martedì 30 aprile 2013

E' reato di sostituzione di persona chi crea un falso profilo per la chat

Risponde del reato di sostituzione di persona chi crea un falso profilo per la chat anche se l’ignaro titolare compare solo con il “nickname” e viene diffuso il suo numero di cellulare La Cassazione interpreta estensivamente l’articolo 494 del Codice penale anche perché non vi sono norme incriminatrici aggiornate ai tempi: sussiste il reato se lo pseudonimo nel sito hard danneggia la parte offesa, molestata e offesa via cellulare Ancora una volta la tecnologia e lo sconfinato mondo di internet nel mirino della giurisprudenza. Si rivela per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, infatti, un precedente interessante la sentenza della quinta sezione penale della Cassazione numero 18826/13, pubblicata il 29 aprile, che mette sotto la lente d’ingrandimento la prassi ormai diffusissima di creare falsi pseudonimi a carico di ignari cittadini da utilizzare nelle chat, specie per quelle a contenuto erotico. Secondo la Suprema Corte è passibile di condanna penale anche per il reato di sostituzione di persona, oltre che di ingiurie e molestie, chi crea un falso profilo in una chat erotica assegnando un nickname all’ignaro titolare, il quale viene bersagliato da molestie e ingiurie dopo la diffusione in rete del numero del suo cellulare. In tal senso, infatti, devono essere inquadrate le circostanze che portano agli approcci delle persone che contattano l’utenza convinti di rivolgersi a una persona interessata a incontri a sfondo sessuale. Gli ermellini, peraltro, evidenziano come l’ordinamento sia carente di norme adeguati ai tempi e non al passo con la continua evoluzione della tecnologia. Nel caso di specie, una dipendente in causa con l’ex datrice di lavoro è stata condannata anche a 5 mila euro di euro di danni, oltre alle spese processuali, per aver creato un profilo chat riconducibile a quest’ultima nel canale telematico erotico riservato agli incontri. La persona offesa, era stata infatti oggetto continuo di messaggi e telefonate a sfondo sessuale. Per i giudici del Palazzaccio, a rendere operante il reato di sostituzione di persona è sufficiente aver creato un nickname che contiene le iniziali di nome e cognome della malcapitata, seguita dall’inequivocabile suffisso “sex”. Per carità, si tratta sempre di uno pseudonimo, ma nella rete costituisce comunque un contrassegno identificativo che individua una specifica persona fisica. Peraltro, la diffusione del numero di cellulare della parte offesa è assolutamente indicativo: e oltrre ai messaggi giungono anche MMS con immagini piuttosto esplicite. È inequivocabile, per la Corte la configurabilità dell’elemento soggettivo necessario per l’integrazione dell’articolo 494 del Codice Penale: il falso profilo formalmente riconducibile alla detestata ex titolare è stato realizzato certamente per procurarle dei danni, esponendola alle molestie e alle ingiurie, con circostanze che ledono l’immagine e la dignità della parte offesa. Non passa inosservato il fatto che anche gli autori dei messaggi si sono ritrovati invischiati nelle indagini giudiziarie mentre credevano di contattare una persona disponibile agli incontri. Esemplare anche la pena che è risultata superiore al minimo edittale per la durata delle molestie e per la particolare «capacità inventiva» dimostrata dall’agente.

lunedì 29 aprile 2013

Separazione e divorzio: i figli possono incontrare su Skype il genitore non affidatario

Skype può sostituire il diritto di visita se i figli hanno difficoltà a incontrare il genitore non affidatario. In attesa del divorzio la videochat può favorire il riavvicinamento allo scambio emotivo tra i minori refrattari e la madre lontana. L’impulso dalla Corte Europea di Strasburgo Sicuramente una decisione che aprirà un ampio dibattito, non solo giurisprudenziale, l’ordinanza depositata il 16 aprile scorso del Tribunale di Milano in tema di diritto di visita dei genitori sui figli. Perché per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, dopo il provvedimento reso dal giudice della nona sezione civile Olindo Canali, le nuove tecnologie apriranno un fronte amplissimo sulle questioni che riguardano la delicata materia nelle controversie matrimoniali, se nell’ambito della causa di divorzio, all’esito di un rapporto molto conflittuale è stata concessa la possibilità di utilizzare Skype, la famosa applicazione di videoconferenza su scala globale, quando i figli minori hanno difficoltà emotive a incontrare il genitore non affidatario. La soluzione prescelta dal tribunale è proprio quella di una videochat la settimana per sette volte in via sperimentale. Ciò in attesa che si concluda il processo relativo al divorzio nel quale le figlie che hanno difficoltà a rapportarsi con la madre, peraltro, lontana, sono collocati presso il padre. La donna, nel frattempo, è rientrata nel villaggio d’origine situato in Francia. Ed, in tal senso, Skype può essere lo strumento per favorire il “rapido riavvicinamento” allo scambio emotivo tra la madre lontana e i minori che hanno serie difficoltà a incontrarsi con la madre dal vivo. L’ordinanza in questione, fra l’altro, fa espresso riferimento alla più recente giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha specificato che «le misure deputate a riavvicinare il genitore con suo figlio devono essere attuate rapidamente, perché il trascorrere del tempo può avere delle conseguenze irrimediabili sulle relazioni tra il fanciullo e quello dei genitori che non vive con lui». L’Italia, infatti, è stata sanzionata da Strasburgo che ha puntualizzato come i provvedimenti dell’autorità non solo non devono essere costituiti da «misure stereotipate ed automatiche» ma soprattutto “devono essere attuate rapidamente, perché il trascorrere del tempo può avere delle conseguenze irrimediabili sulle relazioni tra il fanciullo e quello dei genitori che non vive con lui” (Cfr Sent. Corte Europea Dir. Dell’Uomo, sez. II, 29 gennaio 2013). Il giudice del Tribunale meneghino è intervenuto, quindi, puntualmente anche per predisporre gli obblighi a carico dei genitori per assicurare il collegamento Skype, le volte in cui dovrà essere garantita la connessione e le modalità, imponendo oneri ad entrambi i genitori anche in termini di collaborazione. Ovviamente tale nuova modalità di approccio dovrà essere monitorata dai servizi sociali del Comune di Milano anche per giungere gradualmente ad un incontro “dal vivo” con la madre.

Significativo aumento delle aliquote IVA in tutta l'UE. In Italia, al momento, per il pane paghiamo soltanto il 4%.

Significativo aumento delle aliquote IVA in tutta l'UE. Gli aumenti sono stati particolarmente eccessivi nei paesi che hanno sperimentato difficoltà finanziarie. In Italia, al momento, per il pane paghiamo soltanto il 4%. Secondo l'ultimo rapporto Eurostat sulle tendenze fiscali presentato oggi dalla Commissione europea le aliquote IVA sono aumentate in modo significativo nella UE dal 2008. Generalmente stabili intorno al 19% rispetto al decennio precedente, il tasso medio di IVA è aumentata ogni anno da quando è scoppiata la crisi bancaria. Nel 2013, è pari al 21,3%. Aumenti sono stati particolarmente notevoli nei paesi che hanno sperimentato difficoltà finanziarie. In Ungheria, il tasso è stato aumentato di sette punti percentuali in cinque anni per raggiungere il 27%, il livello più alto in Europa. La Spagna ha alzato il tasso di cinque punti percentuali tra il 2008 e il 2013 (dal 16 al 21%), così come la Romania (dal 19 al 24%). Cipro (dal 15% al 18%), Lettonia e Lituania (dal 18% al 21%), il Portogallo (dal 20 al 23%) e Regno Unito (dal 17,5 al 20%) hanno anche attuato aumenti sostanziali. Il Belgio ha lasciato il suo tasso invariato al 21%, una stabilità che si trova nella maggior parte dei paesi vicini: Francia (19,6%), la Germania (19%, invariato in quanto il tasso è stato portato a tre punti percentuali nel 2007) e Lussemburgo (15%). Nelle terre nordiche, invece, è risaputo che il costo della vita è elevato e Svezia e Danimarca sono la testimonianza di questo dato. Nel primo Paese l'Iva è al 25% (6% o 12% se ridotta) mentre nel secondo esiste una sola aliquota fissa al 25%: questo significa che se in Danimarca una persona va a comprare il pane è costretta a pagare una tassa del 25%. In Italia, al momento, per il pane paghiamo soltanto il 4%. Nei 27 stati membri l'Iva ha un altro nome, ma quel che cambia, soprattutto, è la sua sostanza. Il nostro 21% di aliquota ordinaria è perfettamente in equilibrio fra il 15% del Lussemburgo e il 27% dell'Ungheria. Insieme all'Italia anche in Belgio, Lettonia e Lituania la percentuale ordinaria è del 21%. Tra i Paesi più "vicini" a noi, però, l'Italia è quello che sta peggio. In Germania ci sono due scaglioni, quello ridotto al 7% e quello ordinario al 19% mentre in Francia gli scaglioni sono tre ma minori in percentuale rispetto ai nostri (2,1%, 5,5 o 7% e 19,6%). In Spagna, invece, le aliquote sono pressoché le stesse (4%, 8%, 18%) mentre nel Regno Unito ci sono due regimi, uno al 5% e uno al 20%. I Paesi con l'Iva più bassa sono il Lussemburgo con un 15% di aliquota ordinaria (oltre a 3% super ridotta e 6% o 12% per quella ridotta) e Cipro con il 5 o l'8% di aliquota ridotta e il 17% di aliquota normale. Gli Stati all'interno dei quali l'Iva è più pesante per i consumatori sono Ungheria, Romania, Svezia e Danimarca. Del primo Stato ne abbiamo già parlato mentre nel secondo Paese dell'est Europa esistono due scaglioni, il primo al 5 o al 9% mentre il secondo al 24%, superiore di ben tre punti rispetto al nostro già elevato. Questa modifica corrisponde alle raccomandazioni della Commissione europea, che ha suggerito alzando l'imposta sui consumi per ridurre il carico fiscale sul costo del lavoro. Le cifre delle entrate confermano una lieve tendenza in questa direzione. L'aliquota fiscale implicita sul consumo è aumentato dal 2008, dal 19,7% al 20,1%, mentre l'aliquota fiscale implicita sul lavoro è scesa dal 36,1% al 35,8%. Strano a dirsi vista la situazione tributaria in Italia ma il nostro Paese, per quel che concerne l'Iva, rileva Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, non è quello più tartassato fra gli stati membri dell'Unione Europea. Le nostre aliquote dell'imposta sul valore aggiunto rientrano nella norma e, anzi, l'Italia è uno dei pochi Stati a godere di tre scaglioni di aliquote: 4 per cento (aliquota minima), applicata ad esempio alle vendite di generi di prima necessità (alimentari, stampa quotidiana o periodica, ecc.); 10 per cento (aliquota ridotta), applicata ai servizi turistici (alberghi, bar, ristoranti e altri prodotti turistici), a determinati prodotti alimentari e particolari operazioni di recupero edilizio; 21 per cento (aliquota ordinaria), da applicare in tutti i casi in cui la normativa non prevede una delle due aliquote precedenti.

domenica 28 aprile 2013

Tutela dei consumatori: creati vini senza solfiti

Un progetto di ricerca denominato SO2SAY è riuscito a ridurre al minimo l’anidride solforosa nel vino rosso. Ne da comunicazione in Italia, Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che saluta la notizia positivamente, sia dal lato della salute dei consumatori che dei produttori impegnati nel miglioramento della qualità dei propri vini. Nel quadro del suddetto progetto di ricerca, i partner impegnati tra cui l'Università olandese di Wageningen, hanno sviluppato un processo per la stabilizzazione del vino rosso, che non è basato sul biossido di zolfo, ma su estratti naturali. Finalmente, forse presto, potrà sparire l’etichetta “contiene solfiti”. I partner del progetto, peraltro finanziato dall'UE, hanno sviluppato una strategia per sostituire l'anidride solforosa e i suoi sali nei prodotti alimentari, tra cui il vino. Certamente, i nuovi additivi naturali dovranno assicurare la stessa durata del prodotto, come i solfiti, ed inoltre non dovranno alterare il sapore, l’odore e l’aspetto. I test di immagazzinamento per controllare la conservazione sono tuttora in corso. Com’è noto, il biossido di zolfo riesce a determinare nei prodotti alimentari una durata più lunga, ma può però provocare effetti indesiderati, in particolare nel caso di chi soffre di allergie. Nel quadro del progetto di ricerca "SO2SAY", come si diceva, gli esperti hanno sviluppato un processo per la stabilizzazione del vino rosso, che non è a base di biossido di zolfo, ma invece di estratti naturali. L'uso di anidride solforosa (SO2) è una pratica comune nell'industria alimentare. La SO2 prolunga l’utilizzabilità dei prodotti come vino, patate o frutta secca. Previene la fermentazione secondaria e ha un effetto anti-ossidante, in modo che l’azione enzimatica, venga ridotta. Ma oltre a questi effetti positivi, la solforazione dei prodotti alimentari nasconde anche pericoli come la possibilità di attacchi allergici. I produttori di vino e cibo sono da tempo alla disperata ricerca di alternative, anche perché un solo bicchiere di vino che può contenere 10 mg di SO2 per litro può scatenare una crisi allergica. All'interno del progetto SO2SAY che, si diceva, finanziato dall'UE, i nove partner provenienti da quattro paesi europei e Israele, hanno sviluppato una strategia per sostituire l'anidride solforosa e i suoi sali nei prodotti alimentari, tra cui il vino. La sfida che si sono trovati davanti nel raggiungimento di una durata paragonabile per i prodotti alimentari che sono privi di solfiti e anche quella di evitare i cambiamenti in odore, il sapore e l'aspetto. Il progetto SO2SAY che ha sviluppato il processo per la stabilizzazione del vino rosso che serva a sostituire l’anidride solforosa ha, quindi, anche l'obiettivo di preservare l'accettazione sensoriale del vino. All’SO2, vengono sostituiti estratti di sostanze che si trovano naturalmente nel vino e ne garantiscono, comunque, la conservabilità. Ci possono essere, infatti, fino a 160 mg di anidride solforosa per litro nei vini di qualità commerciale. Il vino SO2SAY riduce questa percentuale di oltre il 95 %. I soggetti allergici possono iniziare a tirare un sospiro di sollievo e godere ancora una volta la possibilità di sorseggiare il loro vino preferito senza controindicazioni. Inoltre, la percentuale di SO2 dovrebbe essere inferiore alla soglia ufficiale di rilevamento in modo che il vino possa essere etichettato come SO2-libero e quindi senza l’obbligo d’indicare la dicitura "Contiene solfiti". Oltre al prezzo, il gusto è senz’alcun dubbio il criterio principale per l'acquisto di un vino. A seguito delle prove di degustazione con un numero rappresentativo di tester in Gran Bretagna, Spagna e Germania, il nuovo vino è stato giudicato altrettanto positivamente in un confronto con vini di riferimento di alta qualità. Il vino è stato travasato dalle botti nelle bottiglie nel maggio 2012 ed attualmente continua a maturare nelle stesse. Alla prima riunione dei nove partner del progetto nel gennaio 2013, alcune delle bottiglie sono stati aperte e sottoposte alla prova del fuoco, ossia alla degustazione. I test, in ogni caso, si protrarranno fino alla fine di questa primavera del 2013.

Team di scienziati crea il primo bovino senza corna

Team di scienziati crea il primo bovino senza corna per ridurre il rischio di lesioni per gli agricoltori e altri animali. La mucca geneticamente modificata sarà sempre la stessa come gli altri animali meno le corna. I ricercatori hanno utilizzato una sofisticata tecnica gene-modifica per aggiungere un DNA extra-cromosomale. Gli scienziati stanno alterando geneticamente i bovini eliminando le corna nel tentativo di renderli più sicuri. La mucca da latte geneticamente modificata sarà identica in ogni modo agli altri animali, ma senza le corna, per ridurre il rischio di lesioni per gli agricoltori, gli escursionisti e gli altri animali.Gli scienziati hanno utilizzato tecniche di modifica del gene per inserire un DNA extra-cromosomale che è conosciuto per fermare la crescita del corno in altri razze di bestiame. L'idea si basa su di una ricerca scozzese che permette agli scienziati di fare precise modifiche al DNA. Gli scienziati dell'Istituto Roslin di Edimburgo stanno lavorando con Scott Fahrenkrug, professore di genetica presso l'Università del Minnesota, che sta cercando di creare le mucche senza corna utilizzando questa tecnica. In un’intervista al Sunday Times il professore Fahrenkrug ha dichiarato: “ abbiamo già creato milioni di cellule modificate. Entro le prossime settimane useremo la tecnica di clonazione per girare alcune di quelle cellule nei 40 embrioni impiantandole in femmine di una mandria nel Midwest in America,”. “La creazione di vacche da latte senza corno farebbe diminuire la sofferenza degli animali, proteggendo le persone e tagliando i costi”. Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, evidenzia la controversa e avanzata tecnica della genetica e della ricerca scientifica per scopi che sconfinano nell'etica e nel buon senso. Siamo contrari alla ricerca scientifica eseguita in questo modo, poiché crediamo ci sia sempre una volontà deliberata di sostituirsi al Creatore e modificare il delicato equilibrio biologico degli esseri viventi. Non sempre modificando i geni si ottengono i risultati sperati, soprattutto a lungo termine non possiamo sapere che tipo di implicazioni tutto questo potrà avere. La selezione di caratteristiche genetiche da parte dell'uomo darebbe il via alla creazione di una razza "superiore", omologata e conformata a regole di estetica e di selezione, non consone alla decisione dell'uomo.

sabato 27 aprile 2013

Virus dell'influenza aviaria A(H7N9) in Cina. Nuovo caso nella provincia meridionale

Virus dell'influenza aviaria A(H7N9) in Cina. Nuovo caso nella provincia meridionale. Il virus ha già provocato la morte di 23 persone Ieri in Cina è stato denunciato un nuovo caso di influenza aviaria H7N9, dove il virus ha già provocato la morte di 23 persone. Si tratta di una donna di 64 anni che vive nella provincia meridionale dell' Hunan che ha sviluppato i sintomi dell'influenza quattro giorni dopo essere stata in contatto con dei polli. Le sue condizioni non sono gravi. Il primo caso al di fuori della Cina continentale è stato segnalato a Taiwan nei giorni scorsi. Il paziente ha sviluppato i sintomi dopo essere tornato da un viaggio in Cina. L'esordio della malattia è stata tra il 19 febbraio e il 18 aprile 2013 in: Zhejiang (44), Shanghai (33), Jiangsu (24), Henan (4), Anhui (4), Pechino (1), Shandong (1) e Taiwan (1) mentre per quattordici pazienti è attualmente sconosciuta. Dal 31 marzo 2013, 112 casi di infezione umana con A(H7N9) virus dell'influenza aviaria sono stati segnalati dalle otto province in Cina orientale. La maggior parte dei casi hanno sviluppato gravi malattie respiratorie. Ventitre pazienti sono deceduti (21%). L'età mediana è di 62 anni con un intervallo tra i 4 e i 91 anni; 33 di 112 pazienti sono di sesso femminili. Le autorità sanitarie cinesi stanno rispondendo a questo evento di sanità pubblica di sorveglianza rafforzata, epidemiologica con indagini di laboratorio e analisi da richiedere. Il settore sanitario ha intensificato le indagini sulle possibili fonti e serbatoi del virus. Analisi genetiche degli isolati hanno mostrato cambiamenti che suggeriscono che il virus H7N9 possa avere una maggiore capacità di infettare specie di mammiferi, inclusi gli esseri umani, rispetto a molti altri virus dell'influenza aviaria. Patogenicità per gli esseri umani sembra essere alta e più alta è l’età più sembra essere un fattore di rischio per la malattia. Lo scenario più probabile è che il virus dell'influenza A(H7N9) si è diffusa nelle popolazioni di volatili e occasionalmente infetta gli esseri umani che hanno stretto contatto con pollame o prodotti avicoli, ma questo dovrà essere convalidato come saranno disponibili ulteriori dati. Al momento attuale non ci sono prove di trasmissione da uomo a uomo. Il numero approssimativo di 2 000 persone che hanno avuto contatti stretti con i casi confermati sono stati monitorati. Un aumento dell'incidenza di casi sporadici e l'espansione della diffusione geografica in Cina e nei paesi vicini probabilmente sono attesi nelle prossime settimane. Non è possibile escludere singoli casi umani importati in Europa e i paesi devono prepararsi per la loro rilevazione e diagnosi. L’ECDC, il centro europeo per la prevenzione delle malattie e controllo, sta monitorando attentamente gli sviluppi riesaminando continuamente la situazione in collaborazione con l'OMS, Stati Uniti CDC, CDC Cina e altri partner. L'Organizzazione mondiale della sanità evidenzia Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ha definito il virus "uno dei più micidiali" scoperti fino ad oggi ma ha sottolineato che non ci sono indicazioni che si trasmetta direttamente da uomo a uomo, cosa che ne moltiplicherebbe la pericolosità.

Privacy: violati i conti di 50 milioni di clienti di Amazon

Privacy: violati i conti di 50 milioni di clienti di Amazon. I web-pirati hanno sferrato un assalto informatico al sito del LivingSocial rubando nomi, date di nascita e password criptate. Gli hacker hanno attaccato un sito di discount online shopping approvato dal distributore LivingSocial rubando i dati di accesso di 50 milioni di utenti iscritti al servizio. Si tratta del più importante portale di Web coupon dopo Groupon, finito dunque sotto la mira dei criminali informatici. Nello specifico, sono coinvolti gli utenti di tutto il globo che hanno un account su LivingSocial, tranne quelli che vivono in Thailandia, Corea, Indonesia e Filippine, a causa del fatto che in questi Paesi l’azienda utilizza dei server diversi per immagazzinare i dati. I cracker hanno avuto accesso alle credenziali degli utenti, ovvero al nome, agli indirizzi di posta elettronica, alle date di nascita e alle password criptate. A quanto pare, però, non sono riusciti a rubare le informazioni relative alle carte di credito dei clienti e alle informazioni dei commercianti partner, dati che fortunatamente l’azienda memorizza separatamente. LivingSocial è una società con sede a Washington che offre sconti commerciali per circa 70 milioni di clienti in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti, Asia, Europa e America Latina. Per Giovanni D’Agata, fondatore e presidente dello “Sportello dei Diritti” è di fondamentale importanza che tutti coloro che possiedono un account sul servizio cambino immediatamente la password. Anche il CEO consiglia loro di crearne autonomamente un’altra per mettere subito il proprio account al sicuro. Purtroppo non si ha alcuna informazione a disposizione relativa al tipo di attacco utilizzato dai malintenzionati per ottenere i dati memorizzati sui server.

venerdì 26 aprile 2013

Scandalo Novartis: nuove accuse negli USA per il colosso farmaceutico

Scandalo Novartis: nuove accuse negli USA per il colosso farmaceutico per tangenti a medici. Il Dipartimento americano di giustizia ha annunciato di aver avviato un'azione legale contro la divisione statunitense. Ancora una volta gli interessi delle case farmaceutiche prevalgono sul diritto alla salute dei cittadini. La giustizia americana ha annunciato ieri di aver avviato un'azione legale contro la divisione statunitense di Novartis, accusandola di aver pagato tangenti e offerto sontuose cene a medici per incoraggiarli a prescrivere le medicine contro l'ipertensione e altre malattie. I pagamenti effettuati da Novartis Pharmaceutical erano iscritti come onorari per i dottori per la loro partecipazione a programmi educativi, nei quali dovevano mostrare slide e istruire altri medici sui medicinali usati. Le presentazioni, secondo le accuse, non erano però altro che uscite sociali per i medici. Novartis afferma che "si difenderà". Due giorni fa, sempre nei confronti di Novartis, avrebbe incoraggiato dal 2005 i farmacisti a vendere il Myfortic, versando loro ristorni illegali. Novartis ha respinto le accuse. Queste commissioni occulte erano mascherate come ribassi e ristorni, si legge nella denuncia depositata presso un tribunale di Manhattan. Per spiegare l'intreccio di interessi che univa la Novartis alle farmacie coinvolte, il Dipartimento della Giustizia USA cita un caso emblematico: a Los Angeles per "spronare" il titolare di una farmacia a "convertire" tra i 700 e i 1000 pazienti al Myfortic, la Novartis gli avrebbe garantito il 5% sulla vendita del farmaco assicurandogli in tal modo proventi di milioni di dollari aggiuntivi all'anno. Il successo di questo tentativo avrebbe fatto capire alla Novartis che con questo metodo, anche pagando tangenti del 10% o del 20%, i suoi profitti sarebbero comunque aumentati. La logica era che i costi nel breve termine si sarebbero presto trasformati in guadagni nel lungo periodo. Ora il governo degli Stati Uniti, in base al False Claims Act, chiede un lauto risarcimento e anche l'FBI sta collaborando alle indagini insieme alla procura distrettuale di New York. La denuncia è stata depositata martedì scorso presso il Tribunale federale di Manhattan. Il sistema americano dell’assicurazione malattia per gli over-65 (Medicare) e per i più poveri (Medicaid) ha dunque versato decine di milioni di dollari in rimborsi per questo medicamento, secondo la denuncia, milioni di dollari pagati di troppo, per un sistema di concorrenza sleale. Il ministero pubblico americano esige da Novartis una compensazione finanziaria e il pagamento di una multa. Il Myfortic viene assunto nei casi di trapianto di rene, per impedire al sistema immunitario dell’organismo il rigetto. Con le azioni legali avviate dal governo degli Stati Uniti contro la multinazionale dei farmaci Novartis per Giovanni D’Agata, fondatore e presidente dello “Sportello dei Diritti” torna nuovamente alla ribalta una dicotomia profonda di come gli interessi delle case farmaceutiche prevalgono sul diritto alla salute dei cittadini.

Presunta combine nel derby Bari – Lecce del 2011. Lo “Sportello dei Diritti” pronto a costituirsi parte civile nell’udienza del 9 maggio

Presunta combine nel derby Bari – Lecce del 2011. Lo “Sportello dei Diritti” pronto a costituirsi parte civile come associazione e anche per gli abbonati e gli scommettitori nell’udienza del 9 maggio Dopo quel derby per i tifosi del Lecce e del Bari, ma per tutti gli amanti del calcio e dello sport in generale, una partita di pallone non è più la stessa. Se il processo dovesse accertare delle responsabilità penali a carico degli imputati, infatti, a chi crede ancora nello spirito che dovrebbe essere sempre insito nello sport e nella lealtà delle competizioni, quello sarà un punto di non ritorno, anche perché le due città capoluoghi di provincia pugliesi sono già state abbondantemente scosse dai dettagli emersi a seguito dei procedimenti sportivi arrivati impietosi e rapidi come soventemente accade. Perché, non lo abbiamo detto noi: tutto si, ma non il derby. Ma adesso tocca alla Giustizia della Repubblica, quando il 9 maggio avrà inizio il processo per frode sportiva presso il Tribunale di Bari su quella partita Bari – Lecce del 15 maggio 2011 del campionato della massima serie. Gli avvenimenti sono balzati alle cronache, infatti, per una presunta combine che a seguito di indagini condotte dal Procuratore Capo di Bari Antonio Laudati e dal PM Ciro Angelillis, oggi vede imputati Pierandrea Semeraro, in qualità di presidente dell’US Lecce all’epoca dei fatti, l’imprenditore leccese Carlo Quarta ed il barese Marcello Di Lorenzo. Alla luce di questo nuovo capitolo di un vero e proprio incubo per i tifosi, sportivi e scommettitori, lo “Sportello dei Diritti” che da anni si batte per la trasparenza e la correttezza del mondo dello sport, con numerosi interventi nel settore, si costituirà parte civile per garantire adeguata rappresentanza alla necessaria tutela dei supremi valori che dovrebbero essere permanentemente insiti in ogni competizione sportiva, come tiene a sottolineare il presidente e fondatore Giovanni D’Agata. A rappresentare l’associazione, gli avvocati Francesco Toto e Francesco D’Agata, già impegnati nelle difese di consumatori ed utenti a partire dal processo per i “piccoli azionisti Alitalia”, ai quali si potranno rivolgere anche gli abbonati, i tifosi e gli scommettitori che si sentono lesi dagli accadimenti e che potranno contattare l’associazione agli indirizzi email: info@sportellodeidiritti.org e dagatagiovanni@virgilio.it o ai numeri 3208496515 e 0832520457.

giovedì 25 aprile 2013

"Fish pedicure e manicure" allerta dalla Francia. In Italia ancora silenzio

"Fish pedicure e manicure" allerta dalla Francia. La tecnica estetica con i pesci che rosicchiano la pelle oggetto di avvertimento da parte dell’Agenzia per la sicurezza della salute francese (ANSES). In Italia ancora silenzio È una vera e propria moda che sta esplodendo a livello mondiale dopo essere partita dalla Turchia già meta di “pellegrinaggi” estetici per avere piedi, mani e più in generale la pelle liscia come la seta. Si tratta del trattamento estetico noto come “Fish Pedicure” e manicure che consiste nel mettere a mollo in acqua a 30 °C circa, piedi ma anche mani o persino tutto il corpo, mentre una moltitudine di "pesciolini dottore" del tipo "Garra Rufa", rosicchia la superficie della cute liberandola dalle parti morte e dalle escrescenze. Per la verità la tecnica viene utilizzata anche per rilassarsi in quanto già il semplice contatto con i Garra Rufa produrrebbe un effetto distensivo globale, ma anche perché i loro delicati e simultanei sfioramenti favoriscono la circolazione sanguigna, liberando i pori ostruiti. Peraltro, questi pesciolini nel rimuovere la pelle secca, rilascerebbero contemporaneamente uno speciale enzima, il "Dithranol", che agisce rapidamente sulla rigenerazione cutanea, favorendo una rapida rinascita della pelle molto più soffice, liscia e vellutata. Mentre tale pratica veniva ritenuta pressoché innocua anche se numerosi stati federali degli USA (14 per la precisione) l’avevano già vietata per implicazioni di natura igienica in quanto l’acqua delle vasche se non cambiata in continuazione poteva essere fonte di trasmissione di batteri e virus tra un trattamento e l’altro specie se aveva determinato sanguinazione al paziente, proprio mercoledì scorso in Francia, l’ANSES (agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, ambientale e del lavoro), ha lanciato un avvertimento circa i rischi della pratica estetica in questione, che testualmente "raccomanda la stretta supervisione della pratica per evitare il rischio di infezione". Ciò anche perché è impossibile miscelare un disinfettante nelle vasche di acqua perché avrebbe ucciso i pesciolini. Ed inoltre, "alcuni utenti (diabetici, immunodepressi, gli utenti con lesioni cutanee ai piedi) sono soggetti della popolazione sensibili a un maggior rischio di infezione", ha aggiunto. Peraltro, la "fish pedicure" può anche essere attrattiva per "persone con un ispessimento della pelle, che può essere portatrice di funghi, aumentando così da un lato, il rischio di contaminazione dell'acqua e d'altra parte, una maggiore suscettibilità alle infezioni". L'Agenzia conclude che esiste un potenziale rischio di trasmissione di agenti patogeni, ma a causa della mancanza di dati, non è attualmente possibile quantificare questo rischio. Si raccomanda pertanto l'acquisizione dei dati per caratterizzare più accuratamente il rischio per la salute e individuare casi di infezione. L’ente francese ha, peraltro, sostenuto la necessità di un quadro normativo adeguato per la pratica del "fish pedicure". In Italia, invece, nessuna informazione hanno diffuso le istituzioni sanitarie circa i potenziali rischi di questa pratica che si sta diffondendo anche nel Nostro Paese pressoché senza alcun controllo, mentre sino a qualche anno fa i nostri connazionali viaggiavano sino alla Turchia per provare tale tecnica. È giunto, quindi, il momento, rileva Giovanni D’Agata, fondatore e presidente dello “Sportello dei Diritti” che le nostre autorità nazionali a tutela della salute interrompano il silenzio in materia per diffondere delle linee guida obbligatorie per tutti i centri estetici che offrono questo procedimento estetico.

Equitalia e Agenzia delle Entrate affossate. Nulla la cartella esattoriale erroneamente notificata con semplice affissione al portone

Equitalia e Agenzia delle Entrate affossate. Nulla la cartella esattoriale erroneamente notificata con semplice affissione al portone di un edificio invece che alla porta di abitazione. Importante sentenza della Commissione Tributaria Regionale di Bari Sezione Staccata di Lecce. E a dir poco interessante la sentenza 77/22/13 nella causa avente registro generale n. 3834/11 della Commissione Tributaria Regionale di Bari, Sezione Staccata di Lecce, depositata il 22 aprile scorso con la quale, anche in appello, è stata annullata una cartella esattoriale di Equitalia erroneamente notificata con semplice affissione al portone di un edificio invece che alla porta di abitazione. Nel caso di specie, la contribuente signora V. F. difesa dall’avv. Maurizio Villani aveva proposto ricorso tributario sia avverso il silenzio rifiuto formatosi su una propria istanza di autotutela nella quale aveva lamentato l’inesistenza della notifica di avvisi di accertamento per un totale della non indifferente somma di 314.949,67 euro, per violazione dell’articolo 140 del codice di procedura civile in quanto il messo notificatore aveva provveduto alla notifica degli avvisi ricorrendo alla procedura prevista dal suddetto articolo, ma limitandosi ad affiggere l’avviso di deposito, in busta sigillata, sul portone esterno dell’edificio ove risiedeva la contribuente e non sulla porta dell’abitazione come prevede la disciplina, nonché avverso la successiva cartella esattoriale notificata dall’agente della riscossione per mancanza degli atti presupposti (i citati avvisi di accertamento). I giudici della Commissione Tributaria provinciale di Lecce avevano dato ragione in prima istanza alle doglianze della contribuente, mentre l’Agenzia dell’Entrate - Direzione Provinciale di Lecce proponeva appello avverso tale decisione. I giudici dell’appello investiti della questione hanno rigettato il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria ritenendo la “pretesa fiscale azionata con la cartella impugnata…illegittima,… poiché dalla documentazione in atti non risultano correttamente esperite le formalità di notifica degli avvisi di accertamento”. Nel dettaglio, la corte di secondo grado, sulla scia di un precedente della Corte di Cassazione (n. 4812/98), ha rilevato che “l’affissione dell’avviso di deposito sarebbe dovuto avvenire sulla porta dell’abitazione e non sul portone d’ingresso condominiale”. Ma v’è di più: “il venir meno anche di un solo adempimento fra quelli indicati dall’articolo 140 c.p.c. conduce alla conseguenza della nullità della notifica”. Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, la sentenza in questione è importante per far comprendere, ancora una volta, che la notifica degli atti tributari deve essere fatta in modo corretto, altrimenti il ruolo può essere annullato totalmente come nel caso di specie.

martedì 23 aprile 2013

Decadentismo amministrativo: l'aereo caduto dal piedistallo dal 6 aprile e il Comune di Lecce sta a guardare

Monumento – aereo caduto dal 6 aprile e il Comune di Lecce sta a guardare. Sulle “ali” di un “decadentismo amministrativo”, la caduta dell’aereo è forse un segnale che è meglio toglierlo per dare un segnale di Pace È dal 6 aprile che il vecchio aereo, un Aermacchi "Mb 339 A", usato dall’aereonautica militare per l’addestramento avanzato, posizionato a far da monumento, staccatosi dal suo piedistallo a causa di una raffica di vento, giace al suolo ed in bella vista nella piazzetta adiacente il “dog park” tra le vie Giovanni Paolo II e Marinosci a Lecce. È per tanti, che ce l’hanno segnalato, l’ennesima immagine di un “decadentismo amministrativo”, di un governo cittadino, quello del capoluogo leccese, visibilmente incapace, ormai, di far fronte all’ordinario, come ricollocare un “monumento” sulla base ove risultava posizionato. Ma per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, non tutti i mali vengono per nuocere se a cadere è comunque una rappresentazione che ricorda nella sua essenza la guerra, perché forse per rimediare alla propria inerzia ed evitare future (ri)cadute, i nostri amministratori potrebbero definitivamente eliminarlo per dare un segnale di Pace alla città.

Frodi assicurative: gli assicurati danneggiati ritenuti per la prima volta in Italia vittime del reato

Frodi assicurative. Ammessa la costituzione di parte civile dello “Sportello dei Diritti”nel processo contro il liquidatore dell’Allianz Spa imputato per truffa ai danni della stessa società assicurativa davanti al Tribunale di Lecce che ha patteggiato la pena. Gli assicurati danneggiati ritenuti per la prima volta in Italia vittime del reato. Importante decisione del Tribunale monocratico di Lecce che con una decisione che non risulta avere precedenti, ha ammesso la costituzione di parte civile da parte di un associazione, quale lo “Sportello dei Diritti”, che da anni tutela gli assicurati e i danneggiati-vittime della strada per un miglioramento del mercato assicurativo in nome della trasparenza e maggiori diritti per quelle categorie di cittadini. Nella fattispecie il giudice monocratico ha accolto l’atto di costituzione mentre il liquidatore imputato del reato di truffa ai danni della compagnia ALLIANZ Spa, ha patteggiato la pena con condanna alle spese anche in favore dell’associazione “Sportello dei Diritti” difesa dall’avvocato Francesco Toto. Anche la compagnia ALLIANZ Spa, individuata come parte offesa dal reato, si è costituita parte civile, difesa dall’avvocato Giuseppe Milli del foro di Lecce. Giovanni D’Agata, fondatore e presidente dello “Sportello dei Diritti” alla luce di questa decisione rileva che la lotta alle frodi assicurative che causano un innalzamento dei premi assicurativi a carico della stragrande maggioranza di cittadini onesti, trova un prezioso alleato nella forza persuasiva delle associazioni che tutelano la generalità degli assicurati e dei danneggiati.

lunedì 22 aprile 2013

Pesticidi e sicurezza alimentare: verdura importati da paesi esotici, in particolare dall’Asia sarebbe fuori legge

Pesticidi e sicurezza alimentare: verdura importati da paesi esotici, in particolare dall’Asia sarebbe fuori legge. Su alcuni campioni di ortaggi cinesi importati dalla Malaysia sono stati trovati 16 diversi tipi di pesticidi Lo “Sportello dei Diritti” punta il dito contro le importazioni "dirette" di verdura per via aerea che sono entrati nel mirino dei controllo della vicina Svizzera ma che coinvolgerebbero anche il mercato UE e quindi il Nostro Paese. Secondo quanto è dato apprendere dalla stampa elvetica, in un terzo dei campioni di verdura esotica importati dall'Asia sarebbero state misurate concentrazioni eccessive di pesticidi. Molte delle verdure utilizzate per cucinare specialità asiatiche vengono importate da grossisti, come pure da piccoli importatori, su aerei diretti agli aeroporti europei. In questo modo vengono raggirati i controlli sistematici effettuati alle frontiere dell'UE. I laboratori di analisi degli uffici di frontiera hanno esaminato campioni di verdure esotiche misurando concentrazioni di pesticidi superiori al consentito. Su alcuni campioni di ortaggi cinesi importati dalla Malaysia sono stati trovati 16 diversi tipi di pesticidi. Concentrazioni eccessive, che potrebbero danneggiare la salute dei consumatori, sono state misurate anche in peperoncini importati dalla Thailandia, dall'India e dallo Sri Lanka, come pure in campioni di spinaci sedano e aglio prodotti in Thailandia. Per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” questi dati dovrebbero inquietare e non poco le autorità europee e nazionali addette ai controlli anche perché ad essere interessati sono i nostri aeroporti dove frutta e verdura arriva a bordo di cargo che continuamente fanno la spola tra i paesi di produzione e l’Europa. È noto che in alcune nazioni gli standard di coltivazione di ortaggi e prodotti della natura è notevolmente inferiore a quelli europei con la possibilità di utilizzo pressoché indiscriminato di pesticidi tossico-nocivi che possono arrivare sulle nostre tavole e quindi nei nostri organismi. Per tali ragioni, come già anticipato per altre vicende che riguardano l’importazione di prodotti commestibili da Paesi extra UE ci chiediamo se non sia giunta l’ora di intensificare i controlli sbarrando la strada a tutti quegli importatori che violano i nostri standard posti a tutela della salute per chi vive nell’area UE, anche se vi è da dire che quella dell’eliminazione dei pesticidi dovrebbe essere una battaglia globale anche a tutela delle popolazioni di quei Paesi ove gli stessi sono tutt’oggi utilizzati in maniera indiscriminata con gravissime conseguenze per gli autoctoni.

domenica 21 aprile 2013

Per stare bene fai la dieta con i cibi ‘detox’

Per stare bene fai la dieta con i cibi ‘detox’ tutti rigorosamente reperibili dall’ortolano. Kimberly Snyder famosa nutrizionista che lavora per le star di Hollywood consiglia cibi detossinanti come carciofi, carote e piselli e sconsiglia le proteine animali Che le verdure siano il miglior rimedio per mantenersi sani, giovani e in forma con una qualità di vita superiore non è una novità, ma eccone un’ulteriore conferma. É questa la tesi sostenuta dalla nutrizionista e esperta di bellezza Kimberly Snyder che con il suo libro, “The beaty detox” è in cima ai best sellers nelle classifiche segnalati dal New York Times. Secondo la studiosa, non è solo una dieta, bensì uno stile di vita in senso stretto, perchè il libro ruota attorno a una top 50 alla quale appartengono i cibi detossinanti tutti rigorosamente reperibili dall’ortolano. Per la ricercatrice il maggior consumo di energia dell’organismo avverrebbe proprio durante la digestione e questi cibi secondo l’autrice essendo facilmente digeribili evitano una digestione stressante e faticosa, mentre allo stesso tempo aiutano l’organismo a smaltire le tossine. Per non perdere forze e mantenere un aspetto al top, quindi, sarebbe necessario scegliere di mangiare proprio quegli alimenti detossinanti che la rendono più agevole. Tra questi ci sarebbero soprattutto alcune le verdure, come i carciofi, le carote, i piselli, la lattuga, i funghi e i cavolfiori, da consumare preferibilmente crudi e freschi. Al top della lista dei cibi detox anche l’avocado, le patate dolci e le banane. Da ridurre, invece, le proteine animali. Per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” con l’avvicinarsi dell’estate sono sicuramente consigli utili per dimagrire, mentre sono da condannare aspramente, a dire degli esperti, le diete “mono-alimento” che puntualmente tornano di moda, poiché incapaci di apportare benefici reali e a lungo termine.

sabato 20 aprile 2013

Privacy: Siri, Apple mantiene i dati vocali per due anni all’insaputa dell’utente

Quello che concerne la privacy è un argomento sempre discusso e che solleva sempre più dubbi nell’utilizzo della tecnologia e della connettività. E’ il caso di Siri, l’assistente con sistema di riconoscimento vocale che distribuisce indicazioni dal 2011 basandosi, appunto, su input vocali da parte dell’utente. Chi chiede a Siri di conoscere per esempio il meteo di domani, oggi riceve da Apple una risposta da una assistente vocale. Ma ciò che gli utenti non sanno che tutte le voci che conversano sono memorizzate dal server fino a due anni. Lo ha denunciato la rivista mensile statunitense "wired.com" venerdì 19 che tratta tematiche di carattere tecnologico e di come queste influenzino la cultura, l'economia, la politica e la vita quotidiana. Trudy Muller, portavoce di Apple, ha confermato il salvataggio delle voci. La compagnia manterrebbe in archivio i dati vocali per due anni. Questi dati vengono poi registrati sui server stessi di Apple dove, per l’archiviazione, viene assegnato loro un numero che rappresenta l’utente dal quale provengono. Da questo numero sono contrassegnati per i primi sei mesi di permanenza nel server, periodo di tempo dopo il quale i dati vengono dissociati dal suddetto numero per essere conservati in maniera anonima per altri 18 mesi. Uno scandalo questa pratica, secondo Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”. Gli utenti chiedono una migliore informazione sulla Privacy su questa pratica già criticata in America. Pertanto, è necessario che sia indicato un link che porta l'utente direttamente sulla pagina della privacy di Apple, al fine di avere un quadro chiaro del servizio prima di essere acquistato.

Truffe assicurative. Lo “Sportello dei Diritti” pronto a costituirsi parte civile nei processi

Truffe assicurative. Lo “Sportello dei Diritti” pronto a costituirsi parte civile nei processi. Il primo atto di costituzione martedì 23 aprile nel processo contro il liquidatore dell’Allianz Spa imputato per truffa ai danni della stessa società assicurativa davanti al Tribunale di Lecce Sono anni che lo “Sportello dei Diritti” nella sua molteplice attività a tutela dei cittadini e dei consumatori e utenti, anche nella veste di assicurati e danneggiati, si adopera per la difesa ed un miglioramento del mercato assicurativo in nome della trasparenza e di maggiori diritti per assicurati e danneggiati, troppo spesso vittime incolpevoli di un sistema condizionato più dai furbi che dalle normali regole del mercato e dalle norme a garanzia dello stesso. Per questa ragione, oltreché continuare nelle battaglie contro la lobby delle assicurazioni dopo la prima contro gli effetti dell’indennizzo diretto o l’ultima e attualmente combattuta contro la tabella “ammazza risarcimenti” a fianco delle associazioni delle Vittime della Strada, l’associazione ha deciso di costituirsi parte civile nei processi in cui ad essere imputati sono coloro che sono accusati di aver frodato le compagnie per le possibile ripercussioni sul sistema dei premi assicurativi che vanno a ricadere sugli assicurati e quindi sulla collettività intera. Pertanto, fa sapere Giovanni D’Agata, fondatore e presidente dello “Sportello dei Diritti” che il primo atto di costituzione di parte civile sarà proposto martedì 23 aprile nel processo contro il liquidatore dell’Allianz Spa imputato per truffa ai danni della stessa società assicurativa davanti al Tribunale di Lecce. A rappresentare l’associazione, l’avvocato Francesco Toto, già impegnato nelle difese di consumatori ed utenti a partire dal processo per i “piccoli azionisti Alitalia”, avendo appreso che anche la compagnia ALLIANZ Spa, individuata come parte offesa dal reato, si costituirà parte civile, difesa dall’avvocato Giuseppe Milli del foro di Lecce.

Debito pubblico, crisi e salute delle donne. Seminario con SONIA MITRALIA

Debito pubblico, crisi e salute delle donne. Seminario con SONIA MITRALIA Coordinatrice in Grecia del movimento Women against austerit. Lunedi' 22 Aprile 2013 - ore 17.30 Lecce, Sala Conferenze del Rettorato Piazzetta Tancredi SONIA MITRALIA, attivista greca del movimento contro le politiche di austerità, lunedì 22 aprile 2013 alle ore 17.30 è a Lecce presso la Sala conferenze del Rettorato in Piazzetta Tancredi per raccontarci il suo paese al tempo della crisi; per parlarci dell’azione delle donne greche in difesa dei loro diritti minacciati dalle politiche di austerità, primo fra tutti il diritto alla salute; per promuovere una campagna di solidarietà con i medici volontari che in una caserma occupata della periferia di Atene (ELLENIKON) prestano assistenza medica gratuita a persone che non possono più usufruirne. Nel corso della recente campagna elettorale in Italia è stata spesso evocata la Grecia. Se non si accettano le politiche di austerità - ci è stato detto - faremo la fine di quel disgraziato paese. Ebbene, la Grecia è “sotto cura” da tre anni, e la terapia è risultata peggiore del male. Oggi non solo quel paese è alla disperazione, ma il rapporto debito-PIL ha continuato a crescere. La perdita del DIRITTO ALLA SALUTE è stato forse l’effetto più sconvolgente dello stato delle cose in Grecia. Molte donne HANNO PERSO L’ASSISTENZA MEDICA AL PARTO e il costo di un cesareo è ora pari a tre mesi di salario. Sapere cosa succede davvero in Grecia aiuta anche noi a comprendere la necessità di una mobilitazione IN DIFESA DEL SERVIZIO SANITARIO PUBBLICO IN ITALIA e di una più ampia resistenza ai piani di annientamento del DIRITTO ALLA SALUTE COME DIRITTO PRIMARIO DELLE DONNE E COME DIRITTO UNIVERSALE. L'Università del Salento - Dipartimento di Studi Umanistici e Casa delle Donne di Lecce INVITANO LUNEDI' 22 Aprile 2013 - ore 17.30 LECCE, Sala Conferenze del Rettorato Piazzetta Tancredi debito pubblico, crisi e salute delle donne seminario con SONIA MITRALIA Coordinatrice in Grecia del movimento Women against austerity intervengono Marisa Forcina (Università del Salento), Ada Donno (Casa delle donne di Lecce), Emergency Salento, Rosy D'Agata (Sportello dei Diritti), Maria Teresa Calvelli e Danila Ciaccia ( Funzione Pubblica Cgil) Anche lo “Sportello dei Diritti” aderisce all’importante iniziativa partecipando attivamente con il suo staff. Lecce, 20 aprile 2013 Giovanni D’AGATA

venerdì 19 aprile 2013

Diritti civili: Corte di Strasburgo, stop alla schedatura degli innocenti

Diritti civili: Corte di Strasburgo, stop alla schedatura degli innocenti. Detenere le impronte digitali di una persona non condannata viola il diritto alla privacy. Il fatto: un cittadino francese assolto perché innocente chiese alle autorità di rimuovere i suoi dati sensibili dall’archivio telematico nazionale Detenere le impronte digitali di una persona non condannata per un reato viola il suo diritto al rispetto della vita privata. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo con una sentenza di condanna emessa il 18 u.s. nei confronti della Francia, che teoricamente può essere applicata a tutti i 47 Paesi che aderiscono al Consiglio d’Europa e quindi anche all’Italia. Il caso riguarda un cittadino francese oggetto di due diverse indagini sul furto di libri a cui sono state prelevate le impronte digitali nel 2004 e poi nel 2005. La prima indagine si è conclusa con un'assoluzione, la seconda con un non luogo a procedere. Quando l’uomo ha chiesto alle autorità di rimuovere le sue impronte digitali dal database nazionale, queste hanno acconsentito solo per quelle prelevate nel 2004. Motivazioni che hanno indotto Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, a ripetere un fermo e chiaro invito alla moderazione nell'uso di questi strumenti, in quanto è troppo invasivo della sfera personale e della libertà individuale. Ciò per evitare gravi ripercussioni per i diritti individuali in caso di violazione delle misure di sicurezza, di accessi di persone non autorizzate o comunque di abuso delle informazioni memorizzate. La tecnica delle impronte digitali, inoltre, non solo non è sicura ma, sfidata com'è anche dalle tecnologie della falsificazione, diviene pericolosa, rendendo possibile la disseminazione delle impronte all'insaputa dell'interessato, in occasioni e luoghi che questi non ha mai frequentato. Senza contare, inoltre, che solo nelle apparenze le impronte digitali possono essere definite uno strumento neutrale. Hanno un forte valore simbolico: chi le raccoglie sembra quasi che si impadronisca del corpo altrui.

Aviaria: allerta in Europa

Aviaria: l'agenzia dell'UE per la prevenzione e controllo delle malattie non esclude che vi siano singoli casi umani importati in Europa. I paesi si devono preparare per la rilevazione e la diagnosi di tali casi. Screening delle persone negli aeroporti per evitare la diffusione geografica del virus Pochissimi ne parlano, ma lo “Sportello dei Diritti” continua a diffondere i dati relativi alla pericolosa diffusione di un virus classificato come “H7N9” che anche il centro europeo per la prevenzione delle malattie e controllo (ECDC) sta tenendo sotto stretto monitoraggio. Stavolta il campanello d’allarme è suonato per l’Europa. L'agenzia dell'UE non esclude che vi siano singoli casi umani importati in Europa e per tali ragioni i paesi devono prepararsi per la relativa rilevazione e diagnosi. La criticità è che il nuovo virus è capace di infettare volatili e uomini in Europa. Avvenuto il 'salto' dai volatili all'uomo, quello che si teme e' adesso il passo successivo: la capacita' di trasmettersi da uomo a uomo. Per gli esperti dell’ ECDC una volta acquisita la capacita' di trasmettersi da uomo a uomo, il virus H7N9 potrebbe espandersi rapidamente su una scala globale. Il virus variante dell’influenza aviaria fu identificato il 31 marzo 2013, quando le autorità sanitarie cinesi annunciarono che un virus classificato H7N9 aveva infettato tre pazienti. Da quella data, ottantasette 87 casi di infezione umana con l'influenza A(H7N9) sono stati segnalati in sei province in Cina orientale con una popolazione di circa 330 milioni. L'esordio della malattia è stata tra il 19 febbraio e il 14 aprile 2013 in: Shanghai (32), (21) Jiangsu, Zhejiang (27), Anhui (3), Henan (3) e Beijing (1). La data di esordio della malattia è attualmente sconosciuta per sedici pazienti. La maggior parte dei casi hanno sviluppato gravi malattie respiratorie. Sono diciassette i pazienti morti. L'età media è di 64 anni tra i 4 e gli 89 anni; 25 degli 82 pazienti sono di sesso femminile. Le autorità sanitarie cinesi stanno rispondendo a questo evento di sanità pubblica con una sorveglianza rafforzata, epidemiologica con continue indagini di laboratorio e analisi. Il settore sanitario ha intensificato le indagini sulle possibili fonti e serbatoi del virus. Le autorità hanno segnalato all'organizzazione mondiale per la salute animale (OIE) che l'influenza aviaria A(H7N9) è stata rilevata nei campioni di piccioni, polli e anatre e in campioni ambientali dove vivono gli uccelli quali i mercati in Shanghai, Jiangsu, Anhui e Zhejiang. Le autorità hanno chiuso i mercati e abbattuti i volatili nelle zone colpite. Il Ministero cinese dell’agricoltura ha dichiarato che sono stati effettuati 47.801 test prelevando campioni di animali vivi nei mercati, negli allevamenti e nei macelli. Di questi, solo 39 campioni erano positivi al virus dell'influenza aviaria H7N9, di cui 38 sono stati a Shanghai, Anhui, e nelle Province di Zhejiang e Jiangsu. È stato identificato un esemplare di piccione selvatico positivo nel Jiangsu. L'origine e la modalità di trasmissione non sono stati ancora confermati. Lo scoppio è causato da un virus dell'influenza aviaria con bassa patogenicità per gli uccelli, quindi non causa morie. Analisi genetiche degli isolati hanno mostrato cambiamenti che suggeriscono che il virus H7N9 possa avere una maggiore capacità di infettare specie di mammiferi, inclusi gli esseri umani, rispetto a molti altri virus dell'influenza aviaria. Patogenicità per gli esseri umani sembra essere alta e l’età avanzata sembra essere un fattore di rischio per la malattia. Lo scenario più probabile è che il virus dell'influenza A(H7N9) è che la diffusione inosservata nelle popolazioni di volatili abbia occasionalmente infettato gli esseri umani che hanno uno stretto contatto con il pollame o i prodotti avicoli, ma questo dovrà essere convalidato come saranno disponibili ulteriori dati. Al momento attuale non ci sono prove di trasmissione da uomo a uomo. Più di 1000 persone vicini ai contagiati dei casi confermati che sono segnalati sono stati monitorati. C'è una famiglia di contagiati con due casi confermati per quale non può essere esclusa la trasmissione da uomo a uomo, ma dove l'esposizione comune è la spiegazione più probabile. Inoltre, durante la sorveglianza dei gruppi a rischio, il virus è stato rilevato in un ragazzo di 4 anni che non aveva sintomi. Il padre di questo ragazzo ha riferito di avere acquistato il pollame dal padre del primo caso di Pechino. La rapida diffusione geografica e l'aumento dei casi confermati è probabile che siano il risultato degli aumenti dei test. Kit per test A(H7N9) dell'influenza sono stati distribuiti a oltre 400 laboratori in tutta la Cina, e questi ulteriori accertamenti sono previsti per fornire importanti informazioni epidemiologiche. Un aumento dell'incidenza di casi sporadici e l'espansione della diffusione geografica in Cina e nei paesi vicini probabilmente sono attesi nelle prossime settimane. Non è possibile escludere singoli casi umani importati in Europa e i paesi devono prepararsi per la loro rilevazione e diagnosi. L’ECDC sta monitorando attentamente gli sviluppi riesaminando continuamente la situazione in collaborazione con l'OMS, Stati Uniti CDC, CDC Cina e altri partner. Per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, il livello di attenzione e' alto, soprattutto dopo la pubblicazione dei primi dati che indicano la potenziale capacita' del virus H7N9 di trasmettersi nei mammiferi che ha le caratteristiche tipiche dei virus influenzali che colpiscono i mammiferi e che potrebbero contribuire alla loro capacita' di infettare gli esseri umani e aumentare cosi' il suo potenziale pandemico. Pertanto lo screening negli aeroporti resta la migliore soluzione per fermare la diffusione dell’ influenza aviaria.

giovedì 18 aprile 2013

Anoressia: si fermi il reclutamento delle modelle fuori dall’ospedale per anoressiche

Anoressia: si fermi il reclutamento delle modelle fuori dall’ospedale per anoressiche. Delegati di un'agenzia di modelle si sono appostati fuori dal Centro di Stoccolma per i disturbi alimentari a cercare ragazze anoressiche La macchina della moda non si è fermata neppure davanti ad un ospedale in cui vengono ricoverate persone che hanno problemi di alimentazione. La denuncia proviene dalla direttrice della clinica, Anna-Maria af Sandeberg. Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa svedese TT, incaricati di un'agenzia di modelle si sono piazzati all'esterno dell'edificio del Centro di Stoccolma per i disturbi alimentari e hanno aspettato che le ragazze uscissero per la loro quotidiana passeggiata per scoprire tra le giovani anoressiche che vi sono curate, quelle più adatte a calcare le passerelle. La direttrice ha spiegato che tra i 1700 pazienti dell'ospedale, il più grande di tutto il paese per la cura dell'anoressia, vi sono persone molto malate, alcune delle quali costrette in sedia a rotelle. Il caso delle modelle troppo magre è da tempo discusso nel mondo della moda e della pubblicità, a tal punto da spingere lo stato di Israele, primo al mondo, a varare recentemente una legge che proibisce di sfilare alle modelle troppo magre. In una recente indagine in Italia, è emerso che i ben il 20% delle ragazzine tra gli 11 e i 17 anni soffre di disturbi alimentari. Non esiste lo stesso problema per i ragazzi. Il dato peggiora con l’età: dopo i 17 anni ne sono coinvolte il 30% delle giovani. Per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, è un episodio ripugnante e contrario all'etica. Il problema dell'anoressia appare sempre più drammatico, in una società che propone modelli e immagini pubblicitarie che inneggiano ad un concetto di forma fisica spesso distorto, che induce milioni di ragazzi e ragazze a dichiarare guerra al cibo. Viene molto spesso ricondotto dagli esperti ad una causa unica individuabile determinata dagli stilisti e le loro modelle, indicati molte volte come i principali responsabili di un problema che magari ha forse anche altre origini, ben più complesse e gravi. In mancanza di un codice etico in Italia che regolamenta la materia, lo “Sportello dei Diritti” sollecita all’industria della moda ad approvare un regolamento in cui vengono imposte alcune regole nel settore che spazzino via definitivamente agenzie

La coltivazione di cannabis non costituisce reato. Duro colpo alla criminalità organizzata

La coltivazione di cannabis non costituisce reato. Duro colpo alla criminalità organizzata. Un’altra interpretazione discordante dall’orientamento delle Sezioni unite. La condotta non mette in pericolo la sicurezza pubblica, che è il bene tutelato dalla norma incriminatrice Imputati assolti perché il fatto non è previsto dalla legge come reato. È quanto emerge dalla sentenza 1176/13, pubblicata dal tribunale di Ferrara che stabilisce” Vanno esenti da censure, all’esito del rito abbreviato, i due giovani arrestati perché coltivano in casa quattro piantine di canapa fra i quaranta e i sessanta centimetri ciascuna. Se infatti il bene giuridico tutelato dalla norma incriminatrice è rappresentato dall’ordine e dalla sicurezza pubblica, non possono risultare irrilevanti elementi come il numero delle piante, la destinazione a uso personale dello stupefacente e il luogo di detenzione della sostanza in un appartamento, dunque luogo non accessibile al pubblico. La vicenda riguardava due ragazzi che avevano comprato semi e attrezzature in negozio dopo essersi documentati tramite internet su come coltivarli. I due giovani, arrestati dai carabinieri due settimane fa in seguito a una perquisizione domiciliare in cui erano state rinvenute quattro piantine di marijuana e otto grammi di sostanza stupefacente non erano spacciatori ed avevano una vita normale. Erano solo consumatori di cannabis stanchi di procurarsela in strada. È per questo che il Giudice monocratico ha assolto gli imputati: perché il fatto non è previsto dalla legge come reato. Pertanto risulta dunque disatteso l’orientamento delle Sezioni unite penali secondo cui ogni coltivazione di cannabis costituisce reato, al di là dell’utilizzo. Secondo il giudice del merito le argomentazioni non sono «aderenti alla realtà che si sperimenta quotidianamente nei palazzi di giustizia». Con tutta la droga che gira in Italia, fa capire il magistrato, non sono le quattro piantine coltivate in casa da due giovani non collegati ai clan che fanno aumentare in modo apprezzabile la quantità in circolazione. Paradossalmente il consumatore che produce cannabis in proprio per il consumo personale «evita di contribuire all’incremento dei traffici legati alla criminalità organizzata». Inoltre il concetto di coltivazione, secondo il giudice del merito, deve essere interpretato in senso restrittivo e quella “domestica” deve essere assimilata alla semplice detenzione di stupefacenti. Per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, un’altra storica decisione in materia in materia di consumo di cannabis e derivati che dovrebbe persuadere il legislatore ad una modifica della disciplina troppo severa di fronte ad un fenomeno di massa che in questi anni con le leggi vigenti ha foraggiato le mafie che hanno trovato terreno fertile nel mercato illegale.

mercoledì 17 aprile 2013

Rc auto: stop al "decreto ammazza risarcimenti”. Uno scandalo tutto italiano

Vergogna! Il Ministero della Salute sul “decreto ammazza risarcimenti” in sintonia con le compagnie assicurative vuole abbattere il valore dei risarcimenti dei danneggiati e vittime della strada rispetto alle Tabelle di Milano. Lo “Sportello dei Diritti” con l’AIFVS (Associazione Familiari Vittime della Strada) che ha dichiarato di respingere i tentativi di mediazione al ribasso e che sostiene i diritti delle vittime. Non tollereremo l’ennesimo favore alla lobby delle compagnie. Uno scandalo che denunceremo in ogni sede! Continua la battaglia contro il decreto soprannominato, a ragione, “ammazza risarcimenti” che vuole abbattere sino al 60 % il valore delle liquidazioni in favore dei danneggiati e vittime della strada rispetto alla più equa Tabella del Tribunale di Milano, ormai generalmente riconosciuta dalla giurisprudenza a tutti i livelli come la più giusta e corretta per garantire un degno ristoro a seguito dei danni biologici e più genericamente non patrimoniali subiti a seguito di sinistri stradali. L’inciucio è servito, come si evince dal comunicato dell’AIFVS (Associazione Familiari Vittime della Strada) che riportiamo integralmente, perché siamo increduli nel riportare quanto accaduto presso il Ministero della Salute che dovrebbe tutelare i diritti dei cittadini e delle vittime degli incidenti stradali, mentre pare si sia letteralmente schierato a favore della potente lobby delle compagnie assicurative, degnamente rappresentata da codesto governo in prorogatio, per un abbattimento dei risarcimenti e quindi per un’umiliazione di quei diritti sacrosanti che la giurisprudenza nel corso degli anni ha riconosciuto in ragione di superiori valori costituzionalmente garantiti. “Oggi una delegazione di esperti dell’Associazione Familiari Vittime della Strada, guidata dalla Presidente Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, è stata ricevuta al Ministero della Salute sulla questione del decreto ammazza risarcimemti. Ha partecipato alla riunione anche una delegazione dell’ANIA. Gli esponenti del Ministero hanno manifestato sin dall’inizio una sintonia con le posizioni assicurative, richiamando una presunta correlazione tra risarcimenti e premi e tentando una ingiustificata mediazione al ribasso sui diritti fondamentali delle Vittime. Inoltre, il Ministero non ha voluto prendere atto che il decreto è superato dalla giurisprudenza e dagli atti parlamentari, sostenendo di fatto una prassi risarcitoria del tutto inadeguata. Nonostante ripetute richieste di chiarimento, il Ministero non ha fornito alcuna indicazione sul percorso futuro del decreto ammazza risarcimenti L’Associazione ha fornito ampia documentazione scritta a motivazione delle sue contestazioni alla tabella, insieme alla mozione presentata dall’On. Boccuzzi lo scorso 16 aprile”. Lo “Sportello dei Diritti”, nella persona del fondatore Giovanni D'Agata, si unisce al grido d’allarme e alla posizione dell’AIFVS che ha comunicato che “non intende avallare un simile tentativo riduzionista e si appellerà al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato per impedire un ulteriore danno alle Vittime”.

Boom di malattie sessuali. Aumentano notevolmente i casi di infezione da clamidia

Boom di malattie sessuali. Aumentano notevolmente i casi di infezione da clamidia. Il gruppo più colpito è costituito da giovani donne tra i 15 ei 25 anni. Colpa spesso dell'imprudenza dei ragazzi, ancora poco attenti ai rapporti protetti. Le Malattie Sessualmente Trasmesse sono un’emergenza di cui si può e si deve parlare Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’infezione da Chlamydia trachomatis (Ct) è l’infezione batterica sessualmente trasmessa più comune tra le donne ed è in continua crescita. Con 54 milioni di nuovi casi l’anno in tutto il mondo in alcune nazioni come la Gran Bretagna sono un vero e proprio serbatoio. Le donne appaiono più suscettibili degli uomini all’infezione da Ct per fattori anatomici (come per esempio la maggiore estensione dell’area genitale e l’ectopia ghiandolare) e sono maggiormente esposte alle sue complicanze perché nella donna l’infezione è più spesso asintomatica. In particolare, l’infezione da Ct è più diffusa tra le donne giovani (tra 15 e 25 anni), che più facilmente possono andare incontro a gravi complicanze, quali la malattia infiammatoria pelvica (Mip) e l’infertilità. Tuttavia, l'infezione non è limitata in particolare a un gruppo a rischio sia uomini che donne. In Italia, non sono disponibili dati sulla diffusione nazionale dell’infezione da Ct, perché questa non è una patologia a notifica obbligatoria. Tuttavia i dati del sistema di sorveglianza sentinella delle infezioni sessualmente trasmesse (Ist) basato su laboratori di microbiologia indicano una prevalenza di Ct pari al 2,3%. Più di un terzo (36,0%) delle donne positive a Ct non presentava sintomi genito-urinari al momento del prelievo del campione, quota che saliva al 56,0% tra le donne gravide. In particolare, la prevalenza di Ct è risultata significativamente più elevata nelle donne con due o più partner negli ultimi sei mesi (11,1%), nelle giovani (15-24 anni) (6,8%), in quelle che avevano utilizzato la pillola negli ultimi sei mesi (4,6%) e nelle straniere (2,8%). Tuttavia non è dato stabilire il numero di casi non diagnosticati che potrebbero fare aumentare sensibilmente la percentuale degli infetti. A conferma le preoccupazioni dell'Associazione microbiologi clinici che ha segnalato il rischio nei prossimi anni della crescita in maniera esponenziale del numero delle malattie sessuali. Nel nostro paese, comunque, le più diffuse sono i condilomi (33,0%), mentre si registra un calo di gonorrea e sifilide. Per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, oggi, le Malattie Sessualmente Trasmesse sono un’emergenza di cui si può e si deve parlare. Molti sanno che esistono, ma pochi le conoscono davvero e forse non tutti sanno che sono malattie infettive causate da batteri, virus, funghi o parassiti. Fondamentale, è la prevenzione che si attua attraverso il rispetto di alcune norme igieniche e comportamentali mentre la diagnosi precoce resta l’unica soluzione per favorire la riuscita delle terapie.

martedì 16 aprile 2013

Fumare riduce il valore di casa del 30%.

Fumare riduce il valore di casa del 30%. Il risultato di un sorprendente sondaggio tra gli agenti immobiliari Fumare fa male alla salute e anche ai patrimoni. Se ne accorgono le famiglie a causa delle spese per l’acquisto di sigarette e lavorati del tabacco o per le conseguenze negative sullo stato psicofisico di fumatori e di coloro che vivono accanto, ma anche gli agenti immobiliari. A stabilirlo un curioso sondaggio svolto tra gli agenti immobiliari in Canada, in particolare in Ontario che hanno evidenziato che fumare in casa può ridurre in modo significativo il prezzo di vendita degli immobili Il sondaggio è stato condotto tra il 31 gennaio e il 6 febbraio ed è considerato dai sondaggisti con un margine di errore scarsissimo. L'indagine ha rilevato che il fumo in casa può ridurre il valore della proprietà ai fini della rivendita fino al 29 % di un immobile equivalente venduto da chi non vi ha mai fumato. Lo studio è stato sponsorizzato dalla società farmaceutica Pfizer Canada, che produce e vende anche farmaci che inducono a smettere di fumare. La statistica ha stabilito una perdita potenziale fino a 107 mila dollari per una casa in Ontario, dove il prezzo medio è attualmente di circa 369 mila dollari. Lo studio ha scoperto che una schiacciante maggioranza dei 401 agenti immobiliari e mediatori intervistati per il sondaggio hanno convenuto che è più difficile vendere una casa in cui i proprietari hanno fumato. Più della metà degli intervistati - il 56 % per l’esattezza - ha detto che la maggior parte dei compratori sono meno propensi ad acquistare una casa dove le persone hanno fumato, e solo il 27 % ha confermato che la maggior parte dei compratori sono realmente disposti a comprare una casa dove le persone hanno fumato. In Canada, circa il 15 % delle case ospitano almeno un fumatore abituale. Lo studio ha rilevato che quasi la metà, ovvero il 44 % degli intervistati ha dichiarato che fumare in casa diminuisce il valore dell'usato. Di questi, uno su tre ha detto che fumare in casa può abbassare il valore dal 10 al 19 % e un altro su tre ha evidenziato che potrebbe abbassare il valore del 20-29 %. In effetti, ribadisce Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sulla scorta di quanto sottolineato da alcuni agenti immobiliari, il fumo ha un profondo impatto sull’aspetto apparente di una casa che può avere effetti negativi su un potenziale acquirente. Nelle case dei fumatori abituali è facile trovare macchie sulle pareti e sulla moquette, e soprattutto il fumo lascia un odore che può essere difficile da eliminare. Molti potenziali acquirenti scappano letteralmente via dalle case dove si percepisce l’acre odore delle fumate e per questo possono essere molto difficili da vendere.

Punteruolo rosso "assassina" le palme in piazza Mazzini a Lecce e il comune non fa niente

Punteruolo rosso "assassina" le palme in piazza Mazzini a Lecce e il comune non fa niente. Ora c'è la paura che le sei piante presenti sul piazzale da decenni possano cadere in terra, colpendo i passanti. Colpa di chi cura la manutenzione del verde e dell'amministrazione comunale nonostante i ripetuti avvisi dello Sportello dei Diritti in questi anni Il flagello delle palme, il temibile "punteruolo rosso" si è abbattuto, nell'inerzia pressoché totale dell'amministrazione comunale leccese anche nella centralissima piazza Mazzini dove i sei fusti di palme ormai morte si presentano alla città come per annunciare ai leccesi e a chi visita la città che il tempo della bellezza e della cura é finito per far posto ad un inesorabile processo di degrado. Non basta la tassazione tra le più alte dei capoluoghi di provincia, non bastano accertamenti e multe a go go per recuperare preziose risorse da destinare alla città per garantire servizi ed una degna fruizione alla collettività, perché l'immagine delle palme morte in un punto così centrale, la dice tutta sullo stato del capoluogo salentino le cui finanze sono state prosciugate da vent'anni di gestioni non rivelatesi all'altezza, tanto più che da anni lo “Sportello dei Diritti”, ricorda Giovanni D'Agata che ne è il fondatore, risulta impegnato in campagne per sensibilizzare le pubbliche amministrazioni e i privati nella lotta contro il coleottero causa di devastazione del paesaggio e del decoro urbano. Inoltre ora che sono morte pendono pericolosamente. C'è la paura, infatti, che le sei piante presenti sul piazzale da decenni possano cadere in terra, colpendo i passanti. Non vorremmo che al primo giorno di vento forte qualcuna finisca al suolo. La moria delle piante è iniziata circa 5 mesi fa e purtroppo non è stato fatto nulla per salvarle. Il Comune ora però deve intervenire, perché bisogna impedire che si compia una tragedia, che una palma o un ramo colpisca in testa qualcuno. É probabile, certo, che le palme verranno sostituite con altre o con altre piante, dopo che i loro fusti spogli sono stati lasciati lì per mesi, ma resta il rammarico per l'osservatore e per i leccesi che un patrimonio della collettività sia stato disperso quando poteva essere salvato con un intervento tempestivo come segnalatoci dai cittadini che hanno scattato le fotografie che ci hanno inoltrato.

lunedì 15 aprile 2013

Dare del «Terrone» può comportare una condanna per ingiuria aggravata dal razzismo

Dare del «Terrone» può comportare una condanna per ingiuria aggravata dal razzismo. Condannato non solo ad una multa, ma anche a risarcire i danni alla parte offesa per un importo di 4mila euro se l’offesa ha «finalità di discriminazione» sulle origini meridionali della persona offesa. Il caso a seguito di una banale lite per motivi vicinato L’orgoglio meridionale potrà sentirsi risollevato alla lettura della sentenza n. 67/2013, pubblicata il 29 marzo dal tribunale di Varese (giudice monocratico Davide Alvigini). Dare del «Terrone di m.!» può costare caro al reo nei confronti dei vicini di origine meridionale e non potrebbe essere diversamente, rileva Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, quando quest’ingiuria viene espressa con un vero e proprio odio razziale. Non si tratta, infatti, solo di beccarsi una multa che nel caso affrontato è stata inflitta nell’importo di 400 euro con pena sospesa perché l’imputato risultava incensurato, ma il giudice può riconoscere il danno alle parti civili oltre al pagamento delle spese processuali. Vi è da sottolineare, infatti, che il reato d’ingiuria di cui all’articolo 594 del codice penale, in casi del genere può risultare “appesantito” dall’aggravante stabilita dall’articolo 3 della legge 133/93 per avere commesso il fatto per «finalità di discriminazione o di odio etnico o razziale». Nel caso di specie, infatti, un anziano residente di un paese non lontano dal lago Maggiore è stato riconosciuto colpevole del reato d’ingiuria con l’aggravante di cui sopra e condannato al risarcimento equitativo di mille euro per ciascuna delle due donne offese, oltre altri 2mila euro di spese processuali. La questione è arrivata al tribunale a seguito di una lite scaturita da divergenze relative ad un parcheggio che ha fatto emergere i rancori esistenti con la famiglia di origine meridionale che abitano al piano terra. In particolare, l’anziano inquilino del piano superiore è solito parcheggiare la propria auto in modo da impedire l’uscita al veicolo delle vicine. A seguito delle lamentele delle donne avrebbe risposto con una serie d’improperi e di insulti contro i meridionali («solo dei terroni possono parcheggiare in quel modo… siete una categoria di m.») alla presenza di alcuni ospiti delle persone offese. Rileva il giudice che l’aggravante a sfondo razzista è operante perché l’agente esprime «in maniera inequivocabile» un sentimento di «grave pregiudizio e un giudizio di disvalore» nei confronti della categoria dei cittadini italiani del Mezzogiorno intesa come popolazione distinta per origini e tradizioni. Inoltre, è da ritenersi esclusa l’esimente della provocazione di cui all’articolo 599, comma secondo del codice penale laddove non risulta accertata l’illegittimità del posteggio rispetto al veicolo “incriminato” né che il reo si sia rivolto alla polizia municipale per farlo rimuovere.

domenica 14 aprile 2013

Traffico di esseri umani: il lavoro forzato e la prostituzione crescono rapidamente. Lo dice uno studio della UE

I paesi dell'UE non riescono a contrastare la criminalità organizzata: il numero di persone che sono sfruttate nella prostituzione o nel lavoro forzato è aumentata a passi da gigante nella UE negli ultimi anni. Il risultato del primo studio globale dell'UE sulla tratta di esseri umani pubblicato dal quotidiano berlinese "Welt am Sonntag" è scioccante: sempre più persone sono sfruttate come prostitute e come lavoratori forzati il primo è aumentato tra il 2008 e il 2010 del 18 per cento mentre il secondo si è passati dai 6309 ai 9528 anno. Domani Cecilia Malmström, commissaria dell'UE degli Affari interni, dovrà presentare la relazione a Bruxelles. Il numero dei trafficanti condannati è calato notevolmente, contraendosi negli anni di riferimento del 13 per cento, dai 1.534 nel 2008 ai 1339 nel 2010. In Italia, le condanne sono diminuite di ben il 15 per cento. Il 70 per cento delle vittime sono donne e ragazze. La direttiva europea è intesa a combattere il traffico di esseri umani in modo efficace e rafforzare i diritti delle vittime. Finora la hanno pienamente attuata solo cinque dei 27 Paesi membri. La maggior parte delle vittime (61 per cento) provengono da paesi dell'Unione Europea, soprattutto da Romania e Bulgaria, seguita da Africa e Sud America. La Commissione europea stima che queste cifre sono solo la punta di un iceberg. Per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, il traffico di esseri umani è intorno a noi, più vicino di quanto pensiamo. Non si creda che la schiavitù sia quella dei film d’avventura o di qualche libro famoso, con catene di ferro alle caviglie e stive di navi negriere. La schiavitù esiste ancor oggi: ha le sue aree di raccolta, le sue vie di transito, le sue connessioni malavitose ed i suoi approdi sulle strade del mondo “civile”. La tratta si è perpetuata nei secoli con una connotazione universale: trarre profitto dalla debolezza altrui. Essa risponde alle richieste di un ignobile mercato pedofilo cresciuto sui social network, sul mercato illegale del lavoro dove il clandestino è la vittima immolata, anche minorile, senza tutela e senza diritti, essa ha il nome dello sfruttamento della donna, tratta dalla povertà dei paesi d’origine con la promessa di un lavoro ed inviata invece sulla strada della prostituzione, privata di ogni libertà personale, esposta ad ogni arbitrio, merce di scambio fra i criminali che ne reggono il mercato prima ancora che triste commercio umano. Si tratta di anelli diversi di una dolente catena, che spesso è intrisa di sangue e sempre di sofferenza, che originano per lo più dalla povertà e dalla marginalità di persone, le quali, per la loro intrinseca debolezza, sono esposte ad ogni ricatto o malversazione. E’ una realtà di persone deboli, indifese, violate, schiavizzate, spogliate di ogni soggettiva dignità ad opera di strutture criminose che prosperano su questo mercato che reclama ogni impegno personale e pubblico perché la persona possa riemergere come responsabile della propria vita e della sua dignità e come attore dei valori di libertà dai quali è stata espropriata.

Uno studio della BfR in Germania segnala la pericolosità per la salute degli energy drink e bevande dimagranti

Nuova tegola su energy drink e bevande dimagranti. Anche uno studio della BfR in Germania ne segnala la pericolosità per la salute Lo “Sportello dei Diritti” lo ripete da tempo alla luce di numerose ricerche scientifiche effettuate da vari organismi nel mondo: bisognerebbe evitare l’uso degli energy drink o delle bevande dimagranti o comunque limitarne il consumo. Questa volta sotto la lente d’ingrandimento rivela Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sono quelli che contengono una combinazione di sinefrina e caffeina che in virtù di un nuovo allarme lanciato da un’autorevole istituto scientifico potrebbero provocare seri problemi per la salute causando problemi cardiaci. In particolare, tale preoccupazione non arriva da uno studio qualsiasi, ma questa volta è il BfR, l’organismo scientifico tedesco per la sicurezza degli alimenti e la protezione dei consumatori a lanciarla. La prima sostanza indicata, la sinefrina, è contenuta nell’arancia amara e, nonostante non sia stata mai provata la sua efficacia, viene utilizzata come componente per bevande o integratori dimagranti. In particolare, alcuni integratori sportivi e per la perdita di peso la contengono sotto forma di estratto di arancio amaro aggiunto. Il Bfr, peraltro, è eloquente nello specificare che i prodotti contenenti sinefrina dovrebbero riportare delle avvertenze per la salute. Questo perché i soggetti che consumano le bevande contenenti questa sostanza durante o appena terminata l’attività fisica sono già sottoposti ad una più intensa attività cardiovascolare determinata dallo sforzo e la sinefrina rischierebbe di aumentare ulteriormente la frequenza cardiaca, specialmente in coloro che sono in sovrappeso. Ma è la combinazione tra sinefrina e caffeina che preoccupa l’istituto tedesco: l’effetto congiunto delle due sostanze potrebbe causare anche aritmia cardiaca e aumento della pressione sanguigna. Inoltre, sempre secondo lo studio del BfR anche gli altri principi attivi contenuti negli estratti di arancio amaro utilizzato per gli Energy drink possono a loro volta amplificare gli effetti della sostanza. Le quantità di sinefrina variano enormemente da prodotto a prodotto, alcuni dei quali dovrebbero essere considerati pericolosi per la salute ai sensi del Reg. (CE) 178/2002 e addirittura ritirati dal commercio. Per gli esperti del BfR l’assunzione della sostanza tramite bevanda o integratore alimentare non dovrebbe superare i 6,7 mg. al giorno. Una soglia che lo “Sportello dei Diritti” suggerisce di non oltrepassare anche in Italia, pur mancando un’analoga raccomandazione da parte delle nostre autorità sanitarie e di profilassi, anche perché lo stesso ente tedesco è arrivato a raccomandare la necessità di predisporre apposite avvertenze per la salute su tutti i prodotti contenenti combinazione di sinefrina e caffeina. Tali prodotti, infatti, dovrebbero essere sconsigliati per le persone affette da ipertensione, che sono in sovrappeso o che soffrono di patologie cardiovascolari, ma anche per le donne in gravidanza o in fase di allattamento.

Truffa telefoni cellulari con sms da numeri 48xxxx. Tante denunce dei cittadini

Truffa telefoni cellulari con sms da numeri 48xxxx. Tante denunce dei cittadini. I gestori non offrono protezioni. Intervengano AGCOM e Antitrust È l’ennesima segnalazione che giunge allo “Sportello dei Diritti”, e l’ennesimo intervento che ci predisponiamo ad attuare quello per un utente di telefonia mobile rimasto “vittima” di quello che ormai appare come un vero e proprio raggiro di massa: l’invio di SMS da parte di società sconosciute che iniziano con le prime cifre “48” e che comportano l’attivazione abusiva e del tutto illegittima di servizi non richiesti a costi notevoli. La storia è eloquente e la riportiamo quasi integralmente per comprenderne le modalità e per cercare di offrire soluzioni che non possono prescindere da un intervento risolutivo e definitivo da parte delle autorità deputate ai controlli perché sino ad oggi troppi sono gli utenti frodati e troppe volte le società che architettano tali truffe rimangono impunite, mentre i gestori della telefonia mobile sembra che stiano a guardare. Nel caso in questione, il cittadino che ha provveduto a denunciare all’AGCOM e alla Polizia Postale l’accaduto, ci ha evidenziato che circa 20 giorni gli “è arrivato un primo SMS dal n. 4868681 che offriva cose strane, per me incomprensibili come “App”, “Img”, etc, etc. L’ho eliminato prontamente. In seguito me ne sono arrivati diversi altri e, provenendo dallo stesso numero, li ho eliminati tutti senza nemmeno aprirli. Con sorpresa pochi giorni fa ho scoperto che il mio credito telefonico aperto presso Wind era stato del tutto prosciugato. Mi sono stati sottratti circa 40 euro per un servizio e degli SMS che io non avevo mai chiesto e che nessuno, a mio nome, può aver mai chiesto se non fraudolentemente. Per ogni SMS che ricevevo erano circa 3 euro in meno. Ho chiamato il 159 della Wind ed ho chiesto all’operatore di interrompere questo servizio mai richiesto. Tra l’altro mi ha fatto molto infuriare il fatto che Wind, così attenta da inviare SMS per ogni nonnulla, per annunciare nuove offerte o la sottrazione di euro per il servizio di telefonia richiesto, non abbia invece sentito il dovere di avvisare con un SMS un suo cliente, cioè il sottoscritto, che era stato attivato un servizio, peraltro a pagamento, sul suo numero di cellulare. E’ come se una banca, presso cui si è aperto un conto corrente, consentisse ad un terzo di accedervi e prelevare a suo piacimento, senza il consenso scritto ed esplicito del titolare del conto. E’ come, in pratica, se Wind avesse tenuto il sacco a chi ha messo le mani sul mio credito presso Wind e lo abbia svuotato. Una cosa indegna”. La testimonianza che abbiamo voluto riportare, spiega Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, è una delle tante che abbiamo ricevuto e che ribadiva lo stesso sistema truffaldino perpetrato su altre utenze gestite anche da altri operatori di telefonia mobile. La cosa più eclatante e ricorrente è la pressoché inesistente vigilanza da parte delle stesse società telefoniche che in tal senso appaiono quasi complici dei soggetti che attivano abusivamente i servizi in questione come se non sia possibile, allo stato attuale della tecnologia e dell’informatica, impedire o comunque limitare solo a chi veramente voglia acconsentire la messa in funzione dei servizi promessi sul proprio cellulare o smartphone che sia. Per tali ragioni, lo “Sportello dei Diritti”, ha predisposto un esposto alle autorità di vigilanza, in particolare all’AGCOM e all’Antitrust per un intervento risolutore in materia, affinché avviino un’istruttoria urgente sugli operatori telefonici, per obbligarli ad implementare dei limiti all’attivazione di servizi su telefonini e smartphone e comunque per aumentare le barriere di sicurezza a tutela degli utenti.

sabato 13 aprile 2013

Virus della nuova influenza aviaria si diffonde a Pechino

Virus della nuova influenza aviaria si diffonde a Pechino. Primo caso al di fuori della Cina orientale. Per lo Sportello dei Diritti evitare la diffusione geografica con uno screening delle persone negli aeroporti per fermare il virus Una bambina di sette anni è il primo caso confermato di Pechino di un nuovo ceppo del virus dell'influenza aviaria che ha ucciso sino ad oggi 11 persone e infettato altre 37 in Cina orientale. L’Health Bureau di Pechino ha riferito che la ragazza, i cui genitori sono nel commercio del pollame vivo, è stata ricoverata in un ospedale giovedi con sintomi di febbre, mal di gola, tosse e mal di testa,. Oggi, dopo le analisi di controllo è stata confermata che è stata infettata con il virus H7N9. La ragazza è stata ricoverata in un ospedale ed è in condizioni stabili. Il caso nella capitale della Cina è il primo confermato al di fuori della Cina orientale, dove il virus è stato identificato a fine marzo, costringendo ad una massiccia macellazione del pollame vivo e a divieti relativi al commercio di pollame in diverse città, tra cui il centro finanziario di Shanghai. A Shanghai, centro dell’epidemia, sono stati diagnosticati 21 casi, tra cui sette decessi. Una persona è stata dimessa dopo la guarigione. Il virus variante dell’influenza aviaria fu identificato il 31 marzo 2013, quando le autorità sanitarie cinesi annunciarono che un virus classificato H7N9 aveva infettato tre pazienti. A partire dal 12 aprile 2013, quaranta casi di infezione umana con l'influenza A(H7N9) sono stati segnalati in quattro province in Cina orientale (20 a Shanghai, 12 nel Jiangsu, sei in Zhejiang e due in Anhui) dal 31 marzo 2013, dall'esordio della malattia tra il 19 febbraio e il 5 aprile 2013. La data di esordio della malattia è attualmente sconosciuta per tre pazienti. Undici pazienti sono morti, 27 rappresentano casi gravi mentre tre sono casi lievi. Le condizioni dei pazienti gravemente ammalati, sono in una condizione stabile. L'età media è di 65 anni con un intervallo tra 4 a 87 anni; 12 di loro sono femmine. Nessuna correlazione epidemiologica tra i casi è stata identificata fino ad oggi. Più di 700 persone che sono state strettamente in contatto con gli infettati sono monitorati costantemente. Ci sono segnalazioni di un potenziale piccolo contagio in famiglia della malattia intorno al primo caso, ma questo non è stato confermato dai dati di laboratorio. Nel Jiangsu, l’inchiesta è in corso per quanto riguarda un contatto di un precedente caso confermato che ha i sintomi della malattia. L'origine di queste infezioni e la modalità di trasmissione sono ancora da stabilire. Questa è la prima volta che le infezioni umane con virus di influenza A(H7N9) sono stata identificate. Le autorità sanitarie cinesi stanno rispondendo a questo allarme di sanità pubblica con una sorveglianza rafforzata, epidemiologica e con indagini di laboratorio e analisi. Il settore sanitario ha intensificato le indagini sulle possibili fonti e serbatoi del virus. L'autorità ha riferito all'organizzazione mondiale per la salute animale (OIE) che A(H7N9) è stato rilevato nei campioni di carne dei piccioni e polli e nei campioni ambientali in tre mercati di Shanghai. Questi mercati sono stati chiusi e il pollame vivo è stato abbattuto. Il virus è stato rilevato anche in 14 campioni positivi in cinque mercati dove erano comercializzati uccelli vivi in Anhui, Jiangsu e Zhejiang. Nessun vaccino è attualmente disponibile per questo sottotipo di virus influenzale. I risultati preliminari suggeriscono che il virus è sensibile agli inibitori della neuraminidasi (oseltamivir e zanamivir).In questo momento non c'è alcun segnale di trasmissione da uomo a uomo in corso e non c'è ulteriore diffusione geografica. Altri sporadici casi dovrebbero essere ancora segnalati. Per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, lo screening negli aeroporti è la migliore soluzione per fermare la diffusione dell’ influenza aviaria anche se è ancora troppo presto per confermare la vera dimensione del problema. Un eventuale rischio di diffusione della malattia in Europa è considerato basso, anche se non è possibile escludere singoli casi provenienti dalla Cina.

venerdì 12 aprile 2013

Prima donna al mondo che ha subito il trapianto di utero è incinta

Prima donna al mondo che ha subito il trapianto di utero è incinta. La futura mamma è stata inseminata artificialmente Prima donna al mondo a ricevere un utero impiantato è in attesa di un bambino. Dopo la fecondazione artificiale Derya Sert è ora in stato di gravidanza alla seconda settimana. I medici hanno dell’Ospedale di Antalya, in Turchia hanno comunicato oggi che la paziente sta bene. Anche se la gravidanza comporta molti rischi per la madre e il bambino, per i medici la gestazione dovrebbe andare tutto secondo i piani ed il bambino probabilmente nascerà due mesi prima della data normale di nascita con parto cesareo. L'utero dovrebbe essere poi rimosso di nuovo in modo da evitare rischi. Il trapianto con successo dell'utero in una donna di 22 anni, è avvenuto nel mese di agosto 2011, ritenuto un vero e proprio miracolo da parte del mondo scientifico. Undici anni prima, vi era stato già un tentativo simile su una donna in Arabia Saudita, ma il suo organismo lo aveva rigettato, tanto da essere rimosso dopo 99 giorni. Secondo Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” il successo dell'operazione avvenuta in Turchia e la gravidanza dovrebbe fare sperare migliaia di donne senza figli in tutto il mondo desiderose di avere una gravidanza. La giovane turca di nome Sert era nata senza utero. In tutto il mondo, si tratta di una delle 5000 donne che hanno subito analogo intervento.

Violazione di diritti: l’ Italia nella Black List della UE

Violazione di diritti: l’ Italia nella Black List della UE. Nel 2012 condanne per 120 milioni di euro di indennizzi A causa delle sentenze inapplicate l’Italia guida il gruppo dei Paesi “sorvegliati speciali” dal comitato dei ministri del Consiglio d’Europa. Durante il 2012 l’Italia ha versato 120 milioni di euro di indennizzi per condanne inflitte per la violazione di diritti ai cittadini. Tale importo è il più alto mai pagato. Lo rende noto il rapporto pubblicato oggi a Strasburgo. Inoltre sottolinea Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, il nostro Paese, nel 2012, resta anche lo Stato membro del Consiglio d’Europa con ben 2.569 cause in attesa di sentenza: è il più alto numero di ricorsi pendenti alla Corte di Strasburgo ancora da eseguire. Per tali ragioni, conclude Giovanni D’Agata, questa gomitata merita una reazione veemente poiché il nostro Paese non ha bisogno di primati di questo genere. La sensazione è che presto vi saranno delle novità sul fronte legislativo.

Estimi catastali. Dopo la prima ordinanza di sospensiva arrivano le ulteriori da parte della Commissione Provinciale Tributaria di Lecce. Alla luce di queste prime decisioni lo “Sportello dei Diritti” invita l’Agenzia del Territorio a interrompere la notifica degli avvisi di accertamento in attesa del merito.

Estimi catastali. Dopo la prima ordinanza di sospensiva arrivano le ulteriori da parte della Commissione Provinciale Tributaria di Lecce. Alla luce di queste prime decisioni lo “Sportello dei Diritti” invita l’Agenzia del Territorio a interrompere la notifica degli avvisi di accertamento in attesa del merito. Lunedì 15 ore 11.30 conferenza stampa dello “Sportello dei Diritti” e dell’avv. Maurizio Villani Arrivano le prime ordinanze di sospensione (che alleghiamo al presente comunicato) degli accertamenti relative alle procedure di rilassamento degli estimi catastali avviate dall’Agenzia del Territorio su input dell’amministrazione comunale leccese e notificate in massa a migliaia di cittadini proprietari di immobili che di fatto preannunciavano un vero e proprio salasso per tantissimi leccesi in un momento di crisi economica. Questione, che vale la pena di ricordare, è balzata come notizia delle cronache nazionali per l’incredibile numero di accertamenti attivati e per i devastanti effetti economici preannunziati per tutti i proprietari d’immobili colpiti dalla revisione. La novità odierna delle due nuove ordinanze di oggi della Commissione Tributaria Provinciale di Lecce – Sezione Prima – che hanno accolto le istanze di sospensione degli estimi catastali su ricorso dell’avv. Maurizio Villani, è una lettura del merito del ricorso nonostante la “valutazione sommaria” che ha comunque anticipato la fondatezza dei ricorsi presentati sulle motivazioni addotte, nonché la valutazione di un pregiudizio in capo ai ricorrenti insito nel fatto che un eventuale pagamento dell’IMU alla luce dei nuovi parametri derivanti dalle nuove rendite possa costituire un fatto irrimediabile per il contribuente. Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, alla luce delle ordinanze di sospensione di ieri ed oggi, sufficientemente motivate anche nel merito, auspica che l’Agenzia del Territorio sospenda le ulteriori notifiche degli avvisi di accertamento, che tante preoccupazioni stanno dando ai cittadini leccesi, in attesa delle decisioni definitive. Ad ogni modo, lo “Sportello dei Diritti”, con la consulenza dell’avv. Villani sta continuando a depositare i ricorsi collettivi a tutela dei contribuenti e anticipa all’opinione pubblica una conferenza stampa prevista lunedì 15 aprile p.v. alle ore 11.30 presso lo studio legale dell’avv. Francesco D’Agata in via G. D’Annunzio n. 37 per conoscere i dettagli e lo stato della vicenda.

giovedì 11 aprile 2013

In Italia il gioco è in crisi, peggio i Casinò

In Italia il gioco è in crisi, peggio i Casinò . Crollo degli incassi nelle sale da gioco nel primo trimestre del 2013. Posti di lavoro a rischio Siamo ancora una volta in presenza di un segnale del declino italiano che non sembra proprio fermarsi, certamente meno grave rispetto alla svendita e allo smantellamento di interi comparti industriali ma comunque sempre un segno della distruzione oramai avviata del nostro paese. Federgioco, l'associazione di categoria che raggruppa le quattro case da gioco italiane Sanremo, Saint Vincent, Campione d'Italia e Venezia ha comunicato che nel corso del 2012 il totale degli incassi è crollato, rispetto all’anno precendente, del 18%, fermandosi a 332 milioni di euro. Inoltre il crollo degli incassi nei quattro casinò italiani nel primo trimestre del 2013 ha determinato la flessione complessiva rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente del -9,2%. Il settore dei tavoli e quello delle slot, in particolare, ha evidenziato un decremento sostanzialmente omogeneo nell'ordine del 9%. Leggermente più contenuto il calo del segmento tavoli verdi che si attesta all'8,8% contro un decremento slot al 9,5%. A fronte di un incasso complessivo di 86 milioni e 140 mila euro nei primi tre mesi del 2012, l'incasso al netto del trimestre 2013 scende a 78 milioni e 227mila euro. I tavoli incassano 31 milioni e 280 mila euro nel 2013 contro i 34 milioni e 315 mila del 2012. Le slot passano da 51 milioni e 44mila euro a 46 milioni e 305 mila euro. Un crollo senza dubbio molto accentuato che può essere spiegato con varie ragioni tra cui la concorrenza dei casino online legali e degli altri giochi, la crisi e la normativa imposta dal governo che ha penalizzato molto i casino italiani rispetto ai concorrenti europei È evidente per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che il problema di fondo, quello che davvero ha causato danni incalcolabili, è stato il restringimento ulteriore della normativa antiriciclaggio. Il problema è che questa normativa è stata interpretata in maniera assolutamente restrittiva dal Governo Italiano: praticamente è impossibile cambiare contanti in fiches, il limite è molto basso: 1.000 euro anche se la norma, giusta e condivisibile, dell’Unione Europea consente di utilizzare il contante per giocate fino a 7.500 euro. E’ evidente che i ricchi italiani che frequentano i casinò, anche per paura di essre immediatamente schedati e magari segnalati all’Agenzia delle Entrate per un controllo punitivo, preferiscono fare qualche chilometro in più per recarsi nei paesi dei nostri competitor europei quali Austria, Svizzera, Slovenia o Francia dove questi limiti non esistono e possono giocare più tranquillamente. In ogni caso non si vuole che i casino diventino un luogo privilegiato per il lavaggio di denaro sporco.Intanto il calo d'affari dei Casinò, ha decretato la perdita di decine di posti di lavoro. I dipendenti del Casinò di Campione d'Italia pur di salvarli sono disposti ad abbassarsi lo stipendio ponendo nello stesso tempo delle condizioni e cioè il taglio di tutte le spese superflue, e l'idea che se sacrifici si devono fare, è giusto che li facciano tutti.

Le donne turche ora potranno portare i pantaloni in parlamento

Dopo l’Arabia Saudita che in questi ultimi giorni sta permettendo alle donne di guidare moto e biciclette anche se con restrizioni è notizia di oggi che la Turchia ha revocato il divieto alle donne parlamentari di indossare i pantaloni durante l’assemblea generale. La legge, che era in vigore da quasi un secolo, stabiliva che le donne dovevano indossare esclusivamente la gonna in parlamento. Le Deputate saranno finalmente in grado di indossare pantaloni, giacche e tute in Assemblea Generale del Parlamento, dopo una modifica al regolamento interno da parte del legislatore che il 10 aprile ha posto termine ad un divieto che era entrato in vigore per volere del fondatore della repubblica nel 1923. L'abolizione del veto sui pantoloni era stato proposto quasi due anni fa da parte del partito Repubblicano del Popolo (CHP), primo partito d'opposizione di Istanbul, nella persona della vice Şafak Pavey, deputato donna, con una protesi a una gamba. Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che si è impegnato per l'emancipazione delle donne accoglie la notizia con la speranza che il percorso avviato possa raggiungere alla piena parità anche in paesi dove tutt’oggi sembra ancora lontana.

3,39 milioni di auto giapponesi richiamate per l'airbag

3,39 milioni di auto giapponesi richiamate per l'airbag. La misura riguarda anche automobili vendute in Italia 3,39 milioni di veicoli prodotti da Toyota, Nissan, Honda e Mazda, saranno richiamati nel mondo a causa di problemi riscontrati agli airbag. La misura riguarda anche automobili vendute in Italia. Secondo quanto comunicato dal ministero del Trasporti di Tokyo, i veicoli in questione sono stati assemblati tra il 2000 e il 2004.Per Toyota si tratta di 10 mila vetture, soprattutto i modelli Yaris, Avensis e Corolla. Si tratta di modelli risalenti al periodo 2000-2003. In particolare Toyota si è fatta carico di contattare ogni singolo cliente, non appena le informazioni di un difetto all'airbag dovessero confermarsi. L’avaria nei casi peggiori consiste in caso di incidente nella non apertura dell'airbag del passeggero che rischia di non gonfiarsi. Sino ad oggi non vi sono notizie di feriti o morti in relazione al difetto scoperto. Per quanto attiene a Nissan, le automobili coinvolte dovrebbero essere 2241. Oggetto dell’anomalia l'airbag del passeggero nei modelli X-trail, Patrol, Pathfinder e Navara prodotti tra il 2000 e il 2004. Per ragioni di sicurezza Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, rilancia l’appello e le raccomandazioni delle case automobilistiche interessate fatte ai clienti che sono invitati a portare le rispettive vetture in garage. Gli airbag in questione sono stati realizzati dall'azienda giapponese Takata.

mercoledì 10 aprile 2013

Francia: nuovo ammonimento contro il bisfenolo A dalla ANSES

Francia: nuovo ammonimento contro il bisfenolo A dalla ANSES. Sotto la lente d’ingrandimento bottiglie per l’acqua in policarbonato e scontrini In Italia continua a parlarsene poco, mentre nel resto d’Europa ed in particolare in Francia, la questione dei prodotti che contengono il famigerato BPA (bisfenolo A) è costantemente sotto monitoraggio e alla pubblica attenzione. Da ultimo, la francese ANSES, (Agenzia nazionale per la sicurezza sanitaria, l' alimentazione, l'ambiente e il lavoro) ha lanciato nella giornata di ieri un nuovo avvertimento sugli effetti sulla salute del bisfenolo A ancora ampiamente utilizzato in prodotti che vengono a contatto soprattutto in donne in stato di gravidanza ed i cassieri che risultano, particolarmente esposti alla sostanza e quindi ai suoi effetti. In una "valutazione dei rischi per la salute associati al bisfenolo A," l’ANSES "conferma" gli effetti potenzialmente nocivi del BPA - sostanza classificata come "distruttore endocrino" - che fa seguito ad altri analoghi allarmi lanciati dalla stessa agenzia a partire da settembre 2011. In quel momento, il direttore generale dell’ente, Marc Mortureux, invitò i produttori e gli utenti a sostituire questa sostanza per quanto possibile "in un approccio di prevenzione". Questa volta, però l'ente pubblico si spinge oltre nel proseguire e rilanciare la sfida, prendendo in considerazione i rischi di esposizioni reali della popolazione al bisfenolo A attraverso il cibo, aria respirabile e il contatto con la pelle. Sulla base di studi condotti su animali che hanno riguardato anche i livelli di esposizione, l’ANSES ha verificato «un potenziale rischio per il feto delle donne in gravidanza a rischio". "Gli effetti sono identificati in un cambiamento nella struttura della ghiandola mammaria nel nascituro che può favorire lo sviluppo, in seguito, di tumori". La popolazione è esposta al BPA attraverso la dieta (80% della contaminazione) soprattutto con lattine spesso contengono all'interno un vernice che a loro volta sono composte da BPA. L’ente governativo, inoltre, ha richiamato l'attenzione sulle bottiglie di plastica tipo "policarbonato" utilizzate per l'acqua. Queste costituirebbero "una fonte sostanziale di esposizione al bisfenolo A". Alcune professioni sono più esposte di altre: ciò è particolarmente vero per i lavoratori che vengono a contatto con la carta termica che contiene BPA, come per esempio i cassieri per gli scontrini. Per questi due casi, la preoccupazione è maggiore per le donne in gravidanza, a causa dei rischi per i nascituri. L'agenzia parla di loro per le "situazioni di rischio specifico associato all’utilizzo di carta termica e il consumo di acqua in bottiglie in policarbonato". Nel bambino non ancora nato, oltre ad un possibile aumento del rischio di cancro al seno, il BPA potrebbe influenzare "il cervello e il comportamento, il metabolismo e l'obesità o il tratto riproduttivo femminile". Proposta legislativa alla Commissione europea A seguito di questo nuovo allarme e immediatamente, il ministro dell'Ecologia Delphine Batho ha annunciato che proporrà alla Commissione europea l’introduzione di un divieto assoluto per la vendita di prodotti che contengono BPA. Ha anche chiesto all’ente governativo di esaminare altri interferenti endocrini sospetti. Vi è da dire che dopo la prima indagine dell’ANSES, la Francia aveva deciso di vietare il BPA nei contenitori per alimenti, a partire da quelli per i neonati nel 2013, e quelle per la popolazione in generale nel 2015. In tal senso l’agenzia ha sottolineato che "La nuova normativa dovrebbe portare ad una significativa riduzione del livello di esposizione al bisfenolo A," che comunque rimane preoccupata per i prodotti di sostituzione utilizzati dall'industria. "In particolare, in assenza di ulteriori dati scientifici, l'Agenzia non incoraggia l'utilizzo di altri bisfenoli come alternativa al bisfenolo A". i Bisfenolo M, S, B, AP, FA, F e BADGE, infatti, "condividono una comune struttura chimica ai composti della famiglia bisfenoli", ha rilevato l'ente, che ha chiesto "la massima cautela." La rete di associazioni ambientaliste di Health Association (RES) ha applaudito alla "coraggiosa relazione" che arriva a calcolare i "valori di riferimento tossicologici tra 5000 e 20000 volte inferiori a" quelli individuati dall’EFSA (Agenzia europea per la sicurezza alimentare). Questi valori sono così bassi che indirizzano ad un graduale divieto sull'uso di BPA che rendono il rapporto francese come una "sconfessione chiara" per l'EFSA. Il monito che arriva dalla Francia, spiega Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, dovrebbe far allertare le autorità italiane che invece si sono limitate ad applicare la normativa europea meno restrittiva e diremmo meno salutista. È chiaro, però che alla luce di questi nuovi dati e dell’autorevolezza della fonte, le istituzioni sanitarie italiane a partire dal Ministero della Salute dovrebbero attivarsi per indagini analoghe o ancor meglio per introdurre un divieto generalizzato di vendita di prodotti che contengono BPA in concentrazioni superiori a quelle individuate dal rapporto francese. Il consiglio per i consumatori è comunque quello di utilizzare prodotti “free BPA” specie per le categorie più esposte e a rischio come le puerpere che a questo punto, nella fase della gravidanza dovrebbero bere acqua da bottiglie di vetro o non a base di policarbonato.