giovedì 31 agosto 2017

Lo sbadiglio è contagioso. Uno studio inglese ne ha scoperto le cause

Lo sbadiglio è contagioso. Uno studio inglese ne ha scoperto le cause Quando si dice che lo “sbadiglio è contagioso” non sbagliamo. E lo dice anche la scienza. Sono stati ricercatori dell'università di Nottingham, guidati da Stephen Jackson a scoprire le "radici" del fenomeno: affondano nei riflessi primitivi generati dall'area del cervello che controlla i movimenti, la corteccia motoria. Un impulso a cui è praticamente impossibile resistere, e che aumenta più si cerca di reprimerlo. Lo studio pubblicato sulla rivista Current Biology ha, infatti, dimostrato anche il perché più si cerca di resistere, più aumenta il bisogno di sbadigliare se si vede qualcuno vicino farlo, anche se la forza dell'impulso cambia da persona a persona. Lo sbadiglio contagioso è una comune forma di ecofenomeno, cioè l'imitazione automatica e involontaria di parole o azioni di altre persone. Un comportamento che non è solo umano, ma anche di altri animali, come cani e scimpanzé. Gli ecofenomeni sono presenti anche in diverse malattie, collegate alla risposta e sensibilità della corteccia del cervello, come epilessia, demenza, autismo e sindrome di Tourette. "Il nostro studio è utile per capire meglio l'associazione tra l'eccitabilità e sensibilità motoria e il presentarsi degli ecofenomeni anche in molte malattie", spiega Jackson. Attraverso la stimolazione magnetica transcranica su 36 volontari, i ricercatori hanno potuto aumentare anche l'impulso a sbadigliare, e visto che "il desiderio di sbadigliare aumenta si cerca di reprimerlo. Con la stimolazione elettrica abbiamo aumentato l'eccitabilità e la propensione allo sbadiglio contagioso", aggiunge Georgina Jackson. Insomma, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, quello che era un fenomeno che ritenevamo quasi banale, si rivela più complesso di quanto pensavamo.

Occhio ai chirurghi estetici sui social come Facebook e Instagram

Occhio ai chirurghi estetici sui social come Facebook e Instagram. Uno studio americano ha confermato che in molti casi possono essere pubblicizzate attività di persone non abilitate Sulla rete ed in particolare sui social si pubblicizza di tutto. Dai beni di consumo, ai servizi e da un po' di tempo anche pratiche di chirurgia estetica. Uno studio condotto negli Usa da ricercatori della Northwestern university. e pubblicato dall'Aesthetic Surgery Journal, ha invitato a prestare la massima attenzione a questo tipo di pubblicità che appaiono su Facebook o Instagram, perché in molti casi possono essere praticate da persone non abilitate. Secondo la ricerca in meno di un caso su cinque si tratta di operatori professionali. Instagram, spiegano in particolare gli studiosi, per la propria natura di social votato alle immagini è un perfetto veicolo per messaggi sulla medicina estetica. Per lo studio sono stati analizzati quasi due milioni di post basati su 29 hashtag legati alla chirurgia estetica. Solo nel 17,8% dei casi, scrivono, i post erano di operatori certificati, mentre per il 26,4% erano di medici con altra specializzazione, il 5,5% di non medici e nel 47% di operatori stranieri non meglio specificati. "La scarsità di medici qualificati su Instagram - concludono gli autori - è allarmante. I professionisti dovrebbero usare i social media per educare i pazienti sui rischi di rivolgersi a un professionista non certificato". Il problema è sempre il solito e non è solo americano, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”: si cerca di attirare nella “rete” ignari che sono spinti - in una società in cui l’esasperazione dell’estetica coinvolge ogni livello - da immagini allettanti e costi vantaggiosi rispetto alle tariffe applicate nelle cliniche autorizzate, quando invece bisognerebbe prestare la massima cura perché ne può andare seriamente della propria salute.

Segnalazioni da Lecce. Perdite copiose d’acqua in viale Giovanni Paolo II (già viale dello Stadio). Spreco e pericolo per i veicoli in transito. Gli interventi siano più rapidi

Segnalazioni da Lecce. Perdite copiose d’acqua in viale Giovanni Paolo II (già viale dello Stadio). Spreco e pericolo per i veicoli in transito. Gli interventi siano più rapidi Sono giorni che nei pomeriggi, su viale Giovanni Paolo II, meglio noto come viale Dello Stadio, poco prima dell’altezza del “Palazzetto dello Sport”, si forma un piccolo torrente con annesso laghetto al centro della carreggiata - probabilmente a causa della rottura di una tubazione o dell’impianto d’irrigazione posto nei pressi del “Dog Park” - che oltreché costituire uno spreco per la copiosa quantità d’acqua dispersa, costituisce anche un’insidia stradale per gli inevitabili fenomeni di aquaplaning che causa sugli pneumatici dei veicoli in transito, ma anche per la presenza di buche che vengono occultate dall’acqua stagnante. Come al solito, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, sono i cittadini a segnalarci queste situazioni che possono essere risolte in termini rapidissimi dall’amministrazione comunale. È bene, comunque, che i veicoli in transito su viale Giovanni Paolo II prestino la massima attenzione finché il problema non verrà risolto.

Malloreddus tradizionali de “I Cagliaritani”. Richiamo alimentare revocato. Nessun pericolo per la salute. La pasta può essere tranquillamente consumata

Malloreddus tradizionali de “I Cagliaritani”. Richiamo alimentare revocato. Nessun pericolo per la salute. La pasta può essere tranquillamente consumata Lo scorso 29.08.2017 avevamo diffuso la comunicazione di un richiamo operato da Auchan che aveva riguardato il prodotto Malloreddus tradizionali de “I Cagliaritani” per presenza di elevati livelli di Cadmio. In realtà le analisi richieste dai Nas si sono rivelate inesatte. Per tali motivi, non sussiste nessun pericolo per la salute e la pasta può essere tranquillamente consumata. Il produttore Pastificio I Cagliaritani srl ci ha, infatti, reso partecipi della documentazione che attesta che il richiamo/ritiro, che è bene precisare, era già stato attivato dall’azienda stessa in via precauzionale a seguito all’esito delle suddette analisi effettuate su richiesta dei NAS, presentava dei valori ben inferiori a quelli di legge rendendo il prodotto tranquillamente consumabile. A seguito della verifica puntuale dei test l’azienda ha provveduto, quindi, alla revoca del richiamo che Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” ritiene meritevole di rendere immediatamente nota a tutti i consumatori.

Terapie geniche. Le autorità sanitarie americane consentono la vendita della prima cura di questo tipo.

Terapie geniche. Le autorità sanitarie americane consentono la vendita della prima cura di questo tipo. Consentirà di intervenire farmacologicamente su una forma di leucemia molto aggressiva. Le speranze di molti malati sono riposte nella sua efficacia Le competenti autorità statunitensi hanno consentito, per la prima volta, la commercializzazione di un farmaco che agisce sul sistema immunitario del malato modificandolo geneticamente. Si tratta, nel caso specifico, d’un trattamento per combattere una forma di leucemia particolarmente aggressiva. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” - associazione che tra le sue numerose attività ritiene utile divulgare le cure che possono migliorare le condizione di vita dei cittadini –, inizia una nuova era per quanto riguarda la cura di malattie che finora si riteneva non fosse possibile sconfiggere. Il medicinale, messo a punto da un ricercatore dell’Università della Pennsylvania e brevettato dalla Novartis, è destinato a bambini e giovani adulti sui quali le normali terapie non hanno avuto alcun effetto, ciò che succede nel 15-20% dei casi. La sua efficacia è stata dimostrata dopo che è stato provato su 63 pazienti con un tasso di miglioramento dell’83%. Non esente da controindicazioni, la cura è però anche molto cara: ben 475.000 dollari per un ciclo.

I supermercati Simply e Auchan richiamano 9 lotti di probiotici Bontà Viva Bifidus Fibre Avena-Noci e Bifidus Fibre Cereali per errata etichettatura.

I supermercati Simply e Auchan richiamano 9 lotti di probiotici Bontà Viva Bifidus Fibre Avena-Noci e Bifidus Fibre Cereali per errata etichettatura. Il prodotto presenta il GLUTINE! Sono a rischio coloro che soffrono di allergia. Il richiamo riguarda il Canale IPER di tutta Italia e SUPER di tutta Italia tranne la Sicilia La comunicazione è stata diffusa sui siti della catena di supermercati Simply e Auchan e riguarda solo i consumatori allergici al GLUTINE. I prodotti interessati sono 9 lotti di probiotici Bontà Viva Bifidus Fibre Avena/Noci e Bifidus Fibre Cereali. I supermercati precauzionalmente hanno già attivato le procedure di ritiro dei prodotti dalla vendita. Nello specifico sono i prodotti con denominazione di vendita: PROBIOTICI BONTA’ VIVA BIFIDUS FIBRE “AVENA NOCI” – PROBIOTICI BONTA’ VIVA BIFIDUS FIBRE “CEREALI” Marchio del prodotto: BONTA’ VIVA Lotti interessati (coincidono con la scadenza): 31/08/2017 – 07/09/2017 – 15/09/2017 – 21/09/2017 – 26/09/2017 – 01/10/2017 – 02/10/2017 – 08/10/2017 – 12/10/2017 EAN: BONTA’ VIVA BIFIDUS FIBRE “AVENA NOCI” 8005377005322 / BONTA’ VIVA BIFIDUS FIBRE “CEREALI” 8005377005308. Ragione sociale commercializzante: Senoble Italia Spa. Bollo di identificazione dello stabilimento: IT 05 87 CE.o Senoble Italia Spa Via Molinetto, 76 – 31030 Borso del Grappa (TV) tel.0423/910222 – fax 0423/542000 – info@senoble.com. Motivo del Richiamo: ETICHETTATURA NON CONFORME : Presenza dicitura “senza glutine” mentre tra gli ingredienti è presente il glutine, con conseguente rischio per i soggetti allergici. Popolazione interessata: Soggetti intolleranti o allergici al GLUTINE. L'ingestione di cibi contenenti sostanze con potere antigenico non è cosa da prendere alla leggera, perché potrebbe causare degli effetti che si manifestano rapidamente subito dopo l'ingestione di un particolare alimento ed è quindi più facile collegarli al cibo ingerito. Le reazioni dell'organismo oltre ad essere immediate sono, di solito, violente. La reazione allergica produce shock anafilattico e di solito risponde ai tradizionali Test Allergici Cutanei e quindi, è anche relativamente più facile da individuare. Per shock anafilattico si intende una sindrome clinica provocata da esposizione ad un allergene, è la reazione più grave e può, se non curato, portare alla morte. È molto meno frequente delle intolleranze alimentari (su 50 casi, solo 10 sono allergie). Può portare anche alla morte, mentre è molto raro che le intolleranze alimentari possano causare il decesso di una persona. I sintomi delle allergie alimentari sono simili a quelle provocate a chi soffre di allergia ai pollini: sono comuni gli arrossamenti pruriginosi della pelle, gli eczemi, le eruzioni o i gonfiori, l'orticaria, arrossamenti e bolle, le dermatiti; ma anche irritazione delle labbra e della bocca o problemi respiratori (riniti, congiuntiviti, asma) o problemi gastrointestinali (nausea, vomito, dolori addominali e diarrea). Per tale ragione è facile capire quanto la "sicurezza" di un alimento sia fondamentale per un soggetto allergico … sicurezza che dovrebbe derivare dalla lettura attenta delle etichette. Ad evidenziarlo, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che, rimarcando l'allerta di Simply e Auchan , invita i consumatori allergici a non utilizzare i prodotti e a contattare e a restituire le confezioni al punto di vendita per la sostituzione.Trattandosi di un problema rilevante, le aziende hanno avviato anche una campagna di richiamo avvisando i clienti in rete. Il richiamo riguarda il Canale IPER di tutta Italia e SUPER di tutta Italia tranne la Sicilia. I supermercati Simply e Auchan, a scopo precauzionale e al fine di garantire la sicurezza dei propri clienti, raccomanda ai clienti allergici o intolleranti al GLUTINE, che hanno acquistato il prodotto con medesimi lotti di appartenenza, di non consumarlo e di riportarlo al punto vendita per la sostituzione. Tutte le persone che non sono allergiche o intolleranti al GLUTINE possono consumare il prodotto!

Allarme nei punti vendita Naturasi: ritirato Pesto alla genovese per possibile presenza di frammenti di vetro. L'allerta sanitaria pubblicata sul sito della società

Allarme nei punti vendita Naturasi: ritirato Pesto alla genovese per possibile presenza di frammenti di vetro. L'allerta sanitaria pubblicata sul sito della società L'avviso è apparso in queste ore sul sito internet della catena di supermercati biologici Naturasi che ha richiamato dagli scaffali dei punti vendita di tutta Italia, il Pesto alla genovese confezionato in barattoli di vetro da 90 grammi Ecor. L’avviso che ha carattere di urgenza riguarda esclusivamente le confezioni che sull’etichetta indicano come termine minimo di conservazione il 25/06/2019. C’è la possibilità che nei barattoli di pesto, evidenzia Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” siano finiti dei frammenti di vetro. Naturasi sul proprio sito internet nel lanciare l'appello urgente ha invitato tutti gli acquirenti di controllare le scorte in casa e di NON consumare il prodotto suddetto ma di restituirlo al proprio negoziante che provvederà a sostituirlo o rimborsarlo oltre che a chiarire eventuali dubbi.

Diritti dei “naturisti”. Parigi: da oggi e fino al 15 ottobre si potrà stare nudi in una parte del Bois de Vincennes. Off limits i voyeur

Diritti dei “naturisti”. Parigi: da oggi e fino al 15 ottobre si potrà stare nudi in una parte del Bois de Vincennes. Off limits i voyeur Il naturismo è una prassi che è diffusa nei paesi nordici, ma anche in alcune zone più o meno nascoste del nostro Paese. A Parigi hanno però ben pensato di garantire un po' di spazio pubblico ai nudisti tanto che a far data da oggi avranno la possibilità di vivere liberamente la loro passione a due passi dalla capitale francese. Una piccola area del Bois de Vincennes sarà infatti dedicata fino al 15 ottobre prossimo alla pratica del naturismo. A partire dal primo pomeriggio una superficie di 7.300 metri quadrati sarà dedicata a chi vuole godersi il parco senza nulla indosso. Lo spazio sarà segnalato con cartelli su cui figurerà una «carta di buona condotta». Secondo quanto riportato da Le Parisien, tutti saranno invitati, in particolare, a rispettare la nudità e la tranquillità degli utenti. A tal proposito, l’amministrazione cittadina ha dichiarato di non intendere tollerare episodi di voyeurismo o di esibizionismo nella zona dedicata ai naturisti. «Mettere a disposizione uno spazio nel Bois de Vincennes in cui il naturismo sarà autorizzato rientra in una visione aperta dell’utilizzo degli spazi pubblici parigini», ha spiegato all’Huffington Post Pénélope Komites, assistente per gli spazi verdi della sindaca di Parigi, Anne Hidalgo. La decisione di dedicare un’area sperimentale al nudismo era stata presa dal Consiglio comunale di Parigi nel settembre del 2016. «È una vera gioia, è una libertà in più per i naturisti», ha commentato Julien Claudé-Pénégry, incaricato dello sviluppo degli spazi urbani per l’Associazione dei naturisti di Parigi. «Ciò mostra l’apertura di spirito della città di Parigi e permetterà di far evolvere la mentalità sulla nudità, sui nostri valori e il nostro rispetto per la natura», ha aggiunto. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, anche queste sono libertà che possono essere tutelate e che però devono essere godute nel pieno rispetto degli altri. Forse un’idea da rilanciare anche nel nostro Paese, affinché vi siano aree strettamente riservate e che non consentano esibizionismi di sorta.

Incendi ai limiti dei centri urbani. Lo “Sportello dei Diritti”: nessuna prevenzione da parte dei Comuni. Segnalazioni da molti comuni del Centro Sud per l’aria irrespirabile.

Incendi ai limiti dei centri urbani. Lo “Sportello dei Diritti”: nessuna prevenzione da parte dei Comuni. Segnalazioni da molti comuni del Centro Sud per l’aria irrespirabile. La denuncia di alcuni cittadini di Squinzano dove a giorni non si può stendere neanche il bucato Si tratta di un fenomeno che si ripete ciclicamente ogni anno, quello degli incendi che coinvolgono ancora troppo spesso il limitare dei centri urbani, specie al Centro Sud, con rischi per la popolazione sia nell’immediato, connessi al pericolo dei fuochi e delle alte temperature che si sviluppano, che di intossicazioni e problemi per la salute più significativi a lungo termine. Perché troppo spesso non viene dato fuoco solo a piante secche, roveti e stoppie varie, ma vengono coinvolti rifiuti di ogni tipo, dalla plastica, agli pneumatici fino alle batterie esauste e perfino olii esausti. Insomma, una miscela letteralmente “esplosiva” per i polmoni, che rende l’aria irrespirabile senza limitazione d’orario e gli interventi dei Vigili del Fuoco o dei reparti dei “forestali” regionali si rivelano spesso tardivi per il gran numero di eventi di questo tipo che si verificano contemporaneamente. Per non parlare poi dei proprietari dei fondi che appiccano incendi che ritengono “controllati” e che col cambiamento dei venti riversano i loro fumi verso i limiti delle aree urbane. Abbiamo tratto spunto per parlare dell’argomento da Squinzano, importante comune del Nord Salento, dove alcuni cittadini della zona 167, ci hanno segnalato il problema e la circostanza di dover rimanere sigillati in casa, a volte anche nelle giornate più calde, e a non poter stendere il bucato per la fuliggine e i fumi sprigionati a causa del fenomeno. Tutte queste problematiche, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, possono essere semplicemente risolte più che con interventi repressivi, con l’imposizione della prevenzione nei confronti dei proprietari dei fondi limitrofi alle aree urbane che in quanto “custodi” dei loro immobili, sono soggetti a specifiche responsabilità amministrative, oltreché civilistiche in merito. Spetta, in primo luogo, ai comuni questo tipo di vigilanza che, a quanto pare, viene troppo spesso “dimenticata” nonostante le numerose ordinanze emanate in tal senso dagli stessi enti locali che immancabilmente, ogni estate, vengono lasciate nel cassetto. E siccome siamo giunti quasi al termine di questa stagione, ci auguriamo che dalla prossima sia garantito un serio monitoraggio e controllo del territorio e le eventuali sanzioni nei confronti di quei proprietari di terreni che non si adeguano alle imposizioni previste in termini di prevenzione. Di seguito, quindi, alcune regole che dovrebbero essere imposte dai Comuni con apposita ordinanza e la previsione di specifiche sanzioni in caso di trasgressione, a tutti i proprietari frontisti dei fondi laterali alle strade comunali e vicinali e a tutti i proprietari frontisti di aree o spazi pubblici e comunque a tutti i proprietari di terreni incolti in genere di procedere a propria cura e spese, alle seguenti opere a tutela del territorio: - taglio della vegetazione incolta; - taglio degli arbusti e delle sterpaglie cresciute anche impropriamente nei terreni incolti in prossimità di strade comunali e vicinali o prospicienti spazi e aree pubbliche; - taglio delle siepi e dei rami che si protendono sul suolo pubblico; - è vietato lasciare in deposito sui terreni materiali o residui di carcasse di macchine e materiale di qualsiasi natura che possa immettere sul terreno sostanze nocive o comunque estranee alla natura dei terreno stesso e tali che possano diffondersi in superficie od infiltrarsi nel sottosuolo provocando inquinamento momentaneo o duraturo; - è vietato lasciare in deposito sui terreni materiale di qualsiasi natura, ammucchiato od affastellato tale da poter divenire rifugio di animali potenzialmente portatori di malattie nei confronti dell'uomo quali ratti, cani o gatti randagi ed altri; - è fatto obbligo ad ogni proprietario di curare la superficie del proprio terreno in modo che non si formi eccessivo accumulo di sterpaglia, di sottobosco o di ramaglie e che la stessa venga accuratamente e sistematicamente pulita allo scopo di salvaguardare il territorio pubblico e privato da incendi; - è fatto obbligo ai proprietari dei fondi o chi per essi siano obbligati a tenere regolate le siepi vive in modo da non restringere o danneggiare le strade, a tagliare i rami delle piante che si protendono oltre il ciglio stradale; - è fatto obbligo ai proprietari, ai conduttori è agli affittuari, di terreni di conservare in buono stato gli sbocchi degli scoli o delle scoline che affluiscono nei fossi o nelle cunette antistanti alle strade comunali eseguendo le operazioni di potatura e pulizia in ogni epoca in cui esse siano necessarie; - è fatto obbligo ai proprietari e/o conduttori di aree agricole non coltivate, di aree verdi urbane incolte, ai proprietari di villette e gli amministratori di stabili con annesse aree a verde, ai responsabili di cantieri edili e stradali, ai responsabili di strutture turistiche, artigianali e commerciali con annesse aree pertinenziali, di provvedere ad effettuare i relativi interventi di pulizia a propria cura e spese dei terreni invasi da vegetazione, mediante rimozione di ogni elemento o condizione che possa rappresentare pericolo per rincolumità e rigiene pubblica. Fermo restando quanto espresso, dovranno in particolar modo provvedere alla estirpazione di sterpaglie e cespugli, nonché al taglio di siepi vive, di vegetazione e rami che si protendono sui cigli delle strade e alla rimozione di rifiuti e quant'altro possa essere veicolo di incendio, mantenendo per tutto il periodo estivo, le condizioni tali da non accrescere il pericolo di incendi; - è fatto obbligo ai proprietari dei fabbricati di provvedere all'estirpamento dell'erba lungo tutto il fronte dello stabile e lungo i relativi muri di cinta per tutta la loro lunghezza ed altezza, al fine di garantire il decoro e la salubrità dei centri abitati e degli edifici. Le trasgressioni, salvo che non costituiscano più grave reato, possono essere punite con la sanzione amministrativa d'importo variabile da € 25,00 ad € 500,00, come stabilito dall'art. 7 bis dei D.Lgs. 267/2000, secondo la procedura prevista dalla Legge 24.11.1961, n. 689 fatta salva l'applicazione delle sanzioni previste dalle specifiche norme di settore. In caso di inottemperanza, il Comune potrà procedere direttamente alla eliminazione del pericolo con azioni in danno per il recupero delle spese anticipate e fatta salva la comminazione di ogni altra sanzione, anche di natura penale.

Allerta alimentare del Ministero Salute per la Listeria nella ricotta pecorina. Scatta il ritiro del prodotto

Allerta alimentare del Ministero Salute per la Listeria nella ricotta pecorina. Scatta il ritiro del prodotto Il Ministero della salute oggi ha diramato un comunicato che invita i cittadini a non consumare la ricotta pecorina prodotta da Pericu Salvatore con sede dello stabilimento a Piazza San Sebastiano n 3 OZIERI (SS). Il ritiro riguarda tutti il territorio nazionale della confezione da kg 2,9 con scadenza minima 07.11.17. della ORO BRAND e commercializzata dalla IN.CA.S srl.. Le contaminazioni da Listeria sono molto diffuse. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione ormai punto di riferimento per la sicurezza alimentare in Italia, non esclude che l'ingerimento del prodotto gastronomico possa provocare un pericolo per la salute, e mette perciò in guardia la popolazione. La listeriosi è un’infezione che si trasmette prevalentemente per via alimentare e può avere effetti gravi nell’uomo. Il germe (Listeria monocytogenes), è un batterio largamente diffuso nell’ambiente, nel terreno e nelle acque di superficie, che tollera gli ambienti salati e le basse temperature (+2/+4°C). Alcune categorie di persone sono più a rischio di contrarre la malattia se presentano un sistema immunitario indebolito: anziani, neonati, donne in gravidanza, soggetti con altre malattie in corso che compromettono il sistema immunitario. Tuttavia anche i soggetti non considerati a rischio possono contrarre l’infezione e in qualche caso manifestare la malattia nella forma gastrointestinale. Il veicolo principale di infezione nell’uomo è il consumo di alimenti pronti al consumo (in inglese: RTE “ready-to-eat”) e di cibo crudo. Il batterio della Listeria si trova più comunemente sulla crosta di formaggi freschi molli, o in formaggi a base di latte crudo, salmone affumicato, carni fresche non stagionate, salumi, ma anche nei vegetali crudi. La cottura dei cibi uccide il germe, la conservazione in frigorifero no. Una persona affetta da listeriosi può manifestare i segni di una sindrome simil-influenzale caratterizzata da febbre e dolori muscolari, a volte preceduti da diarrea o altri sintomi gastro-intestinali. Nel caso di pazienti immuno-compromessi la malattia può evolvere in modo molto più grave con setticemia e meningite. Nelle donne in gravidanza la malattia può portare a complicanze anche gravi per la gestazione. I primi sintomi si possono rilevare anche a distanza di 70-90 giorni dall’assunzione di cibo contaminato. L’avviso di richiamo del lotto, è stato pubblicato sul nuovo portale dedicato alle allerte alimentari del Ministero della salute nella sezione "Avvisi di sicurezza".

mercoledì 30 agosto 2017

Cane domestico investito? Devono essere risarciti i danni patrimoniali e non patrimoniali al padrone.

Cane domestico investito? Devono essere risarciti i danni patrimoniali e non patrimoniali al padrone. Per il Tribunale di Roma il legame affettivo con fido è dimostrato dalle onerose spese sostenute per le sue cure tanto da far superare la considerazione dell’animale “cosa”. Liquidato anche il “danno morale” al proprietario per l’apprensione, sofferenze e disagi per le lunghe cure Non è più possibile che ai giorni d’oggi gli animali vengano considerati alla stregua di oggetti. Lo si comprende dai reciproci sentimenti o anche solo legami che s’instaurano tra padroni o appassionati e bestiole, ma anche dalla legislazione e giurisprudenza, quest’ultima sempre più orientata a riconoscere valore, e come tale liquidabile economicamente, ai rapporti che si creano. In tale ottica, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, vale la pena dare il giusto risalto alla sentenza 19747/16, pubblicata dalla dodicesima sezione civile del tribunale di Roma, nella persona del giudice Isabella Di Lalla che ha riconosciuto sia il diritto ai danni patrimoniali che non patrimoniali, al proprietario di un cane investito da un furgone. Per il giudice capitolino, una volta stabilita l’esclusiva responsabilità del conducente del veicolo nell’investimento, il fatto che il padrone si sia fatto «carico di lunghe e costose terapie, con spostamenti continui da Faleria - comune di residenza - alla clinica veterinaria romana, per far curare al meglio il cane denota una notevole affezione nei suoi confronti, tale da consentire il superamento della considerazione dell'animale come “cosa”. Viene quindi meno necessariamente il limite del valore economico del bene danneggiato quale criterio fondativo della misura del risarcimento spettante al proprietario.» Per il Tribunale, quindi, per il danno patrimoniale patito compete l'ammontare di € 4.780,00 pari alla somma degli importi di tutte le fatture comprovanti le spese che egli ha sostenuto per le cure del cane. Peraltro, in casi come questi dev’essere risarcito anche il danno non patrimoniale patito dal padrone in quanto la fattispecie è da ritenersi astrattamente configurabile come reato. Per il togato, tale voce di danno, trova giustificazione sia nella comprensibile apprensione per la sorte dell'animale, così gravemente ferito, sia nelle sofferenze e disagi e nei condizionamenti verosimilmente provati nei circa tre mesi di terapia resisi necessari per curarlo, periodo sicuramente apprezzabile durante il quale il cane inevitabilmente, giacché impossibilitato a muoversi autonomamente, ha avuto bisogno dell'aiuto e dell'assistenza continui del suo padrone. Per tale voce di danno è stato ritenuto equo liquidare la somma di € 1.000,00. Insomma, al conducente e all’assicurazione per la RCAuto del mezzo non resta che pagare anche le spese di lite, a seguito di un precedente che si rileverà senz’altro assai significativo nelle numerose azioni a tutela dei proprietari di animali domestici che anche la nostra associazione ha avviato nei vari fori del territorio nazionale.

Ministero salute: uova al Fipronil, richiamo per alcuni lotti dell’allevamento Società Agricola Fattorie Valle del Misa di Ostra Vetere (AN)

Ministero salute: uova al Fipronil, richiamo per alcuni lotti dell’allevamento Società Agricola Fattorie Valle del Misa di Ostra Vetere (AN) In data odierna i Servizi Veterinari dell’Area Vasta 2 – Asur Marche hanno comunicato al Ministero della salute di aver imposto l’attivazione delle procedure di richiamo di uova di varie categorie provenienti dall’allevamento Società Agricola Fattorie Valle del Misa di Ostra Vetere (AN), identificati con i lotti 31-32-33-e 34 2017, codice allevamento (indicato sulle uova) 3IT036AN089, in quanto in un campione di dette uova si è riscontrato un valore di fipronil pari a 0.98 mg/kg, superiore pertanto al limite di tossicità acuta di 0,72 mg/kg. Ove uova provenienti da tali lotti siano in possesso di cittadini, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si invitano gli stessi a non consumarli e riportarli al punto vendita. Si segnala in proposito l’opinione dell'Istituto tedesco di valutazione BfR No. 016/2017, del 30 Luglio 2017, che prende in considerazione un potenziale consumo di uova contaminate da 1,2 mg fipronil/kg (contaminazione quindi maggiore di quanto rilevato nei lotti di cui si sta effettuando il richiamo). Il BfR identifica nella sua valutazione una categoria di consumatori a potenziale rischio per superamento della dose acuta di riferimento solo negli infanti di peso corporeo medio 8.7 kg, con un consumo di circa 2 uova/die, quadro che -come sottolinea l'Istituto superiore di sanità in un proprio parere del 18/8 scorso - "mal rappresenta, per larghissimo eccesso, i reali consumi della popolazione italiana soprattutto in riferimento ai bambini."

Scandalo uova e ovoderivati al Fipronil: anche in provincia di Lecce arriva l’allarme

Scandalo uova e ovoderivati al Fipronil: anche in provincia di Lecce arriva l’allarme. I supermercati MAC comunicano alla clientela il richiamo e ritiro di uova “Agricola La Vegliese” del lotto con scadenza dal 12.09.2017 al 21.09.2017 L’allarme destato dallo scandalo delle uova e ovoderivati al Fipronil arriva anche al Sud ed in particolare in Provincia di Lecce. In data odierna la catena di distribuzione MAC ha comunicato alla clientela con un avviso affisso nei negozi il “richiamo e ritiro di prodotto non conforme” dal chiaro tenore letterale: «se ha acquistato il seguente prodotto uova “Agricola La Vegliese” con n° lotto dal 12.09.2017 al 21.09.2017 è invitato a non consumarle e/o restituire a questo punto vendita”. Motivo della non conformità: Presenza di Fipronil. Comunicazione ai sensi dell’Art. 19 par. 1 Reg. CE 178/02E Linee Guida Ministero Salute e SARAM Puglia». Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, in primo luogo è importante che, nell’ottica della tutela della salute pubblica , che i mezzi di comunicazione anche a livello locale ne diano notizia per informare i consumatori che abbiano acquistato le uova in questione al fine di non utilizzarle ed ottenere la restituzione del prezzo una volta riconsegnate nell’esercizio dove si sono acquistate. In secondo, è bene precisare che quest’ennesimo richiamo costituisce un’ulteriore prova che smentisce categoricamente le affermazioni che si sono rincorse per giorni da parte del Ministero della Salute circa l’assenza di prodotti contaminati dal temibile insetticida nel Nostro Paese. Ciò nonostante la nostra associazione avesse segnalato a livello nazionale l’allerta europea già a far data dal 1 agosto scorso.

Plastica dentro il pane: Naturasì ritira baguette classica gluten free. Allerta lanciata dall'Ufficio federale della sicurezza alimentare tedesco.

Plastica dentro il pane: Naturasì ritira baguette classica gluten free. Allerta lanciata dall'Ufficio federale della sicurezza alimentare tedesco. La catena di supermercati di prodotti biologici Naturasì richiama la baguette classica Schinitzer gluten free per rischio di presenza di pezzi di plastica all’interno. Nello specifico, il prodotto richiamato è la confezione da 360 grammi con termine massimo di scadenza del 03/01/2018, prodotta dall’azienda tedesca Schnitzer GmbH & Co. NaturaSì invita chiunque l’avesse comprata a non consumarla e riportarla presso il punto vendita d’acquisto dove si provvederà alla sostituzione o al rimborso. L'Ufficio federale della sicurezza alimentare ha quindi annunciato il ritiro dalla vendita rilanciando l'allerta sul portale del dicastero tedesco sul sito internet Lebensmittelwarnung.de. Il ritiro, segnala Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è stato effettuato dopo la segnalazione di un consumatore che ha trovato un residuo appuntito.

martedì 29 agosto 2017

Studio canadese. I carboidrati? Un rischio per il cuore. Non sono i grassi i principali killer per il cuore ma i glucidi. Lo studio è stato presentato a Barcellona

Studio canadese. I carboidrati? Un rischio per il cuore. Non sono i grassi i principali killer per il cuore ma i glucidi. Lo studio è stato presentato a Barcellona Non sono i grassi i principali killer per il cuore ma i glucidi, cioè i carboidrati. Uno studio presentato a Barcellona nel corso del congresso europeo di cardiologia mette in discussione quanto indicato fino ora in tutte le linee guida di prevenzione della salute cardiaca e da decine di studi e documenti scientifici. Lo studio PURE (Prospective Urban Rural Epidemiology), è stato condotto dall'Università di Hamilton, in Ontario, ed i risultati sono stati presentati oggi e pubblicati su Lancet. La riduzione dei grassi, secondo Mahshid Dehghan, ricercatrice del Population Health Research Institute della McMaster University, ''non migliorerebbe la salute delle persone''. I vantaggi arriverebbero invece riducendo i glucidi, cioè in sostanza i carboidrati sotto il 60 per cento dell'energia totale, ''e aumentando l'assunzione di grassi totali fino al 35 per cento''. I risultati delle analisi su oltre 135.000 individui provenienti da 18 paesi a basso, medio e alto reddito, nello studio prospettico epidemiologico dimostrano che e' l'elevata assunzione di carboidrati a determinare un maggior rischio di mortalità cardiovascolare. L'assunzione di grassi, secondo i risultati presentati, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è invece, a sorpresa, associata a minori rischi. Gli individui nella fascia alta del consumo di grassi mostravano una riduzione del 23 per cento del rischio di mortalità totale, ma anche una riduzione del 18 per cento del rischio di ictus e del 30 per cento del rischio di mortalità per cause non cardiovascolari. Ciascun tipo di grasso era associato alla riduzione del rischio di mortalità: meno 14 per cento per i grassi saturi, meno 19 per cento per i grassi monoinsaturi, meno 29 per cento per quelli polinsaturi. Una maggiore assunzione di grassi saturi e' stata anzi associata a una riduzione del 21 per cento del rischio di ictus.

Raccolta rifiuti a Lecce. La prova che si continua a fare ben oltre le 9 del mattino

Raccolta rifiuti a Lecce. La prova che si continua a fare ben oltre le 9 del mattino. Spettacolo indecoroso nel “Centro Storico” anche alle 11.15, segnalato da alcuni cittadini e turisti che danneggia l’immagine della città e pone problematiche igienico sanitarie. Lo “Sportello dei Diritti”: l’assessorato all’Ambiente intervenga sulla società appaltatrice Monteco. Non è bastato il nostro comunicato stampa dello scorso 26 luglio per interrompere una prassi che si perpetua riguardo la raccolta dei rifiuti a Lecce. Come al solito le fotografie inoltrateci ieri da un attento cittadino, documentano più di ogni parola, i fatti. Non sono le 8 o le 9 del mattino, ma le foto sono state scattate ben oltre le 11.15 e gli addetti della Monteco S.r.l., la società appaltatrice del servizio, passano per il centro storico a raccogliere i rifiuti, ingombrando con i loro mezzi le vie. Uno spettacolo assolutamente non edificante anche al cospetto dei numerosi turisti che si affacciano sulla parte storica della città in un orario praticamente “di punta” e in quella che non può considerarsi ancora “bassa stagione”. Un fatto che lo “Sportello dei Diritti” ha già denunciato e che purtroppo continua a ripetersi con i sacchetti, molti al di fuori dei bidoncini e quindi in bella vista su strade e marciapiedi, lasciati sulle strade sino alla raccolta che si spinge sovente ben oltre le 9, con ripercussioni non solo sul decoro urbano, ma anche a livello igienico – sanitario, in quanto connesse anche con le temperature non ancora propriamente fresche. È evidente, quindi per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che occorra, ora più che mai, un intervento risolutivo da parte dell’assessorato all’Ambiente sulla ditta appaltatrice affinché sia obbligata con ogni strumento legale a disposizione a garantire che la raccolta “porta a porta” sia completata inderogabilmente entro e non oltre le ore 7.

Stupro di Rimini. Girano bufale sui social che alimentano l’odio. La foto di alcuni pusher tunisini presa da una notizia del 22 marzo 2016 corre sui profili

Stupro di Rimini. Girano bufale sui social che alimentano l’odio. La foto di alcuni pusher tunisini presa da una notizia del 22 marzo 2016 corre sui profili. Lo “Sportello dei Diritti”: mettere alla gogna per reati mai commessi ed allo scopo solo di fomentare odio nei confronti dei migranti è una vergogna che dev’essere fermata. Intervengano gli amministratori di Facebook e degli altri social su cui sta passando la fotografia Un reato efferatissimo quello relativo al fattaccio della notte del venerdì 25 scorso che ormai viene chiamato lo “Stupro di Rimini”, ma che non si può tramutare in una caccia alle streghe ed un invito indiscriminato ad ulteriore odio e violenza. Sta, infatti, correndo su molti profili dei social network, la fotografia che riporta i volti ed i nomi di quattro ignari cittadini magrebini che non risultano avere alcun riferimento con la violenza perpetrata in spiaggia, ma che sono stati arrestati dal Comando Provinciale di Rimini il lontano 22 marzo 2016, per reati connessi allo spaccio di stupefacenti. Tale “bufala” è ancora più grave se si pensa che allo stato dei fatti gli inquirenti siano impegnati in una delicatissima attività d’indagine e non hanno ancora individuato i colpevoli degli eventi della notte tra il 25 e il 26 agosto, con ciò potendo confondere anche le investigazioni. Si tratta, quindi, di una fotografia letteralmente presa in prestito da chi vuole fomentare odio e scatenare un ondata di xenofobia, alimentata dalla gravità del delitto e dalle sue modalità e ciò solo perché sarebbero trapelate indiscrezioni circa la possibile origine magrebina degli aggressori. Un’altra bufala del web che fa particolarmente specie anche perché è possibile immaginare come si siano scatenati - con insulti, minacce, inviti al ripristino della pena di morte e chi più ne ha più ne metta - molti utenti a commentare la foto sotto a chi ha deciso di condividerla sul proprio profilo, e che per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, merita un intervento immediato degli amministratori di Facebook e degli altri social network affinché provvedano alla rimozione ed alla individuazione di chi ha fatto partire questa vera e propria “istigazione al razzismo”. Agli utenti e a coloro che hanno pubblicato la fotografia, oppure l’hanno commentata, non resta che rimuoverla non solo perché ci si è fatti tirare stupidamente dietro ad una falsità, ma anche perché si rischia di essere denunciati per diffamazione. Noi per rispetto della verità e contro ogni forma di razzismo pubblichiamo solo la foto con i volti ed i nomi oscurati ed il link (http://www.riminitoday.it/cronaca/eroina-a-chili-smerciata-per-rimini-arrestati-banda-di-pusher-tunisini.html) alla notizia da cui è stata estrapolata la fotografia.

Bollo auto. Si prescrive in 3 anni e non in 10 anche se non viene impugnata la cartella.

Bollo auto. Si prescrive in 3 anni e non in 10 anche se non viene impugnata la cartella. Per la Cassazione l’inattività del contribuente non incide sull’estinzione anticipata. Bocciato il ricorso di Equitalia Importante arresto giurisprudenziale della Corte di Cassazione in materia di bollo auto. Per la sezione Tributaria della Suprema Corte con l’ordinanza n. 20503 del 29 agosto 2017, la tanto odiata tassa automobilistica, si prescrive in tre anni anche quando il contribuente non ha impugnato la cartella di pagamento. Per i giudici di legittimità, l’inattività del contribuente non determina la prescrizione ordinaria decennale, ma permane quello breve di tre anni. Nella fattispecie, nel rigettare il ricorso di Equitalia, ora Agenzia delle Entrate – Riscossione, gli ermellini hanno fatto riferimento alla recente sentenza delle Sezioni Unite n. 23397/2016 che ha stabilito «il principio di carattere generale, secondo cui la scadenza del termine perentorio sancito per opporsi o impugnare un atto di riscossione mediante ruolo o comunque di riscossione coattiva, produce soltanto l'effetto sostanziale dell'irretrattabilità del credito, ma non anche la c.d. "conversione" del termine di prescrizione breve eventualmente previsto in quello ordinario decennale, ai sensi dell'art. 2953 c.c., si applica con riguardo a tutti gli atti — in ogni modo denominati di riscossione mediante ruolo, di modo che, ove per i relativi crediti sia prevista una prescrizione più breve di quella ordinaria, la sola scadenza del termine concesso al debitore per proporre l'opposizione, non consente di fare applicazione dell'art. 2953 c.c., tranne che in presenza di un titolo giudiziale divenuto definitivo».Nella vicenda pervenuta all’attenzione dei Giudici di Piazza Caovur, avente a oggetto la riscossione di tassa automobilistica, soggetta a termine di prescrizione triennale, per effetto di quanto stabilito dall'art. 5 comma 51 del d. 1. n. 953/1982, convertito, con modificazioni, dalla 1. n. 53/1983 e modificato dall'art. 3 del d.l. n. 2/1986 convertito, con modificazioni, dalla 1. n. 60/1986, la decisione della Commissione Tributaria Regionale - impugnata da Equitalia - è conforme al principio di diritto, non comportando la mancata impugnazione della cartella nei termini l'applicabilità del termine ordinario di prescrizione in ordine alla successiva notifica dell'intimazione di pagamento. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, la decisione in commento chiarisce definitivamente una vicenda, quale quella da noi ritenuta sempre infondata dell’allungamento della prescrizione dopo la notifica della cartella esattoriale, da tempo oggetto di controversie tra agenti della riscossione e contribuenti e ci consentirà di avere più forza persuasiva nei confronti delle corti territoriali nei numerosi ricorsi in materia che abbiamo avviato sul territorio nazionale.

"Cadmio nella pasta", Auchan ritira dagli scaffali dei supermercati un lotto dei MALLOREDDUS TRADIZIONALI del PASTIFICIO I CAGLIARITANI.

"Cadmio nella pasta", Auchan ritira dagli scaffali dei supermercati un lotto dei MALLOREDDUS TRADIZIONALI del PASTIFICIO I CAGLIARITANI. Contaminazione da rischio chimico: elevati livelli di cadmio Il Gruppo Auchan ha richiamato a titolo precauzionale e volontario, al fine di garantire la sicurezza, la pasta MALLOREDDUS TRADIZIONALI prodotta dal PASTIFICIO I CAGLIARITANI DI SAINAS CRISTIANO & c. SNC. Motivo del richiamo: contaminazione da rischio chimico per elevati livelli di cadmio. Nello specifico si tratta del lotto L1904 da 500 g prodotto dal Pastificio I Cagliaritani srl - Zona industriale PIP- 09010 Villaspeciosa (CA) con scadenza minima del prodotto 19/08/2019 distribuito dal Canale Iper (Auchan) - Piazza Sardegna. Il cadmio è un metallo estremamente tossico che provoca numerose patologie tra cui alcune letali come attacchi di cuore, cancro e diabete. Il cadmio è un metallo molto utilizzato in agricoltura e nell’industria, quindi è un importante contaminante ambientale. I clienti che hanno acquistato questo articolo, riferisce Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, sono pregati di non consumare il prodotto, di riportarlo presso il punto di vendita abituale, e saranno interamente rimborsati. Per ulteriori informazioni contattare il fornitore al numero 0707334419.

Bambina sparisce a festa matrimonio. Angoscia in tutta la Francia per la scomparsa di una bambina di 9 anni, Maelys, durante una festa di matrimonio. Interrogati 180 invitati

Bambina sparisce a festa matrimonio. Angoscia in tutta la Francia per la scomparsa di una bambina di 9 anni, Maelys, durante una festa di matrimonio. Interrogati 180 invitati La piccola è stata vista per l'ultima volta sabato sera nel grande parcheggio del locale di Pont-de-Beauvoisin, nell'Isère (sud della Francia), mentre i festeggiamenti delle nozze erano nel momento culminante. Il dj della festa ha fatto un annuncio al microfono e da quel momento sono scattate le ricerche e l'allerta rapimento in tutta la Francia. Esclusa l'ipotesi della fuga, le ricerche con i cani poliziotto hanno mostrato le ultime tracce della piccola proprio nel grande parcheggio. Alle 3 del mattino, mentre si festeggiavano gli sposi - il marito è un cugino della madre - la piccola è stata vista da alcuni testimoni in una stanza in cui erano stati sistemati i bambini a dormire. Ricerche sono in corso da domenica mattina ovunque, dai boschi circostanti alle condutture delle fogne. Interrogati, uno per uno, i 180 invitati, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Stamattina, perquisizione nella casa del gestore del locale e nella sua automobile.

lunedì 28 agosto 2017

Lecce. Via dei Ferrari. Immondizia accatastata e incuria da giorni mentre a due passi la raccolta sembra essere stata effettuata

Lecce. Via dei Ferrari. Immondizia accatastata e incuria da giorni mentre a due passi la raccolta sembra essere stata effettuata Sono tanti gli automobilisti, che continuano a segnalare la pericolosità della strada provinciale Lecce - San Cataldo, s.p. 364, la principale arteria a quattro corsie che conduce alla marina leccese di San Cataldo, non solo per i lavori che permangono sulla semicarreggiata verso il mare, ma anche per la scarsissima visibilità delle lanterne semaforiche (soprattutto il rosso). In effetti, come segnalatoci anche attraverso le fotografie di Cesare Mazzotta in rappresentanza dell’associazione “Salute Salento”, la luce emessa dalle lanterne è scarsamente visibile a causa della polvere che si è depositata nel tempo. Evidentemente non vengono pulite e sottoposte a manutenzione come gran parte dei tratti di strada anche non oggetto degli arcinoti lavori di sistemazione dei collettori fognari. Da lontano non si riesce a capire il colore che emettono, soprattutto con la luce del giorno e nella direzione da San Cataldo verso Lecce. Inoltre, un altro problema che è nell’evidenza di tutti, sono i limiti di velocità che in alcuni tratti sono ridicoli per il tipo di strada e sorprendentemente altalenanti. Risulta, infatti, assurdo marciare con una macchina a 20 km/h o a 40 km/k su una strada a quattro corsie di marcia e che potrebbe avere uno scorrimento ben più veloce rispetto a quello cui la si vorrebbe relegare. E', peraltro, come detto, un guazzabuglio di valori alti e bassi che potrebbe costituire un pericolo per la circolazione perché ove correttamente rispettati porterebbero a continue accelerazioni e decelerazioni con i conseguenti rischi per chi vi transita. Insomma, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, occorre un tempestivo intervento del Presidente della Provincia, ma anche del Sindaco di Lecce in quanto la strada ricade interamente nel territorio del capoluogo, affinché si provveda solertemente con le richieste manutenzioni e con l’adeguamento del limite a quello consono.

Strada Lecce – San Cataldo (S.p. 364). Ad alta densità di traffico e pericolosa per le carenze manutentive.

Strada Lecce – San Cataldo (S.p. 364). Ad alta densità di traffico e pericolosa per le carenze manutentive. Lo “Sportello dei Diritti” rilancia la segnalazioni di automobilisti e dell’associazione “Salute Salento”. Si faccia la manutenzione e si stabilisca un unico limite di velocità consono alla strada Sono tanti gli automobilisti, che continuano a segnalare la pericolosità della strada provinciale Lecce - San Cataldo, s.p. 364, la principale arteria a quattro corsie che conduce alla marina leccese di San Cataldo, non solo per i lavori che permangono sulla semicarreggiata verso il mare, ma anche per la scarsissima visibilità delle lanterne semaforiche (soprattutto il rosso). In effetti, come segnalatoci anche attraverso le fotografie di Cesare Mazzotta in rappresentanza dell’associazione “Salute Salento”, la luce emessa dalle lanterne è scarsamente visibile a causa della polvere che si è depositata nel tempo. Evidentemente non vengono pulite e sottoposte a manutenzione come gran parte dei tratti di strada anche non oggetto degli arcinoti lavori di sistemazione dei collettori fognari. Da lontano non si riesce a capire il colore che emettono, soprattutto con la luce del giorno e nella direzione da San Cataldo verso Lecce. Inoltre, un altro problema che è nell’evidenza di tutti, sono i limiti di velocità che in alcuni tratti sono ridicoli per il tipo di strada e sorprendentemente altalenanti. Risulta, infatti, assurdo marciare con una macchina a 20 km/h o a 40 km/k su una strada a quattro corsie di marcia e che potrebbe avere uno scorrimento ben più veloce rispetto a quello cui la si vorrebbe relegare. E', peraltro, come detto, un guazzabuglio di valori alti e bassi che potrebbe costituire un pericolo per la circolazione perché ove correttamente rispettati porterebbero a continue accelerazioni e decelerazioni con i conseguenti rischi per chi vi transita. Insomma, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, occorre un tempestivo intervento del Presidente della Provincia, ma anche del Sindaco di Lecce in quanto la strada ricade interamente nel territorio del capoluogo, affinché si provveda solertemente con le richieste manutenzioni e con l’adeguamento del limite a quello consono.

Impennata dei falsi e-shop e vetrine online. Tra i metodi più utilizzati dai cybercriminali per estorcere o sottrarre denaro e dati delle carte di credito

Impennata dei falsi e-shop e vetrine online. Tra i metodi più utilizzati dai cybercriminali per estorcere o sottrarre denaro e dati delle carte di credito Una vera e propria esplosione della cybercriminalità economica si è verificata nei primi otto mesi dell’anno in corso, così come evidenziato dalle forze di polizia o organizzazioni e società europee che si occupano di sicurezza del web. Sono migliaia gli indirizzi di shop e vetrine online registrati e poi soppressi perché truffaldini. Soltanto nel mese di agosto la fondazione elvetica Switch ha cancellato ben 4.500 siti fraudolenti registrati sotto il dominio ".ch", contro i 700 dell’anno scorso. Quindi, anche i domini svizzeri identificati con il suffisso “.ch, un tempo ritenuti garanzia di sicurezza, non lo sono più e questo vale per i tanti italiani che tentano di acquistare prodotti o servizi online. Così come raccomandato dalla fondazione svizzera, anche Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, invita a prestare particolare attenzione quando online si trovano delle offerte straordinariamente convenienti. È possibile riconoscere l'affidabilità di un sito da alcuni segnali nella fase del pagamento, tra cui la presenza del prefisso "https://" al posto di "http://". Spesso i criminali utilizzano degli indirizzi appartenenti a dei siti legittimi, ma che sono stati soppressi. E bene, inoltre, che i siti web ritenuti fraudolenti vadano segnalati prontamente alla Polizia Postale per evitare che altri ignari cittadini vi incappino. Sul sito istituzionale https://www.denunceviaweb.poliziadistato.it/polposta/wfintro.aspx è possibile compilare l’apposito formulario seguendone le relative istruzioni. E se in ogni caso abbiate subìto la sottrazione dei vostri dati sensibili o di denaro, potrete contattare per assistenza la nostra associazione agli indirizzi info@sportellodeidiritti.org o segnalazioni@sportellodeidiritti.org

Rumori di vicinato. Il condomino dev’essere risarcito dal titolare dell’attività rumorosa anche senza danno biologico.

Rumori di vicinato. Il condomino dev’essere risarcito dal titolare dell’attività rumorosa anche senza danno biologico. La Cassazione riconosce 10mila euro ad un residente che aveva citato per danni un falegname per i rumori provenienti dal piano di sotto. Per il risarcimento non occorre la prova della lesione alla salute in caso di immissioni illecite. Il danno da immissioni che lede il diritto al normale svolgimento alla vita personale e familiare è costituzionalmente garantito e rafforzato dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo Tempi duri per tutte quelle attività rumorose che infastidiscono e turbano, in quanto superano la soglia di normale tollerabilità, l’esistenza dei vicini. Per la Cassazione civile, con l’importante ordinanza 20445/17 pubblicata oggi, dev’essere, infatti, risarcito il condomino se le immissioni illecite del vicino compromettono il normale svolgimento della vita familiare e personale all’interno della propria abitazione, anche se non è provata alcuna lesione della salute. Il danno non patrimoniale conseguente alle immissioni che superano la soglia della normale tollerabilità dev’essere risarcito indipendentemente dall’esistenza di un danno biologico documentato. Nella fattispecie, una donna proprietaria e residente in un appartamento che si trovava sul piano al di sopra di una falegnameria aveva citato in giudizio sia il proprietario che il conduttore del locale sottostante chiedendo sia l’inibizione delle immissioni rumorose che il risarcimento dei danni subiti. Il tribunale di Roma aveva deciso la causa riconoscendole un risarcimento di ben 10 mila euro anche perché nel frattempo la falegnameria aveva adottato misure di contenimento in ragione di alcune ordinanze cautelari dello stesso tribunale. Tale decisione, era stata completamente ribaltata dalla Corte di appello della Capitale che aveva ritenuto che la donna non avesse diritto ad alcun ristoro economico perché il danno poteva essere risarcito solo se fosse stata provata la lesione alla salute non ritenendo, al contrario, risarcibile, la minore godibilità della vita. La Suprema Corte con una decisione che per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è assai significativa, ha però nuovamente rovesciato il verdetto di secondo grado: secondo gli ermellini, infatti, la corte territoriale fa riferimento a precedenti giurisprudenziali remoti e superati dai più recenti orientamenti ormai consolidati secondo i quali «il danno non patrimoniale conseguente a immissioni illecite è risarcibile indipendentemente dalla sussistenza di un danno biologico documentato, quando sia riferibile alla lesione del diritto al normale svolgimento della vita personale e familiare all’interno di un’abitazione e comunque del diritto alla libera e piena esplicazione delle proprie abitudini di vita, trattandosi di diritti costituzionalmente garantiti, la cui tutela è ulteriormente rafforzata dall’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, norma alla quale il giudice interno è tenuto ad uniformarsi». La prova del pregiudizio subito può essere, pertanto, fornita anche con presunzioni semplici e nozioni di comune esperienza. La corte, quindi, accoglie il ricorso e cassa la sentenza della Corte di appello decidendo nel merito, riconoscendo per l’appunto il risarcimento del danno che viene liquidato nell’importo di 10 mila euro, oltre interessi, in favore dell’inquilina oltre al pagamento delle spese processuali del primo grado di giudizio. Insomma, un precedente importante che nel riconoscere un risarcimento monetario di tal tipo, costituirà un prezioso deterrente per tutte quelle attività particolarmente rumorose all’interno di stabili abitati così come noi dello “Sportello dei Diritti” insistiamo a sostenere da anni nelle numerose azioni di assistenza in materia che abbiamo avviato sul territorio nazionale.

Darsena di San Cataldo a Lecce. L’emblema del degrado e dell’incuria

Darsena di San Cataldo a Lecce. L’emblema del degrado e dell’incuria. Lo “Sportello dei Diritti”: il percorso di rigenerazione urbana “Lecce e il suo mare” lanciato dalla nuova amministrazione ponga tra i suoi punti focali la rinascita del porticciolo Se c’è un luogo, un’infrastruttura pubblica a Lecce che rappresenta meglio delle altre il degrado e l’incuria di vent’anni di amministrazione, questa è la Darsena di San Cataldo a Lecce. Uno specchio d’acqua che si affaccia su uno dei punti di mare più prossimi al centro urbano e che al di là di tutti i tentativi di recupero miseramente “naufragati” per totale assenza di programmazione e visione d’insieme, era da sempre il ritrovo degli appassionati del diporto e porto sicuro per la piccola pesca locale. Ed ora, a vedere il mesto, desolato lascito del governo Perrone, piange il cuore a vederlo così anche questa fine d’estate: completamente abbandonato a sé stesso, vuoto, con le strutture cadenti, impantanato da una coltre di alghe, fanghiglia e poseidonia morta, che rendono irrespirabile l’aria per decine, centinaia di metri di raggio e che rendono meno vivibile la zona per residenti e turisti costretti a convivere con quegli olezzi. Ma si dice che quando non si può arrivare più in basso di così, quando tutte le promesse nei confronti di ex lavoratori e custodi, dei diportisti e dei pescatori di professione sono state completamente disattese, allora dovrebbe nascere anche un’occasione di riscatto da parte dei nuovi governanti. Ed è per questo che Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si rivolge alla giunta Salvemini ed in particolare all’assessore all’urbanistica Rita Miglietta che da domani avvierà i primi incontri del percorso di generazione urbana delle marine leccesi lanciato attraverso il programma "Lecce è il suo mare", ad affrontare prontamente tra i punti cardine la questione del porticciolo, per rilanciarlo una volta per tutte e per dargli una destinazione definitiva che salvaguardi quello che potrebbe diventare uno dei volani dello sviluppo economico e turistico del territorio comunale. Perché vedere un’altra estate la “Darsena” in queste condizioni è un pugno nell’occhio per un’intera comunità che ha desiderio e voglia di riscatto.

Epidemia di epatite A in America: 14 morti a San Diego

Epidemia di epatite A in America: 14 morti a San Diego Non cessa lo stato di allerta nella più grave epidemia di epatite A verificatasi da decenni negli USA. Ad esserne colpiti soprattutto i senzatetto: dallo scorso novembre sono finite in ospedale 264 persone e circa il 70% di queste erano persone senza fissa dimora. Secondo un portavoce del Centers for Disease Control (Cdc), il numero di casi ha superato altre grandi epidemie, ed è "probabilmente il maggior numero di decessi che si verifica negli Usa da vent'anni".Il virus, che compromette la funzionalità epatica, si diffonde solitamente attraverso cibo o acqua contaminata da materia fecale. L'epatite A ha un lungo periodo di incubazione, fino a 28 giorni, e ciò significa che la gente può diffondere la malattia prima che gli infetti ne siano a conoscenza. L'ufficio della Contea, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ha fatto sapere che gli esperti devono ancora determinare cosa ha causato l'epidemia ciò non consentendo ancora dati certi sui “movimenti” del virus. Non si può escludere, pertanto, che l'infezione possa arrivare in Europa dove comunque non è stato segnalato nessun caso di questo genere.

domenica 27 agosto 2017

Insidie stradali a Lecce. Ripristinata la segnaletica dopo l’appello dello “Sportello dei Diritti”, sulla pericolosa curva di via Andrea Doria nei pressi dello stabilimento “Pevero Beach” a San Cataldo.

Insidie stradali a Lecce. Ripristinata la segnaletica dopo l’appello dello “Sportello dei Diritti”, sulla pericolosa curva di via Andrea Doria nei pressi dello stabilimento “Pevero Beach” a San Cataldo. Ora la Polizia Municipale organizzi meglio i controlli sulla circolazione stradale delle marine programmandoli per la prossima stagione Dopo due appelli rivolti dallo “Sportello dei Diritti” la nuova amministrazione di Lecce ha risposto e ha ripristinato la segnaletica di divieto di fermata lungo la curva pericolosa di via Andrea Doria a San Cataldo, in prossimità dello stabilimento balneare "Pevero Beach", ove da sempre si verifica il cosiddetto “parcheggio selvaggio”, che continua a creare non pochi rischi per la circolazione stradale. La foto postataci dal cittadino che ci aveva segnalato il problema a fine luglio, da una parte conferma la reinstallazione dei cartelli stradali, ma dall’altra che permane ancora, forse perché la stagione balneare è arrivata alla fine, la scarsità di controlli da parte della Polizia Municipale che consente la perpetuazione della sosta selvaggia in quel tratto pericoloso. Ovviamente per il nuovo governo cittadino si profilano tante nuove sfide come quella di riorganizzare la vigilanza stradale di un territorio assai vasto, ma che vede nelle Marine un sicuro riferimento per lo sviluppo socioeconomico urbano. E se per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, quest’anno si può essere scusati per aver ereditato una situazione di ritardi ultraventennali, bisogna partire sin da subito per una nuova programmazione e per evitare che si perpetuino i rischi per la circolazione di veicoli e pedoni anche per l’anno prossimo.

Multe assurde. Succede ancora a Lecce. Verbale perché “esponeva il titolo di pagamento capovolto”.

Multe assurde. Succede ancora a Lecce. Verbale perché “esponeva il titolo di pagamento capovolto”. Lo “Sportello dei Diritti”: non solo ci sia più tolleranza da parte dei Comandi di Polizia Municipale, ma anche più attenzione sull’operato di agenti ed ausiliari del traffico Ne abbiamo segnalate tante in tutt’Italia di multe illegittime, strane o dalle motivazioni spesso assurde noi dello “Sportello dei Diritti”. E il Comune di Lecce continua ad essere tra gli enti locali, uno dei campioni a livello nazionale in materia. Sarà il numero eccessivo di verbali, sarà la scarsa tolleranza e la volontà continua di punire l’automobilista o l’esigenza di “far cassa” che rende poco lucidi e quasi automatica la notifica di qualsiasi accertamento pervenga presso gli Uffici di Polizia Locale, fatto sta che questa volta un nostro utente ha ricevuto un verbale dalla motivazione che fa sorridere anche perché dopo il ricorso amministrativo che abbiamo predisposto è lecito pensare che sarà senz’altro archiviato. L’automobilista è stato, infatti, sanzionato non semplicemente per la violazione della sosta a pagamento, ma perché, si legge testualmente nella multa: “esponeva titolo di pagamento capovolto...”. Ancora una volta ciò accade per la prassi costante degli ausiliari del traffico delle municipalizzate, nel caso di specie dell’SGM S.p.A. del comune di Lecce, di procedere frettolosamente alla redazione dei verbali e di non effettuare le opportune verifiche, giacché è banale pretendere che non si attenda di contestare immediatamente qualsiasi sanzione, con la classica motivazione dell’assenza del trasgressore. Facoltà questa concessa agli accertatori che non vuol dire libero arbitrio, ma in quanto stabilita dall’art. 201 comma 1 bis lett. d) del C.d.S. in via residuale rispetto all’obbligo d’immediata contestazione, è consentita solo quando la norma che si assume violata, lo è senza possibilità di alcuna incertezza. Circostanza questa non accaduta nel caso di specie, perché il ticket era esposto, per stessa ammissione dell’ausiliario, ma era solo soggettivamente non visibile da parte dell’operatore tant’è che, ovviamente col ricorso verrà depositata anche copia del “grattino”. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” non si tratta, quindi, solo di pretendere più tolleranza, ma quando succedono errori, o meglio eccessi di questo tipo, è indubbio che sia corretto invitare ad una maggiore attenzione da parte degli agenti e degli ausiliari del traffico, ma anche un più incisivo controllo nella notificazione dei verbali da parte dei Comandi di Polizia Municipale.

sabato 26 agosto 2017

Diritti di genere e uguaglianza. Addio al sesso sui documenti in Canada.

Diritti di genere e uguaglianza. Addio al sesso sui documenti in Canada. Una legge consentirà di non indicare il genere sessuale: "Una X al posto di F o M” . Lo “Sportello dei Diritti”: passo avanti verso l'eguaglianza Un passo avanti verso l’uguaglianza dei cittadini indipendentemente dal sesso arriva dal Canada, paese che si sta dimostrando all’avanguardia nella tutela generalizzata dei diritti di tutti. Secondo quanto apparso sulla stampa del gigante nordamericano, i canadesi, potranno evitare di indicare il proprio sesso sui documenti. Ciò in virtù di una nuova legge che consentirà a chi non intende palesare il proprio genere, di far iscrivere semplicemente una "X" sulla casella "sesso". Il ministro dell'Immigrazione, Ahmed Hussen, ha affermato che "introducendo una X nella designazione del genere sui documenti, facciamo un importante passo avanti verso l'eguaglianza di tutti i canadesi, a prescindere dalla loro identità o espressione di genere". Già dal 31 agosto prossimo sarà possibile indicare il proprio sesso come "non specificato" grazie ad una misura ad interim, fino a quando il Governo non sarà in grado di stampare documenti con la "X" al posto di "M" e "F". Il genere sessuale è obbligatorio sui documenti che servono per viaggiare, come il passaporto, secondo le regole della International Civil Aviation Organization (ICAO), che però già prevedono la possibilità di apporre la "X". Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” è vero: si tratta di un gesto non solo simbolico che costituisce un balzo in avanti notevole verso quei principi di uguaglianza che tutti paesi democratici decantano nelle loro costituzioni “formali”, ma che poi in concreto non vengono mai applicati con la permanenza di differenze di genere che non sono più tollerabili in società moderne ed evolute come la nostra. L’Italia avrà il coraggio di seguirne l’esempio?

“Notte della Taranta”. L’appello dello “Sportello dei Diritti”: gli artisti si facciano portavoce del “No” alla Tap e della maxi frode xylella sugli olivi

“Notte della Taranta”. L’appello dello “Sportello dei Diritti”: gli artisti si facciano portavoce del “No” alla Tap e della maxi frode xylella sugli olivi Ecco. Il momento clou della “Notte della Taranta” è arrivato. E’ un’occasione veramente unica, un palcoscenico internazionale che vedrà ancora una volta gli occhi puntati di milioni di persone sul Salento, anche perché trasmesso in televisione su Rai5, perché gli artisti presenti si facciano portavoce innanzi all’opinione pubblica nazionale e non solo del “No” di tutto il popolo salentino alla “TAP”, il megagasdotto transadriatico la cui costruzione trova la ragionevole, logica e legittima opposizione della cittadinanza unita nella salvaguardia di una terra meravigliosa come quella della Terra d’Otranto, ma è anche il momento per ricordare la maxi frode xylella fastidiosa, in un territorio nel quale l’ulivo rimane e rimarrà uno dei simboli d’eccellenza. La manifestazione, infatti, oltre ad essere un momento della dimostrazione delle nostre tradizioni e del folclore popolare per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” non può non rappresentare anche la voce del Territorio se ne vuole far conoscere e salvaguardare le radici. Ci auguriamo, quindi, che sia sì un festa, ma che si ricordi e sia consentito di amplificare il messaggio dell’univoca volontà popolare che vuole fermamente impedire lo scempio della propria Terra.

Sicurezza su smartphone e telefonini. Altre segnalazioni di servizi in abbonamento non desiderati

Sicurezza su smartphone e telefonini. Altre segnalazioni di servizi in abbonamento non desiderati. Questa volta “Gossip Girls” con sms e “Whatsapp”. L’allerta su Comissariato di PS On Line della Polizia Postale. Lo “Sportello dei Diritti”: non cliccate i link se non volete attivazioni indesiderate. Nel caso abbiate subìto l’installazione di servizi a pagamento non voluti e l’addebito di somme o il credito telefonico improvvisamente ridotto o consumato, conviene denunciare anche se ci può essere responsabilità dei nostri operatori telefonici Nella quotidiana attività dello “Sportello dei Diritti” di segnalazione anche sui pericoli per i nostri smartphone e telefonini, informiamo che in data odierna è stata pubblicato dalla Polizia di Stato tramite un post pubblicato sull'account “Commissariato di PS On Line – Italia” l’invito a prestare attenzione ad uno dei messaggini che ci giungono senza alcuna autorizzazione sui nostri servizi di messaggistica: Questo è uno dei più noti: “GOSSIP GIRLS: abbonamento attivato. Accesso illimitato a tutti i nostri contenuti in browsing su m.gossipgirls.mobi. Costo 4,99 E/Sett. Per info chiama 0692927434”. La foto chiarisce più di tutto cosa bisogna evitare di fare per non trovare spiacevoli sorprese. È la stessa Polizia Postale a suggerire con il post in questione: “ABBONAMENTI. Cautela nella navigazione che l’inganno è dietro l’angolo”. Il modo migliore per difendersi, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” è quello di non rispondere a questi messaggi palesemente strani e quindi di non cliccarci sopra se non si vuole aderire ai servizi proposti. Tuttavia, se per un errore si è cliccato al link e attivato abbonamenti a pagamento che addebitano in fattura spese rilevanti a carico dell’ignaro utente o scaricano il credito - se è vero che potrebbe sussistere una responsabilità dei nostri operatori di telefonia con la conseguenza che reclamando potrebbero essere prontamente disattivati e restituite le somme addebitate - è bene presentare quanto prima una denuncia-querela come tanti cittadini che si sono rivolti alla nostra associazione ai quali abbiamo prestato assistenza e che ci hanno contattato tramite i nostri contatti email info@sportellodeidiritti.org o segnalazioni@sportellodeidiritti.org

Fenomeno dei parcheggiatori abusivi a Lecce. La denuncia di cittadini e turisti esasperati nella zona del “Cimitero”.

Fenomeno dei parcheggiatori abusivi a Lecce. La denuncia di cittadini e turisti esasperati nella zona del “Cimitero”. Lo “Sportello dei Diritti”: si possono fermare solo se si assicura maggiore vigilanza sul territorio da parte della forze dell’ordine, ma anche della Polizia Municipale. Meno multe e più presenza e controlli nelle aree a “rischio” Non si contano più le segnalazioni allo “Sportello dei Diritti” da parte dei cittadini leccesi e turisti esasperati dal fenomeno, purtroppo dilagante, dei parcheggiatori abusivi nelle aree di sosta a maggior presenza di veicoli nella città capoluogo. In particolare, in data odierna, è pervenuta alla mail info@sportellodeidiritti.org quanto accaduto ad alcuni turisti abruzzesi che sono stati letteralmente inseguiti da alcuni soggetti, tra cui una donna, presenti nel parcheggio nelle vicinanze del “Cimitero”, tanto da sentirsi minacciati e costretti a pagare il solito “obolo” anche perché la zona è scarsamente illuminata e poco controllata. La conseguenza che il rischio, o almeno la percezione di potersi vedere danneggiata la macchina appare concreto e attuale. Si tratta, purtroppo di un fenomeno sinora irrisolto e che non conosce tregua, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” anche perché non sempre i comportamenti dei “parcheggiatori” abusivi sfociano nel “penale” non integrando gli estremi della minaccia o addirittura dell’estorsione la semplice richiesta di un’”offerta”. Fatto sta, che è dimostrato che la presenza delle forze dell’ordine riduce sensibilmente il fenomeno, perché se è vero che l’illecito amministrativo previsto dal Codice della Strada che vieta di esercitare senza autorizzazione l’attività di parcheggiatore preveda il pagamento di una sanzione pecuniaria che per molte di queste persone, spesso nullatenenti, non costituisce alcun deterrente, tuttavia ha una certa forza dissuasiva il fatto che le somme percepite debbano essere confiscate con la conseguenza che il soggetto colto in fragrante ad effettuare detta attività si vede portato via quanto indebitamente ricevuto. In tal senso, è sempre bene ricordare che l’art. 7 comma 15-bis prevede letteralmente che: “Salvo che il fatto costituisca reato, coloro che esercitano abusivamente, anche avvalendosi di altre persone, ovvero determinano altri ad esercitare abusivamente l’attività di parcheggiatore o guardiamacchine sono puniti con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 709 a euro 2.850. Se nell’attività sono impiegati minori la somma è raddoppiata. Si applica, in ogni caso, la sanzione accessoria della confisca delle somme percepite, secondo le norme del capo I, sezione II, del titolo VI.”. Ecco perché è possibile arginare il fenomeno solo se si assicura maggiore vigilanza sul territorio da parte della forze dell’ordine, ma anche della Polizia Municipale, mai completamente impegnata in questa attività di contrasto. Quindi, meno multe seriali ai cittadini, più presenza e controlli nelle aree a “rischio” e coraggio a sequestrare le somme indebitamente percepite per destinarle alla confisca.

I supermercati Auchan e Simply ritirano dagli scaffali alcuni lotti di latte per la crescita Nidina Optipro 3 della Nestlé.

I supermercati Auchan e Simply ritirano dagli scaffali alcuni lotti di latte per la crescita Nidina Optipro 3 della Nestlé. Non conformità negli aspetti organolettici del prodotto. Interessati dal richiamo gli IPER di : Adriatica, Campania, Lazio, Puglia, Piemonte, Lombardia, Veneto, Milano, Sardegna - SUPER : Regione 3 La Nestlé Italiana S.p.A. ha chiesto di ritirare dagli scaffali dei supermercati due lotti di Latte per la crescita Nidina Optipro 3. Si tratta degli stock 71560295A e 71560295AN con termine minimo di conservazione 03/2018. L’avviso di richiamo e ritiro è stato diramato dai punti vendita degli IPER Auchan e Simply di : Adriatica, Campania, Lazio, Puglia, Piemonte, Lombardia, Veneto, Milano, Sardegna - SUPER : Regione 3. La decisione di richiamo, a titolo volontario e cautelativo, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è avvenuta a seguito del riscontro di una non conformità negli aspetti organolettici del prodotto, che potrebbe infatti presentare un affioramento di grasso in grumi sulla superficie. Pur essendo i prodotti sicuri per il consumo, ma non rispondendo ai requisiti dei nostri alti standard di qualità, la società in via volontaria e cautelativa ha deciso di avviare le procedure di richiamo dalla vendita dei lotti in questione. I clienti che hanno acquistato il prodotto sono pregati di riportarlo al punto vendita dove e’ stato acquistato. Il prodotto verra’ rimborsato.

venerdì 25 agosto 2017

Nestlé richiama alcuni lotti di latte per la crescita Nidina Optipro 3. Non conformità negli aspetti organolettici del prodotto

Nestlé richiama alcuni lotti di latte per la crescita Nidina Optipro 3. Non conformità negli aspetti organolettici del prodotto Nestlé Italiana S.p.A. a titolo volontario e cautelativo sta procedendo al richiamo del Latte per la crescita Nestlé Nidina Optipro 3. Si tratta dei lotti 71560295A e 71560295AN con termine Minimo di Conservazione 03/2018. La decisione di richiamoevidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è avvenuta a seguito del riscontro di una non conformità negli aspetti organolettici del prodotto, che potrebbe infatti presentare un affioramento di grasso in grumi sulla superficie. Pur essendo i prodotti sicuri per il consumo, ma non rispondendo ai requisiti dei nostri alti standard di qualità, la società in via volontaria e cautelativa ha deciso di avviare le procedure di richiamo dalla vendita dei lotti in questione. I clienti che hanno acquistato il prodotto sono pregati di riportarlo al punto vendita dove e’ stato acquistato. Il prodotto verra’ rimborsato. Per qualsiasi informazione i Consumatori possono anche rivolgersi al numero verde: 800 434 434, attivo dalle 9 alle 19.

Scandalo Fipronil: lotto specifico di pasta richiamata dal Ministero della salute per rischio chimico

Scandalo Fipronil: lotto specifico di pasta richiamata dal Ministero della salute per rischio chimico È scattata l’allarme anche in Italia per i prodotti con presenza del principio attivo del "FIPRONIL". Il Ministero della salute ha diffuso l’avviso del richiamo di un lotto di un prodotto alimentare per contaminazione chimica. Si tratta delle fettuccine di semola di grano duro. Il richiamo riguarda esclusivamente il lotto 33/2017, con termine minimo di conservazione (TMC) 22-08-2017, venduti in confezioni da 2 Kg. Il prodotto alimentare è prodotto e commercializzato dalla Ristopronto srl via Di Dragone n 401/B Roma. Il motivo della segnalazione è presenza principio attivo "FIPRONIL". Il Ministero raccomanda gli esercenti di cessare la vendita del lotto indicato di pasta in tutti i negozi e di ritirare le confezioni dal commercio. L’avviso di richiamo del lotto, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è stato pubblicato sul nuovo portale dedicato alle allerte alimentari del Ministero della salute nella sezione "Avvisi di sicurezza".

giovedì 24 agosto 2017

Sicurezza su smartphone e pc. Nel mirino degli hacker “Messenger” e “Whatsapp” con i link-trappola nei messaggi

Sicurezza su smartphone e pc. Nel mirino degli hacker “Messenger” e “Whatsapp” con i link-trappola nei messaggi. Anche la Polizia di Stato lancia l’allarme: attenzione ai virus su Facebook Messenger e all’attivazione di servizi in abbonamento-truffa con “Whatsapp”. Lo “Sportello dei Diritti”: non cliccate i link e se l’avete fatto seguite alcune istruzioni. Nel caso abbiate subìto la sottrazione di dati utili, come quelli bancari, o l’installazione di servizi a pagamento conviene denunciare Ormai sono diventate quotidiane le segnalazioni che giungono allo “Sportello dei Diritti” sulle nuove truffe che vengono tentate online attraverso i social e purtroppo stiamo riscontrando che molti continuano a cascarci. Adesso nel mirino degli hacker è “Messenger”, l’applicazione di messaggistica istantanea di Facebook che ormai quasi tutti hanno installato sul proprio pc e smartphone e che consente di messaggiare, telefonare e videotelefonare. A lanciare l’allarme è stata anche la Polizia di Stato tramite un post pubblicato sull'account “Commissariato di PS On Line - Italia”. Con la nuova truffa è sufficiente rispondere a un messaggio, o meglio basta cliccare un link che compare nella chat con contatti di amici o conoscenti, per essere infettati. Come indicato sul post in questione “Non seguire/cliccare su questo tipo di messaggio che sta imperversando su Facebook. Molti sono stati ingannati dalla conoscenza del mittente. Lo stesso il più delle volte è all’oscuro di essere infettato e mezzo di propagazione del virus”. I virus in questione si propagano dopo che si risponde a uno strano messaggio ricevuto da un contatto che può anche essere presente tra quelli propri ed è quindi noto. A questo punto il virus comincia a inviare gli stessi messaggi che la vittima aveva ricevuto, agli altri contatti. Questo è successo perché l’utente ha installato a sua insaputa il malware nel momento in cui ha risposto al contatto. Il virus, a questo punto, si propaga velocemente da smartphone a smartphone o da computer a computer. Il modus operandi di questo virus ricorda quello del video che circolava qualche anno fa sempre su Facebook. Una volta cliccato sul link, l’ignaro utente installava sul proprio pc il malware. Questo modo di procedere, peraltro, segue l'ultima trovata di alcuni hacker che invitano gli utenti WhatsApp, sempre attraverso degli (apparentemente) “innocui” messaggini, a sfruttare la possibilità di cambiare il colore del testo dei messaggi. Ma questa è una funzionalità completamente inventata che sta portando numerosi utenti iscritti all’applicazione di messaggistica a cadere in quest’ennesima trappola. Il messaggio-truffa si presenta così: "Ciao, hai già visto?… Ora puoi chattare con i tuoi amici su WhatsApp con i testi colorati, io ho già attivato", un messaggio seguito da un link che se cliccato attiva costosi abbonamenti a pagamento sullo smartphone della vittima ed alimenta la pericolosa catena di Sant'Antonio che in pochi giorni ha colpito centinaia di utenti in tutta Italia. Ed ancora "Commissariato di PS On Line – Italia", a invitare a prestare attenzione perché si tratta dell’ennesima truffa: "Come è già successo per le nuove emoji e gli sfondi colorati adesso è la volta dei testi colorati. Ricordiamo che tutte le nuove funzionalità di Whatsapp sono presenti esclusivamente negli aggiornamenti che periodicamente vengono licenziati dai gestori della piattaforma". Il modo migliore per difendersi, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” è quello di non rispondere a questi messaggi palesemente strani e quindi di non cliccarci sopra. Una seconda possibilità è quella di affidarsi agli antivirus. In rete, infatti, si possono trovare degli ottimi programmi gratuiti, disponibili sia per pc sia per dispositivi mobili, ma si sa che gli hacker sono quasi sempre un passo avanti anche alle società produttrici di antivirus e quindi non vi è assoluta certezza di protezione assoluta. In un’ultima analisi, si può procedere a disinstallare l’applicazione dal device e provare ad installarla nuovamente. E se siete stati colpiti, è bene anche cambiare la password, anche se spesso si arriva troppo tardi e potrebbero essere stati sottratti dati a volte anche quelli bancari o, come nel caso della truffa whatsapp potrebbero essere stati attivati abbonamenti a pagamento che addebitano spese rilevanti a carico dell’ignaro utente. In questi casi, è bene presentare prontamente una denuncia-querela come tanti cittadini che si sono rivolti alla nostra associazione ai quali abbiamo prestato assistenza e che ci hanno contattato tramite i nostri contatti email info@sportellodeidiritti.org o segnalazioni@sportellodeidiritti.org

Guida autonoma: un sondaggio della compagnia assicurativa Axa in Svizzera rivela che il 50% non si fida.

Guida autonoma: un sondaggio della compagnia assicurativa Axa in Svizzera rivela che il 50% non si fida. Ma i sistemi di assistenza alla guida già presenti su molti veicoli consentono una riduzione dei sinistri. Lo “Sportello dei Diritti”: si abbassino i premi assicurativi per tutti i mezzi sui quali sono installati assistenza alla frenata d’emergenza e ESP (Electronic Stability Program) L’ultima frontiera, ormai aperta da tempo da parte delle case automobilistiche è la guida autonoma dei veicoli. È scattata, infatti, una vera e propria gara tra i principali colossi e varie start up nate nel mondo per realizzare modelli che al più presto si sfideranno in concreto per dimostrare che è possibile mettere su strada veicoli che si guideranno completamente da soli. Un’idea impossibile sino a qualche tempo fa ma che sembra ormai alla portata e che ci fa pensare che manca veramente poco a veder sfrecciare automobili o altri mezzi sulle nostre strade in cui il conducente sarà il vero optional. Ecco perché anche le compagnie assicurative si sono poste il problema di comprendere cosa ne pensano i cittadini. Il primo sondaggio che Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ritiene interessante è apparso in Svizzera ed è stato commissionato dalla società assicuratrice Axa Winterthur. Ovviamente la ricerca statistica in questione riguarda la popolazione svizzera, ma riteniamo che i risultati non si dovrebbero discostare molto se dovessero essere proposte le stesse domande anche in Italia. Un fatto è certo: la popolazione ad oggi rimane scettica nei confronti dei veicoli a guida autonoma. Il 50% degli interpellati dubita che un computer sia affidabile nella guida e sappia comportarsi correttamente nella circolazione. Il 33% ritiene invece che in futuro le nuove vetture saranno più sicure di quelle a guida umana. Le differenze fra i sessi sono però notevoli: mentre il 47% degli uomini nutre fiducia nella guida autonoma, il dato riferito alle donne è solamente del 22%. Circa il 25% della popolazione utilizzerebbe in futuro volentieri o molto volentieri un veicolo automatizzato, mentre quasi il 50% è restio o addirittura contrario all'idea. I giovani sono più tentati di affidarsi ai computer: quasi il 50% degli intervistati di età compresa tra 18 e 34 anni riferisce che dedicherebbe volentieri il tempo trascorso alla guida ad altre attività come ad esempio il lavoro, la lettura o il sonno, mentre questa opinione è condivisa solamente dal 33% degli ultra 35enni. Vi è inoltre da considerare il piacere di guidare: il 60% del campione ha dichiarato di non volervi rinunciare e la quota è analoga sia per i maschi che per le femmine. Il sondaggio rivela inoltre che gli intervistati manifestano esigenze elevate in termini di sicurezza delle vetture a guida autonoma: circa il 40% ritiene che, per essere considerate sicure, dovrebbero non solo causare meno incidenti rispetto ai veicoli tradizionali, bensì non dovrebbero causarne affatto. Nell'ottica odierna, la visione di un futuro completamente privo di incidenti è tuttavia ancora utopica. "Le soluzioni basate su software sono fonte di nuovi rischi non ancora quantificabili, quali ad esempio difetti tecnici o attacchi di hacker, che aumenteranno con l'interconnessione dei veicoli", spiega Bettina Zahnd, esperta di infortunistica di Axa Winterthur, citata nel comunicato diffuso in merito dalla compagnia. Per illustrare le possibili conseguenze, l'assicuratore ha oggi eseguito a Dübendorf (ZH) tre crash test. L'obiettivo è mostrare che non tutti gli incidenti sono evitabili. Inoltre, sarà impossibile evitare anche rischi attuali, come ad esempio eventi naturali o i danni ai vetri. Gli specialisti della compagnia assicurativa sono comunque a favore del progresso tecnologico: a loro avviso già oggi è dimostrato che alcuni sistemi di assistenza alla guida aumentano notevolmente la sicurezza. Studi condotti dal reparto infortunistica dell'azienda confermano ad esempio che, a seconda del modello analizzato, le autovetture dotate di sistemi di assistenza alla frenata di emergenza causano tra il 30 e il 69% di tamponamenti in meno. Secondo AXA, inoltre, con l’ESP (Electronic Stability Program) - che per prevenire sbandate frena in modo mirato le singole ruote - si avrebbe oltre il 40% in meno di sbandamenti e perdite di controllo dei mezzi. Convinto del potenziale di tali sistemi l'assicuratore intende in futuro prendere in considerazione la dotazione di sicurezza di un veicolo in misura ancora maggiore di quanto faccia già oggi nello stabilire i premi. Come primo passo in questa direzione da gennaio a marzo 2018 sarà offerto un ribasso una tantum ai clienti in possesso di una vettura dotata di sistema di assistenza alla frenata di emergenza. "Circa il 90% degli incidenti ha tuttora cause umane. Sono certa che, grazie al progresso della tecnica e al perfezionamento di sensori e sistemi, la guida automatizzata determinerà un consistente incremento della sicurezza", si dice convinta Zahnd. Un bilancio incidenti senza morti e feriti è però un'ipotesi ancora remota, anche perché le autovetture sono coinvolte solo in una parte dei sinistri e la guida automatizzata permetterebbe di prevenire esclusivamente questi ultimi. Altri incidenti, come quelli dovuti alla perdita di controllo del mezzo da parte di ciclisti o motociclisti, continueranno a gravare sul bilancio. È inoltre pensabile che, durante una fase transitoria in cui circolano contemporaneamente veicoli automatizzati, parzialmente automatizzati e tradizionali nonché altri utenti della strada, la quota di incidenti aumenti, poiché il traffico misto comporta nuove sfide. Intanto i veicoli di nuova fabbricazione registrano e trasmettono automaticamente al produttore diversi dati, di cui i conducenti ignorano però spesso la natura. La questione della sovranità dei dati non è ancora stata chiarita. Il sondaggio rivela che l'80% degli intervistati è del parere che i dati registrati dal veicolo appartengano al detentore della vettura o al rispettivo conducente. Anche la quota degli intervistati che acconsentono alla trasmissione automatica di dati quali l'attuale posizione GPS o la destinazione del navigatore al produttore è relativamente esigua. Un problema, quest’ultimo che già si pone in Italia e che diventerà un tema ricorrente anche nelle aule di giustizia, soprattutto alla luce della nuova normativa introdotta dalla Legge “concorrenza” L. 124/2017, in tema di prova per coloro che installeranno la cosiddetta “scatola nera” e che se da una parte consentirà di poter aderire alla scontistica che dovranno fornire le assicurazioni in caso di installazione, dall’altra i dati raccolti faranno piena prova ai fini dell’attribuzione della responsabilità in caso di sinistri stradali. Il nuovissimo art. 145-bis, D.lgs. 209/2005 (Codice delle Assicurazioni Private), così come introdotto dall’art. 1, comma 20, L. 124/2017, dispone, infatti, che «le risultanze del dispositivo formano piena prova, nei procedimenti civili, dei fatti cui esse si riferiscono, salvo che la parte contro la quale sono state prodotte dimostri il mancato funzionamento o la manomissione del predetto dispositivo», con ciò rendendo certo il fatto che i dati rilevati dovranno essere sempre messi a disposizione ed anzi saranno sempre utilizzabili anche dalle compagnie assicurative. Significativi per i consumatori, invece, sono per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, gli esiti dei testi effettuati sulla riduzione della sinistrosità per tutti i mezzi sui quali sono installati i nuovi e più evoluti sistemi di assistenza alla guida che ormai sono presenti anche su alcuni nuovi modelli di utilitarie e che è ipotizzabile che presto verranno estesi a tutti i veicoli di nuova immatricolazione. Un dato certo è che aumentano notevolmente la sicurezza e il rischio di collisione e, perciò dovrebbero portare naturalmente le compagnie assicurative italiane ad una riduzione delle tariffe dei premi assicurativi per i veicoli che ne sono dotati. Se è vero, infatti, che assistenza alla frenata d’emergenza e ESP (Electronic Stability Program che per prevenire sbandate frena in modo mirato le singole ruote) riducono in media del 50 % il numero di sinistri, allora le assicurazioni dovrebbero prenderne immediatamente atto, perché è notorio che i premi vengono elaborati sulla base del concetto di rischio e con la riduzione di quest’ultimo dovrebbe essere proporzionalmente ridotto anche il premio. Ci auguriamo, quindi, che le società assicurative ne prendano presto atto presto e valutino la dotazione di sicurezza dei veicoli al fine di stabilire l’ammontare delle tariffe applicate.

Malattie degenerative. L'artrite si potrà sconfiggere con una cura a base di alghe.

Malattie degenerative. L'artrite si potrà sconfiggere con una cura a base di alghe. Una ricerca svizzera e norvegese ha individuato una possibile terapia risolutiva per la malattia degenerativa della cartilagine finora ritenuta incurabile Lo “Sportello dei Diritti”, è sempre attento ad informare la popolazione sulle scoperte che possono servire a migliorare le condizioni di vita della cittadinanza anche per quanto riguarda la salute. Una patologia assai diffusa specie tra gli over 65 è l’artrite, che com’è noto, è un'infiammazione articolare di cui esistono oltre 100 tipologie che provoca un degrado progressivo delle membrane cartilaginee che proteggono le ossa, così com’è chiaro che porta conseguenze estremamente dolorose per le persone che ne sono affette. La malattia può riguardare tutte le articolazioni ma colpisce soprattutto ginocchia, anche e dita. E la cosa più preoccupante che nonostante i progressi delle scienze biomediche, sino a ieri risultava essere incurabile. Gli antinfiammatori e gli analgesici consentono di combattere i sintomi ma non il problema in sé, che poteva essere risolto, a seconda dei casi, con interventi chirurgici. Proprio in data odierna, però, la stampa elvetica ha reso pubblico un importante successo da parte dei ricercatori del Politecnico federale di Zurigo, dell’EMPA e dell’Istituto di ricerche norvegese SINTEF, che hanno sviluppato un nuovo sistema per curare l’artrite. Hanno testato, infatti, una sostanza proveniente dalle alghe brune con risultati promettenti. L’equipe di Marcy Zenobi-Wong del Poli zurighese e della sua collega di EMPA Katharina Maniura, è riuscita a individuare una sostanza, come detto, proveniente dalle alghe (un polisaccaride) in grado, potenzialmente, di bloccare il degrado della cartilagine. Insomma, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si apre un’importante frontiera della medicina che potrà portare a sconfiggere una patologia che comporta costi sociali elevati su tutto il sistema di welfare perché colpisce un incredibile numero di cittadini tra la fascia anziana della popolazione.

mercoledì 23 agosto 2017

Ministero della salute, uova al Fipronil, aggiornamento al 23 agosto

Ministero della salute, uova al Fipronil, aggiornamento al 23 agosto Di seguito lo “Sportello dei Diritti”, essendo stata la prima associazione a rilanciare l’allerta in merito allo scandalo delle uova e ovoderivati contaminati al fipronil, riporta gli aggiornamenti del Ministero della Salute nella giornata del 23 agosto. Il Ministero della salute fornisce i dati aggiornati alle ore 12 di oggi sui controlli effettuati in merito alla presenza di fipronil in uova, ovoprodotti e alimenti che li contengono. I numeri forniti sono comprensivi di quelli comunicati in precedenza nonché di quelli forniti oggi dal Comando Carabinieri della Salute. Risultano effettuati : - 196 campionamenti dalle Regioni, nell’ambito del Piano di ricerca su pollame, uova, derivati disposto dal Ministero il giorno 11/8. - 107 campioni dai NAS così ripartiti: 42 campionamenti conoscitivi di prodotti trasformati contenenti uova o derivati, prelevati nei negozi e supermercati su disposizione del Ministero del 14/8, e 65 ulteriori campionamenti effettuati su iniziativa dell’Arma. - 60 campionamenti dagli Uffici periferici del Ministero della salute per gli adempimenti comunitari (UVAC), per merci provenienti dai Paesi interessati dall’allerta. Non risultano pervenuti allerta comunitari, oltre i 6 già segnalati in precedenza e gestiti. Si precisa che in tale ambito rientra il sequestro di omelette surgelate reso noto dalla Regione Lombardia lo scorso 21/8, a seguito di una comunicazione di questo Ministero. Per quanto riguarda l'attività analitica, ad oggi gli Istituti zooprofilattici hanno completato le analisi su 124 dei campioni pervenuti. Sono state rilevate 8 positività (5 in uova presso dei centri di imballaggio, 2 relative ad ovoprodotti e 1 relativa a prodotti di trasformazione) con conseguente segnalazione alle Regioni e Asl competenti territorialmente per ulteriori accertamenti sulla provenienza nazionale o estera delle uova o dei prodotti contaminati, sulle fonti di contaminazione e per l'adozione, in esito ad essi, di eventuali provvedimenti restrittivi. Relativamente ad alcuni campioni di uova riscontrati non conformi, è stato chiesto dalla Direzione competente della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari un intervento dei NAS presso gli allevamenti di provenienza delle uova contaminate, attraverso ispezioni delle strutture, verifica della presenza di sostanze o farmaci vietati, con particolare riguardo al fipronil, e prelievo di campioni su prodotti di origine animale, animali vivi e uova.

Malaria. Nuove speranze di lotta dopo che l’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB) di Bellinzona

Malaria. Nuove speranze di lotta dopo che l’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB) di Bellinzona, in uno studio pubblicato su Nature, ha annunciato di aver scoperto due nuove tipologie di anticorpi non convenzionali che sono frequentemente prodotti da individui esposti alla malaria La malaria è una malattia che uccide ogni anno milioni di persone nel mondo e costituisce una delle principali cause di morte ed in particolare nei paesi della fascia tropicale e subtropicale. Uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature apre nuove speranze nella lotta a questa terribile parassitosi. Sono state scoperte, infatti, due nuove tipologie di anticorpi non convenzionali che sono frequentemente prodotti da individui esposti alla malaria e che contengono un frammento aggiuntivo che riconosce i parassiti della stessa malattia. La ricerca che per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione da sempre attenta alle scoperte che possono aiutare il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, è meritevole di diffusione anche nel Nostro Paese, è stata eseguita presso l’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB) di Bellinzona, affiliato all’Università della Svizzera Italiana (USI), in collaborazione con il KEMRI-Wellcome Trust Research Programme in Kenya, il Malaria Research and Training Centre in Mali, l’Ifakara Health Institute in Tanzania, lo Swiss Tropical and Public Health Institute di Basilea e l’Università di Oxford ed è stato finanziato dallo Swiss Vaccine Research Institute, dalla Fondazione Aldo e Cele Daccò e dall’European Research Council (ERC). Il parassita della malaria, il Plasmodium falciparum, è la causa della forma più grave e mortale di malaria. Nonostante ciò, alcuni individui che vivono in regioni in cui è diffusa la malattia possono divenire immuni da quest’infezione producendo da soli anticorpi in grado di riconoscere diversi parassiti della malaria. Già due anni or sono il team dell’IRB e i loro collaboratori avevano scoperto (http://www.usi.ch/it/feeds/4411) una nuova classe di anticorpi che mostrava un’ampia reattività verso i parassiti della malaria grazie alla presenza di un grande frammento aggiuntivo nella struttura anticorpale. Questo frammento, chiamato LAIR1, originava da una sequenza di DNA che si trova sul cromosoma 19 e si inseriva nei geni degli anticorpi presenti sul cromosoma 14 per generare anticorpi non convenzionali che legano delle proteine specifiche del parassita, chiamate RIFIN. Questi risultati illustravano, nel rilevante contesto della malaria, un nuovo meccanismo di diversificazione degli anticorpi; la frequenza di questi particolari anticorpi e i dettagli molecolari di tale meccanismo non erano tuttavia noti. In questa nuova ricerca si è scoperto che fino al 10% degli individui che sono esposti alla malaria in Kenya, in Mali e in Tanzania, producono anticorpi contenenti il LAIR1: un dato che suggerisce come questo nuovo tipo di anticorpo sia un’arma piuttosto comune per combattere l’infezione. Molti di questi anticorpi hanno una struttura simile a quella già descritta nel lavoro precedente, tuttavia i ricercatori hanno scoperto degli altri anticorpi con una struttura completamente nuova, in cui il LAIR1 è inserito nel cosiddetto “gomito” dell’anticorpo. Questo meccanismo di inserimento di LAIR1 si differenzia da quello descritto nel primo studio per la sua capacità di generare anticorpi con due diverse specificità, chiamati anticorpi bispecifici. Inoltre, studiando donatori europei non esposti alla malaria, i ricercatori hanno scoperto che sequenze di DNA derivanti da tutti i cromosomi si possono inserire nei geni degli anticorpi e - in alcuni casi - possono generare nuovi anticorpi bispecifici. Questi risultati fanno pensare che il nuovo meccanismo di inserimento rappresenti uno strumento aggiuntivo di diversificazione degli anticorpi che può essere selezionato nella risposta immunitaria contro i patogeni e che potrebbe essere sfruttato per l’ingegneria dei linfociti B al fine di sviluppare nuovi approcci terapeutici. Il direttore dell'IRB e coordinatore dello studio Antonio Lanzavecchia ha commentato: “È sorprendente scoprire oggi nuovi tipi di anticorpi generati con un nuovo meccanismo molecolare. Questo dimostra come lo studio della risposta immunitaria dell’uomo, che abbiamo intrapreso da tempo all'IRB, può non solo portare a scoperte fondamentali ma anche a nuove applicazioni terapeutiche. Per molti anni l'uomo ha cercato nuovi modi per ingegnerizzare gli anticorpi. Ora sappiamo che la natura aveva già scoperto questo meccanismo”.

Allarme Fipronil: omelette ATSUYAKI TAMAGO EGG BLOCK richiamate dal Ministero della salute per rischio chimico

Allarme Fipronil: omelette ATSUYAKI TAMAGO EGG BLOCK richiamate dal Ministero della salute per rischio chimico È scattata l’allarme anche in Italia per i prodotti con presenza del principio attivo del "FIPRONIL". Il Ministero della salute ha diffuso l’avviso del richiamo di un lotto di un prodotto alimentare per contaminazione chinmica. Si tratta della ATSUYAKI TAMAGO EGG BLOCK- EGGS OMLETTE BLOCK. Il richiamo riguarda esclusivamente il lotto 70516, con termine minimo di conservazione (TMC) 16-02-2018, venduti in confezioni da 600 gr. Il prodotto alimentare è prodotto e commercializzato dalla KAGERER & CO. GMBH con sede dello stabilimento in Germania. Il motivo della segnalazione è presenza principio attivo "FIPRONIL". Il Ministero raccomanda gli esercenti di cessare la vendita del lotto indicato di omelette in tutti i negozi e di ritirare le confezioni dal commercio. L’avviso di richiamo del lotto, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è stato pubblicato sul nuovo portale dedicato alle allerte alimentari del Ministero della salute nella sezione "Avvisi di sicurezza".

Allarme Fipronil è anche nelle patate. In Francia trovate tracce anche nella pasta. I prodotti sono stati ritirati dal mercato

Allarme Fipronil è anche nelle patate. In Francia trovate tracce anche nella pasta. I prodotti sono stati ritirati dal mercato Un lotto di patate delfino e quattro tipi di pasta fabbricati in Francia con uova provenienti dal Belgio e dall'Olanda sono stati inseriti dal ministero dell'Agricoltura nella lista dei prodotti contaminati dal Fipronil, l'insetticida dannoso per la salute umana. I prodotti sono stati ritirati dal mercato, anche se il ministero francese ha assicurato che non presenterebbero "rischi per la salute". Fipronil è usato come insetticida, in particolare per uccidere le pulci delle galline, ed è classificato come un “moderatamente pericoloso” da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità. Secondo gli esperti, la contaminazione è stata provocata da un’azienda olandese, la Chickfriend, situata a Barneveld, che produce antiparassitari nel Gelderland e che ha utilizzato il pesticida per trattare i parassiti. Il Fipronil, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è un pesticida che viene spesso utilizzato per il controllo delle termiti, esche scarafaggi e prodotti per il controllo delle pulci per gli animali domestici. Test di laboratorio hanno rivelato che gli animali che sono stati esposti a Fipronil soffrivano di comportamenti aggressivi e danni ai reni, e ha avuto un drastico cambiamento della funzione della ghiandola tiroidea. Secondo il Journal of Toxicology i cani che sono stati trattati con il Fipronil per uso topico hanno un rischio maggiore di sviluppare cancro alla vescica. Uno studio di cani domestici che sono stati trattati con trattamenti topici delle pulci una o due volte l’anno ha dimostrato che hanno avuto un incremento del 60 per cento del rischio di cancro alla vescica.( Journal of the American Veterinary Association). Teniamo a rassicurare che i prodotti in questione non sono commercializzati in altri Paesi né tantomeno in Italia.

Diritti dei detenuti. Il condannato all’estero non dev’essere consegnato al Paese di origine se rischia di essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti come quelli derivanti dall’eccessivo sovraffollamento.

Diritti dei detenuti. Il condannato all’estero non dev’essere consegnato al Paese di origine se rischia di essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti come quelli derivanti dall’eccessivo sovraffollamento. La corte territoriale che deve eseguire il mandato d’arresto europeo, deve preventivamente accertare le condizioni che rischia di subire il condannato una volta consegnato alle autorità dello Stato richiedente. Accolto il ricorso di un cittadino rumeno che rispondeva di furto aggravato Il cittadino straniero che si trova in Italia e che è stato condannato nel Paese d’origine al carcere, non dev’essere consegnato all’autorità giudiziaria del proprio Stato che ne ha fatto richiesta tramite mandato di arresto europeo, senza che sia stato preventivamente accertato di poter escludere il pericolo di sottoposizione dello stesso a trattamenti inumani e degradanti, come quelli derivanti dal sovraffollamento. È quanto stabilito dalla sezione feriale della Corte di cassazione in data odierna con la sentenza n. 39400 che ha accolto il ricorso di un cittadino rumeno condannato per furto aggravato e continuato. I giudici di legittimità ritengono violata dalla Corte d’appello di Torino, che aveva assecondato la richiesta delle autorità rumene, la normativa in materia in quanto è noto il generale problema del sovraffollamento delle carceri di quel paese come risultante fra l’altro da un rapporto del Comitato europeo per la prevenzione della tortura del 24 settembre 2015. Peraltro, la giurisprudenza della cassazione in materia di mandato d’arresto europeo, cosiddetto esecutivo, è univoca nel ritenere che la «condizione di rischio connessa a problemi di tipo strutturale che possono tradursi nella sottoposizione dei detenuti a trattamenti inumani e degradanti, evidenziata dalla sentenza Vasilescu c. Belgio del 25/11/2014 della Corte europea dei diritti dell'uomo, impone all'autorità giudiziaria richiesta della consegna di verificare in concreto la sussistenza di tale rischio, correlata alla condizione degli istituti carcerari dello Stato di emissione, attraverso la richiesta di informazioni individualizzate allo Stato richiedente relative al tipo di trattamento carcerario cui sarebbe, specificamente, sottoposto il soggetto interessato». Ciò impone che la Corte d’appello del capoluogo piemontese dovrà assumere adeguate informazioni di interesse dello stato di emissione, dandone conto nell’eventuale provvedimento di consegna. Non vi è dubbio, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che una decisione del genere possa scatenare polemiche tra gli xenofobi e coloro che fomentano il razzismo nel Nostro Paese e che vorrebbero immediatamente espulso chiunque, non italiano, si trova sul territorio nazionale, ma per coloro che invece hanno a cuore i diritti umani o comunque rispettano la dignità della persona – e, siamo convinti, siano la maggioranza dei nostri concittadini- si tratta di un significativo precedente che nell’applicare alla lettera la norma, potremmo definire ineccepibile, in quanto la legge italiana in materia non fa altro che recepire il dovere di assicurare il rispetto della persona in quanto tale a tutti i livelli e, quindi, anche nei confronti di tutti quei condannati che una volta rimpatriati nella nazione d’origine rischiano di vedersi annichiliti dal sistema penitenziario del proprio paese. Uno fra questi è la Romania dove permane, nonostante le condanne in sede di CEDU e i rapporti del Comitato europeo per la prevenzione della tortura, una situazione di generale sovraffollamento che rende quasi inevitabile la sottoposizione dei detenuti a trattamenti inumani e degradanti per la violazione degli elementari standard minimi in termini di spazi (si è parlato in passato di celle con venti, trenta detenuti in 30 mq), d’igiene (massimo 3 docce la settimana), cibo e di cure mediche adeguate.