mercoledì 29 febbraio 2012

Legge anti-gay approvata in Russia


Legge anti-gay approvata in Russia: multe da 120 euro a 12.000 euro per coloro che apertamente manifestano la loro omosessualità e divieto di manifestazioni pubbliche a partire proprio dal Gay Pride

Il Parlamento nazionale russa (Duma) ha approvato in terza e definitiva lettura una legge che prevede multe per i gay, le lesbiche, i bisessuali o i transgender che professano apertamente il loro orientamento sessuale in presenza di minori, equiparando di fatto manifestazioni come i Gay-pride alla propaganda della pedofilia.
A favore 29 deputati, cinque i contrari, un astenuto, 15 non hanno partecipato al voto. Il provvedimento è stato aspramente criticato dagli attivisti gay, che lo hanno definito "medioevale", preannunciando ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo. La legge prevede multe di 5000 rubli ( 120 euro) per i singoli, di 50 mila rubli (1200 euro) per i dipendenti pubblici e sino a 500 mila rubli (12 mila euro) per le organizzazioni che promuovono pubblicamente tali attività.
Da anni gli attivisti gay tentano di organizzare gay pride a Mosca e a San Pietroburgo ma le loro richieste vengono puntualmente respinte, in un Paese fortemente omofobo. Pur essendo stata abolita nel 1993 come reato, l'omosessualità è rimasta in Russia sino al 1999 nella lista delle malattie mentali. L'ex sindaco di Mosca Iuri Luzhkov aveva definito "opera di Satana" le parate gay, regolarmente negate o represse a manganellate. Anche il dipartimento di Stato degli Usa ha espresso forte preoccupazione per questa mossa che riduce la libertà di espressione e di manifestazione e ha chiesto ufficialmente alle autorità russe di “proteggere queste libertà e incoraggiare il rispetto dei diritti di tutti i cittadini”. Anche in Europa la preoccupazione è molto forte.
Per Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" le nuove leggi russe, dall’impianto discriminatorio, hanno poco a che fare con la giustizia, la medicina o la psicologia ma hanno radici politiche. I politici nel tentativo di distrarre l’attenzione dalla proteste di questi ultimi giorni contro Vladimir Putin e il Cremlino hanno offerto gli omosessuali come vittime sacrificali ai russi scontenti.

domenica 26 febbraio 2012

Farmaci: l’Italia tra i debitori miliardari della UE delle case farmaceutiche tra cui Roche e Novartis.


Lo Sportello dei Diritti lancia l’allarme, a rischio le forniture agli enti morosi
Ancora notizie allarmanti circa gli effetti della crisi conseguenti alla situazione del debito pubblico dei soliti noti Paesi europei più esposti tra cui, purtroppo il Nostro. Gli effetti dei rigorosi programmi di tagli alla spesa, di Spagna, Italia, Grecia e Portogallo si riflettono prepotentemente nella sanità ed i ritardi nei pagamenti di medicinali per gli ospedali pubblici arriverebbero fino a tre anni, secondo alcune ben informate fonti. Tant’è che due colossi farmaceutici quali la Roche e la Novartis avrebbero vagliato la possibilità di tagliare le forniture agli enti morosi.
Secondo la Federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche (EFPIA), infatti, i paesi europei devono dai 12 ai 15 miliardi di euro (dai 14,5 ai 18,1 miliardi di franchi) alle società farmaceutiche, tra cui le svizzere Roche e Novartis.
Basti pensare che al 31 dicembre 2011, secondo la portavoce della Roche, Claudia Schmitt, i conti di riscossione riguardanti clienti del settore pubblico dell'Europa meridionale, che comprende i mercati di Spagna, Italia, Grecia e Portogallo, ammontavano a 2,1 miliardi di franchi.
Sempre secondo la Roche, le fatture che non sarebbero state pagate da Spagna, Portogallo e Italia sarebbero aumentate l'anno scorso, mentre quelle greche si sarebbero ridotte a seguito delle "obbligazioni senza cedole" (zero coupon bond) emesse dal governo di Atene (vedi riquadro a fianco), mentre la Novartis non ha fornito cifre precise in merito.
Alla luce di tali dati e dei perduranti ritardi nei pagamenti la Roche, sempre secondo la sua portavoce, starebbe valutando un cambiamento nella politica commerciale che applicherebbe agli ospedali che pagano meno. Questo potrebbe significare fissare un limite di credito per ospedale. I medicamenti potrebbero essere consegnati soltanto se non si supera tale limite.
Sulla stessa falsariga anche la Novartis sta esaminando modifiche nelle metodologie delle forniture. A sostenerlo è Isabel Guerra portavoce di Novartis secondo la quale la casa farmaceutica concentra la sua attività sempre più sugli incassi in contanti. A tal fine, sta sviluppando piani alternativi e utilizzando sempre più formule di gestione e di assicurazione per facilitare l'incasso dei crediti.
I cosiddetti paesi PIIGS – Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna, come è noto, da tempo hanno attuato programmi a dir poco rigorosi di riduzione del debito pubblico che stanno causando effetti devastanti per la tenuta sociale all’interno di questi stati. Gli accordi con Bruxelles, come sta accadendo nel Nostro Paese, hanno riguardato in particolare tagli lineari alla spesa pubblica con l’eliminazione di tutte le spese ritenute non indispensabili, tra cui, alla luce di questi dati allarmanti, anche il ricorso al ritardo nei pagamenti relativi ai farmaci.
Per Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" tale politica di tagli lineari è divenuta insostenibile ed il solo rischio di veder bloccate le forniture di farmaci a regioni, Asl ed ospedali, dovrebbe mettere in allarme il governo centrale troppo impegnato a far quadrare i conti per dare soddisfazione ai mercati finanziari, ma poco attento ai problemi reali del Paese, quale quello, per rimanere nell’argomento, della Salute che non può essere trattato come un normale “spreco” dello Stato. Prima che si verifichi un blocco o un rallentamento delle forniture, si pensi prima a tagliare le vere spese inutili quali gli inutili costi della politica, quelle militari, quelle delle finte missioni di pace internazionali, ecc., ecc., perché con la salute dei cittadini non si scherza!

NO TAP. Troppi rischi connessi alla realizzazione del gasdotto


Perché lo Sportello dei Diritti continua a dire “No TAP”. Nella pubblica assemblea del 16 febbraio gli emissari della TAP non ci hanno parlato dei rischi e pericoli del gasdotto. Perché?
L’associazione “Sportello dei Diritti” che è stata fra i promotori del comitato “No Tap” che com’è noto raccoglie associazioni, organizzazioni, partiti politici e semplici cittadini che si stanno opponendo alla realizzazione del megagasdotto che passerà sotto l’Adriatico in una zona d’inestimabile valore paesaggistico, è ancora più determinata a continuare la campagna nazionale contro l’opera, dopo la pubblica assemblea del 16 febbraio scorso, nella quale gli emissari della società, la TAP per l’appunto, non hanno fatto il benché minimo accenno alla questione dei rischi connessi alla realizzazione ed alla presenza di un gasdotto nella porzione di territorio individuata, ma solo di presunti benefici e ricadute sul territorio che siamo convinti di non riuscire a scorgere.
L’aver evitato di parlare dei problemi che potrebbero derivare ci spinge ad approfondire tutti gli aspetti relativi alla costruzione ed utilizzazione di un gasdotto di tale portata.
La principale causa di perdita di contenimento di una linea di trasmissione è il danno esterno, generalmente dovuto a lavori nei pressi dell'opera. Più della metà delle fughe di gas e quasi tutti i danni più gravi (per esempio l'incidente di Ghislenghien in Belgio il 30 luglio 2004 o quello più recente della Lunigiana) sono conseguenze di questa causa. Altre cause sono dovute sia a fattori esterni o dalla corrosione interna, difetti materiali della saldatura, perdite su articolazioni o flange, reazioni chimiche, ecc.
Le stazioni di compressione sono costituite da migliaia di flange, valvole e connessioni che comportano un alto rischio di perdite. Un gasdotto si può comporre di diversi condotti paralleli con valvole (chiamate snodo di valvole) posizionate ogni 30 km. Le perdite possono avvenire in questi snodi e nei punti corrosi delle tubature. In quest'ultimo caso il gas che fuoriesce si autoinfiamma. Inoltre ci sono emissioni tecnologiche e pianificate. Ulteriori emissioni vengono prodotte da compressori e/o da centrali elettriche. Alcune sono dovute a valvole pneumatiche che rilasciano CH4 durante il funzionamento. Infine, per mantenere e riparare le unità di installazione è necessario scaricare il gas (dall'intero compressore) in atmosfera. Tutti questi processi rilasciano gas serra (CO2 e metano). La valutazione dell'entità di queste emissioni è importante per stabilire l'acquisto di quote energetiche nell'ambito del protocollo di Kyoto
Sono solo alcuni dei problemi connessi alla presenza del gasdotto, tiene a precisare, Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", che segnano ulteriori punti a sfavore nei confronti degli addetti ai lavori, anche perché è bene ribadire che la scelta dell’approdo in un’area di così alta rilevanza turistica e ambientale, rappresenterebbe una sconfitta per un’economia quale quella salentina che fonda la sua ragion d’essere nello sviluppo ecosostenibile, ritenendo ancora una volta che vi siano aree ad alta industrializzazione a nord della zona interessata ben più adatte ad accogliere la condotta trans adriatica.

sabato 25 febbraio 2012

Droga: arriva il vaccino per l’eroina. Cancella il "piacere" del buco


In questi giorni è stato brevettato negli Stati Uniti un vaccino per sconfiggere la dipendenza da eroina. Testato in Messico sui topi elimina la sensazione di piacere provocata dalla droga, così da azzerare il desiderio di assumerla. Secondo i ricercatori del National Institute of Psychiatry messicano, che l’hanno ideato, il ‘vaccino per l’eroina’ potrebbe cancellare la dipendenza anche nell’uomo dando dei risultati davvero soddisfacenti.
Presto potrebbero cominciare i primi esperimenti su alcuni pazienti visto che la cosiddetta fase pre-clinica durata 15 anni sta per concludersi.
Il vaccino, riporta Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", agisce inibendo la molecola dello stupefacente e impedendole di sorpassare la barriera encefalica.
L’eroina è una droga pesante, derivata dalla morfina, che appena iniettata provoca un caratteristico flash euforico della durata di circa 30-60 secondi,seguito da uno stato di confusione generale e depressione. Entro un’ora dalla somministrazione, però, si deprime il centro respiratorio nel sistema nervoso centrale e compare una potentissima sensazione di euforia ed eccitazione, in cui tutti i problemi vengono dimenticati e che è – probabilmente – l’emozione che viene ricercata quando si comincia ad assumere la droga.
La molecola presente nel vaccino funziona proprio rendendo l’organismo resistente a quest’ultimo effetto dell’eroina, cosicché chi la usa non prova più la sensazione di piacere diffuso che invade il corpo quando la droga viene iniettata o fumata. In poche parole, il farmaco provoca una risposta immunitaria che impedisce all’eroina di entrare nel sistema nervoso e attaccare i recettori oppioidi del cervello, bloccando dunque la sensazione simile ad un’improvvisa scarica di endorfine. In questo modo si blocca l’effetto di piacere che la droga produce. Chiaramente è un vaccino rivolto a chi ha un grave problema di dipendenza, che ha tentato senza successo altre vie per disintossicarsi e che vuole fare un ultimo tentativo.
Il progetto finanziato anche con fondi che provengono dal governo statunitense potrebbe in futuro estendersi ad altri tipi di droga che creano dipendenza come la cocaina e il cui traffico costituisce la principale fonte di guadagno per i narcos e la criminalità organizzata.

Tempi duri per hacker e pedofili online. Entrano in vigore a partire dal 9 marzo le nuove norme contro la criminalità informatica


Previsto un inasprimento della normativa contro truffe e pedofilia in rete, tra cui l'utilizzabilità già dopo il sequestro degli strumenti informatici che potranno essere utilizzati dalle forze di polizia per colmare il gap tecnologico

Tempi duri per hacker e pedofili on line con le nuove norme che inaspriscono le misure relative ai reati informatici e telematici. Tra le misure introdotte che entreranno in vigore a partire dal 9 marzo prossimo quelle sulla destinazione degli strumenti sequestrati e confiscati a questi moderni criminali che potranno essere utilizzate già subito dopo il sequestro dalle forze di polizia, troppo spesso in ritardo nella lotta contro queste nuove forme di criminalità che sembrano sempre più di un passo in avanti rispetto all'autorità inquirente.
La legge 12/2012 contro la criminalità informatica, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 45/2012, che ha modificato l’
articolo 240 del codice penale ha, infatti, tra i suoi obiettivi dichiarati quello di fornire strumenti più adeguati per la lotta alle truffe on line e alla pedopornografia in rete.
E' purtroppo tristemente
noto alle nostre cronache che molte inchieste giudiziarie in materia abbiano rivelato l'esistenza di un vero e proprio gap tecnologico fra i dispositivi ed i software utilizzati da questi criminali e quelli in dotazione alle forze dell’ordine.
La vera novità, per Giovanni D’
Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", sta nel fatto che anche i beni oggetti di sequestro in conseguenza di tali tipi di reati potranno essere utilizzati, dalle forze di polizia - salvo alcune limitazioni - anche prima della confisca, così evitandosi che nella lunga attesa che i procedimenti a carico degli indagati giungano a definizione, tali strumenti non diventino obsoleti tenuto conto dei rapidissimi e costanti progressi della tecnologia nel settore dell'informatica.

venerdì 24 febbraio 2012

Alt a sexy lolite su tv, riviste e pubblicità. Una carta contro l''ipersessualizzazione dei bambini nei media


Si fa un gran parlare sulla stampa ed in televisione dei diritti dei minori, e principalmente del loro diritto alla riservatezza, del loro diritto di non farsi sfruttare per scopi commerciali e comunque per finalità alle quali i minori stessi sono estranei. Si sprecano fiumi di parole e di inchiostro per stigmatizzare chi si rende responsabile di violenze sui bambini, però, quotidianamente, assistiamo ad una bieca strumentalizzazione delle figure dei bambini, usati in pubblicità, senza alcuna tutela per la loro riservatezza, per propagandare ogni tipo di prodotto, zanzariere, piscine, alimentari, automobili, e chi più ne ha più ne metta con troppe lolite vestite e truccate come donne su tv, riviste e pubblicità.
L’effetto persuasivo che ha una bella faccetta di un bimbo è noto, lo subiamo tutti noi, e francamente vedere come queste facce sono usate strumentalmente deve far venire rabbia, invece che voglia di comprare.
Non solo, ma al tempo stesso la pubblicità strumentalizza i bambini anche come potenziali consumatori, rivolgendo loro messaggi violenti, che li inducono a sentire come reali bisogni assolutamente inesistenti per beni superflui.
In Italia, il fenomeno è meno grave che in altri Paesi come gli Stati Uniti. Tuttavia alcune scuole materne e elementari di fronte all'aumento delle bimbe che arrivavano in classe vestite come donne, tra tacchi e rossetto, hanno deciso di imporre delle norme nel loro regolamento interno.
Per questo motivo Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", lancia una campagna di tutela dei diritti dei minori proponendo da subito una carta contro l''ipersessualizzazione dei bambini nei media dove i firmatari del testo dovranno impegnarsi a "non diffondere, nemmeno negli spazi pubblicitari, immagini 'ipersessualizzate' di bambini, sia femmine che maschi, in pose erotiche o mentre indossano abiti, accessori o make-up con una forte connotazione erotica".
Inoltre invita le Autorità a sorvegliare realmente sull’uso delle figure dei minori che viene fatto in pubblicità, invitando giornali e reti televisive a rifiutare pubblicità che utilizzino strumentalmente figure di minori, ed invitando i consumatori ad uno SCIOPERO DEL CONSUMO che penalizzi le imprese che ricorrono a forme scorrette di pubblicità, basate sull’uso di minori o dirette a minori con il dichiarato scopo di provocare bisogni indotti.
Lo "Sportello dei Diritti" si impegna a sorvegliare su tutto questo e si propone di raccogliere tutte le segnalazioni di situazioni che rientrano tra quelle qui denunciate, al fine di moralizzare la pubblicità ed eliminare questa forma assurda di sfruttamento.

giovedì 23 febbraio 2012

Lavoro: il datore di lavoro può controllare l’e mail se il dipendente è infedele


Sino a ieri il datore di lavoro non poteva accedere alle e mail aziendali in quanto vietato dall'articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori. Mentre da oggi se esistono i presupposti per avviare un'indagine su illecito lavorativo del dipendente, allora il datore di lavoro potrà accedere all'e mail del dipendente. Lo ha sancito la Cassazione nel convalidare un licenziamento per giusta causa irrogato nei confronti di un dirigente bancario del gruppo Unicredit accusato di aver divulgato tramite messaggi di posta elettronica diretti ad estranei notizie riservate relative ad un cliente della banca e di avere posto in essere, grazie alle notizie in questione, operazioni finanziarie da cui aveva tratto vantaggio personale. Il licenziamento nei confronti di Alfredo B. era scattato il 15 marzo del 2004 in seguito ai controlli che l’istituto di credito aveva effettuato sulle mail del dirigente.
La sentenza 2722/2012 della Corte di Cassazione che Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" riporta, stabilisce dunque quanto appena descritto: il caso è stato abbastanza discusso quanto semplice nella sua dinamica.
Immediato il ricorso del dipendente licenziato: la sezione lavoro ha respinto la tesi difensiva del lavoratore sottolineando che nel caso in questione “il datore di lavoro ha posto in essere una attività di controllo sulle strutture informatiche aziendali che prescindeva dalla pura e semplice sorveglianza sull’esecuzione della prestazione lavorativa degli addetti, ed era, invece, diretta ad accertare la perpetrazione di eventuali comportamenti illeciti poi effettivamente riscontrati”. Gli ermellini hanno precisato nella sentenza che il controllo delle mail aziendali era di natura difensiva, dunque “non riguardava l’esatto adempimento delle obbligazioni discendenti dal rapporto di lavoro ma era destinato ad accertare un comportamento che poneva in pericolo l’immagine dell’istituto bancario”. la Cassazione però a stabilito che l'attività del datore di lavoro non era atta a controllare l'attività lavorativa del dipendente bensì all'accertamento di comportamenti illeciti da parte dello stesso.

Farmaci: attenzione al Nimesulide. Un uso a lungo termine aumenterebbe il rischio di danno epatico


L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibili on line nuove ed importanti informazioni sui medicinali per uso sistemico contenenti nimesulide.
Nel gennaio 2010, a causa di problematiche sulla sicurezza gastrointestinale ed epatica, la Commissione europea aveva richiesto al Comitato per i prodotti medicinali per uso umano dell’Agenzia europea dei medicinali (EMA), una valutazione completa dei benefici e dei rischi dei medicinali per uso sistemico contenenti nimesulide.
Il Comitato ha, quindi, riesaminato tutti i dati disponibili e ha concluso che il profilo beneficio/rischio di nimesulide non è più favorevole nell’uso cronico del “trattamento sintomatico dell’osteoartrite dolorosa” e che pertanto l’uso deve essere limitato esclusivamente alle condizioni acute: trattamento del dolore acuto e della dismenorrea primaria.
Il Comitato ha ritenuto che l’uso sistemico di nimesulide per il trattamento dell’osteoartrite dolorosa, che è una condizione cronica, comporterebbe un uso a lungo termine con un conseguente aumento del rischio di danno epatico.
Al fine di garantire un trattamento di breve durata, il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) dei medicinali per uso sistemico contenenti nimesulide è così modificato:
“Indicazioni terapeutiche”:
•Trattamento del dolore acuto
•Trattamento sintomatico dell’osteoartrite dolorosa
•Dismenorrea primaria
Il foglio illustrativo viene aggiornato di conseguenza. A breve tali modifiche saranno inserite negli stampati del prodotto.
I medici, nel prescrivere nimesulide devono attenersi scrupolosamente alle indicazioni terapeutiche riportate nell’RCP e prestare attenzione all’eventualità di danno epatico.
Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" , rilancia le raccomandazioni dell’AIFA che ricorda a tutti i medici e ai farmacisti l’importanza della segnalazione delle sospette reazioni avverse da farmaci, quale strumento indispensabile per confermare un rapporto beneficio rischio favorevole nelle reali condizioni di impiego.
Lo "Sportello dei Diritti" di seguito elenca di tutti i medicinali contenenti nimesulide commercializzati in Italia:
Algimesil, Algolider, Areuma, Aulin, Domes, Efridol, Fansulide, Flolid, Isodol, Ledoren, Mesulid, Nerelid, Nimedex, Nimesulene, Nimesulide Actavis, Nimesulide Almus, Nimesulide Alter, Nimesulide Angenerico, Nimesulide Benedetti & CO, Nimesulide Doc Generici, Nimesulide Dorom, Nimesulide Dr Reddy’s, Nimesulide EG, Nimesulide Germed, Nimesulide Hexal, Nimesulide Hexal AG, Nimesulide Mylan Generics, Nimesulide Pensa, Nimesulide Ranbaxy, Nimesulide Ratiopharm, Nimesulide Sandoz, Nimesulide Teva, Nimesulide Union Health, Pantames, Remov, Solving, Sulidamor.

Crisi: uno sportello per neonati abbandonati


L’ultimo caso noto è avvenuto in provincia di Cremona quando è stata segnalata la notizia di una coppia di ivoriani che ha abbandonato la propria figlia appena nata in un cassonetto dei rifiuti.
I medici, non avevano creduto alle affermazioni della donna che aveva dichiarato di aver subito un aborto spontaneo ma che a seguito degli esami clinici effettuati presso l’ospedale cui si era recata in compagnia del marito aveva confessato il grave atto. Anche questa è una dura e triste conseguenza della crisi che Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" continua a denunciare anche per trovare soluzioni a vicende così drammatiche che riguardano migliaia di residenti sul Territorio nazionale.
E per escogitare delle soluzioni spesso basta guardare negli altri Paesi dell’UE o comunque a quelli a Noi vicini anche geograficamente per trarre esempi positivi e prassi virtuose che possano contribuire a lenire gli effetti della perdurante crisi economica.
E così è sufficiente andare al di là delle Alpi ed in particolare nella confinante Svizzera che l'ospedale di Davos già si è attrezzato per ospitare uno "sportello" dove genitori in gravi difficoltà possono lasciare anonimamente il loro neonato, che segue quello già esistente a Einsiedeln (SZ), dove è da registrarsi, lunedì scorso, il settimo abbandono di un bebè negli ultimi dieci anni.
L’obiettivo dichiarato da parte dell’ospedale è quello di evitare simili destini, infanticidi e abbandoni. Essi rappresentano, inoltre, un'alternativa all'aborto.
Per Giovanni D’Agata la lodevole iniziativa dovrebbe essere attivata in Italia con una legislazione ad hoc dove gli effetti della crisi quali l’aumento degli abbandoni di minori e gli infanticidi sono ormai all’ordine del giorno.

mercoledì 22 febbraio 2012

Lavoro: concorso per titoli ed esami per 400 diplomati alla Guardia di Finanza. Scadenza domanda il 12 marzo


La Guardia di Finanza ha emesso un bando di concorso per selezionare 400 giovani diplomati dai 18 ai 26 anni interessati ad una carriera in divisa grigioverde: i selezionati saranno inscritti all’84° corso presso la Scuola ispettori e Sovrintendenti che verrà attivato nell’anno accademico 2012 – 2013. La selezione verrà effettuata con un concorso per titoli ed esami. C’è tempo fino al prossimo 12 marzo per inviare la domanda di partecipazione.
Possono partecipare al concorso
I cittadini italiani tra i 18 e i 26 anni (compiuti) diplomati, che godono dei diritti civili e politici e in possesso delle qualità morali e di condotta stabilite per l’ammissione ai concorsi della magistratura ordinaria. I candidati non devono essere stati ammessi a prestare il servizio civile nazionale quali obiettori di coscienza, oppure devono avere rinunciato a tale status.
Gli appartenenti al ruolo sovrintendenti ed al ruolo appuntati e finanzieri, gli allievi finanzieri nonché gli ufficiali di complemento del Corpo della Guardia di finanza diplomati che non abbiano superato il 35° anno di età.
Lo svolgimento del concorso comprende:
una prova preliminare (quiz a risposta multipla)
una prova scritta di composizione italiana
una prova orale di cultura generale
un esame facoltativo in una o più lingue estere (prova scritta e orale per ciascuna lingua)
una prova facoltativa di informatica
PROVA PRELIMINARE
La prova preliminare consiste in domande dirette ad accertare le abilità linguistiche, ortogrammaticali e sintattiche della lingua italiana. Si svolge a Bari (Palese), presso la Legione Allievi della Guardia di finanza, viale Europa, n. 97 nel periodo tra il 12 aprile e l’11 maggio 2012. Il calendario e le modalità di svolgimento della prova saranno resi noti, a partire dal 26 marzo 2012, mediante avviso pubblicato sul sito internet gdf.gov.it e presso l’Ufficio Centrale Relazioni con il Pubblico della Guardia di Finanza di Roma (numero verde: 800.669666).
BANDO
Il bando e la modulistica allegata si possono scaricare sul sito gdf.it.
A segnalarlo è Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti".

RC auto: stop ai risarcimenti per il colpo di frusta. Banca dati per testimoni e danneggiati



La novità più rilevante sul fronte assicurazioni arriva dal decreto liberalizzazioni e riguarda le lesioni di lieve entità, come quelli conseguenti al colpo di frusta che punta ad imporre al una serie di oneri per limitare le truffe e abbassare le tariffe. L'emendamento stabilisce che in caso di incidente stradale “le lesioni di lieve entità, che non siano suscettibili di accertamento clinico strumentale obiettivo, non potranno dar luogo a risarcimento per danno biologico permanente”.
Altra novità riguarda invece la cancellazione da parte della commissione di un comma che stabiliva che le compagnie rimborsassero ai proprietari delle auto danneggiate il 30% in meno, se non si recavano da un carrozziere convenzionato con l'assicurazione. Si potrà quindi continuare ad andare dall'artigiano di fiducia.
È stata inoltre istituita una banca dati dei testimoni e dei danneggiati. Sono state elevate le pene contro chi froda le assicurazioni (da uno a cinque anni di carcere; prima era da sei mesi a quattro anni).
Sono state introdotte misure contro la contraffazione dei contrassegni (si andrà progressivamente verso 'tagliandi elettronicì). Infine è stato stabilito che chi monta la “scatola nera” in auto avrà uno sconto sulla polizza.
Inoltre nella bozza, è contenuta una norma secondo cui chi viaggia senza assicurazione auto dovra' fare i conti con le forze dell'ordine. Un emendamento al dl liberalizzazioni (approvato) prevede che nel caso si venga iscritti nell'apposito registro dei veicoli che non risultano coperti dall'assicurazione per la responsabilita' civile, ci siano 15 giorni di tempo per regolarizzare la propria posizione. Trascorso il termine ''l'elenco di coloro che non hanno regolarizzato la propria posizione viene messo a disposizione delle forze di polizia e delle prefetture''.
Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" si augura che a tali norme faccia seguito l’immediata riduzione delle tariffe rc auto, per concedere un po’ di sollievo alle famiglie già alle prese con i problemi quotidiani aggravati dalla perdurante crisi economica.

martedì 21 febbraio 2012

Equitalia: sarà possibile rateizzare i propri debiti in maniera flessibile.


Un primo timido segnale di avvicinamento alle esigenze dei cittadini ed imprese nel campo del pagamento di sanzioni e tributi potrebbe giungere dalla bozza del decreto legge sulle “semplificazioni” ora all'esame del Governo. A sostenerlo è Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" che si augura che tale norma diventi effettiva per concedere un po’ di sollievo alle famiglie ed aziende italiane già alle prese con i problemi quotidiani aggravati dalla perdurante crisi economica.
Secondo quanto è dato apprendere, i titolari di debiti tributari avranno la possibilità di rateizzare i propri debiti in maniera flessibile, oltre a chiedere la dilazione dei pagamenti in caso di decadenza dalla rateazione.
Nella bozza è, infatti, contenuta una norma secondo cui “Il debitore può chiedere che il piano di rateazione preveda, in luogo di rate costanti, rate variabili di importo crescente per ciascun anno”. Una volta ricevuta l’istanza di rateazione, l'agente della riscossione può iscrivere l'ipoteca “solo nel caso di mancato accoglimento dell'istanza, ovvero di decadenza”.
I piani di rateazione a rata costante, già emessi alla data di entrata in vigore del presente decreto, "non sono soggetti a modificazioni, salvo il caso di proroga" ai sensi dell'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica 602 del 1973.

lunedì 20 febbraio 2012

Ennesimo suicidio in cella. Ma arriva la Cassazione con una sentenza in data odierna


La guardia carceraria risponde di omicidio colposo in caso di suicidio del detenuto.
Proprio oggi le cronache italiane riportano la notizia del decimo detenuto suicidatosi in cella. Un ventunenne a San Vittore, la cui morte si va a sommare alle ventiquattro complessive dall’inizio di gennaio nelle carceri italiani. Un vero e proprio bollettino di guerra che riguarda un fenomeno cui sembra non si riesca a trovare rimedio.
E proprio nella giornata di oggi arriva una sentenza della Cassazione penale importantissima che per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” appare come un vero e proprio monito nei confronti dell’amministrazione carceraria. Secondo il principio espresso dai supremi giudici, risponde di omicidio colposo la guardia carceraria nel caso di suicidio del detenuto in cella. La decisione, la numero 6744 emessa dalla quarta sezione penale della Suprema Corte proprio nella giornata odierna, ha ritenuto infondato e rigettato il ricorso di un’agente di polizia penitenziaria che, durante il suo turno di sorveglianza a vista nei riguardi di una detenuta, non si era accorta del suicidio della donna.
Nel caso di specie, la prima addetta alla sorveglianza era stata rinviata a giudizio dinanzi al tribunale monocratico di Roma per i reati stabiliti agli articoli 41 e 589 C.p per rispondere della morte di una detenuta, che era accaduta nel carcere romano di Rebibbia, in conseguenza di asfissia meccanica da impiccamento. La custode era stata incaricata alla sorveglianza a vista della donna ma in realtà non ha effettuato il servizio affidatole.
I giudici di piazza Cavour hanno appurato nella condotta della guardia un'omissione di diligenza ed hanno ritenuto irrilevante la contestazione dell’imputata che ha richiamato il principio di casualità del reato omissivo, tenendo conto delle modalità di esecuzione del suicidio, ossia su una sponda del letto non visibile dallo spioncino. Inoltre, va precisato che nel caso in questione la disposizione della sorveglianza a vista era stata impartita proprio in previsione di iniziative estemporanee e pericolose della detenuta e per evitare comportamenti autolesionistici: pertanto è stata esclusa l’imprevedibilità del gesto.
Secondo Giovanni D’Agata, la sentenza in questione oltreché a costituire un importante precedente rappresenta un ulteriore invito al Ministero di Giustizia ad attivare tutte le misure possibili a tutela della dignità dei detenuti.

domenica 19 febbraio 2012

Demenza senile: fenomeno di massa? Nascono i primi villaggi nel mondo a tutela degli ammalati


Più cresce la durata media della vita nel nostro Paese e proporzionalmente aumenta il numero delle persone colpite da quella che viene comunemente chiamata come “demenza senile”. Tale fenomeno comporta già ora costi sociali elevatissimi, ma con i tassi d’incremento futuri si prospetta una sfida per il welfare epocale che dovrebbe indurre gli attuali governanti a “programmare” tempestivamente l’inesorabile invecchiamento della popolazione. A sostenerlo è Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti".
Il Demographic Pulse della compagnia assicurativa Allianz Suisse ritiene che nel 2050 saranno oltre 115 i milioni di ammalati di demenza, ossia il triplo di quelli attuali, e l’incidenza si avrà nei paesi con la più alta aspettativa di vita al mondo e tra questi non solo la Svizzera e il Giappone, che ne detengono il primato, ma anche il Belpaese i cui tassi di invecchiamento della popolazione viaggiano a ritmi elevatissimi.
Ma se nello stato dell’estremo oriente e nel paese d’oltralpe si stanno già adottando politiche sempre più incentrate al sostegno degli anziani che sono visti come una risorsa per il futuro dell’economia, in Italia non è ancora così.
Lo stesso concetto d’indipendenza di un ammalato di demenza senile sembra qualcosa di utopistico e irrealizzabile, quando in realtà, non distanti da noi sono stati sviluppati ed utilizzati già da tempo e nella generalità dei casi diversi prodotti volti a preservare l'autonomia e la qualità di vita delle persone affette. Tra questi vale la pena segnalare un piccolo apparecchio con GPS integrato. Il dispositivo consente all'ammalato di muoversi liberamente entro un determinato raggio. Quando il paziente si allontana dalla zona di sicurezza, immediatamente un SMS segnala a parenti o interessati tale spostamento e grazie alla tecnologia satellitare chi riceve l'allarme può localizzare in tempo reale la persona in questione e sapere a che velocità si sta muovendo.
Per mezzo di questi strumenti, i malati possono conservare più a lungo le loro abitudini e soddisfare le esigenze di movimento. Nel contempo possono prendere parte attivamente alla vita sociale, fatto questo che potrebbe rallentare il processo di degenerazione.
Di grande aiuto si rivelano anche i sensori che possono essere fissati alle porte o ai bordi del letto. Non appena il malato apre la porta o lascia il letto, scatta l'allarme. Questo accorgimento permette a chi si prende cura del malato di abbassare il livello di guardia, in particolare di notte, e forse di dormire tranquillamente per qualche ora.
Ma una vera e propria rivoluzione in tal senso è stata realizzata a Hogewey nei Paesi Bassi dove è stato già realizzato il primo villaggio europeo per i malati di demenza che è stato già “copiato” a Wiedlisbach, nel cantone di Berna, dove si sta realizzando anche la prima cittadella svizzera sulla stessa falsariga. Il villaggio, con tanto di studio medico, caffè, negozio e cinema, dovrebbe essere pronto fra cinque o sei anni e dare ai suoi abitanti la possibilità di muoversi in un ambiente protetto, favorendo così la loro sensazione d'indipendenza. L’utopia è già realtà.

sabato 18 febbraio 2012

Crisi: aumentano i furti della spesa. Ignari cittadini pedinati dopo essere stati nei market si ritrovano a mani nude quando rientrano a casa


Ignari cittadini pedinati dopo essere stati nei market si ritrovano a mani nude quando rientrano a casa.
Non serviva l’ennesimo autorevole annuncio, questa volta del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, per stabilire che l’Italia fosse già in una durissima e difficile recessione.
Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" da mesi ha proceduto a segnalare la gravità della crisi e a denunciarne gli effetti che si manifestano attraverso atti quotidiani che la gran parte dei cittadini vive sulla propria pelle.
Molti fatti, continuano ad essere segnalati allo "Sportello dei Diritti" attraverso denunce che ci giungono da ogni dove del Belpaese. Questa volta, ci viene comunicata una nuova prassi che è una conseguenza implacabile della crisi per chi vive tra gli stenti. Non più solo i classici furti dagli scaffali dei supermercati, troppo controllati perchè sottoposti agli attenti occhi della videosorveglianza e degli agenti antitaccheggio, ma pare che si stia diffondendo un fenomeno che potremmo definire più comodo: il furto dai carrelli o dal bagagliaio dell’auto dopo che si è usciti dal negozio o dal supermarket ad ignari cittadini che hanno già effettuato la spesa approfittando del primo momento di distrazione di quest’ultimi. Dopo aver fatto la spesa, la “vittima” apre la vettura e inizia a scaricare nel baule gli acquisti. Poi si allontana quei pochi metri per depositare il carrello. È in questo frangente che il ladro, sicuramente appostato, entra in azione: all’interno della vettura quasi sempre è stata lasciata la borsa della spesa, per abitudine o perché ritenuta ingombrante per le operazioni scarico.
E per quello che è dato da sapere, i casi non sarebbero isolati, anche perché cifre ufficiali sono impossibili da conoscere in quanto i malcapitati che arrivano a casa e non si trovano la spesa nel bagagliaio, nella stragrande maggioranza dei casi non sporgono denuncia.
Quale rimedio per i consumatori, allora?
Un innalzamento del livello di attenzione e di guardia di chi va a fare la spesa è l’unica via d’uscita in maniera pratica.

venerdì 17 febbraio 2012

Nicotina e doping: uso diffuso del tabacco da masticare fra gli sportivi


Un quarto dei test risulta positivo. Al momento la nicotina non figura fra le sostanze dopanti vietate dall'Agenzia mondiale antidoping. Ed in Italia?
E’ confermato l'utilizzo di tabacco non fumato da masticare a fini dopanti. La nicotina produce un effetto stimolante, aumentando le pulsazioni e la pressione sanguigna, ma libera anche gli zuccheri nel sangue e l'adrenalina. Ha inoltre un effetto rilassante e riduce lo stress, migliorando allo stesso tempo l'attenzione e le funzioni cognitive. Ha in pratica un "effetto paradossale" che sveglia, concentra e rilassa. Lo rileva un nuovo studio del Laboratorio svizzero di analisi sul doping (LAD) condotto su 2'185 campioni di urina di atleti di 43 discipline diverse. Un quarto dei test risulta positivo.
Già nel 2009, durante i mondiali di hockey su ghiaccio in Svizzera, il team di François Marclay aveva mostrato che oltre metà dei giocatori (53%) faceva uso di tabacco. Il prodotto maggiormente utilizzato era il cosiddetto "snus", di origine svedese e venduto sotto forma si sacchetti da piazzare fra gengiva e labbro superiore.
I giocatori di hockey non sono però gli unici consumatori. Secondo il nuovo studio, condotto fra il 2010 e il 2011 e pubblicato sulla rivista "Forensic Science International", il 23% dei campioni analizzati in varie discipline sportive è risultato positivo. Lo sport più colpito è il football americano con il 55%. Seguono l'hockey su ghiaccio e la lotta (32%), il bob (30%), la ginnastica (29%), il rugby (28%), lo sci (26%) e il basket (25%). I campioni riguardavano sportivi svizzeri impegnati in competizioni su suolo elvetico.
La sostanza comporta gravi rischi per la salute: crea dipendenza e può portare ad un consumo anche nella vita privata, ad esempio sotto forma di sigarette. Inoltre, "lo snus aumenta fortemente il rischio di cancro alla cavità orale, oltre che di paradontite", un'infezione delle gengive, sottolinea Marclay. Le 28 sostanze cancerogene presenti, potrebbero anche favorire cancro all'esofago o al pancreas, senza calcolare i problemi cardiaci.
Al momento la nicotina non figura fra le sostanze dopanti vietate dall'Agenzia mondiale antidoping, ma in seguito allo studio è stata inserita nel programma di sorveglianza 2012.
Alla luce di questi dati Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", si augura che le federazioni sportive italiane ed il CONI si facciano promotori di una campagna che sconsigli l’utilizzo della sostanza a tutti i livelli dello sport.

Giustizia, è legge il mini-decreto Giustizia civile.


Le cause dinanzi al GdP fino a 1.100 euro senza avvocato. Spese e compensi non possono superare il valore della causa, inutili le istanze di trattazione.
Il nuovo decreto legge sul processo civile, già approvato dalla Camera dei Deputati e ora in attesa del nulla osta del Senato, ha alzato il limite di valore delle cause. Le parti potranno stare in giudizio senza difensore dinanzi al giudice di pace nelle cause di valore fino a 1.100 euro e sempre nei procedimenti di fronte al Gdp arriva un tetto per le spese di giudizio che è pari al valore della domanda
Qualora il decreto divenga legge, per tutte le cause di valore non superiore a 1.100 euro (attualmente il limite è di 516,46 euro) chiunque potrà ricorrere al giudice di pace in modo autonomo, senza bisogno di farsi assistere da un legale.
Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", ricorda che la domanda può essere proposta anche verbalmente al giudice, che ne fa redigere verbale, notificato, a cura dell’attore, alla controparte.
Inoltre la competenza dei giudice di pace è stabilita dall’art. 7 del Codice di procedura civile. In base a questa norma il giudice è competente per le cause relative a beni mobili di valore non superiore a 5.000 euro, quando dalla legge non sono attribuite alla competenza di altro giudice. Sono comprese per le cause di risarcimento del danno prodotto dalla circolazione di veicoli e di natanti, purché il valore della controversia non superi 20.000,00 euro.
Inoltre esiste in ogni caso la competenza per:
- le cause relative ad apposizione di termini ed osservanza delle distanze stabilite dalla legge, dai regolamenti o dagli usi riguardo al piantamento degli alberi e delle siepi;
- le cause relative alla misura ed alle modalità d'uso dei servizi di condominio di case;
- le cause relative a rapporti tra proprietari o detentori di immobili adibiti a civile abitazione in materia di immissioni di fumo o di calore, esalazioni, rumori, scuotimenti e simili propagazioni che superino la normale tollerabilità;
- le cause relative agli interessi o accessori da ritardato pagamento di prestazioni previdenziali o assistenziali.

giovedì 16 febbraio 2012

Dopo sigarette e valuta è in aumento il contrabbando di generi alimentari


La vicina Svizzera non solo meta di contrabbando di valuta per la fuga di capitali di “produzione” italiana la gran parte di provenienza illecita o non dichiarati al fisco: ora per quanto è possibile appurare dalle cronache, il paese d’oltralpe è divenuta terra ambita per peregrinazioni clandestine che non ci saremmo aspettate se non fosse arrivata una lunga catena di sequestri e sanzioni rivolte per lo più a carico di piccoli negozi o ristoratori.
Di recente, infatti, le Sezioni antifrode delle dogane di Lugano, Sciaffusa e Basilea hanno effettuato un’operazione contro il contrabbando di… salumeria, olio alimentare e bevande alcoliche: una vera e propria banda di almeno quattro persone, si era organizzata da tempo per importare generi alimentari dai valichi ticinesi.
La merce veniva distribuita tra almeno 70 imprese al dettaglio in particolare nella Svizzera tedesca, per un totale di quasi 400.000 franchi sottratti al fisco elvetico tra il 2007 e il 2010.
Si pensi che circa il 70% delle infrazioni osservate dalla sezione antifrode della polizia doganale riguarda la messa in pericolo o la sottrazione del dazio o dell’IVA, proprio derivanti dal contrabbando di generi alimentari, e tra essi nello specifico, carne, salumeria, formaggi prodotti ortofrutticoli nonché bevande alcoliche.
Per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", visto l’aumento lungo i confini italo-svizzeri dei casi di contrabbando di generi alimentari, l’aumento dei casi di fuga di capitali e di valuta che abbiamo segnalato come un fenomeno preoccupante, sarebbe il caso di intensificare i controlli a campione anche dal nostro versante per i veicoli in transito verso la Svizzera.

L’Iran, abolisce la lapidazione e la pena di morte per minori dal codice penale


Due giorni fa il Consiglio dei Guardiani, la massima istanza costituzionale incaricata di vigilare che le leggi dello Stato non contraddicano la sharia, ha dato l’ok a un documento che abolisce la lapidazione dal codice penale iraniano. Non solo non ci sarebbe più accenno alla lapidazione, prevista per le donne adultere, ma sarebbe anche abolita la pena di morte per i reati commessi dai minorenni. Secondo l’ultimo rapporto di Human Rights Watch, più di cento minori si trovano attualmente nel braccio della morte in Iran e almeno tre sono stati impiccati nel corso del 2011. A renderlo noto è il sito iraniano Khabaronline. L’emendamento, è stato già approvato dal Parlameno di Teheran mentre per l’entrata in vigore mancherebbe solo la firma del presidente Ahmadinejad.
L’Iran è, insieme ad alcuni Paesi arabi, uno dei pochi al mondo in cui la lapidazione è stata finora in vigore. Sospesa nel 2002 durante la presidenza Khatami, venne poi ripresa. Ma sono in molti a sostenere che essa non sia prevista in nessun versetto del Corano.
Per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", è solo l’eliminazione di una barbarie. Ma la strada, per l’Iran è ancora lunga. Perché la pena di morte è prevista non solo per l’omicidio o per l’apostasia, ma anche per l’omosessualità, l’adulterio, lo spaccio di droga e qualsiasi azione considerata contraria all’ordine sociale e politico.

mercoledì 15 febbraio 2012

Tarsu è illegittima per i locali accessori alle abitazioni come i "garage", “cantine” e “solai”.


I cittadini che volessero opporsi ai versamenti, possono chiedere al Comune di appartenenza la sospensione in autotutela dei pagamenti, richiamandosi alla sentenza. La norma infatti non si applica automaticamente, ma ha valore per ogni singolo ricorso presentato.


La Commissione tributaria regionale della Sicilia, con alcune sentenze ha stabilito che la tassa sui rifiuti non è dovuta locali accessori alle abitazioni. I giudici tributari si sono riportati al contenuto di una circolare ministeriale secondo la quale "devono considerarsi esclusi dal calcolo della superficie rilevante per l'applicazione della tassa sui rifiuti urbani quei locali il cui uso è del tutto saltuario ed occasionale e nei quali comunque la presenza dell'uomo è limitata temporalmente a sporadiche occasioni ed a utilizzi marginali "il garage di uso privato è luogo adibito al ricovero di uno o più veicoli e quand'anche la persona vi si trattenga per tempi non brevi, non è plausibile ipotizzare che ne derivino rifiuti".
Inoltre il contribuente stesso non ha l'onere della prova di dimostrare che il garage non produce rifiuti, ma il fatto stesso che il Comune classifichi quel determinato immobile come garage, lo esonera da qualsiasi richiesta di fornire la dimostrazione che non si tratta di un locale idoneo a produrre rifiuti".
I giudici tributari di appello con le sentenze, hanno chiarito che i locali adibiti a garage non sono assoggettabili alla tassa sui rifiuti solidi urbani, restando in questi locali del tutto sporadica e di mero passaggio la presenza dell'uomo quale fattore di produzione di rifiuti urbani. In particolare, è stato affermato che "essendo ipotizzabile una presenza umana sporadica durante la giornata e che si protrae per pochissimo tempo (quello materiale di scendere dall'automezzo ricoverato, di chiudere la portiera e di serrare la porta di accesso, operazione quest'ultima che si effettua da fuori il locale), anche a volerlo, l'uomo non avrebbe neppure il tempo o l'opportunità di produrre rifiuti".
Viene confermato quindi dalla Commissione tributaria regionale che i locali accessori alle abitazioni come i "garage", cantine e solai, utilizzati solo saltuariamente, non sono ricompresi tra le superfici assoggettate alla tassa sui rifiuti solidi urbani.
Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", ritiene che i cittadini che volessero opporsi ai versamenti, possono chiedere al Comune di appartenenza la sospensione in autotutela dei pagamenti, richiamandosi alla sentenza. La norma infatti non si applica automaticamente, ma ha valore per ogni singolo ricorso presentato.

Cosmetici: occhio alla qualità, minime tracce di piombo sarebbero state trovate in centinaia tra i rossetti più popolari


Nasce tutta da un controversia fra la FDA (Food and Drug Administration), ovvero l’agenzia statunitense che vigila sulla sicurezza dei farmaci ed alimentare e la “Campaign for Safe Cosmetics”, un’associazione di consumatori statunitense, la preoccupazione circa il contenuto di piombo di molti, forse troppi cosmetici in circolazione.
Secondo l’associazione americana sarebbero ben quattrocento i tipi di rossetti tra quelli più popolari sul mercato statunitense che conterrebbero tracce di piombo a seguito di recenti test effettuati dal governo federale, con ciò confermando i risultati di simili analisi precedenti, ma su scala molto più ampia e a livelli superiori di quanto precedentemente rilevato.
Sono anni che la “Campaign for Safe Cosmetics”, si batte per l’approvazione da parte del governo di limiti circa i livelli di piombo nei rossetti. L'FDA ha sempre controbattuto a tali richieste insistendo sul fatto che i livelli di piombo rilevati in due turni di prova, compresi quelli più recenti, non comportano rischi per la sicurezza. A sua volta l’associazione dei consumatori ha sostenuto che le conclusioni della FDA non si basano su alcun assunto scientifico.
I primi studi circa il contenuto di piombo nei rossetti risalgono al 1990, quando i risultati dei test da parte di un laboratorio commerciale avevano suscitato le prime preoccupazioni. Il Campaign for Safe Cosmetics ha così continuato ad effettuare test e nel 2007 su 33 tipi di rossetti “rossi” ha rilevato che due terzi di essi contenevano piombo - e che un terzo di quelli aveva addirittura superato il limite che la FDA aveva fissato per il piombo nelle caramelle. La FDA ha quindi eseguito propri test su 20 tipi di rossetti nel 2008 e poi su ben 400 in analisi più recenti, ed ha verificato livelli rilevabili in tutti i prodotti testati.
Ma la stessa FDA, che ha reso note on-line i suoi ultimi test nel mese di dicembre, ha sottolineato sempre sul proprio sito che il confronto circa i livelli di piombo fra “rossetti” e caramelle non è corretto né sostenibile, perché non sarebbe scientificamente valida l’equiparazione tra il rischio per un prodotto destinato ad essere ingerito ed un prodotto destinato ad uso topico e ingerito in quantità molto più piccole rispetto alle caramelle
Chiaramente l’associazione degli industriali della cosmetica, si è dichiarata totalmente d'accordo con la valutazione della FDA, ma la stessa organizzazione ha chiesto di fissare un limite alla quantità di piombo consentita nei prodotti cosmetici. Tale limite che dovrebbe essere individuato nella proporzione di 10 parti per milione sarebbe superiore ai livelli rilevati dai due cicli di test della FDA ed in linea con le regolamentazioni di Canada e Germania.
Il portavoce medico dell’associazione degli industriali ha specificato che il piombo non è aggiunto intenzionalmente al rossetto o a qualsiasi altro tipo di cosmetico, ma che molti additivi coloranti approvati dalla FDA sono a base minerale, e quindi possno contenere tracce di piombo che si trova naturalmente nel suolo, nell'acqua e nell’aria.
È però sulla determinazione del livello di vera sicurezza per il piombo nei cosmetici che resta lo scoglio più duro per un’effettiva esigenza di tutela della salute dei cittadini.
Nelle analisi più recenti, la FDA ha rintracciato il più alto livello di piombo, ossia 7,19 parti per milione, in un determinato tipo di rossetto. Ma la media di concentrazione di piombo nei 400 testati era di 1,11 parti per milione, molto vicino alla media dalla sua indagine iniziale del 2008 su circa venti rossetti.
L'FDA ha ingaggiato un laboratorio privato per fare il test. L'agenzia ha selezionato i rossetti in virtù delle quote di mercato delle società più importanti, anche se nell’esame sono stati selezionate anche alcune marche provenienti da mercati di nicchia.
Con un comunicato che come si è detto è stato pubblicato on line la FDA ha testualmente dichiarato “Noi non consideriamo i livelli di piombo che abbiamo trovato nei rossetti possa essere un problema di sicurezza,". "I livelli di piombo che abbiamo trovato sono entro i limiti raccomandati da altre autorità sanitarie pubbliche per il piombo nei cosmetici."
Il Campaign for Safe Cosmetics ha chiaramente interpretato in maniera opposta i risultati facendo presente che per alcuni prodotti il livello di piombo riscontrato fosse più del doppio rispetto i livelli rinvenuti nella precedente relazione della FDA e più di 275 volte il livello verificato nel marchio risultato meno contaminato nel recente rapporto.
Tant’è che, peraltro, il tipo meno contaminato era risultato anche il meno costoso, con ciò dimostrandosi che il prezzo non è un indicatore di buone pratiche di fabbricazione, per come ha sostenuto l’associazione dei consumatori.
Lo stesso gruppo ha evidenziato che non esiste nessun livello sicuro di esposizione al piombo per i bambini e ha sottolineato la necessità di proteggere i più piccoli e le donne incinte dalla esposizione, anche perché il piombo si accumula nel corso del tempo e un livello minimo di piombo contenuto nel rossetto che viene applicato più volte al giorno, giorno per giorno, può raggiungere livelli di esposizione comunque significativi.
Non per destare alcun tipo di allarme, ma Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", ritiene utile che l’UE, da sempre rigorosa nel fissare limiti che riguardano la tutela della salute umana ponga all’ordine del giorno l’introduzione dell’obbligo di verifica del contenuto in metalli dei cosmetici, - che come è stato specificato potrebbero entrare indirettamente nella composizione degli stessi - determinando comunque una soglia di sicurezza, prima della loro immissione sul mercato e successivamente attraverso un monitoraggio a campione.
Ciò solo per maggiore scrupolo e per una più approfondita salvaguardia delle categorie più esposte ed a rischio quali donne in stato di gravidanza e quindi i bambini.

martedì 14 febbraio 2012

Esplode un gasdotto in Lunigiana, mentre il 16 febbraio la TAP (la società che sta costruendo il megagasdotto sotto l’Adriatico) incontra i cittadini


Sicurezza dei cittadini e dell’ambiente. Esplode un gasdotto in Lunigiana, mentre il 16 febbraio la TAP (la società che sta costruendo il megagasdotto sotto l’Adriatico) incontra i cittadini di Melendugno (LE) per rassicurarli sulla sicurezza del progetto

Se ne è parlato pochissimo, ma quella che è stata una vera e propria tragedia sfiorata è accaduta solo alcuni giorni fa, per la precisione il 19 gennaio scorso quando una condotta di metano saldata male, il gas che fuoriesce ed una scintilla sino ad uno scoppio che si è udito per chilometri. È successo, così che nel borgo di Barbaresco, nel comune di Tresana in provincia di Massa Carrara, si sono potute registrare immagini infernali tra un cratere largo 25 metri e profondo 10, fiamme alte decine e decine di metri, cui seguiva una colonna di fumo visibile su tutta la Lunigiana e poi i drammi umani delle abitazioni e dei fienili sventrati, auto in fiamme, ma soprattutto i quattro feriti con ustioni gravissime in tutto il corpo ed altri sei ricoverati in ospedale e poi dimessi in serata, mucche stecchite dentro le stalle saltate in aria.
Ma nella sfortuna per un Paese che subiva un dramma di tale entità, anche la fortuna che al momento dell’esplosione gran parte delle abitazioni del piccolo borgo fossero vuote.
Una notizia recentissima, dicevamo, che avrebbe meritato maggiore attenzione da parte delle cronache nazionali, ma che può ritornarci utile se si pensa che proprio in questi giorni ed in particolare il 16 febbraio p.v. la TAP, la società che si sta occupando della realizzazione dell’omonimo megagasdotto che passerà sotto l’Adriatico ha indetto un assemblea pubblica in Melendugno (LE) per incontrare la cittadinanza del territorio su cui dovrà passare la condotta per spiegare i benefici che lo stesso potrebbe portare alle comunità interessate.
Come è noto, l’idea stessa che un’opera di tale portata possa insistere su una zona d’inestimabile valore paesaggistico quale quella individuata ha fatto sollevare una serie di giustificate e legittime polemiche che hanno portato alla costituzione di un comitato spontaneo composto da semplici cittadini, associazioni, movimenti e partiti politici, denominato “NO TAP” – cui ha anche aderito lo "Sportello dei Diritti".
Per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", la notizia dell’esplosione del gasdotto in Toscana segna un punto a sfavore sulle rassicurazioni che potranno essere portate dagli addetti ai lavori, anche perché la scelta dell’approdo in un’area di così alta rilevanza turistica e ambientale rappresenta un pugno al cuore di un’economia quale quella salentina che fonda la sua ragion d’essere nello sviluppo ecosostenibile, ritenendo che vi siano aree ad alta industrializzazione a nord della zona interessata ben più adatte ad accogliere la condotta trans adriatica.

Ambiente: pali telefonici avvelenati. L’UE stop all'uso del creosoto per fini industriali. Non usarli per uso domestico


Un’importante novità per la tutela della salute arriva da una recente decisione della Commissione Europea, che modifica la direttiva relativa all'immissione sul mercato dei biocidi e si basa su una valutazione dei rischi degli effetti del creosoto sulla salute umana e sull'ambiente.
Com’è noto il creosoto, oltre ad essere una sostanza altamente cancerogena è, notoriamente assai pericolosa per la salute individuale anche solo tramite il contatto con la pelle o attraverso l’inalazione dei gas sprigionati a seguito dell’aumento della temperatura, oltre i 20 gradi. Il creosoto è cancerogeno a tutti i livelli e vi sono notevoli rischi per l'ambiente quando il legno trattato con creosoto entra in diretto contatto con il suolo o l'acqua. Il prodotto, ha rappresentato e purtroppo rappresenta ancora da oltre un secolo un trattamento industriale preventivo del legno, ma del quale sono ormai noti da anni gli effetti tossici.
Tale natura tossica deriva dalla complessità della mistura che è composta da centinaia di altri prodotti distinti di per sé dannosi per l’ambiente e la salute, tra i quali idrocarburi aromatici, bi e policiclici, ma che nella composizione in creosoto creano rischi inaccettabili per le generazioni future. Tra i prodotti più noti trattati con il creosoto non vi sono solo i pali in legno che sorreggono i cavi di distribuzione dell'energia elettrica o delle telecomunicazioni, ma il loro utilizzo permane per le traversine ancora frequentemente utilizzate sulle linee ferroviarie, in particolare nelle zone rurali o in località difficili da raggiungere. Un altro “mercato” ancora diffuso per il legno trattato con il creosoto è quello delle recinzioni agricole e industriali.
Ma la necessità di trovare delle alternative all’utilizzo dei materiali trattati con il creosoto ha spinto la Commissione europea ad un inasprimento normativo tant’è che a partire dal 1° maggio 2013 entreranno in vigore severe restrizioni all'uso industriale del creosoto.
A partire da tale data, infatti, vigerà un divieto generale all’immissione sul mercato UE, tranne in caso di specifica autorizzazione.
Il commissario all'Ambiente, Janez Potočnik, ha riferito che: "La decisione presa oggi contribuisce a rendere l'ambiente più sicuro per tutti. Il creosoto continuerà ad essere utilizzato in casi particolari, ma le restrizioni appena adottate garantiranno che la sicurezza rimanga una priorità in tutte le situazioni. L'industria ora deve accelerare gli sforzi per trovare alternative affidabili e meno dannose per l'ambiente."
Purtroppo, vi è da dire che le analisi del ciclo di vita dimostrano che in alcuni casi non esistono alternative adeguate. Di conseguenza, gli Stati membri possono autorizzarne l'immissione sul mercato per usi chiaramente definiti quando non sono disponibili diverse soluzioni meno dannose per l'ambiente. In tali casi si applicano rigide condizioni che prevedono tra l'altro la protezione dei lavoratori dall'esposizione durante il trattamento e la manipolazione del legno trattato. Dalla consultazione delle parti interessate, che ha costituito parte del processo decisionale, è emerso che l'utilizzo del creosoto in determinate applicazioni consente notevoli vantaggi socio-economici.
Vale la pena ricordare che solo nell’ormai lontano 2003 in Italia, l’allora Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Altero Matteoli, unitamente al Ministro delle Attività Produttive, Antonio Marzano, al Presidente di Telecom Italia, Marco Tronchetti Provera e l'operatore del settore, la società Stella, avevano sottoscritto un accordo di programma che disciplinava tutto il settore, dando regole certe, semplificando le procedure e consentendo un più agevole recupero in sicurezza dei pali telefonici che hanno ancora una funzionalità tecnica, nel pieno rispetto della normativa nazionale e comunitaria vigente. L'obiettivo dell'accordo era quello di rendere minima la produzione di rifiuti e ridurre lo smaltimento in discarica attraverso il recupero di materiali nella massima tutela dell'ambiente.
L'accordo prevedeva inoltre da parte di Telecom la sostituzione progressiva di tutti i pali impregnati con creosoto o con sali di arsenico, cromo e rame, con pali non contenenti sostanze pericolose per l'ambiente (150.000 il primo anno e successivamente 200.000 l'anno).
Come è noto i pali di legno in questione sono costituiti da materiale considerato rifiuto altamente pericoloso per il rischio dovuto all’esalazione di gas estremamente tossico derivante dall’eventuale combustione del legno.
Alla luce della nuova e più rigorosa normativa, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", invita tutti i soggetti interessati dall’accordo di programma del 2003 e quindi Ministero dell’Ambiente, Ministero delle Attività Produttive, Telecom Italia, e la società Stella, a rendere pubblico il programma di eliminazione dei pali in legno, dichiarando quanti pali ha fin qui sostituito e in che tempi, e comunicando le modalità di smaltimento. Analogamente si chiede se un simile programma sia stato avviato per le traversine in legno della rete ferroviaria, cui per questo si demanda anche all’attenzione di Trenitalia.

domenica 12 febbraio 2012

Sportello dei Diritti. Un delfino spiaggiato tra San Foca e Torre Specchia (Marine di Melendugno a Lecce) proprio nei pressi della piattaforma per i s


Un cittadino proprio qualche minuto fa ci ha segnalato lo spiaggiamento di un delfino di un paio di metri di lunghezza con tre profondi squarci presumibilmente da elica, proprio sulla battigia tra San Foca e Torre Specchia (Marine di Melendugno a Lecce) nei pressi della piattaforma utilizzata per i sondaggi della TAP, il megagasdotto che in questi giorni ha fatto sollevare una serie di giustificate e legittime polemiche che hanno portato alla costituzione di un comitato spontaneo composto da semplici cittadini, associazioni, movimenti e partiti politici, denominato “NO TAP” – cui ha anche aderito lo "Sportello dei Diritti" - perché andrebbe ad insistere su una zona d’inestimabile valore paesaggistico
Per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", l’apparente “freschezza” della carcassa lascia intendere che la morte risalga solo a poche ore prima e ci induce ad essere ancor più stupefatti se si pensa che proprio per consentire i sondaggi è stato indetto dalla capitaneria di porto di Otranto un divieto generale di balneazione, pesca e navigazione nella zona interessata dalle analisi e dai sondaggi della TAP.
Per tali ragioni, "Sportello dei Diritti" chiede un immediato intervento per verificare attraverso un’approfondita autopsia il momento della morte del malcapitato cetaceo e le relative cause.

sabato 11 febbraio 2012

Allarme randagismo: centri urbani invasi da cani aggressivi mentre aumentano i casi di abbandono


La colpa? È anche della crisi e di politiche inadeguate. L’ultima aggressione segnalataci a Lecce
Lo "Sportello dei Diritti" sin dall’avvento della crisi economica si sta occupando degli effetti della stessa nel Belpaese. Effetti che non si fanno sentire solo sull’economia e finanzia ma che vanno a ricadere in ogni angolo del sociale, inteso anche latu sensu. E se pensiamo alle, purtroppo, ovvie sofferenze di milioni di italiani che sono al di sotto della soglia della povertà o comunque a rischio, stiamo dimenticando che anche gli animali subiscono direttamente le conseguenze del peggioramento generalizzato delle condizioni economiche: aumentano gli abbandoni di quelli domestici, le associazioni che si occupano della tutela e dei diritti degli animali patiscono i tagli alle donazioni e dei finanziamenti pubblici alle loro attività.
Alla luce di questi danni visibili, sono i migliori amici dell’uomo, senz’altro i più diffusi tra gli animali domestici, i cani, a subire gli effetti più evidenti, con migliaia di nuovi e vecchi randagi che, abbandonati da famiglie che non riescono più a far fronte quasi alle proprie esigenze alimentari, percorrono le strade delle periferie e dei centri urbani, ritornando all’originaria forma di gruppo, il branco.
Alcune stime parlano che a causa dell’aumento di Iva e dei prezzi su prodotti alimentari per animali e delle spese veterinarie, già da quest’anno la soglia dei cani a rischio abbandono potrebbe arrivare sino a 250.000 rispetto al numero di abbandoni attuali che si attestano già su cifre altissime (all’incirca 100.000 cani all’anno) con il conseguente pericolo di far collassare il sistema dei canili italiani già perennemente in crisi, soprattutto nelle aree meno “emancipate” del Paese.
Solo per segnalare un recente fatto di cronaca sulle decine che ci vengono segnalate, proprio qualche giorno fa, un noto elettrauto di Lecce è rimasto vittima di una vero e proprio attacco tesogli da un gruppo di cani randagi di grossa taglia. L’uomo si trovava a passeggiare tranquillamente in una zona periferica a due passi della propria residenza estiva in località San Ligorio, con al guinzaglio il proprio cane. Proprio l’amico a quattro zampe pare abbia attirato l’attenzione del branco di randagi, che ad un certo punto sono spuntati da dietro ad un muretto a secco e si sono avventati contro il cane, letteralmente sbranandolo. Non contenti di aver azzannato il povero animale, la muta arrabbiata si è rivolta contro il malcapitato padrone che solo per un caso riusciva a mettersi in salvo barricandosi nella sua autovettura che comunque veniva presa a morsi dai vagabondi che ne hanno danneggiato la carrozzeria rompendo il finestrino della porta del lato guida.
Che dire! Non è più solo un caso isolato quello denunciato a Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", che ricorda come l’abbandono di animali domestici sia purtroppo ancora un reato sanzionato dal codice penale italiano con pene troppo miti (l'arresto fino ad un anno o con l'ammenda da 1.000 a 10.000 euro) insieme al maltrattamento di animali e che per tali ragioni merita una revisione nel senso dell’inasprimento delle sanzioni previste.
Al di là di queste ragioni di natura pubblicistica, risulta evidente come in alcuni comuni la riduzione delle entrate abbia costretto le amministrazioni locali a diminuire gli sforzi per la prevenzione del “randagismo” che come è noto comporta ogni anno costi sociali crescenti ed elevatissimi per la collettività intera.

venerdì 10 febbraio 2012

Prezzi: guidare è diventato ancora più costoso negli ultimi anni. L’aumento dei costi per il carburante la principale causa dell'”inflazione” dell’aut


Guidare e possedere un'auto è sempre più costoso. Lo sappiamo e lo percepiamo tutti, ma lo confermano oggettivamente i dati diffusi dal Automobile Club d’Europa (ACE), secondo cui non solo continua ad aumentare il costo del carburante ma anche quello della manutenzione delle autovetture dal 2005 al 2010 che segna uno sconfortante + 41 % in più rispetto al costo generale dello standard di vita, come tiene a precisare Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti".
Lo studio fa riferimento all’analisi della media delle autovetture a benzina con cilindrate comprese fra 1001 cc e 1500 cc, considerando una percorrenza annua di 15.000 chilometri, che è assai vicina al valore medio degli italiani. Già prendendo in analisi i prezzi di listino delle autovetture, questi hanno fatto quindi registrare un incremento di 6 punti percentuali rispetto all'andamento generale dei prezzi; dato che scaturisce da una dinamica più accentuata dell'inflazione all'inizio del decennio considerato, mentre negli ultimi anni la crescita dei prezzi delle auto è stata più contenuta.
La crescita più elevata dei prezzi è verificabile però per i costi di esercizio con ben il 10 % in più rispetto all'inflazione. Come è noto, e come continuiamo a denunciare da anni a causa di scelte assolutamente inadeguate da parte del legislatore e dei precedenti governi, i maggiori aumenti riguardano i premi per l'assicurazione R.C.Auto, che nel 2001 erano la quarta voce di spesa, dopo ammortamento, carburante e manutenzione e che, con una crescita di ben il 210 %, balzano al secondo posto nel 2011.
Da capogiro anche gli aumenti per il bollo (+84%) e per i pneumatici (+82%), anche se vi è da dire che queste voci di spesa hanno un'incidenza inferiore rispetto al complesso dei costi di esercizio e va precisato che crescono meno rispetto all’inflazione quelle relative all'ammortamento, agli acquisti di carburante e alle manutenzioni e riparazioni.
L'ammortamento del prezzo dell'autoveicolo, che ovviamente costituisce il costo maggiore, cresce tra il 2001 e il 2011 del 23%, sempre meno dell'inflazione perché in questa voce vengono considerati anche gli interessi sulla cifra investita nell'auto. Poiché il costo del denaro si è considerevolmente ridotto negli ultimi anni, anche l'onere per l'ammortamento ne è stato positivamente influenzato. In tal senso, risulta particolarmente ridotta la crescita dei costi di manutenzione e le riparazioni. Il costo medio passa da 1.010 euro del 2001 a 1.040 euro del 2011.
L'aumento registra solo un + 3%, ma ciò è determinato dal notevole miglioramento qualitativo delle automobili verificatosi nel corso dell’ultimo decennio su scala globale che ovviamente ha fatto calare la necessità di interventi di manutenzione in misura così importante da compensare quasi completamente gli aumenti dei prezzi dei ricambi e della manodopera. Cresce meno dell'inflazione con un aumento del 23% a fronte del 30% di quest’ultima, anche la spesa per il carburante.
Ma il dato non deve ingannare perché sempre di aumenti si tratta che vanno ad incidere nelle tasche dei consumatori ed è quasi esclusivamente attribuibile alle nuove tecnologie utilizzate per costruire i nuovi motori che hanno ridotto i consumi medi del 9%, ma come è noto il prezzo della benzina è aumentato del 70%, passando da 1.036 a 1.710 euro nel solo decennio 2001 – 2011.

giovedì 9 febbraio 2012

Contrabbando di valuta: nel 2011 intercettati ai valichi quasi 66 milioni di euro. Oggi scoperta valuta non dichiarata nascosta in tavolette di ciocc


Oggi scoperta valuta non dichiarata nascosta in tavolette di cioccolato
La stampa non ne parla e i media trascurano il fenomeno, ma dalle isolate ma quotidiane notizie che appaiono, specie sui media locali, un fiume di denaro in piena starebbe uscendo ed entrando dai confini italiani per finire chi sa dove sottraendosi alla giusta tassazione con ciò causando un danno all’erario e come al solito ai cittadini onesti.
Lo scorso anno la guardia di finanza ha intercettato ai valichi di frontiera con la Svizzera quasi 66 milioni di euro in valuta e in titoli. Di questi, più di 36 milioni sono stati sequestrati e 270.000 incassati a titolo di oblazione. Non solo, i controlli hanno permesso di rintracciare documentazioni bancarie (estratti conto, libretti di assegni e carte di credito) che attestavano la disponibilità di valuta all’estero per oltre 96 milioni.
Il flusso di capitali italiani verso altri paesi non conosce crisi anzi, negli ultimi mesi ha conosciuto un certo incremento. Lo confermano i dati del comando provinciale della Guardia di Finanza di Como, da cui dipendono i principali valichi.
Nel 2011 sono stati intercettati 66 milioni di euro e titoli, dei quali 36 milioni sono stati sequestrati, mentre le sanzioni immediate pagate dalle persone verbalizzate ammontano a 270.000 euro.
Cifre in linea con il 2010 ed equamente distribuite tra valori in ingresso e in uscita dall'Italia, anche se negli ultimi mesi, oltre al solito incremento che si registra a ogni fine anno, la prevalenza è passata a valuta e titoli in uscita verso la Svizzera.
E’ notizia di oggi, commenta Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" la
SCOPERTA DI VALUTA NON DICHIARATA NASCOSTA IN TAVOLETTE DI CIOCCOLATO.
I funzionari dell’Ufficio delle dogane di Malpensa hanno fermato, con la collaborazione dei militari della Guardia di Finanza, due coniugi di nazionalità cinese residenti in Italia e in partenza per la Cina, in possesso di 54.300 euro.
I due passeggeri avevano dichiarato di avere con sé solo 9.000 euro. Un’ispezione più accurata dei loro bagagli ha permesso di trovare ulteriori 45.300 euro all’interno di alcune tavolette di cioccolato.
I trasgressori si sono avvalsi della facoltà di effettuare l’oblazione immediata, che consente di estinguere la violazione mediante pagamento di una somma pari al 5% dell’importo eccedente il limite consentito di 10.000 euro.

mercoledì 8 febbraio 2012

Licenziata l‘étoile che ha denunciato l’anoressia alla Scala. Il caso di MariaFrancesca Garritano


Ce l’aspettavamo. Licenziata per aver danneggiato “l’immagine della Scala”, la ballerina MariaFrancesca Garritano che ha denunciato la piaga dell’anoressia nel corpo di ballo. A dicembre ha dichiarato alla stampa britannica di soffrire di frequenti fratture e problemi intestinali dovuti alle diete rigide cui è stata sottoposta, mentre lo stato di salute del corpo di ballo della Scala sarebbe una su cinque anoressica, una su tre non ha le mestruazioni.
La Scala, mettendo le mani avanti, ha sottolineato che la didattica è ormai cambiata
Sull’argomento interviene Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti".
C'è estremo bisogno di persone come MariaFrancesca Garritano, che hanno avuto il coraggio di dire la verità.
L’anoressia e la bulimia sono problemi seri, sempre più diffusi nelle giovani generazioni e la denuncia della Garritano è un grido di disperazione di chi chiede aiuto per fare in modo che la danza classica non venga contaminata dagli stessi problemi che abbiamo già visto nel mondo della moda, con alcuni epiloghi anche drammatici. Stiamo parlando del benessere psico-fisico di numerose ragazze, la maggior parte adolescenti.
Per tali ragioni lo “Sportello dei Diritti”, ribadendo il proprio impegno contro tutte le forme di arroganza e di prevaricazione per la tutela dei diritti, è a disposizione con i suoi consulenti legali a titolo volontario, ad avviare tutte le azioni nelle sedi competenti.

Stupefacenti: per la prima volta in Italia individuate nuove tipologie di cannabinoidi sintetici


Prosegue l’attività di supporto tecnico fornito dai Laboratori chimici dell’Agenzia delle Dogane nel contrasto alla diffusione dei cannabinoidi sintetici, molecole create per fini di ricerca medica e farmacologica, introdotte nei mercati illeciti per la loro azione stupefacente addirittura superiore a quella della cannabis naturale. Nel corso di analisi condotte presso il Laboratorio chimico di Genova su presunte sostanze stupefacenti è stato individuato, per la prima volta in Italia, il CRA-13, cannabinoide sintetico non ancora inserito nella Tabella I del D.P.R. 309/90, contenente l’indicazione delle sostanze stupefacenti sottoposte a vigilanza e controllo. La Direzione Centrale per l’Analisi Merceologica e per lo Sviluppo dei Laboratori Chimici ha segnalato il risultato ottenuto al Sistema Nazionale di Allerta Precoce e Risposta Rapida per le Droghe, il National Early Warning System (N.E.W.S.), per la diffusione di livelli di attenzione e allerta sul territorio nazionale. Notevole è stato altresì il contributo fornito dal Laboratorio chimico delle Dogane di Napoli in attività di indagine tecnica, che hanno portato alla individuazione di un elevato numero di cannabinoidi sintetici, alcuni dei quali segnalati in Italia per la prima volta. I cannabinoidi sintetici vengono spesso addizionati a prodotti di origine naturale e commercializzati con varie denominazioni, tra le quali “smart drugs” “herbal highs” o “legal drugs”. Tali molecole, in alcuni casi non ancora vietate dalle leggi vigenti, rientrano fra le nuove "designer drugs" e si riscontrano sempre più frequentemente in nuovi prodotti che appaiono sul mercato con differenti denominazioni e confezionamenti.
Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, rivolge un appello ai genitori dei figli non solo minorenni affinchè vigilino e monitorino l’attività dei propri figli, data la facile reperibilità di queste nuove droghe a basso costo, perché anche in questo campo l’educazione risulta essere un fattore fondamentale per lo sviluppo psico sociale della generazione dei giovani.

martedì 7 febbraio 2012

Il formaggio re della tavola italiana batte la pasta


Secondo uno studio biennale condotto da Astra Ricerche per Assolatte, il latte e i suoi derivati hanno scalzato la pasta dal primo posto sulle tavole degli italiani. I formaggi sono nel menù del 92% della popolazione e il latte in quello dell'85%.
Il primato dei latticini, confermato per l'ottavo anno, vede in aumento, rispetto al 2006 i consumatori di burro (dal 74% al 77%) e di panna (dal 67% al 70%). Se i formaggi vincono soprattutto tra i 25-34enni dei ceti medio-alti, il latte spopola al sud, yogurt e latti fermentati sono preferiti dai 45-54enni delle regioni centrali, di ceto e istruzione medio-alti. Il burro, a sorpresa, si consuma piu’ al sud che al nord nella fascia 35-44 anni, tra i diplomati, i lavoratori autonomi, i dirigenti e le casalinghe mentre la panna e’ amata dai giovani adulti, soprattutto del Triveneto.
A favore dei prodotti dei prodotti lattiero-caseari gioca inoltre l'immaginario collettivo. La ricerca mostra che associamo al latte sensazioni di sana alimentazione (83%), freschezza dissetante (47%) e calma e serenità (39%), "quasi uno psicofarmaco naturale di tradizione e di accompagnamento lungo tutte le fasi della vita. Anche lo yogurt ha una connotazione legata alla salute (53%), al dimagrimento (49%) e al relax. I formaggi, invece, sono associati al gusto (55%), alla sazieta" (53%) e al godimento (48%).
Il burro, ha visto crescere i consumi negli ultimi dieci anni e che viene scelto oltre che per l’indispensabilita’ in certe preparazioni anche per il gusto e le molte varianti in cui viene proposto.
Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", auspica che la presentazione in parlamento del disegno di legge per la riorganizzazione della filiera della produzione del latte, nell’ottica di una maggiore trasparenza, venga difesa dagli attacchi di lobby come quella della grande distribuzione.

Rubare un auto? Basta collegare un computer portatile al sistema di controllo elettronico


La tecnologia sulle automobili ha fatto passi da giganti negli ultimi anni, ma così grandi che un equipe di ricercatori di due università diverse, applicando le loro conoscenze informatiche su due automobili ha dimostrato che in remoto, potevano bloccare i freni, il motore, azionare i finestrini, accendere la radio, il condizionatore ed i tergicristalli, suonare il clacson ed inserirsi nel display del tachimetro con messaggi o quant'altro.
Un po’ come degli hacker hanno collegato un pc portatile al sistema di controllo elettronico delle due autovetture e hanno potuto fare tutto ciò attraverso un £semplice” collegamento wireless con un secondo PC in un’altra autovettura.
Secondo gli autori della ricerca è stato sufficiente intercettare il CAN-BUS .
Una parola strana che sta semplicemente ad indicare un sistema di antifurto presente sul mercato da tempo sulle berline di lusso oggi sono ormai presenti su tantissimi modelli di autovetture, anche in virtù della forte estensione dell'uso della tecnologia digitale da parte della maggior parte dei produttori di auto e di motoveicoli che ha reso questa tipologia di allarmi un prodotto altamente funzionale, pratico, dai costi contenuti e con elevata affidabilità.
Tali tipi di sistemi in CAN-BUS s'interfacciano con l'Area Network digitale presente nel mezzo al fine di collegare tutti i sistemi di sicurezza e non solo del veicolo. Dal segnale di apertura delle porte, all’apertura del baule e del cofano, all'accensione del quadro sino al blocco motore (sia primario, sulla pompa carburante, sia secondario sul motorino d'avviamento), lo “spees pulse” (per rilevare lo spostamento dell'auto), e tutta una serie sempre crescente di strumentazioni, tutto in un unico filo (o meglio due poiché è presente sia una linea High Can-Bus sia una Low Can-Bus), in un unico punto.
Alla luce di tali ricerche e della facilità con cui è possibile “controllare” quasi tutti gli ultimi modelli di autovetture Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", si chiede se i costruttori stiano comunque adottando tutte le misure di sicurezza affinché le stesse siano al passo coi tempi e soprattutto con i ladri d’auto che molto spesso si dimostrano più avanti delle tecnologie già applicate.