martedì 30 settembre 2014

La metà delle popolazioni di fauna selvatica è scomparso negli ultimi 40 anni, secondo il WWF

La metà delle popolazioni di fauna selvatica è scomparso negli ultimi 40 anni, secondo il WWF. Fermiamo questo scempio La popolazione mondiale di pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili è diminuita del 52% nel quarantennio 1970-2010 ad un ritmo più veloce del previsto, secondo il WWF (World Wildlife Fund). Nella relazione biennale, l'ONG ha detto che i bisogni umani ormai superano il 50% delle riserve naturali disponibili. "Il danno non è inevitabile, sono solo il risultato di come scegliamo di vivere. — secondo Ken Norris, direttore del dipartimento scientifico della Zoological Society di Londra. "E' essenziale che cogliamo l'occasione mentre c'è ancora tempo per realizzare uno sviluppo sostenibile e creare un futuro in cui le persone possano vivere e prosperare in armonia con la natura", afferma il CEO del WWF Marco Lambertini. Proteggere la natura serve non solo per proteggere la fauna selvatica, ma anche a salvaguardare il futuro dell'umanità ", il che significa la nostra stessa sopravvivenza", ha aggiunto. Il declino dei vertebrati è più drammatico nelle regioni tropicali, in particolare in America Latina. L'indice stabilito nel rapporto "Living Planet" si basa su 10.380 soggetti in 3.038 specie di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci. Questo declino è in media il 52% più veloce di quanto era stato anticipato in precedenti studi. La relazione pubblicata nel 2012 evocava un calo del 28% nella fauna selvatica tra il 1970 e il 2008. Le popolazioni più colpite sono le specie di acqua dolce in cui la perdita ha raggiunto il 76% tra il 1970 e il 2010, mentre le specie marine e terrestri, sono diminuito del 39%. Le principali ragioni di questo declino sono la perdita di habitat naturali, la caccia e la pesca e il riscaldamento globale. I kuwaitiani sono gli esseri umani la cui "impronta ecologica" è più forte, prima che il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti, un paese il cui popolo consuma e spreca risorse più di ogni altro paese al mondo. "Se tutti nel mondo avessero consumato quanto quello della popolazione media del Qatar, avremmo bisogno di 4,8 pianeti. Se avessimo avuto tutti lo stile di vita di un americano medio, avremmo bisogno di 3,9 pianeti ", dice il rapporto. "Considerato il ritmo e la portata del cambiamento, non possiamo più escludere la possibilità di raggiungere un punto di non ritorno che potrebbe improvvisamente e irreversibilmente cambiare le condizioni di vita sulla Terra". Dati e considerazioni che provengono da una fonte autorevole in materia di tutela e rispetto dell'ambiente, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti che ci fanno riflettere sul fatto che non c'è più tempo da perdere se si vuole salvare il Nostro Pianeta.

Risponde della morte del paziente il medico che non lo avvisa dei rischi connessi all'esame endoscopico.

Risponde della morte del paziente il medico che non lo avvisa dei rischi connessi all'esame endoscopico. Non si può omettere "il consenso informato" perchè si provoca un danno alla salute e una lesione del diritto all'autodeterminazione Il medico che non avvisa il paziente circa i rischi connessi all'esame endoscopico e su cui non è stato prestato il consenso risponde della sua condotta, almeno in via civile. A sostenerlo la Cassazione con la sentenza n. 20547, pubblicata in data odierna e che Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” ritiene utile commentare perchè ripercorre l'importante tema del diritto al cosiddetto "consenso informato". I giudici della terza sezione civile hanno, infatti, dato ragione agli eredi di una donna, sottoposta a un esame endoscopico ritenuto non necessario e senza il consenso informato. Dopo l'indagine, si era verificata un'ampia lacerazione del duodeno che aveva reso necessario un secondo intervento di suturazione. Pochi giorni dopo la seconda operazione, la paziente era deceduta: per gli eredi, rispettivamente marito e figli della donna, la responsabilità andava attribuita al medico e al personale sanitario che rispondevano per responsabilità professionale. Non per la Corte d'appello di Brescia, che aveva ritenuto non sussistente il nesso eziologico tra il comportamento del personale e del chirurgo e il decesso della donna. Gli eredi così avevano deciso di aderire i giudici di legittimità che hanno accolto il loro ricorso ritenendo che la responsabilità dev'essere attribuita all'imperizia dello staff sanitario e del medico. Secondo gli ermellini, risulta accertato, «un inadempimento del medico in merito sia al consenso informato che alla lacerazione da esame endoscopico e che ciò determinò la necessità del successivo intervento e che, se la causa della morte fu una tromboembolia, questa fu generata dall'intervento». In tal senso, è significativo considerare anche la mancanza di un'autopsia, «pur in presenza di un'assunta non certezza della causa della morte, e la non corretta tenuta della cartella clinica, come risulta agli atti». Ma venendo al tema del "consenso informato" i giudici di Piazza Cavour evidenziano che la violazione, da parte del sanitario, del dovere di informare il paziente, può causare due specie di danni: «un danno alla salute, sussistente quando sia ragionevole ritenere che il paziente, su cui grava il relativo onere probatorio, se correttamente informato, avrebbe evitato di sottoporsi all'intervento e di subirne le conseguenze invalidanti; nonché un danno da lesione del diritto all'autodeterminazione, il quale sussiste quando, a causa del deficit informativo, il paziente abbia subito un pregiudizio, patrimoniale oppure non patrimoniale, diverso dalla lesione del diritto alla salute».

I ricchi americani sono ancora più ricchi: Gates il più agiato

I ricchi americani sono ancora più ricchi: Gates il più agiato. Per entrare nella classifica di Forbes occorre un minimo di 1,5 miliardi di dollari. Lo "Sportello dei Diritti": cresce sempre più il divario tra super ricchi e l'ex middle class, sempre meno middle I paperoni americani si arricchiscono. E Bill Gates si conferma, per il ventunesimo anno consecutivo, l'uomo più ricco degli Stati Uniti con un patrimonio stimato in 81 miliardi di dollari. A stilare la classifica dei ricchi d'America è Forbes, secondo la quale quest'anno per entrare in graduatoria è necessario come minimo avere 1,5 miliardi di dollari, ovvero la cifra più alta da quando Forbes ha iniziato a seguire la ricchezza degli americani nel 1982. Warren Buffett si piazza al secondo posto, posizione che occupa dal 2001, con 67 miliardi di dollari. Larry Ellison, che ha da poco annunciato l'addio al ruolo di amministratore delegato di Oracle, è terzo con 50 miliardi di dollari. Per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, la crisi ha favorito sempre di più i più ricchi e ha ricacciato nell’abisso anche cittadini che fino a pochi anni fa facevano parte della cosiddetta classe media. Con l’aumento del divario tra ricchi e poveri inoltre riemerge lo spettro della “lotta di classe”, con la differenza che mentre la classe dei più ricchi è ben coesa e agisce per tutelare i propri interessi, al contrario le classi “più povere” appaiono meno tutelate e prive di una reale rappresentanza politica che davvero rappresenti i loro interessi, anteponendoli a quelli finanziari e di tenuta del sistema economico.

Il padrone del cane che disturba il vicino non risponde penalmente

Il padrone del cane che disturba il vicino non risponde penalmente. Il reato di cui all'articolo 659 Cp, sussiste solo quando rumori e schiamazzi arrecano danno a un numero indeterminato di persone Nessun reato penale per il padrone del cane se il proprio fido disturba di notte solo un vicino. A rilevarlo evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” la Cassazione penale, con la sentenza n. 40329, depositata ieri. Annullata la decisione del gup del Tribunale di Oristano che aveva stabilito una pena di 200 euro di ammenda ad una donna, ritenuta responsabile del reato di cui all'articolo 659 del c.p. (disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone). L'imputata era stata ritenuta colpevole di aver lasciato libero il cane nel suo cortile, confinante con la casa di un vicino che si lamentava che l'animale sia di giorno che di notte disturbava la quiete e il riposo. Tuttavia, la decisione del giudice di merito è stata riformata dagli ermellini della terza sezione penale che hanno rilevato come ai fini dell'integrazione del reato di cui all'articolo 659 c.p. è necessario che «i rumori, gli schiamazzi e le altre fonti sonore indicate nella norma superino la normale tollerabilità e abbiano, anche in relazione allo loro intensità, l'attitudine a propagarsi e a disturbare un numero indeterminato di persone, e ciò a prescindere dal fatto che alcune persone siano state effettivamente disturbate; invero, trattandosi di reato di pericolo, è sufficiente che la condotta dell'agente abbia l'attitudine a ledere il bene giuridico protetto dalla norma incriminatrice, ed è indifferente che la lesione del bene si sia in concreto verificata». I giudici del Palazzaccio hanno censurato la decisione del Gup del tribunale sardo perchè «ha fatto derivare la configurabilità del reato esclusivamente e apoditticamente, nell'affermata assenza della necessità di procedere a misurazioni strumentali, dal fatto che presso il cortile dell'imputata soggiornasse un solo cane, peraltro di taglia e razza imprecisata, sebbene sia di comune esperienza il fatto che l'intensità, e pertanto, l'attitudine ad arrecare molestia, dei latrati di un cane sia, di regola, direttamente rapportabile alla sua stazza, il quale usava abbaiare al passaggio sulla via di persone o di altri animali». In conclusione, il giudice non ha valutato l'entità del fenomeno rumoroso, né l'esistenza di un concreto superamento dei limiti della normale tollerabilità e la potenziale idoneità dei rumori a disturbare un numero indeterminato di persone, «delle quali è, anzi, in maniera del tutto immotivata stante l'apparente assenza di altre lamentele oltre a quella del querelante, affermata la derivante avvenuta esasperazione».

Un primo caso di Ebola negli Stati Uniti. Il presidente Obama informato della situazione

Un primo caso di Ebola negli Stati Uniti. Il presidente Obama informato della situazione L'American Center for Disease Control (CDC) ha confermato il primo caso diagnosticato di infezione da virus Ebola negli Stati Uniti, probabilmente l'unico al di fuori dell'Africa. Un primo caso di Ebola negli Stati Uniti. Il paziente, un uomo di età e di identità sconosciuta, aveva visitato la Liberia. Egli è attualmente al Presbyterian Hospital di Dallas, in Texas, dove è stato messo in quarantena. Nel corso di una conferenza stampa, il direttore CDC Tom Frieden, ha detto che la paziente era tornato dalla Liberia il 20 settembre, e quattro giorni dopo ha cominciato ad avere sintomi quali la febbre. E 'stato ricoverato in ospedale Domenica. Martedì le analisi di due laboratori hanno confermato che è stato infettato con il virus Ebola. Secondo il dottor Frieden, osserva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, "nessun rischio" che la persona ha potuto infettare i passeggeri a bordo dell'aereo che lo ha portato in Texas, anche perchè non aveva nessun sintomo in quel momento. Il virus Ebola non si trasmette per via aerea. Esso non può essere trasmesso che il contatto diretto dei fluidi contaminati, come sangue o saliva. Il direttore del CDC ha riferito che solo i pazienti con sintomi sono contagiosi. Nessuna paura per la diffusione della malattia Le autorità stanno offrendo ora la migliore assistenza al paziente e stanno facendo di tutto per evitare ulteriori infezioni. Essi considerano anche la possibilità di utilizzare un trattamento con un farmaco sperimentale o usando plasma sanguigno proveniente da un altro paziente che ha recuperato dalla malattia. Si cercherà in queste ore anche di identificare le persone che sono state a contatto con il paziente e seguirli per 21 giorni per monitorare l'eventuale insorgenza dei sintomi. Se necessario, saranno messi in isolamento. Il direttore CDC ha assicurato che non aveva dubbi circa la capacità del suo paese per contenere il virus. Ha detto di aver informato il presidente Obama della situazione. La probabilità che la malattia si propaghi al di fuori dell'Africa occidentale è molto bassa. Ecco ciò che è buono a sapere sulla trasmissione del virus : • Una persona che non ha i sintomi del virus Ebola non può trasmettere la malattia. • A differenza dell'influenza, il virus Ebola non si diffonde facilmente da persona a persona. Si sviluppa attraverso il contatto diretto con sangue, secrezioni o fluidi corporei di una persona infetta o con oggetti contaminati. • I primi sintomi del virus Ebola sono di solito febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di gola, vomito e diarrea. Essi assomigliano a quelli di alcune malattie tropicali, da qui la necessità di ottenere una rapida laboratorio, l'unico modo per determinare il tipo di virus.

Dal 2015 eBay si separa dando vita a due società indipendenti.

Dal 2015 eBay si separa dando vita a due società indipendenti. L'attuale gruppo del gigante statunitense di vendite online, eBay, sarà diviso in due. I suoi azionisti hanno deciso di scindere la sua filiale PayPal in una società indipendente a partire dal prossimo anno. PayPal ha contribuito al 41% della cifra d’affari di eBay nel 2013 e può contare su oltre 152 milioni di account attivi. Gli attuali dirigenti del casa di vendite USA, il direttore generale John Donahoe e il responsabile delle finanze Bob Swan, si occuperanno della fase di transizione ma non sembrano intenzionati ad occupare funzioni dirigenziali nel nuovo gruppo ristrutturato. La nuova società eBay. osserva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” sarà infatti diretta da Devin Wenig, attuale presidente di eBay Marketplaces. Società che negli ultimi 12 mesi ha realizzato un cifra d’affari in crescita del 10% a 9,9 miliardi di dollari. PayPal sarà invece diretto da Dan Schulman, proveniente da American Express. Anche in questo caso le attività sono cresciute, nell’ultimo anno, del 19% a 7,2 miliardi di dollari.

Circolazione stradale. Esclusa la guida in stato d’ebbrezza grazie allo sciroppo omeopatico anti-gastrite.

Circolazione stradale. Esclusa la guida in stato d’ebbrezza grazie allo sciroppo omeopatico anti-gastrite. Nullo alcoltest svolto nell’auto della Stradale ipoteticamente satura di vapori. Un caso che farà certamente discutere in materia di accertamento dello stato di ebbrezza alcolica mediante alcoltest che viene segnalato da Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Grazie allo sciroppo omeopatico anti-gastrite l’automobilista scampa alla condanna a un mese di arresto, 600 euro di ammenda e alla sospensione della patente per sei mesi (anche se la pena era sospesa). È quanto sentenziato dai giudici dalla prima sezione penale della Corte di Appello di Bari che con la decisione 461/14, hanno ritenuto «Il fatto non sussiste». E ciò perché resta un ragionevole dubbio sulla colpevolezza del guidatore che ha portato un teste secondo cui l’imputato non ha alzato il gomito per tutta la giornata. Inoltre decisivi un teste a favore e la prova dell’etilometro che risulta svolta all’interno dell’auto della polizia stradale, dove si sono tenuti in precedenza altri analoghi esami. L’ipotesi che l’abitacolo della pattuglia fosse saturo di vapori alcolici. Di più: rilevante è la documentazione medica prodotta in giudizio. Secondo i medici di parte, l’imputato soffre di bronchite oltre che di disturbi gastrici e si cura con farmaci a base di alcol. Ecco spiegato perché, sostiene la difesa dell’automobilista, gli agenti rilevano «alito vinoso» quando fermano il conducente. Peraltro, un testimone ha confermato le dichiarazioni rese dall'imputato. Né si possono ignorare i certificati sanitari sullo sciroppo omeopatico: l’articolo 186, comma 1, Cds vieta la guida in stato di ebbrezza «conseguente all’uso di bevande alcoliche» e non anche di medicine. In verità, nella specie, il superamento del limite di tolleranza risulta minimo e quindi le risultanze acquisite al fascicolo del dibattimento risultano non univoche: neppure si può escludere l’ipotesi della presenza di vapori d’alcol all’interno della pattuglia dove si sono svolti vari alcoltest. Insomma: non si è raggiunta la prova certa e incontestabile della responsabilità dell’imputato.

Pugno duro dei giudici per i lavoratori beccati durante l'orario di lavoro con hashish

Pugno duro dei giudici per i lavoratori beccati durante l'orario di lavoro con hashish. Licenziamento legittimo del lavoratore in possesso di droghe leggere intento anche a spacciare ai colleghi. La sostanza stupefacente mette a rischio la salute dei lavoratori Giro di vite dei giudici contro chi è in possesso di droghe leggere sul posto di lavoro. Licenziamento in tronco del lavoratore trovato in possesso di hashish da spacciare ad alcuni colleghi. Non contano le indagini preliminari in corso: il giudice civile può valutare anche gli elementi raccolti nell’inchiesta penale, la sostanza stupefacente mette a rischio la salute dei lavoratori. Lo stabilisce la Corte di appello di Potenza con la sentenza n. 208/14, depositata dalla sezione lavoro che Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” evidenzia. Il giudice boccia il ricorso di un operaio di una fabbrica che si opponeva alla sentenza del tribunale di Melfi che, in qualità di giudice del lavoro, dichiarava legittimo il licenziamento intimato dal datore per giusta causa. Il lavoratore era accusato di detenzione ai fini di spaccio di 275 grammi di hashish e per questo veniva arrestato dai carabinieri del posto. La sostanza stupefacente era destinata a essere ceduta ad alcuni colleghi. E infatti succedeva che uno dei lavoratori era fermato dopo l’ingresso in fabbrica, gli altri due, tra cui il ricorrente, cercavano invano di eludere il controllo dei militari. Dal controllo risultava che gli altri due dipendenti portavano con sé rispettivamente tre e due panetti di stupefacente, mentre il ricorrente, privo di hashish, ammetteva solo più tardi di aver cercato di sbarazzarsi dello stupefacente infilandolo nella tasca del giubbotto del collega. Scattava, così, l’arresto dei tre operai, colti in flagranza di reato di concorso nella detenzione ai fini di spaccio di hashish. L’azienda comunicava, successivamente all’accaduto, il licenziamento tramite raccomandata. Si rivela vano il tentativo di appellarsi al tribunale di Melfi da parte dell’operaio che sosteneva che sulla vicenda erano in corso le indagini preliminari. Per i giudici la condotta incrina «irrimediabilmente» il vincolo fiduciario col datore. Questo perché, essendo un comportamento realizzato nell’ambiente di lavoro, mette a rischio la salute degli altri dipendenti, potenziali fruitori della sostanza stupefacente. La Corte di Appello spiega che «ai fini della legittimità del licenziamento disciplinare irrogato per un fatto che integri gli estremi di un reato non rileva la valutazione penalistica del fatto né la sua punibilità in sede penale, né la mancata attivazione del processo penale per il medesimo fatto addebitato, trattandosi esclusivamente di effettuare una valutazione autonoma in ordine all’idoneità del fatto a integrare gli estremi della giusta causa o del giustificato motivo del recesso». Inoltre, continua la Corte potentina, «il giudice civile, ai fini della formazione del proprio convincimento, può autonomamente valutare, nel contraddittorio tra le parti, ogni elemento dotato di efficacia probatoria e, dunque, anche le prove raccolte in un procedimento penale, comprese le dichiarazioni verbalizzate dagli organi di polizia giudiziaria in sede di sommarie informazioni testimoniali».

lunedì 29 settembre 2014

Non la pillola ma dispositivi intrauterini come migliori dispositivi di controllo delle nascite per adolescenti.

Non la pillola ma dispositivi intrauterini come migliori dispositivi di controllo delle nascite per adolescenti. La raccomandazione di un gruppo di pediatri americani. L'obiezione dello "Sportello dei Diritti": ma non proteggono dalle malattie La pillola anticoncezionale cade nella parte inferiore dell'elenco dei migliori presidi per il controllo delle nascite perché gli adolescenti possono dimenticare di prenderli. I dispositivi a lungo termine sono sicuri per gli adolescenti, dicono i pediatri americani. Gli IUD (dispositivi intrauterini) sono migliori per prevenire le gravidanze delle pillole anticoncezionali, secondo l'American Academy of Pediatrics. Oltre l'astinenza, le aste impiantabili ed i dispositivi intrauterini (IUD) sono i migliori metodi di controllo delle nascite per le ragazze adolescenti. E' questa la conclusione della raccomandazione pubblicata dall'American Academy of Pediatrics sulla propria rivista specializzata ieri. Il nuovo rapporto raccomanda forme di controllo delle nascite non comunemente usate negli Stati Uniti. Si evidenzia, in tale report che i pediatri dovrebbero suggerire secondo questo ordine: gli impianti di progestinico, IUD, contraccezione iniettabile e contraccezione orale ai ragazzi. L'8% delle donne ha una gravidanza involontaria usando un IUD T rame, ad esempio, rispetto al 9% che ha usato una pillola anticoncezionale. I ragazzi possono dimenticare di assumere contraccettivi orali o di farlo in modo errato. "Nell'ultimo decennio è stato dimostrato che (contraccettivi reversibili, di lunga durata d'azione), forniscono da 3 a 10 anni di contraccezione e sono sicuri per gli adolescenti. "I pediatri dovrebbero avere familiarità con la consulenza, inserimento e/o rinvio per questo tipo di sistemi". I dati dell' Istituto di Guttmacher evidenziano che il numero di donne americane che utilizzano un IUD o impianto è aumentato significativamente dal 2002 al 2009, dal 2,4% all'8,5%. Si tratta di statistiche significative che non fanno il punto reale su di un altro problema, quello delle malattie sessualmente trasmesse che si diffondono sempre più tra giovani e giovanissimi, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” che ricorda come la "cultura" dell'utilizzo del profilattico sia il metodo migliore non solo per evitare gravidanze indesiderate ma anche per trovarsi infettati da moltissime patologie.

Passeggiare nella natura combatte la depressione

Passeggiare nella natura combatte la depressione. Uno studio ha evidenziato i benefici per mente e corpo di una passeggiata in mezzo alla natura Sembra la cosiddetta scoperta dell'acqua calda, ma è la scienza a certificare ciò che pensavamo un pò tutti: una passeggiata in mezzo alla natura produce effetti benefici per il corpo, ma soprattutto per la mente. A rivelarlo una ricerca del James Hutton Institute, della De Montfort University e dell'Università del Michigan, coordinato dalla dottoressa Melissa R. Marselle dell'Edge Hill University. La ricerca è stata svolta su un campione di 1.991 partecipanti inglesi. Passeggiare lontani dai centri urbani, a contatto con la natura, è un vero e proprio antidepressivo naturale. Certo, chi è colpito da depressione difficilmente ha voglia di svolgere attività fisica. Anche se si tratta di una passeggiata. Eppure proprio questa potrebbe costituire una delle più valide vie d'uscita dalla situazione in cui ci si trova. Una passeggiata al giorno in un bosco, in campagna, al mare o al lago, comunque ben lontana dalla città è un valido aiuto contro lo stress quotidiano. La passeggiata è tanto utile da essere paragonata a un farmaco antidepressivo. Consigliata soprattutto a chi sta passando un brutto momento a causa - per esempio - della dipartita di un parente; la perdita del lavoro o la fine di una relazione sentimentale. La testimonianza di quanto possa essere importante una passeggiata in termini antidepressivi è data dall'analisi di un campione di 1.991 volontari che hanno partecipato al programma inglese Walking for Health, atto a promuovere l'esecuzione di passeggiate settimanali. Al programma prendono parte oltre 70'000 escursionisti ogni anno. Le persone che stavano attraversando momenti particolarmente stressanti nella loro vita e che avevano preso parte al programma, hanno asserito di riuscire a fronteggiare la stessa situazione con un umore migliore a seguito delle passeggiate di gruppo all'aperto. Un grande beneficio alla psiche dei partecipanti è stato dato proprio dall'ambiente naturale. E' quindi fondamentale allontanarsi il più possibile dal caos e dall'asfalto cittadini. Non solo l'esercizio fisico, ma anche l'interazione sociale migliora la salute tanto a livello fisico, quanto a livello mentale. Non bisogna infatti dimenticare che le passeggiate monitorate erano svolte in ambienti naturali, ma anche in gruppo. Una delle autrici dello studio, la dottoressa Sara Warber, spiega: "ascoltiamo le persone dichiarare di sentirsi meglio dopo una passeggiata o l’essere usciti all’aperto ma non ci sono stati molti studi di grandi dimensioni a supportare la conclusione che questi comportamenti effettivamente migliorano la salute mentale e il benessere. Camminare è poco costoso, a basso rischio, ed è una forma accessibile di esercizio fisico. E si scopre che se fatto in combinazione con la natura e un gruppo di persone, può essere un rimedio contro lo stress molto potente, quanto sottoutilizzato. I nostri risultati suggeriscono che qualcosa di semplice come l’accoppiare il camminare all’aperto con un gruppo può migliorare in positivo non solo le emozioni quotidiane delle persone, ma può anche coadiuvare un approccio non farmacologico per condizioni gravi come la depressione". La dottoressa Warber conclude dicendo: "Dato l’aumento dei problemi di salute mentale e l’inattività fisica nel mondo sviluppato, siamo costantemente esplorando nuovi modi accessibili per aiutare le persone a migliorare la loro qualità di vita e di benessere nel lungo termine. Le passeggiate di gruppo in ambienti naturali locali possono dare un contributo potenzialmente importante per la salute pubblica ed essere utili per aiutare le persone ad affrontare lo stress e fare esperienza nel migliorare le proprie emozioni". Camminare nella natura non porta solo vantaggi contro la depressione. Ma risulta efficacie anche nel ritardare l'insorgenza del cancro; aiuta a contrastare o evitare sovrappeso e obesità; riduce il rischio di malattie cardiache; abbassa la pressione; riduce il rischio di diabete; aumenta le dimensioni del cervello; migliora la memoria; contrasta l'insorgere di malattie degenerative quali demenza e Alzheimer. Insomma, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un toccasana reale che vale la pena sperimentare su sè stessi.

Oppio nelle tagliatelle per trattenere i clienti. E' accaduto in Cina

Oppio nelle tagliatelle per trattenere i clienti. E' accaduto in Cina Un ristoratore ha avuto un'"idea geniale" per fidelizzare i propri clienti. Purtroppo per lui, è stato preso con le mani nel sacco. La storia è narrata dal South China Morning Post. Tutto è iniziato con l'arresto di un giovane di 26 anni, trovato positivo all'oppio a seguito di un test delle urine. Detenuto in custodia cautelare, non ha saputo spiegare alla polizia le ragioni di questa positività ed ha pertanto chiesto alla famiglia di avviare un'indagine. Affidandosi al suo intuito, ha detto ai membri della sua famiglia che pochi giorni prima aveva mangiato in un ristorante. Questi hanno poi provato l'esperienza: cena e poi test delle urine. Risultato? Tutti erano positivi all'oppio! Una volta avviata l'indagine, l'autorità ha intervistato il sospetto, il proprietario del ristorante, che finalmente ha confessato. Ha deliberatamente ammesso di aver contaminato il cibo con la droga per trattenere la sua clientela. Quindi, è stato disposto il suo arresto per un periodo provvisorio di 10 giorni. Insomma, un invito a tutti a stare attenti se si avvertono strani sintomi dopo un buon pranzo o una cena, sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”.

Nel 2014 un numero record di migranti è morto nel Mediterraneo. Oltre 3.000 decessi in mare

Nel 2014 un numero record di migranti è morto nel Mediterraneo. Oltre 3.000 decessi in mare Da fonte di vita e culla di civiltà il Mediterraneo si sta trasformando, sempre più in teatro di morte. Dal mese di gennaio, infatti, più di 3.000 migranti sono deceduti nelle acque del Mare Nostrum, oltre il doppio che al culmine del 2011, anno della primavera araba, come rilevato ieri l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. Fin dall'inizio dell'anno, l'OIM ha registrato la morte di 4.077 immigrati irregolari nel mondo, con tre quarti - 3.072 - nel Mediterraneo. Dal 2000, più di 22.000 migranti hanno perso la vita nel Mediterraneo. Per il Mediterraneo, il «2014 è l'anno più letale», anche più del picco del 2011, quando erano stati registrati 1.500 decessi (prendendo i primi nove mesi dell'anno). La maggior parte dei migranti che sono morti alle porte dell'Europa - di annegamento, soffocamento, fame o freddo - sono nati in Africa e Medio Oriente, secondo le statistiche pubblicate dall'OIM. In totale, almeno 40.000 migranti che hanno cercato di entrare in Europa, Stati Uniti, Australia o in altri paesi, sono morti in tutto il mondo dall'anno 2000 "Da un anno a questa parte l'aumento del numero di morti è dipeso principalmente dalla progressione dei morti nel Mediterraneo", ha detto l'OIM, che riconosce di non capire molto bene questa tendenza. Tra i popoli che maggiormente sono giunti in Italia quest'anno si registrano i siriani, il cui paese è stato devastato da una guerra civile per più di tre anni e mezzo, e gli eritrei, che fuggiono dal loro paese per scappare dalla brutale repressione del potere, servizio militare e dai lavori forzati, non retribuiti e di durata illimitata. Statistiche impietose che non si possono più tollerare, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che ribadisce la convinzione della necessità di un intervento internazionale più deciso rispetto a quello che ha visto solo il Nostro Paese, suo malgrado, quale principale protagonista in uno sforzo di accoglienza incredibile. L'Europa e l'ONU non possono più tacere ed aspettare che questi tragici numeri, dietro cui si celano le vite e le speranze di persone in carne ed ossa, non s'incrementino più.

Allarme per un virus che causa paralisi. La malattia sconosciuta ha già colpito 9 bambini

Allarme per un virus che causa paralisi. La malattia sconosciuta ha già colpito 9 bambini Un virus, non ancora identificato, sta causando sintomi simile alla poliomielite nei bambini colpiti. Negli Stati Uniti i responsabili sanitari hanno deciso di alzare il livello di allerta dato che il virus sta creando forte preoccupazione sull'eventualità, tutt'ora considerata remota, di un contagio su tutto il suolo statunitense. Intanto nove bambini sono stati ospedalizzati in Colorado per paralisi o terribile debolezza agli arti in seguito a malattie respiratorie. I sanitari stanno ancora tentando di capire quale germe abbia causato gli allarmanti sintomi: tutti e nove i ragazzini avevano sofferto nelle due settimane precedenti di febbre, sintomi di raffreddamento, tosse. Gli esperti non ritengono si tratti di polio in quanto 8 dei 9 bambini sono in regola con le vaccinazioni e sospettano invece che responsabile possa essere il virus D68, che da mesi sta colpendo i piccoli americani con particolare severità. Gli stessi Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) hanno spedito una nota di allerta a tutti i medici, informando che in quattro degli otto bambini colpiti nell'area di Denver è stato individuato l'enterovirus 68. Lo status del nono bambino non è ancora chiaro. Gli esperti osservano che questo virus può causare paralisi, ma altri germi hanno la stessa capacità. Tutti I bambini colpiti erano sani e avevano un sistema immunitario normale. "Abbiamo bisogni di più informazioni, e chiediamo a tutti i medici di notificarci casi analoghi", ha detto Jane Seward dei Cdc. Tutti i casi si sono manifestati negli ultimi due mesi e tutti i bambini sono trattati al Children's Hospital Colorado in Aurora. I medici che li stanno curando non sanno ancora se la debolezza alle braccia e le gambe o la paralisi sia temporanea o no. Un'altra epidemia che si sta diffondendo dall'altra parte del globo e che richiede sempre la massima vigilanza da parte delle autorità sanitarie europee, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, per il gran numero di viaggiatori che si spostano quotidianamente dal Nuovo al Vecchio Continente portando con sé oltre i propri bagagli ed effetti personali anche virus e malattie.

Doping. giro di vite in Germania contro gli atleti dopati.

Doping. giro di vite in Germania contro gli atleti dopati. Dopo lo scandalo nel calcio professionistico il Ministero della Giustizia e degli Interni stanno pensando di infliggere fino a tre anni di reclusione agli sportivi che si dopano Pugno duro dalla Germania: carcere per gli atleti dopati. Far uso di doping potrebbe costare non solo la squalifica ma anche la prigione. E’ quanto stanno pensando in Germania dopo lo scandalo doping nel calcio professionistico a seguito della pubblicazione di uno studio del medico Tim Meyer della federazione calcistica tedesca relativo alla stagione 2008/2009 che ha riportato alla ribalta i valori di Epo di alcuni calciatori ben al di sopra della norma. In quell'occasione 9 calciatori vennero beccati con valori pari a 17 G/dl di Epo. Ora il ministero della Giustizia e degli Interni stanno studiando pene che prevedano fino a tre anni di carcere per gli atleti che si dopano. La ricerca delle prestazioni più esasperate ed oltre i propri limiti, un professionismo nel quale vale troppo spesso la regola del "mors tua vita mea", anche se poi alla fine di doping si può morire, il carrierismo, sono tra le cause, per gli esperti, come rilevato da Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. É chiaro, che date le proporzioni e i milioni di soggetti potenzialmente coinvolti, si tratta ancora una volta di guardare al sistema sanzionatorio nello sport professionistico con la massima severità possibile, come sta avvenendo in Germania, ma anche di una riforma culturale nella società anche perché é noto che troppo spesso anche tra i dilettanti e gli amatori si ricorre all'aiutino di qualche sostanza proibita con una alterazione delle reali prestazioni e risultati nelle manifestazioni sportive, ma anche con conseguenti gravi rischi per la salute. A tal proposito rilanciamo le affermazioni del presidente della federatletica tedesca, Clemens Prokop che parlando al Berliner Zeitung si è detto favorevole alla proposta: “Se entrasse in vigore la legge sarebbe una grande arma nella lotta al doping, nell’interesse dello sport e degli atleti”.

domenica 28 settembre 2014

Divertimenti pericolosi. I tappeti elastici

Divertimenti pericolosi. I tappeti elastici. Il maggior rischio di incidenti se a saltare c’è più di un bambino. Migliaia di ricoveri ogni anno in ospedale. Lo "Sportello dei Diritti": non resta che vietarli Uno dei divertimenti apparentemente più innocui e che sembrano dare tanta felicità e allegria ai nostri piccoli é in realtà una temibile "macchina" da infortuni, a volte gravissimi. Parliamo dei tappetini elastici che si trovano ormai ovunque nel nostro Paese, nelle feste paesane, nei parchi giochi e persino in qualche ludoteca, ma che qualche bimbo ha preteso anche nel proprio giardino in formato ridotto per scatenarsi anche tra le "mura domestiche". Per carità, i bambini sembrano quasi di "gomma" quando si slanciano in capriole e piroette volanti mentre saltano su queste strutture rimbalzanti, ma non si tratta di un caso isolato se le statistiche dei sinistri appaiono impietose e dovrebbero portare il legislatore a riconsiderarne l'innocuità e a mettere un serio freno a questa prassi che non conosce quasi alcun limite regolamentare almeno nel Nostro Paese. L'ultima statistica nota di rilievo scientifico su questo tipo di divertimento é datata 2012 ed é risultata veramente impietosa, tanto da considerare in maniera obiettiva i tappeti elastici quali attrazioni pericolose, in quanto possibile causa di contusioni, fratture e traumi cranici. Si tratta di una ricerca realizzata per l'autorevole American Academy of Pediatrics, che é stata pubblicata sul mensile di ottobre 2012 della rivista «Pediatrics», che ha rilevato come avrebbero causato quasi 100.000 infortuni nel 2009 solo negli Stati Uniti, con 3.100 episodi di ricovero in ospedale e un evidente maggior rischio per i bambini più piccoli. Lo studio condotto dall'equipe della professoressa Susannah Briskin, degli University Hospitals Rainbow Babies & Children’s Hospital é giunta, peraltro, alla conclusione che il fatto di aggiungere le reti intorno alle strutture per i "saltatori" sia inutile in termini di sicurezza. Anche se in molti induce una sensazione di protezione come tendono a sponsorizzare alcune case produttrici di questi prodotti che rassicurano il pubblico presentando le reti come un sistema di pressoché totale sicurezza. Un altro aspetto importante evidenziato dalla ricerca riguarda il fatto che il 75% degli infortuni si verifica quando più di un bambino salta su un tappeto elastico. In un caso su 200 gli incidenti provocano un danno neurologico permanente e i pediatri americani non hanno dubbi: ai bambini dovrebbe essere vietato saltare sui tappeti elastici, un gioco troppo pericoloso (perfino per gli adulti!). E se il mito che i bambini sono più resistenti ai capitomboli degli adulti risulta essere un falso evidente, allora appare certo che i piccoli sono più esposti al pericolo di incappare in lesioni significative, incluse fratture delle gambe e addirittura lesioni alla colonna vertebrale. “Sebbene la maggior parte delle lesioni consista in distorsioni, strappi, contusioni o altri traumi dei tessuti molli, i bambini più piccoli sembrano più inclini a lesioni ossee”, spiegano i ricercatori. É pure vero che le raccomandazioni di sicurezza dei produttori consigliano sempre la supervisione di un adulto quando i bambini giocano su un trampolino da giardino, ma risulta anche incontrovertibile che da un terzo alla metà degli infortuni si è verificato sotto lo sguardo dei genitori, come ha anche rilevato l'indagine scientifica in questione. Che molte mamma e papà fossero d'accordo a non far saltare i propri pargoli sui tappetini dopo le prime esperienze, spesso negative, é un dato oggettivo e che era empiricamente noto un po' a tutti, ma é una ricerca scientifica che ha avuto scarso risalto in Europa e in Italia con i suoi drammatici risultati in termini numerici a livello del numero globale d'infortuni che, per Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, dovrebbe far propendere il nostro legislatore ad una riflessione circa la possibilità di vietare completamente questo tipo di attrazioni che appaiono, evidentemente, molto pericolose per la generazione dei più piccoli.

Kylie Simonds 11 anni: la bimba malata di cancro che ha inventato lo zainetto per la chemioterapia

Kylie Simonds 11 anni: la bimba malata di cancro che, senza dimenticare di sorridere, ha inventato lo zainetto per aiutare i bambini a vivere meglio la chemioterapia. Tutto nasce da un compito di scuola: “Crea qualcosa che faciliti la vita di tutti i giorni”. Kylie ha pensato alla sua e a quella degli altri bambini che vivono la sua malattia e a quell’ingombrante palo porta flebo, troppo pesante per loro Si chiama Kylie Simonds una ragazzina di undici anni, come tante altre. Di Naugatuck, cittadina del Connecticut la sua forza ha commosso e conquistato l’America Tre anni fa, all’età di otto anni, ha scoperto quello che le avrebbe cambiato per sempre la vita: un cancro. Kylie è malata, un tumore al tessuto connettivo: maligno, molto raro e caratteristico dei bambini e ha continuato a combattere inventando uno speciale zainetto per aiutare i bambini a vivere meglio la chemioterapia. Nonostante la malattia e le terapie, Kylie è determinata a vivere la sua vita: il pomeriggio è in ospedale per la chemio, ma la mattina continua ad andare a scuola. Ed è proprio dalla scuola che nasce l’idea del suo ‘zainetto medico’, da un compito dato dalla maestra alla classe: “Crea qualcosa che faciliti la vita di tutti i giorni”, era la consegna. Kylie ha qualcosa da insegnarci, osserva Giovanni D'Agata, presidente dello“Sportello dei Diritti”: ha pensato alla sua e a quella degli altri bambini che vivono la sua malattia. Alla Abc News ha raccontato che uno degli aspetti più scoccianti della chemio era l’asta della flebo, troppo pesante per una bambina. “Mi faceva inciampare continuamente. Era davvero faticoso andare in giro. Avevo sempre bisogno di qualcuno che mi spingesse i pali, perché ero troppo debole”. Ed ecco quindi l’idea: trasferire tutti quei tubi, quella sacca e il controllo per i dosaggi delle medicine in un semplice zainetto per la scuola. Quello di Hello Kitty per lei, che ha messo a punto grazie all’aiuto dei genitori e dei suoi medici. Un’idea sviluppata nel corso dell’ultimo anno per cui Kylie è ora impegnata a raccogliere le donazioni necessarie e che è diventato anche il protagonista di una campagna fondi per costruirne un prototipo funzionante da mettere in produzione. All’appello hanno già aderito diverse aziende e sono stati raccolti, secondo la stampa americana, già oltre 50mila dollari. Ma non solo, con quell’idea Kylie ha anche vinto quattro premi ad un concorso nazionale per giovani inventori e ricevuto parecchi elogi da esperti e dottori. Senza contare il grande numero di fan, fra cui molti bambini malati di cancro come lei, che la supportano in questa impresa.

Intolleranza e razzismo. Ad un ragazzo algerino di 11 anni gli è stato vietato di volare a causa della tracheotomia

Intolleranza e razzismo. Ad un ragazzo algerino di 11 anni gli è stato vietato di volare a causa della tracheotomia. Nail Hamened fu bandito dal volo Virgin America a causa della sua condizione di salute e delle attrezzature mediche. Il ragazzo e suo padre stanno visitando gli Stati Uniti per cure. Ad un ragazzo algerino di 11 anni, Nail Hamened, è stato negato di imbarcarsi su di un volo dell'American Vergin perché ha una tracheotomia e trasporta un dispositivo medico. Agli organi di stampa la famiglia del ragazzo ha riferito che era scoppiato in lacrime all'aeroporto Logan di Boston, dopo che gli fu detto dagli operatori della Virgin America che egli non poteva imbarcarsi su un volo per San Francisco perché ha una tracheotomia e trasporta un ausilio elettronico per le sue vie respiratorie. Nail Hamened era tornato indietro al cancello, dopo che il suo dispositivo medico aveva fatto scattare gli allarmi di sicurezza, allorchè un agente gli ha impedito di essere ammesso sul volo insieme ai suoi parenti riferendosi all'attrezzatura medica ed alla sua condizione di salute. Il ragazzo e suo padre, che ha viaggiato negli Stati Uniti per cure mediche, era arrivato a Boston su un volo Lufthansa Airlines senza avere alcun problema. Il vettore internazionale aveva firmato documenti per un posto su un volo confermato senza alcun obbligo di compensazione economica. Lo zio Djamel Oudani, che vive a Cambridge, ha riferito di aver provato a sistemare la questione con l'agente impiegato della compagnia aerea, che ha replicato "non posso farti volare. Il pilota non può farvi volare a causa del dispositivo,". Il rappresentante di Virgin America ha anche detto che il vettore non poteva prendersi la "responsabilità" per il ragazzo. "Perché non mi vogliono fare volare? È a causa della mia malattia?.". Oudani ha sottolineato che suo nipote è rimasto traumatizzato dal dubbio di non essere considerato un essere umano. La Compagnia Aerea si è difesa dichiarando: "É proibito trasportare l'apparecchiatura medicale a bordo, dalla Federal Aviation Administration. In casi come questo, la nostra prassi è consultare esperti medici per assicurarsi che l'ospite non rischia la vita durante il volo in assenza di attrezzature". Il comunicato conclude con le scuse del vettore :"Chiediamo sincere scuse ai nostri ospiti con cui simpatizziamo profondamente per questa incresciosa situazione ma anche se rammaricati, tuttavia, in quelle condizioni non si poteva volare con noi, poiché la sicurezza è sempre la nostra prima preoccupazione e dobbiamo operare in tutte le circostanze secondo i requisiti e restrizioni della FAA. Ma la famiglia si è chiesta se lo stesso trattamento sarebbe stato usato nei confronti di un passeggero senza un nome arabo. Dopo l'11 settembre é sì cambiato il mondo, ma gesti del genere dovrebbero essere condannati apertamente dalle istituzioni perché non é tollerabile, sottolinea Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, che la scusa della sicurezza dei voli determini comportamenti che manifestano intolleranza e razzismo.

Cosmetici, in Germania costano pochissimo

Cosmetici, in Germania costano pochissimo. Differenze enormi sui prezzi tra Svizzera e Germania, minori quelle con l'Italia che risulta il Paese meno attrattivo per i consumatori elvetici tra quelli confinanti Chi pensava che acquistare cosmetici non presentasse differenze tra Paese e Paese si sbagliava di grosso. I prezzi variano eccome a seconda che ci si trovi in Svizzera, Germania e Italia, anche se le divergenze sono ridotte tra Svizzera e Italia. E quanto risulta dal quinto rilevamento dei prezzi riguardante i cosmetici, pubblicato oggi su www.barometrodeiprezzi.ch dalle associazioni dei consumatori svizzeri. Il confronto é stato effettuato nel periodo compreso tra il 16 e il 26 agosto 2014, paragonando i prezzi applicati in Svizzera e quelli nelle quattro nazioni confinanti. Lo studio si concentra su prodotti di grande diffusione come quelli offerti da Nivea, Garnier, L’Oréal oppure Pampers. Non sono invece contemplati i cosiddetti prodotti di lusso (per esempio quelli di Chanel ed Estée Lauder) e i profumi. Su tutti i mercati, tranne che in Italia, la tendenza è una diminuzione dei prezzi. La riduzione constatata in Svizzera è soddisfacente ma in media è inferiore a quella registrata presso i distributori in Francia e Germania. I mercati francese e tedesco, di conseguenza, attirano in misura maggiore i consumatori svizzeri rispetto a quanto accade con Italia e Austria, soprattutto nelle zone di frontiera dove i prezzi risultano più elevati che all'interno del paese. Tenendo conto delle ultime due rilevazioni, le differenze tra la Svizzera e l’Italia si sono leggermente accentuate, passando dal 6% al 7% tra gennaio e agosto. I prezzi, presso i tre distributori italiani scelti per la rilevazione, sono scesi dell’1% e ciò spiega la variazione. Lo scarto tra il mercato svizzero e quello italiano è il minore di tutti, nel paragone con tutte le nazioni confinanti. Nell’ottica dei consumatori ticinesi, il prezzo degli stessi prodotti acquistati in Svizzera presso Coop e Migros non è molto più alto di quello applicato dal distributore italiano più conveniente, ossia Coop. Si attesta infatti al 5-6% in più. Il quinto rilevamento permette di osservare l’evoluzione delle differenze di prezzo fra Svizzera e paesi confinanti tra agosto 2012 e agosto 2014. Lo scarto fra Svizzera e Germania si è ulteriormente accentuato passando dal 69 al 78%. In Germania la pressione sui prezzi in questo settore è molto forte. La situazione è rimasta relativamente stabile fra Svizzera e Austria (dal 16 al 17% da agosto 2012 a agosto 2014), mentre lo scarto con l’Italia si è fortemente ridotto passando dal 14 al 7% a causa soprattutto di aumenti di prezzo registrati in Italia. Fra la Svizzera e la Francia la differenza si è ridotta leggermente (dal 21,5 al 20%). Insomma, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, anche in questo settore di mercato l'Italia si dimostra non attrattiva nonostante la deflazione che nel corso dell'ultimo anno avrebbe potuto comportare un maggiore flusso transfrontaliero di consumatori provenienti dalla confederazione elvetica.

Ebola, superati i 3'000 decessi.

Ebola, superati i 3'000 decessi. Su un totale di 6'574 pazienti affetti da Ebola in cinque paesi africani ne sono morti 3'093. Lo "Sportello dei Diritti" continua a pubblicare gli aggiornamenti epidemiologici ufficiali perché non si abbassi la guardia L'OMS ha pubblicato i suoi dati: su un totale di 6'574 pazienti affetti da Ebola, in cinque paesi africani, ne sono morti 3'093. E' stato tristemente superato il primato delle 3'000 unità. Cifre che, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, c'inducono a ritenere di aver ragione quando abbiamo continuato anche nelle scorse settimane a pubblicare gli aggiornamenti epidemiologici ufficiali perché non si abbassi la guardia. In Guinea ci sono stati 648 morti su 1'074 casi, in Liberia, il paese più colpito, sono state interessate 3'458 persone, di queste non ce l'hanno fatta in 1'830, e in Sierra Leone il virus ha infettato 2'021 persone, di questa 605 sono state uccise. Otto morti su 20 casi in Nigeria. I dati sono relativi al 23 settembre.E' stato comunicato da un giornalista dell'AFP che il Senegal ha annunciato l'apertura di un corridoio umanitario per permettere il trasporto aereo di aiuti nei tre paesi più colpiti. L'1 settembre anche la Costa d'Avorio, dove non si segnalano casi di Ebola, ha annunciato l'apertura di corridoi umanitari con la Guinea e la Liberia, pur mantenendo la chiusura delle frontiere con questi paesi fortemente colpiti dall'epidemia.Venerdì scorso, il presidente Barack Obama ha sottolineato che l'Africa occidentale è stata "travolta" dall'epidemia di Ebola e che il mondo non permetterà mai di arrendersi.Anche l'ECDC, l'Ente Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie ha pubblicato, come ogni settimana dallo scoppio dell'epidemia, i suoi dati sull'evoluzione della malattia che differiscono, di poco, con quelli dell'OMS. Secondo l'Agenzia, dal dicembre 2013 e sino al 21 settembre 2014, sono 6.262 i casi ufficiali di Ebola (EVD), tra cui 2.917 morti, in Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone. Questo, come più volte ricordato, è il primo focolaio di EVD in Africa occidentale ed è senza precedenti nella dimensione e distribuzione geografica, che interessano densamente popolate aree urbane. Da segnalarsi anche i 373 casi riconosciuti tra gli operatori sanitari, tra cui 208 decessi. L'epidemia continua ad aumentare rapidamente e le cifre riportate sono ritenute sottostimate circa la vera ampiezza della diffusione. Basta guardare la differenza con il precedente aggiornamento dell'ECDC del 19 settembre, che vede l'aumento di 915 nuovi casi e 287 morti. Un recente studio pubblicato dall'Ebola Response Team prevede più di 20 000 contagi (5 740 in Guinea, 9 890 in Liberia e 5 000 in Sierra Leone) fino inizio novembre 2014. Ad oggi, nessun caso è stato trovato positivi all'esterno della Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone, ad eccezione di un caso importato in Senegal (un cittadino della Guinea che era giunto in Guinea). Di seguito, riportiamo la distribuzione dei casi segnalati sino a questa settimana in Guinea, Sierra Leone, Liberia, Nigeria e Senegal, settimana 48/2013 al 39/2014 (dati a partire dal 21 settembre 2014 *) Casi e morti di EVD, che hanno colpito West Africa paesi, a partire dal 21 settembre 2014, settimana 39 Paese Casi Morti Guinea 1 022 635 Sierra Leone 1 940 597 Liberia. 3 280 1 677 Nigeria 20 8 Senegal 1 0 TOTALE 6 263 2 917

sabato 27 settembre 2014

Avastin Roche: divieto di commercializzazione nell'Ue

Avastin Roche: divieto di commercializzazione nell'Ue L'antitumorale di Roche Avastin non potrà essere commercializzato nell'Ue per curare il glioblastoma ricorrente diagnosticato sui pazienti adulti. Lo ha indicato oggi l'Agenzia europea per i medicinali, che ha definitivamente confermato una decisione già presa in maggio. Da parte sua il gigante farmaceutico renano valuterà ora i suoi futuri passi, anche alla luce di due studi che sono ancora in corso, ha indicato all'Awp una portavoce. Avastin è già approvato negli Stati Uniti e in oltre 60 altri paesi, ma principalmente per i casi di GBM ricorrenti. In Giappone, le indicazioni includono il trattamento del glioma maligno, il GBM recentemente diagnosticato ed è consentito anche in combinazione con chemioterapici vari. Il glioblastoma, osserva Giovanni D'Agata, presidente dello“Sportello dei Diritti”, è la forma più comune e più maligna di cancro al cervello. Ogni anno nell'Unione europea vengono diagnostica circa 13'000 casi. Da parte sua Avastin è uno dei pilastri del fatturato di Roche: nel 2013 ha generato vendite per 6,25 miliardi di franchi.

Uso moderato di alcol aumenta il rischio di cancro al seno. Lo dice uno studio canadese.

Uso moderato di alcol aumenta il rischio di cancro al seno. Lo dice uno studio canadese. L'alcol è un noto cancerogeno, anche 1 o 2 bicchieri di vino al giorno comporta rischio La battaglia che anche Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” porta avanti contro l’uso dannoso dell’alcol, oggi ha una nuova conferma nello studio canadese dell'Università di Victoria per la ricerca di Dipendenze BC (CARBC), pubblicato sulla rivista Alcoholism: Clinical and Experimental Research. Secondo il rapporto anche i bevitori moderati sono soggetti ad un elevato rischio di sviluppare il cancro al seno. Lo studio, suggerisce che i livelli di consumo indicati nelle linee guida del bere con basso rischio di incidentalità del Canada per le donne rappresentano ancora un rischio. Il Dr. Kara Thompson, ricercatore associato presso CARBC, ha osservato che anche uno o due bicchieri al giorno aumenta il rischio di cancro al seno dell 8 per cento. Inoltre ha detto alla radio CBC News che lo ha intervistato "Se sei un bevitore di un bicchiere al giorno, fa aumentare il rischio di contrarre il cancro ". "Quando si aggiungono altri fattori di rischio, quale quello genetico e altre cose a quello, il rischio potrebbe salire in percentuale in modo sostanziale." I ricercatori hanno rivisto ed analizzato 60 studi che sono stati intrapresi prima del 2013, molti dei quali hanno avuto risultati contrastanti circa il legame tra consumo a basso dosaggio e il cancro al seno. Essi hanno scoperto che solo sei di questi studi erano "liberi di potenziali gravi pregiudizi", molti dei quali esaminati a causa del modo in cui i bevitori e gli ex bevitori sono stati classificati in quegli studi. I ricercatori autori dello studio hanno concluso l'intervista con :" I risultati hanno confermato un aumento significativo del rischio di cancro al seno da consumo a basso dosaggio", Anche se il rischio assoluto rimane minimo, uno dei co-autori, il dottor Tim Stockwell, ha evidenziato che i risultati dovrebbero tuttavia incoraggiare alla cautela. Ha detto:"In generale, meno consumo significa meno rischi per la salute". Il Centro per la Ricerca delle Dipendenze di BC stima che tra 250 e 500 donne canadesi muoiono di cancro al seno legato al loro consumo di alcol ogni anno. Ancora una volta, rileva Giovanni D'Agata, studi scientifici dimostrano gli effetti devastanti sulla salute di chi beve. È importante, quindi, rendere noti i risultati delle ricerche per far comprendere a tutti che bisogna evitare di bere perché le conseguenze negative per la salute si possono verificare anche dopo anni.

Sicurezza alimentare. Tonno contaminato da mercurio

Sicurezza alimentare. Tonno contaminato da mercurio: allarme in Italia di Rasff, sistema di allerta rapido comunitario. Dall’inizio dell’anno sono 221 le segnalazioni diffuse dal Rasff riguardanti la presenza di metalli pesanti negli alimenti e di queste 93 riguardano proprio l’eccesso di mercurio nel pesce. La Spagna è il paese che ha subito il più alto numero di notifiche (48). Ieri, 25 settembre, una nuova segnalazione diffusa dal sistema di allerta rapido per alimenti mangimi (Rasff) figura la notifica inviata dal nostro Ministero della Salute, di eccesso di mercurio nelle bistecche di tonno albacora importato dalla Spagna. Tale concentrazione di metalli pesanti dipende con l’aumentare dell’inquinamento dei mari. In particolare destano sempre più preoccupazione le concentrazioni elevate di mercurio nei pesci, soprattutto nelle specie di grandi dimensioni che accumulano maggiori metalli pesanti. In Italia nel 2014 si contano già 40 segnalazioni di pesce importato contaminato da mercurio, proveniente perlopiù da Spagna e Portogallo. Le concentrazioni rilevate nei lotti di Thunnus albacares sono di 2,1 mg/kg – ppm. Per le specie di grandi dimensioni i valori considerati sicuri non dovrebbero superare 1 mg/kg.m. A rischiare in questo caso sono soprattutto le donne incinte e i bambini, sensibili anche a concentrazioni considerate innocue per altri soggetti. Il consiglio degli esperti è di non comprare il pesce spada, lo smeriglio e il tonno, più saturi di metalli pesanti pericolosi per l’organismo umano. Pertanto Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, consiglia i consumatori, quando si va in pescheria, di preferire pesci mediterranei di piccole dimensioni, come alici e sardine, ricchi di nutrienti e meno a rischio di estinzione. Il buonsenso e le linee guida dei nutrizionisti suggerirebbero di non superare i 100 grammi alla settimana di pesce spada o tonno, mentre per le altre specie complessivamente si può consumare fino a 300-400 grammi di pesce alla settimana, alla luce dei grandi benefici per la salute che ne derivano. L’importante è variare molto le specie da portare in tavola, seguendo la stagionalità anche per il pesce e preferendo il mercato ittico locale. Inoltre, per quanto riguarda questa partita di pesce, chiunque avesse acquistato questi prodotti è invitato a non consumarli e a consegnarli al rivenditore o al Servizio igiene degli alimenti e nutrizione della ASL locale.

Ambiente. Lo spray temporaneo per la barriera utilizzato durante il World Cup 2014 in Brasile sarebbe nocivo per la salute

Ambiente. Lo spray temporaneo per la barriera utilizzato durante il World Cup 2014 in Brasile sarebbe nocivo per la salute. Il prodotto utilizzato dagli arbitri contiene sostanze ritenute pericolose per l'equilibrio ormonale. In Germania si sono mossi per trovare una soluzione Le bombolette spray utilizzate dagli arbitri durante il Mondiale di calcio 2014 in Brasile per far rispettare la distanza tra palla e barriera durante i calci piazzati, sarebbero nocive per la salute. "Tuev", la società che si occupa delle autorizzazioni di conformità tedesche, ha infatti stabilito che nello spray sono presenti parabeni, sostanze ritenute pericolose per l'equilibrio ormonale. I parabeni, dalla contrazione di "estere para-idrossibenzoico" sono una classe di composti organici aromatici, esteri dell'acido 4-idrossibenzoico, utilizzati da oltre 50 anni come conservanti nell'industria cosmetica, farmaceutica, e alimentare per le loro proprietà battericide e fungicide. Sono presenti, anche sotto forma dei relativi sali in diverse formulazioni di cosmetici e farmaci sia per uso topico che parenterale. Alcuni parabeni trovano impiego come additivi alimentari. Stanno diventando sempre più controversi, arrivando ad essere regolamentati o espressamente interdetti, ad esempio in Francia, comunque nel ruolo di interferenti endocrini per la loro capacità di mimare chimicamente gli estrogeni con possibile ricaduta in effetti sulla salute: da eventuali promozioni nell'insorgenza di tumori estrogeno-sensibili a fattore di rischio nella crescente prevalenza di pubertà precoce nelle ragazze. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, osserva che il prodotto nella sua forma attuale non può essere commercializzato né in Germania, né nell'Ue. Tale pericolosità per la salute metterebbe a rischio l'utilizzo delle bombolette da parte dei fischietti. Bombolette sulle quali, sempre secondo gli enti tedeschi, non sarebbero nemmeno specificate le informazioni, obbligatorie, della presenza di queste sostanze nocive. La Lega calcio tedesca ha annunciato di essere già in contatto con altre aziende per sostituire le bombolette di spray in uso.

venerdì 26 settembre 2014

Allarme Ford. Richiamate 850.000 auto rischio corto circuito

Allarme Ford. Richiamate 850.000 auto rischio corto circuito La casa automobilistica statunitense Ford ha ordinato in Nord America il richiamo in officina di 850.000 automobili. La società ha riferito che c'è il pericolo di corto circuito. Il richiamo che sta per essere attuato da Ford di 850.000 vetture riguarda le C-Max, Fusion, Fuga e Lincoln MKZ costruite tra gli anni 2013 e 2014 si riferisce a possibili difetti nelle unità di controllo. Il potenziale rischio è il cortocircuito. La fine di maggio aveva già richiamato più di un milione di vetture a causa di possibili problemi con lo sterzo, la società. Pur non essendoci stati incidenti - segnala Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti” - è consigliabile che i proprietari di questa auto prestino la massima attenzione e che si rivolgano subito alle autofficine autorizzate o ai Concessionari Ford Italia nel caso in cui la propria autovettura corrisponda ai lotti in questione. Al singolo proprietario, infatti, non costa nulla tale tipo di verifica e nel caso in cui la propria autovettura sia oggetto del richiamo, l’intervento previsto è a totale carico della casa automobilistica che dovrebbe fornire anche un veicolo sostitutivo analogo per il periodo necessario alla manutenzione straordinaria.

Allarme Opel. La casa automobilistica consiglia la revisione di 8000 vetture

Allarme Opel. La casa automobilistica consiglia la revisione di 8000 vetture. Sicurezza non garantita. Opel consiglia ai proprietari delle auto interessate a non guidarle La casa automobilistica Opel ha raccomandato una revisione urgente per problemi di sicurezza di 8000 veicoli. Il richiamo che sta per essere attuato riguarda i modelli serie Adam e Corsa prodotti nel maggio 2014. Opel ha inoltre consigliato ai proprietari delle vetture in questione di evitare di usarle fino al momento della revisione. Secondo quanto si apprende, il problema sarebbe nel fatto che i veicoli in questione sono stati prodotti con una parte del sistema dello sterzo " proveniente da un lotto non conforme al capitolato ". I clienti interessati saranno contattati automaticamente da Opel. Da Sabato i proprietari di tali veicoli potrebbero attingere ulteriori informazioni al sito di Opel, se la loro auto è interessata dal richiamo. In tal caso, ha aggiunto il portavoce di Opel, il concessionario ritirerà per un controllo dal cliente l'auto in questione. Pur non essendoci stati incidenti - segnala Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti” - è consigliabile che i proprietari di questa auto prestino la massima attenzione e che si rivolgano subito alle autofficine autorizzate o ai Concessionari Opel Italia nel caso in cui la propria autovettura corrisponda ai lotti in questione. Al singolo proprietario, infatti, non costa nulla tale tipo di verifica e nel caso in cui la propria autovettura sia oggetto del richiamo, l’intervento previsto è a totale carico della casa automobilistica che dovrebbe fornire anche un veicolo sostitutivo analogo per il periodo necessario alla manutenzione straordinaria.

Easa: via libera a cellulari e tablet accesi durante volo. Non sarete più invitati a spegnere i vostri dispositivi

Easa: via libera a cellulari e tablet accesi durante volo. Non sarete più invitati a spegnere i vostri dispositivi Grande novità per i passeggeri degli aerei.Via libera dell'agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa) all'utilizzo di apparecchi elettronici, dagli smartphone ai tablet, dai computer portatili ai lettori mp3, durante il volo. Con le nove regole, le compagnie aeree potranno permettere ai passeggeri di restare connessi, senza l'obbligo di inserire la "modalità in volo" e quindi potranno tenere accesi i propri dispositivi elettronici accesi durante il volo, anche in fase di decollo e atterraggio. Ma ci vorrà del tempo prima di concretizzare questa novità, precisa Giovanni D'Agata, presidente dello“Sportello dei Diritti”.

Stati Uniti: l'automobile si blocca se non paghi le rate. Lo consente un sistema installato sulle vetture appena acquistate

Stati Uniti: l'automobile si blocca se non paghi le rate. Lo consente un sistema installato sulle vetture appena acquistate Non paghi le rate? L'auto non si muove. A complicare la vita di chi non riesce a rimanere in pari con le rate dell'auto è la tecnologia, che grazie a un sistema installato sulle vetture appena acquistate grazie a un mutuo subprime permette di farle controllare a distanza da chi ha concesso il prestito. Come riporta il New York Times, il dispositivo è stato installato su circa due milioni di veicoli, e con un semplice clic di un mouse o attraverso uno smartphone, i creditori possono controllare l'accesso al veicolo e bloccarlo in caso i mutuatari non siano in regola con i pagamenti. Il nuovo sistema hi-tech è una sorta di Grande Fratello di Wall Street. Negli ultimi cinque anni negli Usa i mutui subprime concessi per l'acquisto di automobili a persone con scarsa affidabilità finanziaria sono in aumento, e costituiscono circa il 25% di tutti i prestiti sulle macchine, raggiungendo nel primo trimestre del 2014 un valore di 145 miliardi di dollari. Con il nuovo sistema di controllo remoto chi concede il mutuo si mette al riparo in caso di mancato pagamento delle rate. Secondo il Nyt, tuttavia, tale tecnologia pone parecchi problemi di privacy, oltre che di sicurezza. Una donna di Las Vegas di nome Mary Bolender, per esempio, ha raccontato di essere rimasta bloccata con la sua vettura mentre doveva portare la figlia di 10 anni in ospedale per un'emergenza, ed è riuscita a ripartire solo dopo aver saldato il debito di 389 dollari. Insomma, per Giovanni D'Agata, presidente dello“Sportello dei Diritti”, si tratta di un'idea innovativa che potrebbe avere un seguito anche nel resto d'Europa e quindi in Italia. Posizionarlo nelle auto appena acquistate potrebbe contribuire a quell'effetto dissuasivo necessario per ridurre drasticamente il numero dei "bidoni" a cui sono soggetti frequentemente i venditori di auto e non solo.

Allarme Toyota, nei Pick-up della Hilux potenziale rischio rottura. Rapex segnala lotto prodotto con componente difettoso

Allarme Toyota, nei Pick-up della Hilux potenziale rischio rottura. Rapex segnala lotto prodotto con componente difettoso Toyota sta organizzando una campagna di richiamo. L'avviso è inserito nel bollettino del 26 settembre del Rapex - Rapid Alert System for non-food dangerous products - il sistema di segnalazioni istituito dalla Commissione Europea. Il richiamo che sta per essere attuato da Toyota riguarda i modelli KUN35, KUN25, KUN26 del Pick-up Hilux che sono stati segnalati per un grave problema tecnico. Come si legge alla segnalazione 'A12/1483-1414', si riferisce a '' a un bullone di bloccaggio dell'albero intermedio dello sterzo che può provenire da un lotto non conforme alle caratteristiche previste sulla sicurezza per i veicoli prodotti nel 2014. E' possibile un allentamento, e se il veicolo viene utilizzato continuamente in questa condizione, il bullone potrebbe eventualmente staccarsi e causare una perdita di sterzata. E il bollettino Rapex conclude sinteticamente ''non si possono escludere condizioni di guida non sicure''. Pur non essendoci stati incidenti - segnala Giovanni D'Agata presidente dello Sportello dei Diritti - è consigliabile che i proprietari di questa auto prestino la massima attenzione e che si rivolgano subito alle autofficine autorizzate o ai Concessionari Toyota nel caso in cui la propria autovettura corrisponda ai lotti in questione. La difettosità segnalata è potenzialmente ancora più rischiosa se si pensa che il difetto riguarda la stabilità di guida del veicolo. Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle multinazionali automobilistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono una vettura tra quelle indicate viene tempestivamente informato. È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate o ai concessionari della Toyota nel caso in cui la propria autovettura corrisponda ai modelli in questione. Al singolo proprietario, infatti, non costa nulla tale tipo di verifica e nel caso in cui la propria autovettura sia oggetto del richiamo, l’intervento previsto è a totale carico della casa automobilistica che dovrebbe fornire anche un veicolo sostitutivo analogo per il periodo necessario alla manutenzione straordinaria.

Una nuova cura per la celiachia made in Australia potrebbe venire da vermi iniettati

Una nuova cura per la celiachia made in Australia potrebbe venire da vermi iniettati Pazienti celiaci a cui sono stati iniettati anchilostomi, un particolare tipo di vermi, sono stati in grado di mangiare gli spaghetti senza ammalarsi. I ricercatori pensano che il motivo risiede in una proteina contenuta negli anchilostomi. Una nuova ricerca, sottolinea Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, avrebbe scoperto una soluzione per portatori di celiachia che potrebbero eliminare la necessità di una dieta gluten free. Uno studio preliminare ha conseguito grandi risultati, riducendo i sintomi della malattia celiaca — il disordine autoimmune che richiede una dieta libera da glutine — infettando i partecipanti con anchilostomi. "Entro la fine della sperimentazione, con i vermi nel corpo, i soggetti sperimentali riuscivano a mangiare l'equivalente di una ciotola di medie dimensioni di spaghetti, senza effetti negativi," dice Paul Giacomin, un immunologo presso la James Cook University (JCU) in Australia. "Che è un pasto che solitamente scatenerebbe una risposta infiammatoria debilitante, provocando in un paziente celiaco sintomi come diarrea, crampi e vomito". Nello studio di 52 settimane, 12 partecipanti hanno ricevuto anchilostomi e anche se i quattro sono stati allontanati dai test per motivi non attinenti al glutine, o addirittura agli anchilostomi, i restanti otto hanno mostrato un'altamente aumentata tolleranza al glutine — e agli anchilostomi. Quando è stata data la possibilità di prendere il farmaco in grado di eliminare dal loro organismo gli anchilostomi, tutti avevano scelto di tenerli, secondo i ricercatori. Nel corso dell'anno, i ricercatori hanno lanciato micro-sfide in cui hanno chiesto ai partecipanti di mangiare porzioni crescenti di pasta ed alla fine erano in grado di consumare da 60 a 75 spaghetti quotidianamente. Anche se la malattia celiaca colpisce solo una piccola percentuale della popolazione mondiale, molti scelgono di sforzarsi di mangiare glutine per perdere peso e trarre benefici per la salute. I ricercatori ritengono che il risultato del loro studio è dovuto ad una proteina prodotta dagli anchilostomi e l'obiettivo è quello di creare una versione in polvere. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista specializzata Journal of Allergy and Clinical Immunology.

giovedì 25 settembre 2014

Tutela minori. 14enne Svizzero condannato alla barca a vela

Tutela minori. 14enne Svizzero condannato alla barca a vela. Misure alternative agli istituti per minorenni ma la "pena" non appare appropriata specie per gli enormi costi . Cosa non si dovrebbe fare per l'educazione dei giovani e per il loro recupero nella società? In Svizzera si è ben pensato che con un giro di 40 settimane in barca a vela si possa rimettere in carreggiata un discolo che non vuole proprio mettere in riga. E' questa la "punizione" che è stata inflitta dall'autorità tutoria di Linth ad un 14enne di Schmerikon (SG) di nome Marco. La notizia ha suscitato clamore al di là delle Alpi dopo che è stata pubblicata dal quotidiano di Rapperswil "Obersee Nachrichten". Marco ha manifestato problemi comportamentali sin dalla sua più tenera età. Finché il giudice tutelare non ha deciso di toglierlo alla madre ed obbligarlo al giro in barca a vela. Un giro organizzato da una fondazione svizzera che si occupa di aiutare giovani problematici tra i 14 ed i 18 anni a reintegrarsi nella società. Sempre secondo la "Obersee Nachrichten", il 14enne deve rimanere sul veliero almeno 40 settimane. I pedagoghi a bordo decidono ogni sette giorni se ha "superato" la settimana: se la risposta è no il periodo sulla barca viene prolungato. Da maggio Marco è sul veliero nell'Atlantico, fra l'altro vicino a Capo Verde, ma finora non ha ancora "superato" alcuna settimana. Il periodo di terapia potrebbe quindi durare ancora a lungo. I costi fatturati sono di 156'000 franchi all'anno poco meno di 130.000 euro, oltre le spese. Costi che quasi certamente graveranno sui contribuenti, perché la madre è in parte a beneficio dell'assistenzasc sociale elvetica. Sulla barca trovano posto 16 giovani, ognuno dei quali costa 430 franchi al giorno. Secondo la fondazione, i giovani trovano nella barca a vela "una nuova casa" che dà loro la possibilità di "ripartire nella vita con nuovo slancio". Un fine nobile. Ma, dati gli elevati costi, c'è comunque chi storce il naso. Tra questi la stessa madre di Marco, che non comprende ancora la decisione delle autorità. Ed ha dichiarato: "sarebbe stato meglio se avessero mandato mio figlio a scuola. Sarebbe rimasto più vicino a me e avrebbe potuto ottenere un diploma. E lo Stato avrebbe risparmiato." Non siamo in grado di stabilire se si tratti della scelta più appropriata per la rieducazione di un minore, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Fatto sta che siamo certi che esistano misure altrettanto idonee e meno costose per i contribuenti che comunque possono rilanciare la vita di ragazzi disagiati come l'attivazione di percorsi di recupero all'interno delle famiglie stesse con l'ausilio di psicologi e degli stessi servizi sociali oppure in adeguati ambienti protetti come le "case famiglia".

Ancora una tragedia per un'aggressione di un cane. La colpa non è degli animali ma dei padroni

Ancora una tragedia per un'aggressione di un cane. La colpa non è degli animali ma dei padroni Il più classico attimo di distrazione che si trasforma in tragedia. L'ennesima di una serie infinita e mai in decrescita dovuta all'aggressione del fido di casa. Questa volta ad essere dilaniata sino alla morte una bimba di appena tre anni. Ad azzannarla proprio il cane di famiglia Bobby, un pastore tedesco di nove anni, che improvvisamente si è avventato contro la piccola con ferocia mordendola al collo, in testa e sulle braccia. Teatro della tragedia della serata dell'altro ieri, una villa di Fiano Romano. Non si tratta, però di un caso isolato: secondo statistiche fondate ogni due ore i Pronto Soccorso degli Ospedali italiani devono assistere un caso di lesioni da morso di cane, perché molti proprietari non osservano le giuste accortezze per i propri animali, né vi è sempre adeguata vigilanza e controllo per i cani randagi che non di rado formano dei veri e propri branchi che gironzolano nei centri urbani e nelle periferie a ridosso delle città. Nei primi 210 giorni del 2014 risultano essere stati trattate un totale di 2.268 persone ferite da morso di cane che coinvolgono lesioni gravi e almeno un morto cui si aggiunge la piccola di Fiano Romano. Non risultano sufficienti, quindi, le ordinanze del ministero della Salute che dispongono le regole per i proprietari di cani. Non l’obbligo del guinzaglio in città che può essere lungo al massimo un metro e mezzo o l’eventualità della museruola o l'aver detto basta ai cani aggressivi tipo pitbull ai delinquenti abituali e ai pregiudicati. E' evidente, quindi, che al di là dei regolamenti vigenti, per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, si tratta principalmente di utilizzare buon senso e accortezze quando si hanno animali domestici in casa e gli stessi sono a contatto con i bambini per evitare il ripetersi di tragedie come quella del 24 settembre scorso perchè le reazione dei cani, purtroppo, sono difficilmente prevedibili.

Tonno in scatola: Greenpeace pubblica la nuova classifica delle prime dieci marche in base alle loro prestazioni ambientali

Tonno in scatola: Greenpeace pubblica la nuova classifica delle prime dieci marche in base alle loro prestazioni ambientali. Il risultato? Solo due ottengono la media. Cartellino rosso per la maggior parte dei produttori di tonno in scatola in base all’ultima indagine di Greenpeace sulla filiera francese. Dopo Italia la "classifica rompiscatole" di Greenpeace sulla sostenibilità delle scatolette di tonno arriva anche in Francia, dove "molti dei produttori più importanti sono compagnie note anche sul nostro mercato". Al di là delle etichette, Greenpeace ha inviato un questionario alle più grandi marche di tonno del mercato, con un peso delle vendite di circa il 75%. Le domande sono concentrati su diverse questioni: che specie di tonno sono stati catturati? Con quali tecniche? L'impegno contro la pesca illegale? ecc... In totale, la stragrande maggioranza di tonno in scatola venduto in Francia proviene da attività di pesca non sostenibili o perché specie sovrasfruttate o a causa di tecniche di pesca distruttive. Delle nove società che hanno risposto, Greenpeace premia i marchi Eckmühl e Système U che forniscono tutte le informazioni in etichetta e offrono il prodotto più sostenibile. Questi due marchi sono forniti principalmente o totalmente di tonno pescato con il metodo selettivo, canna o troll, e usano il tonno dalle scorte in buone condizioni, come il tonnetto striato. Agli ultimi posti della classifica francese, afferma Greenpeace, "Petit Navire, marchio del colosso Mwb", che in Italia possiede il marchio Mareblu. Mentre in Italia e nel Regno Unito si era impegnato ad avere entro il 2016 nel 100% dei propri prodotti tonno sostenibile, in Francia non vi è ombra di tale impegno, e alcune delle flotte da cui arriva il tonno sono state coinvolte in episodi di pesca illegale". Secondo Greenpeace "non brilla neanche Bolton Alimentari, colosso italiano del tonno in scatola, proprietario del marchio Riomare" che in Francia "non ha rispettato l'impegno di avere entro il 2013 solo tonno sostenibile nel 45% dei propri prodotti" e quindi il suo marchio Saupiquet "scende nella classifica francese al settimo posto". Mentre il tonno è una delle specie più pescate in tutto il mondo, questo produzione è una forma di pesca industriale che massimizza catture di tonno adulto e soprattutto genera un sacco di catture (piccoli tonni, squali, razze, tartarughe, ecc) inutili. Sulle specie di tonni catturati, "tonno pinna gialla in Atlantico, lo stock è sovrasfruttato, è ampiamente usato in lattine vendute in Francia. Il gruppo Leclerc, 10 ° marchio coinvolto in questa indagine, non ha dato una risposta. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, osserva come la grande distribuzione, che sul mercato inglese è stata la prima a offrire prodotti sostenibili, in Italia fa pochi passi avanti. Per esempio in Italia "solo il 6% dei prodotti Riomare trovati nei nostri supermercati è risultato con tonno pescato a canna. Carrefour e Conad non hanno ancora adottato precisi criteri di sostenibilità nella scelta del tonno e le loro scatolette sono tra le meno trasparenti. Le decisioni delle aziende possono davvero trasformare il mercato. È necessario impegnarsi a vendere solo tonno pescato in modo sostenibile, favorire il recupero degli stock evitando quelli a rischio e incentivare una migliore gestione della pesca. Alcuni marchi hanno dimostrato che cambiare è possibile.

Al Abadi: scoperto complotto ISIS per attaccare le metropolitane di New York e di Parigi

Al Abadi: scoperto complotto ISIS per attaccare le metropolitane di New York e di Parigi. Il primo ministro iracheno Haider al-Abadi ha detto che l'attacco è imminente e non ostacolato Il primo ministro iracheno ha detto che un'operazione di intelligence del suo paese ha scoperto un complotto per un attacco imminente alle metropolitane negli Stati Uniti e Parigi. Il primo ministro Haider al-Abadi ha inoltre riferito che è opera di combattenti stranieri provenienti da ISIS in Iraq. Alla domanda se l'attacco era imminente, ha detto, "Sì". Alla domanda se se sia stato sventato, ha detto, "No." Al Abadi ha inoltre comunicato che gli Stati Uniti sono stati allertati. Queste informazioni, osserva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, sono state rilasciate in un incontro con i giornalisti a margine di una riunione di leader mondiali all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Oltre alla brutalità ISIS commesse al popolo di Iraq e di Siria, i leader occidentali hanno espresso la preoccupazione che il gruppo potrebbe aver pianificato le sue operazioni terroristiche di fuori della regione.

Francia: divieto di fumo di in auto con bambini sotto i 12 anni

Francia: divieto di fumo di in auto con bambini sotto i 12 anni La Francia oltre ad istituire il pacchetto di sigarette "neutre" senza marchio e logo, ma sempre con il riferimento alle avvertenze e con la presenza di immagini scioccanti, e vietare la sigaretta elettronica in certi luoghi pubblici, presto vieterà anche il in auto con bambini di meno 12 anni. Lo ha annunciato il ministro francese della salute Marisol Touraine oggi presentando un ambizioso piano di anti-fumo. Il Ministero ha sottolineato che l'Australia è l'unico paese che ha attuato finora tale misura. Inghilterra e l'Irlanda hanno inoltre annunciato recentemente l'intenzione di adottare presto un simile provvedimento. Nel frattempo la sigaretta elettronica sarà vietata in certi luoghi pubblici: in particolare gli istituti che accolgono minori (come le scuole), trasporti pubblici e tutti gli spazi chiusi degli uffici pubblici. Inoltre, sarà limitata la pubblicità per le sigarette elettroniche sino alla permanente esclusione alla data del 20 maggio 2016, come ha già imposto dalla direttiva europea. Inserita nell'ambito del "programma nazionale per ridurre l'uso di tabacco" voluta dal Presidente della Repubblica, queste misure saranno sia integrate nel disegno di legge sulla salute da sottoporre presto al Consiglio dei ministri.. Un ulteriore importante passo avanti contro il tabagismo, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che si augura che una simile misura possa essere estesa nel resto d'Europa a partire dall'Italia.

mercoledì 24 settembre 2014

Stati Uniti: maxi risarcimento di 554 milioni dollari dal governo alla tribù dei Navajo

Stati Uniti: maxi risarcimento di 554 milioni dollari dal governo alla tribù dei Navajo Il governo statunitense ha accettato di versare un maxi risarcimento in favore della tribù dei Navajo d'America come forma di risarcimento per l’uso improprio di terre e beni appartenenti ai primi abitanti del continente americano. Dopo 50 anni di dispute l'amministrazione Obama darà alla tribù indiana 554 milioni di dollari in base all'accordo stipulato per mettere fine alla serie di cause e sfide legali intentate dai nativi contro il governo americano. La Navajo Nation sostiene da decenni che il governo Usa ha gestito malamente i fondi e le risorse naturali esistenti nelle riserve abitate dalla tribù. L'accordo, osserva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, secondo una anticipazione ottenuta dal Washington Post, verrà firmato venerdì a Window Rock, in Arizona. Proprio tra Arizona, New Mexico, Utah si trovano le riserve e la maggior parte della popolazione sopravvissuta della tribù: ma molte decine di migliaia di acri delle terre di proprietà indiana sono in realtà 'affittate' da sempre al governo per agricoltura, estrazione di petrolio, gas e minerali. "Questa risoluzione storica pone fine ad una disputa lunghissima e pesante - ha detto al quotidiano di Washington il ministro della giustizia Eric Holder - e dimostra il fermo impegno del dipartimento a rafforzare la nostra collaborazione con le nazioni tribali". "La Nazione dei Navajo ha lavorato incessantemente per anni per raggiungere questa risoluzione e dopo un processo lungo ed arduo sono soddisfatto che finalmente riceveremo una giusta compensazione", ha commentato Ben Shelly presidente della 'Navajo Nation'. L’intesa ha l’obiettivo di ricreare un clima di serenità e dovrebbe dare maggiori poteri alla tribù. Il fondo che sarà messo a disposizione verrà prelevato da un fondo speciale destinato a coprire le spese di eventuali processi a carico delle amministrazioni federali.

Gli effetti del cambiamento climatico potrebbero peggiorare la salute pubblica

Gli effetti del cambiamento climatico potrebbero peggiorare la salute pubblica. Lo dice uno studio americano Il calore estremo può aggravare i problemi cardiaci, problemi respiratori e altre condizioni di salute. Secondo uno studio americano, infatti, problemi respiratori e malattie infettive sono solo due possibili sottoprodotti del cambiamento climatico. Il cambiamento climatico, quindi, non è preoccupante solo per la Terra. Potrebbe anche essere un problema per la salute, secondo un nuovo studio di 20 anni apparso nel Journal of American Medical Association (JAMA). I ricercatori dell'Istituto di salute globale presso l'Università di Wisconsin-Madison ha esaminato 56 articoli di riviste mediche sull'impatto del cambiamento climatico sulla salute, oltre a informazioni circa la temperatura dell'aria del National Oceanic and Atmospheric Administration National Climatic Data Center. Ed hanno scoperto che le città più popolose negli Stati Uniti avranno molti più giorni di alte temperature entro il 2050. Le aree urbane come New York City potranno attendere il triplo di quei giorni. E le implicazioni per la salute di tali temperature estreme sono spaventose: peggioramento dei disturbi respiratori, malattie cardiache, malattie infettive, ridotta disponibilità di cibo e disturbi della salute mentale come la depressione e PTSD come accade dopo le catastrofi naturali. Ridurre il cambiamento climatico potrebbe probabilmente ridurre i problemi di salute. In un editoriale correlato del JAMA, il direttore Dr Howard Bauchner ed il direttore esecutivo Dr Phil B. Fontanarosa hanno scritto che è una minaccia per la nostra salute pubblica come "la mancanza di igiene, acqua pulita e inquinamento (lo erano) nel XX secolo". Si tratta, quindi, di un altro monito per i governanti di mezzo mondo e dei paesi che più contribuiscono ai cambiamenti climatici attraverso le emissioni in atmosfera, sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che hanno l'obbligo che si sarebbe dovuto manifestare già da tempo, ad avviare politiche immediate di abbattimento dei livelli d'inquinamento che tanto sono determinanti sui delicati equilibri del nostro pianeta.

La polizia giapponese indaga sui proprietari di scarpe con fotocamera

La polizia giapponese indaga sui proprietari di scarpe con fotocamera: la nuova frontiera tecnologica del voyeurismo Le fotocamere hanno raggiunto livelli tecnologici così elevati da poter essere messe ovunque ed utilizzate nei modi più disparati, spesso illegali. Per tali ragioni, la polizia giapponese ha avviato alcune indagini sulle scarpe vendute con obiettivi fotovideografici incorporati. Le scarpe in questione, sarebbero progettate per filmare sotto gli abiti di ragazze e donne Gli agenti di polizia di Kyoto sostengono, infatti, che sono state sequestrate centinaia di paia di scarpe da ginnastica venduti con telecamere per voyeuristi . Dopo aver indagato su un'azienda che aveva messo in commercio le scarpe in questione denominate "tosatsu shoes" a partire dal 1° luglio, la polizia ha compilato una lista di alcuni dei 1.500 clienti. Gli investigatori dicono che hanno "visitato" quasi tutti quei compratori e hanno chiesto loro di consegnare volontariamente le scarpe. Un manager di 26 anni è stato accusato di "voyeurismo aididng" e gli è stata comminata una multa di circa $4.500. Non si tratta di una trovata del tutto nuova, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, perchè da tempo i moderni "guardoni" utilizzano microcamere per effettuare le loro riprese hot in luoghi pubblici. La novità, sta però nel fatto che un'azienda produttrice abbia deciso di mettere in commercio questo tipo di scarpe dalla non troppo nascosta finalità.

'Neutre' e senza logo. Arrivano in Francia le nuove sigarette: un altro passo avanti nella lotta al tabagismo

'Neutre' e senza logo. Arrivano in Francia le nuove sigarette: un altro passo avanti nella lotta al tabagismo Il governo francese intende istituire il pacchetto di sigarette "neutre" senza marchio e logo, ma sempre con il riferimento alle avvertenze e con la presenza di immagini scioccanti, secondo quanto apparso mercoledì sul quotidiano Les Echos. Secondo Les Echos, questa misura dovrebbe essere presentata giovedì al Consiglio dei ministri nel contesto della lotta contro il cancro. Tutti i futuri pacchetti di sigarette dovrebbero portare lo stesso stile tipografico senza alcun logo. Tuttavia, questa misura non dovrebbe essere accompagnata da un aumento del prezzo del pacchetto. Attualmente, solo l'Australia applica il concetto di pacchetto di sigarette senza logo dal 2012. Il prezzo di un pacchetto di sigarette è il più alto del mondo in questo paese. La Francia ha circa il 30% dei fumatori abituali. Un importante passo avanti contro il tabagismo, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che si augura che una simile misura possa essere estesa nel resto d'Europa a partire dall'Italia.

Mercedes richiama furgoni Citan nel mondo per problemi ai freni. Nessun incidente grave

Mercedes richiama furgoni Citan nel mondo per problemi ai freni. Nessun incidente grave Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle multinazionali automobilistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono un veicolo tra quegli indicati viene tempestivamente informato. In questo caso, Daimler Mercedes-Benz ha disposto un richiamo preventivo dei furgoni Citan. Con il van Citan Daimler non ha fortuna. Infatti, Mercedes per la seconda volta richiama in officina i furgoni che sono da ricoverare nel più breve tempo possibile. Le perizie eseguite sul veicolo hanno mostrato pericolosi fenomeni di frenata. Un portavoce della casa automobilistica ha riferito che nella sola Germania sono circa 6.600 Citan interessati dal richiamo, mentre non si conosce il numero effettivo a livello mondiale. Il richiamo è riferito ai modelli che sono stati prodotti tra settembre 2012 e maggio 2013. È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, considerando i rischi elevati per la sicurezza dei passeggeri e dei pedoni, soprattutto ora che con il maltempo l'aderenza degli pneumatici è messa a dura prova, se potete, di lasciare il furgone in garage. Inoltre oltre alla riparazione a titolo gratuito spetta al singolo proprietario, anche un veicolo sostitutivo per il periodo necessario alla manutenzione straordinaria.

Svizzera, paradiso per i top manager che guadagnano in media 7 milioni di euro annui

Svizzera, paradiso per i top manager che guadagnano in media 7 milioni di euro annui. Italia poco al di sotto della media europea con 4,9 milioni nonostante la crisi Non solo la nomea di sicuro rifugio per capitali, ma anche terra dei manager più pagati in Europa. La Svizzera si collocherebbe in cima alla top list anche per la media dei guadagni dei dirigenti d'azienda, i cosiddetti CEO, con la cifra di 8 milioni e mezzo di franchi annui pari a poco più di 7 milioni di euro. E' questo l'esito di una ricerca pubblicata in data odierna dalla società di consulenza internazionale Towers Watson, che ha analizzato le remunerazioni delle cento aziende europee a maggiore capitalizzazione borsistica. Nel 2013 le retribuzioni dei presidenti della direzione dei grandi gruppi elvetici presentavano un valore mediano di 7,0 milioni di euro (8,5 milioni di franchi), in calo rispetto ai 7,6 milioni di euro dell'anno prima. Ben sopra la media continentale che è di 5,4 milioni. Buste paga più pesanti sono registrate in Gran Bretagna (6,1 milioni), Spagna (6,1), Benelux (5,7) e Germania (5,7 milioni), mentre si guadagna di meno in Italia (4,9), Francia (4,0) e paesi nordici (2,1), secondo lo studio dal titolo "CEO Pay in the Eurotop 100". Dopo tutto, quindi, anche i manager italiani non si possono lamentare, sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, dati i venti di crisi che soffiano da anni sul Nostro Paese e che nonostante tutto lo fanno attestare poco sotto la media europea, quando milioni di dipendenti delle stesse aziende con sede in Italia non riescono ad arrivare alla fine del mese.

martedì 23 settembre 2014

Coca Cola e Pepsi si impegnano a ridurre le calorie nei prossimi dieci anni.

Coca Cola e Pepsi si impegnano a ridurre le calorie nei prossimi dieci anni. Multinazionali delle bibite dolcificate al bivio prima che gli stati prendano provvedimenti Sono anni che lo “Sportello dei Diritti”sostiene la dura battaglia contro l'abuso di bibite dolcificate ormai entrato nella vita comune di tutte le famiglie. Proprio in data di ieri, in tal senso é rimbalzata la notizia, inedita in Italia, secondo cui Coca Cola e Pepsi avrebbero annunciato che lavoreranno per ridurre le calorie per ottenere una riduzione del 20 % delle calorie entro i prossimi dieci anni attraverso una più aggressiva commercializzazione delle dimensioni più piccole, più acqua in bottiglia e bevande dietetiche. L'annuncio è stato dato ieri durante la Clinton Global Initiative dove sono state presentate le soluzioni date dalle tre maggiori aziende produttrici di soda degli USA per affrontare la pressione dell'opinione pubblica circa il ruolo delle bevande zuccherate nell'aumento dell'obesità. In realtà, l'impegno segue lemodalità con cui i gusti dei clienti stanno già naturalmente cambiando da tempo. I consumatori di mezzo mondo, infatti, si stanno allontanando dalle bevande dolcificate da soli, ormai da diversi anni, a causa delle preoccupazioni crescenti circa il loro contenuto di zucchero ed i problemi alimentari connessi e quindi in conseguenza di un innalzamento del livello di consapevolezza circa i rischi per la salute. Ma i gruppi industriali sostengono che il nuovo impegno accelererà il taglio delle calorie. Insomma, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta di una scelta pressoché obbligata dei colossi del settore e viene dopo che i governi di diversi paesi hanno da tempo comunicato l'intenzione di dare battaglia contro l'eccessivo consumo di bevande zuccherate e gassate attraverso misure disincentivanti come l'aumento della tassazione al dettaglio di questi prodotti che da anni auspichiamo che sia introdotta da subito in Italia.

Lecce 25 settembre 1945 – Lecce 25 settembre 2014. Per non dimenticare l'uccisione di Francesco Schifa, Oronzo Zingarelli, Nicola Fatano

Lecce 25 settembre 1945 – Lecce 25 settembre 2014. Per non dimenticare l'uccisione di Francesco Schifa, Oronzo Zingarelli, Nicola Fatano: operai morti perché chiedevano "pane e lavoro" Nel sentire comune, Lecce é da sempre apparsa come una città avulsa da problematiche connesse alle grandi lotte operaie, perché qualcuno ha voluto cancellare dalla memoria il ricordo di quel lontano 25 settembre 1945, giorno in cui a bagnare di sangue le vie cittadine furono le vite assassinate di Francesco Schifa, Oronzo Zingarelli e Nicola Fatano. Nessuna targa o via, infatti, come se ne vedono in ogni città che non dimentica le proprie radici e gli eventi che ne hanno contraddistinto la propria storia, ricorda quella manifestazione di protesta partita il 24 settembre, nella quale prima cinquemila poi diecimila cittadini piene di rabbia per la fame e la disoccupazione dilagante scesero in piazza, raccogliendo l’invito a scioperare e manifestare lanciato da “Lega dei Muratori” e Camera del Lavoro, al loro fianco PCI, PSI, Partito d’Azione e Cln. E dopo aver occupato la piazza al grido di “Pane e Lavoro” giunsero al portone del Palazzo dei Celestini, dove ha sede la Prefettura protetta da un folto schieramento di carabinieri che non riuscivano a sostenere l’urto della folla che penetrò negli androni. Ed é lì che i marinai della “San Marco" cominciarono a sparare e a colpire fatalmente nell'ordine: Nicola Fatano, venditore ambulante, poi il pizzicagnolo Oronzo Zingarelli, ed infine Francesco Schifa, muratore. Diversi anche i feriti fra i quali un bambino di nove anni.Sono passati, quindi, 69 anni, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ed é giunto il momento di riaccendere il ricordo procedendo sin da oggi alla predisposizione di una commemorazione e di una targa che ricorda quei tragici eventi, almeno in occasione dei 70 anni.

Un bambino prima vittima del virus chikungunya in Colombia. In Italia segnalato a Bologna il caso di un turista infettato

Un bambino prima vittima del virus chikungunya in Colombia. In Italia segnalato a Bologna il caso di un turista infettato. Serve più prevenzione per chi parte nei paesi dove la malattia é endemica Aveva solo 10 mesi, e aveva viaggiato in Venezuela, ma é deceduto a Sincelejo in Colombia settentrionale dopo aver contratto il virus Chikungunya, diventando la prima vittima di questa malattia nel paese, secondo quanto riferito dai media locali. Secondo la stampa, era venuto con la sua famiglia da San Cristóbal (Venezuela), ed era arrivato a Magangué in Colombia da meno di un mese. Ma era stato curato a Sincelejo per ricevere una migliore assistenza sanitaria. Purtroppo non é riuscito a sopravvivere. "La Chikungunya può essere mortale se non si applicano trattamenti correttivi e in tempo", ha detto il responsabile sanitario del luogo. Secondo l'Istituto Nazionale della Salute colombiana dal 22 settembre sono risultati ben 1.800 casi di pazienti colpiti da questo virus trasmesso dalle temibili zanzare del tipo Aedes aegypti, lo stesso responsabile della febbre dengue e di Aedes albopictus. La zona più colpita dal virus è il nord. La "Chikungunya é stata isolata in 26 comuni in 13 dipartimenti, soprattutto sulla costa caraibica", secondo un comunicato della INS. La Chikungunya provoca febbre alta, eruzioni cutanee, mal di testa, dolori muscolari e articolari, anche se di solito non é fatale, ricorda Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che però alla luce di alcuni casi letali documentati anche recentemente, specie tra i soggetti più deboli come i bambini e gli anziani che hanno riportato complicazioni, spesso a causa di cure tardive ed errate, sottolinea come sia necessaria una buona prevenzione contro le punture delle zanzare prima di recarsi nei luoghi più infestati dal tipo menzionato, che tuttavia si stanno diffondendo in molte aree temperate del pianeta tra cui l'area del Mediterraneo. Non é da dimenticare, inoltre, che sono diversi i casi di turisti, tra cui l'ultimo segnalato ieri a Bologna di un cittadino italiano di rientro da una zona tropicale per il quale é stato accertato il contagio, avendo presentato i tipici sintomi.

Cerca lavoro e le chiedono: "Ma di seno, che taglia porta?".

Cerca lavoro e le chiedono: "Ma di seno, che taglia porta?". Brutta scoperta per una 19enne trevigiana alla ricerca del primo posto di lavoro. Non solo è diventata un'impresa trovare un posto di lavoro ma accade ancora che ci si possa imbattere in situazioni come quella di una 19enne di Treviso che dopo aver conseguito il diploma, ha tentato di mettersi in contatto via e mail con un potenziale datore di lavoro che offriva un'occupazione a tempo indeterminato con uno stipendio di 2'3000 euro al mese, cosa assai rara al tempo della crisi e della guerra all'rt. 18. La giovane si è vista replicare con una serie di risposte che apparentemente puntavano al sodo come "Quanto è alta e che misure porta?" sino ad arrivare alla fatidica "Ma di seno, che taglia porta?". Richiesta e domanda che già facevano presagire che qualcosa non andava in quel primo scambio di messaggi. Ma la ragazza ha voluto comunque rispondere, dando all'uomo altezza, peso e taglia di pantaloni e maglietta. Risposta che non avrebbe soddisfatto appieno il titolare, che ha subito insistito. Al che la ragazza replicava "Ma sta cercando una segretaria o un'attrice porno?". La risposta che ha ottenuto è stata questa: "Sto cercando una segretaria assistente, ma avrei piacere che mi piacesse e che sia ok. Non sono ossessionato dall'aspetto fisico, ma sicuramente seriamente interessato. Penso sappia come funzionano queste cose". Un primo colloquio che ha sicuramente lasciato l'amaro in bocca alla ragazza. La notizia ha fatto il giro immediatamente dell'edizione on line dei giornali rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, come se non sia una storia normale nella quale i datori di lavoro conoscono quanto sia prezioso ai giorni nostri lo specchietto delle allodole di un posto fisso. Ecco perchè anzichè di diminuire le tutele e demolire i diritti di centinaia di anni di battaglie, Bisogna pensare l'innalzamento delle garanzie a tutela dei i lavoratori stante il difficilissimo periodo che attraversa il Paese perchè non è che con la flessibilità che si risolve il cronico problema occupazionale italiano, come hanno dimostrato le riforme tra cui la famigerata " Fornero " che nulla ha cambiato.

Circolazione stradale. Esclusa la guida in stato d’ebbrezza in caso di alcoltest effettuato mentre la temperatura è sotto zero

Circolazione stradale. Esclusa la guida in stato d’ebbrezza in caso di alcoltest effettuato mentre la temperatura è sotto zero Un caso che farà certamente discutere in materia di accertamento dello stato di ebrezza alcolica mediante alcoltest che viene segnalato da Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Il giudice del tribunale penale di Treviso ha deciso per l'assoluzione "perché il fatto non sussiste" in virtù del ragionevole dubbio sul funzionamento dello strumento per valori troppo bassi fuori «dal campo di riferibilità dello strumento», quando il test viene effettuato con temperature sotto lo zero. Nella fattispecie il decreto penale di condanna che aveva sanzionato penalmente un automobilista é stato annullato a seguito del procedimento concluso con la sentenza 1113/14, emessa dalla sezione penale del tribunale di Treviso. Nel corsodell'istruttoria sono risultate fondamentali le conclusioni del perito: l’accertamento è svolto quando nella notte della provincia veneta la temperatura aveva toccato meno 4 gradi centigradi, mentre sotto lo zero lo strumento che misura l’alcol in base all’espirazione dell’automobilista non fornirebbe più risultati attendibili. Peraltro, nel caso in questione sarebbe emerso che non erano state sostituite le batterie che alimentano l’etilometro (per quanto la scadenza di quattordici mesi non risulta perentoria). Ma v'è di più. Non solo non risulta sufficiente che a proteggere lo strumento che i poliziotti lo custodiscano nel cofano dell’autopattuglia: il freddo che penetra nell’ abitacolo fa in modo che dopo l’apertura lo strumento si adegui rapidamente alla temperatura esterna. Peraltro, un testimone ha confermato di aver incontrato l’imputato al bar, vedendolo bere soltanto un amaro. In conclusione: il tasso di concentrazione alcolica nel sangue è requisito essenziale al fine dell'integrazione del reato di cui all'articolo 186 del Cds e senza certezze in proposito l’automobilista non può essere condannato.