domenica 30 settembre 2012

Una nuova tecnica dell’esame del DNA potrebbe dare speranza per identificare i resti delle vittime

Grazie ad una nuova tecnica all'avanguardia, gli scienziati forensi prevedono di aggiungere presto un altro strumento nei loro laboratori, che permetterà ai ricercatori di utilizzare il DNA prelevato dai frammenti di ossa per determinare il colore degli occhi e della pelle di una persona. Oggi, un campione di DNA non identificato prelevato dai tessuti ossei può solo dire ai ricercatori se il defunto era un uomo o una donna.Viceversa questa nuova tecnica permetterà di determinare specifiche caratteristiche fisiche degli individui i cui resti sono stati recuperati, permettendo di restringere il campo della ricerca. Con questo nuovo strumento in mano agli investigatori scientifici, se un campione di DNA sarà in grado di dirci se appartiene a qualcuno con la pelle bianca o scura, gli occhi blu o marroni potrà facilitare il collegamento con i resti di vittime reali. Gli scienziati ritengono che utilizzando tali nuovi dati accoppiati con i dati in possesso che non hanno ancora permesso dei progressi nella identificazione con i marcatori del DNA per il colore dei capelli, ad esempio, potrebbero portare a raggiungere un livello mai raggiunto prima nelle identificazioni. La nuova tecnica è stata sperimentata per più di tre anni nel laboratorio di Elisa Wurmbach, una scienziata del dipartimento di Biologia forense americana. Lo studio ha comportato la sperimentazione della nuova tecnica su più di 700 volontari per identificare i marcatori in campioni di DNA. Secondo la ricercatrice, l’esame è in grado di determinare il colore degli occhi con un margine del 3 per cento di errore e con un margine dell’ 1% il colore della pelle. Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che come associazione tra i suoi scopi, si occupa da tempo anche a cercare di dare un contributo nell'individuazione delle persone scomparse e quindi per tentare di dare un sollievo alle famiglie, la nuova tecnica potrebbe essere applicata in generale e anche essere utilizzata per risolvere alcuni dei migliaia di casi di persone scomparse che vengono segnalati in Italia ogni anno.

Sicurezza dei farmaci: bollino nero per i medicinali pericolosi

Una notizia certamente positiva per i consumatori di tutta l’area UE che riguarda la sicurezza in materia di commercializzazione di medicinali in Europa dove sino a martedì scorso la legislazione ed i sistemi di monitoraggio non risultavano sufficientemente armonizzati e creavano una serie di lacune con conseguenti rischi per la salute dei pazienti anche alla luce di alcuni scandali che hanno riguardato la commercializzazione di farmaci in diversi paesi dell’Unione. Ad evidenziarlo, Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che sintetizza le modifiche adottate alla legislazione europea vigente e che serviranno, infatti, a monitorare in maniera più concreta e puntuale gli effetti nocivi dei farmaci, consolidando il sistema europeo per la valutazione dei potenziali problemi dei medicinali in ognuno degli Stati membri. A seguito dell’accordo tra Parlamento Europeo e ministri dell'Ue, le nuove disposizioni stabiliscono in primo luogo che l’Agenzia europea per i farmaci dovrà istituire un sistema di controllo che contrassegnerà con un bollino nero tutti i nuovi farmaci e i medicinali per i quali le autorità di regolamentazione nutrono dubbi sulla loro sicurezza. Ciò con l’evidente ed opportuna finalità di consentire ai pazienti e agli operatori sanitari di poterli identificare preventivamente. Peraltro, con le modifiche legislative entrerà in vigore una procedura automatica di emergenza, che include una valutazione della sicurezza a livello Ue e il ritiro dal mercato dell’Unione nel caso in cui uno Stato membro dovesse ritirare un medicinale da quello interno. Tale procedura dovrebbe essere attivata anche nel caso in cui una società decidesse di non rinnovare un'autorizzazione all'immissione in commercio per motivi di sicurezza. Le misure in questione, obbligheranno le aziende a una maggiore trasparenza che si riverbererà in una maggiore sicurezza per i pazienti. Se, infatti, una ditta produttrice dovesse ritirare un medicinale dal mercato dovrà dichiarare in maniera espressa se l'ha fatto per ragioni di sicurezza. Lo scopo è di stabilire se le "ragioni commerciali" - che in alcuni casi giustificano il ritiro di un prodotto - fornite dalle società non siano in realtà connesse alla sua sicurezza. Le più recenti modifiche alla legislazione UE in materia di farmacovigilanza risalgono al 2010. Ma quasi certamente lo scandalo Mediator che ha causato fra i 500 e i 2000 decessi nell’Eurozona, ha determinato la Commissione europea ad un nuovo aggiornamento per colmare le potenziali lacune evidenziate da uno "stress test" cui era stata sottoposta la normativa vigente sino alle modifiche. Come è noto, infatti, il Mediator era un farmaco prescritto per la cura del diabete, ma è stato anche utilizzato per oltre trent’anni come soppressore dell'appetito. Commercializzato nel Nostro Paese ma anche in Francia, Portogallo, Lussemburgo, Grecia, e Spagna, è stato messo sotto la lente d’ingrandimento per motivi legati alla sua sicurezza sin dal 1999, ma è stato ritirato in Francia solo nel 2009.

sabato 29 settembre 2012

Febbre del Nilo Occidentale in Italia: confermati altri sei casi, a rischio ora anche le province di Pordenone e Gorizia

Pochi mesi fa c’era stata la prima vittima della febbre del Nilo Occidentale in Italia da quando il virus era stato debellato. Si sperava in un caso isolato, ma le autorità sanitarie hanno ammesso in questi giorni che non è così. Il virus infatti, trasportato da alcune zanzare infette, si è spostato verso Nord, ed ha fatto due nuove vittima a Pordenone e a Gorizia. La malattia, che può portare alla meningite, è stata individuata anche nell’area di queste due ultime provincie ed a Venezia, dove sono state sospese le donazioni, visto che proprio tramite trasfusioni di sangue è possibile trasmettere il virus. I sintomi sono influenza con febbre alta e cefalea, dolori alle ossa e sensazione di malessere generale, e raramente la malattia sfocia in meningite. Potrebbe dunque scattare a breve il piano di sorveglianza per monitorare la diffusione del contagio. A rischio ci sono molte città: oltre le province di Pordenone e Gorizia appena colpite che hanno confermato due casi, altri quattro casi sono stati confermati nelle province con segnalazioni precedenti e cioè due a Venezia e due a Treviso. Complessivamente i casi confermati in Italia sono diciassette.Ulteriori informazioni sull'infezione da West Nile in Italia (province di Olbia e Sassari) sono disponibili presso l' Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna. Inoltre a partire dal 27 settembre 2012, sono stati segnalati nell'UE 204 casi umani di febbre del Nilo occidentale e 461 casi nei paesi limitrofi. Dall'ultimo aggiornamento, la Grecia ha rilevato dieci nuovi casi, un caso probabile dalla prefettura di Arta, otto da zone con segnalazioni precedenti (uno a Attiki, due a Drama, uno a Imathia, due a Kavala, uno a Lefkada, uno a Thessaloniki ) appena colpita la regione la provincia di Aitoloakarnania il cui caso deve essere confermato. In Ungheria, sono stati segnalati quattro nuovi casi, tre nelle contee appena colpite di Baranya, Vas e uno a Csongrad. Nei paesi vicini, Croazia ha segnalato un nuovo caso autoctono a Osjecko-baranjska, una contea con segnalazioni precedenti. Inoltre, altri casi dalle contee Osjecko-baranjska e Vukovarsko-srijemska già segnalati come casi probabili sono ora identificati come casi confermati. Nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, i primi quattro casi sono stati segnalati nella regione Skopje e i comuni di Krusevo, Lipkovo e Struga. Israele ha segnalato nove nuovi casi nei distretti con segnalazioni precedenti (tre a Haifa, due nel Nord, tre nel sud, uno a Tel Aviv ). Il Kosovo ha riferito attraverso EpiSouth tre nuovi casi, due nelle regioni colpite appena di Kosovsko-Pomoravski e Prizremski e uno nella regione di Kosovski (Pristina), un'area con segnalazioni precedenti. La Federazione russa ha segnalato quattordici nuovi casi nel Oblast con segnalazioni precedenti (cinque a Astrakhanskaya, due a Lipetskaja e sette a Volgogradskaya ). Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, è utile tenere informati in modo chiaro i cittadini, senza creare allarmismi ingiustificati. Ritiene comunque che la situazione vada affrontata in modo serio e complessivo, visto che il territorio nazionale, per le sue caratteristiche, rappresenta in larga misura un habitat ideale per le diverse specie di zanzara. Inoltre si tiene a sottolineare che il virus peraltro non si trasmette da persona a persona. In base ai dati del Centers for Diseases Control and Prevention, il Cdc di Altlanta, negli Usa, la letalità della malattia, nelle forme di tipo meningo-encefalitico, può variare tra il 3% e il 15%.

Le patate surgelate precotte servite nei ristoranti e catene di fast-food potrebbero provocare il cancro

Uno studio americano lancia l'allarme. Rischio per la salute di milioni di consumatori. Le patate surgelate precotte servite nei ristoranti e catene di fast-food potrebbero provocare il cancro Uno dei cibi più mangiati nel mondo, le patatine fritte surgelate, messo sotto accusa da uno studio apparso su un'importante rivista scientifica statunitense Journal of Agricultural and Food Chemistry. Le troviamo ormai dappertutto, nei fast food, nei pub e nei ristoranti e pur avendo raggiunto una consapevolezza pressoché generalizzata che non sono un toccasana per la salute e per la dieta sono entrate prepotentemente nelle abitudini alimentari di tanti di noi, grandi e soprattutto piccini. Ma le patatine precotte congelate potrebbero essere causa, almeno a lungo andare e secondo questo recentissima ricerca, addirittura del cancro. Gli scienziati avrebbero scoperto che questo tipo di patatine parzialmente preparate avrebbero una maggiore probabilità di contenere livelli elevati di sostanze chimiche cancerogene. Il metodo di preparazione secondo cui prima vengono tagliate a fette, poi essiccate ed infine fritte attraverso un processo che le cuoce parzialmente, le lascia croccanti all'esterno, ma crude all'interno. Ciò per la necessità di farle mantenere gustose e croccanti nonostante i brevissimi tempi di cottura per essere servite più rapidamente al consumatore finale. Ma questi processi di preparazione industriale possono influenzare la quantità di acrilammide, considerato come 'probabile cancerogeno per l'uomo'. Alla luce di tanto, gli esperti dell'associazione americana della chimica hanno chiesto ai produttori di utilizzare più efficienti modi per preparare le patate al fine di limitare la quantità di acrilammide presente. L'acrilammide è una sostanza naturale trovata in molti diversi tipi di alimenti, tra cui proprio le patate. Ma i procedimenti maggiormente utilizzati per preparare le patate surgelate per la grande distribuzione non riducono i suoi livelli. Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, al di là della necessità di migliorare i processi produttivi per evitare che permangano elevati livelli della sostanza "incriminata", è evidente che il modo migliore per non accumulare sostanze tossiche o addirittura cancerogene con i cibi di cui quotidianamente ci nutriamo, sta nella nostra alimentazione e nell'educazione alimentare che si da ai nostri figli. Il ritorno ad una dieta più equilibrata e sana che passa dall'iniziare a limitare il consumo di prodotti da fast food per nutrirsi di cibi più naturali, magari quelli a chilometri "zero" a partire dall'infanzia, costituisce la migliore soluzione per una vita migliore almeno dal punto di vista della propria salute.

Nuove povertà: accattonaggio in crescita in Italia

Non se ne conoscono i numeri, quasi impossibile fare un censimento dato il numero oscillante e la presenza su tutto il territorio nazionale di persone che si spostano da un luogo ad un altro costrette per necessità o per altre ragioni, ma una cosa é pressoché certa: si tratta di una vera e propria escalation quella del fenomeno dell'accattonaggio. Ci hanno provato alcuni sindaci sceriffi a porvi un argine, con ordinanze più o meno bigotte, come degli slogan, e senza affrontare al cuore le cause del problema. Se è vero, infatti, che si è soliti identificare nell'immaginario collettivo la figura del “barbone” seduto in strada con un bicchiere di plastica posto dinanzi a sé nel quale gettare l’obolo, tale fenomeno presenta complessità che oggi più che mai sono connesse all'aggravarsi della crisi economica. La prova è data dal fatto che se sino a qualche anno fa riguardava i centri urbani più grandi, perché forse i clochard si confondono meglio tra la folla di una metropoli rispetto a farsi vedere nel paesino d'origine ed anche perché era più semplice reperire qualche spicciolo, oggi nessuna comunità, anche quelle dei centri rurali, ne è esente ed il fenomeno sta raggiungendo dimensioni drammatiche. Per esempio, la stazione di Lecce, nell'estremo lembo del Tacco, quasi immune in passato dalla presenza di senza fissa dimora, oggi è diventata uno dei punti di ritrovo, specie nelle ore notturne di decine e decine di poveri alla ricerca di un tetto per la notte. Per non parlare poi di chi richiede soldi a nome di fantomatiche associazioni benefiche o di vere e proprie organizzazioni criminali che utilizzano minorenni o cuccioli per attirare la sensibilità dei passanti. Certo, i flussi migratori degli ultimi anni sono una delle cause che oggi ci fanno ritrovare in strada migliaia di persone senza un tetto e costrette a mendicare per la fame, ma quanti padri e madri di famiglia sono nostri connazionali? Non lo sappiamo, ma le mense della Caritas o di altre associazioni benefiche risultano sempre più piene. Ed allora, è pressoché evidente che è la crisi economica che ha determinato un'amplificazione del fenomeno. Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” è evidente che al di là dei risvolti penalistici che dovrebbero impegnare le forze di polizia giudiziaria e le autorità inquirenti nel verificare la sussistenza di reati specie quando in ballo ci sono associazioni che si spacciano per umanitarie o per fini solidaristici, ma poi fanno affari con i proventi dell'elemosine, o quando c'è un vero e proprio sfruttamento di minori o il maltrattamento di animali, la situazione d'emergenza dovrebbe spingere le amministrazioni locali più che a cercare di risolvere il problema a forza di ordinanze, di allestire centri per l'accoglienza adeguati per dare un pasto caldo ed un letto a chi è costretto a mendicare veramente per bisogno.

giovedì 27 settembre 2012

Allerta dell’OMS per un virus della famiglia della SARS

La globalizzazione e gli spostamenti quotidiani di milioni di persone e tonnellate di merci hanno aumentato il rischio di diffusione di malattie che in determinati contesti rimangono isolate anche per migliaia di anni ma che possono essere fonte di vere e proprie pandemie se solo non vengono isolate per tempo. A monitorare i rischi per la popolazione mondiale ci pensa l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che è sempre vigile su ogni possibile nuovo focolaio di patologie vecchie e nuove. Proprio in questi giorni Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” segnala in Italia l’ultima allerta partita dall’Arabia Saudita, dovuta ad un virus della stessa famiglia di quello che ha causato la grave sindrome respiratoria acuta grave meglio nota come SARS. Secondo quanto riportato da alcuni media in Medio Oriente, due persone sono state ufficialmente infettate con il nuovo coronavirus e le autorità mediche sono in attesa dei risultati dei test su una terza vittima potenziale. Due di queste tre persone sono decedute. Anche se i sintomi richiamano alla mente la SARS coronavirus, è ancora troppo presto per confermare la vera dimensione del problema. Tuttavia, proprio perché i pellegrini cominciano a partire verso l’Arabia Saudita in occasione dell'Hajj, una festa islamica che si terrà il mese prossimo, la sanità pubblica internazionale è già in allerta. Gregory Hartl, portavoce per l'OMS, ha specificato che ogni nuovo virus genera preoccupazione e ha assicurato che l'organizzazione mondiale segue con estrema attenzione i suoi progressi. Esistono, infatti, una gran varietà di coronavirus. Alcuni infettano solo gli animali, in particolare gli uccelli e altri contaminanti e solo alcune varianti possono interessare l'uomo. In generale, i coronavirus causano i sintomi del raffreddore negli esseri umani. Ma un particolare tipo di coronavirus è stata la fonte di un focolaio di SARS nel 2003, che ha ucciso 44 persone solo a Toronto e circa 775 altre persone in tutto il mondo. Il nuovo tipo di coronavirus causerebbe, al contrario, polmonite grave e insufficienza renale.

La beffa del digitale terrestre

Il digitale terrestre è una moderna truffa perpetrata a danno di milioni d’italiani. Una tecnologia già obsoleta, mentre il mondo viaggia sulla rete, che si sta dimostrando palesemente inadeguata per rilanciare nella modernità il Nostro paese che anche per questa scelta, di natura squisitamente politica, si trova ancora una volta diversi passi indietro rispetto ai paesi già sviluppati. È questa in sintesi l’articolo del dott. Pompeo Barbiero, noto giornalista brindisino, che Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” riporta integralmente, condividendone il pensiero. Ritengo – spiega Pompeo Barbiero - che l'imposizione del digitale terrestre sia stato l'ennesimo, autentico furto perpetrato dallo Stato a danno delle famiglie, specialmente di quelle composte da persone anziane, che non ci stanno capendo più niente con il funzionamento di quella macchinetta infernale e che si vedono costrette a ricorrere necessariamente e per varie altre volte a specialisti del settore, con relativo esborso di altro denaro, per loro assai prezioso e indispensabile. Si è trattato di un'operazione commerciale mirata esclusivamente a favorire determinati gruppi industriali, con ricavi incredibilmente allettanti per loro, che si sono però riversati a danno delle famiglie, già duramente colpite in questo periodo di tempo da una serie lunghissima di balzelli. Ma chi se ne frega degli ultimi ritrovati della tecnologia, che consentono di vedere fino a 500 canali e ancor più, quando alla gente comune e normale ne bastano e avanzano appena cinque-sei per crearsi un'alternativa semplice da trovare e per trascorrere in famiglia ore serene? La realtà attuale è quella che si stava meglio quando si stava peggio e si poteva vedere senza patemi d’animo lo spettacolo preferito, anche perché capita troppo spesso di non riuscire a vedere i programmi preferiti a causa della persistente imperfezione delle immagini e dell’assenza della tonalità. Vergogna! E’ questo l’epiteto che circola in questi giorni con maggiore insistenza sulla bocca di tutti gli italiani.

mercoledì 26 settembre 2012

Furti in serie di tombini e chiusini si ruba per fame

Furti in serie di tombini e chiusini si ruba per fame. Escalation di furti per le strade. E chi rischia sono automobilisti ed utenti della strada Non solo il rame, ma ora anche la ghisa entra ai primissimi posti nella speciale classifica dei metalli più rubati. È ormai noto a tutti, infatti, che la crisi economica è la causa principale dell’impennata dei furti di materie prime, sempre più costose e ricercate, su cui spiccano quella dei cavi per ottenere il nuovo oro rosso, il rame, e quella di tombini e tubi idraulici per ricavarne la preziosa ghisa. Il risultato di queste ruberie: da una parte reti telefoniche ed elettriche che non funzionano ed intere comunità isolate dalle comunicazioni anche per giorni, dall’altra l’aumento di seri rischi per automobilisti ed utenti della strada la cui incolumità è messa in serio pericolo per l’improvvisa assenza dei preziosi coperchi sul manto stradale. Non si tratta, quindi, solo di costi economici per le amministrazioni proprietarie o custodi delle strade costretti a spendere fior di quattrini pubblici per la messa in sicurezza delle vie di competenza, ma far sparire un chiusino o una grata metallica significa poi lasciare una voragine a rischio e pericolo di pedoni, centauri ed automobilisti. Il problema è però che non si tratta di pochi casi isolati ma quando i nuovi ladri si mettono “sul serio”, quasi tutti per estrema necessità, sono costretti a farne incetta dato il modesto controvalore di ogni singolo pezzo rubato. Stando, infatti, alle quotazioni attuali la ghisa si attesta più o meno a 500 euro alla tonnellata e quindi a circa 0,5 euro al chilo. Sul mercato nero dei rottamatori, è evidente che il prezzo dovrà essere certamente inferiore. Pertanto per un singolo tombino queste mano leste, come detto quasi tutte improvvisate, il guadagno è davvero irrisorio: circa 3 – 4 euro o giù di lì in media. È evidente, quindi, che per fare la “giornata”dovranno essere almeno una trentina i tombini rubati con intere strade che diventano delle pericolose groviere. Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” questo nuovo fenomeno non è solo causa d’ingenti costi per i proprietari delle strade e quindi per le casse delle amministrazioni pubbliche. Ma è soprattutto la sicurezza stradale ad esserne evidentemente lesa. Non resta, quindi che affidarsi a soluzioni pratiche perché a mali estremi, occorrono estremi rimedi. Il primo ed utile consiglio consiste nell’installazione di tombini incernierati al cemento per renderne ancora più arduo lo sradicamento, imbollunarli in modo da poter essere sollevati. È inoltre necessario, che tutti i fruitori delle strade segnalino immediatamente alle autorità di Polizia Stradale la mancanza dei tombini per evitare che altri possano incapparvi. C’è chi, invece, è arrivato a proporre l’istituzione di taglie come ricompense promesse a chiunque sia in grado di fornire informazioni dettagliate su questi episodi. Ma per lo “Sportello dei Diritti” si tratta di una caccia alle streghe o un moderno far west cui pensiamo di poterne fare a meno con i rimedi indicati.

Tratta di piccole schiave nei campi profughi

Tratta di piccole schiave nei campi profughi. La storia si ripete. Oggi tocca alle siriane. Intervenga la comunità internazionale Le guerre, tutte, portano tragedie collettive ed umane che troppo spesso sono state rese note alla storia quando ormai era troppo tardi per intervenire a provare a porvi un argine o per non farle accadere. Alcune atrocità che accadono con regolarità pressoché certa nelle zone di conflitto possono e devono essere impedite se e solo se c’è volontà politica da parte della comunità internazionale ad intervenire per interromperle. Succede, infatti, che dalla Siria, come è noto, si stanno spostando migliaia di cittadini che scappano via dai drammi dell’ultima guerra civile in ordine di tempo, per confluire in campi profughi nei paesi confinati come la Turchia, il Libano e la Giordania E come già accaduto in decine e decine di altri conflitti si ripete la storia più triste: sono decine e decine le giovani donne ed i bambini che per quanto stanno denunciando alcune ONG, sono venduti dai genitori per poche centinaia di dollari. La proliferazione di quella che è una vera e propria tratta delle schiave è determinata dalla richiesta di bambine che poi vengono avviate per i loschi affari della prostituzione e dello sfruttamento che trova nei genitori in preda alla fame ed alla disperazione facili “venditori” i quali si trovano di fronte alla scelta di mandar via le proprie figlie piuttosto che condannarle ad un tunnel, del quale non si vede una fine, di stenti e di disperazione. Per salvare la propria faccia e quella della propria famiglia, almeno in apparenza, e forse anche per aggirare leggi che lo consentono, le ragazze vengono cedute in matrimonio attraverso lo stratagemma degli annunci matrimoniali, ma poi vengono avviate quasi immediatamente alla prostituzione sulle strade o nei club prive alla mercé di gente senza scrupoli. Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, se in passato è stato possibile o forse addirittura tollerato dalle autorità questo terribile mercato delle donne bambine, oggi non è più possibile. La comunità internazionale deve intervenire imponendo una seria vigilanza nei campi profughi a partire da un censimento delle famiglie che sono ospitate. Il governo italiano, nella sua decantata autorevolezza transfrontaliera ha l’obbligo di ascoltare queste grida di dolore e farsi portavoce presso le autorità internazionali per fermare queste tragedie.

martedì 25 settembre 2012

Ambiente:quasi un bambino su 10 è affetto da asma perché vive vicino a una strada trafficata

Quasi un bambino su 10 è affetto da asma perché vive vicino a una strada trafficata Uno studio americano conferma la correlazione tra alti livelli di traffico e questa ed altre patologie Uno studio della University of Southern California pubblicato di recente non ha dubbi e conferma ipotesi già percepite dai più: ossia che quasi un bambino su 10 è affetto da asma perché vive vicino a una strada trafficata. I ricercatori hanno verificato che i giovani ammalati che vivono nelle vicinanze di aree ad alto traffico stradale hanno anche maggiori probabilità di sviluppare asma grave e quindi di essere ricoverati a causa della loro condizione. Gli studiosi che hanno partecipato alla ricerca hanno evidenziato che i risultati allarmanti da essi pubblicati hanno dimostrato che l'impatto potenzialmente fatale dell'inquinamento atmosferico è stato sino ad oggi troppo sottovalutato. I medici dell’University of Southern California hanno preso in esame gli effetti dell'inquinamento atmosferico su bambini affetti da asma che vivono a Los Angeles. Utilizzando misurazioni dell’inquinamento aria su scala regionale per stimare l'esposizione all'inquinamento stradale, hanno scoperto che l'8% dei bambini che hanno sviluppato l'asma ha vissuto o vive a 75 metri da una strada trafficata. E hanno rintracciato nell’aria inquinanti nocivi quali biossido di azoto e l'ozono, che contribuiscono ad aggravare l'asma ma hanno evidenziato che stanno emergendo anche prove che altre malattie possono essere causate o aggravate dall'inquinamento atmosferico urbano, tra cui l'aterosclerosi, il cancro del polmone, le malattie polmonari ostruttive croniche e disturbi neurologici. È chiaro che, alla luce di tali dati che come detto, confermano alcune evidenze già note, non si può pretendere di vivere tutti in campagna o nelle periferie meno trafficate. Ma Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” evidenzia come siano fondamentali le politiche di abbattimento del traffico e dello smog nei centri urbani che a lungo termine comportano una sostanziale riduzione dei costi sociali connessi alle patologie determinate da questi pericolosi fattori. È in tali direzioni che sia i governi cittadini che quelli nazionali su più ampia scala possono fare ancora tanto per la salute dei propri cittadini.

Internet: ecco il virus che chiede il pagamento di una penale di 100 euro

Internet: ecco il virus che chiede il pagamento di una penale di 100 euro. La Polizia di Stato mette in guardia da un pericoloso virus informatico La polizia postale e delle comunicazioni mette in guardia gli utenti della Rete sulla diffusione di un virus informatico che blocca il computer facendo comparire una schermata che impone il pagamento di 100 euro per poter poi ricevere il codice di sblocco del sistema. Dopo l’infezione del sistema, sullo schermo del computer infetto si apre una finestra pop-up, sotto il titolo Cnaipic (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche) l'ufficio di Polizia che si occupa della prevenzione e della repressione dei crimini informatici L'immagine che compare riproduce fedelmente l'intestazione. Si tratta ovviamente di una riproduzione abusiva che non ha nulla a che fare con il vero ufficio della Polizia di Stato che non chiederebbe mai il pagamento di una somma di denaro ad alcun titolo. Si tratta invece di un pagina presente su un server russo con la quale si tenta di trarre in inganno i navigatori del web facendo leva sul timore che può incutere l'intestazione della pagina stessa, anche perché essa compare in conseguenza dell'accesso, da parte dell'utente, a siti per adulti. Nel testo l’utente viene informato che il suo computer è stato bloccato, in quanto egli viene accusato di aver partecipato ad attività illecite. Per sbloccare il computer l’utente viene sollecitato a versare una somma di 100 euro tramite "paysafecard", o "ukash" oppure un altro mezzo di pagamento. Trattandosi di un cavallo di Troia, la Polizia avverte che non si deve procedere per nessun motivo al pagamento. Diverse persone si sono rivolte alla Polizia negli scorsi giorni, in quanto vittime del virus che ha bloccato tutte le funzioni del proprio computer. Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” consiglia a chi è rimasto vittima dell’attacco informatico di analizzare il proprio PC, usando una antivirus Live-CD e di eliminare il software dannoso. In caso di infezione vanno modificate tutte le password in uso corrente. A coloro che inavvertitamente hanno già proceduto al pagamento della somma richiesta, si consiglia di sporgere denuncia contro ignoti presso la stazione di polizia più vicina. Per maggiori informazioni consultare il sito del Commissariato di p.s. online.

Tecnologia: i dati memorizzati per sempre?

Una sottile piastra di quarzo nella quale possono essere conservati a tempo indeterminato dei dati è stata presentata a Tokyo il 24 settembre 2012. Il Gruppo Hitachi ha annunciato l'invenzione di un metodo per memorizzare i dati per centinaia di milioni di anni su lastre di quarzo. La nuova tecnica è quello di saldare dei punti in dei binari su una sottile lastra di quarzo, leggibili con un microscopio più convenzionale. Lo scienziato che ha effettuato la scoperta, il dr. Kazuyoshi Torii, spiega che i dati letti saranno "per sempre" facile utilizzo di un computer in grado di decifrare il linguaggio sul binario con un semplice programma. Il supporto di memorizzazione è un piccolo quadrato di 2 cm quadrati e 2 mm di spessore, costituito da una lastra di quarzo, un materiale stabile, ad alta resistenza al calore, all'acqua, alle onde radio, e alla maggior parte agenti chimici. La densità di informazioni che può memorizzare è l'equivalente di un disco, e non è un problema l'aumento della capacità di memoria. Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” si apre la possibilità per l’umanità di conservare la propria memoria storica senza causare danni ambientali eliminando di fatto altri tipi di supporti che oggi presentano seri problemi per il loro smaltimento.

FORENSICS MEETING. Lecce, 28-29-30 settembre 2012

INTERNATIONAL CRIME ANALYSIS ASSOCIATION – WWW.CRIMINOLOGIA.ORG FORENSICS MEETING. Lecce, 28-29-30 settembre 2012. Grand Hotel di Lecce, viale Oronzo Quarta 28 Programma dell’evento Venerdì 28 settembre, ore 14.00: registrazione partecipanti 14.30-17.30: seminario tecnico “crime scene investigation: la rilevazione, il repertamento e la comparazione delle impronte digitali”. Le impronte digitali rappresentano ancora una fonte di prova determinante nelle indagini criminali. I sistemi di rilevamento delle impronte hanno avuto una notevole evoluzione. Nel corso del seminario, di taglio pratico, verrà ricostruita una scena del crimine violento e verranno utilizzati e spiegati gli strumenti principali per l’evidenziazione delle impronte su diverse superfici e con diverse condizioni climatiche e ambientali. Docenti Dr. Marco Strano (UGL Polizia di Stato), Dr. Gianluca Venneri, esperto crime scene investigation (ICAA Puglia). Al termine del seminario verrà rilasciato un attestato di partecipazione ICAA in Dattiloscopia. 17.30-18.00: coffee break 18.00-20.00: seminario tecnico sul criminal profiling. La realizzazione di un profilo nei casi di crimine con autore sconosciuto rappresenta un’attività complessa e a volte controversa della Psicologia Forense. Il seminario è proposto sotto forma di “laboratorio” dove i partecipanti potranno interagire nell’analisi dei casi reali e fornendo il loro contributo sotto la guida di esperti. Docente il Dr. Marco Strano, Psicologo forense (ICAA Lazio), Al termine del seminario verrà rilasciato un attestato di partecipazione ICAA in Criminal Profiling. Sabato 29 settembre 9.00-13.00: seminario tecnico sulle “indagini in caso di crimine commesso con incendi ed esplosivi”. L’utilizzo del fuoco per distruggere dolosamente o per cancellare tracce del crimine commesso e l’utilizzo di esplosivo rappresentano un settore di indagini forensi specialistico. Il recente attentato a Brindisi con l’utilizzo di bombole di gas ha diffuso anche a livello mediatico tale problematica. Il seminario, di taglio prevalentemente pratico, prevede la ricostruzione di alcune scene del crimine e la rilevazione di tracce utili. Docente il Dr. Danilo Coppe, esplosivista forense (IRE e ICAA Emilia Romagna). Al termine del seminario verrà rilasciato un attestato di partecipazione ICAA in fire&blast investigation. 13.00-15.00: pausa pranzo 15.00-18.00: seminario tecnico: “il ruolo della Biologia forense nell’investigazione criminale”. Il seminario, di taglio prevalentemente pratico, prevede la ricostruzione di una scena del crimine e la simulazione di individuazione e repertamento di tracce biologiche. Verranno mostrate e spiegate le tecniche per l’individuazione di tracce di sangue e di altri elementi biologici potenzialmente collegati con l’evento criminale. Docente il Gen. Luciano Garofano, Biologo forense (Presidente ACISF). Al termine del seminario verrà rilasciato un attestato di partecipazione ICAA in Biologia Forense. 18.00-19.00: coffee break 19.00-21.00: “crime café”, talk show criminologico con Luciano Garofano e Marco Strano, con discussione su alcuni dei recenti fatti di cronaca nera. Il pubblico potrà interagire con i due noti personaggi televisivi, ponendo le domande che nel corso di trasmissioni televisive sono rimaste senza risposta. Domenica 30 settembre 9.00-12.00: seminario tecnico: “le tracce di un delitto sul terreno e nel sottosuolo”. Il seminario, di taglio prevalentemente pratico, prevede la ricostruzione di una scena del crimine e la simulazione di individuazione e repertamento di tracce di scarpa e di terra. Verranno inoltre mostrate e spiegate le tecniche per l’individuazione di elementi sepolti potenzialmente collegati con l’evento criminale. Docente il Dott. Andrea Nava, Geologo forense (ICAA Lombardia). Al termine del seminario verrà rilasciato un

lunedì 24 settembre 2012

Italia: è allarme inchiostro per tatuaggi per pericolo chimico dei coloranti azoici

Occhio all’inchiostro che utilizzate per tatuarvi il corpo. A lanciare l'allarme è la Commissione europea che ha segnalato, nell'ultimo rapporto settimanale sulla sicurezza dei prodotti non alimentari, la commercializzati in Italia di coloranti azoici contenenti una sostanza potenzialmente "cancerogena", "mutogena", "tossica" e "sensibilizzante" di cui ne ha vietato la commercializzazione per rischio chimico. La bottiglia trasparente con etichetta adesiva e tappo nero contiene un pigmento color corallo. Il prodotto contiene coloranti azoici che rilasciano 62mg/kg dell’ammina aromatica o-anisidina (CAS No 90-04-0) che è una sostanza altamente pericolosa per la salute. In accordo alla Risoluzione del Consiglio europeo ResAP (2008)1 sui requisiti e criteri per la sicurezza dei tatuaggi e dei trucchi permanenti la o-anisidina non può essere presente nell’inchiostro per tatuaggi. I coloranti azoici (o azoici, sm.), sono coloranti che derivano formalmente dall'azobenzene e che presentano quindi il gruppo azoico compreso tra due anelli aromatici, del benzene ma anche del naftalene, dell'antracene e di eterocicli aromatici. Sono detti anche azocoloranti. Vengono in pratica sempre ottenuti attraverso la reazione cosiddetta di copulazione dei diazocomposti aromatici su un composto a carattere di fenolo o di ammina. Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” sottolinea che tutti i coloranti azoici sono causa di molte allergie ed intolleranze, in particolare tra coloro che sono già intolleranti all'aspirina e tra gli asmatici. Tra gli effetti comuni dell'intolleranza a questi composti: emicrania, edemi, prurito, riniti, visione a macchie, macchie rosse sulla pelle, problemi di respirazione. Particolarmente nociva può risultare la loro combinazione. Ad esempio l'azione sinergica della tartrazina (E102) con l'acido benzoico (E210), è una concausa dell'iperattività nei bambini. Sebbene alcuni coloranti azoici siano permessi, sono comunque TUTTI da evitare. I coloranti azoici sono facilmente riconoscibili per le colorazioni che vanno dal giallo al rosso, al verde, all'azzurro e al violetto. I coloranti azoici presentano in genere colorazioni brillanti e requisiti tintoriali favorevoli, anche se la loro stabilità alla luce, al lavaggio e al candeggio è in genere meno elevata di quella dei coloranti di altre classi. Sono però in genere poco costosi, per cui dal punto di vista quantitativo sono i coloranti più largamente usati.

Vodka killer: morte 25 persone per intossicazioni da metanolo

Vodka killer: morte 25 persone per intossicazioni da metanolo. Allerta europea per oltre 15'000 litri di alcolici di contrabbando che potrebbero essere stati smerciati oltre frontiera Le forze dell'ordine della Repubblica ceca hanno messo in guardia che nella rete commerciale potrebbero trovarsi oltre a 15'000 litri della vodka killer. Per impedire la proliferazione della vodka al metanolo è in vigore dal 14 settembre il divieto della vendita degli super alcolici e dal 21 settembre il divieto delle esportazioni delle bevande con il contenuto dell'alcol superiore al 20% ma fino a questa ultima data sono state introdotte nel mercato europeo partite di vodka e rum contenenti metanolo chimico industriale. In seguito alla consumazione dell'alcol adulterato a tutt'oggi nella Repubblica ceca sono morte 25 persone. La valanga dell'intossicazione ha colpito dall'inizio di settembre nove delle 14 regioni. Decine di persone erano state ricoverate, la maggior parte con gravi conseguenza tra cui la cecità. A tale proposito Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” rilanciando l’appello a scopo precauzionale del Ministero della Salute italiano sottolinea che il metanolo (alcol metilico) è una sostanza molto pericolosa: anche solo un piccolo sorso può determinare cecità, coma irreversibile e morte. Quando è aggiunto a bevande alcoliche non è possibile percepirne il sapore o l’odore. E poichè l'affare con l'alcol adulterato ha messo alla luce l'esistenza di un enorme mercato nero pari al 25% delle vendite degli alcolici nella Repubblica ceca, classificata nel consumo dei liquori al secondo posto nel mondo dopo la Moldavia, si raccomanda ai consumatori di non bere sostanze alcoliche di cui non si conosce l’origine e la provenienza. Infatti le bevande di contrabbando smerciate nella rete dei supermercati europei, potrebbero essere state acquistate da ristoranti, bar, osterie ed esercizi commerciali. Mentre si invitano gli Ufficiali doganali, dal canto loro, di sequestrare le bottiglie di alcolici prodotti in Repubblica ceca che non hanno il sigillo dell'accisa.Probabilmente contengono metanolo.

domenica 23 settembre 2012

Febbre del Nilo: in Italia confermati 11 casi

11 casi di febbre del Nilo Occidentale sono stati confermati in Italia nella stagione estiva 2012. Due nuovi sono stati registrati nella provincia di Oristano e nove nelle province di cui 8 a Venezia ed 1 a Treviso. Nella l'UE durante la scorsa settimana sono stati confermati 27 nuovi casi di febbre del Nilo occidentale e 58 nel continente. Tredici nuovi casi sono stati segnalati in Grecia dall’ Hellenic Centre for Disease Control and Prevention (KEELPNO), tutti i casi sono in zone già colpite e dove erano stati segnalati altri casi (Achaia 1, Chalkidiki 1, dramma 3, 1 Emazia, Kavala 1, Pella 1, Xanthi 5). Questi indici superano quasi di due volte i dati dell’anno scorso. Normalmente la malattia ha un decorso di media gravità clinica, ma ci sono stati decessi, come indicato nella valutazione del rischio ECDC pubblicata di recente sulla situazione epidemiologica della febbre del Nilo occidentale in Grecia. In Ungheria, sono stati confermati due nuovi casi di febbre del Nilo occidentale e in Romania. Nei paesi vicini, per la prima volta quest'anno è interessato anche il Kosovo che ha segnalato un probabile caso di febbre del Nilo occidentale, nella regione di Kosovski (Pristina). Trentuno nuovi casi sono stati registrati in Russia, 22 in Israele, tre in Tunisia e uno in Croazia. A tale proposito Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” evidenzia che la malattia è soprattutto diffusa nella regione dei tropici e subtropici, ma con l’avvio del turismo di massa la febbre del Nilo Occidentale si registra un aumento dei casi. Secondo le previsioni degli epidemiologi, il riscaldamento del clima provocherà un notevole ampliamento dell’aerea d’infezione in Europa. La febbre del Nilo Occidentale o encefalite del Nilo Occidentale è una malattia virale non ancora ben studiata, diffusa con le zanzare e caratterizzata inoltre da febbre ed infiammazione della membrana del cervello. Tra le categorie più a rischio vi sono persone di età superiore ai 50 e gli immunodepressi (ad esempio, i pazienti sottoposti a trapianto). Tenendo conto, quindi, che l'80% degli infettati con WNV sono asintomatici e meno di 1% presenta sintomi gravi come meningite o encefalite, gli operatori della sanità dovrebbero adottare strategie preventive per evitare la possibilità di epidemie durante i periodi più a rischio. A causa dell’indisponibilità di un vaccino contro l'infezione umana WNV, la prevenzione clinica svolge un ruolo fondamentale nel ridurre la possibilità di esiti gravi della malattia. la popolazione, soprattutto nelle zone colpite, dovrebbe essere informata circa le caratteristiche tipiche della malattia ed agire attraverso strategie di controllo già a partire dall'ambiente domestico.

Un nuovo salasso per i cittadini anche dalle multe stradali da gennaio 2013

Previsto altro aumento delle sanzioni pecuniarie al Codice della Strada. Dal Governo Monti altro salasso per i cittadini anche dalle multe stradali? La notizia, se confermata, potrebbe costituire l’ennesimo salasso a danno dei cittadini da parte del Governo “Monti”. Secondo l’anticipazione apparsa sul sito non istituzionale del portale di riferimento delle polizie locali, dal 1° gennaio 2013 scatteranno gli ennesimi aumenti dopo quelli già pesanti degli ultimi anni sino a quello del 2011, degli importi delle sanzioni amministrative pecuniarie per le violazioni stradali. Stando a quanto apparso sul sito, si prospetterebbe un aumento consistente, il più alto dal 1998 in poi. Se la notizia venisse confermata dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” costituirebbe un’ulteriore aumento di quella che ormai è ritenuta una tassazione indiretta sia dagli enti che accertano le infrazioni che per i cittadini che percepiscono le multe come un balzello, una voce di spesa che si va ad aggiungere al già esangue budget annuale delle famiglie, anche le più accorte a non commettere alcuna violazione al Codice della Strada.

giovedì 20 settembre 2012

Malattie dimenticate. Cala il numero degli ammalati nel mondo ma si segnalano casi in Italia

Malattie dimenticate. Cala il numero degli ammalati nel mondo ma si segnalano casi in Italia. L'ultimo a Lecce di lebbra Sono 15 le patologie - diffuse soprattutto nei Paesi del Sud del mondo - che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha inserito in uno speciale elenco delle malattie cosiddette "neglette" o "dimenticate". Alcune hanno nomi che ai più non dicono nulla come la Filariasi linfatica, la Schistosomiasi, la Geoelmintiasi, la Oncocercosi, Tripanosomiasi americana (malattia di Chagas), ma compaiono anche la Leishmaniosi, la Tripanosomiasi africana (meglio nota come malattia del sonno), così come le più note la Lebbra (Morbo di Hansen), la Malaria ed il Tracoma. Pur trattandosi di malattie che colpiscono soprattutto le popolazioni delle zone più arretrate del globo, Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sottolinea come costituiscano comunque un rischio per la parte più ricca e sviluppata del pianeta per l'inevitabilità del pericolo di contagi determinabili in conseguenza dei massicci flussi migratori degli ultimi anni ed il relativo spostamento di persone contagiate, con la conseguente necessità di non dover abbassare la guardia nonostante lo scarso interesse delle case farmaceutiche poco avvezze a sostenere investimenti per la cura di patologie che riguardano una fascia di popolazione che anche se numerosa, molto spesso non in grado di far fronte agli ordinari bisogni quotidiani. La prova di tale necessità di attenzione circa il problema e di quella di continuare a sostenere e incentivare politiche sanitarie nei paesi dove sono ancora diffuse, é data dal fatto che anche nel Nostro Paese siano stati segnalati casi, l'ultimo portato all'attenzione dello “Sportello dei Diritti” proprio nella giornata di ieri e che riguarda una giovane cittadina d'origine brasiliana che sarebbe stata sottoposta alle cure degli specialisti del nosocomio leccese "Vito Fazzi" per un sospetto caso di lebbra. Si, di lebbra, proprio a distanza di pochi giorni della diffusione di dati circa il calo dei contagi nel resto del mondo da parte dell'OMS. La settimana scorsa, l'organizzazione che fa capo alle Nazioni Unite aveva pubblicato un rapporto sugli ultimi 20 anni di lotta alla famigerata patologia causata dal batterio Mycobacterium leprae con la sbalorditiva cifra di oltre 14 milioni di malati curati, di cui 4 milioni dal 2000. La diagnosi precoce e la terapia multifarmaco, disponibile gratuitamente dal 1995, si sono rivelati gli elementi chiave nell'eliminare la malattia. Secondo le cifre ufficiali, quasi 182 mila persone, principalmente in Asia e Africa, sono state colpite da questa malattia nel 2012, mentre nel 2011 i nuovi casi sono stati 219mila. Il tasso di prevalenza della malattia in oltre 20 anni e' calato del 90%, passando da 21,1 per 10mila abitanti a meno di 1 su 10mila nel 2000. Il calo e' stato costante: nel 1985 erano 5,2 milioni le persone malate, 805mila nel 1995, poi 753mila nel 1999 e 182mila nel 2011. La lebbra é stata eliminata da 119 dei 122 paesi in cui era considerata un problema di salute pubblica nel 1985. Delle sacche ad alta endemicità rimangono ancora in alcune aree di Brasile, Indonesia, Filippine, Repubblica democratica del Congo, Philippines, India, Madagascar, Mozambico, Nepal, e Tanzania. Ma la segnalazione di casi anche in Italia dimostra come il nostro Paese non sia immune dai pericoli di contagio e che anzi dovrebbe tenere la guardia alta per sfatare il benché minimo rischio di un'epidemia.

BMW immatricolate prima del settembre 2011 sono a rischio furto

I criminali sono in grado di acquistare uno strumento del valore di 50 euro in vendita anche su internet che consentirà loro di programmare un portachiavi auto vuoto per poi rubare automobili di grossa cilindrata, tra cui BMW con il semplice clic di un pulsante. Questo dispositivo conosciuto come 'diagnostica di bordo bypass strumenti' importato dalla Cina e dall'Europa orientale, è venduto sotto forma di kit con le istruzioni. I ladri possono quindi acquisire il codice del telecomando nel momento in cui il proprietario invia il segnale alla sua auto riprogrammando nello stesso istante una chiave vuota per poi rubare l'auto a proprio piacimento. La questione è stata sollevata quando i ladri sono riusciti a rubare una BMW del valore di 60mila euro in giugno 2012 da una casa di Sutton Coldfield in Inghilterra, utilizzando una chiave clonata. Sono ormai centinaia i veicoli rubati utilizzando questi dispositivi speciali, che vengono utilizzati per accedere al sistema del computer di bordo della vettura. La casa automobilista tedesca della BMW con un comunicato stampa trasmesso alla BBC ha seccamente smentito la notizia vantando gli standard di sicurezza presenti sulle proprie auto ed aggiungendo che “ i nostri ingegneri e tecnici monitorano costantemente tutti gli aspetti dei nostri veicoli, compresi i sistemi di sicurezza”. In fine ha concluso “ Dopo minuziose ricerche abbiamo scoperto che nessuno dei nostri ultimi modelli né qualsiasi altra BMW costruita dopo settembre 2011 può essere rubata utilizzando questo metodo. Tuttavia, come un produttore responsabile stiamo studiando nuovi sistemi di sicurezza contro questo nuovo tipo di attacco. Lo segnala Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”.

Arsenico nel riso ed in alcuni derivati dal riso

La FDA ha comunicato i dati preliminari sui livelli di arsenico nel riso ed in alcuni derivati dal riso. Nessun allarme, ma l'Agenzia Federale Usa consiglia una dieta equilibrata a base di vari tipi di cereali per evitare un eccesso di esposizione Una raccolta di dati sarà completata e resa pubblica entro la fine del 2012, ma la FDA (Food and Drug Administration) l'agenzia federale americana che si occupa della sicurezza dei cibi e dei farmaci, ha dato la priorità per un'ulteriore valutazione sui livelli di arsenico nel riso e suoi derivati per stabilire una solida base scientifica al fine di effettuare ulteriori raccomandazioni ove necessarie. Per essere puntuali, in data di ieri la stessa FDA ha però pubblicato i dati preliminari sui livelli di arsenico nel riso ed in alcuni prodotti del riso su una prima serie di rilevamenti su circa 200 campioni raccolti nel mercato statunitense. L'ente statunitense si è messa al lavoro per raccogliere e analizzare un totale di circa 1200 campioni per esaminare la questione a fondo. Questa raccolta di dati, come anticipato, sarà completata entro la fine del 2012. Una volta che l'indagine sarà terminata, la FDA ha comunicato che analizzerà questi risultati e deciderà se rilasciare o meno ulteriori raccomandazioni per la sicurezza dei consumatori USA. La necessità di approfondire lo studio è stata determinata dal fatto che sulla base dei dati attualmente disponibili e della letteratura scientifica, non si è in possesso di un'adeguata base scientifica per raccomandare variazioni nei confronti dei consumatori per quanto riguarda il consumo di riso e di suoi derivati. Il commissario della FDA Margaret A. Amburgo ha testualmente affermato che: "Siamo consapevoli che i consumatori sono preoccupati per questa materia. Questo è il motivo per cui la FDA ha dato priorità nell'analisi dei livelli di arsenico nel riso. La FDA si impegna a garantire di stabilire fino a che punto le sostanze come l'arsenico sono presenti nei nostri alimenti, quali rischi possono rappresentare, se tali rischi possono essere ridotti al minimo, e per la condivisione di ciò che sappiamo". Ed ha continuato: "Il nostro consiglio in questo momento è che i consumatori dovrebbero continuare a mangiare una dieta equilibrata che comprende una grande varietà di cereali, non solo per una buona nutrizione, ma anche per ridurre al minimo le conseguenze potenziali dovute al consumo di qualsiasi alimento particolare". Come è noto, in natura ci sono due tipi di composti di arsenico che si trovano nell'acqua, cibo, aria e nel suolo: quello organico e quello inorganico. Insieme, i due tipi sono indicati come arsenico totale. L'arsenico e molti dei suoi composti sono veleni particolarmente potenti. L'arsenico uccide danneggiando in modo gravissimo il sistema digestivo ed il sistema nervoso, portando, in caso d'intossicazione acuta, alla morte per shock. Composti contenenti arsenico sono cancerogeni e, in particolare, sono implicati nella patogenesi del carcinoma della vescica, nel carcinoma mammario e di alcune neoplasie dell'apparato tegumentario. Un'estesa letteratura scientifica disponibile su prestigiose riviste internazionali ha ormai provato che l'esposizione cronica all'arsenico ha effetti multipli sulla salute: - riduce le difese antiossidanti dell'organismo, dato che l'arsenico ha un'elevata affinità per i gruppi sulfidrilici delle proteine e di metaboliti endogeni come il glutatione; - provoca stress ossidativo direttamente nell'ambiente intracellulare, inattivando diversi enzimi coinvolti nelle reazioni di ossidoriduzione (deidrogenasi, mono-ossigenasi, ecc.); - interferisce pesantemente con i meccanismi endocrini regolati dagli estrogeni (da cui il sospetto che possa causare tumori alla mammella); - può attaccare direttamente i filamenti di DNA e provocarne lesioni combinate di vario tipo. Ma venendo all'indagine dell'FDA, i nuovi dati avrebbero dimostrato tracce di arsenico inorganico nei suoi campioni iniziali, che includono vari tipi di riso (non) Basmati, riso Basmati, riso integrale, cereali di riso (soffiato, non soffiato, cereali caldi, e cereali per l'infanzia), torte di riso e latte di riso. L'analisi della FDA in merito ai campioni iniziali avrebbe evidenziato livelli medi di arsenico inorganico per il riso e vari prodotti del riso nel range tra 3,5 - 6,7 microgrammi di arsenico inorganico per porzione. Una sintesi dei primi 200 risultati può essere rintracciata al link www.fda.gov6. La necessità di un'analisi più approfondita dei dati è dovuta principalmente dal fatto che ci sono molti tipi differenti di prodotti di riso e che vengono coltivate in zone diverse e in condizioni molto diverse tra loro. Saranno necessarie, quindi, ulteriori analisi per valutare come queste variazioni possono influenzare i risultati. Quindi è corretto non destare alcun allarme per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ma è necessario seguire il consiglio che non ci scorderemo mai di non dare. Ossia di seguire una dieta equilibrata e variegata non solo per una corretta e buona nutrizione, ma anche per evitare l'accumulo di sostanze che in elevate quantità possono essere tossiche e quindi pericolose per la nostra salute.

Straniero gay in Italia ha diritto allo stato di rifugiato se perseguitato nel paese d’origine

Straniero gay in Italia ha diritto allo stato di rifugiato se perseguitato nel paese d’origine. Scatta la protezione umanitaria quando legge del paese d'origine punisce l’omosessualità con la persecuzione Lo ha deciso la Cassazione che, con l’ordinanza 15981 del 20 settembre 2012, ha accolto il ricorso contro la decisone della Corte d’appello di Trieste che ha ritenuto irrilevante, al fine del riconoscimento della protezione, che l’ordinamento giuridico del Senegal ritenesse l’omosessualità un reato «perché non è possibile inferire la situazione individuale di perseguitato da quella generale di un paese». Secondo la Suprema Corte il clandestino senegalese gay, scappato dal paese perchè l’omosessualità è ritenuta un reato, ha diritto allo stato di rifugiato politico o la concessione della protezione sussidiaria o il permesso di soggiorno, per non comprometterne la libertà personale, in base alla carta dei diritti dell’Unione Europea. Nonostante la Corte di merito avesse deciso diversamente, la sesta sezione civile ha ribaltato categoricamente il giudizio, ritenendo invece legittima tale richiesta. Gli ermellini hanno evidenziato come la repressione penale dell’omosessualità comporta necessariamente l’impedimento a tutti i cittadini omosessuali di vivere liberamente la propria vita sessuale e affettiva, integrando la privazione di un diritto fondamentale. Nella stessa decisione, i giudici di piazza Cavour hanno precisato che “laddove si è chiarito che per persecuzione deve intendersi una forma di lotta radicale contro una minoranza che può anche essere attuata sul piano giuridico e specificamente con la semplice previsione del comportamento che si intende contrastare come reato punibile con la reclusione. Per questo le persone di orientamento omosessuale sono costrette a violare la legge penale del Senegal e a esporsi a gravi sanzioni per poter vivere liberamente la propria sessualità: ciò costituisce una grave ingerenza nella vita privata dei cittadini senegalesi omosessuali che compromette grandemente la loro libertà personale”. Pertanto, la Suprema corte ha rimandato bacchettandola alla Corte d’appello di Trieste, gli atti al fine di acquisire le prove necessarie per verificare o meno la condizione di omosessualità del ricorrente. Inoltre ha ordinato di accertare quale sia, la situazione sociale del paese, per ciò che concerne l’omofobia e i gravi atti discriminatori e persecutori contro gli omosessuali denunciati dai mezzi di informazione e da siti istituzionali e di organizzazioni non governative, avendo i giudici di merito ignorato completamente la situazione sociale del paese. Tutto ciò «nel rispetto del criterio direttivo della legislazione comunitaria e italiana in materia di istruzione ed esame delle domande di protezione internazionale». Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, i giudici della Suprema Corte hanno dimostrando grande sensibilità' nell'applicazione delle norme.

mercoledì 19 settembre 2012

Tic nervosi. Ne soffre un bambino su 5. I possibili rimedi

Sulla rivista scientifica americana Pediatric Neurology sono stati pubblicati i risultati della ricerca di un'equipe di neurologi spagnoli dell’Università di Burgos, sui tic nervosi dei bambini che hanno dato degli esiti sorprendenti. Le finalità dello studio, sono state illustrate dalla neurologa Esther Cubo, coordinatrice del gruppo dell’ospedale Yague di Burgos che ha spiegato anche quale input ha indirizzato la ricerca. L'analisi è servita a comprendere quando i tic cominciano ad apparire come segni evidenti della personalità individuale anche perché nell'immaginario collettivo questo tipo di manifestazioni nervose quali lo schiarimento della voce anche se non si ha il mal di gola, lo strizzare gli occhi come per fissare qualcosa che però non c’è, il tocco frequente del naso, il piegamento della testa da un lato, e così via, vi è convinzione che fossero caratteristiche proprie degli adulti e che nei bambini, invece, fossero un’evenienza molto rara. Lo studio ha sfatato questa credenza stabilendo, purtroppo, che a soffrirne sono quasi un bambino su cinque, quali conseguenza e strumento per scaricare la tensione emotiva che colpisce anche in tenera età. La ricerca si è basata sullo studio del comportamento di milleduecento bambini di età compresa tra i sei e i quattordici anni nelle scuole elementari e medie con lo scopo preciso di vedere quanti di essi soffrissero di tic e in quali momenti ed occasioni della giornata si manifestassero con maggiore intensità e frequenza. Dopo una prima fase di osservazione, si sono intrattenuti a colloquio con ciascuno di loro per analizzarne la personalità e quali cause potevano aver determinato l'insorgenza di tic. Per ciò che concerne i dati di genere ne soffrono di più i maschietti rispetto alle femminucce (19% a fronte del 12%) e che di solito si rivelano con piccoli movimenti del corpo, come il pugno stretto, il roteare degli occhi, l’imitazione del ronzio degli insetti, l’inspirazione dell’aria con vigore. Peraltro, è stato appurato, che tutti questi tic scompaiono nelle occasioni di svago. Ed i ricercatori hanno stabilito che le situazioni di stress come la paura dell’interrogazione o di una prova che possono temere di non riuscire a superare o anche un’altra particolare difficoltà possono ingenerare conseguenze di questo tipo. Secondo il capo dell'equipe: “Queste manifestazioni sono molto spesso il sintomo di un disagio profondo. In pochi casi sono la causa di una malattia neurologica. Invece, generalmente, si tratta di un disturbo collegato a un episodio stressante mal sopportato dai bambini, come la separazione dei genitori, la nascita di un fratellino o l’inizio della scuola, tutti avvenimenti che rappresentano una novità e che essi temono di non riuscire ad affrontare. Molti di loro strizzano gli occhi oppure roteano la testa, significativo del fatto che non vogliono vedere qualcosa che a loro non piace; molti altri alzano le spalle, che nel linguaggio del corpo significa non volere occuparsi di qualcosa; alcuni schioccano la lingua, un tic che nel linguaggio infantile vuol dire: voglio farmi sentire. Quando, invece, portano continuamente il mento in avanti con un piccolo gesto, cercano di dire: soffro, però non posso staccare lo sguardo”. La ricerca però non si è limitata a studiare il fenomeno, ma anche a fornire alcuni possibili rimedi che Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” riporta in sintesi rivolgendosi in particolare ai genitori cui spetta l'educazione e la cura della prole, ma anche agli insegnanti o comunque tutti quei soggetti cui sono affidati, anche temporaneamente, i bambini. Gli stessi neurologi hanno, infatti, chiarito che queste reazioni involontarie il più delle volte non rappresentano una seria patologia ma non devono essere neanche sottovalutate, per evitare che poi possano essere vissute come situazioni di imbarazzo con gli altri coetanei. In primo luogo, spetta ai genitori non farli sentire in colpa, sgridarli, o prenderli in giro perché si manifesta un tic. Ciò sarebbe controproducente perché getta il figlio ancora di più nel disagio, quasi anche per ripicca. Spetta, infatti, a mamma e papà comprendere con pazienza e intelligenza quale è la causa della preoccupazione, cosa crea lo stress e quindi quel particolare tic, e aiutarlo a trovare le soluzioni per eliminare le ansie che lo hanno provocato. Quando si è compresa la motivazione e una volta che verrà rassicurato portandolo pazientemente a superare il motivo che creava imbarazzo, secondo i neurologi spagnoli il tic dovrebbe scomparire nel tempo massimo di uno - due mesi. E' evidente che se dovesse permanere, per evitare che il tic persista anche nell’età adulta, è sempre meglio rivolgersi al pediatra o ad uno psicologo.

Antichi mestieri: campagna nazionale di recupero dei mestieri tradizionali e dei lavori dimenticati

Antichi mestieri: quei lavori che nessuno “sa” fare più. Ecco l’elenco dei mestieri trascurati e delle figure professionali introvabili. Lo “Sportello dei Diritti” per una campagna nazionale di recupero delle tradizioni professionali La crisi occupazionale che sta affrontando il Paese come riportano i dati che mese dopo mese fotografano una situazione sempre più grave, potrebbe avere riflessi meno negativi con un ritorno all’incentivazione di quei mestieri che sono stati cardini portanti dell’economia italiana per decenni, mentre oggi paradossalmente rischiano di scomparire o di essere relegati in posizioni estremamente marginali perché diminuisce il numero di coloro che li sanno ancora fare. A sostenerlo Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, dopo aver preso cognizione di uno studio della Confartigianato che ha elaborato i dati del Rapporto 2010 Excelsior-Unioncamere che evidenzia come a fronte di circa 550mila nuove assunzioni previste in svariati settori, le aziende hanno difficoltà a coprire oltre 147mila posti, pari al 26,7% del totale. Figure professionali che sembrerebbe, almeno dai numeri, nonostante la crisi economia e l’aumento della disoccupazione nessuno vuole ritagliarsi addosso o per le quali non vi è una corretta formazione ed informazione, se all’appello delle aziende mancano soprattutto installatori di infissi, panettieri, pasticceri, sarti ma anche falegnami e cuochi: mestieri che hanno da sempre dato lustro al “made in Italy” nel mondo. A comprova di tanto sono i dati numerici del rapporto che fotografano alcuni paradossi che non avremmo mai pensato in Italia che rischia di diventare da terra esportatrice di mobili d’alto artigianato a non avere più grandi falegnami, paese della grande cucina, senza cuochi, o della moda senza sarti e quindi con il rischio di far sparire lentamente, ma inesorabilmente prodotti tipici che tutto il mondo c’invidia. Si parte dagli installatori di infissi: su circa 1.500 nuove richieste d’assunzione le aziende non ne riescono a reperire una percentuale pari all’83%, mentre per quanto riguarda i panettieri artigianali risulta difficile coprire il 39,4% dei 1.040 nuovi posti disponibili anche perché è un lavoro sempre faticoso specialmente per gli orari notturni nonostante l’evoluzione delle tecnologie di panificazione. Così come latitano il 21,9% dei 1.960 sarti e tagliatori artigianali richiesti dalle aziende. Sulla scia dei dati forniti da Confartigianato, lo “Sportello dei Diritti”, per tali ragioni sostiene una “Campagna nazionale di recupero dei mestieri tradizionali e dei lavori dimenticati” giacché è dimostrato che un’alta percentuale di ragazzi si dedica o ambisce a lavori altrettanto faticosi rispetto a quelli artigianali ma spesso meno retribuiti, rivolgendo in tal senso un appello all’attuale governo affinché si avviino tutte le procedure utili anche sotto il profilo di una corretta informazione e della formazione professionale cercando di avvicinare i giovani al mondo dell’artigianato anche in età scolare.

martedì 18 settembre 2012

Con degli occhiali tecnologicamente sofisticati è ormai possibile dimagrire

Sono in tanti che dicono che vogliono dimagrire. Le diete, sono diverse e tutte promettono risultati eccezionali. Ora, però, c’è una novità, che viene dalla tecnologia e dalla psicologia.E’ un’invenzione del giapponese Michitaka Hirose, ricercatore presso il Centro ricerche avanzate e tecnologia dell’Università di Tokyo. Dimagrire grazie ad un paio di occhiali, per quanto strano possa sembrare, è ormai possibile. Si tratta, però, segnala Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”di occhiali particolari, collegati a una speciale videocamera e anche a un piccolissimo computer in grado di indurre, attraverso un’illusione ottica, un senso di sazietà e di soddisfazione, con il risultato di fare mangiare meno chi li indossa, perché ha la sensazione di aver mangiato molto. Il sistema è stato realizzato sfruttando la tecnologia 2D, cioè quella della visione tridimensionale. A dire dello scienziato,grazie a questo strumento innovativo presto le diete dimagranti saranno solo un ricordo, come le estenuanti sedute in palestra per perdere peso. In pratica, anche se non sempre è così, si mangia più del necessario, perché molte persone hanno la sensazione di mangiare poco. Il cervello non valuta sempre correttamente la quantità di cibo, è come se vedesse le porzioni più piccole di quanto non sono. Dunque, non è tanto lo stomaco che richiede più cibo, ma il cervello che lo percepisce in meno di quello che effettivamente è. Ecco il motivo per cui si mangia più del necessario. Il ricercatore giapponese, dunque, ha inventato gli occhialini dimagranti basandosi sulla percezione opposta. Ingrandendo l’immagine delle porzioni nel piatto, il cervello ha l’impressione di avere più cibo di quanto non ne contenga il piatto, dunque questa illusione ottica dovrebbe anche indurre a mangiare di meno ricevendo l’impulso della sazietà. Gli occhiali dimagranti sono simili a quelli normali da vista, ma posseggono, pur miniaturizzati, strumenti tecnologici avanzatissimi. Anzitutto, al posto delle lenti ci sono due schermi semitrasparenti. Ai lati delle stanghette, due piccole telecamere. E sopra l’appoggio alla base del naso un computer anch’esso miniaturizzato e quasi invisibile, tanto ridotte sono le sue dimensioni. Le immagini raccolte dalle telecamere sono indirizzate al computer che le elabora e, dopo averle trasformate, le invia ai due schermi collocati davanti agli occhi. Le nuove immagini, ora modificate, percepite da chi porta quegli occhiali, appaiono assai realistiche. Ma, rispetto alla realtà, hanno subito una trasformazione decisiva. Il computer riconosce il cibo e ingrandisce, agli occhi di chi indossa gli occhiali, solo quello. In pratica, crea, sfruttando la stessa tecnologia oggi in uso per fare i film in 3D, un’immagine ingrandita del cibo che la persona ha nel piatto, ma, ripeto, solo quello. Il resto è alle dimensioni originali”. L’ingrandimento, per ora, è di una volta e mezza e l’effetto reale è che le persone hanno mangiato di meno. Al contrario, rimpicciolendo l’immagine del cibo, le stesse persone hanno mangiato di più, fino al 15%. Dunque, ingrandendo le immagini e riuscendo a mangiare il 10-15% in meno, si ottiene un grande vantaggio.

Sexting la nuova moda fra i giovani

Gli adolescenti si scambiano foto e video a sfondo sessuale dal cellulare alla chat, social network e internet o con semplici MMS. Allarme per fenomeni di adescamento on line e di microprostituzione nelle scuole. Il nuovo fenomeno si chiama “sexting”, dalle parole inglesi sex (sesso) e texting (pubblicare testo), è considerato una vera e propria moda fra i giovani e consiste principalmente nello scambio di foto e video a sfondo sessuale, spesso realizzate con il cellulare, e/o nella pubblicazione tramite via telematica, come chat, social network e internet in generale oppure semplici MMS. Il 20% degli adolescenti ha inviato queste immagini e il 40% le ha ricevute. Spesso tali immagini, anche se inviate ad una stretta cerchia di persone, si diffondono in modo incontrollabile e possono creare seri problemi alla persona ritratta nelle foto/video. Non esiste solo il sexting attivo, ma anche quello passivo, non voluto, ma ugualmente rischioso per lo sviluppo dell’identità sessuale del giovane. Inoltre un altro fenomeno collegato in crescita, è la ricerca di materiale sessualmente esplicito sul web. Esistono circa 2 miliardi di siti pornografici. Una possibilità di scelta infinita di immagini che può provocare nel giovane evidenti ripercussioni sulla sessualità agita, e in particolare sul rapporto di fedeltà al partner. Proprio per quest’ampia disponibilità, diversamente da quanto avveniva nel passato, si crea un rapporto con le immagini e l’immaginazione instabile; non si è fedeli al partner ‘fantasma’, lo si sarà probabilmente meno anche con il partner reale. Negli USA, paese in cui il fenomeno ha avuto origine, il sexting è una pratica molto diffusa; secondo un sondaggio, infatti, il 20% dei ragazzi tra i 16 e i 19 anni lo mette in atto. Secondo una ricerca inglese, nel paese più di un terzo dei ragazzi tra gli 11 e i 18 anni hanno avuto a che fare con il fenomeno. Per il sessuologo Maurizio Bini, Direttore del Centro Riproduzione e del Centro dell’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere (ONIG) presso l’Ospedale Niguarda di Milano, il 74% degli adolescenti maschi, e il 37% delle femmine di pari età, ricorre al web per fare sesso, vedere sesso, sapere tutto sul sesso o cercare un partner; un dato che colpisce e che molto spesso i genitori sottovalutano. Anche in Italia inizia a diffondersi il fenomeno del sexting: dall'Indagine Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza condotta da Telefono Azzurro ed Eurispes (2011) su un campione di 1.496 ragazzi di età compresa tra i 12 e i 18 anni, emerge che un ragazzo su dieci (10,2%) ha ricevuto messaggi o video a sfondo sessuale con il cellulare, mentre il 6,7% ne ha inviati ad amici, fidanzati, adulti, persone conosciute e non. Dall’Indagine emerge inoltre che il fenomeno del sexting interessa sia maschi che femmine, seppur con qualche differenza: sono prevalentemente i maschi sia a inviare sms o mms a sfondo sessuale (contro il 3,6% delle femmine), sia a riceverli (15,5% contro il 7,1% delle femmine). Al crescere dell’età aumenta, prevedibilmente, l’interesse dei giovani per il sesso e questo si riflette anche nella pratica del sexting: l’8,1% del ragazzi di 16- 18 anni ha inviato un sms o mms a sfondo sessuale, contro il 5,6% dei ragazzi di 12-15 anni. Analoghe considerazioni valgono per la ricezione di sms o mms a sfondo sessuale: il 7,3% dei ragazzi di 12-15 ne ha ricevuto almeno uno, contro il 14,9% dei ragazzi di 16-18 anni. In diversi casi, l’invio e la pubblicazione on line di tali materiali è legata ad atti di bullismo e mira a ferire il protagonista delle immagini stesse. I ragazzi, inoltre, non sembrano essere consapevoli di scambiare materiale pedopornografico, che può arrivare nelle mani sbagliate, anche in questo caso con gravi conseguenze emotive per i protagonisti delle immagini e dei video, favorendo fenomeni come l’adescamento on line. Il tema della sessualità adolescenziale è quanto mai attuale causa l’anticipo dei tempi di maturazione fisica e il ritardo di acquisizione del senso di autonomia e responsabilità che hanno prolungato la fascia temporale dell’adolescenza. Se fino a poco tempo fa si stimava nel 60% la percentuale di giovani che praticavano la prima sessualità di coppia in età adolescenziale, tale valore ha subito significativi incrementi. Inoltre la rivoluzione informatica ha complicato le cose perché ha consentito nuovi percorsi, spesso incomprensibili per le generazioni precedenti, per la soddisfazione sessuale individuale. Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, il sexting è un fenomeno decisamente allarmante, per l’atteggiamento irresponsabile degli adolescenti nei confronti del sesso e per l’uso di internet a scopo sessuale, in alcuni casi, accompagnato dalla microprostituzione. Alle volte, infatti, le foto e i video osé servono come presentazione ai clienti che possono disporre, oltre alle immagini, anche prestazioni sessuali vere e proprie. L'ambiente in cui si svolgono tali incontri è nella stragrande maggioranza dei casi la scuola. Pertanto considerando i rischi della Rete in cui bambini e adolescenti si possono imbattere, s’invitano i genitori a vigilare sui propri figli per evitare che adottino questo tipo di comportamenti e di monitorare le pericolose conoscenze che sovente si possono trovare sulla rete, consigliando i ragazzi, di navigare in sicurezza su Internet.

lunedì 17 settembre 2012

Troppo povera una donna vende l’anima all'asta. Proposte-choc su internet


Troppo povera una donna vende l’anima all'asta. Proposte-choc su internet che è diventato un bazar della disperazione anche per gli italiani

Richiesta d'aiuto autentica quella di una ragazza russa, Iekaterina, 26 anni, che ha messo in vendita su internet la sua anima a un prezzo di partenza pari a 12 mila euro perché disperata. Impietosito, un uomo ha offerto i soldi chiedendo di ritirare l'annuncio.
La disperazione, si sa, non bada certo a finezze e, complice una crisi economica che non allenta la sua dannata morsa, allora tutto diventa lecito. E così, per sopravvivere e non annegare nei debiti, per non perdere la casa, per assicurare un pasto ai propri figli e ricominciare a intravedere una piccola e futuribile speranza, si offre quel che si ha, compromettendo la propria integrità fisica e la propria salute pur di racimolare qualche manciata di euro. E il commercio ha il suo giro su internet.
Basta un clic per trovare reni, porzioni di fegato, pancreas all’asta... Sono centinaia i link che rimandano a siti di compravendita dove una cornea vale quanto un auto di grossa cilindrata.
I casi anche in Italia sono centinaia, come quello di qualche giorno fa, quando la Polizia postale di Udine è intervenuta per far cancellare da un sito italiano un annuncio di un impiegato friulano, che vendeva un proprio rene.
Mentre un imprenditore veneto in difficoltà finanziarie ha messo in asta su Ebay un rene, o un polmone, o una porzione di fegato. L'imprenditore, che si firma G.F., scrive di voler "trattare nella massima riservatezza". "Necessito di avere liquidità per continuare a lavorare da imprenditore - spiega - mi servono soldi per continuare la mia attività, dato che per i tempi lunghi della giustizia da circa otto anni avanzo 32mila euro da lavoro dipendente e, dal 2007, attendo causa giustizia di circa 300mila euro come socio del 20% di un Caf dipendenti nazionale". Per il momento, aggiunge, "ho pagato 27mila euro in spese di avvocati".
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, a mettersi in vendita sono uomini e donne di famiglie sfiancate dalla disoccupazione e dalla povertà. Il tragico baratto dettato dalla precaria situazione finanziaria della donna anche se di un altro paese, è un dramma che deve scuotere le coscienze. La popolazione vessata dalla povertà si trova ora costretta a pensare di vendersi tutto anche i propri organi per fronteggiare i debiti, questo è il triste scenario in cui versa l’Italia.
C'è davvero da sorprendersi che qualcuno, preso dalla disperazione, decida di vendersi l’anima?

West Nile virus: in Italia sono stati segnalati 9 nuovi casi confermati


Lo riferisce l’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) nell’aggiornamento settimanale pubblicato oggi della mappa sulla diffusione della malattia da West Nile virus (Wnv) in Europa.
Undici nuovi casi sono stati segnalati in Grecia dal Centro ellenico per il Controllo delle Malattie e la Prevenzione (KEELPNO). Due casi probabili provengono dalla prefettura recentemente colpita di Drama. Nove casi sono stati confermati in zone con casi dei precedenti report: Achaia (1), Chalkidiki (1), Kavala (3), Salonicco (1), Xanthi (3). Nuovi casi e le aree colpite in Grecia non sono inaspettati, dato che dal 2010 non vi è stata una progressiva espansione geografica della trasmissione del virus West Nile in tutto il paese, come indicato nella valutazione del rischio Ecdc recentemente pubblicato sulla situazione epidemiologica della febbre del Nilo occidentale in Grecia.
In Italia, sono stati segnalati 9 nuovi casi confermati (2 della provincia di Vicenza recentemente colpita e 7 da Venezia, una provincia con casi riportati precedente) mentre in Romania è stato confermato un nuovo caso (dal comune Bucuresti, Bucarest, una zona con precedente caso).
Dei paesi limitrofi, per la prima volta la Croazia quest'anno ha segnalato tre casi autoctoni, da due contee, Osjecko-baranjska (2) e Vukovarsko-srijemska (1). 43 nuovi casi sono stati segnalati in Russia e 15 nuovi casi in Serbia.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, la recrudescenza della trasmissione della febbre del Nilo occidentale quest'anno rimane inspiegata. Un'ipotesi è la grave siccità dei mesi precedenti, che avrebbe favorito la trasmissione dagli uccelli alle zanzare che sono il vettore della malattia per gli esseri umani.
In Europa, l’infezione WNV è riconosciuta come un problema di importante salute pubblica fin dalla prima diffusione in Romania nel 1996. Per rispondere a questa preoccupazione, l’ECDC pubblica dal 2011 sul suo sito Web aggiornamenti settimanali sulla distribuzione dei casi di febbre del Nilo occidentale nell'Unione europea e nei paesi vicini. I casi segnalati nell'UE includono casi confermati e probabili, con risultati di laboratorio positivi secondo la definizione di caso di EU e tutti segnalati casi di fuori dell'UE. A partire dal 30 agosto 2012, 115 casi umani di febbre del Nilo occidentale sono stati segnalati nell'UE (da Grecia, Italia e Romania) e 224 casi nei paesi limitrofi.

Alimentazione e salute: i ristoratori e le catene di fast food visualizzino il numero di calorie sui loro menu


L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che il 20% dei decessi a livello globale sono causati dalla cattiva alimentazione. È evidente, quindi, che politiche improntate a favorire una sana e corretta dieta possono ridurre i costi sociali determinati dagli effetti della cattiva alimentazione e soprattutto determinare il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini.
Per fare un esempio, tra le istituzioni virtuose che dimostrano quanto sia importante la salute dei propri concittadini vi è l’amministrazione cittadina di Ottawa in Canada che ha recentemente comunicato di voler avviare discussioni con i proprietari di catene di fast food e ristoranti per convincerli a visualizzare sul loro menu il numero di calorie dei pasti offerti ai loro clienti accanto al grafico dei prezzi.
La capitale canadese prende spunto da alcuni ristoratori della stessa nazione che hanno già da tempo visualizzato informazioni di tale tipo sia sulle loro tovagliette che sugli imballaggi mentre alcune organizzazioni come il “Center for Science in the Public Interest”, chiedono l’approvazione di regolamento in materia che obblighi l’introduzione di tali informazioni in tutte le catene di fast food.
È inutile rimarcare, che l’assunzione quotidiana di molte calorie crea eccesso di peso causa di gravi problemi di salute e che l'obesità ed il sovrappeso stiano costando al Welfare dei paesi europei miliardi di euro ogni anno.
Ben venga, quindi, per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, anche nel vecchio Continente con un apposito regolamento europeo, stante la rilevanza della materia, l’introduzione di disposizioni analoghe che obblighino ristoratori e catene di fast food ad indicare

domenica 16 settembre 2012

Bebè e valium: la sedazione dei bambini un problema molto diffuso


Bebè e valium: la sedazione dei bambini un problema molto diffuso.
Negli asili-nido, scuole materne, nei reparti pediatrici, nei brefotrofi, e anche nelle famiglie si diffonde l’uso di tranquillanti e sedativi somministrati a infanti e fanciulli.
Rivolgersi sempre prima al pediatra

Negli asili-nido, scuole materne, reparti pediatrici, brefotrofi, ma anche nelle famiglie, è sempre in voga una pratica che pare non abbia una fine, ma anche un inizio se, è noto a tutti, che risale all’alba della civiltà: l’uso di tranquillanti e sedativi somministrati a infanti e fanciulli per calmarli o addirittura farli addormentare. Un fatto che dovrebbe essere un’extrema ratio, ma che in alcuni di questi luoghi e tra non pochi nuclei familiari diventa prassi costante anche se i bimbi non hanno alcun bisogno di psicofarmaci ma solo di poter esprimere la loro natura.
Il problema costante di tanti genitori impazienti risulta quello di avere un figlio che si sveglia mediamente la notte ogni 30-60 minuti, non solo nei primissimi mesi di vita, ma anche intorno al primo anno d’età ed anche oltre. Sono tanti i papà e le mamme hanno riscontrano miglioramenti e sono tornati a dormire dopo aver somministrato farmaci a base di niaprazina ai piccoli 'insonni'.
Ci sono poi confezioni di latte per neonati che contengono un gruppo di farmaci classificati come antipsicotici, sedativi ed antidepressivi che fanno parte di medicinali utilizzati come broncodilatatori, vasodilatatori delle coronarie e, a livello sperimentale, anche per la terapia genica.
Dopo una poppata un neonato resta calmo e rilassato (artificialmente), rendendo felici i genitori, i quali, in questo modo, continuano a comprare quel latte che fa così bene al bambino e soprattutto lo rende docile e “portato” al sonno.
La sostanza comunemente più usata è lo ThioXantone che è un elemento presente nell’inchiostro della confezioni nonché catalizzatore della polimerizzazione del film plastico che compone l’involucro.
Gli studi sulla molecola hanno evidenziato, tra l’altro, rischi per morte cardiaca improvvisa, oltre che per ischemia cerebrale e cardiaca.
Proprio in questi giorni in Francia un infermiere è stato posto sotto inchiesta, sospettato di aver somministrato ad un bambino di sei mesi il Valium. Il bebè di circa sei mesi è stato ricoverato in gravi condizioni.
Sempre in un ospedale francese, un’altra infermiera è stata di recente sospettata di avere fornito sedativi ai bambini. Ma non si tratta di casi sporadici e che avvengono solo oltralpe. Per quanto è dato sapere, per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” è una pratica transazionale che dimostra come troppo spesso genitori, ma anche puericultori e persino medici adottino comportamenti al limite della leggerezza ma comunque tutti censurabili.
Al di là dell’ovvio consiglio di rivolgersi sempre prima al pediatria prima di somministrare qualsiasi tipo di farmaco, specie quelli di cui si tratta, il suggerimento per i genitori accorti è quello di verificare puntualmente cosa accade nelle strutture dove vengono temporaneamente lasciati i propri piccoli, soprattutto se gli stessi appaiono più appannati e meno svegli del solito, mentre agli enti deputati ai controlli di effettuare verifiche anche a campione in quei luoghi per accertarsi che non siano somministrati sedativi e tranquillanti contro la volontà dei genitori e senza alcuna prescrizione medica.