martedì 31 dicembre 2013

Cresce l’antitalianità al di là delle Alpi. Denunciato per razzismo il sindaco di Berna per le ripetute battute antitaliane

Cresce l’antitalianità al di là delle Alpi. Denunciato per razzismo il sindaco di Berna per le ripetute battute antitaliane Non fa ridere un personaggio pubblico, specie se non è un comico ed occupa il posto di primo cittadino di una capitale europea quando vuol mostrarsi simpatico a suon di spiritosaggini razziste. E così le ripetute battute antitaliane del sindaco di Berna, Alexander Tschäppät, due settimane e mezzo fa dell'ambito dello spettacolo itinerante "Das Zelt" (Il tendone) avranno conseguenze in tribunale. È stato un avvocato di Basilea a decidere di denunciarlo dopo che "si è espresso in modo offensivo contro gli italiani". A riferirlo l'edizione online della "Nordwestschweiz" che aveva pubblicato il documento una lettera indirizzata al Ministero pubblico bernese da parte del legale Carlo Alberto Di Bisceglia. Tschäppät invitato sul palco durante lo show aveva chiesto perché gli italiani fossero in generale così bassi. "La mamma - aveva poi spiegato il sindaco della città federale - dice loro di non crescere. Se diventi grande, devi andare a lavorare". Il sindaco di Berna aveva anche raccontato con stupore di un napoletano impegnato in molti lavori accessori e aveva chiesto: "Potete immaginarvelo? Un meridionale che lavora troppo?". Sarà giusto o meno portare un politico in tribunale, ma per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” sono fatti che denotano l’antitalianità dilagante al di là delle Alpi anche da parte di chi dovrebbe dare l’esempio ed a nulla valgono le tiepide scuse del primo cittadino dopo la denuncia. Comunque l'avvocato basilese, per il quale si è trattato di denigrazioni e discriminazioni della dignità di un gruppo etnico chiaramente definito, ha significativamente sottolineato come il caso fosse ancora più grave giacché si è trattato di apparizioni pubbliche del sindaco.

In Gran Bretagna sarà istituito un registro delle operazioni estetiche.

In Gran Bretagna sarà istituito un registro delle operazioni estetiche. Dopo gli scandali delle protesi, su tutte le PIP e le Depuy, lo “Sportello dei Diritti” invoca la creazione di un analogo registro anche in Italia esteso a tutti i tipi d’impianti Il governo britannico ha annunciato che verrà creato un registro nazionale degli impianti di protesi al seno per prevenire il ripetersi dello scandalo della società francese PIP, che ha venduto per anni protesi difettose. Lo ha comunicato direttamente il Segretario di stato alla salute del Regno Unito, Dan Poulter, che ha sottolineato come "Per troppo tempo, qualsiasi regolamento era completamente assente nel settore estetico e ci sono troppe storie di donne che hanno avuto la loro vita distrutta da aziende o disonesti operatori cosmetici". "Ciò deve cambiare, è per questo che stiamo compiendo passi importanti per sopprimere i Cowboys dell’estetica," ha aggiunto. "Per la prima volta, sarà data appropriata formazione ai chirurghi plastici e si istituirà un registro degli impianti che sarà possibile monitorare meglio la qualità delle protesi mammarie e, se necessario, agire più rapidamente per proteggere le donne", ha dettagliato, specificando che il registro di sistema sarebbe stato testato dal mese prossimo. Il tipo di impianto mammario sarà elencato nello stesso modo come già viene effettuato in quel paese con le protesi dell'anca o del ginocchio. Il Dipartimento britannico della salute ha accolto la maggior parte delle raccomandazioni di uno studio condotto dal direttore medico del SSN, servizio sanitario pubblico del paese, dopo la scoperta dello scandalo delle protesi difettose di PIP. Come abbiamo più volte evidenziato, infatti, ad un numero impressionante di donne nel mondo, più di 300.000, tra cui diverse migliaia in Italia, sarebbero state innestate protesi PIP. La giustizia francese ha contato più di 7.000 vittime dichiarate delle protesi difettose, di cui circa un terzo straniere. Nel Regno Unito, il numero di cliniche private non aveva nessun registro delle operazioni, non consentendo alle donne di essere in grado di sapere se portavano un impianto di PIP. All'inizio di dicembre, il fondatore della PIP, Jean-Claude Mas è stato condannato a quattro anni di carcere e 75.000 euro di multa da un tribunale francese per frode sul gel al silicone. È stato anche condannato a pagare i danni che vanno da 6.000 a 13.000 euro per la maggior parte dei 7.113 denuncianti. La decisione del governo britannico è stato accolto positivamente dal Presidente dell'associazione britannica dei chirurghi plastici, Rajiv Grover. "Un registro completo e centralizzato è atteso da tempo ed è essenziale per la sicurezza dei pazienti", "ma deve essere reso obbligatorio perché altrimenti è uno spreco di tempo," ha detto. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” - che da anni è in prima fila nella battaglia contro queste forme di malasanità, difendendo a livello nazionale con la sua rete decine e decine di pazienti vittime di tali nefaste operazioni a partire da quelle delle protesi PIP - una decisione che dovrebbe essere replicata urgentemente anche in Italia, estendendo l’obbligo di registrazione a tutti i tipi d’impianti e non solo a quelli di chirurgia estetica.

Rc Auto. Il decreto "Destinazione Italia", è un regalo alle compagnie assicurative e uno schiaffo in faccia alle vittime della strada ed ai danneggiati.

Rc Auto. Il decreto "Destinazione Italia", è un regalo alle compagnie assicurative e uno schiaffo in faccia alle vittime della strada ed ai danneggiati. Una serie di obbrobri giuridici e incostituzionali per aumentare i profitti delle assicurazioni con la scusa della dimunizione delle tariffe RCAuto. Giornata di mobilitazione indetta l’11 gennaio. A Bologna s’incontrano centinaia di associazioni per protestare contro il Decreto Un grido d’indignazione si sarebbe già dovuto levare da tutto il Parlamento dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Legge 23 dicembre 2013, n. 145, denominato “Destinazione Italia”, alla lettura dei provvedimenti emanati in materia R.C.Auto. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, peraltro professionista del settore da oltre trentacinque anni impiegato in una primaria azienda del settore, si tratta di una serie di norme liberticide, incostituzionali, ma anche un miscuglio di obbrobri pseudogiuridici volti a favorire, senza troppe remore, lo strapotere della lobby delle compagnie assicurative di fronte ai diritti sempre più compromessi di danneggiati, vittime della strada e imprese artigiane. Perché dietro la paventata diminuzione delle tariffe, e ci vorrebbe pure che le stesse non dovessero diminuire dopo anni in cui si sono modificate le normative in favore della riduzione senza tanti effetti, si emanano ulteriori norme che ledono in un tutt’uno il diritto alla difesa delle vittime della strada – danneggiati, la libertà d’impresa delle piccole aziende artigiane che costituiscono un importante ossatura del tessuto produttivo nazionale, e gettano sulla strada migliaia di professionisti del settore. È sufficiente leggere l’articolo 8 del decreto, per comprendere immediatamente le intenzioni del governo che lungi dal favorire la libera concorrenza in un mercato in cui in questi anni, nel silenzio di IVASS e Antitrust, si è assistita una concentrazione senza precedenti, pone in essere una serie di norme che da una parte vincolano le compagnie sugli sconti da applicare e dall’altra, come già detto comprimono una serie di diritti e libertà costituzionalmente garantiti. Tra tutti: il diritto alla difesa ed al giusto risarcimento dei danneggiati-vittime della strada e la libertà d’impresa. Sembrano norme scritte dall’ANIA, c’è poco da dire, perché obbligare di far risultare testimoni già nella denuncia di sinistro (che spesso è fatta nell’immediatezza e nella turbinio dell’evento sinistroso), i quali, ove non preventivamente indicati non potranno essere ascoltati dal giudice in un eventuale processo, ridurre farraginosamente il termine della denuncia di sinistro a soli tre mesi, quando la prescrizione è biennale inserendo tale norma che riguarda l’istituto della decadenza nel codice civile in un articolo che riguarda la prescrizione, obbligare i danneggiati a rivolgersi alle carrozzerie convenzionate con le compagnie a danno dei riparatori non uniformati e quindi del diritto a scegliere chi mi deve riparare l’auto o meno, obbligare, nei fatti, i danneggiati che hanno subìto lesioni a rivolgersi ai medici delle compagnie, limitare il risarcimento al solo valore di mercato del mezzo in caso di danno superiore al valore antesinistro, eliminare il “danno psichico” come figura di danno risarcibile, non è altro che un modo per favorire spudoratamente le assicurazioni! Per tali ragioni, lo “Sportello dei Diritti”, rivolge un accorato appello a tutte le forze parlamentari, al segretario del partito di maggioranza, Matteo Renzi, da sempre dichiaratosi sensibile ad accogliere le istanze che vengono dai più deboli, e nel caso di specie delle vittime della strada, dei danneggiati e delle imprese artigiane affinché vengano stralciate dal decreto in sede di conversione queste norme che violentano diritti garantiti dalla Nostra Carta Fondamentale. Nel frattempo ricordiamo la grande mobilitazione dell’11 gennaio 2014 a partire dalle ore 10:00 a Bologna presso il ZanHotel Europa via Cesare Boldrini n 11, indetta da decine e decine di associazioni tra Vittime della Strada, artigiane, professionali, con un intento comune: la tutela dei diritti dei danneggiati, e la forte contrarietà alle misure del decreto "Destinazione Italia" in materia di RC auto.

domenica 29 dicembre 2013

Business della marijuana. In Usa aprono i primi 'coffe shops'.

Business della marijuana. In Usa aprono i primi 'coffe shops'. Se i coltivatori si fregano le mani anche le autorità locali non sono da meno, preparandosi ad incassare le prime imposte dal nuovo business. È ormai balzata sulle pagine dei media la notizia secondo cui in alcuni stati degli Usa apriranno i primi “coffee shops”, i locali dove si fuma marijuana 'per scopi ricreativi. Così, mentre in Olanda, la patria dei coffe shop, le leggi si fanno più stringenti sia per i produttori che per i consumatori, dal primo gennaio prossimo negli States apriranno i primi “negozi” nello stato di Washington e in Colorado. Il business è anche 'turistico': alcune aziende, veri precursori del genere, offrono già gite di gruppo organizzate. Entrambi gli Stati hanno legalizzato l'uso di cannabis a fini ricreativi dopo il referendum dello scorso novembre, ma la normativa entrerà in vigore il primo gennaio 2014. "La novità attrae persone da tutte le parti", spiega Adam Raleigh, titolare della 'Telluride Bud cannabis Company'. "Aspettiamo persone da Texas, Arizona e Utah. Negli ultimi mesi ho ricevuto ogni giorno da quattro a sei e-mail, e tra cinque e dieci telefonate da persone che mi chiedono i dettagli della legge e come combinare al meglio una vacanza di sci e cannabis". Negli Stati Uniti la cannabis per uso medico è già legale e regolamentata in 19 Stati. E nella maggior parte il consumo ricreativo non è considerato un crimine. Ma Colorado e Washington hanno fatto un passo avanti mettendo in atto un sistema in cui gli enti locali dovranno supervisionare la coltivazione, distribuzione e commercializzazione dell'"erba". Il mercato potenziale è enorme: secondo una ricerca della società ArcView, le vendite di cannabis legale aumenteranno del 64% tra il 2013 e il 2014, da 1,4 miliardi a 2,34 miliardi di dollari. Ancora una svolta antiproibizionista, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Dopo l’Uruguay, paese recentemente rimbalzato sulle cronache per aver legalizzato a livello nazionale la produzione e la vendita della “cannabis”, è una tra gli stati che si vanta di essere tra le democrazie più compiute e avanzate a provare questa sfida alla criminalità organizzata anche forse con malcelate esigenze di bilancio per il gran business connesso a tale commercio. Che forse sia giunto il momento anche per l’Italia di finirla con la bigotteria diffusa che nei fatti consente a migliaia d’italiani, spesso giovani e giovanissimi, di provare il “proibito” foraggiando le varie criminalità che dai ricchi e copiosi traffici di marijuana e derivati incassa milioni e milioni di euro ogni anno?

Globalizzazione. I bambini senza tetto di Bucarest dimenticati dall’Europa trovano riparo sottoterra

Globalizzazione. I bambini senza tetto di Bucarest dimenticati dall’Europa trovano riparo sottoterra Molti dei bambini senza tetto di Bucarest girovagano nei canali sotterranei della città per ripararsi dal freddo pungente dell’inverno rumeno, scendendo dai tombini e attraverso le crepe del calcestruzzo. Dire che la vita laggiù è dura è troppo poco, così com’è noto che la maggior parte di essi siano dipendenti dalle droghe, in particolare dai vapori di vernice Aurolac. Ovviamente manca l’acqua per lavarsi e molti giorni dell’anno non hanno nulla da mangiare perché soli e senza famiglia. Su 6.000 senza fissa dimora di Bucarest, circa 1.000 sarebbero bambini. Una percentuale impressionante, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che ricorda anche come gli stati membri dell’UE puntino spesso il dito contro i rumeni, ma poi facciano finta di nulla contro questa vera e propria tragedia umanitaria dimenticata che meriterebbe di essere affrontata anche dalle istituzioni europee nell’ottica di una solidarietà che troppo spesso è carente nell’Europa delle banche e dei banchieri.

Capodanno 2013: raudi, zeus, magnum, fuochi pirotecnici vengono spesso acquistati su Internet

Capodanno 2013: raudi, zeus, magnum, fuochi pirotecnici vengono spesso acquistati su Internet. Ma attenzione: questo non è solo illegale, ma anche pericoloso. Le violazioni sono punite con l'arresto da 4 mesi a 3 anni di reclusione I classici “botti” di fine anno sono ancora un pericolo troppo spesso sottovalutato e lo "Sportello dei Diritti" come ogni anno tiene a ricordare che l'uso improprio dei fuochi d'artificio può causare lesioni gravi e gravissime, financo a portare alla morte così come ci ricordano i drammatici “bollettini di guerra” post Notte di San Silvestro che riportano, purtroppo tra le vittime anche tanti piccoli innocenti. A tal proposito, non parliamo dei soli prodotti completamente illegali come le bombe carta che ogni anno vengono pubblicizzate con un nome diverso: dal mitico “pallone di Maradona”, alla “capata di Zidane”, fino al “pallone di Binladen” e il poco ortodosso “Ratzinger”, che di solito sono costituite da potenti miscele di polvere esplodente di grosso peso, più rumorose che belle da vedere, o i fuochi pirotecnici di provenienza straniera recentemente sequestrati con nomi di fantasia quali ‘Roma’, ‘Las Vegas’,'Typhoon’, ‘Keope’, ‘Spider’. Anche quest’anno, in tale ottica, teniamo a ricordare che anche per raudi, zeus, magnum, petardi in genere ma anche gli apparentemente innocui fuochi di artificio tipo bengala, di prestare molta attenzione alla loro vendita e detenzione, poiché si rischia grosso non solo per le possibili conseguenze fisiche per sé e per terzi, ma anche a livello penale dopo l'avvenuta riclassificazione di tali manufatti pirotecnici avvenuta nel 2011. I tipici botti di Capodanno, cui fino ad un paio di anni fa era consentita la libera vendita, sono infatti diventati esclusiva dei negozi specializzati con licenza di PS. Da tabaccai, giornalai, supermercati, ecc..., presto si avranno soltanto effetti senza botto. Vendita in ogni caso vietata ai minori. Mentre prima dell'11 settembre del 2011 i manufatti non classificati come prodotti esplodenti potevano essere venduti ai maggiori di 14 anni, con l'entrata in vigore del DM del 9 agosto 2011, da quella data possono essere venduti solo ai maggiorenni: rientrano in questa categoria prodotti del tipo fontane, bengala, bottigliette a strappo lancia coriandoli, fontane per torte, petardini da ballo, bacchette scintillanti e simili trottole, girandole, palline luminose ecc. Più rigorosa è invece la normativa sui cosiddetti artifici pirotecnici scoppianti, crepitanti e fischianti del tipo petardo e razzo. Possono essere venduti esclusivamente ai maggiori di 18 anni e da esercenti muniti di licenza di pubblica sicurezza. Il venditore, inoltre, deve verificare la reale categoria di appartenenza, avvalendosi del fabbricante o dell'importatore. Le violazioni sono punite con l'arresto fino a 4 mesi e con un'ammenda di 247 euro per quanto riguarda la fabbricazione e vendita di materiali esplodenti senza licenza e con l'arresto da 9 mesi a 3 anni e ammenda di 154 euro per la mancata tenuta del previsto registro delle operazioni giornaliere da parte dell'esercente; infine, arresto fino a 18 mesi e ammenda di 154 euro per acquisto di materiale esplodente senza licenza o cessione di tale materiale a persone prive di licenza. Giovanni D’Agata presidente dello "Sportello dei Diritti" nello spirito della prevenzione, consiglia i consumatori di non usare fuochi d’artificio proibiti e se si utilizzano quelli consentiti di farlo lontano dalla portata di bambini ed in spazi aperti. Ciò al fine di evitare incidenti provocati dall’imperizia nel maneggiare i “giochi pirotecnici” o dall’utilizzo di “artifizi pirotecnici” non conformi alle norme e quindi pericolosi per la sicurezza delle persone.

Viaggi aerei. Dal 2014 meno restrizioni.

Viaggi aerei. Dal 2014 meno restrizioni. L’UE facilita le regole per portare i liquidi nei bagagli a mano e forse sarà possibile telefonare in volo Alcune regole di sicurezza per aerei passeggeri nell'UE sono sotto la lente d’ingrandimento delle autorità europee. A riferirlo Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che evidenzia come finalmente si sia preso atto che le norme internazionali vigenti sono troppo restrittive e danneggiano l’utenza i cui diritti appaiono troppo compromessi a fronte di regole di sicurezza la cui efficacia è rimasta tutta da provare. Una cosa che sembra quasi certa è che per il trasporto di liquidi nel bagaglio a mano ci dovranno essere meno restrizioni già a partire dai primi mesi del 2014. Già nel mese di dicembre, l'Agenzia per la sicurezza aerea (AESA) ha ampliato l'uso di smartphone, tablet, e-book e notebook a bordo. In futuro, per i dispositivi non ci sarà più l’obbligo di essere sempre spenti durante il decollo e l'atterraggio. Si potrà lasciare il dispositivo acceso in "modalità aerea", cioè senza l'invio o la ricezione di segnali radio. L'ultima parola spetterà sempre la compagnia aerea. Ma non sono queste le ultime novità previste. Telefonare non sarà più un tabù. Il commissario europeo ai trasporti Siim Kallas, ha invitato l'AESA a fornire nuove linee guida per l'uso di apparecchiature elettroniche in modalità di trasmissione già nei primi mesi del 2014.

sabato 28 dicembre 2013

Svelato in Germania il programma di controllo mentale dell'Unione Sovietica.

Svelato in Germania il programma di controllo mentale dell'Unione Sovietica. L'Unione Sovietica ha speso 1 miliardo di dollari per il programma di controllo mentale. Durante la Guerra Fredda non solo corsa agli armamenti: le due potenze combattevano a distanza la battaglia per il controllo del cervello Durante la guerra fredda, l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti non avevano avviato solo una corsa agli armamenti, forse senza precedenti, ma anche un'altra battaglia di tipo non convenzionale che è stata recentemente svelata in un nuovo rapporto. Non stiamo parlando della corsa a mettere il piede del primo uomo sulla Luna, ma le due super potenze mondiali svilupparono ricerche parallele per il controllo della mente. Secondo il rapporto di cui stiamo parlando a partire dal 1917 e fino al 2003, i sovietici hanno sborsato fino ad 1 miliardo di dollari per lo sviluppo di armi per il controllo della mente per competere con analoghi programmi intrapresi negli Stati Uniti. Il dottor Bill van Bise, ingegnere elettronico, ha condotto uno studio dei dati scientifici sovietici e degli schemi per l’irraggiamento di un campo magnetico nel cervello per causare allucinazioni visive. Mentre molto rimane ancora sconosciuto, possiamo ora confermare che l’ex URSS usò metodi per manipolare i cervelli in pazienti umani. Il documento, redatto da Serge Kernbach, presso il Centro di Ricerca di Robotica Avanzata e Scienze Ambientali a Stoccarda, in Germania, riprende i dettagli estesi di esperimenti dell'Unione Sovietica, chiamati "psychotronics". Il documento si basa su riviste tecniche russe e documenti recentemente declassificati. Il rapporto delinea come i sovietici svilupparono "cerpan", un dispositivo per generare e registrare ad alta frequenza radiazioni elettromagnetiche e l'uso di questa energia per influire su altri oggetti. "Se il generatore è stato progettato correttamente, è in grado di accumulare bioenergia da tutte le cose viventi - animali, piante, esseri umani - e poi rilasciarlo al di fuori. Il programma psychotronics, conosciuto negli Stati Uniti come "parapsicology", coinvolge la ricerca non convenzionale nel controllo mentale e l'influenza a distanza ed è stato finanziato dal governo. Con la conoscenza solo limitata dei rispettivi programmi di mind-bending, i sovietici e gli americani stavano partecipando contemporaneamente a operazioni segrete similari, con aree di interesse che spesso rispecchiavano gli studi dell’altro paese. Il progetto psychotronics richiama analogie di parte del programma controverso “MKUltra” negli Stati Uniti. Il programma della CIA ha funzionato per 20 anni, è stato molto documentato da quando è stato rivelato nel 1970 ed è stato recentemente drammatizzato nel film “L'uomo che fissa le capre”. Gli scienziati coinvolti nel programma “MKUltra” hanno ricercato la possibilità di manipolare le menti delle persone, modificando le loro funzioni cerebrali utilizzando onde elettromagnetiche. Questo programma ha portato allo sviluppo di armi “psicotroniche”, che erano destinate ad essere utilizzati per eseguire queste funzioni mente-shifting. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, questa è una nuova conferma di quante violazioni dei diritti umani vi furono nel silenzio della comunità internazionale mentre i destini del mondo e dell’umanità venivano messi in gioco dalla guerra di nervi tra i due blocchi. In passato, infatti, era già emerso come questo tipo di ricerca illegale, ma incentivata dai due governi, ha portato a sottoporre l'uomo ad esperimenti con droghe, come l'LSD, ipnosi e agenti radiologici e biologici. Incredibilmente, sono stati condotti alcuni studi senza portare a conoscenza i pazienti e senza specifiche conoscenze sulla macchina più complicata della Terra: il cervello umano.

Sicurezza stradale. Alcool, re di Capodanno.

Sicurezza stradale. Alcool, re di Capodanno. Secondo un sondaggio, solo il 15% degli italiani non berrà la sera del 31. Attenzione! Solo il 15% degli italiani stanno pensando di non bere alcolici la notte di “San Silvestro”, mentre la gran parte ha dichiarato di pensare di bere tre bicchieri o più, secondo un sondaggio di sicurezza stradale e la prevenzione pubblicato venerdì. Secondo il sondaggio condotto tra il 02 ed il 09 dicembre in Internet su un totale di 1.206 conducenti tra i 18 e i 64 anni con il metodo delle quote, un quarto (25,7%) degli intervistati prevede di bere 3-4 bicchieri, il 16.8 % tra 5 e 7 bicchieri, e il 8,3% più di 8 bicchieri nel corso della serata. In totale, il 42% ha riferito generalmente che beve più alcol in questa occasione che durante le altre feste nel corso dell’anno. Quasi un terzo (28,1%) prevede di viaggiare in auto o in moto in questa occasione, e il 37,8% di passare la vigilia di Capodanno a casa. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, non resta che raccomandare e ribadire di non mettersi al volante dopo aver bevuto e di viaggiare accompagnati con alla guida parenti o amici astemi o completamente sobri.

Sequestro di diverse tonnellate di carne di cavallo in Belgio.

Sequestro di diverse tonnellate di carne di cavallo in Belgio. Una parte del lotto di questa carne risulta già venduta in Italia L'Agenzia Federale per la Sicurezza della Catena Alimentare (FASFC) belga ha sequestrato venerdì molte tonnellate di carne di cavallo di una società belga dopo che aveva ricevuto informazioni dalle autorità francesi nel contesto dell'identificazione di frodi evidenziate in Francia. Le autorità francesi hanno avviato indagini sulla presunta frode per l'identificazione dei cavalli durante il primo trimestre del 2013. Gli equini, che provenivano da individui, centri equestri e laboratori farmaceutici, dove erano utilizzati per la produzione di siero equino purificato, sarebbero stati rivenduti per il consumo. La Francia ha informato il Belgio, che il 23 dicembre, 17,5 tonnellate di questa partita di carne erano state consegnate ad una società belga. La FASFC ha sequestrato in loco parte di queste carni, congelate, senza prelevare dei campioni in questa fase in attesa di nuove istruzioni da parte delle autorità francesi. La carne in questione, proveniente da questa presunta frode, tuttavia, nel frattempo era stato mischiata con altra per formare una partita totale di 82 tonnellate di carne. Questo lotto potrebbe essere comunque rintracciato. Tra febbraio e marzo 2013, 1,6 tonnellate di questo lotto erano già state vendute come carne fresca in una ventina di macellerie in Belgio. Nell'impresa sono state sequestrate circa 16,8 tonnellate di questo lotto di carne. La maggior parte del lotto è stata distribuita in tutta Europa, particolarmente in Francia, in Olanda ed anche in Italia. La FASFC ha informato le autorità competenti dei paesi interessati. In un comunicato contenente una dichiarazione dal procuratore della Repubblica di Marsiglia, dottor Brice Robin, l’agenzia federale belga ha dichiarato che il sequestro in questione non è stato fatto perché le carni sono inadatte al consumo in quanto nocive per la salute umana. La frode è prima di tutto amministrativa e non sanitaria, come confermato dal portavoce dell'agenzia federale Jean-Paul Denuit. Quest'ultimo ha aggiunto in tal senso che le autorità francesi hanno inviato al Belgio informazioni e non un avvertimento. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione che ha più volte richiamato l’attenzione delle autorità e dei consumatori sulle numerose frodi che riguardano il commercio di carni nell’area UE, quest’ennesima truffa alimentare dimostra che esistono problemi di identificazione dei cavalli ma anche di altri tipi di animali, in vari paesi europei. Mentre l’associazione ribadendo quanto denunciato dalle agenzie alimentari belga e francese, ha sollevato molte volte questo problema, è da rilevare che sia la Commissione europea che le autorità italiane non hanno ancora espletato azioni concrete per armonizzare i controlli in diversi Stati membri per la corretta applicazione delle normative europee in tutta l'Unione.

venerdì 27 dicembre 2013

Influenza aviaria H7N9: prima morte ad Hong Kong

Influenza aviaria H7N9: prima morte ad Hong Kong Nell’ottica della tutela della salute e nella costante attività d’informazione per turisti e viaggiatori Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, evidenzia che funzionari della sanità di Hong Kong hanno annunciato che in data di ieri è deceduto un ottuagenario infettato con il virus dell'influenza aviaria.Si tratta del primo caso di decesso nel territorio della Cina del sud per il temibile virus della H7N9 dopo la comparsa di nuovi casi a inizio dicembre. Come avevamo già annunciato lo scorso 7 dicembre, il primo caso umano di influenza aviaria H7N9 è stato rilevato il 2 dicembre. Il paziente di 80 anni, secondo caso confermato ad Hong Kong, aveva mangiato pollame durante un soggiorno in Cina, a Shenzhen, attraverso il confine. Il paziente, soffriva comunque di altri problemi di salute. Il primo caso di influenza aviaria riguardava una donna di 36 anni, un dipendente interno indonesiano che faceva frequenti viaggi tra Hong Kong e Shenzhen. Dopo la rilevazione dei due casi, Hong Kong aveva già comunque rafforzato i controlli sanitari alle frontiere, con il personale di salute aggiuntivo distribuito per effettuare controlli di temperatura sui viaggiatori arrivo. Addirittura le stazioni di confine sono già dotate di sistemi di imaging termici. Il territorio è particolarmente attento alla diffusione del virus dopo l'epidemia SARS (sindrome respiratoria acuta grave) nel 2003, rendendo 299 morti e contagiato circa 1.800 persone. In totale, sono stati registrati circa 140 casi umani di H7N9 in Cina dal mese di febbraio con 45 morti, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Coronavirus mari. 57esimo decesso in Arabia Saudita

Coronavirus mari. 57esimo decesso in Arabia Saudita Un’altra notizia che Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ritiene utile pubblicare nella costante opera d’informazione a tutela della salute e di turisti e viaggiatori riguarda quanto annunciato in data di ieri dal Ministero della salute Saudita che sul suo sito web ha comunicato la morte di una persona a causa del temibile coronavirus mari. Questo decesso è il 57esimo nel Regno dall’inizio dell’epidemia. Il Ministero ha dichiarato che si tratta di un saudita di 73 anni, che soffriva di diverse malattie croniche. È deceduto a Riyadh, dove sono stati registrati quattro nuovi casi di coronavirus mari. Un saudita di 57 anni, affetto da malattie croniche e un'altra saudita di 27 anni, impiegata nel settore della sanità, così come due stranieri residenti, una donna di 43 anni e un uomo di 35 anni, che lavorano nel settore ospedaliero. Il Regno, risulta essere al momento il paese più colpito da questo ceppo del coronavirus, avendo registrato, secondo il ministero, un totale casi 141, tra cui 57 morti, dallo scoppio della malattia più di un anno fa. Nella sua ultima valutazione del rischio pubblicata giovedì sul suo sito Web, l’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS) indica che sono stati confermati in laboratorio 166 casi di contaminazione da virus in tutto il mondo, tra cui 71 morti. Il Coronavirus mari appartiene alla famiglia del virus responsabile per la sindrome acuta respiratoria (SARS), che aveva causato quasi 800 morti in tutto il mondo nel 2003.

Bambini smartphone e tablet, c'è preoccupazione tra gli esperti

Un vero e proprio boom che non conosce un rallentamento ormai da diversi anni, quello della vendita di smartphone e tablet, favorito da una miriade di promozioni commerciali rivolte ad ogni fascia della popolazione, compreso i bambini che oggi più che mai, diventano un bersaglio indiretto delle vendite di tali prodotti informatici. Ma se è un modo, almeno apparente di far girare un economia in crisi da anni, perché alla fine la pressoché totalità degli utili finisce nelle casse delle multinazionali dell’elettronica e della telefonia, in realtà non si stanno comprendendo gli effetti sociali specie in termini di sviluppo cognitivo, relazionale ed educativo sull’ultima generazione di italiani. Ed oggi, tablet e smartphone, certamente il must del regalo di Natale 2013, sono nel mirino degli esperti che stanno iniziando ad evidenziare i pericoli che questi oggetti tecnologici possono riguardare i più piccoli. Anche perché la loro facilità di utilizzo è tale, che bambini piccolissimi, anche di 3 anni o meno, sono in grado di accedere agevolmente alle funzioni di base ed utilizzarli. Il fenomeno più preoccupante, peraltro, è da rinvenire nel comportamento dei genitori che mettono a disposizione dei propri figli tali apparecchi per tenerli a bada e non doverli gestire e quindi educare. Un dato che, se si somma ai momenti che li si abbandona davanti alla tv o ai videogiochi, lascia ben poco al tempo necessario da dedicare all’educazione della prole per avviarla alla vita. Dimitri Christakis, medico dell’ospedale pediatrico di Seattle, ha evidenziato che “Niente è però più importante per lo sviluppo sociale del bambino del tempo che passano con i genitori”. Se è vero che i giochi hanno valore educativo - evidenzia il medico - ma se si usa il tablet solo per guardare video allora non vi è alcuna differenza con la televisione. Né ad oggi sono stati dimostrati eventuali benefici di uno schermo per lo sviluppo dei bambini, ed anzi, troppo tempo davanti alla TV è stato connesso a problemi comportamentali e un ritardo nello sviluppo sociale. In attesa di studi più approfonditi, che probabilmente arriveranno tra anni e quindi troppo tardi per comprendere i reali effetti di questo fenomeno di massa sulle nuove generazioni, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si unisce al coro di preoccupazione degli esperti, rivolgendo un appello a tutti i genitori affinché evitino di lasciare in balìa di questi strumenti i propri piccoli, cercando di riservare ogni momento utile della giornata a dedicarsi a loro in maniera quanto più tradizionale è possibile.

giovedì 26 dicembre 2013

Mercedes verso il ritiro di un'auto in USA per problemi al sistema di illuminazione posteriore

Mercedes verso il ritiro di un'auto in USA per problemi al sistema di illuminazione posteriore. Un difetto che interessa il modello Classe C che ha provocato l'intervento dell'organo statunitense per la sicurezza autostradale La Mercedes-Benz potrebbe attivare la procedura di richiamo in officina dal mercato USA per decine di migliaia di veicoli del modello Classe C. Un difetto all’impianto di illuminazione sarebbe la causa che genera un surriscaldamento del collegamento elettrico delle luci posteriori. L’ente e la casa di produzione automobilistica hanno già ricevuto centinaia di lamentele, circa 402 segnalazioni critiche sui difetti. Negli Stati Uniti, l’organo responsabile per la sicurezza sulle autostrade, ha esaminato circa 253'000 veicoli immessi sul mercato dal 2008 al 2011. Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle multinazionali automobilistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono una vettura tra quelle indicate viene tempestivamente informato. È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate o ai concessionari della Mercedes nel caso in cui la propria autovettura corrisponda ai modelli in questione. Al singolo proprietario, infatti, non costa nulla tale tipo di verifica e nel caso in cui la propria autovettura sia oggetto del richiamo, l’intervento previsto è a totale carico della casa automobilistica che dovrebbe fornire anche un’autovettura sostitutiva per il periodo necessario alla manutenzione straordinaria.

Mangiare noccioline in gravidanza può ridurre il rischio di allergia nei bambini

Mangiare noccioline in gravidanza può ridurre il rischio di allergia nei bambini. Lo dice uno studio americano I bambini sarebbero a basso rischio di allergie da arachidi e noci se le loro mamme mangiano più frutta a guscio durante la gravidanza. Una scoperta che secondo i ricercatori rafforza i recenti pareri canadesi di non evitare noccioline in gravidanza per le donne che possono mangiare questa fonte proteica. All'inizio di questo mese, la Canadian Paediatric Association ha concluso che non ci sono prove che evitare latte, uova, arachidi o altri potenziali allergeni durante la gravidanza aiuta a prevenire le allergie nei bambini, ma che i rischi di malnutrizione per la madre e il potenziale danno per il bambino può essere significativo . Nel numero online di lunedì della rivista JAMA Pediatrics, i ricercatori hanno cercato di chiarire esaminando le statistiche di più di 8.000 bambini nati da donne che partecipano al Nurses Health Study II in corso sulla dieta e le abitudini di salute. Il dottor Michael Young dell'Ospedale Pediatrico di Boston e i suoi co-autori hanno identificato 308 casi di qualsiasi allergia alimentare, di cui 140 allergie alle arachidi o frutta a guscio come noci, mandorle, pistacchi, anacardi, noci pecan, nocciole, noci macadamia e noci del Brasile. Dei bambini allergici a noci, 50 avevano le madri che erano allergici a noci, e 82 no. Gli studiosi hanno scoperto che se una madre aveva mangiato cinque o più volte al mese arachidi o frutta a guscio, il rischio del suo bambino di sviluppare un allergia alle noci è stata ridotta. Ciò non riguardava i bambini figli di madri che erano allergiche alle arachidi o di altri tipi di frutta secca. Gli autori della ricerca hanno concluso che "Il nostro studio supporta l'ipotesi che l'esposizione precoce allergica aumenta la tolleranza e riduce il rischio di allergia alimentare infanzia",. Lo studio non può dimostrare un rapporto di causa-effetto. Ad esempio, madri che avevano mangiato più frutta a guscio erano anche più propensi a consumare frutta e verdura ad alto contenuto di antiossidanti. I ricercatori hanno detto che è possibile che una maggiore esposizione a antiossidanti nel grembo materno offre una protezione contro le allergie alimentari. Lo studio ha riguardato solo la “storia” materna, ha detto Young, per il quale sembra essere più rilevante ai fini dell’eredità dell'allergia rispetto a quella dei padri. Due pediatri hanno esaminato in modo indipendente le cartelle cliniche ed i risultati dei test cutanei di allergia per confermare i casi di allergia e rimuovere i falsi positivi come l'intolleranza al lattosio. L'allergia alimentare colpisce un bambino su 13 negli Stati Uniti e quasi il 40 % delle persone colpite hanno una storia di reazioni gravi, potenzialmente letali, ha detto il dottor Ruchi Gupta della Northwestern University di Chicago, in un commento sulla rivista. Ed ha specificato che una volta che i medici avranno una migliore comprensione del perché, essi saranno in grado di dare più specifiche raccomandazioni preventive. Ed ha concluso che "Per ora, però, le linee guida si distinguono: le donne incinte non dovrebbero eliminare dalla loro dieta la frutta a guscio come le arachidi che sono una buona fonte di proteine e forniscono anche l'acido folico, che potrebbe evitare a difetti del tubo neurale e la sensibilizzazione alla frutta secca. Così, per fornire una guida al fine di rispondere alla vecchia domanda 'Mangiare o non mangiare?', le mamme incinte dovrebbero sentirsi libere di frenare le loro voglie con una cucchiaiata di burro di arachidi! ". Lo studio è stato finanziato dalla Food Allergy Research and Education, un gruppo no-profit con sede a New York che sostiene campagne a sostegno delle persone con allergie e ottiene finanziamenti da fonti del settore. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione che da anni si occupa anche di tutela della salute con particolare riguardo alle fasce più deboli ed esposte della popolazione, ha ritenuto opportuno pubblicare gli esiti dello studio in questione, perché sfata alcuni falsi miti ancorati a credenze popolari che limitano in modo significativo e quasi sempre in maniera disancorata da seri riferimenti scientifici, l’alimentazione delle donne in stato interessante.

martedì 24 dicembre 2013

Diritti umani. Legge dell’Uganda che prevede la condanna dell'omosessualità all'ergastolo

Legge dell’Uganda che prevede la condanna dell'omosessualità all'ergastolo. Un altro paese che viola apertamente i diritti umani. Lo “Sportello dei Diritti”: intervenga governo ed UE Se n’è parlato tanto in questi giorni senza che però alcuna istituzione nazionale o internazionale, ed anche l’Italia, prendesse apertamente posizione anche se si tratta di un’aperta violazione di diritti umani, ma la nuova normativa ugandesse che prevede l’ergastolo per alcuni reati connessi all’omosessualità, e che è passata alla votazione della maggioranza del parlamento del paese africano, è una legge liberticida che dovrebbe essere immediatamente censurata a livello internazionale. Lo sostiene Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione da anni impegnata anche nella difesa dei diritti umani e contro ogni forma d’intolleranza. Basti pensare che la bozza del disegno di legge, aveva previsto già sanzioni severissime come la condanna a morte per aver commesso atti di "omosessualità aggravata". Le ipotesi previste avevano incluso lo stupro omosessuale, gli atti omosessuali con minori e portatori di handicap o in caso di sieropositivà occultata, anche se la pena di morte è stata poi depennata in tutti questi casi. L'omosessualità era già ritenuta un crimine in Uganda, ma la nuova legge inasprisce le sanzioni per la comunità gay che, nei fatti, sarà costretta a fuggire dallo stato in questione se vorrà continuare a vivere. Attualmente, molti paesi africani considerano l'omosessualità illegale, e le autorità, come nei casi di Uganda e Zimbabwe, hanno fatto dichiarazioni in termini aggressivi nei confronti di questi gruppi. È giunta l’ora che queste farneticazioni tradottesi in veri e propri strumenti di repressione legalizzati in mano ai poteri nazionali vengano espressamente sanzionate dalla comunità internazionale per espressa violazione dei diritti umani quale forma di discriminazione di gruppi di cittadini. Per tali ragioni, lo “Sportello dei Diritti” chiede un intervento del governo e della Commissione Europea affinché attuino ogni iniziativa utile per impedire questa aperta violazione dei diritti dell’uomo.

Assicurazioni nel mirino dell’autority. Dopo la denuncia dello “Sportello dei Diritti” arriva il provvedimento del Garante privacy sulle”banche dati” sinistri

Dopo la denuncia dello “Sportello dei Diritti” arriva il provvedimento del Garante privacy sulle”banche dati” sinistri. Assicurazioni nel mirino dell’autority Un importante provvedimento del Garante per la Protezione dei Dati Personali (“Rc auto: automobilisti più informati sui data base anti frode. Istituite le anagrafi "danneggiati" e “testimoni”), accogliendo le perplessità già sollevate con una specifica segnalazione, dallo “Sportello dei Diritti” coadiuvato dall'esperto avvocato Graziano Garrisi, ha stabilito le regole e le modalità, nonché le condizioni di accesso che devono essere rispettate in relazione alla “banca dati” dei sinistri, nonché alle neo istituite banche di dati denominate "anagrafe testimoni" e "anagrafe danneggiati" da parte dei soggetti autorizzati all’accesso; alcune indicazioni utili, inoltre, sono state date anche in merito agli obblighi di consultazione di tali banche di dati da parte delle imprese di assicurazione in fase di liquidazione dei sinistri. Queste, in sintesi, le nuove regole: - la consultazione da parte delle singole imprese di assicurazione sarà consentita solo in fase di gestione o liquidazione di ciascun sinistro; - i dati personali di danneggiati e testimoni devono essere conservati nelle banche dati solo per cinque anni dalla data di definizione di ciascun sinistro, decorsi i quali dovranno essere “riversati” su un supporto informatico gestito dall’Ivass e comunicati dall’Istituto esclusivamente per esigenze di giustizia o a seguito di esercizio dei diritti di cui all'art. 7 del Codice Privacy da parte degli interessati (al termine di tale periodo i dati devono essere cancellati o trasformati in forma anonima); - specifici approfondimenti sulle banche dati potranno essere effettuati solo qualora la società di assicurazione, non ritenendo di dover formulare un’offerta di risarcimento, debba motivare le ragioni del proprio diniego; - anche in presenza di un solo “parametro di significatività” non sempre bisogna procedere alla successiva consultazione di dettaglio in tali banche dati, specie in assenza di ulteriori e rilevanti elementi potenzialmente sintomatici di eventuali frodi. L’Autorità Garante ha specificato, inoltre, che è necessario limitare la possibilità di accedere ai dati ai soli soggetti effettivamente legittimati, criticando anche l’incerta previsione dell’Ivass secondo cui la consultazione delle banche di dati sarebbe indistintamente consentita anche a “soggetti terzi”. In tal senso, poi, non possono essere ipotizzabili consultazioni di dati personali utilizzabili per scopi diversi da quello che si intende perseguire con tali banche dati e si consiglia l’introduzione di una specifica responsabilità per eventuali violazioni derivanti anche da utilizzi dei dati personali per finalità ulteriori rispetto a quelle che hanno indotto il legislatore ad istituire le suddette banche di dati. Le compagnie, poi, dovranno dare adeguata evidenza dell’esistenza di tali banche dati e dei relativi trattamenti di dati personali nei confronti dei cittadini che, a vario titolo, possono trovarsi coinvolti in un sinistro (contraenti e assicurati, ma anche danneggiati e testimoni). Pertanto, in occasione della compilazione del modulo di “Constatazione amichevole di incidente–Denuncia di sinistro”, dovrà essere conferita un’informativa sintetica al cittadino circa tutti i trattamenti connessi all’istituzione di tali banche dati, con la conseguente necessità di modificare tutti i modelli già oggi in uso presso le agenzie di assicurazione. Infine, poiché tutte le operazioni di accesso e trattamento alle banche dati da parte degli operatori delle compagnie assicurative saranno tracciate dai sistemi informatici, il Garante Privacy auspica anche un richiamo alle responsabilità “personali” (già previste dal regolamento Isvap 1° giugno 2009) derivanti da eventuali indebite o eccessive consultazioni delle informazioni ivi memorizzate. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un ulteriore richiamo al rispetto delle regole e al diritto alla riservatezza dei cittadini è stato pertanto messo a segno da parte dell’Autorità Garante per la privacy. Per tali ragioni, l’associazione continuerà a denunciare gli abusi delle compagnie assicurative giacchè da tempo ci viene segnalato da danneggiati ed operatori del settore un utilizzo non legittimo e spropositato delle “banche dati”.

Il 10 % delle operazioni di chirurgia estetica sono fatte dopo il divorzio

Il 10 % delle operazioni di chirurgia estetica sono fatte dopo il divorzio. Secondo gli esperti, è un nuovo fenomeno in aumento nel tentativo di riconquistare la fiducia perduta Circa il 10% delle persone che passano per il chirurgo plastico lo fa per “superare” una causa di divorzio, nel tentativo di riconquistare la fiducia persa e darsi un'altra possibilità. Va bene dal psicologo, ma è meglio anche bello! Secondo il chirurgo spagnolo Javier de Benito, direttore medico della IDB, è un nuovo fenomeno che non si era visto prima ma che ora sta prendendo piede in maniera crescente, Il medico opera nell'Istituto all'interno dell'ospedale universitario Chiron Dexeus di Barcellona e annualmente tratta più di 1.000 pazienti, ed è stato riconosciuto dall'editore Taschen, nel suo libro di chirurgia estetica, tra i dieci migliori chirurghi plastici nel mondo. Secondo il chirurgo si assiste fino al 9% degli uomini e l'11% delle donne che vengono a praticare qualsiasi tipo di trattamento chirurgia o estetica con l'obiettivo quasi ossessivo di cambiarsi quando normalmente hanno sopportato per anni. Essi ritengono che tale rinnovamento possa dare loro 'fiducia' nel tempo specie se hanno deciso di darsi una chance con un nuovo partner, nonché per stare meglio con il loro ambiente e, soprattutto, "aumentare un'autostima che chiaramente è stata aggredita da processi quasi sempre traumatici, dove uno dei due lascia l'altro". Il dottore dice che capita spesso che i pazienti che chiedono "un cambiamento totale, quando nella maggioranza dei casi non è necessario". Non si tratta, di una semplice curiosità, ma tale statistica, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, dimostra come sta cambiando la società.

Una bomba a orologeria le acque territoriali tedesche.

Una bomba a orologeria le acque territoriali tedesche. Nel fondo del Mar Baltico e nel Mare del Nord si trovano circa 100.000 tonnellate di munizioni chimiche. Esperti parlano di effetti devastanti per l’ambiente e per la pesca. Quali garanzie per i consumatori UE? Un problema che è noto alle autorità tedesche e che però non è entrato a far parte del dibattito ambientalista a livello europeo, ma che potrebbe avere potenziali effetti su tutti i consumatori UE, riguarda la presenza di migliaia di bombe al fosforo e chimiche presenti sui fondali a ridosso spiagge del Mar Baltico, ma anche del Mare del Nord. Significativo in tal senso, è uno degli episodi della Seconda Guerra Mondiale: nel 1943, in particolare la notte del 17 agosto, 596 bombardieri della Royal Air Force (RAF) sganciarono 4.000 bombe al fosforo per distruggere gli impianti di Peenemunde dove Wernher von Braun stava costruendo i suoi famosi e micidiali razzi V2 che terrorizzavano la popolazione di Londra. Circa il 40% delle bombe cadde nel mare, a est di Peenemünde. 70 anni dopo i bombardamenti, le bombe sono ancora attive. A causa della corrosione, infatti, il fosforo ha cominciato ad emergere, e quando la corrente è favorevole a causa delle frequenti tempeste, risale sotto forma di pietre gialle e va a depositarsi sulla spiaggia. Un pericolo per centinaia di collezionisti d’ambra che camminano tra Peenemünde e Zinnowitz. Se, invero, i pezzi fosforo vengono riscaldati ad una temperatura di 20 gradi, si accendono spontaneamente e possono raggiungere temperature di 1300 gradi Celsius. Ma non è solo nella località balneare di Usedom che si concentra il problema. Secondo gli esperti è tutto il Mar Baltico ad essere diventato, nel corso della storia ed in particolare della Seconda Guerra Mondiale, una bomba a orologeria poiché sono depositati sui suoi fondali, secondo alcuni calcoli, più di 100.000 tonnellate di armi chimiche e 2.000,000 tonnellate di munizioni convenzionali. Ed il pericolo è in agguato: la corrosione può permettere al materiale chimico di raggiunge la catena alimentare. In un recente rapporto, l’organizzazione tedesca “Munition im Meer” ha lanciato l’allarme per avvertire del pericolo che si trova sul fondo del Mar Baltico e del Mare del Nord, anche a causa di una decisione non convenzionale da parte dei vincitori alleati. Poco dopo la fine della guerra, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica decisero che il resto dell'armamento tedesco doveva restare inutilizzato e sepolto per sempre nel Baltico e in vaste aree del Mare del Nord. Per esempio, è emerso che già nel settembre 1949, l'amministrazione britannica aveva ordinato ai tedeschi, il lancio nelle acque del Mare del Nord, a circa 4 km da l'isola di Helgoland, di 6000 proiettili di artiglieria riempiti con 11,7 tonnellate di gas nervino Tabun. Nonostante l'evidenza, l'area fu utilizzata dalla marina tedesca per esercitare siluro. Gli esperti stimano che nelle acque territoriali tedesche ci sono almeno circa 1,6 milioni di tonnellate di armi chimiche e bombe inesplose convenzionali che il tempo ha arrugginito e che riposano sul fondo del mare, costituendo un pericolo per l'ambiente, l’industria della pesca e quindi anche per i consumatori. Jens Sternheim, presidente del gruppo di esperti “Munition im Meer” ha rivelato che "E 'stato riscontrato che il materiale tossico ha raggiunto la catena alimentare". "C'è un pericolo latente e purtroppo conosciamo solo una piccola parte delle aree contaminate". Gli esperti hanno, inoltre, sottolineato come le autorità appaiano essere poco interessati ad avviare una bonifica costosa e necessaria. Per chi si è interessato del problema, tra cui il biologo marino Stefan Nehring: "il pericolo più grande è per la pesca. Le bombe sono a solo 50 metri di profondità” ed ha lanciato l’allarme ipotizzando, per esempio, cosa potrebbe accadere se queste granate s’impigliassero nelle reti da pesca per essere poi trasportate in superficie, ed ha sottolineato che "La pesca dovrebbe essere vietata in quella zona". Il pericolo più diretto e reale risiede, tuttavia, nel fondo del Mar Baltico, dove si trovano circa 100.000 tonnellate di munizioni chimiche, il cui veleno, alla fine emergerà, come è accaduto nelle coste danesi e norvegesi. Aleksander Korotenko, uno scienziato russo aveva predetto 10 anni fa che la bomba ecologica potrebbe esplodere dal 2020 e che avrebbe ucciso la vita nel Baltico per 100 anni. Sono rivelazioni inquietanti, così come sorprende la sottovalutazione da parte delle autorità tedesche, sempre accorte in tema ambientale, ma forse troppo prudenti nell’occasione, probabilmente per non destare allarme nella popolazione che si nutre del pescato della zona ma che, ricorda Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, non è più e solo, tedesca. Perché il consumo del pesce non riguarda la ristretta area della Germania del Nord, ma è un fatto che riguarda tutti i consumatori europei che, a questo punto, dovrebbero essere tutelati dalle istituzioni dell’UE cui s’invoca un intervento chiarificatore, ma anche decisivo, affinché persuada il governo tedesco ad una seria e definitiva bonifica delle aree contaminate.

domenica 22 dicembre 2013

La marijuana a uso ricreativo diventerà legale in Colorado dal 1° gennaio.

La marijuana a uso ricreativo diventerà legale in Colorado dal 1° gennaio. La marijuana a uso ricreativo sarà legale in Colorado il 1° gennaio. I negozi che hanno presentato la richiesta di autorizzazione per la vendita sono più di cento ma solo 12 punti vendita a Denver riusciranno ad aprire i battenti. L'entrata in vigore della liberalizzazione della marijuana a uso ricreativo è molto attesa e sono previste lunghe code, già dalla notte precedente, per poter acquistarla legalmente con eventuali problemi di sicurezza. La marijuana potrà essere acquistata solo in contanti. Una delle ultime misure approvate è quella che prevede l'abolizione del divieto per gli adulti di fumare nelle proprie verande, che era stato introdotto in novembre per far fronte ai timori legati al fumare in bella vista in pubblico. Ogni famiglia potrà coltivare sono 12 piante. Gli elettori del Colorado hanno approvato la legalizzazione della marijuana nel novembre 2012 e negli ultimi sei mesi le autorità hanno cercato di definire le norme per il consumo e la pubblicità. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, dopo l’Uruguay un altro stato seppur non nazionale, si unisce nella strategia dell’antiproibizionismo che sembra essere diventato il nuovo strumento per la lotta alla crminalità e per favorire nuovi introiti per le casse pubbliche data anche la pletora di consumatori in ogni dove a livello mondiale di questo tipo di droghe “ leggere “.

Le donne hanno bisogno di 627 ore all'anno per il make up e per la cura del propri aspetto

Le donne hanno bisogno di 627 ore all'anno per il make up e per la cura del propri aspetto La donna di oggi, spende in media 12 ore e 4 minuti ogni settimana per migliorare il proprio aspetto, dicono i ricercatori che hanno effettuato uno studio su 2.000 donne, commissionato da Invista, proprietario di Lycra. Se si calcola su base annua si raggiunge fino a un sorprendente 627 ore e 28 minuti – quasi un intero mese. Non si perde tempo a scegliere cosa indossare. La donna spende in media 50 minuti del proprio tempo alla settimana per scegliere cosa mettersi addosso, ma anche di più se si considerano i minuti persi, circa un'ora e 32 minuti alla settimana, per preoccuparsi se ciò che è stato scelto sembra ancora buono. Le preoccupazioni che riguardano il peso sono una preoccupazione comune per molte donne. Nove ragazze su 10 selezionano sempre un vestito che nasconde parti del loro corpo, che non amano più. Oltre all’abbigliamento le principali preoccupazioni comuni includono la paura di essere troppo grasse o troppo esili, troppo gonfie, la pelle “brufolosa” o pallida o i capelli crespi. Anche la biancheria intima può presentare problemi, con le donne che ci mettono fino a 39 minuti alla settimana per scegliere quella più appropriata. Non si tratta solo di curiosità, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ma tali tempi ci fanno capire come la donna moderna, nonostante i ritmi frenetici della vita quotidiana ci tenga ancora al proprio aspetto, forse anche troppo.

Slacklining. Come camminare sospesi su una corda: il fascino dello slacklining contagia sempre più persone anche in Italia.

Slacklining. Come camminare sospesi su una corda: il fascino dello slacklining contagia sempre più persone anche in Italia. Ma il pericolo è in agguato Lo slackline, sembra un inglesismo difficile da ripetere ma sta diventando una disciplina sempre più diffusa, aggiungeremmo anche “estrema”, che si può praticare ovunque, bastano una corda apposita e due alberi o due rocce. Quello che non tutti hanno però, è l’equilibrio per camminare sospesi a mezz’aria. Lo slacklining nasce negli Stati Uniti nei primi anni ’80 è molto conosciuto anche in Brasile e in vari stati europei come Francia, Spagna e Germania; in Italia è ancora piuttosto raro anche se s’iniziano a verificare “apparizioni” anche nelle nostre città. Lo slacklining consiste nel camminare sospesi in equilibrio su una fettuccia ancorata a due punti. Per molti aspetti, questa disciplina assomiglia al funambolismo. Tuttavia, lo slacklining si distingue dal funambolismo per alcuni aspetti importanti. Contrariamente al cavo metallico fisso usato nel funambolismo, tipico esercizio dell’arte circense, la linea da slacklining reagisce in modo più dinamico ai movimenti grazie alle sue proprietà elastiche. Il nastro si può muovere sia lateralmente, sia oscillando in alto e in basso. La larghezza della fettuccia varia tra i 2,5 e i 5 centimetri. Ciò consente di praticare lo slacklining sia a piedi nudi sia con delle scarpe piatte. Grazie alle sue molteplici possibilità, lo slacklining è apprezzato da un ampio ventaglio di amanti del movimento. Gli appassionati degli sport di azione possono usare la fettuccia come un piccolo trampolino per eseguire salti spettacolari ed evoluzioni come rotazioni, flip e grab. Chi invece preferisce i movimenti più tranquilli apprezza lo slacklining per il suo aspetto meditativo. Oscillando per esempio su un nastro teso nel bosco, è possibile staccare dal quotidiano e concentrarsi maggiormente su sé stessi. Chi ama l’avventura e non ha paura di farsi un tuffo in acqua può provare la variante del waterline, in cui si provano diverse evoluzioni su una linea tesa sopra un fiume o un lago. Sembrerebbe tutto molto idilliaco perché per alcuni servirebbe a migliorare il senso dell’equilibrio e la capacità di concentrazione, in realtà per il numero dei giovani che vi si sta avvicinando, appare più un qualcosa che assomiglia ad uno sport estremo, con i conseguenti rischi per la propria incolumità e di quella degli altri, cui si aggiunge lo spirito di emulazione che fa parte della curiosità della gioventù. Anche perché se all’inizio si tende una fascia elastica a pochi centimetri da terra, la volontà di sfidare sé stessi e gli altri ha portato alcuni a farlo ad altezze proibitive e certamente pericolose. Tali considerazioni, spingono Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, a far prestare molta attenzione non solo a chi si approccia a tale attività, ma anche ai genitori di ragazzi minorenni cui compete la vigilanza sui propri figli.

ALITALIA. Dopo l’ennesimo annuncio di salvataggio lo “Sportello dei Diritti” di nuovo in Procura per impedire che i cittadini subiscano l’ennesima beffa e per non far cadere nel dimenticatoio la sciagurata operazione del 2008 del governo Berlusconi

ALITALIA. Dopo l’ennesimo annuncio di salvataggio lo “Sportello dei Diritti” di nuovo in Procura per impedire che i cittadini subiscano l’ennesima beffa e per non far cadere nel dimenticatoio la sciagurata operazione del 2008 del governo Berlusconi Aprile 2008, sono trascorsi oltre cinque anni dal fallimento di Alitalia LineeAeree Italiane SPA. In un sol il governo capitanato da Silvio Berlusconi riusciva così: - a scaricare sulle casse dello Stato e quindi sui cittadini circa 3 miliardi di euro circa (oltre interessi); - a far licenziare oltre 7.000 dipendenti; - a farne licenziare altri 5.000 delle aziende dell’indotto, fornitrici della ex compagnia di bandiera, poi per la maggior parte costrette a dichiarare dissesto a causa del fallimento della azienda madre, nonché maggior cliente; - a “regalare” nei fatti alla attuale Compagnia Aerea Italiana un complesso aziendale attivo, marchio e logo compresi. - a tradire circa 20.000 piccoli azionisti che, confidando nelle pubbliche promesse di Silvio Berlusconi, avevano investito tutti i loro risparmi in Alitalia fino a rimanere con “il cerino in mano” a seguito della nota operazione ritenuta oltremodo scellerata anche a detta di autorevoli economisti. - a convincere la gente che pure quella scellerata operazione era il prodotto della crisi globale e non delle sue premeditate intenzioni. Lo “Sportello dei Diritti”, nella persona del presidente Giovanni D’Agata con gli avvocati Francesco Toto e Francesco D’Agata intende oggi promuovere un’azione diretta ad impedire che le conseguenze di quella assurda operazione rimangano sottaciute, che i responsabili rimangano impuniti e che soprattutto ancora una volta, per il tramite di un’azienda dello Stato (Poste Italiane) siano dispersi soldi pubblici in favore di privati. Operazione vietata dalle norme europee. Il primo passo concreto: depositata giovedì 19 dicembre scorso presso la Procura della Repubblica di Lecce una dettagliata denuncia-querela mentre proseguono le azioni pendenti a tutela dei piccoli risparmiatori frodati.

sabato 21 dicembre 2013

Se il consumatore è indotto ad entrare nell’attività commerciale e non trova l’offerta promessa sul volantino la pubblicità è ingannevole.

Se il consumatore è indotto ad entrare nell’attività commerciale e non trova l’offerta promessa sul volantino la pubblicità è ingannevole. La Corte di Giustizia UE conferma la sanzione dell’Antitrust ad un ipermercato italiano che aveva reclamizzato un prodotto non disponibile in magazzino con lo sconto del 50% Occhio al volantino pubblicitario per tutti i commercianti e più tutele per i consumatori UE. A sottolinearlo è Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, dopo la sentenza C281/12, pubblicata il 19 dicembre dalla Corte di Giustizia Europea. I giudici della sesta sezione hanno, infatti, stabilito il principio per il quale la pratica commerciale scorretta per essere «ingannevole» deve risultare decisiva nell’indurre il consumatore non solo a un acquisto, ma anche a una scelta commerciale che diversamente non sarebbe stata effettuata, come ad esempio la decisione di entrare in un negozio. La vicenda scaturisce da una controversia vertente la tradizionale vendita promozionale effettuata nell’abito della grande distribuzione che offre in vendita prodotti a prezzi vantaggiosi. Nella fattispecie, la reclame è costituita dal classico volantino pubblicitario, che promette fin dal titolo «Sconti fino al 50% e tante altre occasioni speciali», anche su di un computer portatile. Un accorto consumatore aveva proposto un esposto all’Autorità Garante per la Concorrenza e del Mercato, perché durante il periodo di validità della promozione non aveva reperito presso la sede del centro commerciale il prodotto informatico reclamizzato. L’Autority aveva quindi censurato il comportamento della società che gestisce l’ipermercato per pratiche commerciali scorrette sanzionandola ai sensi del codice del consumo (il d.lgs. 2006/05). Il Consiglio di Stato chiamato a pronunciarsi sulla domanda di annullamento della sanzione aveva interpellato la Corte di Giustizia. Evidenziano i giudici europei che una pratica commerciale dev’essere qualificata come «ingannevole», ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 1, della direttiva 2005/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 maggio 2005, relativa alle pratiche commerciali sleali delle imprese nei confronti dei consumatori nel mercato interno e che modifica la direttiva 84/450/CEE del Consiglio e le direttive 97/7/CE, 98/27/CE e 2002/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (CE) n. 2006/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio («direttiva sulle pratiche commerciali sleali»), qualora tale pratica, da un lato, contenga informazioni false o possa ingannare il consumatore medio e, dall’altro, sia idonea ad indurre il consumatore ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso. L’articolo 2, lettera k), di tale direttiva dev’essere interpretato nel senso che nella nozione di «decisione di natura commerciale» rientra qualsiasi decisione che sia direttamente connessa con quella di acquistare o meno un prodotto, e quindi anche quella che presenta un nesso diretto con quest’ultima, ossia la decisione di entrare nel negozio.

Potrà essere un deterrente per le prossime scorpacciate di dolci e dolciumi natalizi?

Potrà essere un deterrente per le prossime scorpacciate di dolci e dolciumi natalizi? Bè, se tutti leggessero gli esiti dello studio effettuato dai ricercatori della School of Medical Science dell’University of New South Wales di Sydney, almeno potrebbero azzardare di porsi qualche freno, anche se le tradizioni, unite al consumismo sfrenato del periodo sembrerebbero non consentire deterrenti. La ricerca in questione, pubblicata sulla rivista Brain, Behavior and Immunity, ha stabilito che basterebbe uno sgarro alla regola per diminuire le capacità cognitive cerebrali. Infatti, dosi elevate di zucchero, anche consumate raramente, alterano rapidamente la memoria e i danni sono permanenti. Per la prima volta gli effetti vengono dimostrati sui topi. Agli animali è bastato bere acqua zuccherata in dosi elevate per qualche giorno e, nonostante si alimentassero generalmente in modo sano durante il resto dell'anno, hanno dimostrato grande difficoltà nel fare azioni che generalmente riuscivano loro con facilità, come trovare alcuni oggetti spostati dagli scienziati in zone separate delle gabbie. Associata alla confusione i medici australiani hanno osservato un aumento dello stato infiammatorio dell'area dell'ippocampo, area del cervello addetta alla memoria spaziale. "La scoperta è importante perché pensiamo possa fare luce anche sul processo di declino cognitivo umano - dice Margaret Morris, fra gli autori dello studio -. Ci ha sorpreso la velocità con cui si verificato il deterioramento della memoria in rapporto al consumo di zuccheri. Abbiamo anche visto che il danno permane anche quando i topi hanno ripreso a mangiare in modo sano". Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un’ennesima prova che gli eccessi, specie quelli zuccherini del periodo, fanno comunque male.

Informazioni ai turisti e viaggiatori. Evacuata la metrò di Parigi per allarme amianto

Informazioni ai turisti e viaggiatori. Evacuata la metrò di Parigi per allarme amianto Quattro linee della metropolitana di Parigi sono state evacuate nella tarda mattinata di ieri 20 dicembre, dopo che un allarme amianto è scattato in una sala comandi. Il traffico sino a ieri sera non era ancora ripreso regolarmente. Si tratta di linee chiave per raggiungere le principali stazioni ferroviarie della capitale, come la Gare Montparnasse e la Gare du Nord e ciò alla vigilia delle vacanze di Natale, per una delle mete del periodo più attrattive anche per gli italiani, come sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. La RATP, che gestisce la metropolitana parigina, ha riferito che l'amianto è stato trovato in una sala comandi che si trova in un edificio esterno, non nei pressi della rete sotterranea e non accessibile ai viaggiatori. Un locale, è stato anche precisato, dove tra l'altro sono stati effettuati di recente dei lavori di rinnovamento. Sui monitor di informazione della metropolitana è indicato che il traffico è interrotto sulle quattro linee interessate, la 2, la 6, la 10 e la 11, a causa di un incidente tecnico.

giovedì 19 dicembre 2013

Scienza e cura del dolore. Ricercatori di Melbourne sperano di alleviare il dolore cronico dopo la scoperta degli enzimi

Scienza e cura del dolore. Ricercatori di Melbourne sperano di alleviare il dolore cronico dopo la scoperta degli enzimi Alcuni ricercatori australiani sperano di eliminare il dolore cronico con una gamma di farmaci di nuova generazione dopo la loro scoperta di un enzima responsabile della sensazione continua di agonia. Lo evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, dopo aver appreso dell’importante scoperta effettuata ai nostri antipodi. Un gruppo di enzimi che diventano attivi negli animali affetti da dolore cronico è stato scoperto dagli scienziati della Monash University di Melbourne, che ora stanno collaborando con i medici dell'ospedale The Alfred per determinare se si può fermare il dolore cronico nell'uomo. I medici del The Alfred incominceranno a breve a prelevare campioni di liquido spinale da un massimo di 90 pazienti sottoposti a chirurgia che soffrono di dolore pre-esistente per determinare se le proteine, chiamate proteasi, sono anche responsabili del dolore negli esseri umani. Gli scienziati della Monash potranno anche utilizzare i test per perfezionare farmaci per bloccare il processo del dolore, che hanno già provato con successo sulle cavie. Il Responsabile della “terapia del dolore” presso l’ospedale, il dottor Nicholas Christelis, ha detto che la scoperta ha aperto la strada nuovi potenziali trattamenti e bersagli farmacologici per le persone che soffrono di dolore cronico, nelle quali il corpo diventa condizionato dalla sofferenza e intenso sentimento di agonia, anche dopo che la loro lesione è guarita. Il dottor Christelis ha evidenziato che "Il dolore non controllato porta a cambiamenti che si verificano nella colonna spinale e nel cervello, che può quasi diventare permanente”. "Se il dolore non è ben gestito, il sistema nervoso ne risente continuamente e cambia, adattandosi al dolore in modo che, anche se il tessuto è guarito, il dolore rimane”. "Il dolore porta alla paura, all’inedia, a fobie, depressione, ansia -. Distrugge completamente la gente" . Il professor Nigel Bunnett, dell'Istituto Monash di Scienze Farmaceutiche, ha scoperto che le proteasi diventano attive nel fluido cerebrospinale dei topi quando stavano vivendo il dolore cronico. Dopo aver illuminato le proteasi, ”accendendole” con tag fluorescenti, è stato anche in grado di identificare le terminazioni nervose responsabili di inviare i messaggi al cervello, note come recettori attivi delle proteasi. Mentre la collaborazione funziona per confermare lo stesso processo negli esseri umani, il professor Bunnett continuerà a lavorare su nuove terapie che spera possano bloccare sia l'enzima o il nervo che trasmette il messaggio del dolore al cervello.

I rifiuti elettronici aumenteranno di un terzo entro il 2017 nel mondo

I rifiuti elettronici aumenteranno di un terzo entro il 2017 nel mondo. E l’Italia è in grado di affrontare il problema? Secondo un rapporto supervisionato dall'ONU, i rifiuti elettrici ed elettronici generati ogni anno in tutto il mondo dovrebbero aumentare del 33% entro il 2017, per raggiungere ogni anno l’altezza di una montagna pesante 65,4 milioni tonnellate - quasi 200 volte l’Empire State Building. Per rendere l’idea, entro il 2017, in un anno, tutti i frigoriferi, televisori, telefoni cellulari, computer, schermi, giocattoli elettronici e tutti gli altri prodotti alla fine della vita, con una batteria o un cavo, se messi in fila corrisponderebbero a 40 milioni camion ossia la lunghezza di tre quarti dell'equatore. Come detto l’equivalente del peso di quasi 200 Empire State Building o 11 volte la grande piramide di Giza, secondo quanto affermato dall'iniziativa per risolvere il problema dei rifiuti ("Risolvere il problema dei rifiuti elettronici"), un consorzio di organizzazioni dell'ONU, produttori, governi, ONG e scienziati. Nel 2012, secondo una mappatura mondiale, circa 48,9 milioni di tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici (DEE) erano presenti in tutto il mondo, per un totale procapite 8.89 per ogni uomo. Tra i principali paesi, gli Stati Uniti sono il più grande generatore di DEE pro capite, con 29,8 kg. L'Unione europea si attesta su una media 19,2. Il Qatar ha l'impatto più grande del mondo, con 63 chilogrammi pro capite. Un indiano genera in media 2,25 chili di DEE, un brasiliano 7.1 e un cinese 5.4 chili. Cifre impressionanti che per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, dovrebbero far riflettere sullo stato di preparazione dei singoli paesi ad impatti ambientali così devastanti. Non ci pare, in particolare, che in Italia si sia avviato un dibattito serio per affrontare un problema che diventa sempre più grande giorno dopo giorno se si pensa che anche gli italiani sono grandi fruitori e “consumatori” di apparecchiature elettroniche di ogni tipo.

Osservatorio prezzi. Aumenta la tazzina di caffè al bar: da Lecce 0,80 € a Genova 1,20 € per un espresso

Osservatorio prezzi. Aumenta la tazzina di caffè al bar: da Lecce 0,80 € a Genova 1,20 € per un espresso! Ma quanto costano veramente i chicchi e quanto si guadagna? Forse non tutti sanno che per una tazzina di caffè al bar occorrono 7- 8 grammi di polvere aromatica e che il costo per il bar dei chicchi macinati pro tazzina varia da 0,05 a 0,15 euro. Pochissimi centesimi, se si pensa che il costo medio a livello nazionale è lievitato a 1,20 euro al dettaglio. Perché se per esempio a Lecce il costo del caffè al bar risulta pressoché invariato si sta già iniziando a registrare un aumento generalizzato. Per esempio a Genova secondo quanto previsto il prezzo salirà a 1,20 euro. Ed allora per capire la dinamica del prezzo della bevanda cui gli italiani non possono rinunciare bisogna passare alla disamina di come si arriva al costo finale dell’espresso servito sul bancone e del guadagno netto per il commerciante. Il consumo di una macchina da caffè (il tipo più semplice è a due bracci) è di circa 3 kw all’ora. Ci sono poi i dipendenti per i quali la media è di 9 € l’ora. E così al commerciante alla fine una tazzina di espresso a base di caffè di qualità medio alta, costa circa 20 centesimi di euro. Ciò fa comprendere perché il caffè viene definito l’oro nero del commercio del settore con un margine di guadagno del 400 % lordo se si pensa che, tolte le spese, per ogni caffè servito, s’incassano circa da 0,47 a 0,72 euro anche a seconda della qualità di caffè che il dettagliante decide di servire. A questo punto resta da capire se gli aumenti preventivati siano giustificati. Se si guarda la dinamica delle materie prime, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, non sembrerebbe, perché se un balzo nei prezzi della qualità arabica si era avuto nel biennio 2011-2012, quest’anno il prezzo è calato al minimo storico degli ultimi 13 anni. Non appare, quindi, convincente quanto viene preventivato da alcuni anche perché se si guarda all’incidenza del costo dei chicchi di caffè allora ci dovrebbe essere addirittura un decremento nel costo medio a tazzina. Probabilmente, ancora una volta sono gli effetti della crisi a determinare il convincimento da parte dei proprietari di bar che un piccolo aumento nel prezzo della tazzina possa compensare la riduzione generalizzata dei consumi di altri beni, anche perché gli italiani riescono a rinunciare a tutto ma non alla classica tazzina di caffè al bar.

mercoledì 18 dicembre 2013

Una nuova ricerca evidenzia come i segnali Wi-Fi potrebbero essere più dannosi di quanto pensassimo.

Una nuova ricerca evidenzia come i segnali Wi-Fi potrebbero essere più dannosi di quanto pensassimo. I segnali Wi-Fi provenienti dal router di internet tipico nelle case potrebbero essere dannosi per la salute? Un nuovo studio ha trovato alcuni risultati interessanti. Vi siete mai chiesti quale sia l'effetto di tutti i segnali wi-fi che ruotano intorno a noi che potrebbero essere effettivamente dannosi per il nostro corpo? Camminiamo in giro con il cellulare in tasca, dormiamo accanto a comodini con telecomandi e usiamo i nostri computer portatili in modalità wireless. Siamo costantemente bombardati da una nebbia invisibile di segnali wi-fi e un esperimento ha appena scoperto che potrebbero avere ucciso delle piante, quindi potremmo essere a rischio? Il Daily Mail ha riportato un esperimento che ha visto due vassoi di semi di crescione posti uno accanto a due router wi-fi e un altro vassoio in una stanza senza. E 'stato eseguito come progetto scolastico in Danimarca e ha attirato l'attenzione di studiosi scatenando un vivace dibattito nei circoli scientifici. I risultati hanno messo in evidenza che molti dei semi prossimi ai router "ha cambiato di colore ed è morto" dopo 12 giorni, sollevando i timori che i segnali wi-fi potrebbe essere più dannosi di quanto pensassimo. Tuttavia, il dibattito infuria che un altro motivo per il risultato negativo è dovuto al calore aggiunto nella stanza dei due router che hanno asciugato l’acqua contenuta nei semi. Questo non è il primo studio sugli effetti delle radiazioni sugli alberi e ne segue altri effettuati sulle piante dagli scienziati nei Paesi Bassi che hanno esposto alberi a diversi livelli di frequenza riscontrando anomalie sulle foglie che indicavano come l'epidermide superiore e inferiore delle foglie stavano morendo. Mentre è vero che le onde wi-fi sono una forma di radiazioni di livello estremamente basso se emesse da un router. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, quali sono i danni fisici, per l'uomo, che provoca l'esposizione ad un campo elettromagnetico? Bisognerebbe partire dal fatto che l'uomo è una macchina elettrochimica e, in quanto tale è in equilibrio con un certo tipo di magnetismo, di elettricità esistente nel pianeta; a causa delle nuove scoperte tecnologiche, però, questa macchina elettrochimica che si è adattata nel corso dei millenni, oggi si trova esposta a ben altra elettricità, che viene emessa dai campi elettromagnetici, dai tralicci di trasmissione elettrica; ciò, se si considerano le basse frequenze che provengono dagli impianti di trasmissione radio e televisiva. In questo caso si parla, come conseguenze, soprattutto di problemi tumorali e di leucemia. Molte ricerche svolte in Danimarca, in Svezia, negli Stati Uniti, dimostrano che l'incidenza di rischio che si riscontra per le basse frequenze, si potrebbe avere anche per le alte frequenze. Il problema è che abbiamo a che fare con malattie che si sono attestate nel corso di decenni, ed è perciò difficile riuscire a capire oggi quello che può succedere da qui a dieci anni. Quando si incominciò a sospettare che l'amianto fosse cancerogeno era oltre venti anni fa; dunque, ci sono voluti venti anni per mettere al bando l'amianto! Comunque oggi esistono tecnologie per cui gli impianti possono essere ben schermati, e l'inquinamento trasmesso sull'uomo verrebbe fortemente ridotto.

Auto bloccata da un'altra in doppia fila. Condannato il responsabile a risarcire il danno «esistenziale» all’automobilista in "ostaggio".

Auto bloccata da un'altra in doppia fila. Condannato il responsabile a risarcire il danno «esistenziale» all’automobilista in "ostaggio". Il giudice di pace accorda equitativamente un ristoro di 200 euro per compensare lo stress e il «detrimento alla vita relazionale» a causa di un fatto ingiusto Una situazione tipica delle vie urbane nostrane, ma che fa venire i nervi e che per il giudice di pace di Roma é suscettibile di provocare un danno esistenziale: l'auto in sosta bloccata da un'altra autovettura lasciata sconsideratamente in doppia fila. Se lo ricorderà a vita il proprietario dell'autovettura che ha lasciato quasi in ostaggio un automobilista romano costretto ad aspettare a lungo tempo (con conseguente rinuncia agli impegni programmati) che l'altro conducente potesse "liberarlo" dal parcheggio, perché il magistrato onorario capitolino, con la sentenza 27962/13 lo ha condannato a risarcire 200 euro oltre alle spese legali riconoscendo il diritto al ristoro dello stress e del «detrimento» patito nella vita di relazione. Nella fattispecie, il giudice ha rilevato come il fatto evidenziato "oltre ad aver costituito un detrimento alla vita di relazione, ha costituito un dispendio inutile di mezzi, di affaticamento e di attività profusa per doversi difendere dal danno ingiusto, e di cui é di cui é stata data piena prova". Secondo il giudicante il proprietario del veicolo in doppia fila, in ossequio al principio generale della responsabilità civile ("neminem laedere") stabilito dall'articolo 2043 non poteva esimersi dal rispettare le regole di correttezza e sicurezza stradale ed in particolare la disposizione dell’articolo 158, comma 3, lettere b) e c) Cds, che impongono condotte di circolazione stradale tali da evitare pregiudizi agli altri utenti della strada e comunque improntate al rispetto e alla prudenza. In particolare per il magistrato la lesione dei diritti allegata dal danneggiato in ossequio ai principi costituzionali rappresentati dagli articoli di cui alla parte I, articolo I della Costituzione impone il riconoscimento di un danno risarcibile in via d'equità nel limite di quanto provato, non escluso il danno esistenziale, "perché sostenuto da concrete dimostrazioni".Insomma, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, una decisione esemplare che potrebbe costituire un deterrente significativo per tutti coloro che si sentono padroni della strada non avendo rispetto degli altri utenti e creando anche situazioni di non raro pericolo.

Mobbing. Risarcito per la depressione il dipendente cui sono stati affidati compiti marginali e impediti gli aggiornamenti.

Mobbing. Risarcito per la depressione il dipendente cui sono stati affidati compiti marginali e impediti gli aggiornamenti. Liquidato il danno non patrimoniale da dequalificazione professionale sulla base del 50 % dello stipendio lordo Un'importante decisione sulla piaga del mobbing arriva dal tribunale di Milano, che Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione da sempre impegnata in difesa delle vittime di vessazioni sul luogo di lavoro ritiene utile portare all'attenzione di quanti subiscono angherie e soprusi. Con la sentenza 1012/13, il giudice del lavoro designato, ha riconosciuto il diritto al risarcito del danno biologico - conseguenza dell’ansia e della depressione - nonché morale, al lavoratore cui non siano stati consentiti gli aggiornamenti e affidati compiti marginali rispetto al bagaglio professionale acquisito con gli studi e l’esperienza, sulla base di un'assunta incompatibilità ambientale. Secondo il tribunale di Milano il risarcimento dovuto per la dequalificazione dev'essere liquidato in relazione al 50 % dello stipendio lordo. Nel caso di specie il tribunale meneghino ha accolto il ricorso degli eredi di un medico oculista, assegnato a compiti marginali, in particolare alle dimissioni dei pazienti, privato della facoltà di operare e visitare nonché di ottenere aggiornamenti professionali. Nella fattispecie, il dottore era stato in primo luogo trasferito poiché l'azienda lamentava una non meglio precisata incompatibilità ambientale e poi a seguito di un ricorso in via d’urgenza risultato vittorioso, otteneva il ritorno in sede, ma, come accade sovente, con mansioni mortificanti. In conseguenza di tale scelta aziendale, il medico decide di ricorrere contro l'Asl per domandare il risarcimento del danno biologico, a causa di una lieve sindrome ansioso-depressiva, e morale, determinati dalla nuova difficile situazione lavorativa, significando la sussistenza di mobbing a suo carico. Indipendentemente dalla verifica della condotta mobbizzante da parte dei superiori, il giudice ha comunque accolto le sue doglianze, essendo stato comprovato il demansionamento che ha causato la frustrazione e le complicazioni dello stato di salute. Anche perché é lo stesso magistrato a rilevare che «non vi è dubbio di genere alcuno che la dequalificazione professionale è uno degli elementi che, senza vincolo di esclusività e tanto meno di esaustività, concorre a definire il concetto di "mobbing"». La sentenza in questione é da ritenersi più che significativa in quanto il giudicante ha rilevato come il mobbing evochi «una condotta del datore di lavoro, o del superiore gerarchico, sistematica e protratta nel tempo, tenuta nei confronti del lavoratore nell’ambiente di lavoro, che si risolve in sistematici e reiterati comportamenti ostili che finiscono per assumere forme di prevaricazione o di persecuzione psicologica da cui può conseguire la mortificazione morale e l’emarginazione del dipendente con effetto lesivo del suo equilibrio fisiopsichico e del complesso della sua personalità. Ai fini della configurabilità della condotta lesiva del datore di lavoro sono, pertanto. rilevanti: a) la molteplicità dei comportamenti di carattere persecutorio, illeciti o anche leciti se considerati singolarmente, che siano stati posti in essere in modo miratamente sistematico e prolungato con intento vessatorio; b) l’evento lesivo della salute o della personalità del dipendente; c) il nesso eziologico tra la condotta del datore, o del superiore gerarchico, e il pregiudizio all’integrità psico-fisica del lavoratore; d) la prova dell’elemento soggettivo, cioè dell’intento persecutorio». In virtù del riconoscimento del nesso di causalità tra le lesioni subite ed il comportamento datoriale, il tribunale ha riconosciuto nei confronti degli eredi del medico un risarcimento di 13 mila euro a fronte del danno biologico la cui dimostrazione è stata circoscritta a dodici mesi, da dicembre 2007 e dicembre dell’anno successivo. Ma vi é di più. Per determinare l'ulteriore danno non patrimoniale il giudice ha basato la sua valutazione sulla base del 50 % dello stipendio lordo, stabilendo che a ciascuno degli eredi fossero liquidati 30 mila euro. La decisione in questione si pone in accordo con il recente orientamento giurisprudenziale della Cassazione, che con la sentenza 25729/13, ha ritenuto risarcire un ispettore retrocesso a mero addetto alle vendite, con un importo pari al 50 % dello stipendio lordo.

martedì 17 dicembre 2013

Dev’essere annullata la cartella di pagamento del canone Rai se il contribuente aveva presentato denuncia di oscuramento delle reti

Dev’essere annullata la cartella di pagamento del canone Rai se il contribuente aveva presentato denuncia di oscuramento delle reti. Se l’ente non risponde l’atto impositivo è invalido. Una decisione che per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, certamente farà discutere, ma che gode anche dell’autorevolezza della Commissione Tributaria Regionale del Lazio, e quindi di secondo grado in materia del canone Rai, tassa ritenuta assai onerosa e sempre più ingiusta dalla gran parte degli italiani. Secondo i giudici tributari capitolini dev’essere annullata la cartella di pagamento del canone Rai se il contribuente ha presentato denuncia di oscuramento delle reti ma non ha ricevuto alcuna risposta da parte dell’ente. Lo stabilisce la sentenza n. 597/2013 che ha accolto il ricorso di un contribuente che aveva motivato la sua opposizione alla domanda di riscossione del canone Rai, producendo la sua richiesta di oscuramento dei canali della tv pubblica. Ma l’amministrazione non aveva risposto ed al contrario, il fisco aveva avviato la riscossione degli importi pretesi per il mancato pagamento del canone procedendo con la notifica della cartella di esattoriale. Non restava che impugnarla dapprima innanzi alla Commissione Tributaria Provinciale che rigettava in prima istanza il ricorso. Tuttavia il contribuente non demordeva ed impugnava la sentenza di rigetto innanzi alla Commissione Tributaria Regionale che riformava la decisione di primo grado ritenendo per l’appunto che la cartella di pagamento per omesso pagamento del canone Rai dev’essere annullata, quando il contribuente ha presentato denuncia di oscuramento delle reti senza ricevere alcuna risposta.

Giudice di Pace di Lecce: è inesistente il verbale che non riporta la sottoscrizione in originale o autentica del verbalizzante.

Giudice di Pace di Lecce: è inesistente il verbale che non riporta la sottoscrizione in originale o autentica del verbalizzante. A rischio annullamento migliaia di verbali. Il Giudice di Pace di Lecce, Avv. Silvano Trane, con la recentissima sentenza n. 4897 del 12.12.13, ha accolto il ricorso proposto da un automobilista multato dalla Polizia Municipale di Lizzanello, per aver attraversato un incrocio col semaforo proiettante luce rosse. Il Giudice di Pace ha ritenuto fondato il motivo di ricorso con cui il ricorrente, assistito dagli avv.ti Alfredo Matranga e Gianluca De Leo, ha censurato l’illegittimità del verbale poiché riportante le sole firme scannerizzate del Comandante e del Vice Comandante della polizia municipale del comune salentino. In particolare, secondo il Giudice è inesistente il verbale che non riporta la firma in originale o autenticata di chi lo ha redatto, in quanto la normativa del vigente Codice della Strada e del relativo regolamento stabilisce che il verbale redatto dall’organo accertatore rimane agli atti dell’Ufficio o del Comando, mentre ai soggetti ai quali devono esserne notificati gli estremi viene inviato uno degli originali o copia autenticata a cura del responsabile dello stesso Ufficio o Comando; invece, nel caso dei verbali redatti con sistemi meccanizzati o di elaborazione dati, essi sono notificati con il modulo prestampato recante l’intestazione dell’Ufficio o del Comando predetti. Ha osservato, ancora, il Giudice di Pace come il verbale non possa comunque ritenersi, nel caso, legittimo poiché riportante la sola firma digitalizzata anziché la c.d. “firma digitale” che, a sensi della nuova disciplina di cui all’art. 3 comma 2 della L. n. 39/93, è l’unica consentita. Pertanto, ha infine concluso il Giudice osservando come nel caso di specie si è in presenza di carenza assoluta di sottoscrizione del verbale di contestazione impugnato, considerato che non è evidente la presenza di firma digitale né l’ente opposto ha fornito prova della sua esistenza. Per l’avv. Alfredo Matranga e per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, dopo questa pronuncia sono a rischio migliaia di verbali che, in caso di impugnazione, potrebbero essere annullati dai giudici di pace. Sono infatti molte le amministrazioni comunali che per velocizzare la stampa dei verbali e quindi aumentare gli introiti provenienti dai verbali elevati per le infrazioni al codice della strada non rispettano le regole previste dal Legislatore a presidio della legalità.

Sapone antibatterico potrebbe comportare rischi per la salute. Lo dice la FDA

Sapone antibatterico potrebbe comportare rischi per la salute. Lo dice la FDA È in studio una proposta da parte della Food and Drug Administration, l’Agenzia americana che si occupa della vigilanza sui farmaci che obbligherà i produttori a dimostrare che i detergenti antibatterici sono sicuri L’ente americano afferma che non c'è alcuna prova che le sostanze chimiche antibatteriche usate nei saponi liquidi e lavaggi aiutino a prevenire la diffusione di germi, e vi è qualche evidenza che potrebbero comportare rischi per la salute. L'agenzia ha detto che sta rivisitando la sicurezza delle sostanze chimiche come il triclosan alla luce dei recenti studi che suggeriscono che possono interferire con i livelli ormonali e stimolare la crescita di batteri resistenti ai farmaci. La profanazione del governo degli Stati Uniti conferisce così nuova credibilità agli avvisi di lunga data dei ricercatori che anche nel recente passato hanno sostenuto che le sostanze chimiche sono, nella migliore delle ipotesi, inefficaci e nel peggiore dei casi, una minaccia per la salute pubblica. La FDA ha testualmente affermato che non esiste attualmente alcuna prova che i saponi antibatterici sono più efficaci nel prevenire le malattie rispetto al lavaggio con acqua e sapone semplice. A seguito della sua proposta di legge comunicata ieri lunedì 16 dicembre, l’agenzia richiederà ai produttori di dimostrare che i loro saponi antibatterici e per lavare il corpo siano sicuri e più efficaci di acqua e sapone semplice. Se le aziende non possono dimostrare la sicurezza e l'efficacia dei loro prodotti, dovrebbero essere riformulate, rinominate o forse addirittura tolti dal mercato. "A causa di una vasta esposizione dei consumatori agli ingredienti nei saponi antibatterici, crediamo che ci dovrebbe essere un vantaggio chiaramente dimostrato dall’uso di sapone antibatterico per bilanciare ogni rischio potenziale", ha affermato Janet Woodcock, direttore del centro sui farmaci della FDA. La proposta dell'agenzia arriva a più di 40 anni dopo che l'agenzia è statoa incaricata di valutare il triclosan e ingredienti simili. In definitiva, il governo ha accettato di pubblicare le sue conclusioni solo dopo una battaglia legale di tre anni con il gruppo ambientalista, Natural Resources Defense Council, che ha accusato la FDA di ritardare l'azione sul triclosan. La sostanza chimica si trova in circa il 75 % dei saponi liquidi antibatterici e per il lavaggio del corpo venduti negli Stati Uniti. La regola preliminare della FDA si applica solo ai prodotti per l'igiene personale, ma l'industria degli Stati Uniti che comprende migliaia di prodotti antibatterici, compresi i coltelli da cucina, giocattoli, e dentifricio, ha implicazioni per 1 miliardo di dollari. La maggior parte della ricerca che riguarda la sicurezza del triclosan coinvolge studi su animali, che non possono sempre essere applicati agli esseri umani. Ma alcuni scienziati temono che la chimica possa interferire con gli ormoni negli esseri umani, aumentando il rischio di infertilità, pubertà precoce e di altri problemi di sviluppo. Altri esperti sono preoccupati che l'uso di routine di sostanze chimiche antibatteriche come il triclosan sta contribuendo a un aumento di germi resistenti alla droga, o superbatteri, che rendono inefficaci gli antibiotici. Nel marzo 2010, l'Unione europea ha vietato la sostanza chimica da tutti i prodotti che vengono a contatto con gli alimenti, come i contenitori e posate. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è un fatto eclatante che dovrebbe essere preso in considerazione anche dalle autorità europee che dovrebbero sfatare ogni benché minimo dubbio circa la pericolosità di tali prodotti chimici a partire dal triclosan.

lunedì 16 dicembre 2013

Nuovo scandalo sulla carne in Francia. Carne equina, utilizzata in laboratori farmaceutici, venduta in macelleria. Le autorità italiane prestino la massima attenzione alle carni equine importate da Oltralpe

Nuovo scandalo sulla carne in Francia. Carne equina, utilizzata in laboratori farmaceutici, venduta in macelleria. Le autorità italiane prestino la massima attenzione alle carni equine importate da Oltralpe Nuovo scandalo sulla carne equina in Francia. Dopo oltre un anno di indagini, la gendarmeria ha smantellato un traffico di tranci di carne equina in particolare cavallo che venivano venduti in macelleria nonostante gli animali fossero stati prima utilizzati in laboratori farmaceutici. Secondo la rete televisiva locale France 3 Languedoc, la carne incriminata è stata distribuita a rivenditori "in Francia, in Spagna e in Italia". Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ricorda come l'inverno scorso, broker e imprenditori senza scrupoli avevano venduto la meno costosa carne di cavallo come manzo. Questa carne era stata immessa nel mercato attraverso piatti preparati, tra cui lasagne, che si supponeva contenessero solo carne di manzo. Per tale precedente, rileva Giovanni D’Agata, dello “Sportello dei Diritti”, è opportuno dare immediata attuazione al sistema d’identificazione e tracciabilità europeo di tutti gli animali da macello al fine di consentire una maggiore tutela per i consumatori. È ovvio, che al momento le autorità sanitarie italiane farebbero bene a monitorare la situazione dell’indagine in corso in Francia per evitare che equini o carne equina non destinati al consumo umano vengano importati nel Nostro Paese.

domenica 15 dicembre 2013

Nuovo saluto neonazista si diffonde in Europa. Il moderno 'Saluto nazista' guadagna slancio tra gli anti-semiti

Nuovo saluto neonazista si diffonde in Europa. Il moderno 'Saluto nazista' guadagna slancio tra gli anti-semiti. Neonazi in posa per farsi fotografare nei siti sensibili in tutto il mondo e in Israele, persino al fianco di soldati delle Forze di Difesa Israeliane, che non sono a conoscenza del significato del gesto La mano destra e le dita tese verso il basso lungo il corpo, mentre la mano sinistra esegue un movimento di "saluto" sul braccio opposto. Sembrerebbe un esercizio aerobico per principianti. Ed in realtà, secondo i ricercatori di antisemitismo, è un chiaro simbolo antisemita, un moderno saluto nazista, che si sta diffondendo in tutta Europa tra coloro che vogliono manifestare odio nei confronti degli ebrei. Negli ultimi mesi, a parer di autorevoli studiosi, gli antisemiti stanno approfittando della mancanza di consapevolezza pubblica del nuovo tipo di "saluto" e scattano foto di se stessi eseguendo il saluto in luoghi particolarmente simbolici e sensibili del mondo come il campo di sterminio di Treblinka. Il fenomeno è stato rivelato in una conferenza tenuta all'inizio di questa settimana a New York dal reparto dell'Organizzazione Sionista mondiale per contrastare l'antisemitismo (WZO), in presenza di alti funzionari coinvolti nella ricerca e nella lotta contro l'antisemitismo in Israele e negli Stati Uniti. Al fine di far conoscere al pubblico il nuovo gesto, che molti avrebbero già incontrato, senza conoscerne il significato, gli organizzatori della conferenza hanno presentato immagini e video di neo-nazisti documentando come essi si esibiscano in diversi luoghi del mondo. Come parte di un impegno più concreto, è stato chiesto al Ministero della Difesa israeliano di avvertire i soldati dell'IDF (Forze di Difesa Israeliane) del fenomeno nel tentativo di impedire loro di partecipare inconsapevolmente alle fotografie. Il nuovo saluto, basato su un simbolo nazista inverso, è stato creato da un comico francese chiamato Dieudonné, che è noto per i suoi atti antisemiti e dichiarazioni e che è stato persino condannato dai tribunali in Francia diverse volte in passato. Il gesto fisico, si è diffuso nel paese, ma il governo non lo ha ancora definito illegale. Diverse fonti hanno discusso se è visto come gesto antisemita in tutti i casi. Ci sono coloro che affermano che alcuni tra quelli che si fanno fotografare, fanno il gesto per motivi di "anti-establishment" che non sono necessariamente antisemiti. Tra anti-semiti, tuttavia, come indica il WZO, è un comune gesto antisemita, e alcuni mezzi di comunicazione si sono scusanti di averlo esposto al pubblico erroneamente. Fatto sta che tale movimento sta guadagnando sempre più slancio e diffusione su Internet e tra i social network trasformandosi in un simbolo chiaramente nazista, e non sembra essere un fenomeno di passaggio, come ha voluto sostenere Yaakov Haguel, capo del dipartimento del WZO per contrastare l'antisemitismo e l'organizzatore della conferenza. Il classico saluto nazi-fascista della mano destra sollevata è vietato nei Paesi UE tant’è che non poche persone sono state anche arrestate per questo. Ed è forse questo il principale motivo per cui si stia diffondendo questo nuovo “trucco”. Un’apposita pagina di Facebook viene aggiornata molto frequentemente, specialmente con foto da tutto il mondo che documentano il nuovo saluto in luoghi che hanno un significato religioso e nazionale per gli ebrei. La pagina ha accumulato decine di migliaia di seguaci regolari, e quasi il 100% di loro sono attivi – attraverso “like”, condivisioni e commenti. Un sito web, inoltre, risulta essere stato lanciato anche per lo stesso scopo. Un fenomeno inquietante e da censurare, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Poiché non vi è dubbio, che in Europa, ma anche in Italia vi sia una recrudescenza dell’antisemitismo, male della società mai assopito, ma che probabilmente è acuito dalla crisi economica.

Virus Chikungunya a Saint Martin, Caraibi. Rischio per casi legati ai viaggiatori provenienti dall’UE.

Virus Chikungunya a Saint Martin, Caraibi. Rischio per casi legati ai viaggiatori provenienti dall’UE. La prima trasmissione autoctona all'interno di Europa continentale è stata segnalata in Emilia Romagna nel 2007 È stata confermata tra gli autoctoni su Saint Martin, meta dei Caraibi nota ai turisti anche europei, la trasmissione del virus della chikungunya, malattia febbrile acuta virale, epidemica. Nella valutazione rapida del rischio pubblicata dall’ECDC, l’Ente Europeo per la prevenzione ed il controllo delle malattie, viene analizzato il rischio per i casi legati ai viaggi in Europa continentale e l’improbabile trasmissione in futuro da casi importati nell'UE. I primi casi di chikungunya trasmessa localmente sono stati trovati nella parte francese di Saint Martin, una piccola isola caraibica, divisa tra Francia e Paesi Bassi. Saint Martin è una popolare destinazione turistica per i residenti di EU. Poiché i viaggi verso tale destinazione aumentano durante le vacanze di Natale, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, la vigilanza deve essere mantenuta per i casi importati di chikungunya nell'UE, anche al fine di aumentare la consapevolezza tra i medici, gli operatori sanitari e le autorità di sicurezza del sangue. Non sono previste ulteriori trasmissioni locali da casi importati nell'UE, poiché le zanzare che trasmettono la chikungunya non sono attive durante la stagione invernale. Il rischio di diffusione della malattia da Saint Martin ed altre isole nella regione caraibica è alto. La malattia è di fatto sconosciuta nei Caraibi, quindi le capacità di laboratorio per confermare i casi sospetti è limitata e deve essere rafforzata. La prevenzione della chikungunya è attualmente basata sulla protezione contro le punture di zanzara, poiché l'esposizione alle zanzare infette è il principale rischio per sviluppare l'infezione. La Chikungunya è una malattia virale trasmessa dalle zanzare, in particolare dalla puntura delle zanzare Aedes, note anche come “zanzare tigre” che sono presenti anche in Europa. Questa è la prima trasmissione documentata autoctona del virus chikungunya nelle Americhe. La Chikungunya, infatti, è endemica in alcune parti dell'Africa, Asia sud-orientale e del subcontinente indiano. In Europa, ogni anno, sono identificati casi importati tra i turisti in diversi paesi, con 475 casi importati nei paesi dell’UE/SEE tra il 2008 – 2012. La prima trasmissione autoctona all'interno di Europa continentale è stata segnalata dall'Emilia Romagna nel 2007, quando nei paesi di Castiglione di Cervia e Castiglione di Ravenna (ambedue in provincia di Ravenna e presso il confine con la provincia di Forlì-Cesena) e Bordighera, furono accertati 130 casi, fra questi venne segnalato anche il decesso di un anziano. Le prove di laboratorio dell’epoca permisero di stabilire con certezza che si era trattato di Chikungunya trasmessa da Aedes albopictus, volgarmente conosciuta come zanzara tigre. Responsabile della diffusione dell'infezione un immigrato indiano che in quel periodo si trovava nella zona dopo avere contratto la malattia nel suo paese natale. Tuttavia, il personale sanitario non esclude l'ipotesi che alcuni casi possano essersi diffusi per contagio interumano, in quanto un piccolo numero di contagiati aveva riferito di non avere subito (o quanto meno avvertito) punture della temibile zanzara. Anche in Francia nel 2010 si segnalarono casi nel Dipartimento di Var.