mercoledì 30 aprile 2014

BMW e Mercedes richiamano negli Stati Uniti più di 400.000 automobili.

BMW e Mercedes richiamano negli Stati Uniti più di 400.000 automobili. Anche in Italia segnalate allo Sportello dei diritti analoghe anomalie BMW e Mercedes-Benz hanno annunciato di avere attivato negli Stati Uniti la procedura di richiamo in officina di 409.004 relativi ad alcuni modelli, di cui più della metà corrispondono ad unità della Mercedes, a causa di problemi tecnici. Più della metà dei veicoli sono della Mercedes-Benz, che dovrà riesaminare e, eventualmente riparare 252,867 modelli fra cui, 4Matic C300, C350 e C63 AMG fabbricati tra il 2008-2011. Tutti richiami volontari , ci tiene a precisare il costruttore mondiale, per problemi causati da un difetto nel collegamento elettrico delle luci posteriori L' amministrazione nazionale per la sicurezza stradale degli Stati Uniti - NHTSA - ha riferito ieri che Mercedes procederà a contattare i proprietari degli esemplari interessanti tramite lettera raccomandata e invitati a recarsi in officina per gli interventi correttivi gratuiti. Anche se la stessa NHTSA ha anche riferito che il costruttore di Stoccarda non ha i nuovi componenti pronti e che i proprietari saranno nuovamente ricontattati nel mese di giugno di quest'anno. Mercedes prevede di avere i componenti disponibili in agosto o al massimo a settembre di quest'anno. Infatti un malfunzionamento delle luci posteriori, non segnalando il sistema frenante in funzione, può causare incidenti. L'Agenzia per la sicurezza autostradale degli Stati Uniti ha inoltre comunicato che i difetti rilevati, hanno comportato 400 denunce da parte di proprietari, con cinque incidenti e un ferito. Mentre i veicoli BMW sono 156,137 corrispondenti ad un'ampia varietà di modelli, tra cui la serie 3, 5, 6, Gran Turismo, X3, X6 e Z4 degli anni 2010-2012. I veicoli sottoposti a richiamo presentano un difetto relativo alle viti che fissano l'alloggiamento dell'unità della fasatura variabile, che può causare l'arresto improvviso del motore. L'agenzia americana, NHTSA, ha riferito che il richiamo della casa automobilistica tedesca inizierà nel mese di maggio. L'azienda bavarese estenderà la garanzia a 170,172 veicoli costruiti dal 2010 al 2012 con motori a 6 cilindri in linea e non è interessati da questo richiamo. Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle multinazionali automobilistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono una vettura tra quelle indicate viene tempestivamente informato. È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate o ai concessionari della BMW o Mercedes nel caso in cui la propria autovettura corrisponda ai modelli in questione. Al singolo proprietario, infatti, non costa nulla tale tipo di verifica e nel caso in cui la propria autovettura sia oggetto del richiamo, l’intervento previsto è a totale carico della casa automobilistica che dovrebbe fornire anche un’autovettura sostitutiva per il periodo necessario alla manutenzione straordinaria. Fa presente che alla nostra associazione erano giunti numerose segnalazioni di anomalie analoghe ed anche di rotture tanto da far pensare all'avvio di una imminente class action contro BMW.

Aggiornamento epidemiologico: sindrome respiratoria da coronavirus mediorientale (MERS-CoV). L'ECDC segnala anche un caso di contagio non mortale in Italia

Aggiornamento epidemiologico: sindrome respiratoria da coronavirus mediorientale (MERS-CoV). L'ECDC segnala anche un caso di contagio non mortale in Italia L'ECDC ha appena pubblicato l'ultimo report circa la diffusione dell'epidemia nota sindrome respiratoria da coronavirus mediorientale (MERS-CoV). Sino al 30 aprile 2014, 424 casi di MERS-CoV sono stati segnalati a livello mondiale, tra cui 131 morti. Tutti i casi si sono verificati sia in Medio Oriente o hanno collegamenti diretti con un caso primario d'infezione in Medio Oriente. Per la prima volta, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, nel rapporto appare un caso di contagio non mortale anche in Italia. Di seguito si riporta il report integrale e i dati consultabili anche all'indirizzo internet http://www.ecdc.europa.eu/en/press/news/_layouts/forms/News_DispForm.aspx?List=8db7286c-fe2d-476c-9133-18ff4cb1b568&ID=994 Medio Oriente: Arabia Saudita: 342 casi / 105 morti Emirati Arabi Uniti: 49 casi / 9 morti Qatar: 7 casi / 4 morti Giordania: 5 casi / 3 morti Oman: 2 casi / 2 morti Kuwait: 3 casi / 1 morte Egitto: 1 caso / 0 morti Europa: UK: 4 casi / 3 morti Germania: 2 casi / 1 morte Francia: 2 casi / 1 morte Italia: 1 caso / 0 morti Grecia: 1 caso / 0 morti Africa: Tunisia: 3 casi / 1 morte Asia: Malesia: 1 caso / 1 morte Filippine: 1 caso / 0 morti Il caso primario per ogni catena è stato infettato in Medio Oriente e la trasmissione secondaria locale d'importazione seguente è stata segnalata dal Regno Unito, Francia e Tunisia. Il numero di casi segnalati è cresciuto notevolmente in aprile 2014 con 217 casi e 38 decessi. Tra il marzo 2013 e marzo 2014 il numero medio mensile di casi segnalati è stato di 15. In aprile 2014, quattro paesi (Filippine, Grecia, Malesia ed Egitto) hanno notificato casi importati dalla penisola arabica. A partire dal 30 aprile 2014, il rapporto di contagi-morte è del 31%. Il rapporto femmine/maschi è di 2:1. Tra i 419 casi con età conosciuta, l'età media è di 49 anni. Età media era di 50 (range 1-94 anni) e 393 (94%) sono stati i casi con più di 19 anni. Nei 349 casi per i quali l'età ed il sesso sono noti, 177 (51%) sono stati i maschi di età compresa tra i 40 anni e oltre. Distribuzione di confermati casi di MERS-CoV per età e sesso, marzo 2012 – 31 marzo 2014 (n = 206 *) e 01 aprile - 30 aprile 2014 (n = 143 * *) * 1 caso è stato escluso a causa della mancanza di dati sull'età o sesso * * 74 casi sono stati esclusi a causa della mancanza di dati sull'età o sesso Durante aprile 2014, 217 casi sono stati segnalati, rispetto ai 207 casi segnalati dall'inizio dell'epidemia (marzo 2012) al 31 marzo 2014. Tra questi 217 casi, 179 (82%) sono stati segnalati in Arabia Saudita, 32 casi (15%) negli Emirati Arabi Uniti, sono stati segnalati 2 casi in Giordania e un caso in Egitto, Grecia, Malesia e Filippine (figura 4). Distribuzione dei casi confermati di MERS-CoV segnalando il paese, 1 – 30 aprile 2014 (n = 217) Gli operatori sanitari durante il mese di aprile 2014 hanno effettuato segnalazioni più frequentemente rispetto al passato. Da aprile 2012, 95 casi hanno riguardato operatori sanitari, dei quali 62 (65%) sono stati segnalati nell'aprile 2014. Settanta (74%) degli operatori sanitari contagiati sono stati segnalati dall'Arabia Saudita, ventitre (24%) da Emirati Arabi Uniti e uno ciascuno da Filippine e Jordan. La causa del rapido aumento dei casi in aprile è sconosciuta. La Rapida valutazione del rischio del 24 aprile considera i possibili scenari che potrebbero spiegare questo, in particolare: • Rilevazione di casi più sensibili attraverso il ritrovamento di casi più attivi e tracciato contatto o cambiamenti nei test degli algoritmi; • Aumentata trasmissione zoonotica con successiva trasmissione nelle impostazioni di assistenza sanitarie; • Ripartizione nelle misure di controllo dell'infezione o altrimenti aumentata trasmissione nell'impostazione dell'assistenza sanitaria locale; • Il virus più efficace nella trasmissione umano--umano, conseguente sia a cluster nosocomiali e aumento del numero di casi asintomatici acquisiti nelle comunità, con conseguente variazione o • Risultati di laboratorio positivi falsi. Il 26 aprile, Christian Drosten dell'Università di Bonn ha pubblicato un rapporto ProMed che descrive i risultati preliminari dall'analisi di sequenza di tre virus recuperati dai recenti casi. Questi risultati suggeriscono che il virus non ha subito grandi cambiamenti genetici rispetto al MERS/CoV sequenziato in precedenza nell'epidemia. La relazione, inoltre, fornisce prove contro l'ipotesi di una contaminazione di laboratorio causando questo aumento nei casi segnalati. L'ECDC continua a monitorare le informazioni sulla situazione su MERS-CoV in tutto il mondo. Nelle Precedenti valutazioni del rischio rapida, l'ECDC ha concluso che il rischio di importazione di MERS-CoV nell'UE era destinato a continuare e il rischio di trasmissione secondaria nell'UE rimane basso. La valutazione fornita nella Rapida valutazione del rischio ECDC su 24 aprile 2014 rimane valida.

Heartbleed usato per "scovare" i criminali informatici.

Heartbleed usato per "scovare" i criminali informatici. Esperti di sicurezza hanno sfruttato il bug della rete per entrare in forum online e "chatroom" covi degli hacker La falla Heartbleed, che ha minato per oltre due anni la sicurezza di due terzi del traffico internet globale, può ritorcersi anche contro i cybercriminali, non solo verso ignari utenti del web. Secondo quanto riportato dall'edizione online della Bbc, esperti di sicurezza hanno sfruttato il bug della rete per entrare in forum online e "chatroom" dove criminali informatici vendono dati, prelevando informazioni sulle loro attività illecite. Heartbleed è una vulnerabilità del sistema di crittografia delle informazioni sensibili degli internauti come password o carte di credito. Un bug che espone la rete a intrusioni, ma che ha dato anche modo a esperti di sicurezza di accedere a forum online altrimenti impenetrabili. Ci è riuscito un ricercatore francese, Steven K, che ha spiegato come sia "enorme" il potenziale del "cuore che sanguina" per infiltrarsi laddove gli hacker svolgono azioni criminali, tra cui piattaforme come Darkode e Damagelab. Nonostante i colossi del web siano corsi ai ripari davanti alla vulnerabilità, Heartbleed fa ancora paura. Molti siti, spiega Paul Mutton di Netcraft, non hanno ancora revocato i certificati di sicurezza che ne garantiscono l'autenticità. E i browser, programmi per navigare online, a suo avviso hanno fatto poco per controllare tali certificati. "Il pericolo posto da Heartbleed - afferma - potrebbe persistere per diversi anni". Senza contare, aggiunge James Lyne di Sophos, tutti i dispositivi elettronici come router (attraverso i quali "scorre" il traffico internet) o sistemi di domotica sono risultati "vulnerabili" al bug. Finalmente per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, una buona notizia in materia di sicurezza dei dati degli utenti della rete troppo spesso messa a repentaglio da individui senza scrupoli senza che sia i gestori della rete che le autorità di sicurezza potessero fare granché. Ora invece si può sperare che gli stratagemmi utilizzati per bucare i sistemi ed estrapolare i dati sensibili potrebbero ritorcersi contro questi moderni criminali che probabilmente dovranno essere costretti ad abbandonare le strategie utilizzate se non vorranno essere colti con le mani nel sacco.

Sigaretta elettronica presto vietata nei luoghi pubblici in Francia?

Sigaretta elettronica presto vietata nei luoghi pubblici in Francia? Marisol Touraine, il Ministro della Salute francese, ha sostenuto l'idea di vietare la sigaretta elettronica "in alcuni luoghi pubblici". L'e-sigaretta ha conosciuto un exploit negli ultimi mesi anche sulla scia della pressoché inesistente regolamentazione a livello europeo ed a quello degli stati nazionali, tanto che per il momento le "scappatoie legali" consentono agli utenti di utilizzarle ovunque. Tanto che ciò è stato ufficialmente riconosciuto anche dal ministro transalpino in data odierna. L'e-sigaretta è vietata in certi luoghi. "Io sostengo che ci sia il divieto in una serie di luoghi pubblici dove ci sono un sacco di gente, dove ci sono i bambini, dove ci sono i giovani". E' con queste parole che Marisol Touraine ha annunciato piani per includere il divieto di sigaretta elettronica in luoghi pubblici nella prossima legge di sanità pubblica, in programma per l'estate. "Zone senza tabacco" comuni. Una prima idea che apre la porta ad altri progetti nella lotta contro il fumo. Marisol Touraine ha anche espresso sostegno per la creazione di "senza tabacco" in pubblico su iniziativa dei sindaci. Ha però annunciato che nessuna decisione è stata ancora presa circa un possibile ulteriore aumento del prezzo di un pacchetto di sigarette. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta di un significativo passo in avanti che se applicato in tutti gli stati membri attraverso un intervento della Commissione Europea, ma anche in Italia se solo l'attuale Ministro della Salute emulasse coraggiosamente e prima degli altri una decisione così importante, consentirebbe di coprire il vuoto normativo esistente, in attesa che sia fatta piena luce circa gli effetti sulla salute delle sigarette elettroniche.

martedì 29 aprile 2014

Sicurezza alimentare. Stop dell’Ue alle importazioni di alcune varietà di ortofrutta dall’India

Sicurezza alimentare. Stop dell’Ue alle importazioni di alcune varietà di ortofrutta dall’India E’ stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea la "Decisione di esecuzione" della Commissione del 24 aprile 2014 relativa a misure volte ad impedire l’introduzione e la diffusione nell’UE di organismi nocivi per quanto riguarda alcuni prodotti ortofrutticoli originari dell’India. A darne notizia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione da sempre impegnata anche nella tutela della salute e nella costante informazione dei consumatori. Il provvedimento segue numerosi controlli fitosanitari effettuati dagli Stati membri sulle partite di alcuni vegetali e prodotti vegetali di origine indiana che hanno più volte evidenziato la presenza di organismi nocivi. Negli ultimi quattro anni il numero di partite contaminate è cresciuto in maniera esponenziale. La maggior parte delle notifiche riguardano le seguenti varietà : - Taro (o Colocasia Schott si tratta di una pianta che ha dei tuberi simili alla patata e in Oriente è coltivata per ricavare farina e amido); - mango (Mangifera L.); - melone amaro (Momordica L.); - la melanzana ( Solanum melongena L.); - il serpentone o zucchetta cinese (Trichosanthes L.). Gli audit svolti in India a cura della Commissione hanno evidenziato numerose carenze nel sistema di certificazione fitosanitario indiano. Nonostante le rassicurazioni la Commissione europea ritiene che tale sistema di certificazione non è sufficiente a garantire che le partite di queste varietà vegetali siano indenni da organismi nocivi e quindi a fronteggiare il rischio di introduzione nell’UE attraverso l’importazione dei prodotti sopracitati. Con la decisione di esecuzione del 24 aprile viene vietata l’introduzione nel territorio dell’UE di vegetali di Colocasia Schott (ad eccezione delle sementi e delle radici) e di vegetali di Mangifera L., Momordica L., Solanum melongena L. e Trichosanthes L., (ad eccezione delle sementi) originari dell’India. Le misure indicate resteranno in vigore fino al 31 dicembre 2015.

lunedì 28 aprile 2014

Diabete: clonazione delle cellule per aiutare a guarire?

Diabete: clonazione delle cellule per aiutare a guarire? I ricercatori della Fondazione di New York per le Cellule Staminali (NYSCF) hanno annunciato che sono riusciti a produrre cellule che producono insulina per clonazione. E se la clonazione potesse davvero aiutare a curare il diabete? Gli scienziati che si sono occupati dello studio, hanno comunicato di aver utilizzato tecniche di clonazione per produrre cellule staminali embrionali umane dalle cellule della pelle di una donna adulta affetta da diabete, nella speranza che un giorno potranno curare la sua malattia. "Un altro passo verso il trattamento dei pazienti diabetici.""Abbiamo fatto un passo verso il trattamento del diabete attraverso le proprie cellule che producono insulina nei pazienti", ha commentato il capo dell'equipe che ha condotto lo studio pubblicato ieri lunedì 28 aprile sulla rivista scientifica Nature I ricercatori hanno trapiantato i nuclei delle cellule della pelle di una donna, con diagnosi di diabete di tipo 1 in ovociti umani per generare cellule staminali embrionali umane (hESC). Queste cellule sono poi stati usate per creare cellule beta che producono insulina - la cui mancanza porta al diabete di tipo 1, una malattia che appare di solito prima dell'età di 30 anni. Questa non è la prima volta che tecniche di clonazione vengono usati per creare hESC, ma questa è la prima volta che sono effettuate su cellule da un paziente adulto nella speranza di ottenere una terapia specifica. La clonazione rimante tuttavia una pratica assai controversa. La tecnica della clonazione però, gode tutt'altro di unanicità tra i ricercatori: "La clonazione ripetuta di embrioni e la generazione di cellule staminali da cellule adulte aumenta il rischio di produrre embrioni umani per trattamenti per individui specifici ", scrive Insoo Hyun, un bioeticista in un commento allegata allo studio su Nature. Fatto sta, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si può aprire una speranza per migliaia di pazienti affetti da diabete in tutto il mondo

Bollette "pazze". Se il fornitore del servizio ha sostituito il contatore senza avvisare l’utente non è dovuta la somma riportata dalla maxi-bolletta

Bollette "pazze". Se il fornitore del servizio ha sostituito il contatore senza avvisare l’utente non è dovuta la somma riportata dalla maxi-bolletta. Lede il principio di buona fede l’iniziativa unilaterale del gestore che ha l'obbligo di controllare periodicamente i consumi Maxi bolletta addio. Il cittadino che si è visto sostituire il contatore dell’acqua dal fornitore del servizio senza essere avvisato non deve pagare le somme pretese in eccesso perché costituisce condotta contraria ai principi di correttezza e buona fede nell’esecuzione del contratto di somministrazione. A stabilirlo in un'interessante e motivata decisione, il giudice di pace di Agrigento avvocatessa Marilia Montalbano. Con la sentenza numero 163/14, è stata accolta la domanda formulata con atto di citazione da un utente che si era visto recapitare una bolletta di quasi 900 euro dopo che gli era stato sostituito il contatore. Per il magistrato onorario anche se esiste l’autolettura, tale strumento costituisce un mero onere per il cliente del servizio e l’inadempimento dell’utente che non comunica al gestore il consumo effettivo determina solamente la necessità di pagare l’eventuale conguaglio in caso di rilevamento di consumo superiore a quello preventivato. Ma per il giudice siciliano spetta al fornitore l’obbligo di effettuare periodicamente il rilevamento effettivo del consumo per accertare se eventualmente il titolare dell’utenza abbia pagato somme superiori al dovuto. E il vero consumo si può accertare soltanto con la lettura del contatore. Giova ricordare che in un'ipotesi del tutto analoga è stata la stessa autorità garante per l’energia, all’articolo 11 comma 11.2 della deliberazione 28.12.1999, a stabilire che la sostituzione del contatore può avvenire unicamente con il consenso scritto del cliente, che, presa visione dei consumi registrati dal gruppo di misura al momento della sua sostituzione, li sottoscrive. Rileva il giudicante che conformemente all'orientamento della giurisprudenza sia di legittimità che di merito, in materia di contratti, il principio di buona fede oggettiva, deve presiedere non soltanto alla fase di esecuzione del contratto stesso, ma anche in quella successiva: la clausola generale di correttezza deve ritenersi operante sia con riguardo ai rapporti intercorrenti tra le parti nell’ambito del singolo rapporto obbligatorio (articolo 1175 Cc), sia con riguardo al complessivo assetto di interessi sottostanti all’esecuzione del contratto (articolo 1375 Cc): è dovere di ciascun contraente di cooperare alla realizzazione dell’interesse della controparte in modo da conservare integre le reciproche ragioni, determinando così integralmente il contenuto e gli effetti del contratto. Pertanto, conclude il giudice, "nella specie, la fatturazione contestata, non può ritenersi certa ed esente da vizi, poiché si fonda sull'irregolare lettura eseguita sul vecchio contatore sostituito, senza il necessario contraddittorio con l'utente, circostanza questa che ha escluso la necessaria verifica che il nuovo contatore sostituito misurasse "zero" al momento dell'installazione, precludendo la possibilità all'odierno attore di comunicare una diversa lettura in caso di contestazione". Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, i principi rappresentanti in sentenza, tutti condivisibili, sono nei fatti applicabili in tutte quelle migliaia di casi analoghi che si verificano sul territorio nazionale e che riguardano le bollette "pazze" relative ad utenze, come quelle di acqua, luce, gas, telefono e corrente elettrica.

domenica 27 aprile 2014

Piante carnivore in casa contro gli insetti. Un nuovo (utile) trend. Ma anche la catambra è un efficace rimedio allontana-zanzare

Piante carnivore in casa contro gli insetti. Un nuovo (utile) trend. Ma anche la catambra è un efficace rimedio allontana-zanzare Mancano poco all'arrivo dell'estate ed i primi caldi e con essi i più fastidiosi coinquilini delle nostre case, balconi e giardinetti: insetti pronti a disturbare le nostre notti e le serate all’aperto. Le soluzioni ormai sono tante, dalle classiche piastrine e citronelle o alle più tecnologiche luci, infrasuoni e perfino delle app per smartphone. Ma a volte nonostante insetticidi e strumenti di vario tipo sembra che nulla riesca ad allontanarle. C'è chi però ha trovato un rimedio assolutamente naturale contro le zanzare, piazzando in casa qualche esemplare di pianta carnivora che non solo divora le piante ma offre una buona alternativa alle solite piante da interni. E pare, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, stia diventando una vera e propria tendenza, non solo per botanici esperti. Intanto, è da sfatare il falso mito che le piante carnivore siano pericolose per le persone e gli altri animali non più grandi di un’unghia. Questi vegetali, sono generalmente abituate a vivere in zone come paludi e acquitrini, in cui non è semplice trarre sostanze nutritive, catturano grazie a diversi metodi i piccoli insetti e alcuni invertebrati, digerendoli mediante liquidi leggermente acidi. Diffuse in tutto il mondo, le piante carnivore hanno dovuto sopperire alla scarsità di cibo del loro habitat. Così si sono adattate, sviluppando una serie di trappole ingegnose e spettacolari per catturare gli insetti di cui nutrirsi. Esistono diverse tipologie di trappole per catturare le prede utili al loro nutrimento. Le più famose sono sicuramente quelle con le foglie con trappola a tagliola, che attraggono l’insetto grazie a profumi che lo attirano e una volta posato all’interno, rimane intrappolato sulla superficie collosa delle foglie che poi si richiudono e secernono un liquido che collaborerà alla digestione. E’ il caso della Dionaea. Altre sfruttano una trappola a contenitore, pieno di liquido digestivo come la sarracenia, lanepenthes, la darlingtonia e la cephalotus. Con lo stesso processo la preda viene attratta e imprigionata all’interno del recipiente contenitivo e poi ingerita dopo essere passata attraverso i condotti. Alcune sfruttano unicamente delle foglie appiccicose che ancorano gli sfortunati passanti, inglobandoli direttamente da esse. In questo caso possiamo cercare lapinguicola o la drosera. Infine, le trappole subacquee che tramite dei bocchettoni aspirano tutto quel che passa vicino. Per curare queste piante basta mantenere il terreno sempre umido e utilizzare preferibilmente acqua piovana distillata piuttosto che quella del rubinetto, troppo ricca di cloro. Non bisogna assolutamente fertilizzarle, ma si dovrebbe invece rinvasarle in primavera ogni circa 2 anni, utilizzando torba bionda acida di sfagno invece che il solito terriccio. Inoltre, necessitano di una buona luminosità e potete anche posizionarle sui balconi. Tra i rimedi vegetali più recenti è da segnalare anche un’altro tipo di pianta capace di tenere lontane le zanzare: la catambra. È una pianta della famiglia delle bignogniacee protetta addirittura da brevetto europeo (n. 2006/0119), originaria dell'America Boreale che grazie al catalpolo, una sostanza naturale appartenente alla famiglia dei glicosidi fenetil-alcoolici che contiene in elevata quantità, esercita una potente azione repellente contro le zanzare attraverso un odore particolare, non avvertito dagli esseri umani, ma particolarmente fastidioso per questi insetti. L'azione respingente si esplica in un raggio pari a circa il doppio del diametro della sua chioma. Essa può essere utilizzata sia negli ambienti chiusi che all'aperto.

La critica di Greenpeace in Germania. McDonald permette la gene-alimentazione. Dall'inizio di aprile, la catena di fast-food permette l'uso di mangimi geneticamente modificati ai suoi fornitori di pollo

La critica di Greenpeace in Germania. McDonald permette la gene-alimentazione. Dall'inizio di aprile, la catena di fast-food permette l'uso di mangimi geneticamente modificati ai suoi fornitori di pollo Un portavoce di McDonald Germania ha confermato ieri domenica 27 aprile a Monaco di Baviera un rapporto della rivista "Der Spiegel" secondo cui dall'inizio di aprile, la catena mondiale di fast-food permette l'uso di mangimi geneticamente modificati ai suoi fornitori di pollo. Lo sfondo riguarda le informazioni fornite dai fornitori nazionali ed internazionali che essi "non possono garantire una sufficiente quantità di alimenti non geneticamente modificati in termini commercialmente ragionevoli", con l'inizio del secondo trimestre del 2014, ha detto il portavoce. L'organizzazione ambientalista Greenpeace ha criticato il rapporto di "Der Spiegel". Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un'altra cattiva notizia dal mondo globalizzato dei fast food che impone ancora una volta una seria riflessione delle istituzioni europee su come sia necessaria una regolamentazione urgente a livello europeo che garantisca che in Europea non possano essere utilizzati OGM.

L'accusa dalla Germania. Scarpe per bambini tossiche anche dall'Italia. Un Ministro tedesco lancia l'allarme. Intervengano le istituzioni europee per l'obbligo di prodotti per bambini "cromati free"

L'accusa dalla Germania. Scarpe per bambini tossiche anche dall'Italia. Un Ministro tedesco lancia l'allarme. Intervengano le istituzioni europee per l'obbligo di prodotti per bambini "cromati free" Per anni, non era considerato più un problema, ora il cromato, considerata sostanza tossica è stata rilevata nuovamente in prodotti per l'infanzia. Ed il ministro per i consumatori del land del Baden-Württemberg, Alexander Bonde, chiede di agire. Il cromato è un composto da sempre ritenuto deleterio nelle scarpe per bambini: il laboratorio ufficiale di Friburgo ha recentemente scoperto questo residuato della concia nel cuoio, come ha annunciato domenica 27 aprile il Ministro dei consumatori del Baden-Württemberg Bonde. "Su un totale di 23 paia di scarpe da bambino analizzate è stato rilevato il superamento del limite di cromato in ben sei paia. Solo la metà dei prodotti era libero da cromato. "Un problema di dimensione internazionale", come dimostrato nella avvertenze pubblicate dal Ministero. Quindi per il Ministro il sistema di allarme rapido dell'UE, RAPEX, oltre alle scarpe provenienti da Cina, Taiwan, Italia e Spagna dovrebbe elencare anche alcune di fabbricazione tedesca. Anche perchè il mercato delle calzature è globale, e ci sarebbero, dunque, anche altri stati interessati da questo tipo di allarme. I composti del cromo o cromati possono causare allergie e sono sospettati di essere cancerogeni. Alcune associazioni dei consumatori avevano già lanciato l'allarme, in quanto questi composti erano stati rilevati nei prodotti di cuoio dedicati all'infanzia già anni fa. Secondo il Ministero dei consumatori di Stoccarda, tali quantità rilevabili di cromato di pelletteria suggerirebbero "che i prodotti non sono conformi allo stato attuale della tecnica". È possibile offrire prodotti non contaminati. Da evidenziare che per i consumatori né l'aspetto né l'odore e anche l'origine e il prezzo dei prodotti non sono criteri distintivi per rilevare la presenza di cromato, tanto che è necessario per l'istituzione tedesca che sia "mantenuta la pressione e ulteriormente rafforzati i test sui prodotti per scoprire la presenza di cromato, per un significativo miglioramento della situazione". L'associazione dei consumatori tedesca Stiftung Warentest ricorda che il cromo trivalente è un ossidante che viene usato per la conservazione di pelle animale e possono essere allergenici. Le persone che hanno problemi di allergia da contatto devono stare attenti ai prodotti in pelle come scarpe e cinturini, e dovrebbero indossare quelli conciati al vegetale. Con la sudorazione tali sostanze possono entrare a contatto della pelle e irritare. Il cromo esavalente è notoriamente più tossico ed è irritante per la pelle, per i polmoni e per stomaco e intestino. Si tratta di un allarme che ha un fondamento, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che ritiene necessario come debba essere chiarito a livello comunitario come le istituzioni europee e quelle nazionali decidano d'intervenire sulla commercializzazione di prodotti "cromo free" e quindi a tutela della salute che in questo caso coinvolge anche quella dei più piccoli. Giova ricordare, infatti, che sul punto esiste un vuoto normativo circa i limiti di legge per la vendita di prodotti non alimentari che contengono cromati mentre per le acque destinate al consumo umano, ad esempio, il contenuto limite di cromo è 50 µg/l e per l’esposizione professionale per 40 ore settimanali è di 50 µg/m3 per il cromo esavalente.

Il collare cervicale nei traumi? Per alcuni ricercatori norvegesi meglio di no

Il collare cervicale nei traumi? Per alcuni ricercatori norvegesi meglio di no Ce lo hanno sempre rappresentato come un presidio salvavita o che comunque limiterebbe le gravi conseguenze per i traumi alla colonna vertebrale, ma secondo uno studio norvegese il collare cervicale per il trasporto dei pazienti traumatizzati comporta inconvenienti e possibili danni che ne sconsigliano l'uso. Il crescente scetticismo contro l’uso preospedaliero del collare cervicale rigido trova altri sostenitori. Ad evidenziarlo Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, dopo la pubblicazione di uno studio dell’University Hospital di Bergen, in Norvegia, che fa seguito ad altre ricerche in materia. L’uso di questi strumenti di immobilizzazione rappresenta un argomento consolidato delle procedure per l’assistenza del paziente traumatizzato. Nel corso degli anni, però, l’impiego di routine non ha presentato vantaggi ma, al contrario, prove limitate di possibili danni ed effetti indesiderati. Per alcuni autori il collare cervicale può comportare un aumentato movimento nelle parti superiori del collo, più ampi deficit neurologici quando c’è un trauma spinale, un aumento della pressione intracranica per la compressione venosa al collo, un’ostacolata gestione delle vie aeree e un aumentato rischio di aspirazione. Partendo da questa prospettiva, lo studio norvegese propone una strategia di immobilizzazione sicura, facile da implementare ed efficace, che non richiede alcuna nuova attrezzatura, la cui differenza principale dagli attuali protocolli è l’omissione dell’applicazione di routine del collare cervicale. Nei pochi pazienti in cui è necessaria, l’immobilizzazione andrebbe realizzata su tavola spinale con blocchi e cinghie. L’utilizzo temporaneo di un collare rigido è un’opzione durante le procedure di estricazione, per esempio in caso di incidente stradale. I pazienti traumatizzati non coscienti e non intubati devono essere trasportati in una posizione laterale modificata che mantiene l’allineamento della colonna vertebrale e la pervietà delle vie aeree. Infine, la gestione preospedaliera non dovrebbe in alcun modo ritardare il trasporto e le cure in ospedale di pazienti gravemente feriti. La ricerca conclude che si dovrà anche rivedere l’uso delle tavole spinali rigide a favore di materassi a depressione o altri supporti più morbidi, comodi e adattabili alle singole variazioni della forma corporea.

Miracolo in vista per chi soffre di emicrania?

Miracolo in vista per chi soffre di emicrania? Per le persone che soffrono di emicrania regolarmente arriva forse qualche speranza in più dal mondo della ricerca farmaceutica. Ben due nuovi farmaci sono stati presentati all'importante meeting annuale dell'Accademia americana di neurologia. Questi medicinali riducono la frequenza di emicrania, il numero di attacchi e la gravità. Il neurologo Peter Goadsby che opera tra Londra e San Francisco è entusiasta: "Questo è l'annuncio di un nuovo meccanismo per il trattamento preventivo dell'emicrania". Entrambi i farmaci agiscono bloccando la proteina CGRP che è una delle cause dell'emicrania. Essi appartengono a una classe di farmaci utilizzati nel trattamento del cancro, ma non ancora per il mal di testa. Il primo farmaco chiamato ALD403 è stato testato su 163 pazienti con emicrania tra 5 e 14 giorni al mese. Metà ha ricevuto il medicinale, l'altra metà ha preso il placebo a sua insaputa. Dopo dodici settimane, il 16% dei pazienti non aveva più l'emicrania. L'altra medicina, il LY2951742, ha permesso alla gente testata di soffrire meno regolarmente di mal di testa. "Se come bersaglio è la proteina responsabile dell'emicrania, si avranno meno effetti collaterali con altri farmaci che leniscono il mal di testa, ma che sono stati progettati per il trattamento di un'altra malattia. Tutti i farmaci attualmente disponibili per la prevenzione dell'emicrania sono stati progettati per trattare un altro tipo di malattia". In poche parole, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, questi farmaci dovrebbero cambiare la situazione e aiutare coloro che soffrono quotidianamente.

Terapia Di Bella e libertà di cura. Un altra ordinanza che ha ordinato la distribuzione gratuita del multitrattamento. Anche il Giudice del Lavoro del Tribunale di Brindisi accoglie il ricorso d'urgenza di un'ammalata

Terapia Di Bella e libertà di cura. Un altra ordinanza che ha ordinato la distribuzione gratuita del multitrattamento. Anche il Giudice del Lavoro del Tribunale di Brindisi accoglie il ricorso d'urgenza di un'ammalata Una nuova significativa decisione del Tribunale di Brindisi, in funzione di Giudice del Lavoro, del 14.04.2014 ha prescritto all'ASL di Brindisi di autorizzare la somministrazione gratuita a suo carico del multi trattamento noto come “Terapia di Bella”. Il magistrato del tribunale salentino, dottoressa Maria Cristina Maffei, aderendo all'orientamento secondo cui l'articolo 32 della costituzione che tutela il diritto alla salute ha immediata efficacia precettiva, ha dichiaratamente "posto a carico del Servizio Sanitario Nazionale l'onere economico necessario a permettere la somministrazione di farmaci facenti parte del MDB se questi, nel concreto, risultino terapeuticamente efficaci e insostituibili stante l'inutilità del trattamento autorizzato e garantito dal CUP". Nella fattispecie, il giudice del lavoro in una causa introdotta su ricorso redatto dall'avvocato Carlo Madaro ha, infatti, ritenuto documentata anche attraverso una Consulenza Tecnica di Parte prodotta in atti, l’efficacia dei farmaci e dell’intera terapia producendo un miglioramento della patologia tumorale su una paziente affetta da una grave patologia tumorale, mentre la terapia ufficialmente riconosciuta è risultata essere stata inefficacie ed anzi l'obiezione sollevata dall'Asl - "secondo cui esiste nella specie alternativa terapeutica consistente nell'intervento chirurgico - non persuade" per gli ulteriori effetti demolitivi che porterebbe nella paziente già sottoposta a "interventi demolitivi" nè persuade l'altra obiezione secondo cui l'istante potrebbe curarsi con altri farmaci, ritenuti "inappropriati sia in prevenzione sia in terapia causale". Ancora una volta, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione che da anni si batte anche per la tutela dei diritti dei malati, non possiamo che plaudere a quest'altra decisione che nei fatti si oppone all'accanimento terapeutico determinabile nelle terapie cosiddette tradizionali e palesatesi quali inefficaci nel caso di specie, rispetto alla "soggettività utilità del ricorso al MDB".

Privacy. I droni ci guardano. Un fenomeno che esplode a livello globale per catturare le "bellezze" del Paese, ma che pone anche problemi per la potenziale violazione del diritto alla riservatezza di ciascuno di noi

Privacy. I droni ci guardano. Un fenomeno che esplode a livello globale per catturare le "bellezze" del Paese, ma che pone anche problemi per la potenziale violazione del diritto alla riservatezza di ciascuno di noi Potenza della tecnologia e della rete che rende possibile la condivisione istantanea d'informazioni ma anche la diffusione delle tendenze, i droni per uso civile, che non sono altro che apparecchi volanti radiocomandati dotati di telecamere, sono fra noi. Negli ultimi mesi, sembra ci sia stata una vera e propria esplosione del loro utilizzo, grazie alla diffusione di video in rete sui canali più noti tipo "Youtube" ma anche con la complicità dei social network e di siti più o meno specializzati, sono saliti alla ribalta della Rete e promettono di diffondersi a macchia d’olio. E l'evoluzione tecnologica con il conseguente abbassamento dei costi che ci troviamo innanzi ci fa propendere per pensare che presto non sarà più possibile uscire di casa senza percepire il loro caratteristico brusio da tagliaerba. Se da un lato forniscono opportunità insospettabili agli indiscreti, dall’altro lato aprono nuovi orizzonti agli esteti e ai cineasti con più o meno talento. Queste immagini seducenti hanno risvegliato l’interesse degli operatori del settore turistico, che hanno capito quanto profitto possono trarne in termini d’immagine promozionale, ma anche tra molti profani che vogliono cimentarsi in questo che può essere considerato un nuovo hobby che presto potranno permettersi in tanti. Tecnicamente si chiamano Apr, Aeromobili a pilotaggio remoto, e c’entrano poco con gli omonimi veivoli spediti in zone di guerra, tranne per il fatto che non hanno pilota. Il grande vantaggio è che si può mostrare un monumento tanto imponente quanto una cattedrale nella sua integralità, da ogni angolo. Mentre con i mezzi tradizionali, o si resta al suolo e si filma la parte inferiore o si noleggia una gru di 20 metri e si filma solamente la parte alta. Il drone si rivela particolarmente efficace anche per filmare e fotografare panorami e paesaggi. Dal punto di vista finanziario, il drone costa infinitamente meno del noleggio di un elicottero. Qualche regolazione effettuata in meno di un’ora ed eccolo operativo. Ma venendo agli aspetti legali, in Italia la legislazione sui droni si ispira alla legge sull’aeromodellismo. L'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile - ENAC - con delibera del C.d.A. nr. 42/2013 in data 16/12/2013 ha stabilito un regolamento in attuazione dall’articolo 743 del Codice della Navigazione, per chi utilizza mezzi aerei a pilotaggio remoto. Ovviamente, le regole stabilite dall'ENAC devono essere osservate anche dai soggetti che realizzano riprese aeree con l'utilizzo di "Droni". Tra le prescrizioni vigenti, si annoverano l’impossibilità di far volare gli apparecchi oltre i 150 metri d’altezza, purché sempre a vista del pilota, a più di 50 metri da persone e oggetti e per un estensione massima di 500 metri. Il pilota deve avere in permanenza il drone nel suo campo visivo e averne il controllo in ogni momento. I voli vanno effettuati fuori dagli spazi aerei controllati e lontano dagli aerodromi. Vi sarà poi un registro, con relative certificazioni, per quei dispositivi di grandi dimensioni – oltre i 25 chili – che potrebbero essere pericolosi per il normale traffico aereo. Un aspetto sinora sottovalutato, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, riguarda la potenziale violazione della privacy da parte di tutti quei soggetti che si cimentano con le riprese attraverso l'utilizzo di questi strumenti. É a dir poco banale riflettere sul fatto che con un semplice aeromodello - perchè come detto così è considerato dalla normativa vigente uno di quelli che ormai comunemente vengono utilizzati per le riprese aeree di natura anche hobbistica di cui parliamo - è possibile nei fatti entrare nella "finestra" di un qualsiasi appartamento, riprendere un balcone o le stanze e quindi la vita quotidiana delle persone. Ed è su questo profilo, che la nostra associazione vuole richiamare l'attenzione non solo del Garante per la Protezione dei Dati Personali" affinché emani un provvedimento ad hoc date le dimensioni anche prospettiche che sta assumendo il fenomeno, ma anche di tutti quei curiosi che lungi dal volersi cimentare nella sola arte cinematografica o nella fotografia, si dilettano nello spiare ignari cittadini con le possibili conseguenze anche di natura penale che la compiuta normativa nazionale a partire dal Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in Materia di Protezione dei Dati Personali") ed europea determina per chi ne viola i precetti. Come “Sportello dei Diritti”, attraverso i nostri consulenti ed esperti siamo già pronti a segnalare al Garante ed alla autorità giudiziaria ogni violazione della privacy che i cittadini dovessero farci pervenire.

sabato 26 aprile 2014

La FDA vuole regolamentare la sigaretta elettronica per proteggere i giovani

La FDA vuole regolamentare la sigaretta elettronica per proteggere i giovani Mentre la sigaretta elettronica, nonostante i ripetuti richiami e richieste d'intervento si trova ancora in una zona grigia normativa in Italia ed in Europa, negli Stati Uniti la Food and Drug Administration (FDA), l'agenzia federale che si occupa della vigilanza alimentare e sui farmaci, propone un regolamento per la prima volta. La FDA, pur riconoscendo che "allo stato attuale, non ha abbastanza dati sulle sigarette elettroniche e prodotti simili per determinare i loro effetti sulla salute pubblica" ha deciso di vietare la vendita ai minori e richiede ai produttori di dimostrare che il prodotto è meno rischioso per la salute rispetto al tabacco. Le aziende dovrebbero anche ottenere l'autorizzazione da parte della FDA per immettere i loro prodotti sul mercato. Questo tipo di sigarette non potranno più essere vendute a persone sotto i 18 anni e le aziende non potranno più distribuire campioni gratuiti nell'ambito di promozioni. La FDA richiederà, inoltre, che l'etichettatura di questi prodotti dovrà indicare chiaramente il rischio e la composizione del prodotto. Con questi nuovi regolamenti, i produttori non potranno più dire che le sigarette siano meno dannose rispetto alle sigarette tradizionali senza prove scientifiche. Tuttavia, la FDA non impedirà la pubblicità per le sigaretta elettroniche e non vietarà l'uso di sapori e aromi. L'agenzia statunitense ha avviato un periodo di consultazione pubblica di 75 giorni e poi le imprese dovranno adottare i nuovi regolamenti entro un periodo di due anni. La sigaretta elettronica occupa un mercato di quasi 2 miliardi di dollari negli Stati Uniti, mentre quello delle sigarette tradizionali ha raggiunto 80 miliardi dollari. I produttori di sigarette elettroniche sostengono che i loro prodotti contengono molte meno sostanze pericolose rispetto alle sigarette tradizionali. Ma secondo un rapporto di un gruppo di parlamentari democratici eletti al Congresso, questi produttori beneficiano di un vuoto giuridico per promuovere i loro prodotti ai giovani. Secondo il senatore Richard Durbin, i produttori attraggono "occultamente la dipendenza da nicotina nei bambini". "Le nuove regole permetteranno un migliore controllo del prodotto", ha sottolineato il senatore. Se anche nei liberali USA si è fatto questo passo avanti nel processo di regolamentazione di questo prodotto di massa i cui effetti non sono ancora noti a livello scientifico, è comunque evidente, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che anche nel Vecchio Continente le istituzioni europee e nazionali debbano effettuare uno sprint normativo per colmare il vuoto che ancora sussiste nonostante la loro ampia diffusione ed il dibattito che ne è scaturito circa le possibili conseguenze dipendenti dal consumo.

Uno studio americano: l'aspirina previene il cancro al colon. Il rischio si ridurrebbe del 50%; ma solo per le persone portatrici del gene 15-PGDH.

Uno studio americano: l'aspirina previene il cancro al colon. Il rischio si ridurrebbe del 50%; ma solo per le persone portatrici del gene 15-PGDH. L’aspirina ridurrebbe del 50% il rischio di cancro del colon-retto alle persone portatrici di un gene che produce un livello elevato dell'enzima 15-PDGH. È quanto emerso da uno studio pubblicato sulla rivista statunitense “Science Translational Medicine”. Altre ricerche avevano già messo in evidenza il legame fra l’antidolorifico e la riduzione del rischio di cancro e di malattie cardiovascolari; il nuovo studio ha però permesso di individuare le persone che possono effettivamente beneficiare dell’aspirina per prevenire il tumore al colon-retto. I ricercatori hanno constatato che le persone con un profilo genetico che non permette loro di produrre un alto tasso di enzima 15-PGDH non beneficiano delle virtù dell’aspirina contro il cancro. Sono le conclusioni a cui è giunto il dr. Sanford Markowitz, professore di genetica del cancro alla facoltà di medicina dell’Università Case Western Reserve a Cleveland (Ohio). Tra possibili benefici ed effetti collaterali, l'aspirina continua a far porre ai profani sempre alcuni interrogativi che solo studi più compiuti e approfonditi potrebbero risolvere, sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”.

Quadricicli e minicar. Troppi le considerano auto sottovalutando i rischi

Quadricicli e minicar. Troppi le considerano auto sottovalutando i rischi Sino al 2012 non rientravano neanche nelle statistiche Istat per gli incidenti stradali, ma il crescente numero di veicoli circolanti di questo tipo in tutt'Italia con il conseguente aumento della statistica della quantità di sinistri e delle vittime coinvolte, non poteva non fargli rientrare appieno nel novero delle rilevazioni periodiche da parte degli istituti interessati. Stiamo parlando dei quadricicli, noti al pubblico, specie quello dei più giovani, anche come minicar o microcar. I problemi nascono dal fatto che data la cilindrata ridotta e le conseguenti prescrizioni di legge che ne consentono la guida ai minori di anni 18 specie per quelle "più leggere", siano considerate genericamente come ciclomotori, ma è piuttosto evidente che chi è intenzionato ad acquistarli o ne possiede già uno, ne percepisca la guida come quella di un'autovettura per l'apparente stabilità data dalla presenza delle quattro ruote. Ma così non è o perlomeno non dovrebbe essere se solo si considerasse più compiutamente la legislazione vigente. La normativa a livello europeo, infatti, è abbastanza netta nel dividere tali veicoli in due tipologie ben precise a seconda delle loro caratteristiche costruttive: Quadricicli leggeri: massa inferiore ai 350 kilogrammi, cilindrata inferiore ai 50cc se equipaggiate con motori a benzina (non sono invece previsti limiti per i motori diesel o elettrici), potenza inferiore ai 4 kW e velocità massima inferiore ai 45 km/h. Quadricicli pesanti: massa inferiore ai 400 kilogrammi, potenza inferiore ai 15 kW e velocità massima inferiore agli 80 km/h. Le microcar classificate come quadricicli leggeri vengono equiparate ai ciclomotori, dunque è possibile guidarle previo conseguimento della patente AM, quindi già a partire dai quattordici anni d'età. I modelli che invece vengono classificati come quadricicli pesanti sono assimilati ai motocicli e pertanto sono guidabili previo conseguimento della patente B1 o A1 e quindi a partire dalla maggiore età. Ma venendo alla triste legge dei numeri per comprendere che è bene prestare la massima attenzione e non sottovalutare i rischi connessi quando ci si mette sulla strada, è bene ricordare che nel 2012, su queste vetturette dalla velocità (ufficialmente) ridotta, 8 conducenti hanno perso la vita e 459 sono rimasti feriti in incidenti stradali. Sono cifre apparentemente relative ma, a fronte di un parco veicoli ancora molto contenuto (si stima che i “ciclomotori a quattro ruote” circolanti siano 82.063), sono certamente un sintomatico campanello d’allarme. Degli 8 morti, 7 erano uomini. Dei 459 feriti, il 36% era costituito dalle donne e il 64% da uomini. Tra morti e feriti su quadricicli, nel 2012 è risultato inoltre che il 65% era costituito da conducenti di oltre 30 anni e il 35% al di sotto. Il dato che più impressiona è quello relativo al fatto che ben il 33,7% dei feriti su questi mezzi sono adolescenti (10-17 anni) e ciò dovrebbe indurre a qualche riflessione da parte di tutti quei genitori che pensano che una minicar risolva tout court i problemi della mobilità dei propri figli mentre, come sempre, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, una corretta e compiuta educazione stradale prima di farli mettere alla guida, potrebbe ridurre notevolmente queste drammatiche cifre.

venerdì 25 aprile 2014

Sono 57 le segnalazioni diffuse dal sistema di allerta rapido comunitario per alimenti e mangimi (Rasff) durante la scorsa settimana.

Sistema di allerta rapido comunitario: settimana numero 16. Sono 57 le segnalazioni diffuse dal sistema di allerta rapido comunitario per alimenti e mangimi (Rasff) durante la scorsa settimana. Nella costante ottica d'informazione della salute dei consumatori, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, riporta i dati che interessano l'Italia relativi al sistema di allerta rapido comunitario per alimenti e mangimi (Rasff). Su 57 segnalazioni diffuse la scorsa settimana, ben 13 notifiche riguardano l'Italia, nessuna delle quali ha il grado di allerta. Di queste cinque riguardano i respingimenti alle frontiere effettuati dalle autorità italiane: - lotto di peperoncini provenienti dall’India contenenti tracce di fitofarmaci (metamidofos, acefate e esaconazolo); - migrazione di nichel da fornetti elettrici in acciaio inox cinesi; - due lotti di Centella Asiatica dallo Sri Lanka contaminati da insetticida e pesticidi (profenofos, quinalfos e tebuconazolo); - pistacchi iraniani contaminati da aflatossine. Sono otto invece le notifiche di informazione che non implicano un intervento urgente da parte delle autorità: - presenza di policlorobifenili non diossina-simili rilevata in un lotto di spinarolo (Squalus Acanthias) importato dai Paesi Bassi; - albumina di uovo non dichiarata in surimi surgelato preparato a base di Nemiptero (Nemipterus spp) proveniente dalla Cina; - melograni dalla Turchia contenenti tracce di fungicida (Procloraz); - contenuto troppo elevato di solfiti in scampi (Nephrops norvegicus) surgelati irlandesi. - utilizzo non autorizzato di acido acetico sintetico E 260 in filetti di tonno refrigerati provenienti dalle Maldive; - contenuto troppo elevato di nitrati e utilizzo non autorizzato di acido acetico sintetico E 260 in lotto di tonno refrigerato dalla Spagna; - presenza del virus dell’epatite A in vongole (Ruditapes decussatus) importate dalla Tunisia; - migrazione di metalli (cromo, nichel e manganese) e livello di migrazione totale troppo elevato da coltelli cinesi in arrivo via Hong Kong. Per quanto riguarda infine le segnalazioni di prodotti italiani esportati, una informativa delle autorità austriache segnala la presenza di Listeria monocytogenes in un lotto di gorgonzola al mascarpone.

Sicurezza alimentare. “Teneroni di Pollo” di Casa Modena ritirati dai supermercati. La carne utilizzata non era in regola. Nessun problema per la salute

Sicurezza alimentare. “Teneroni di Pollo” di Casa Modena ritirati dai supermercati. La carne utilizzata non era in regola. Nessun problema per la salute Nei giorni scorsi, il produttore alimentare "Grandi Salumifici italiani" detentrice del marchio "Casa Modena" ha effettuato il richiamo dagli scaffali dei “Teneroni di petto di pollo” in confezioni da 150 g. La procedura ha riguardato quasi tutto il territorio nazionale in oltre 600 supermercati della grande e media distribuzione. Per quanto è dato sapere a seguito di controlli effettuati dalla Asl di Alessandria sarebbe stato appurato che il prodotto in questione sarebbe stato confezionato con carne congelata importata dal Brasile che aveva superato il Termine Minimo di Conservazione (TMC). V'è da specificare, onde evitare inutili allarmismi, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che il provvedimento, riguarda solo 5 lotti (12406304, 12407201, 12407606, 12408304, 12409004), anche se per precauzione Grandi Salumifici Italiani ha deciso di ritirare tutte le confezioni in commercio comprese quelle in giacenza presso i magazzini in attesa di essere distribuiti. Inoltre, non è stata lanciata un’allerta sanitaria perché non sussiste alcun pericolo per la salute tanto che non è apparso alcun comunicato sui siti dei gruppi della grande distribuzione perchè non ci sono motivi sanitari. I procedimenti di preparazione consentono, infatti, di evitare che vi siano problemi a livello microbiologico in quanto l’impasto ricavato dai petti di pollo viene infatti sottoposto a ben due processi di cottura. Il provvedimento di ritiro dal commercio è stato un atto dovuto perché la materia prima utilizzata aveva superato il Termine Minimo di Conservazione e quindi non poteva essere destinata ad uso alimentare. La causa sarebbe stata dovuta dal comportamento fraudolento di un grossista che avrebbe modificato il Termine Minimo di Conservazione della carne congelata venduta in danno di "Grandi Salumifici Italiani". Secondo quanto è dato apprendere, oltre al ritiro precauzionale di tutti i lotti, sono state eseguite numerose analisi senza riscontrare anomalie organolettiche o questioni di carattere microbiologico. L’annuncio non è apparso sui siti delle catene di supermercati che solitamente avvisano i clienti quando un cibo viene ritirato dagli scaffali, perchè non ci sono motivi sanitari.

Aggiornamento epidemiologico: primo caso importato del virus MERS-CoV in Grecia

Aggiornamento epidemiologico: primo caso importato del virus MERS-CoV in Grecia Il 18 aprile 2014, il Centro ellenico per il controllo prevenzione e delle malattie (KEELPNO) ha comunicato che un laboratorio ha confermato il caso di infezione da MERS-CoV in un uomo di 69 anni. L'individuo è un cittadino greco, permanentemente residente a Jeddah, in Arabia Saudita, che è arrivato ad Atene il 17 aprile tramite un volo via Amman, in Giordania. Non ci sono casi sospetti o confermati di infezione MERS-CoV associati a questo individuo fino ad oggi. Il paziente ha dapprima cercato l'aiuto di un medico con i primi sintomi della malattia l'8 aprile a Jeddah ed è stato dimesso il 10 aprile con una diagnosi di probabile febbre tifoide. Sua moglie è stata ricoverata nello stesso ospedale a Jeddah dal 31 marzo al 5 aprile con la confermato di febbre tifoide da parte delle indagini di laboratorio. Il cittadino greco ha chiesto l'ausilio medico già lo stesso giorno del suo arrivo in Grecia, lo scorso 17 aprile 2014 per febbre prolungata e diarrea. Il paziente è attualmente in condizione di stabilità ricevendo antivirali e terapia antimicrobica.A partire dal 22 aprile 2014, gli esami di laboratorio delle autorità sanitarie locali in tutto il mondo hanno confermato 333 casi di MERS-CoV, tra cui 107 decessi. Di questi, solo quindici sono stati segnalati di fuori del Medio Oriente di cui solo dieci in Europa. L'ECDC, l'Agenzia dell'UE per la prevenzione ed il controllo delle malattie, lavora a stretto contatto con il KEELPNO, l'Organizzazione Mondiale della Sanità e altri partner internazionali per quanto riguarda questo evento di sanità pubblica. Nelle precedenti valutazioni rapide del rischio, l'ECDC ha concluso che il rischio di importazione di MERS-CoV nell'UE era destinato a continuare e il rischio di trasmissione secondaria nell'UE rimane basso. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, evidenzia che comunque l'ECDC sta attualmente rivisitando la sua rapida valutazione del rischio che sarà pubblicata nei prossimi giorni. Il MERS-CoV o "sindrome respiratoria mediorientale da Coronavirus" è una patologia causata dal coronavirus è stato segnalato per la prima volta il 24 settembre 2012 dal virologo egiziano Dr. Ali Mohamed Zaki a Jeddah in Arabia Saudita. Il virus causa della patologia è un coronavirus simile al virus causa della SARS,[3] ma la malattia che provoca, pur simile alla SARS, sembra essere causa di una maggiore mortalità, infatti, il suo tasso di mortalità si aggira attorno al 50%, mentre per la SARS è del 10%.

mercoledì 23 aprile 2014

Interessi di mora in calo dal 1° maggio 2014

Interessi di mora in calo dal 1° maggio 2014 Nell'ottica d'informazione costante ai contribuenti da parte dello “Sportello dei Diritti”, il presidente Giovanni D'Agata, porta all'attenzione l'interessante articolo scritto a due mani dai tributaristi avvocato Maurizio Villani e Idalisa Lamorgese, sull'importante notizia della riduzione degli interessi di mora sulle somme iscritte a ruolo dal Fisco a seguito del provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle Entrate del 10 aprile 2014, prot. n. 51685/2014. Interessi di mora in calo dal 1° maggio 2014 Dal prossimo 1° maggio interessi di mora più leggeri per le somme versate in ritardo a seguito della notifica di una cartella di pagamento. La riduzione è diretta conseguenza del provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle Entrate del 10 aprile 2014, prot. n. 51685/2014, con il quale è stata fissata la nuova misura degli interessi moratori. Dal 1° maggio 2014, pertanto, l'interesse di mora per ritardato pagamento delle somme iscritte a ruolo scenderà dello 0,0833 per cento, passando dall'attuale 5,2233 per cento al 5,14 per cento. Il provvedimento è stato emanato in attuazione di quanto disposto dall’articolo 30 del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 602 che prevede che, “decorsi inutilmente sessanta giorni dalla notifica della cartella di pagamento, sulle somme iscritte a ruolo, escluse le sanzioni pecuniarie tributarie e gli interessi, si applicano, a partire dalla data della notifica della cartella e fino alla data del pagamento, gli interessi di mora al tasso determinato annualmente con decreto del Ministero delle finanze con riguardo alla media dei tassi bancari attivi”. L'applicazione. Trascorsi 60 giorni dalla notifica della cartella, gli interessi di mora sono applicati dall'agente della riscossione sulle somme iscritte a ruolo, escluse sanzioni pecuniarie tributarie e interessi, dal giorno della notifica della cartella e fino alla data del pagamento. Pertanto, qualora un contribuente non paghi il suo debito entro il termine di 60 giorni dal giorno della notifica della cartella, al momento del pagamento sarà tenuto anche al versamento degli interessi di mora, che a decorrere dal 1° maggio prossimo saranno calcolati secondo il tasso del 5,14% solo sulle imposte iscritte a ruolo (e non sulle sanzioni e sugli altri interessi applicati) per ogni giorno di ritardo, da quando ha ricevuto l'atto e fino al giorno del pagamento, secondo la seguente formula. Tali interessi sono dovuti anche qualora il contribuente proponga istanza di rateazione a Equitalia dopo sessanta giorni dalla notifica della cartella di pagamento. In tal caso, vanno calcolati dalla data di notifica della cartella e fino al giorno di presentazione dell'istanza. Gli interessi di mora sono, inoltre, dovuti anche in caso di pagamento tardivo delle maggiori imposte richieste con l'accertamento esecutivo, sempre dal giorno della notifica dell'atto e fino alla data del pagamento (o al giorno di presentazione dell'istanza di dilazione, se presentata dopo il termine di 60 giorni). Gli interessi di mora non vanno tuttavia confusi con le altre tipologie di interessi: • quelli da ritardata iscrizione a ruolo; • quelli per dilazione di pagamento. I primi trovano giustificazione nel fatto che le imposte dovute entrano nelle casse dell'Erario con ritardo rispetto a quando avrebbero dovuto essere incassate. Pertanto, sono applicati – secondo il tasso stabilito in base a decreti ministeriali – sulle imposte dovute in base a liquidazioni delle dichiarazioni o ad accertamenti d'ufficio, a decorrere dal giorno successivo a quello in cui sarebbe dovuto avvenire il pagamento e fino alla data della consegna del ruolo all'agente della riscossione. Gli interessi da dilazione, invece, sono quelli dovuti in caso di rateazione del debito iscritto a ruolo e applicati sulle singole rate, secondo un tasso annuo fissato da un decreto ministeriale. Le ultime quattro variazioni degli interessi di mora. Dal 1° maggio 2014 5,14% Dal 1° maggio 2013 al 30 aprile 2014 5,2233% Dal 1° ottobre 2012 al 30 aprile 2013 4,5504% Dal 1° ottobre 2011 al 30 settembre 2012 5,0243% Agenzia delle Entrate, Provvedimento 10 aprile 2014, n. 51685. Fissazione della misura degli interessi di mora per ritardato pagamento delle somme iscritte a ruolo ai sensi dell’articolo 30 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602 IL DIRETTORE DELL’AGENZIA In base alle attribuzioni conferitegli dalle norme riportate nel seguito del presente provvedimento DISPONE 1. Determinazione interessi di mora per ritardato pagamento delle somme iscritte a ruolo. 1.1 A decorrere dal 1° maggio 2014, gli interessi di mora per ritardato pagamento delle somme iscritte a ruolo sono determinati nella misura del 5,14% in ragione annuale. 1.2 Il presente provvedimento è pubblicato sul sito internet dell’Agenzia delle Entrate, ai sensi e per gli effetti dell’art. 1, comma 361, della legge 24 dicembre 2007, n. 244. Motivazioni L’articolo 30 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602 prevede che, decorsi sessanta giorni dalla notifica della cartella di pagamento, sulle somme iscritte a ruolo, escluse le sanzioni pecuniarie tributarie e gli interessi, si applicano, a partire dalla data della notifica della cartella e fino alla data del pagamento, gli interessi di mora al tasso determinato annualmente con decreto del Ministero delle finanze con riguardo alla media dei tassi bancari attivi. In attuazione della richiamata disposizione, con provvedimento del 4 marzo 2013, la misura del tasso di interesse da applicare nelle ipotesi di ritardato pagamento delle somme iscritte a ruolo è stata fissata al 5,2233 per cento in ragione annuale. Considerato che, come detto, l’art. 30 prevede una determinazione annuale del tasso di interesse in questione, è stata interessata la Banca d’Italia che, con nota del 4 marzo 2014, ha stimato al 5,14% la media dei tassi bancari attivi con riferimento al periodo 1.1.2013- 31.12.2013. Il presente provvedimento fissa, dunque, con effetto dal 1° maggio 2014, al 5,14 per cento in ragione annuale, la misura del tasso di interesse da applicare nelle ipotesi di ritardato pagamento delle somme iscritte a ruolo, di cui all’articolo 30 del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 602. Riferimenti normativi a)Attribuzioni del Direttore dell’Agenzia delle Entrate Decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300 (art. 67, comma 1, art. 68, comma 1) Statuto dell’Agenzia delle Entrate (art. 5, comma 1) b)Disciplina degli interessi di mora Decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602 (art. 30) Provvedimento Direttoriale 4 marzo 2013 c)Disposizioni relative all’individuazione della competenza ad adottare gli atti della pubblica amministrazione Decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 (artt. 4, 14 e 16) Roma, 10 aprile 2014 Attilio Befera

Allerta. Troppi ftalati in cannucce cinesi per bambini a forma di occhiali. Scatta l’allerta in in 24 paesi europei compresa l'Italia.

Scatta l'allerta in ben 24 paesi europei dopo la notizia che le cannucce di fabbricazione cinese a forma di occhiali siano dannose per la salute per l'alto contenuto di ftalati. Hanno una forma curiosa perchè simili ad occhiali e per tale ragione si rivolgono principalmente alla platea dei più piccoli solo che, piccolo particolare, un lotto di questi prodotti "Made in China", è stato ritirato dal mercato perché è risultato contenere una quantità esagerata di DEHP (sostanza plastica che rientra nella famiglia degli ftalati) in quantità elevate (31 g su 100 g). I rischi in particolare deriverebbero da un composto chimico noto con il nome di Di-(2-propyl heptyl) o anche dietilesilftalato che è un plastificante ritenuto pericoloso in quanto può alterare la produzione di ormoni sessuali (estrogeni e testosterone) con una conseguente riduzione della fertilità, e l'aumento della predisposizione al diabete e obesità. La sostanza trovata fa parte della famiglia degli ftalati ovvero dei perturbartori endocrini il cui uso non è autorizzato dalla legislazione UE per le materie plastiche a contatto con gli alimenti ( Reg.UE n.10/2011). Il composto Di-(2-propyl heptyl) è un plastificante resistenza agli agenti atmosferici, usato anche per la produzione di cavi. Il primo paese che ha lanciato l'allarme è stato la Germania, che risulta essere lo stato europeo in cui sono stati importati i gadget in questione e distribuiti dalla ditta tedesca Out of the blue KG, con codice a barre: 4029811191796. I tedeschi hanno, quindi, diramato l'allerta coinvolgendo anche gli altri 24 Stati del Vecchio Continente dove le cannucce sono state esportate. Fatto sta che tra questi paesi vi sia anche l'Italia ove, raccomanda Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, chi dovesse esserne entrato in possesso è avvisato di non utilizzarle. Anche il Ministero della Salute italiano ha rilanciato l'allerta pubblicando la questione anche in rete con una fotografia. Al fine d'informare consumatori e commercianti è opportuno sapere che le cannucce sono commercializzate in diversi colori e sono particolarmente attraenti per grandi e bambini perchè sono divertenti e originali. In particolare, sono costituite da tubicini molto lunghi a forma di occhiali che si mettono sul viso e permettono di bere la bibita.

Estimi catastali a Lecce. Ricorso per Cassazione perdente, inutile e costoso

Nella nota vicenda, caotica e pasticciata, degli estimi catastali a Lecce, l’ultimo atto è stato scritto dal Consiglio di Stato – Sez. Quarta in sede giurisdizionale -, che, con la corretta e precisa sentenza n. 1903/2014, depositata il 16/04/2014, ha totalmente accolto l’appello proposto dall’Agenzia delle entrate e dal Ministero dell’economia e delle finanze, statuendo il proprio difetto di giurisdizione in relazione al ricorso proposto ed indicando come giudice che ne è fornito soltanto il giudice tributario, cioè la Commissione Tributaria Provinciale di Lecce. L’Amministrazione comunale di Lecce, un contribuente, il Codacons – sede di Lecce, l’Adusbef Puglia e l’Adoc provinciale di Lecce intendono ora proporre ricorso per Cassazione, ritenendo che il Consiglio di Stato abbia preso “un abbaglio” perché, secondo l’interpretazione di qualcuno, non si sarebbe tenuto conto delle modifiche normative intervenute nel corso degli anni. Il Consiglio di Stato, invece, ha fatto corretto riferimento alla disciplina autonoma e differenziata proprio in tema di giurisdizione, governata dall’art. 74 della Legge n. 342/2000, che testualmente dispone: “A decorrere dal 1° gennaio 2000, gli atti comunque attributivi o modificativi delle rendite catastali per terreni e fabbricati sono efficaci solo a decorrere dalla loro notificazione, a cura dell’ufficio del territorio competente, ai soggetti intestatari della partita. Dall’avvenuta notificazione decorre il termine di cui all’art. 21 del D.Lgs. 31 dicembre 1992, n. 546 e successive modificazioni, per proporre il ricorso di cui all’art. 2, comma 3, dello stesso D.Lgs. Dell’avvenuta notificazione gli uffici competenti danno tempestiva comunicazione ai comuni interessati”. A sua volta, il citato art. 2, comma 3, D.Lgs. n. 546/92 testualmente dispone: “Il giudice tributario risolve in via incidentale ogni questione da cui dipende la decisione delle controversie rientranti nella propria giurisdizione, fatta eccezione per le questioni in materia di querela di falso e sullo stato o la capacità delle persone, diversa dalla capacità di stare in giudizio”. E’ vero che il succitato art. 2 è stato modificato dall’art. 12, comma 2, della Legge n. 488 del 28/12/2001 ed a seguito di tali modifiche il contenuto del comma 3 è stato trasfuso nel comma 2, ma tale formale spostamento, contrariamente a quanto sostenuto, non ha portata modificativa ma soltanto natura esplicativa di una regola già esistente da anni nell’ordinamento tributario. Infatti, il legislatore ha voluto semplicemente codificare nel terzo comma in modo espresso un principio da sempre esistente nel processo tributario, come più volte precisato dalla stessa Corte di Cassazione, che da molti anni ha chiarito e precisato il problema. Infatti, i giudici di legittimità, con la sentenza n. 20398 del 21 ottobre 2005, hanno stabilito il seguente principio: “Secondo una costante giurisprudenza della Corte (sentenza 29 aprile 2003 n. 6631; 23 maggio 2003 n. 8130; sul potere del giudice tributario di dichiarare incidentalmente una simulazione di un contratto, sentenza 5 agosto 2002, n. 11676) il potere di accertamento incidentale del giudice tributario su questioni devolute ad altra giurisdizione, (nella specie, quella di nullità di un contratto, attribuita al giudice ordinario), doveva essere esercitato anche prima dell’espressa previsione contenuta nell’art. 12 della Legge n. 448 del 28/12/2001. Ciò in quanto tale norma deve essere considerata come meramente esplicativa di una regola generale esistente nell’ordinamento”. Di conseguenza, l’attuale formulazione del terzo comma del succitato art. 2 non ha rilevante portata innovativa e solo recepisce formalmente un principio già avvalorato da giurisprudenza e dottrina anche nei riguardi delle Commissioni tributarie, proprio in assenza di una previsione normativa transitoria. E’ sempre stato pacifico che rientrassero nella giurisdizione del giudice tributario tutte le questioni attinenti ai diritti la cui soluzione fosse necessaria per valutare la legittimità di un atto tributario, salvo le questioni specificamente riservate al giudice civile da norme di legge. La norma in esame consacra, quindi, a livello positivo, anche sotto il profilo delle questioni incidentali, la previsione di autonomia piena ed esclusiva della giustizia tributaria rispetto alla giurisdizione civile ed amministrativa e riconosce il pieno potere giurisdizionale delle Commissioni Tributarie a conoscere incidentalmente tutte le questioni pregiudiziali, con l’eccezione delle questioni relative alla querela di falso o la capacità delle persone (salvo che si tratti della capacità di stare nel giudizio) che rimangono nella competenza esclusiva del giudice civile ordinario. In tal senso, si citano le principali sentenze della Corte di Cassazione: - n. 6631/03 – Sezioni Unite; - n. 8130/03 – Sezione Tributaria. Oltretutto, in materia processuale, quando si modificano le competenze giurisdizionali, in mancanza di norme transitorie (come nel caso di specie), è sempre applicabile l’art. 5 del codice di procedura civile (applicabile anche nel processo tributario, ex art. 1, comma 2, D.Lgs. n. 546/92), che testualmente dispone: “La giurisdizione e la competenza si determinano con riguardo alla legge vigente e allo stato di fatto esistente al momento della proposizione della domanda e non hanno rilevanza rispetto ad esse i successivi mutamenti della legge o dello stato medesimo” (articolo così sostituito dall’art. 2 della Legge n. 353/1990, a decorrere dallo 01 gennaio 1993, c.d. “perpetuatio iurisdictionis”). Il principio stabilito dal succitato articolo, secondo cui la giurisdizione si determina con riguardo alla legge vigente ed allo stato di fatto esistente al momento della proposizione del ricorso, senza che abbiano effetto i successivi mutamenti, va sempre interpretato in conformità alla sua ratio che è quella di favorire , non già di impedire, la c.d. “perpetuatio iurisdictionis” (Cassazione, sentenza n. 20776/2010). Tale principio, inoltre, è stato sempre applicato dalla Corte di Cassazione anche nel processo tributario, con le seguenti sentenze: - n. 6774/2003 – Sezioni Unite; - n. 6954/2003 – Sezioni Unite; - n. 9554/2003 – Sezioni Unite; - n. 2415/2002 – Sezioni Unite; - n. 6487/2002 – Sezioni Unite; - n. 14896/2002 – Sezioni Unite. La corretta sentenza del Consiglio di Stato è totalmente condivisibile, perché ha applicato in modo esatto tutti i suesposti principi stabiliti più volte dalla Corte di Cassazione, tenuto conto che il ricorso al TAR di Lecce è stato depositato in data 12 febbraio 2013, vigente l’attuale art. 2, comma 3, in vigore dallo 01 gennaio 2002, peraltro con effetti retroattivi. Di conseguenza, l’eventuale ricorso per Cassazione è perdente, perché i giudici di legittimità si sono già pronunciati in modo costante sul tema, come sopra succintamente esposto, inutile, perché la giurisprudenza sino ad oggi non è cambiata, né è stato dimostrato il contrario, costoso, perché si costringono i cittadini-contribuenti a sborsare inutilmente altri soldi, dopo essere stati più volte beffati in questa assurda vicenda, con il rischio ulteriore della condanna alle spese del giudizio in Cassazione. "Invece, secondo me" - rileva l'avvocato Maurizio Villani - "è opportuno far passare in giudicato subito la corretta sentenza del Consiglio di Stato ed adire il giudice tributario, unico competente in materia, che sicuramente annullerà tutti gli atti presupposti relativi alla zonizzazione del Comune di Lecce, in un’ottica di concentrazione e unità del processo. Solo in questo modo, con umiltà professionale e rispetto delle Istituzioni, si evita di perpetuare un “vero abbaglio”, non certo commesso dal Consiglio di Stato, che ha pronunciato, invece, una sentenza condivisibile, corretta, precisa e conforme alla costante giurisprudenza della Corte di Cassazione, anche a Sezioni Unite", conclude il noto tributarista. "In ultima analisi" - sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, "è opportuno comunicare che la nostra associazione, nonostante sia stata in prima fila nella battaglia di cittadinanza contro l'assurda procedura, è orgogliosa di non essere stata convocata al recente tavolo voluto dal sindaco di Lecce con alcune associazioni, convocato d'urgenza dopo la disfatta del Consiglio di Stato per tentare maldestramente di coprire la grave malefatta di un ente locale che ha avviato un iter procedimentale che tanti danni sta portando alla collettività leccese, come da tempo andiamo annunciando anche a livello nazionale".

giovedì 17 aprile 2014

Annullate le intimazioni di pagamento di Equitalia se l’agente della riscossione produce solo le ricevute delle raccomandate “ar” senza le cartelle esattoriali

Annullate le intimazioni di pagamento di Equitalia se l’agente della riscossione produce solo le ricevute delle raccomandate “ar” senza le cartelle esattoriali Devono essere annullate le intimazioni di pagamento se Equitalia produce in corso di causa solo le ricevute delle raccomandate “ar” senza le cartelle esattoriali che sostiene di aver notificato al contribuente. Nei casi in questione, infatti, al giudice non è consentito il controllo effettivo del contenuto del provvedimento e, dunque, la legittimità della pretesa vantata dall’agente della riscossione. Lo stabilisce una decisione della commissione tributaria provinciale di Chieti che ha anche condannato l’esattore alle spese di causa. La sentenza numero 153/13 rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” ha, infatti, accolto il ricorso di un contribuente con conseguente annullamento di ben ventidue atti impositivi notificati da Equitalia, in quanto l’esattore avrebbe violato lo statuto del contribuente, in quanto la legge 212/00 delinea il minimo delle garanzie concesse al cittadino nei rapporti col fisco. Un principio cardine sta nel fatto che ogni azione esecutiva deve essere sorretta da un adeguato titolo giudiziale: non sono sufficienti, in tal senso le copie delle relate di notifica che Equitalia deposita agli atti sostenendo che siano riconducibili alla notifica delle cartelle esattoriali, cioè gli atti prodromici alle intimazioni di pagamento contestate. Nel caso di specie è inesistente la prova incontrovertibile che le ricevute “ar” siano effettivamente connesse agli impositivi, restando a carico dell’agente della riscossione l’onere di depositare i titoli posti a fondamento di quanto vantato. Senza le cartelle, peraltro, il giudice tributario non può neanche verificare se è competente o meno circa la lite. E comunque non può esaminare il titolo, la natura e il quantum delle somme richieste. L’avviso di ricevimento, così come gli estratti di ruolo relativi alle cartelle esattoriali non bastano da soli a legittimare le pretese dell’esattore. Non va scordato, peraltro, in via generale, che per tutti gli atti giudiziari, la produzione della ricevuta “ar” senza il deposito materiale del provvedimento risulta inadeguata a dimostrarne il contenuto.

Virus killer scompare dal laboratorio francese.

Virus killer scompare dal laboratorio francese. Più di 2000 fiale contenenti la SARS sarebbero scomparse a Parigi C'è un virus mortale a piede libero? Oltre 2000 campioni della mortale e famigerata SARS sarebbero misteriosamente scomparsi da un laboratorio di alta sicurezza di Parigi. A seguito di un controllo di inventario di routine presso l'Istituto Pasteur in Francia, si è scoperto che 2.349 provette contenenti frammenti del virus che ha ucciso quasi 800 persone nel 2003 sono scomparsi. Non si sa come sono stati persi i campioni, o se sono stati rubati, ma gli esperti sono sconcertati dal modo in cui un gran numero di campioni è scomparso senza provocare sospetti considerato che l'istituto è considerato come uno dei laboratori a più elevati standard di sicurezza nel settore. Il virus della SARS o sindrome respiratoria acuta grave, è un agente patogeno venuto alla ribalta delle cronache nel 2003 quando si diffuse in tutta l'Asia a partire dalla Cina, passando per Hong Kong e in 30 diversi paesi, infettando 8.273 persone prima di essere messo sotto controllo. "Abbiamo cercato le scatole ovunque", ha spiegato il professor Bréchot dall'Istituto a Le Monde. Sarebbero anche stati setacciati gli elenchi di tutte le persone che hanno lavorato nel centro da un anno e mezzo a questa parte compresi i tirocinanti e sono stati analizzati i loro profili per verificare che non vi fossero conflitti di interessi. Secondo una dichiarazione da parte dell'organismo di ricerca non vi è alcun bisogno di temere in quanto "le fiale in questione non hanno il potenziale infettivo" ed "esperti indipendenti delle autorità sanitarie hanno qualificato il rischio pari a 'zero'". Peraltro, secondo il professor Bréchot "Non una sola fiala" potrebbe aver lasciato il laboratorio senza essere sterilizzata. Mentre un'indagine continua, l’opinione generale è che sarebbero stati "inavvertitamente distrutti" mentre venivano trasferito dai frigoriferi. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta comunque di una notizia sconcertante che ci fa venire i brividi come la trama di un film di James Bond, anche se confidiamo in quanto sostenuto dal responsabile dell’Istituto transalpino, ossia che i campioni “perduti” non siano pericolosi per la salute pubblica. In ogni caso, le autorità sanitarie europee devono mantenere un livello di guardia elevato finchè non sarà svelato il mistero dei campioni spariti.

Consumatori: batterie ThinkPad Lenovo richiamate per rischi d'incendio.

Consumatori: batterie ThinkPad Lenovo richiamate per rischi d'incendio. I "pacchi batterie" possono surriscaldarsi, rischiando di incendiarsi e potenzialmente ustionare i consumatori Lenovo ha richiamato volontariamente alcune batterie agli ioni di litio prodotte per essere utilizzate su computer portatili ThinkPad, vendute tra ottobre 2010 e aprile 2011. I "pacchi batterie" possono surriscaldarsi, rischiando di incendiarsi e potenzialmente ustionare i consumatori, indica una nota odierna dell'Ufficio federale del consumo. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, invita i consumatori a riconsegnare le batterie, che portano dieci codici (42T4695, 42T4711, 42T4798, 42T4804, 42T4812, 42T4822, 42T4828, 42T4834, 42T4840, 42T4890), presso i rivenditori interessati che le sostituiranno gratuitamente.

martedì 15 aprile 2014

Anche Lecce tra le zone franche urbane. I solleciti e gli appelli dello “Sportello dei Diritti” e dell’avvocato Villani finalmente accolti

Anche Lecce tra le zone franche urbane. I solleciti e gli appelli dello “Sportello dei Diritti” e dell’avvocato Villani finalmente accolti Finalmente Lecce è “Zona Franca Urbana. La notizia arriva dopo le innumerevoli sollecitazioni ed appelli dello “Sportello dei Diritti” - giunti sino alla televisione pubblica nazionale con la trasmissione “Report” - che da anni attraverso interventi, pubbliche iniziative e comunicati stampa del presidente Giovanni D’Agata congiuntamente al tributarista leccese avvocato Maurizio Villani, ha invitato la politica locale sino ad oggi inerte a darsi una mossa per darsi da fare al fine di addivenire all’attuazione del provvedimento strategico affinché tutti i contribuenti leccesi godessero delle importanti agevolazioni e vantaggi previsti. È stato pubblicato, infatti, sulla Gazzetta Ufficiale n. 79 del 4 aprile 2014, il decreto interministeriale che include Lecce tra le zone franche urbane insieme ad altri 10 comuni pugliesi (Andria, Barletta, Foggia, Lucera, Manduria, Manfredonia, Molfetta, San Severo, Santeramo in colle e Taranto). Il Decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, del 21 gennaio 2014 apporta delle modifiche al Decreto 10 aprile 2013 recante condizioni, limiti, modalità e termini di decorrenza delle agevolazioni fiscali e contributive per le imprese delle Zone Franche Urbane (ZFU) delle Regioni Convergenza, e finalmente aggiunge la Regione Puglia tra le Zone Franche Urbane. Come ormai noto, infatti, mentre il 19 marzo 2013 il Ministro dello Sviluppo Economico aveva approvato il Decreto attuativo delle Zone Franche Urbane, pari a complessivamente 44 zone, individuate tra le Regioni meridionali Campania, Puglia (Andria, Lecce, Taranto, Barletta, Foggia, Lucera, Manduria, Manfredonia, Molfetta, San Severo, Santeramo in Colle), Calabria, Sicilia più (in via sperimentale) i Comuni della Provincia Sarda di Carbonia-Iglesias, successivamente il decreto del 10 aprile 2013 aveva individuato 33 Zone delle regioni Calabria, Campania e Sicilia, e in via sperimentale, del territorio dei comuni della provincia di Carbonia-Iglesias nell’ambito dei programmi di sviluppo e degli interventi compresi nell’accordo di programma “Piano Sulcis”, con la completa esclusione delle zone franche urbane pugliesi e, quindi, anche di Lecce. Tanto è avvenuto perché la Regione Puglia aveva dichiarato di voler far fronte essa stessa con i propri strumenti finanziari agli interventi previsti per la realizzazione delle Zone Franche Urbane. Ebbene, la dotazione finanziaria destinata dalla Regione Puglia alle Zone franche urbane ammonta a complessivi 60 milioni di euro a valere sugli Accordi di programma quadro “Sviluppo locale” del Fondo di Sviluppo e Coesione 2007-2013. Quasi 5 milioni di euro spettano alla città di Lecce per consentire di avviare nuove aziende nelle zone franche con l’esenzione di una serie di imposte, tra cui Ires, Irap, e IMU e i contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente. Pertanto, dopo un lungo iter burocratico, con la delibera 186 della giunta comunale leccese, le ZFU diventano realtà e, tra i beneficiari a cui destinare il 30% delle risorse finanziarie disponibili, ci saranno le imprese di nuova o recente costituzione e le imprese sociali. Il 15% ad entrambe le tipologie, siano esse formate da giovani o da sole donne. Un incentivo fruibile dietro presentazione di istanza al Ministero delle Sviluppo Economico, per 14 periodi d’imposta (14 anni), in misura piena nei primi 5 anni e con percentuali minori nei successivi. La delibera permetterà ora alla Regione di inviare al Ministero le scelte dell’amministrazione comunale. Ad emettere il bando sarà il Mise, a favore delle imprese che si insediano. A Lecce è da considerarsi Zona Franca urbana la 167 A, B e C, aree che al momento solo in parte sono in via di sviluppo, in alcune zone sono già in essere i contratti di quartiere – San Sabino- fra tutti che prevedono la riqualificazione della zona di via Bari e piazza Napoli. Più volte, peraltro, ho sollecitato, la classe politica leccese affinché si attivasse nel più breve tempo possibile nell’attivare le ZFU, con vari articoli sull’argomento consultabili sul sito del mio studio http://www.studiotributariovillani.it/studio/index.asp: 21/02/2014 - Zona Franca Urbana (ZFU) occasione persa per Lecce; 18/01/2014 - Ulteriore appello alla classe politica pugliese e leccese. Lecce deve diventare zona franca urbana o zona a burocrazia zero purchè si sbrighi; 08/11/2013 - Zona a burocrazia zero nel ‘Decreto del Fare’; 18/10/2013 - Appello alla politica salentina affinché Lecce diventi zona franca urbana o a 'burocrazia zero'; 09/10/2013 - RAI - Report di lunedì 07 ottobre 2013. Intervista all'Avv. Maurizio Villani sulla zona a burocrazia zero e sulla zona franca urbana, che sino ad oggi non sono state istituite a Lecce; 15/07/2013 - Lecce deve diventare zona franca urbana o zona a burocrazia zero purchè si sbrighi; 04/02/2012 - Zone a burocrazia zero (ZBZ) La procedura da seguire per la relativa istituzione, così come si sta facendo a Lecce; 28/12/2011 - Lecce - Zona a burocrazia zero. Giova ricordare che le Zone Franche Urbane sono aree infra-comunali di dimensione minima prestabilita dove si concentrano programmi di defiscalizzazione per la creazione di piccole e micro-imprese. Obiettivo prioritario delle ZFU è favorire lo sviluppo economico e sociale di quartieri e aree urbane caratterizzate da disagio sociale, economico e occupazionale, e con potenzialità di sviluppo inespresse. Con l’art. 37 del D.l. n. 179/2012 del 18 Ottobre 2012 l’esecutivo Monti, per dare un aiuto all’economia di alcune zone d’Italia, aveva inteso riprogrammare le agevolazioni fiscali e contributive previste dalla legge 296 del 2006 (legge finanziaria 2007) - prevedendo a favore delle piccole e micro imprese localizzate nelle Regioni Convergenza (tutte meridionali) l'esenzione dal pagamento delle imposte sui redditi, dell’Irap, dell’IMU e dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente. Ma operativamente le Z.F.U. non sono mai “decollate”, forse per esigenze di gettito, nonostante l’allora Ministro dello Sviluppo Economico, in data 28 ottobre 2009, arrivò ad avviare anche la stipula dei "contratti di zona franca urbana" con i sindaci dei Comuni interessati (impegni reciproci assunti dal Ministero e dai singoli Comuni per accompagnare e rafforzare l'azione di sviluppo nelle ZFU). Orbene, ora per tali aree è prevista l'esenzione dalle imposte sui redditi fino a 100mila euro per periodo di imposta, limite maggiorabile di 5mila euro per ogni nuovo dipendente assunto a tempo indeterminato. Lo sgravio è discendente, dal 100 al 20%, nell'arco di quattordici periodi di imposta. Esenzione anche dall'Irap, in questo caso quinquennale, con esclusione di plusvalenze e minusvalenze dal calcolo del valore della produzione netta. Per i soli immobili collocati nella Zfu e utilizzati per l'esercizio dell'attività economica, scatta inoltre l'esenzione dall'Imu per quattro anni. Infine, per i soli contratti a tempo indeterminato oppure che non abbiano una durata inferiore a 12 mesi (e a condizione che almeno il 30% degli occupati risieda nell’area della Zfu), è riconosciuto l’esonero al versamento dei contributi, anche in questo caso a scalare, dal 100 al 20%, fino a quattordici anni. Tra i requisiti di cui all’art. 37 del decreto Crescita, le agevolazioni sono aperte a micro e piccole imprese, già costituite alla data di presentazione dell'istanza, che svolgono la loro attività all'interno della Zfu e che non sono in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali. Tra le condizioni per l'accesso agli incentivi, le aziende «che svolgono attività non sedentaria» dovranno dimostrare di avere almeno un lavoratore dipendente a tempo pieno o parziale che svolga nella sede collocata nella Zfu la totalità delle ore e di realizzarvi non meno del 25% del volume d'affari complessivo. Per fruire delle agevolazioni, le aziende in possesso dei requisiti dovranno presentare domanda nei termini che saranno indicati nel bando del ministero dello Sviluppo economico. Nella domanda, dovranno essere indicati l'importo delle agevolazioni richiesto e le eventuali. Finalmente un provvedimento strategico, che se ben utilizzato, darà un contributo decisivo per sostenere lo sviluppo del nostro tessuto industriale, ed offrirà al mondo delle imprese opportunità concrete per investire sul territorio.

La giusta alimentazione per una sana attività sessuale. Ciò che mangiamo (e beviamo) gioca un ruolo importante anche per l'attività sessuale. Scopriamo quali sono ritenuti cibi alleati e quali nemici

La giusta alimentazione per una sana attività sessuale. Ciò che mangiamo (e beviamo) gioca un ruolo importante anche per l'attività sessuale. Scopriamo quali sono ritenuti cibi alleati e quali nemici Una sana e corretta alimentazione è fondamentale per la nostra salute, lo ripetiamo da anni come “Sportello dei Diritti”. Ma anche l’attività sessuale ne risente. Ci sono infatti cibi amici e cibi nemici per una buona resa sessuale. Attenzione, in concomitanza all'alimentazione, anche l'attività sportiva giusta gioca un ruolo non indifferente. Ad evidenziarlo recentemente anche il segretario generale della Società Italiana di Urologia svizzera, Vincenzo Mirone sulla stampa del paese d’Oltralpe. In primo luogo dobbiamo sfatare uno dei falsi miti più comuni nel pensiero popolare. Il peperoncino. Da sempre ritenuto un alimento amico dell'attività sessuale per le sue proprietà vasodilatatorie, ha anche un effetto infiammatorio sulla prostata. L'infiammazione della prostata può avere una conseguenza molto sgradita, un'accelerazione dell'eiaculazione. Cosa sgradita da ambo i partner. Oltre al peperoncino, siate cauti nell'uso del pepe. Altri nemici di un sesso felice si rivelano i superalcolici. Evitate anche la birra, in quanto il luppolo non aiuta per niente. Se non se ne può fare a meno su un buon vino per le proprietà antiossidanti. Grandi alleati di una buona resa sessuale, infatti, sono tutti gli alimenti ricchi di antiossidanti. Frutta e verdura, come sempre, si rivelano perfetti anche in questo caso. Cercate di privilegiare anche quei cibi ricchi di zinco, selenio e vitamina C. Quindi, ottimo il pesce, perché ricco anche di omega 3. Mentre tra gli alimenti di mare risultano pessimi, al contrario delle credenze popolari che li decantano come afrodisiaci, i frutti di mare. Anche se le ostriche, compensano per il loro contenuto di zinco come la carne rossa. All'inizio abbiamo parlato anche di sport. Purtroppo per i più pigri, gli sport migliori sono quelli dove ci si muove molto. Ottima la corsa. Se non siete amanti del jogging, praticate sport in cui si corre molto come il tennis, il calcio, e via discorrendo. Al contrario evitate attività sportive di sforzo, come i pesi. Uomini amanti della bicicletta attenzione, è da sempre noto come questa disciplina sportiva possa causare problemi al 'apparato genitale. Le ricerche scientifiche ed i dati accumulati dagli studi evidenziano come non sempre le credenze popolari siano foriere di verità assolute. Ecco perché, ricorda Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è sempre meglio fidarsi della scienza ed affidarsi a dei professionisti quando si hanno problemi o qualche acciacco anche quando si tratta della nostra vita sessuale.

Sicurezza Alimentare. Dagli USA la “lista nera” degli otto cibi che, se consumati crudi, sono più a rischio di farci avere un’intossicazione alimentare

Sicurezza Alimentare. Dagli USA la “lista nera” degli otto cibi che, se consumati crudi, sono più a rischio di farci avere un’intossicazione alimentare Il latte occupa il primo posto della speciale classifica degli alimenti considerati pericolosi se assunti crudi. Quella di consumare cibo crudo, perché ritenuto più sano e nutriente, non è di certo una tendenza solo americana, ma negli USA il crescente numero di focolai di intossicazioni alimentari di variegata provenienza sta facendo nascere non poche preoccupazioni tra gli operatori sanitari d’oltreoceano. Tant’è che il Washington Post ha pubblicato di recente una tabella con gli otto alimenti a maggior rischio, se consumati crudi o poco cotti sulla base dell’analisi della banca dati online dei Centers for Disease Control. E le sorprese, per la verità sono state poche perché gli alimenti di seguito riportati perché dovrebbe essere noto anche ai profani che possono contenere agenti patogeni, che vengono distrutti solo dal calore della cottura. La classifica prende in considerazione l’ampio periodo tra il 1998 e il 2011 e riporta, per ogni cibo una serie di dati tra cui: gli agenti patogeni riscontrati, i focolai d’intossicazione alimentare registrati, il numero delle persone che si sono ammalate, di quelle ricoverate in ospedale e di quelle decedute. Uova, carne macinata, ostriche: sono alcuni degli alimenti che negli USA va di moda consumare crudi. Latte - E. coli O157:H7, Campylobacter, Salmonella e Listeria; 102 focolai d’intossicazione alimentare; 1606 persone ammalate con 92 ricoveri Formaggio a base di latte crudo – Listeria; 15 focolai d’intossicazione alimentare; 191 ammalati, 48 ricoverati e due morti; Uova – Salmonella; 110 focolai d’intossicazione alimentare; 4.246 ammalati, 190 ricoveri e un decesso Carni macinate – E. coli O157:H7 e Salmonella; 320 focolai d’intossicazione alimentare; almeno 3.585 malati, 457 ricoveri e otto morti Ostriche – Vibrio vulnificus e Vibrio parahamolyticus; 124 focolai d’intossicazione alimentare; 1401 persone malate con 40 ricoveri Frutta con guscio – Salmonella, E. coli O157:H7; 14 focolai d’intossicazione alimentare; 1.700 malati, 314 ricoveri e dieci decessi Spinaci – E. coli O157:H7; 5 focolai d’intossicazione alimentare; 302 malati, 113 ricoveri e sei decessi Semi germogliati – E. coli O157:H7; 43 focolai d’intossicazione alimentare; 1.384 malati, 135 ricoveri e un decesso. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta solo di un’ulteriore conferma dei rischi che si corre a consumare cibi crudi che dovrebbero essere consumati, nella generalità dei casi solo previa cottura.

lunedì 14 aprile 2014

Porto di Parigi-Le Havre: maxi sequestro di medicinali contraffatti provenienti dalla Cina diretti anche in Italia.

Porto di Parigi-Le Havre: maxi sequestro di medicinali contraffatti provenienti dalla Cina diretti anche in Italia. Bisogna aumentare la vigilanza europea contro il mercato nero dei farmaci per la tutela della salute dei cittadini Aspirina e bustine solubili di antidiarroico, Viagra contro la disfunzione erettile: 2,4 milioni di farmaci contraffatti - un sequestro record in Europa - erano nascosti in due containers scoperti al porto di Le Havre, Parigi e dichiarati come “Cinese Tea”. I funzionari doganali hanno scoperto questa quantità incredibile di pillole, compresse e bustine, suddivise in 601 scatole, per un peso totale di 13 tonnellate. Si tratta del più grande sequestro di farmaci contraffatti in Europa, come annunciato in un comunicato di giovedì scorso dal Dipartimento delle dogane transalpino. La spedizione, il cui valore stimato è di circa 1 milione di euro, proveniva dal Belgio, ma in questa fase non è stato possibile stabilire a chi era destinata la merce, che probabilmente doveva essere smistata in tutta Europa, Italia compresa. Le Havre è il primo porto commerciale francese, dove ogni anno c’è una movimentazione di circa 2,5 milioni di container. Televisori, telefoni cellulari ricambi auto, vestiti o medicinali: in questo porto ogni anno vengono bloccati decine di migliaia di prodotti contraffatti, di cui la stragrande maggioranza proviene dalla Cina. Un funzionario doganale ha detto a Reuters che quattro marchi, tra cui il Viagra e Cialis – prodotti da Pfizer ed Eli Lilly, erano stati contraffatti. L’acquisto di farmaci contraffatti presenta molti rischi, ricorda Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, soprattutto perché potrebbero contenere sostanze nocive, vietate o pericolose per la salute, o essere inefficaci. Ed è un mercato in piena crescita. ”Dietro i rischi per la salute dei consumatori , si nasconde un lucroso traffico di farmaci contraffatti stimato in miliardi di euro”, secondo i dati del Centro statunitense per la Medicina per l’interesse pubblico. Uno studio condotto nel 2010 da Pfizer ha rilevato che il mercato dei farmaci contraffatti è nell’ordine di 10,5 miliardi di euro in Europa. Nel giugno 2013, l’Interpol ha sequestrato circa 10 milioni di farmaci contraffatti in una vasta operazione denominata “Pangea 6”, condotta simultaneamente in 99 paesi e siti web rivolti a vendere medicinali. I farmaci sequestrati avevano un valore di 41 milioni dollari, 30 milioni di euro circa. Secondo l’Alleanza Europea per l’Accesso sicuro ai Farmaci, il 62 % di quelli acquistati su internet nel 2011 sono risultati contraffatti. Cifre impressionanti, rileva, Giovanni D’Agata che indicano come la strada maestra a tutela della salute dei cittadini europei sia quella di aumentare immediatamente la vigilanza europea contro il mercato nero dei farmaci e garantire una maggiore informazione ai potenziali acquirenti circa i gravi pericoli che si corrono quando si acquistano prodotti medicinali da canali non ufficiali.

Triclosan. Pericolo dal tubo. Molti dentifrici e prodotti per l’igiene personale lo contengono ma una nuova ricerca dice che favorisce lo sviluppo dello Staphylococcus Aureus

Triclosan. Pericolo dal tubo. Molti dentifrici e prodotti per l’igiene personale lo contengono ma una nuova ricerca dice che favorisce lo sviluppo dello Staphylococcus Aureus Quando si tratta di prodotti per l’igiene personale il Triclosan è un pò ovunque: deodoranti, saponi, dentifrici, detergenti e detersivi. Ma ricercatori americani avvertono: il principio attivo cosmetico favorisce la crescita e lo sviluppo di colonie di batteri Staphylococcus Aureus nel naso che possono causare infezioni e diventare un rischio grave per la salute. Il triclosan, è noto, è ritenuto un formidabile inibitore di batteri è utilizzato dai produttori di cosmetici come disinfettante. Ma alcuni scienziati statunitensi hanno di recente scoperto che il prodotto chimico potrebbe favorire la crescita di batteri. È stato rilevato, infatti, che sempre più persone hanno quantità di triclosan nelle secrezioni nasali. In 37 su 90 adulti sani era presente in quantità rilevabili. E qualcosa ha colpito l’attenzione degli scienziati: in poco più di due terzi dei soggetti con valori relativamente elevati di triclosan, nel naso era presente il batterio "S. aureus", in soggetti senza triclosan nella secrezione ve ne era solo la metà. Lo studio in questione è stato effettuato dai ricercatori dell'Università del Michigan di Ann Arbor e pubblicato sulla rivista "mBio" la rivista della American Society for Microbiology.. Vi è da dire che il batterio "Staphylococcus aureus" può presentarsi sulla pelle e nel tratto superiore delle vie respiratorie di quasi un terzo di tutti gli uomini, ma di solito non provoca sintomi. Eppure, in condizioni avverse, come ad esempio un sistema immunitario debole, può portare a infezioni pericolose per la vita. La colonizzazione del naso è stata considerata come un fattore di rischio per tali infezioni, spiegano i ricercatori. Secondo gli studiosi, il triclosan aumenta la capacità dello S. aureus di legarsi a proteine umane, come il collagene, cheratina e fibronectina. L'adesione a superfici come il vetro e la plastica risulta essere, quindi, rafforzata. Ed i ratti da laboratorio usati per gli esperimenti sono risultati più suscettibili alla colonizzazione del naso con il batterio. Particolarmente temuti sono principalmente i cosiddetti MRSA (meticillino-resistente Staphylococcus aureus) - ceppi di batteri che sono resistenti a quasi tutti gli antibiotici. Per tali ragioni sono difficili da combattere e provocare anche conseguenze letali. L’uso del Triclosan è una questione controversa da anni: studi sugli animali hanno dimostrato che la sostanza può compromettere il funzionamento dei muscoli e del sistema ormonale. In alcune ricerche è stato rilevato nel sangue, urine e latte. Alla luce di questo nuovo studio, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, concorda con quanto sostenuto dagli scienziati che sostengono che si rende necessaria ed urgente una nuova valutazione dei rischi per la salute della sostanza. Si desidera controllare in un ulteriore studio se triclosan nel corpo influenza la colonizzazione dei microbi in altri luoghi. In Europa l'SSC (Scientific Steering Committee) della Commissione Europea nel 2002 ha dichiarato che il triclosano è un utile ed efficace biocida, aggiungendo che è “utilizzato con sicurezza da più di 35 anni in molti prodotti, inclusi quelli per l’igiene orale”. In Svezia però il Ministero della Sanità ne sconsiglia l'uso in seguito ad uno studio dell’Università di Stoccolma.

Milioni di bambini a rischio: il 60 % di tutti i seggiolini non sarebbero montati in modo sicuro mettendo milioni di piccoli in pericolo. Lo dimostra uno studio

Milioni di bambini a rischio: il 60 % di tutti i seggiolini non sarebbero montati in modo sicuro mettendo milioni di piccoli in pericolo. Lo dimostra uno studio Secondo esperti britannici, il numero di seggiolini montati non correttamente in auto è in aumento, tanto che in Gran Bretagna è stata lanciata un'importante iniziativa per educare il pubblico su come utilizzarli in modo sicuro. Il problema è arrivato alla ribalta delle cronache dopo le polemiche scatenate a seguito del tour in Nuova Zelanda del duca e della duchessa di Cambridge, William e Kate la scorsa settimana, quando sono stati criticati per aver messo sul sedile il piccolo principe Gorge di appena otto mesi. In Gran Bretagna la Royal Society per la prevenzione degli incidenti (Royal Society for the Prevention of Accidents, RoSPA) ha aggiornato il suo sito web che è ora disponibile per smartphone al fine di consentire ai genitori di poter accedere istantaneamente alle informazioni sulla sicurezza se il seggiolino auto li preoccupa mentre si è in movimento. Il sito sta ricevendo 4.500 visite al giorno. Kevin Clinton, responsabile della sicurezza stradale di RoSPA, ha detto: "l'importanza di inserire correttamente un seggiolino non può essere sottovalutata. Bisogna assicurarsi che sia compatibile con l'auto e ricordarsi di cercare l'aiuto di esperti sul raccordo. Incoraggiamo i genitori a controllare che il seggiolino sia montato correttamente prima di ogni viaggio, specialmente se si prende regolarmente la macchina". Egli ha esortato il pubblico a "evitare l'acquisto di seggiolini auto d'occasione che potrebbero non rispettare più gli standard attuali, le istruzioni di montaggio possono essere mancanti e non si può essere sicuri della loro storia, tipo che sono stati coinvolti in un incidente". Una ricerca da parte degli operatori di sicurezza stradale, infatti, dimostra un aumento del 13 % montaggio o utilizzo dei seggiolini tra il 2010 e il 2013. Le cifre, basate su più di 10.000 controlli effettuati in Inghilterra, Scozia e Galles, mostrano un aumento dell’equipaggiamento non sicuro dal 47 % nel 2010 al 60 % nel 2013. La colpa sarebbe rinvenibile nella scarsa assistenza in negozio da parte di alcuni rivenditori, gli acquisti online, e quelli d'occasione, ma noi dello “Sportello dei Diritti” aggiungiamo anche nella scarsa attenzione dei genitori e dei responsabili dei minori. Nel 2012, in Italia le cifre ufficiali (ISTAT) dimostrano che 51 bambini sotto i 14 anni hanno perso la vita a causa di un incidente stradale, 12.023 sono rimasti feriti. Di questi la gran parte, 40, sono morti e 9864 sono rimasti feriti mentre si trovavano in un auto. In Italia, è bene ricordare, il trasporto dei bambini sui veicoli è regolato dall'art. 172 del Codice della Strada. L'articolo prevede che i passeggeri di altezza inferiore a 1,50 m siano agganciati a un sistema di ritenuta omologato, adatto al loro peso e alla loro statura di tipo omologato secondo le normative stabilite dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, conformemente ai regolamenti della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite o alle equivalenti direttive comunitarie. La normativa europea individua in tal senso 5 gruppi di dispositivi: Gruppo 0 (navicella): per bambini da 0 a 10 kg (da 0 a 9 mesi circa) Lettini che permettono al neonato di viaggiare sdraiato. Gruppo 0 + (ovetto): per bambini da 0 a 13 kg (da 0 a 15 mesi circa) Lettini analoghi ai precedenti con una maggior protezione alla testa e alle gambe. Gruppo 1: per bambini da 9 a 18 kg (da 9 mesi fino 4-5 anni circa) Dispositivi che devono essere fissati all'auto attraverso la cintura di sicurezza. La cintura va fatta passare all'interno della struttura del seggiolino e deve essere ben tesa in maniera da impedire qualsiasi spostamento. Gruppo 2: per bambini da 15 a 25 kg (da 4 a 6 anni circa) Cuscini dotati di braccioli e talvolta di un piccolo schienale. Servono a sollevare il bambino in maniera da poter usare, con l'aggiunta di un dispositivo di aggancio, le cinture di sicurezza dell'auto che in questo modo passano nei punti corretti (sopra il bacino e sopra la spalla, invece che sopra il petto e il collo). Gruppo 3: per bambini da 22 a 36 kg (da 6 fino 12 anni circa) Anche in questo caso si tratta di un seggiolino di rialzo, senza braccioli, che serve per aumentare l'altezza del bambino, affinché si possano usare le cinture di sicurezza. Al di là delle prescrizione di legge tuttavia, sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, in Italia come in Europa non esistono regole ferree sul montaggio del seggiolino o sulle informazioni fornite dai dettaglianti. Una ragione in più per evidenziare che è importante che ciascun genitore o responsabile del minore a bordo del veicolo debba prestare la massima attenzione possibile nel montaggio e nell’utilizzo di tali imprescindibili dispositivi che possono davvero salvare la vita ai nostri piccoli.