un avviso sul suo sito internet, Aia, oggi ha richiamato volontariamente oltre le “Spinacine” anche i prodotti panati Bigger XXL per la possibile presenza di frammenti di plastica bianca, che l’azienda ha riscontrato in autocontrollo. Sono interessate le confezioni di Bigger XXL da 280 grammi con il numero di lotto 07258011. Tutti i prodotti richiamati hanno la data di scadenza 08/06/2019. L’avviso è stato diffuso anche dai supermercati Bennet. Aia scusandosi per il disagio, al fine di garantire la sicurezza dei consumatori, invita i consumatori che hanno comprato i prodotti con i numeri di lotto segnalato a riportarli al punto vendita d’acquisto, dove saranno sostituiti o rimborsati. Per ulteriori informazioni, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è possibile contattare Aia al numero verde 800 501509 oppure all’indirizzo e-mail servizio.clienti@aia-spa.it.

Frammenti di plastica bianchi, COOP richiama "Spinacine" AIA.

Frammenti di plastica bianchi, COOP richiama "Spinacine" AIA. Nel prodotto potrebbero essere presenti piccoli frammenti di plastica. Non è quindi possibile escludere che sussista un pericolo per la salute. La clientela è pregata di non consumare più il prodotto. A seguito di un controllo è stato rilevato che le "Spinacine" di AIA potrebbero contenere dei frammenti di plastica bianchi. I clienti COOP sono invitati a non consumare più il prodotto.Il richiamo concerne il seguente articolo: Nome: Spinacine 220g AIA Numero d'articolo: 1303.100 Peso: 300 g E' interessato dal richiamo un lotto avente la seguente data minima di conservabilità 8 giugno 2019 Non si possono escludere rischi per la salute in caso di ingestione. Il prodotto è in vendita in tutte le filiali della Toscana. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, raccomanda a tutti i clienti di non consumare più il prodotto interessato. Non si possono escludere rischi per la salute in caso di ingestione (pericolo soffocamento). I clienti che hanno a casa il prodotto interessato possono riportarlo alla loro filiale COOP, dove verrà loro rimborsato il prezzo di vendita. AIA si scusa con i propri clienti e consumatori per qualsiasi inconveniente causato da questo richiamo volontario. In caso di ulteriori necessità i consumatori possono contattare il Numero Verde 800.501.509 o scrivere a servizio.clienti@aia-spa.it.

martedì 28 maggio 2019

Giocattolo pericoloso: Migros ritira animali di peluche Micasa.

Giocattolo pericoloso: Migros ritira animali di peluche Micasa. Pericolo soffocamento per i bimbi. Richiamati il maialino Olma, il cane Aiko, il coniglio Pino e la pecora Rosi Per motivi di sicurezza la Migros richiama otto animaletti di peluche Micasa. A causa di una lavorazione insufficiente delle cuciture potrebbero esserci buchi dai quali potrebbero uscire parti dell'imbottitura: se ingerite possono provocare soffocamento. Il richiamo riguarda il maialino Olma (sia nella dimensione di 20 cm che di 33 cm), il cane Aiko (di 20 cm e 33 cm), il coniglio Pino (di 20 cm e 33 cm) e la pecora Rosi (di 20 cm e 33 cm). Il prodotto è stato venduto a partire da maggio 2018 attraverso i seguenti canali: filiali Micasa, filiali Micasa Home, Shop online Micasa, Filiali Migros e filiali Do it + Garden. Naturalmente i clienti possono restituire i prodotti interessati. Il prezzo di vendita sarà loro rimborsato, viene precisato nel comunicato. I peluche non corrispondono alle disposizioni di legge in applicazione della norma europea EN 71-1. Pertanto, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è consigliabile che le mamme prestino la massima attenzione in quanto i giocattoli sottoposti a test, si sono scuciti formando dei buchi da cui è uscita parte dell'imbottitura che potrebbe potenzialmente essere ingerita da un bambino. La clientela è quindi invitata a non utilizzare più i prodotti in questione, scrive Migros in un comunicato. L’avviso di richiamo è stato pubblicato sul portale Migros dedicato agli allarmi consumatori e reazioni a notifiche di prodotti non alimentari pericolosi ed inserito direttamente nel sistema GRAS RAPEX (il sistema di allerta rapido europeo sulle allerte per i consumatori) e quindi a valenza europea.

Truffe online e phishing: anche la Polizia di Stato nel mirino di hacker e truffatori telematici

Truffe online e phishing: anche la Polizia di Stato nel mirino di hacker e truffatori telematici. Arriva pure il finto sondaggio sull’installazione di nuovi autovelox con il falso premio di 500 euro. Lo “Sportello dei Diritti” rilancia la nuova allerta della Polizia Postale: non cliccate e cestinate i messaggi Neanche la Polizia di Stato è immune dall’attenzione di hacker e truffatori telematici che non perdono l’occasione per sfruttare le ansie e le paure degli utenti della rete per approfittarne al fine di acquisire l’accesso abusivo a dispositivi o ai conti correnti. Questa volta verrebbe quasi da ridere se non ci fosse da preoccuparsi perché nel mirino dei malintenzionati è finita proprio chi indaga e reprime il crimine. A segnalarlo la pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” della Polizia Postale che con un post con tanto di screeshot del tipico messaggino, ha fatto lanciato l’allarme: «ALERT: FALSA E-MAIL PROVENIENTE DA “POLIZIA DI STATO - MULTA” In questi giorni potreste ricevere una e-mail proveniente da “POLIZIA DI STATO – MULTA ”, nella quale il destinatario viene invitato a partecipare ad un sondaggio, con estrazione finale di 500 euro, sull’istallazione di nuovi autovelox. Attenzione: - Si tratta in realtà di e-mail truffaldine a cui non dare alcun seguito - Non fornire alcun dato personale e/o relativo al proprio conto bancario». Non resta che prestare attenzione anche quando messaggi email inaspettati hanno una parvenza istituzionale, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Ecco perché è utile seguire alcuni semplici consigli: • Non “cliccare” sul link proposto; • Non fornire alcun dato personale o relativo alla propria carta di credito o conto bancario; • Effettuare la scansione del dispositivo con un antivirus aggiornato. Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email info@sportellodeidiritti.org o segnalazioni@sportellodeidiritti.org per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.

Ikea ritira dal mercato librerie e armadi con ante in vetro HEMNES

Ikea ritira dal mercato librerie e armadi con ante in vetro HEMNES. C'è il rischio caduta a causa di alcuni supporti troppo corti. Segnalati due incidenti con feriti lievi Nuovo richiamo per i prodotti targati "IKEA". Questa volta si tratta di librerie e armadi con ante in vetro HEMNES. Il motivo? Vi è il rischio che i mobili potrebbero cadere a causa di alcuni supporti troppo corti. Lo ha comunicato in una nota sul suo sito il dipartimento federale per la salute canadese Health Canada, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, con cui avvisa i clienti del pericolo. Sono stati segnalati almeno due incidenti con feriti lievi. Queste librerie e armadi, realizzati in Polonia, sono disponibili in vari colori. Il colosso svedese dell'arredamento low cost invita quindi tutti i clienti che li hanno acquistati a non utilizzarli e a contattare l'assistenza clienti «Otterrete il rimborso completo o un prodotto analogo. Non è necessario esibire alcuna prova di acquisto». L'azienda si scusa per eventuali disagi provocati.

Fallimento “Mercatone Uno”: la misteriosa Star Alliance Ltd di Malta controllava la Shernon Holding Srl.

Fallimento “Mercatone Uno”: la misteriosa Star Alliance Ltd di Malta controllava la Shernon Holding Srl. Giornalisti maltesi si recano presso l'indirizzo dove risulta la sede legale: ma non ne trovano traccia Nei giorni scorsi tutti i media hanno riportato l’eclatante notizia del fallimento di “Mercatone Uno” lo storico marchio della grande distribuzione non alimentare, nato ad Imola alla fine degli anni Settanta. Come si è potuto apprendere a seguito del tam tam mediatico a partire dal mese di agosto del 2018, il marchio e la stragrande maggioranza dei punti vendita erano finiti sotto controllo della Shernon Holding Srl, società milanese a sua volta controllata al 100% dalla maltese Star Alliace Ltd. Proprio alla luce di quanto accaduto, anche a Malta un team di giornalisti ha cercato di appurare di cosa si occupa questa azienda registrata nell’isola al centro del Mediterraneo. L’Associazione Fornitori Mercatone Uno A.S., nata a Bassano del Grappa (Vicenza) per tutelare le imprese vittime di insolvenze avrebbe, quindi, fornito l’indirizzo presso cui avrebbe sede legale la Star Alliance Limited. La risposta è la seguente: Edgar Bernard Street 2, Gzira. I giornalisti, dunque, si sarebbero portati presso l’indirizzo in questione senza, tuttavia, trovare nessuna traccia dell’azienda in questione. Nessuna insegna, nessun campanello con indicazione del nome, e nessun civico numero “2”. Triq Edgar Bernard, nel lato delle cifre pari, parte dal numero 6. Star Alliance, quindi, almeno fisicamente sembrerebbe non avere una sede. In corrispondenza del posto in cui dovrebbe essere ubicata, si vedrebbe una palazzina, con un bar al piano terra e alcuni appartamenti al primo piano. Anche sul web non risulta traccia sull’attività di questa Star Alliance, se non la presenza del suo nome rilevata in qualche banca dati di aziende con sede a Malta. Di tangibile, come dichiarato al Corriere di Malta dal direttore dell’Associazione dei fornitori William Beozzo, c’è soltanto un fallimento dichiarato dal tribunale di Milano, che ha portato alla chiusura di 55 punti vendita da un giorno all’altro fermando una voragine che in soli sei mesi ha generato debiti per 80 milioni di euro, fino a lasciare a casa 1.860 lavoratori. Ma non solo anche l’indotto è stato duramente colpito: a finire nella crisi 500 piccole e medie imprese fornitrici disseminate in tutta Italia e vittime di pagamenti non saldati, anche per forniture di importi elevati, per un totale di 250 milioni di euro per non parlare del dramma di tutti i loro dipendenti e le loro famiglie con un coinvolgimento in termini umani di circa 10mila persone. E mentre si discute dell’emergenza al tavolo del Ministero dello Sviluppo Economico italiano, sul fronte giudiziario i giornalisti maltesi azzardano il sospetto che Star Alliance sia l’ennesimo nome di facciata utilizzato per operazioni illecite, sfruttando il campo fertile lasciato dalle leggi fallimentari italiane e da Malta, un paese che da alcuni anni è al centro di polemiche e nel mirino dell’Unione Europea per gli scarsi sforzi compiuti nella lotta al riciclaggio di denaro. Il fatto più eclatante, quindi, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” è che tutto sia accaduto nonostante la crisi aziendale sia attenzionata ormai da anni dal Ministero dello Sviluppo Economico. E, dunque, si è accertato preventivamente che la controllante maltese avesse tutte le carte in regola?

lunedì 27 maggio 2019

Maledizione filobus: mezzo in panne davanti al comitato elettorale di Carlo Salvemini, tutti giù a spingere

Maledizione filobus: mezzo in panne davanti al comitato elettorale di Carlo Salvemini, tutti giù a spingere Sembra ormai una maledizione, quella del filobus di Lecce: oltre alle polemiche politiche, non mancano neanche i problemi tecnici. Nella mattinata, infatti, la linea uno del filobus, destinata alla circonvallazione interna, ovvero dalla Stazione ai viali Gallipoli, Marche, Alfieri, Rossini, Japigia, Leopardi, Foscolo, Calasso, Università, si è reso necessario l’intervento del carro attrezzi per riportare in deposito un mezzo in panne. Tutto questo è accaduto dinanzi al comitato elettorale di Carlo Salvemni. Niente di particolarmente grave, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il mezzo, tuttavia, si era fermato sull’incrocio e la sua permanenza in questa posizione avrebbe potuto intralciare il traffico, specie quello dei mezzi pubblici. Onde evitare disservizi e ritardi per i passeggeri in viaggio a quell’ora, il personale presente sul posto e alcuni passeggeri hanno spinto il filobus indietro di un paio di metri. Guasti come quello fotografato fanno parte della gestione ordinaria di un’azienda di trasporto pubblico e si verificano occasionalmente così come nelle migliori realtà del trasporto pubblico d’Europa e del mondo.

Papà fantasma condannato a pagare al figlio un risarcimento di 66 mila euro

Papà fantasma condannato a pagare al figlio un risarcimento di 66 mila euro. Il papà che non assicura al figlio un adeguato sostegno, privandolo di una fondamentale figura affettiva, deve risarcirgli i danni: l’inosservanza degli obblighi ha causato alla ragazza un disagio morale e materiale inducendola a interrompere gli studi. Inutile accusare la madre convivente Non ci sono limiti per agire contro un padre assente che non si è mai preoccupato del proprio figlio. Gli incontri sporadici non colmano il vuoto nella personalità che si crea in chi è costretto a vivere con un solo genitore. E questa mancanza, per quanto incolmabile, può essere rimediata solo con un lauto risarcimento. Risarcimento che il papà fantasma dovrà pagare. Via libera quindi alla richiesta di risarcimento del danno contro il padre assente da parte del figlio. In questi casi spetta al papà o la mamma che non adempie gli obblighi di mantenimento, istruzione, educazione e assistenza costituiti a suo carico dalla legge a risarcire i danni: il disinteresse verso la prole determina nel discendente un disagio morale oltre che materiale, dal quale scaturisce una serie di conseguenze pregiudizievoli con rilievo anche economico. La notizia arriva dalla terza sezione civile della Cassazione con l’ordinanza 14382/19, pubblicata il 27 maggio. Diventa definitiva la condanna inflitta all’uomo: pagherà quasi 67 mila euro di risarcimento alla figlia. Inutile per lui accusare la madre della ragazza di non aver preso atto dei problemi comportamentali dell’adolescente, sollecitando l’intervento dell’altro genitore. Per il solo fatto di averlo messo al mondo, il genitore ha nei confronti del discendente l’obbligo di mantenimento, istruzione, educazione e assistenza: la responsabilità dell’inosservanza non può ritenersi esclusa o ridotta dall’eventuale scorretto adempimento dall’altro genitore. E nella specie il padre non propone comunque azione di rivalsa o regresso nei confronti della madre. Né l’uomo, che pure si riconosce come «assente» dalla vita della figlia, può pretendere che sia il genitore convivente o comunque più presente a farsi carico di tutti gli obblighi di assistenza. I quali, ad esempio, gravano sul genitore naturale anche se non ha riconosciuto il figlio: a maggior ragione valgono per chi senza ragione si sottrae all’adempimento, con l’intera responsabilità delle conseguenze.Al padre non si addebita, in particolare, di aver negato alla figlia i soldi per continuare gli studi all’università: si imputa invece in termini più generali di non aver sostenuto la ragazza, togliendole serenità al punto da frenare lo sviluppo della personalità. E l’abbandono del percorso formativo è stato soltanto una delle conseguenze, che tuttavia ha certamente precluso alla figlia una serie di possibilità di realizzazione professionale: legittima la liquidazione del danno da perdita di chance secondo il criterio equitativo ex articolo 1226 Cc. All’uomo non resta che pagare anche le spese di giudizio e il contributo unificato aggiuntivo. Un provvedimento della Cassazione, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, di quello che dovrebbe far tremare tutti i padri di coppie divorziate che, dal momento dell’addio alla casa coniugale, non hanno adempiuto ai loro obblighi settimanali di visita.

Danni in autostrada. La società autostradale risarcisce i danni cagionati dalla lastra di ghiaccio: causa esclusiva la formazione sull’asfalto

Danni in autostrada. La società autostradale risarcisce i danni cagionati dalla lastra di ghiaccio: causa esclusiva la formazione sull’asfalto. Pesa a carico del gestore l’omessa sorveglianza adeguata sulla cosa in custodia senza che sia fornita la prova del fortuito. Inutile invocare l’articolo 2054 Cc Quanti sinistri avvengono sulle nostre strade a causa del ghiaccio che si forma sull'asfalto? È vero che tutto ciò si potrebbe evitare non solo con una maggiore prudenza di chi guida, ma pretenderla anche in autostrada dove è normale viaggiare a 130 km/h è un eufemismo. In questi casi spetta al gestore dell’autostrada risarcire il conducente del veicolo dopo l’incidente avvenuto su di una lastra di ghiaccio: la formazione sull’asfalto, infatti, costituisce la causa esclusiva del sinistro e il concessionario dell’infrastruttura risponde come custode della cosa per l’omessa sorveglianza adeguata. È quanto emerge dall’ordinanza 14379/19, pubblicata il 27 maggio dalla terza sezione civile della Cassazione.Bocciato il ricorso del gestore: è l’unico responsabile del sinistro per la lastra di ghiaccio sulla carreggiata non segnalata né tempestivamente rimossa; manca la prova del fortuito che esonera il custode ex articolo 2051 Cc. Non giova lamentare che i giudici del merito avrebbero trascurato la presunzione di colpevolezza che opera per i protagonisti del sinistro stradale fino a prova contraria. Il punto è che nella specie la pericolosità della cosa in custodia ha rilievo causale esclusivo nel sinistro e l’immediata dannosità viene direttamente imputata alla responsabilità del concessionario, il che giustifica il corretto mancato riferimento al ruolo normativo ex articolo 2054 Cc, sostanzialmente irrilevante. D’altronde la presunzione di pari responsabilità dei conducenti ha funzione meramente sussidiaria e quando risulta accertata la colpa esclusiva di uno di loro l’altro non è tenuto a provare di avere fatto di tutto per evitare il danno. Inutile addebitare alla Corte d’appello di non aver integrato il contraddittorio nei confronti degli altri automobilisti rimasti coinvolti nel sinistro. In appello il gestore si limita a rivendicare l’insussistenza di proprie responsabilità ex articolo 2051 Cc senza coinvolgere in alcun modo l’eventuale ruolo di terzi conducenti nella produzione del fatto anche solo in termini di mera con causalità. Non resta che pagare le spese di giudizio e il contributo unificato aggiuntivo. Insomma, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un motivo in più da una parte per pretendere una maggiore di vigilanza da parte delle società autostradali sempre più opulente e dall'altra per ottenere riconosciuto l'integrale risarcimento dei danni in casi analoghi.

Escherichia coli nella tisana “Ventre piatto cold” de L’Angelica: ritirati quattro lotti. Lo rende noto l’azienda Dodecà sul suo sito

Escherichia coli nella tisana “Ventre piatto cold” de L’Angelica: ritirati quattro lotti. Lo rende noto l’azienda Dodecà sul suo sito Rischio microbiologico per contaminazione da Escherichia coli. Questo il motivo che ha spinto il gruppo Coswell a richiamare volontariamente quattro lotti della tisana “Ventre piatto cold” de L’Angelica per la presenza di Escherichia Coli. A segnalarlo sul proprio sito, la catena dei supermercati Dodecà, del Gruppo Multiced, specializzata nella vendita Every Day Low Price (prezzi bassi sempre). Le confezioni interessate sono quelle appartenente ai lotti numero: 910001001, 910101001, 910201001 e 910501001. A scopo precauzionale e al fine di garantire la sicurezza dei consumatori, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, raccomanda di non consumare la tisana se il numero di lotto coincide con quelli segnalati e di restituirla al punto vendita d’acquisto.

Sanofi ritira volontariamente integratore al magnesio MAG 2: presenza corpo estraneo in confezioni

Sanofi ritira volontariamente integratore al magnesio MAG 2: presenza corpo estraneo in confezioni L’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, ha disposto il ritiro dalle farmacie di un lotto dell’integratore a base di magnesio MAG 2 della ditta Sanofi Spa. Questo farmaco è impiegato per la terapia e cura di varie malattie e patologie come Malassorbimento, Sindrome premestruale. Nello specifico si tratta del lotto n. 235 con scadenza 10-2021della specialità medicinale OS 20FL 10ML 1,5G/10ML – AIC 025519036. Il provvedimento, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si è reso necessario della comunicazione da parte della ditta Sanofi concernente la presenza di un corpo estraneo in confezioni del suddetto medicinale. Il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute Aifa è invitato a voler procedere con gli adempimenti necessari per la verifica del ritiro avviato dalla ditta.

domenica 26 maggio 2019

Spettacolo nel mare di Otranto, enorme branco di delfini accompagna la barca. La dimostrazione che la Natura è ancora piena di sorprese

Spettacolo nel mare di Otranto, enorme branco di delfini accompagna la barca. La dimostrazione che la Natura è ancora piena di sorprese È stato uno spettacolo da togliere il fiato quello che si è presentato davanti agli occhi di un gruppo di leccesi nelle acque del Canale d'Otranto quando migliaia di delfini curiosi hanno circondato la loro barca. «Eravamo in mare con il gommone di rientro dalle isole greche più prossime alle coste italiane, ha commentato uno dei testimoni quando, al largo di Otranto si è spalancato ai nostri occhi uno spettacolo naturale incredibile. Migliaia di delfini, anno circondato completamente la nostra imbarcazione come per scortarci. Nella nostra navigazione ci hanno accompagnato quasi giocando con i loro tuffi e piroette e lo sfiorare più volte il natante: insomma, un susseguirsi di emozioni, che per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” il nostro mare riesce a dare a chi naviga le nostre coste. Questo ci dovrebbe portare a continuare a tutelare il nostro territorio per continuare a vedere spettacoli incredibili come quello descritto oggi, al contrario, potrebbe essere destinato a sparire progressivamente se a prendere il sopravvento saranno le lobby che negli ultimi anni continuano ad aggredire, senza scrupoli il nostro stupendo MARE.

Hawaii, squalo uccide un uomo a 60 metri dalla spiaggia

Hawaii, squalo uccide un uomo a 60 metri dalla spiaggia. E' il primo incidente mortale nell'area degli ultimi quattro anni. Hawaii vogliono vietare uccidere squali, sarebbe la prima legge del genere negli Stati Uniti Un uomo di 65 anni è morto dopo essere stato aggredito da uno squalo nelle acque dell'isola di Maui. La vittima, era a circa sessanta metri dalla spiaggia di Kaanapali quando è stato attaccato. Secondo quanto riporta Hawaii News Now, testimoni hanno chiamato prontamente il 911. L'intervento dei soccorsi, però, si è rivelato inutile. L'uomo è stato trasportato a riva, dove è deceduto per le lesioni riportate. Secondo i dati raccolti dalle autorità, si tratterebbe del primo attacco mortale di uno squalo negli ultimi quattro anni. Il tragico incidente è avvenuto in un momento in cui le autorità di Honolulu hanno avanzato la proposta di vietare l'uccisione degli squali nelle acque delle Hawaii, dopo aver ricevuto centinaia di lettere e telefonate di sostegno per l'idea. La legge, che fornirebbe protezione per tutti gli squali, anziché solo per determinate specie, sarebbe la prima del suo genere negli Stati Uniti. "Questi stupendi animali vengono sterminati davanti ai nostri occhi e la gente non si rende nemmeno conto di cosa sta perdendo", ha commentato Ocean Ramsey, ambientalista, ricercatore e tour operator degli Hawai che è stato determinante nel fare lobby per portare avanti la misura. La proposta di legge, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, prevede che non solo l'uccisione, ma anche la cattura o il ferimento degli animali verrebbero sanzionati e multati come un reato minore. A livello mondiale, ogni anno vengono uccisi circa 100 milioni di squali, e alcune specie stanno scomparendo.

Lite per motivi di viabilità, autista bus aggredito con lo spray al peperoncino da ciclista.

Lite per motivi di viabilità, autista bus aggredito con lo spray al peperoncino da ciclista. Brutta avventura per il conducente di un bus di linea, che dopo una lite si è visto spruzzare addosso la sostanza urticante Brutta avventura oggi a Zurigo per il conducente di un bus di linea. Nel corso di una discussione animata per il diritto di precedenza ad un incrocio con un ciclista, quest’ultimo, probabilmente alterato, ha utilizzato uno spray al pepe contro l’autista approfittando di un’apertura del finestrino laterale. Il ciclista, evidenzia Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, si è poi dato alla fuga. Il bus è stato tolto dalla circolazione per essere pulito. Sul caso indagano i gendarmi, che sono in queste ore al lavoro per identificare l'aggressore, precisa una nota odierna della polizia che cerca testimoni.

Ruba una Ferrari e la passeggera muore a 40 anni contro un ostacolo in Australia

Ruba una Ferrari e la passeggera muore a 40 anni contro un ostacolo in Australia Ruba una Ferrari e la passeggera muore nell'incidente terrificante dopo che l'auto si schianta ed esplode in fiamme. Aveva rubato una Ferrari da oltre 200mila euro di valore ma ha perso il controllo dell'auto sportiva, si è schiantato e la passeggera è morta. E' successo a Perth in Australia: il proprietario aveva lasciato l'auto con il motore acceso fuori da un bar nel West Perth alle 10.20 di ieri mattina, quando i presunti ladri hanno fatto il colpo. L'auto da 400 cavalli nel motore era stata segnalata alle forze dell'ordine come rubata. La polizia l'aveva intercettata, evidenzia Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, che sfrecciava a tutta velocità e quando gli ufficiali si sono avvicinati alla Ferrari, poco dopo il bolide made in Maranello si è schiantato due isolati più tardi prendendo fuoco. I testimoni dicono che l'auto ha perso il controllo all'incrocio dopo che l'uomo che era alla guida "ha premuto sull'acceleratore", provocando il terrificante incidente. Il conducente di 38 anni è stato portato di corsa all'ospedale di Fiona Stanley sotto scorta della polizia dove è stato ricoverato con ferite non gravissime, mentre la donna di 40 anni seduta accanto a lui nella Ferrari rossa è morta sul colpo. "Sicuramente la cosa più spaventosa che abbia mai visto. Le fiamme del relitto della macchina sportiva erano inizialmente più alte rispetto alle case vicine", ha riferito un testimone. L'auto completamente bruciata si è fermata contro un guardrail distruggendolo.

Lidl richiama un giocattolo in legno: parti ingeribili possono causare soffocamento

Lidl richiama un giocattolo in legno: parti ingeribili possono causare soffocamento. L'articolo del marchio Playtive junior può essere restituito in tutti i punti vendita Lidl invita a non utilizzare l'articolo "giocattolo in legno" del marchio "Playtive junior" e con il numero di modello HG04414 (versione 11/2018). «In condizioni sfavorevoli, i rivetti delle ruote possono staccarsi e le piccole parti potrebbero essere ingerite» e potrebbero provocare il soffocamento, scrive il discounter in una nota. Lidl , evidenzia Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, sta attualmente svolgendo un'azione di richiamo dell'articolo in questione e invita tutti i clienti a rispettare il ritiro e a interrompere l'uso del giocattolo dalle conseguenze potenzialmente gravissime. Il prodotto può essere restituito in tutti i punti vendita Lidl. «Il prezzo di acquisto verrà naturalmente rimborsato, anche senza presentazione dello scontrino», precisa ancora il comunicato. Il discounter si scusa con tutti gli interessati per il disagio arrecato.

Il farmaco più caro al mondo è stato messo in vendita: costa 2 milioni a dose

Il farmaco più caro al mondo è stato messo in vendita: costa 2 milioni a dose. La medicina serve per curare l'atrofia spinale (SMA), mortale nei bambini. Il Zolgensma di Novartis è un prodotto dell’azienda farmaceutica Novartis. Si tratta della cura più costosa al mondo Di farmaci molto costosi ne esistono a valanghe, ma stavolta si è stabilito un record: è stato messo in commercio, in Svizzera, il farmaco più costoso al mondo. Si chiama AVSX-101 ed è una terapia genica che promette di curare una rarissima atrofia muscolare. Ma il suo costo non lascia indifferenti: quattro milioni di franchi (3.600,00 euro) per una singola infusione, che sarebbe però sufficiente per ottenere dei risultati positivi. Il colosso farmaceutico basilese Novartis ha comunicato venerdì di aver ottenuto dalla Food and Drug Administration (FDA) il via libera per commercializzare negli Stati Uniti il Zolgensma (AVXS-101), una terapia genica destinata a combattere l'atrofia muscolare spinale, una grave malattia neurodegenerativa finora incurabile e legata ad un gene difettoso. Il Zolgensma, con i suoi 2,15 milioni di dollari a dose, è diventato il farmaco autorizzato più caro al mondo. In Europa e in Giappone il trattamento è soggetto ad una revisione "prioritaria" da parte delle autorità sanitarie, sottolinea il gruppo in una nota. La terapia in questione è concepita per curare i bambini che nascono con un’atrofia muscolare spinale di tipo 1. I bambini affetti da atrofia muscolare spinale perdono rapidamente i motoneuroni per funzioni muscolari essenziali come respirare, deglutire, parlare e camminare. Senza trattamento, i muscoli del bambino si indeboliscono gradualmente fino alla paralisi o alla morte, spesso prima del secondo compleanno. Si tratta di una delle più gravi malattie ereditarie rare: i bebè che ne soffrono, non sono in grado né di respirare né di deglutire autonomamente, tantomeno di girarsi o di camminare. E quasi tutti perdono la vita prima del secondo anno di vita. Il nuovo trattamento di Novartis combatte la malattia alla radice: attraverso dei virus modificati, nel corpo del bambino viene inserito un gene che ferma la degenerazione dei muscoli. E funziona, come mostrerebbe un primo test clinico che ha coinvolto quindici bambini: tutti hanno raggiunto e superato i due anni di vita. Alcuni erano persino in grado di camminare. Secondo l’azienda farmaceutica, il costo del farmaco si giustifica con un guadagno di almeno tredici anni di vita. Tuttavia, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, nei social network il dibattito è già iniziato a causa dell'elevato numero di persone che non potranno ricevere questo trattamento a causa del suo alto valore. Per l'altro trattamento genetico messo a punto dall'azienda elvetica contro certi tipi di leucemia, il Kymriah, bisogna sborsare centinaia di migliaia di franchi: 360'000 in Francia e 370'000 in Svizzera.

sabato 25 maggio 2019

Spagna, quattro italiani arrestati dopo una rissa

Spagna, quattro italiani arrestati dopo una rissa. La zuffa è avvenuta a Cadice. Un giovane spagnolo, colpito con un calcio alla testa, è stato ricoverato in gravi condizioni Arrestati quattro italiani, con ogni probabilità campani, dalla polizia di Cadice, in Spagna, come presunti responsabili di una rissa, iniziata in una zona della movida e culminata nel pestaggio di un 30enne spagnolo, ora ricoverato in gravi condizioni. Lo riferisce il Diario de Cadiz, che pubblica anche un video shock dell'aggressione, in cui si vede il ragazzo cadere a terra per un pugno al volto e ricevere quindi un violento calcio in testa, che lo lascia incosciente, tra le urla degli amici. Al momento non sono note le cause che hanno scatenato la rissa. I quattro italiani, studenti in Erasmus secondo la stampa locale, sono stati tutti trasferiti alla stazione della polizia nazionale di San Fernando, da dove saranno portati in tribunale. La rissa, evidenzia Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, è scoppiata questa mattina intorno alle 6:50 a Punta de San Felipe. Il giovane ferito è sedato nell'ospedale di Puerta del Mar, in attesa di conoscere l'entità delle lesioni. Gli arrestati, tra i 21 e i 29 anni, provengono dall'Italia meridionale e il presunto autore dell'attentato, di 29 anni, da Napoli.

Mercatone Uno è fallita, i dipendenti lo scoprono su facebook

Mercatone Uno è fallita, i dipendenti lo scoprono su facebook. La società che meno di un anno fa aveva acquisito i 55 punti vendita del marchio imolese, ha dichiarato fallimento Shernon Holding, la società che gestiva punti vendita di Mercatone Uno, è stata dichiarata fallita. I lavoratori di Mercatone Uno, storico marchio imolese dell'arredamento che accompagnò i trionfi ciclistici di Marco Pantani, sono venuti a conoscenza del fallimento via Facebook nella notte: «Non c'è stata nessuna comunicazione ufficiale da parte dell'azienda», ha spiegato Luca Chierici, segretario del sindacato Filcams di Reggio Emilia. Shernon Holding aveva acquisito i 55 punti vendita meno di un anno fa. Davanti a numerosi negozi chiusi sono in corso presidi e sit-in dei lavoratori. 1'860 dipendenti, quasi 10'000 persone toccate. Sono più di 500 le aziende fornitrici coinvolte dalla vicenda della Mercatone Uno, che vantano crediti non riscossi per circa 250 milioni di euro. I fornitori, ha dichiarato William Beozzo, direttore dell'Associazione Fornitori Mercatone Uno, «hanno sempre manifestato a tutti gli organi competenti le proprie perplessità sull'operazione con Shernon Holding. Sono stati persi altri 8 mesi e ulteriori risorse finanziarie. Ricordiamo che in gioco non ci sono solo i 1.860 dipendenti del Gruppo, a cui mandiamo tutta la nostra solidarietà, ma anche tutti i dipendenti delle nostre aziende, un indotto che coinvolge in Italia quasi 10.000 persone». Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” si tratta di una drammatica notizia che attesta ancora una volta la crisi dell'economia italiana che coinvolge marchi divenuti storici e soprattutto migliaia di di famiglie che all'improvviso si vedono nel baratro causato dalla perdita del posto di lavoro. E' chiaro che in questi casi al di là delle previsioni che riguardano una ripresa che stenta a vedersi, imprescindibile dovrà essere l'annunciato impegno del governo e del Ministro dello Sviluppo economico per salvaguardare almeno il diritto al lavoro degli sfortunati dipendenti.

Avaria in volo, aereo torna indietro all'aeroporto di Zurigo. A bordo c'erano 98 passeggeri e cinque membri dell'equipaggio.

Avaria in volo, aereo torna indietro all'aeroporto di Zurigo. A bordo c'erano 98 passeggeri e cinque membri dell'equipaggio. Rientro in aeroporto subito dopo il decollo, alle ore 07:00 circa, per un aereo della Helvetic Airways in codeshare con Swiss. L'avaria si è verificata sabato mattina sul volo LX2020 con destinazione Madrid nello spazio aereo della Francia. Dopo essersi alzati in volo, dopo circa un'ora, i piloti hanno notato una spia d'allarme nel computer di bordo che ha segnalato un errore di sistema ad un motore. Hanno dunque deciso di invertire la rotta atterrando dopo circa due ore, ma sempre nello stesso punto a Zurigo. Il comandante ha subito informato i 98 passeggeri che comunque non c' era alcun pericolo per la loro incolumità, assistiti comunque dai mezzi di soccorso sulla pista di atterraggio dell'aeroporto. L' inconveniente tecnico, è rimasto in ogni momento sotto controllo, precisano dalla Helvetic Airways, tanto è vero che la casa costruttrice dell'aereo, un E190, prevede addirittura che il volo possa proseguire, ma il comandante ha ritenuto, per una precauzione maggiore, di far rientro in aeroporto e sul fatto che è più facile ed economicamente ragionevole analizzare le cause esatte e portare avanti una possibile azione di manutenzione a Zurigo anziché a Madrid. I passeggeri sono partiti questa mattina a mezzogiorno con un altro volo di nuovo a Madrid con un aereo più grande tipo A321. E' evidente, commenta Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” che ci sono troppi incidenti sfiorati.

Nuova Caledonia, squalo attacca bimbo 10 anni. Fa a pezzi la gamba e parte dell'addome ma il bambino è salvo

Nuova Caledonia, squalo attacca bimbo 10 anni. Fa a pezzi la gamba e parte dell'addome ma il bambino è salvo Un bambino di dieci anni e' stato attaccato da uno squalo mentre nuotava in acque poco profonde nella baia di Port du Sud a Noumea, in Nuova Caledonia, secondo quanto riportato dai media locali. Il bambino stava facendo il bagno dopo essersi buttato da una barca con sua sorella quando è stato attaccato da uno squalo che ha strappato una gamba e una parte dell'addome. Il padre che aveva assistito dalla barca all'attacco è saltato in acqua per recuperare il suo bambino mentre la ragazza è riuscita a uscire dall'acqua. Il ragazzo gravemente ferito è stato trasportato al Centro Ospedaliero di Koutio. I bagni sono stati vietati e un elicottero pattuglia la costa. È l'ultimo incidente di squali in Australia. Il territorio francese di Nuova Caledonia, nel Pacifico, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” ha deciso di vietare la pesca degli squali, decimati per soddisfare la crescente domanda di zuppa di pinne di in Cina. Una pratica crudele: tagliate via le pinne gli squali vengono rigettati in mare a morire lentamente. Proibito pure lo 'shark-feeding', svago turistico ad alta adrenalina. Il territorio si unisce cosi' ad altri Stati che hanno creato santuari per gli squali: la Polinesia francese, Palau, le Isole Marshall e le Cook.

Viaggiare informati. Mykonos, 836 euro per un piatto di calamari al ristorante: lo scontrino choc scatena le polemiche sui social.

Viaggiare informati. Mykonos, 836 euro per un piatto di calamari al ristorante: lo scontrino choc scatena le polemiche sui social. In un ristorante di Mykonos, un turista americano denuncia uno conto salatissimo e pubblica lo scontrino sui social. Lo Sportello dei Diritti: è l'ennesimo caso di "turisti spennati". Nuovo caso di "turisti spennati" questa volta in Grecia che si sono ritrovati a pagare più di 800 euro per avere consumato sei piatti di calamari, tre ceasar salad (la celebre insalata con il pollo e la salsa Ceasar da cui il nome) sei birre locali, due bottiglie d’acqua. Una cifra esagerata dal momento che i turisti non hanno pranzato in un ristorante di lusso bensì in uno dei tanti locali di Mikonos, in Grecia. E’ successo ad un turista americano di Brooklyn, New York, in vacanza che si è visto portare uno scontrino per la cena di ben 836,20 euro ed ha denunciato sui social e sul portale Tripadvisor l’accaduto. Mykonos è una delle isole greche più conosciute e più visitate di tutta la Grecia ed è anche è una delle più amate per la sua movida e per i suoi locali. Qualcuno la definisce l’Ibiza delle Cicladi per il suo spirito trasgressivo, ma Mykonos specie fuori dall’alta stagione è anche un’isola di estrema bellezza e di incantevoli scorci. Ma bisogna comunque fare attenzione a dove ci si siede per mangiare perché un’incantevole ristorantino sul mare può rivelarsi al momento del conte un salasso. Come è successo all’ignaro vacanziere statunitense. L’uomo racconta di essersi seduto con alcuni amici in questo ristorante e di non aver ricevuto dal cameriere il menù, ma il cameriere ha elencato a voce i piatti e fra quelli elencati il gruppo ha scelto: 6 piatti di calamari, 3 ceasar salad (la celebre insalata con il pollo e la salsa Ceasar da cui il nome) 6 birre locali, 2 bottiglie d’acqua. Il gruppo non aveva quindi idea del prezzo di ogni singolo piatto, ma mai si sarebbe aspettato di ricevere un conto simile, 836 euro totali. Quando è arrivato lo scontrino il gruppo ha scoperto che un piatto di calamari costa la bellezza di 98 euro e le birre 25 euro l’una! Una bottiglia d’acqua quasi 9 euro e le insalate quasi 20 euro ciascuna, un succo di pomodoro 18 euro! Il turista ha lasciato ovviamente una recensione al vetriolo su Tripadvisor definendo questo locale una trappola per turisti. Il ristorante in questione si trova in Platis Giaolos. Così la foto dello scontrino, pubblicata sui social e diventata immediatamente virale, ha fatto letteralmente infuriare la rete. Ma nei centri turistici i viaggiatori sono facilmente preda di commercianti poco onesti: alcuni turisti riportano che a Mykonos hanno pagato 15 euro per una lattina di coca-cola o 20 euro per una moussaka. Chiedere il menù e o almeno di sapere in anticipo i prezzi, qualora il ristorante sia sprovvisto di menù, sebbene i prezzi dovrebbe essere esposti anche semplicemente in un foglio appeso, è non solo un diritto, ma anche l’unico metodo per evitare di ritrovarsi fra le mani un conto del genere. Un conto che ha suscitato grande indignazione sui social, dove è solo l’ennesimo caso di “turisti spennati“. Quando si va in vacanza, raccomanda Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti", bisogna fare attenzione non solo all’alloggio e al viaggio, ma anche al ristorante. Già perché senza volerlo si può incappare in conti stratosferici per una semplice cena in uno dei tanti locali anche se non di lusso.

Usa: batterio killer nella farina. Richiamo collegato alla farina contaminata da E.coli si espande a 11 Stati in tutto il paese.

Usa: batterio killer nella farina. Richiamo collegato alla farina contaminata da E.coli si espande a 11 Stati in tutto il paese. Ansia anche in Europa Il caso di E.Coli scoppiato nei giorni scorsi negli Stati Uniti, dovuto alla farina contaminata venduta dalla catena dei supermercati ALDI, come sospettato inizialmente, è stato ampliato ad 11 Stati in tutto il paese. La farina, prodotta da Archer Daniels Midland, una multinazionale statunitense attiva nel settore alimentare, è stata venduta nei negozi ALDI del Connecticut, Delaware, Massachusetts, New Hampshire, New Jersey, New York, Ohio, Pennsylvania, Rhode Island, Vermont e West Virginia. La Food and Drug Administration (Fda) martedì 21 maggio, in collaborazione con ADM Milling Co. e ALDI, tramite le principali testate americane ha reso noto il richiamo volontario della farina per tutti gli usi Bakers Corner venduta nei punti vendita al dettaglio negli Stati Uniti nord-orientali a causa di una potenziale presenza di E. coli.. I medici chiamati in causa hanno riferito che la specie di batterio in questione, ovvero E.coli O157, potrebbe portare seri rischi alla vita delle persone, anche se fortunatamente fino ad ora non c'è stato nessun caso di decesso. Ri cordiamo che ALDI è una multinazionale tedesca attiva nel settore della grande distribuzione organizzata, ed è una delle principali aziende del mondo nel suo settore. Il batterio killer, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti", può essere venuto dall'acqua usata per la coltivazione oppure dal seme. È la pianta di origine che può contaminarsi quando è ancora in campo, e il batterio passa, in fase dormiente, al seme. Poi, una volta messo a coltura, il batterio rinasce. Quindi bisogna risalire ai semi, andare a cercare queste aziende agricole e capire da quali coltivazioni arriva il batterio, perché il germoglio non può certo far crescere il batterio autonomamente, qualcosa lo deve aver contagiato. Ma dal comunicato di oggi delle autorità statunitensi si apprende che questa azienda è l'unica origine dell'infezione. Sarebbe in realtà responsabile dei casi di Escherichia Coli registrati in 11 Stati.

venerdì 24 maggio 2019

Trasparenza bancaria violata: per la Cassazione il cliente ha sempre diritto ad ottenere copia dall’istituto di credito dei documenti che lo riguardano e quindi anche durante un giudizio.

Trasparenza bancaria violata: per la Cassazione il cliente ha sempre diritto ad ottenere copia dall’istituto di credito dei documenti che lo riguardano e quindi anche durante un giudizio. Basta dimostrare l’esistenza del rapporto contrattuale Stop allo strapotere delle banche e alla carenza di trasparenza nei rapporti con i propri clienti. A sancirlo, rileva Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, un’importante sentenza della Cassazione Civile che costituisce anche un precedente molto significativo per i consumatori. L’ordinanza n. 14231 pubblicata il 24 maggio 2019, non fa altro che stabilire un principio che dovrebbe essere sacrosanto: ossia che il cliente dovrebbe avere sempre diritto ad ottenere dal suo istituto di credito i documenti e il rendiconto delle sue operazioni relative agli ultimi dieci anni, anche e soprattutto durante un eventuale giudizio. Nella fattispecie, i giudici della prima sezione hanno accolto il ricorso di un utente che aveva agito contro una banca lamentando l’erronea gestione della propria posizione in essere, che aveva generato un ingente saldo debitorio, per lui del tutto ingiustificato ed illegittimo. La corte d’appello di Milano aveva accolto, al contrario, le doglianze della banca condannando il cliente al pagamento del detto saldo debitorio. Col ricorso in Cassazione, l’utente aveva fra l’altro lamentato l’errore commesso dai giudici di merito in ordine al mancato accoglimento della richiesta, correttamente effettuata in giudizio, dell’esibizione di una serie d’importanti documenti che potevano essere utili a dimostrare la fondatezza delle sue ragioni, che la banca non aveva prodotto e che il giudice di appello, conformemente a quello di primo grado, aveva ritenuto non ammissibile. Non di questo avviso sono stati i giudici di piazza Cavour che con la decisione in questione hanno affermato che «il diritto del cliente ad avere copia della documentazione inerente a singole operazioni poste in essere negli ultimi dieci anni, sancito dall'art. 119 TUB abbia natura sostanziale e non meramente processuale e la sua tutela si configuri come situazione giuridica "finale", a carattere non strumentale. Esso, infatti, si è precisato, «non si esplica nell'ambito di un processo avente ad oggetto l'attuazione di un diverso diritto, ma si configura esso stesso come oggetto del giudizio intrapreso nei confronti della banca in possesso della documentazione richiesta e prescinde dall'eventuale uso che di questa il richiedente possa eventualmente voler fare in altre sedi». In buona sostanza, per la Suprema Corte, «il titolare di un rapporto di conto corrente ha sempre diritto di ottenere dalla banca il rendiconto, ai sensi dell'art. 119 del d.lgs. n. 385 dei 1993 (TUB), anche in sede giudiziaria, fornendo la sola prova dell'esistenza del rapporto contrattuale, non potendosi ritenere corretta una diversa soluzione sul fondamento del disposto di cui all'art. 210 c.p.c., perché non può convertirsi un istituto di protezione del cliente in uno strumento di penalizzazione del medesimo, trasformando la sua richiesta di documentazione da libera facoltà ad onere vincolante».

Cruciverba per mantenere il cervello vigile, attento e allenato nell’età avanzata. A scoprirlo uno studio inglese

Cruciverba per mantenere il cervello vigile, attento e allenato nell’età avanzata. A scoprirlo uno studio inglese. Gli appassionati di puzzle e parole crociate tendono ad avere un’età cerebrale fino a 10 anni più giovane della norma. Invecchiare mantenendo la mente lucida è possibile. Il segreto è passare il tempo libero a fare rebus, sudoku e cruciverba può essere molto più utile e produttivo di quanto sembra. In particolare per il futuro benessere del nostro cervello. Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Università di Exeter e la King's College London, nel Regno Unito, secondo cui dedicarsi regolarmente a queste attività enigmistiche presenta enormi benefici per il futuro funzionamento delle nostre capacità cognitive, quali la memoria, l’attenzione, il ragionamento e l’abilità nel risolvere problemi. «I miglioramenti sono stati particolarmente evidenti nella velocità e nell’accuratezza delle performance dei partecipanti», ha dichiarato la dottoressa Anne Corbatt, leader dello studio. «In alcune aree i miglioramenti sono stati davvero drastici: per esempio nell’ambito del problem-solving, le persone che facevano spesso cruciverba o puzzle avevano un’età mentale di circa 8 anni più giovane rispetto a coloro che non coltivavano questa passione. Non possiamo dire con certezza che fare questo genere di quiz abbassi la probabilità di sviluppare una condizione neurodegenerativa, ma abbiamo visto che l’uso regolare di giochi con parole e puzzle aiuta a mantenere il nostro cervello in funzione più a lungo».Lo studio, chiamato PROTECT, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è uno dei più complessi degli ultimi 10 anni e gli scienziati incoraggiano tutti gli adulti a dedicarsi a questo genere di attività di enigmistica al fine di mantenere all’erta la mente e i suoi processi cognitivi, al contempo tenendo a bada malattie gravi come la demenza e l’Alzheimer. «PROTECT si è dimostrata una delle ricerche più entusiasmanti del decennio», conferma Clive Ballard, del Dipartimento di medicina di Exeter. «Lo studio ci ha permesso di capire di più sul modo in cui il nostro cervello invecchia, e dunque possiamo cercare di ridurre il più possibile il rischio che corrono le persone anziane di sviluppare la demenza».

Minaccia di morte i passeggeri dell’aereo ma muore dopo aver tentato di strangolare una donna. Attimi di terrore su un volo Red Wings

Minaccia di morte i passeggeri dell’aereo ma muore dopo aver tentato di strangolare una donna. Attimi di terrore su un volo Red Wings Un passeggero di un volo Red Wings è stato filmato mentre minacciava di “uccidere tutti a bordo”. ll velivolo era partito sabato scorso da Mosca ed era diretto a Simferopol, la capitale dell'annessa Crimea, una famosa regione turistica del Mar Nero, quando ad un certo punto un passeggero ha iniziato a urlare. L’uomo, un russo di 56 anni, ha dapprima usato un telefono cellulare per colpire ripetutamente un passeggero sulla testa, minacciando di uccidere tutti i presenti, e in seguito ha addirittura tentato di strangolare una donna dell’aereo. Nel video, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si sente chiaramente l’uomo che minaccia di morte i passeggeri del volo. “Sentivo chiaramente questo uomo urlare cose agli altri passeggeri” ha raccontato un testimone. I passeggeri e l’equipaggio hanno dovuto tenerlo riuscendolo a legare al suo posto, ma l’individuo era totalmente fuori controllo. Mentre si trovava legato alla poltrona ha avuto un arresto cardiaco. Il capitano ha deciso di tornare e ha richiesto un atterraggio di emergenza all'aeroporto di Mosca Domodedovo da dove era partito. Il dramma sul volo dall'inferno si è svolto in soli 38 minuti, dal momento decollo a quello dell'atterraggio di emergenza. Polizia e ambulanza stavano aspettando sulla pista l'aeromobile. L'uomo è stato dichiarato morto dai paramedici pochi minuti dopo. Rapporti non confermati hanno detto che l'aggressore presentava una ferita alla testa procuratasi durante la colluttazione. "I paramedici arrivati all'aereo hanno iniziato a fornire assistenza medica, ma l'uomo è morto per insufficienza cardiaca acuta", ha dichiarato Svetlana Petrenko in una nota rilasciata dal comitato investigativo russo. È in corso un'indagine formale sull'incidente.

Rischio epatite A ritirati frutti di bosco congelati. Il Ministero della Salute ha segnalato il richiamo alimentare per rischio epatite A

Rischio epatite A ritirati frutti di bosco congelati. Il Ministero della Salute ha segnalato il richiamo alimentare per rischio epatite A Il Ministero della salute venerdì 24 maggio ha diramato un comunicato rivolto ai consumatori dove è stato ritirato un lotto di “Frutti di bosco congelati”. La confezione sottoposta a richiamo venduta in busta da 300 grammi, è stata prodotta dall’Azienda Danti, di Danti Giampiero e C. Srl con sede dello stabilimento in provincia di Pistoia, alla via Brennero I Tratto n° 62, in località Abetone Cutigliano. Il provvedimento, disposto in via del tutto precauzionale, riguarda il lotto BZ_015FB, data di scadenza 30-12-2021. A rendere necessario il provvedimento è la possibile "Contaminazione da virus Epatite A“. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione ormai punto di riferimento per la sicurezza alimentare in Italia, raccomanda ai consumatori che fossero in possesso di una o più confezioni appartenenti al lotto sottoposto a richiamo, di restituirla al punto vendita in cui è stata acquistata. L’avviso di richiamo del lotto è stato pubblicato sul nuovo portale dedicato alle allerte alimentari del Ministero della salute.

Rischio incendio, Volvo richiama i SUV XC90. Un tubo rotto potrebbe causare una perdita di liquido refrigerante che potrebbe provocare un incendio

Rischio incendio, Volvo richiama i SUV XC90. Un tubo rotto potrebbe causare una perdita di liquido refrigerante che potrebbe provocare un incendio Ancora automobili destinate a essere ritirate dal mercato nel mondo, tra cui l'Europa, per difetti tecnici. Volvo sta richiamando 34.006 dei SUV XC90 del 2016 perché una perdita di liquido refrigerante potrebbe innescare un incendio, secondo l'Amministrazione statunitense per la sicurezza del traffico. Un tubo che trasporta il liquido di raffreddamento del motore, ovvero la soluzione composta da una miscela di acqua e glicol che interviene ogni qual volta la valvola termostatica del motore segnala il surriscaldamento, o se la temperatura esterna scende fino a – 40 gradi, potrebbe creparsi dopo l'esposizione al calore e all'umidità nel tempo. Se il liquido di raffreddamento fuoriesce dal tubo danneggiato, potrebbe accumularsi vicino a una parte del sistema di emissioni del veicolo che raggiunge temperature pari a 600º C e rimanere caldo anche dopo lo spegnimento del veicolo. Poiché il liquido di raffreddamento del motore è infiammabile, ciò potrebbe causare un incendio. I conducenti di SUV colpiti possono notare un avviso di basso livello del refrigerante o un avviso di temperatura elevata sul cruscotto del veicolo, oppure potrebbero vedere il refrigerante fuoriuscito sul terreno sotto il veicolo quando è parcheggiato. NHTSA afferma che Volvo è a conoscenza di 14 "episodi" correlati al problema, ma afferma di non aver ricevuto segnalazioni di infortuni, incidenti mortali o incidenti relativi al richiamo. I dettagli dei veicoli richiamati: 34.006 SUV Volvo XC90 del 2016 fabbricati dal 27 agosto 2014 fino al 24 aprile 2016. Il problema: il liquido di raffreddamento del motore potrebbe fuoriuscire da un tubo screpolato e accumularsi sull'isolamento per il convertitore catalitico del veicolo. Se ciò accade, il veicolo potrebbe prendere fuoco. La soluzione: i concessionari Volvo sostituiranno gratuitamente il tubo difettoso. Come contattare il produttore: Volvo avviserà i proprietari entro il 14 giugno 2019. Potranno inoltre chiamare il produttore automobilistico al numero 800-458-1552. Numero della campagna NHTSA: 19V308. Il numero di Volvo per questo richiamo è R29936. Questo richiamo è stato condotto con la supervisione della National Highway Traffic Safety Administration o NHTSA, un'agenzia governativa statunitense facente parte del Dipartimento dei Trasporti. Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti”, ancora una volta, grazie al servizio che svolge monitorando tutti i richiami tecnici per l'eliminazione di difetti di produzione o di progettazione riguardanti la sicurezza che interessano i veicoli circolanti, anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle multinazionali automobilistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono una vettura tra quelle indicate vengono tempestivamente informati. È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate o ai Concessionari Volvo Italia, nel caso in cui la propria autovettura corrisponda al modello in questione.

giovedì 23 maggio 2019

Scandalo “estimi catastali” a Lecce. Continuano i rigetti della Cassazione.

Scandalo “estimi catastali” a Lecce. Continuano i rigetti della Cassazione. Il Fisco continua a soccombere imperterrito Pensavamo che lo scandalo in salsa leccese degli “estimi catastali” fosse giunto finalmente al capolinea con quella che appariva come una scelta, almeno ufficiosa, di voler rinunciare alle impugnazioni avverso i ricorsi già vittoriosi dei contribuenti ed in ragione di un orientamento ormai pacifico della giurisprudenza di merito e quindi anche di legittimità. In realtà, però così non è stato e, come risulta dalla recentissima ordinanza della Corte di Cassazione, la numero 13907/2019 pubblicata negli scorsi giorni, in relazione ad un giudizio nel quale due contribuenti erano difesi dall’avvocato Maurizio Villani, così non è. Ed imperterrita, l’Agenzia delle Entrate continua a subire sonore sconfitte anche innanzi ai giudici di legittimità su un argomento che pensavamo fosse archiviato. Il problema principale, però è che a tutt’oggi la Suprema Corte ha inteso compensare le spese di lite tra contribuenti e Agenzia delle Entrate con la conseguenza che, il Fisco non è disincentivato a continuare a “perdere” se non subisce anche una concreta perdita patrimoniale conseguente all’eventuale soccombenza. A questo punto, per Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, è auspicabile che anche i giudici di piazza Cavour condannino alle spese l’Ufficio, in una vicenda consolidata anche nella giurisprudenza e che più e più volte non abbiamo lesinato di definire un vero e proprio scandalo.

Cozze dalla Grecia contaminate dal virus dell'epatite A, allarme in Italia.

Cozze dalla Grecia contaminate dal virus dell'epatite A, allarme in Italia. Se mangiate crude si rischiano conseguenze anche gravi per la salute. Avrebbero già raggiunto supermercati e banchi delle pescherie. Il Rasff, il sistema di allerta europeo rapido per la sicurezza alimentare, ha lanciato l’allerta per la possibile presenza del pericoloso virus nelle cozze vive greche Cozze vive in Italia contaminate dal dell'epatite A che sarebbero state già immesse sull’intero mercato nazionale. E’ delle ultime ore la notizia di un nuovo allerta alimentare che, questa volta, non riguarda il temibile batterio Escherichia Coli. Non si conoscono i lotti con cozze vive contaminate anche perché riguardano non solo la Grande distribuzione ma pescherie e mercati. Ad allertare le autorità sanitarie dei diversi Paesi europei ed esteri circa la presenza di salmonella è stata proprio l'Italia che ha prontamente avvisato le autorità sanitarie della UE (Dettagli di notifica - 2019.1893 del 23.05.2019 a seguito esito delle indagini e delle misure adottate dell' 08.05.2019). Rasff, il sistema di allerta rapido dell'Unione Europea, invita tutti a prestare la massima attenzione e a non consumare le cozze vive provenienti dalla Grecia, senza prima sottoporle al controllo dal Servizio igiene degli alimenti e nutrizione della Asl locale. Le cozze sono organismi “filtratori”, cioè filtrano tutto ciò che è contenuto nei mari nei quali vivono. Di conseguenza, se provengono da acque non perfettamente pulite, possono essere fonte di contaminazione batterica. Per questo motivo sarebbe sempre meglio evitare di mangiarle crude, sia a casa sia al ristorante dove spesso vengono servite sotto forma di "Crudités". Solo con l’abbattimento (che non sappiamo se è stato fatto accuratamente) e la cottura i batteri vengono inibiti e si evitano spiacevoli disturbi intestinali. Con l'occasione ricordiamo che i primi sintomi di un'infezione da epatite A sono stanchezza, inappetenza, febbre e nausea. Dopo qualche giorno compare l'ittero, un colorito giallognolo della pelle, delle mucose e delle sclere degli occhi: tutto ciò è causato da una elevata concentrazione della bilirubina nel sangue ed è sintomo di una diminuita funzionalità del fegato. Il rischio, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, rilanciando le raccomandazioni del Servizio di Igiene degli Allevamenti e delle produzioni zootecniche, è che i mitili interessati dal richiamo possano esser commercializzati al di fuori dei canali legali, mettendo a grave rischio la salute dei consumatori. Mentre i molluschi acquistati esclusivamente attraverso "canali autorizzati all’interno di sacchetti con etichette che ne riportano la provenienza, possono essere acquistati in sicurezza".

Non fa curare il cane, multa da 10mila euro a padrone.

Non fa curare il cane, multa da 10mila euro a padrone. Risponde del reato di maltrattamenti chi non assicura al cane cure veterinarie adeguate. L’amico a quattro zampe venne trovato dal servizio Veterinario Ausl di Modena “vagante ed in pessime condizioni di salute” dovute a “vari tumori mammari” La Cassazione, ha sancito una nuova massima di diritto a tutela degli amici quattrozampe. Rischia di essere condannato per il reato di maltrattamenti di animali chi non assicura cure veterinarie al suo cane, esponendolo a sicure sofferenze fisiche. E ne risponde a titolo di dolo nel senso che accetta consapevolmente il rischio dell’aggravarsi della patologia. Con una sentenza, la 22579 di oggi, che è grande segno di civiltà la Corte di cassazione ha confermato la multa di 10 mila euro a carico del proprietario di una cagnolina con evidenti tumori alle mammelle. In fondo alle interessanti motivazioni gli Ermellini sanciscono un nuovo principio di diritto secondo cui «configura la lesione rilevante per il delitto di maltrattamento di animali, art. 544 ter, in relazione all'art. 582, cod. pen., l'omessa cura di una malattia che determina il protrarsi della patologia con un significativo aggravamento fonte di sofferenze e di un'apprezzabile compromissione dell'integrità dell'animale».Il proprietario ha risposto a titolo di dolo generico e i tentativi della difesa di smontare l’impianto accusatorio sono stati vani. "Nel reato di maltrattamento di animali, la nozione di lesione, sebbene non risulti perfettamente sovrapponibile a quella prevista dall'art. 582 cod. pen., implica comunque la sussistenza di un'apprezzabile diminuzione della originaria integrità dell'animale che, pur non risolvendosi in un vero e proprio processo patologico e non determinando una menomazione funzionale, sia comunque diretta conseguenza di una condotta volontaria commissiva od omissiva".Il ricorrente ritiene che la malattia non è stata cagionata da lui (massa tumorale) ma quello che rileva è l'aggravamento della malattia se non sottoposta ad idonea cura, aggravamento sicuramente determinate gravi sofferenze. Del resto anche il protrarsi di una malattia già preesistente, con il suo aggravamento, configura le lesioni di cui all'art. 582, cod. pen. Luna, cagnolina di razza mista, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, era stata trovata dagli operatori del canile di Modena "vagante ed in pessime condizioni di salute, accertate dal medico del servizio Veterinario Ausl di Modena in vari tumori mammari di grosse dimensioni e ulcerati, dermatite in varie zone del corpo, calli da decubito e artrosi agli arti posteriori e anteriori". Per i giudici di merito, il 42enne, con il suo disinteresse per le condizioni di salute di Luna le aveva "cagionato notevoli sofferenze tanto da rendere necessario un immediato intervento chirurgico; la malattia del resto era presente da molto tempo".

Il caricatore del cellulare è attaccato alla presa, il bambino lo mette in bocca e muore folgorato. ‘’È successo tutto in secondo’’.

Il caricatore del cellulare è attaccato alla presa, il bambino lo mette in bocca e muore folgorato. ‘’È successo tutto in secondo’’. Lo Sportello dei Diritti: "Genitori prestate la massima attenzione a ciò che lasciate in giro" Un bimbo indiano di tre anni è rimasto ucciso a causa di un'abitudine sbagliata che adottiamo quasi tutti dentro casa: lasciare il cavo del caricatore del telefono collegato alla presa elettrica anche quando il telefono non è in carica. Sappiamo che i piccoli non hanno altre priorità se non quella di esplorare tutto ciò che li circonda. E come sapete bene, lo fanno principalmente mettendo gli oggetti in bocca. È stato proprio questo ad ucciderlo: quando ha trovato l'estremità del caricatore del cellulare dei genitori, non ha potuto fare a meno di metterla in bocca e masticarla. Ma purtroppo l'altra estremità era ancora collegata alla presa elettrica. La mamma Razia era nella stanza accanto, ha sentito un rumore ed è corsa a vedere. Quando ha visto il piccolo svenuto, ha allarmato i nonni e si sono tutti precipitati in ospedale, ma per il bimbo non c'era già più niente da fare. E’ morto folgorato lo scorso venerdì a casa dei nonni mentre giocava da solo in una casa a Jahangirabad, in India. Purtroppo è abitudine molto diffusa quella di lasciare il caricatore del cellulare attaccato alla presa anche quando il telefono non è in carica. Questo non solo incide sulla bolletta, anche se in piccole quantità, la corrente continua a scorrere, ma espone gli abitanti di casa, bambini o animali, ad un grave rischio. Rischio che aumenta in modo vertiginoso se non si usano caricatori originali. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è l'ennesima tragedia rimbalzata alle cronache che ci lascia increduli e attoniti. Chi non l'ha provato, non potrà mai capire il dolore che adesso hanno nel cuore i familiari di questo bambino, perciò è bene raccontare e diffondere la sua storia affinché episodi del genere non accadano mai più anche ad altri genitori. I bambini, i genitori lo sanno bene, mettono in bocca qualunque cosa trovino a tiro: mettere le cose in bocca li aiuta a scoprire il mondo ed è normale che sia così. A maggior ragione, però, i genitori devono prestare attenzione a ciò che lasciano in giro: ogni casa è disseminata di pericoli e non sempre i genitori si rendono conto della pericolosità di certi oggetti. Ma non perché sono distratti, magari sono stanchi, magari il loro bambino è più veloce. Comunque bisogna avere mille occhi. Proprio per questo, è necessario che tutti adottiamo maggiori accorgimenti, per evitare che si ripetano tragedie analoghe.

Agevolazioni fiscali per l’acquisto di auto per disabili e incentivi: la Corte Tributaria Regionale di Bari – Sezione staccata di Lecce, annulla un avviso di accertamento di quasi 100mila euro nei confronti di una concessionaria

Agevolazioni fiscali per l’acquisto di auto per disabili e incentivi: la Corte Tributaria Regionale di Bari – Sezione staccata di Lecce, annulla un avviso di accertamento di quasi 100mila euro nei confronti di una concessionaria Lo scorso 21 maggio la Commissione Tributaria Regionale di Bari - Sezione staccata di Lecce 23 – in accoglimento delle eccezioni di diritto e di merito su ricorso predisposto dall’avvocato Maurizio Villani, ha rigettato l’appello dell’Agenzia delle Entrate di Lecce avverso la sentenza di primo grado che aveva annullato un accertamento di quasi 100mila euro nei confronti di una concessionaria di autovetture.In particolare, i giudici di merito hanno correttamente confermato i seguenti principi di diritto e di merito:- per l’applicazione dell’aliquota IVA agevolata per l’acquisto di un’autovettura da parte di un disabile è sufficiente la documentazione medica e non sussiste alcun obbligo del concessionario di accertare la veridicità dell’autocertificazione né la completezza ed appropriatezza del certificato di invalidità;- gli incentivi riconosciuti dal concedente al concessionario d’auto sono esclusi dal campo di imponibilità IVA, ai sensi e per gli effetti dell’art. 3, comma 1, D.P.R. n. 633/72, non rappresentando essi il corrispettivo di un obbligo di “facere”, siccome sganciato da un rapporto di sinallagmaticità.Per Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta di principi giuridici e fiscali corretti e da apprezzare e che possono costituire delle linee guida per tutte le concessionarie di veicoli e per i contribuenti interessati.

mercoledì 22 maggio 2019

Uno studio USA lancia l'allarme: gel per le unghie collegato a rischio di tumore

Uno studio USA lancia l'allarme: gel per le unghie collegato a rischio di tumore. Maggiori probabilità di ammalarsi per chi lavora nel settore. Un nuovo studio indica una percentuale di rischio di tumori per le estetiste che si occupano di manicure e pedicure. C'è un legame diretto tra "beautician" e insorgenza di tumori: le impiegate dei saloni di bellezza che trattano gel, agenti chimici e sostanze sintetiche aggressive per il trattamento delle unghie corrono un rischio di 100 volte superiore di sviluppare il cancro rispetto a chi non maneggia queste sostanze. Lo dimostra una nuova ricerca dell’Università del Colorado condotta dal team della dottoressa Lupita Montoya. Secondo i risultati, l’esposizione a questi agenti durante il corso di 20 anni può incrementare la probabilità di sviluppare il cancro di ben 100 volte. Tra le malattie più comuni il carcinoma dello stomaco, dell’esofago e dei polmoni, ma anche il tumore cutaneo spinocellulare, il linfoma di Hodgkin e la leucemia. Ai partecipanti è stato chiesto di condividere anche altre esperienze e sintomi tra cui mal di testa, problemi di pelle o irritazione agli occhi. I ricercatori precisano che il cliente medio non corre questo rischio. «Dipende da quanto tempo trascorriamo in quel tipo di ambiente», ha dichiarato la leader dello studio. «Le clienti normalmente passano una frazione del tempo di chi lavora nei saloni. A meno che non parliamo di gravi allergie o asma, non è una situazione preoccupante per le clienti».La percentuale di rischio, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” è stata determinata secondo i calcoli della Environmental Protection Agency (EPA) e il Center for Disease Control and Prevention degli USA.

martedì 21 maggio 2019

Genitori tornano a casa dall'ospedale e dimenticano il neonato in taxi

Genitori tornano a casa dall'ospedale e dimenticano il neonato in taxi. Grande spavento per una coppia di sposini che ha dimenticato il bebè sui sedili di un taxi pochi giorni dopo il parto Una coppia di genitori di Amburgo, tornando a casa dall'ospedale dopo la nascita del loro bebè, ha dimenticato il piccolo a bordo di un taxi. Una volta arrivati a casa, infatti, si sono accorti della dimenticanza. A quel punto il padre ha iniziato a inseguire il veicolo, ma senza riuscire a raggiungerlo. Il tassista ha continuato il suo lavoro ignaro della presenza del bambino che, nel frattempo, continuava a dormire. Immediati gli accertamenti della polizia di Amburgo svolti per rintracciare il taxi, che ha anche pubblicato un post sul proprio sito internet, tramite un annuncio su Facebook. Intanto l'autista si è anche fermato per il pranzo, lanciando il taxi in un parcheggio sotterraneo. Una volta ritornato alla guida del mezzo ha ripreso normalmente il suo lavoro. Siccome il bambino dormiva, l'autista non si è accorto dell'esistenza del suo passeggero. Dopo essere tornato sul suo taxi e si è diretto all'aeroporto di Amburgo, alla ricerca di nuovi clienti. Solo quando è salito il successivo passeggero che si è accorto della presenza del neonato, il tassista ha intuito della dimenticanza dei genitori. Immediatamente è stata chiamata la polizia, che ha preso in consegna il piccolo e lo ha fatto visitare dai paramedici, per escludere qualsiasi possibile problema di salute. Il giorno stesso il neonato è potuto tornare tra le braccia dei genitori. La nascita di un figlio è un evento unico, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” che tutti i genitori ricordano per il resto della loro vita. Ma per questa coppia sarà sicuramente indimenticabile.