lunedì 31 luglio 2017

Insidie stradali a Lecce. Un’altra segnalazione da San Cataldo: la curva pericolosa su via Andrea Doria

Insidie stradali a Lecce. Un’altra segnalazione da San Cataldo: la curva pericolosa su via Andrea Doria nei pressi dello stabilimento “Pevero Beach” senza segnaletica e con le auto in sosta ad occupare ampie porzioni della carreggiata. Si ripristinino i segnali e si intensifichino i controlli della Polizia Municipale La città si è svegliata: è questo il segnale che giunge allo “Sportello dei Diritti”, dopo il cambio di guardia nel governo cittadino. A dimostrarlo le continue segnalazioni alla mail dedicata segnalazioni@sportellodeidiritti.org da parte di cittadini leccesi per portare all’attenzione della nuova amministrazione problemi che non erano stati mai risolti dalla precedente. Piccole e grandi questioni che, come abbiamo più volte detto, sono una non voluta eredità dei governi precedenti che sovente, non hanno dimostrato di saper affrontare neanche il quotidiano. Al di là della situazione complessiva della città e al degrado di periferie, ampi tratti di centro storico e marine leccesi, ci sono problematiche che possono essere risolte con un minimo sforzo e che pertanto ci pare opportuno portare all’attenzione del sindaco e della nuova giunta. Anche in questa occasione è San Cataldo a tornare alla ribalta, ove un cittadino nel sottolineare l'assenza di forze dell'ordine e in particolare di vigili urbani, ha rilevato la situazione di pericolo che si viene oggettivamente a creare lungo via Andrea Doria, ove da sempre si verifica il cosiddetto “parcheggio selvaggio”, nonostante i divieti, una volta presenti su entrambi i lati. La sosta in queste modalità, stante la presenza della curva in prossimità dello stabilimento balneare "Pevero Beach" e delle ridotte dimensioni della carreggiata, determina una situazione di estremo pericolo in conseguenza dell’assenza di visibilità in prossimità del tratto curvilineo per gli autoveicoli che provengono da entrambi i sensi di marcia. Numerosi sono gli incidenti che si sono verificati o che sono stati miracolosamente evitati. Addirittura, ci segnala l’attento cittadino, «da qualche giorno è stato divelto il segnale di divieto di sosta sul lato destro della carreggiata, direzione mare. Le rare pattuglie della polizia locale a cui il problema è stato segnalato, non hanno ritenuto di dover intervenire, nemmeno elevando multe alle macchine in sosta vietata». Ancora una volta, quindi, al di là dei futuri progetti di rilancio delle marine del capoluogo, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, occorrono nell’immediato piccoli interventi mirati, come quello di ripristino della segnaletica e di controllo del traffico in particolar modo nei weekend, quando a San Cataldo si riversa una moltitudine di leccesi e con l’intensificazione del numero dei veicoli, aumentano i rischi per la circolazione stradale che possono essere evitati dalle semplici accortezze richieste anche dagli stessi cittadini.

Svizzera: Migros richiama i dadini di prosciutto di spalla anteriore. Allerta anche per i frontalieri italiani

Svizzera: Migros richiama i dadini di prosciutto di spalla anteriore. Allerta anche per i frontalieri italiani Nel corso di un controllo interno Migros di routine è stata rilevata la presenza di listeria nei dadini di prosciutto cotto. Non si possono escludere del tutto eventuali rischi per la salute. Per ragioni di sicurezza la Migros dispone preventivamente il richiamo di due articoli. Il richiamo riguarda i seguenti articoli con data di scadenza precedente o equivalente alla data 7.8.2017. Dadini di prosciutto di spalla M-Budget, 2 x 90 g (180 g), 2315.001.896.02, fr. 3.75 / CH Dadini di prosciutto anteriore TerraSuisse, 2 x 65 g (130 g), 2315.001.896.10, fr. 3.20 / CH La Migros invita i suoi clienti a non consumare più i dadini di prosciutto summenzionati. La listeria può avere ripercussioni sulla salute. In alcuni casi, il consumo di dadini di prosciutto contaminati può scatenare sintomi analoghi a quelli dell’influenza (febbre, emicrania, nausea). Si consiglia alle donne incinte e alle persone affette da un’immunodeficienza di rivolgersi a un medico qualora si presentassero tali sintomi. Se i dadini sono stati cotti o cucinati al forno prima del consumo, non sussistono problemi, dato che eventuali batteri della listeriosi presenti nell’alimento vengono uccisi dal calore della cottura. Dato il rischio grave che si corre in seguito alla contaminazione del batterio particolarmente patogeno, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, raccomanda anche ai numerosi frontalieri italiani, massima allerta. I clienti possono riportare entrambi i prodotti indicati qui sopra presso le filiali Migros: riceveranno il rimborso del prezzo di vendita.

Dolcificanti: artificiali o naturali, farebbero comunque ingrassare.

Dolcificanti: artificiali o naturali, farebbero comunque ingrassare. Secondo una nuova ricerca, il consumo a lungo termine di sostituti dello zucchero, come l’aspartame o la stevia, porta ad un’inevitabile aumento di peso con conseguenze sulla salute Non basta evitare lo zucchero “bianco”, ritenuto da molti esperti di salute e nutrizione come uno dei più grandi “killer” del secolo, e sostituirlo con dolcificanti di varia specie per mantenere un elevato livello di benessere personale. Ciò era un fatto già noto per alcune ricerche ma, un’equipe di scienziati della University of Manitoba, George e Fay Yee Centre for Healthcare Innovation, avrebbe trovato conferma nel fatto che anche le alternative allo zucchero, tra tutti i dolcificanti artificiali come l’aspartame e la saccarina, ma anche la stevia, dolcificante naturale, a lungo andare contribuirebbero all’aumento di peso. A sua volta, questo problema è associato allo sviluppo di una varietà di malattie, tra cui diabete, obesità, ipertensione e problemi di natura cardiovascolare. I ricercatori hanno rielaborato i dati di 37 studi precedenti che in complesso avevano visto coinvolti oltre 400.000 individui in un arco temporale di 10 anni. «Nonostante milioni di persone consumino regolarmente dolcificanti artificiali, relativamente pochi sono stati coinvolti negli studi che riguardano questi prodotti», ha dichiarato l’autore della ricerca, dottor Ryan Zarychanski. «Abbiamo scoperto una discrepanza tra quelli che dovrebbero essere i benefici di questi dolcificanti artificiali e la gestione del peso dei pazienti». Dalla ricerca - pubblicata per intero ella rivista scientifica Canadian Medical Association Journal - emergono anche altri fattori importanti, tra cui una netta carenza di sostanze nutritive nei dolcificanti e il loro impatto negativo sul metabolismo e sul microbiota umano, ovvero l’insieme di batteri presenti nell’intestino. «Facciamo attenzione agli effetti a lungo termine dei dolcificanti artificiali, almeno finché non verranno effettuati studi più approfonditi», ha aggiunto la collega di Zarychanski, dottoressa Meghan Azad. Come sovente accade con le ricerche che riguardano la salute e il consumo alimentare che riteniamo meritevoli di diffusione, è evidente - rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che sono sempre gli eccessi a comportare problematiche sul nostro organismo. Ciò vale principalmente quando si cerca di sostituire alimenti con surrogati o sostituti che si ritiene non comportino alcun problema indipendentemente dalla quantità assunta ma, come rivelano gli studi, l’abuso e gli effetti a lungo termine sono, nella generalità dei casi, dannosi.

Pigmenti per tatuaggi ritirati dal mercato per rischio chimico.

Pigmenti per tatuaggi ritirati dal mercato per rischio chimico. Avviso di sicurezza grave dal Ministero della salute considerata l’azione cancerogena delle sostanze riscontrate Il sito del Ministero della Salute segnala ai consumatori, il ritiro dal mercato ed il divieto di commercializzazione di alcuni prodotti per tatuaggi, provenienti dagli Stati Uniti, del Gruppo American Eternal Ink Brigton 7987 Lochlin DR Michigan USA e Intenze Products Inc. 215 NJ-17, Rochelle Park, NJ 07662, Stati Uniti. Negli articoli di seguito riportati, è stata infatti riscontrata la presenza di ammine aromatiche cancerogene come la ANISIDINA, Idrocarburi Policiclici Aromatici e/o BEnzo(a)Pirene le quali non dovrebbero essere presenti ai sensi Direttiva 2001/95/CE, in Italia D.lgs 206/2005 detto “Codice del Consumo”, della Risoluzione Europea 2008 Res AP (2008)1. Si tratta dei prodotti: Deep Red – pigmento rosso (boccetta da 30 ml) numero lotto 060315 e lotto 040616; Dark Tone - pigmento nero (Boccetta da 29,6 ml). Il monitoraggio è stato svolto da ARPA Piemonte con prelievo eseguito dal servizio di Igiene e Sanità pubblica SISP ASL NO presso RONCO TATTOO, Corso della Vittoria, 23/6 Novara (NO), presso TITATOO, via S.Giovanni Bosco, 9/B Asti (AT) ed ulteriore prelievo eseguito dal servizio ASL BI presso SARASASKA TATUAGGI E PIERCING, via MILANO, 25 Biella (BI). Il rischio (chimico/ cancerogeno) pertanto è grave, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, trattandosi di sostanze cancerogene iniettate sotto pelle, connesso alle ammine riscontrate. L’avviso di richiamo dei lotti, è stato pubblicato sul nuovo portale dedicato agli allarmi consumatori e reazioni a notifiche non alimentari pericolosi del Ministero della salute nella sezione "Avvisi di sicurezza".

Esselunga ritira la mozzarella di bufala campana: data di scadenza sbagliata

Esselunga ritira la mozzarella di bufala campana: data di scadenza sbagliata. L'azienda ha comunicato il ritiro tramite il proprio sito perché sull'etichetta è riportata una errata data di scadenza La catena di supermercati Esselunga ha richiamato un lotto di mozzarella di bufala campana prodotto dall'azienda casertana La Marchesa Soc. Coop. Agricola perché sull'etichetta è riportata una data di scadenza errata. Si tratta della mozzarella di bufala campana a treccia confezione da 250 grammi della marca La Marchesa Soc. Coop. Agricola. Il lotto ritirato è esclusivamente il numero L17 198 con data di scadenza 07/08/2017. Il richiamo è dovuto proprio all’errata data di scadenza impressa sulle confezioni: 07/08/2018 anziché 07/08/2017. L'allerta è stata lanciata sul sito dei market di Esselunga. Pertanto Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”,consiglia a tutti coloro che avessero acquistato il prodotto di riportarlo nel punto vendita di acquisto e non consumarlo successivamente al 7 agosto 2017. Per eventuali informazioni o dubbi contattare l’azienda con sede dello stabilimento in via Appia km 11+800 Teverola (CE).

domenica 30 luglio 2017

Insidie stradali a Lecce. San Cataldo ed il pericoloso cordolo spartitraffico di via Vespucci. Va rimosso o adeguato

Insidie stradali a Lecce. San Cataldo ed il pericoloso cordolo spartitraffico di via Vespucci. Va rimosso o adeguato Anche in data odierna giunge allo “Sportello dei Diritti”, una segnalazione da parte di cittadini leccesi per portare all’attenzione della nuova amministrazione problematiche che costituiscono, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, una non voluta eredità dei governi precedenti e che possono essere senz’altro risolte pressoché immediatamente con provvedimenti di non particolare complessità. Questa volta ad una delle mail dedicate segnalazioni@sportellodeidiritti.org, sono pervenute le fotografie di un’altra pericolosa insidia stradale frutto senz’altro di un errore di progettazione o di valutazione in sede di esecuzione dell’opera, che riguarda il cordolo-spartitraffico posto a divisione delle due direzioni di marcia della carreggiata di via Vespucci a San Cataldo, in particolare nel tratto nei pressi del complesso dell’ex Hotel Bellavista e l’ex Centro Diurno. Sulla piccola porzione di blocchi tufacei bianchi, alti oltre 20 centimetri e con i lati non smussati sono, infatti, ben visibili numerosi segni di pneumatici, perché non solo mancano di adeguata segnalazione visiva, ma sono anche oggettivamente rischiosi, anche per l’incolumità dei tanti motociclisti che vi transitano, per il restringimento repentino della carreggiata e per il successivo andamento curvilineo. Quindi, al di là dei futuri progetti di rilancio delle marine del capoluogo, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, occorrono nell’immediato piccoli interventi mirati, come quello di necessaria rimozione o adeguamento con una barriera meno pericolosa, del cordolo-spartitraffico in questione che ha creato e continuerà a provocare problemi per la sicurezza stradale di chi percorre l’importante arteria che costeggia il mare della frazione leccese.

A 10 anni muore soffocata uccisa da un boccone di carne.

A 10 anni muore soffocata uccisa da un boccone di carne. Inutili i soccorsi dei sanitari del pronto intervento che hanno tentato di rianimarla È stato un boccone di carne a mettere fine alla breve esistenza di una bambina di dieci anni. La tragedia si è consumata nella sua casa di Melissano, in Salento, dopo aver ingerito, a quanto si apprende, un pezzo di carne. I genitori se ne sono accorti e hanno cercato inutilmente di aiutarla, ma la bambina ha iniziato a mostrare chiari segni di ipossia e hanno chiamato il 118. Il boccone le sarebbe andato di traverso, ostruendole le vie respiratorie. Inutili i soccorsi dei sanitari del pronto intervento che hanno tentato di rianimarla. Il pm di turno del Tribunale di Lecce non ha ritenuto di disporre l'autopsia. Un fatto, questo, che riporta alla memoria quanto successo a marzo di quest'anno quando, fu un 58enne di Maglie a morire in circostanze simili. In questi casi, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è completamente inutile attendere l’arrivo dell’ambulanza. Se un boccone va di traverso, o si eseguono immediatamente le manovre di salvataggio suggerite da medici e pediatri o il bambino muore. Fra i bambini da zero a quattro anni il soffocamento è la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. La `classifica´ dei cibi più pericolosi vede al primo posto le amate caramelle, seguite da pezzetti di carne, chicchi d’uva e noci; in pole position fra gli oggetti rischiosi le monete e i palloncini sgonfi. Purtroppo, oggi nel nostro Paese pochissimi genitori conoscono le manovre salvavita.

sabato 29 luglio 2017

Listeria in prosciutto italiano ritirato dal mercato europeo. RASFF lancia l'allerta alimentare

Listeria in prosciutto italiano ritirato dal mercato europeo. RASFF lancia l'allerta alimentare Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato, Germania e Italia hanno attivato il Sistema rapido di allerta europeo (Rasff n° 2017.1120 del 28.07.17) avvisando le autorità sanitarie dei diversi Paesi europei circa la presenza di Listeria monocytogenes in prosciutto prodotto in Italia e commercializzato anche all'estero. Attualmente le informazioni sulla distribuzione non sono ancora disponibili. Il motivo del ritiro è una contaminazione da Listeria monocytogenes, un batterio che può dare origine a disturbi gastrointestinali e in alcuni soggetti a rischio può sfociare in malattie sistemiche più gravi come la meningite. Si ricorda che la listeriosi fa parte del gruppo di malattie definibili come tossinfezioni alimentari e prende il nome dall’agente patogeno che la causa, il batterio Listeria monocytogenes. La listeriosi è particolarmente pericolosa per le persone immunodepresse, malati di cancro, diabete, Aids, persone anziane, neonati e donne in gravidanza. La listeriosi può assumere due forme: diarroica, più tipica delle tossinfezioni alimentari, che si manifesta nel giro di poche ore dall’ingestione; invasiva o sistemica, che attraverso i tessuti intestinali e il flusso sanguigno si diffonde sviluppando forme più acute di sepsi, encefaliti e meningiti. In questo caso, tra l’ingestione del cibo a rischio e la manifestazione dei sintomi possono passare anche periodi di tempo piuttosto consistenti, talvolta fino a 90 giorni. Dato il rischio grave che si corre in seguito alla contaminazione del batterio particolarmente patogeno, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, raccomanda massima allerta, in attesa che il Ministero della salute comunichi sul suo sito web, nella sezione "Avvisi di sicurezza" i lotti, il produttore ed il nome del prosciutto interessato dal richiamo dal mercato europeo e non solo.

Studio danese: consumo di alcol può ridurre il rischio di diabete.

Studio danese: consumo di alcol può ridurre il rischio di diabete. Ovviamente con moderazione. Meglio il vino che il gin. Sette bicchieri del nettare degli dei a settimana ridurrebbero del 25/30 % le possibilità di ammalarsi di diabete Buone notizie per i fan di Bacco: il consumo regolare e morigerato di talune bevande alcoliche sarebbe in grado di ridurre il rischio di sviluppare il diabete del 30 %. E’ l’esito di uno studio pubblicato sull’ultimo numero della rivista "Diabétologia", che ha preso in esame le abitudini di 70.551 danesi per un periodo di ben cinque anni. I risultati della ricerca, però, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, non devono essere fraintesi e presi come un invito a bere. Anzi. I ricercatori hanno, infatti, affermato che solo l’”uso regolare e moderato” per tre o quattro sere e per non più di sette bicchieri in tutto alla settimana, può portare a questo tipo di beneficio, tanto da comportare un abbassamento del rischio di diabete negli uomini del 27% e nelle donne del 32%. Ma gli studiosi sostengono anche che solo il vino è raccomandato, mentre il gin influirebbe negativamente sul rischio di diabete. Quindi, sorbire un pò di vino è considerato particolarmente utile. Questo fenomeno, nelle ipotesi dei ricercatori, sarebbe dovuto ai composti chimici contenuti che influenzerebbero positivamente i livelli di glicemia. Secondo gli studiosi, chi beve sette bicchieri di vino a settimana, ridurrebbe il rischio di diabete del 25-30 % rispetto alle persone che bevono meno di un bicchiere. Questo vale per entrambi i sessi. Per la birra è diverso: mentre gli uomini che hanno bevuto da uno a sei bicchieri di birra a settimana potrebbero ridurre il rischio del 21 %, nelle donne non ha avuto alcun effetto rilevante sul rischio di diabete.

Manutenzione stradale a Lecce. Viale Marche: potato l’albero da mesi e rimane una pericolosa insidia – piazzola

Manutenzione stradale a Lecce. Viale Marche: potato l’albero da mesi e rimane una pericolosa insidia – piazzola Arriva ancora una segnalazione dei cittadini leccesi. Questa volta giungono ad una delle mail dedicate segnalazioni@sportellodeidiritti.org, le fotografie di una pericolosa insidia stradale che da mesi sta causando non pochi problemi ad automobilisti e pedoni che parcheggiano in viale Marche, più precisamente nella porzione di carreggiata dedicata alla sosta di fronte all’ufficio postale. Dopo che è caduto uno dei pini, del quale è stato tagliato sin fino alle radici il tronco è, infatti, possibile osservare la permanenza di una piccola piazzola costituente evidente pericolo per la circolazione stradale. I residenti e gli esercenti della zona avrebbero più volte segnalato la problematica alla precedente amministrazione senza che a ciò sia seguito, come sovente, alcun riscontro, mentre sono continuati danni alle autovetture ed anche qualche caduta di chi parcheggiava e aprendo lo sportello non si avvedeva della sporgenza. Nell’ottica, quindi, di quel cambiamento auspicato anche nell’ordinario con l’avvicendamento del nuovo governo cittadino, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, invita gli uffici preposti a farsi carico della segnalazione e a provvedere immediatamente alla rimozione dell’insidiosa micro piazzola tenuto conto però che viale Marche, che resta uno dei viali più trafficati del capoluogo, merita interventi mirati di miglioramento urbanistico che dovranno senz’altro essere affrontati per renderlo più sicuro e garantire più adeguati spazi di sosta temporanea e l’effettiva fruibilità delle piste ciclabili.

venerdì 28 luglio 2017

Pepsi richiama e ritira dagli scaffali 3,4 milioni di bottiglie: plastica all'interno

Pepsi richiama e ritira dagli scaffali 3,4 milioni di bottiglie: plastica all'interno. Suntory Beverage & Food ritira bottiglie di Pepsi dopo che, in seguito a dei controlli, sono state rinvenute tracce di plastica all’interno della bevanda. Ancora un altro sensazionale richiamo nella vendita al dettaglio! Suntory Beverage & Food ha annunciato sul sito ufficiale della società un richiamo volontario di 3,4 milioni di prodotti. La società ha spiegato che all'interno di alcune bottiglie di Pepsi e di altre bevande, erano presenti corpi estranei di plastica. I prodotti soggetti al richiamo hanno la data indicata sulla bottiglia come termine minimo di conservazione compresa fra il 27 settembre 2017 e il 22 gennaio 2018. È possibile controllare il fondo delle bottiglie. Inoltre, tutti queste bevande sono state prodotte nello stabilimento di Hanyu a Saitama. I prodotti che subiranno richiamo sono elencati di seguito: Pepsi Strong 5.0GV 490ml, Pepsi Strong 5.0GV 420ml, Pepsi Strong 5.0GV (Zero) 490ml, Pepsi Special 490ml, Pepsi Special 490ml 5+1 pack, Pepsi Cola 500ml e POP Melon Soda 430ml. Il consumo può portare a lesioni anche se sino ad oggi non sono stati segnalati casi. Il richiamo si ritiene che sia stato attivato dopo ci si è accorti che le bottiglie interessate presentavano corpi estranei di platica. Quando si versa potrebbero le parti in plastica essere travasate nel bicchiere. In riferimento alla notizie provenienti dal colosso giapponese di produzione e distribuzione di bevande, comunica Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, sino ad oggi il Ministero della Salute non ha precisato se i prodotti in questione siano esclusi dalla commercializzazione sul mercato italiano. È la stessa Suntory che non rassicura i consumatori nostrani specificando con una nota che il richiamo del prodotto non coinvolge in alcun modo l’Italia.

Immobile allagato per le piogge anche se eccezionali? Il Comune deve risarcire i danni perché non fa la manutenzione alle fogne

Immobile allagato per le piogge anche se eccezionali? Il Comune deve risarcire i danni perché non fa la manutenzione alle fogne. Per la Cassazione l’ente è esonerato dai danni della “bomba d’acqua” solo se dimostra la condotta diligente, che sussiste quando la rete fognaria è sufficiente e le caditoie non intasate. Essenziale la carenza di pulizia delle strade che ha determinato l’allagamento e i danni al garage Le piogge dall’intensità sempre più eccezionale e le bomba d’acqua che si verificano con sempre maggiore frequenza in ogni parte del Paese, non esonerano gli enti locali dalle loro responsabilità. Anzi, per la Cassazione con l’ordinanza 18856/17, pubblicata in data odierna 28 luglio, il comune deve risarcire i danni al garage allagato dopo il nubifragio che si è abbattuto sulla città se non dimostra di aver garantito la manutenzione delle fogne. Se, infatti, la rete di condutture risulta insufficiente, e caditoie e griglie si rivelano intasate, l’amministrazione locale non può dire di aver tenuto una condotta diligente e dunque invocare il “caso fortuito” per essere esonerato dalla responsabilità da cose in custodia espressamente prevista dall’articolo 2051 del codice civile. Nella fattispecie i giudici della sesta sezione civile della Suprema Corte rigettano il ricorso dell’ente che deve, quindi, pagare tutti i danni subiti dall’autorimessa, usata anche come deposito, dopo che per via del temporale i locali sono stati allagati da acqua mista a fango, alta fino a un metro e mezzo, e liberata solo il giorno dopo dai vigili del fuoco. E i danni riguardano muri e mobili. L’articolo 14 del Codice della strada parla chiaro: il Comune che è proprietario delle infrastrutture come le strade è tenuto alla pulizia. E l’obbligo di custodia vale anche sulle fogne. Anche se ha natura eccezionale la precipitazione atmosferica che ha colpito quel giorno la zona, ciò non è sufficiente per esonerare dalla responsabilità l’ente locale che si trova in colpa. Nella specie la Ctu condotta nel giudizio di merito conferma che le «conseguenze dannose» del nubifragio «sono state amplificate» da una «serie di concause», tutte riconducibili soprattutto al Comune. Che è intervenuto sull’assetto del territorio con opere che hanno modificato quote e pendenze oltre che ridotto la vegetazione: sotto accusa è uno svincolo stradale con sottopasso; il resto l’hanno fatto Ferrovie e privati. Vero è che se la manutenzione delle fogne fosse stata adeguata il danno non si sarebbe verificato o avrebbe avuto consistenza minore e così il comune non riesce ad ottenere neanche una riduzione pro quota della responsabilità. Insomma, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, la giurisprudenza di legittimità non smentisce la bontà della convinzione della nostra associazione in materia di responsabilità degli enti proprietari delle strade che continueremo a rappresentare nelle numerose azioni a tutela di cittadini e imprese su tutto il territorio nazionale.

Crema per la pelle dei neonati ritirata in tutta Europa: “È tossica”. Allerta rapida europea da RAPEX

Crema per la pelle dei neonati ritirata in tutta Europa: “È tossica”. Allerta rapida europea da RAPEX Contiene propilparabene oltre i limiti, sostanza chimica nociva che può causare dei danni al sistema endocrino. E a richiamare l'attenzione sul pericolo è l'allerta di "rischio grave" che è stata lanciata oggi, 28 luglio, dal Rapex, un sistema comunitario di allerta rapido per i prodotti pericolosi della Commissione Europea, con tanto di pubblicazione di una black list di cosmetici contaminati, su segnalazione del Ministero della Salute dell'Irlanda. Il servizio di allerta europeo RAPEX sul suo sito, ha pertanto disposto il ritiro di un prodotto di marca Cotton Tree, prodotto in India, destinato ad essere usato nella zona pannolino dei neonati, perché non conforme al Regolamento (CE) n. 1223/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009, sui prodotti cosmetici. La preoccupazione deriva dal rilevare la sostanza nel prodotto nei livelli analizzati oltre i limiti: questo elemento infatti è stato registrato in quantità che potrebbe avere ripercussioni sulla salute. Le autorità sanitarie europee hanno così allertato gli altri Paesi e il consiglio è di non utilizzare il cosmetico poichè potrebbe causare problemi alla salute. Sembra infatti che queste sostanze penetrino attraverso la pelle ed esplichino una debole attività estrogeno-mimetica che potrebbe essere causa di un aumento dell’espressione genica di fattori tumorali. Il prodotto è stato ritirato dalle vendite a scopo preventivo, poichè non è conforme al regolamento per i prodotti cosmetici. Il Propylparabene i parabeni in generale, osserva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, anche se presenti in molte piante e insetti ed è prodotto artificialmente per essere impiegato come conservante per alimenti, farmaci e prodotti cosmetici (ad esempio: creme, lozioni, shampoo e bagno schiuma), vengono utilizzati nelle formulazioni cosmetiche come conservanti antifungini per aumentare la shelf life del prodotto. Normalmente, l’utilizzo in combinazione di due o più parabeni potenzia l’azione antimicrobica grazie ad un effetto sinergico. Il propilparabene può essere inserito nella fase acquosa di una formulazione a caldo. In commercio si trovano spesso in miscela con fenossietanolo, per aumentare lo spettro d’azione e per favorirne la solubilizzazione in ambiente acquoso. I parabeni sono incompatibili con tensioattivi anionici, non ionici e proteine. I parabeni svolgono la loro azione in un range di pH compreso tra 3 e 6,5. Nonostante una lunga storia di utilizzo ritenuto sicuro, recentemente l’uso dei parabeni è stato messo in relazione con l’insorgenza di tumori al seno. Questa possibile relazione non è stata tuttavia ancora provata. I parabeni sono ammessi nei prodotti cosmetici con un limite massimo di 0.4% per un singolo estere e di 0,8% per le miscele.

Ambiente. Il Mediterraneo continua a sorprendere: turisti leccesi filmano esemplare di foca monaca nella acque ioniche della baia di Lefkas in Grecia

Ambiente. Il Mediterraneo continua a sorprendere: turisti leccesi filmano esemplare di foca monaca nella acque ioniche della baia di Lefkas in Grecia Il Mediterraneo è un mare che continua a sorprendere, perché se tanti studiosi sono sconfortati dalla scomparsa di specie endemiche e si battono per la salvare quelle rimaste, è tuttavia imprescindibile il sentimento di chi nutre ancora speranza nella possibilità di un’inversione di tendenza nella salvaguardia dell’ambiente e quindi della flora e della fauna tipiche del Mare Nostrum, specie quando si ripetono avvistamenti come quello di tante tartarughe del tipo caretta caretta che si stanno moltiplicando negli ultimi anni, ma soprattutto di quelli ancor più rari delle foche monache. Ed è per questo che per lo “Sportello dei Diritti”, ogni immagine o ripresa video di questi incredibili mammiferi marini che una volta popolavano tutte le sponde del Mediterraneo, diventa di straordinaria importanza per invogliare le autorità europee e nazionali a rilanciare la salvaguardia delle coste e della qualità delle acque che tornano ad essere dei veri e propri santuari della biodiversità anche laddove si era persa ogni speranza. A tal proposito, proprio in data odierna, alcuni turisti leccesi ci hanno postato il video di uno stupendo esemplare di foca monaca che giocava incurante della loro presenza, nella Baia di Lefkas, nel vicino Ionio greco e che in esclusiva postiamo sul sito dello “Sportello dei Diritti”. Un avvistamento che si va ad aggiungere a quello assolutamente straordinario del giugno scorso nelle acque di Tricase nel Salento alla confluenza di Adriatico e Ionio e che conferma una possibile ripresa della specie, tra le più minacciate dal rischio estinzione. Basti ricordare che del pinnipede, secondo una stima dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura sopravvive una popolazione di appena 600-700 esemplari: circa 200 concentrati nell'Egeo e nel Mediterraneo sudorientale, 20-30 nel Mar Ionio, 10-20 nel Mare Adriatico, una decina nel Mediterraneo centrale, dai 10 ai 20 nel Mediterraneo occidentale e meno di 300 in Atlantico. La Società Zoologica di Londra, in base a criteri di unicità evolutiva e di esiguità della popolazione, considera la Monachus monachus (questo il nome scientifico) una delle 100 specie di mammiferi a maggiore rischio di estinzione. Questi dati e i recenti avvistamenti, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, c’inducono a rilanciare un appello alle istituzioni europee e nazionali affinché sia data priorità assoluta alla tutela dei nostri mari che è fonte di ricchezze d’inestimabile valore non solo naturalistico, ma anche per la possibilità di creare un indotto del turismo sostenibile capace di rilanciare le economie di aree depresse come quelle ricomprese fra Grecia, Albania e Meridione d’Italia proprio nelle ampie zone dove queste specie potrebbero riprendere a proliferare. È evidente, quindi, che una svolta di questo tipo di vero e proprio “sviluppo sostenibile” nelle politiche economiche è del tutto incompatibile con opere dal forte potere impattante sul territorio e sul mare come i megagasdotti, tra tutti quello del consorzio TAP per il quale si dovrebbe riaprire una seria e approfondita discussione per fermarne la realizzazione anche alla luce di questi eccezionali avvistamenti.

giovedì 27 luglio 2017

Dieselgate, la Germania richiama 22’000 Porsche Cayenne.

Dieselgate, la Germania richiama 22’000 Porsche Cayenne. La casa automobilistica ha dichiarato di assumersi «piena responsabilità» e promesso di collaborare pienamente con le autorità Il governo tedesco ha ordinato il richiamo di 22.000 Porsche Cayenne distribuite in Europa, di cui 7.500 in Germania, dopo aver rilevato che con ogni probabilità il motore tre litri installato ha un 'defeat device', un software in grado di manomettere e falsificare le emissioni. Lo ha detto il ministro dei Trasporti Alexander Dobrindt, mentre la casa automobilistica ha dichiarato di assumersi "piena responsabilità" e promesso di collaborare pienamente con le autorità. Dobrindt ha spiegato che i veicoli inquisiti sono "ancora in produzione" e che per questo verrà proibita l'immatricolazione di quelli pronti ad andare sul mercato. Si tratta dell'ultima puntata del 'Dieselgate', lo scandalo delle emissioni partito da Volkswagen e che si sta allargando ad altre case tedesche. L'operazione, evidenzia Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, arriva a poche ore di distanza dalla decisione di Volswagen di richiamare volontariamente più di 4 milioni di vetture per apportare dei cambi ai motori diesel.

Rischia il carcere chi uccide il cane di piccola taglia anche se viene aggredito.

Rischia il carcere chi uccide il cane di piccola taglia anche se viene aggredito. Per la Cassazione va esclusa la legittima difesa per le piccole dimensioni e la scarsa aggressività dell’animale Quante crudeltà avvengono ancora sugli animali e quante volte si uccidono povere bestiole per motivi assolutamente futili, omettendo di ricordarsi che non solo si compie un gesto moralmente deplorevole, ma che pure si possono rischiare dure sanzioni, anche penali. Su tutte quelle stabilite dall’articolo 544 bis, che è stato inserito dalla l. 20 luglio 2004, n. 189, avendo statuito una pena variabile da un minimo di quattro mesi a due anni di reclusione per chi uccide un animale per crudeltà o senza necessità. Tuttavia, la stessa legge ha previsto una serie di ipotesi in cui sussiste per presunzione la necessità sociale di uccidere. Si tratta della caccia, pesca, allevamento, trasporto, macellazione, sperimentazione scientifica, giardini zoologici, etc. (art. 19ter disp. att.). La norma è stata introdotta al fine di apprestare una tutela più incisiva per quanto riguarda gli animali, che però non ricevono direttamente tale copertura legislativa, rimanendo dunque ferma la tradizionale impostazione che nega un certo grado di soggettività anche agli animali. Di conseguenza con la norma in questione risulta garantito il rispetto del sentimento per gli animali, inteso come sentimento di pietà. In tale ottica, con una sentenza, la n. 37426/17 pubblicata in data odierna, la Corte di Cassazione penale ha ricordato che non si può uccidere un cane di piccola taglia giustificando l’accaduto con un’aggressione da parte dell’animale. In questi casi risulta, infatti, inutile invocare la legittima difesa. Dovrà, quindi, scontare sei mesi di reclusione un pastore che, adducendo di essersi sentito minacciato da due cagnolini, li avrebbe uccisi e gettati in un fiume. L’imputato era stato già stato condannato dal Tribunale di Pisa, con una sentenza che era stata confermata in toto dalla Corte d’Appello di Firenze. Quindi, la Cassazione nel dichiarare inammissibile il ricorso del pastore ha messo la parola fine alla vicenda. In particolare, a inchiodare il reo, le sue stesse dichiarazioni al padrone delle due povere bestiole. Nel corso del giudizio di merito, questi si era difeso sostenendo che gli animali avrebbero potuto spaventare il suo gregge e farle morire per schiacciamento. Nel ricorso aveva dedotto non solo che i giudici di merito avevano ritenuto provato la sua colpevolezza solo sulla base delle dichiarazioni de relato rilasciate alla persona offesa che lo avrebbe, peraltro, coartato psicologicamente ma, inoltre, ha invocato la legittima difesa e la mancata concessione delle attenuanti. Tuttavia, le tesi difensive non hanno persuaso i giudici di legittimità che hanno respinto ogni doglianza dell’imputato. Sul secondo motivo di ricorso, infatti, i giudici di Piazza Cavour hanno ritenuto corretto il ragionamento della Corte d'appello che aveva ritenuto poco credibile la tesi della legittima difesa «laddove si consideri che gli animali uccisi erano di piccola taglia e scarsamente aggressivi, come confermato dai testimoni assunti in dibattimento, non potendo in alcun modo rappresentare un pericolo per un gregge ben protetto dal pastore e dai suoi cani; a ciò si aggiunge, come evidenziato dalla corte d'appello, che una simile ricostruzione non può essere meramente ipotetica in assenza di precise indicazioni in tal senso tempestivamente da fornirsi dall'imputato, che tuttavia mai avrebbe articolato in sede processuale una simile versione. Appare quindi evidente che la censura difensiva in ordine al mancato riconoscimento della legittima difesa appare del tutto priva di pregio, in assenza degli elementi concreti ed oggettivi da cui poter desumere l'esistenza delle relative condizioni». Una sentenza esemplare, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che costituirà un ulteriore deterrente per quanti si ostinano in gesti gravi e crudeli come quelli dell’uccisione “gratuita” di animali, che come associazione, fra le nostre molteplici attività, da anni combattiamo anche nelle aule giudiziarie.

Sicurezza alimentare, il Ministero della salute ritira carne suina Ambrosini: "Rischio chimico"

Sicurezza alimentare, il Ministero della salute ritira carne suina Ambrosini: "Rischio chimico" Arriva dal ministero della Salute l'allarme alimentare sulla carne suina Ambrosini. In un nota dei tecnici ministeriali si comunica il "richiamo immediato, da non consumare dei Lotti di produzione 4717005246-4717000010- 17144005- 1714500002- 471705249- 1705240004- 8717006461- 1714600005 e 0617011370" per la presenza di "antibiotici sulfamidici provenienti dalla carne del fornitore di materia prima". Secondo il ministero c'è un rischio "chimico" che ne ha costretto il ritiro da tutti i rivenditori italiani. Il provvedimento, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, riguarda i tagli anatomici di suino confezionato da 0,304 kg a 583,928 kg prodotti e commercializzati da Ambrosini Carni srl con sede dello stabilimento via San Domenico 62/64 Brusaporto (BG). L’avviso di richiamo dei lotti è stato pubblicato sul nuovo portale dedicato alle allerte alimentari del Ministero della salute nella sezione "Avvisi di sicurezza".

Raccolta rifiuti a Lecce. Si faccia entro le 7 del mattino. Si continua a procedere al ritiro “porta a porta” oltre alle 8 ed anche alle 9

Raccolta rifiuti a Lecce. Si faccia entro le 7 del mattino. Si continua a procedere al ritiro “porta a porta” oltre alle 8 ed anche alle 9. Spettacolo indecoroso segnalato da alcuni cittadini che danneggia l’immagine della città e pone problematiche igienico sanitarie Continua la raccolta delle segnalazioni da parte dello “Sportello dei Diritti”, per portare all’attenzione della nuova amministrazione leccese una serie di problematiche che costituiscono una non voluta eredità dei governi precedenti e che possono essere senz’altro risolte pressoché immediatamente con provvedimenti di non particolare complessità. Questa volta un cittadino ci ha segnalato quanto continua a succedere per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti a Lecce e come al solito le fotografie documentano più di ogni parola, i fatti. Sono le 8.20 del mattino, e gli addetti della Monteco S.r.l., la società appaltatrice del servizio, non sono ancora passati nelle vie del centro storico, lasciando così centinaia di sacchetti alla mercè della vista di chiunque passi in zona, nonostante facciano già capolino i primi turisti che si affacciano sulla parte storica della città, fortunatamente ancora semideserta. Un fatto che accade di sovente, in quanto più volte i sacchetti, molti al di fuori dei bidoncini e quindi in bella vista su strade e marciapiedi, secondo quanto segnalatoci, sarebbero stati raccolti anche intorno alle 9. È evidente, quindi per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che è doveroso un cambio di registro, con la necessità che la raccolta “porta a porta” debba essere completata entro e non oltre le ore 7, per lo spettacolo indecoroso che danneggia l’immagine della città e pone non poche problematiche igienico-sanitarie in ragione dei caldi estivi già alle prime ore del mattino.

Dieselgate: Volkswagen richiamerà 4 milioni di auto diesel. Pronto un programma di aggiornamento per il rinnovo dei software

Dieselgate: Volkswagen richiamerà 4 milioni di auto diesel. Pronto un programma di aggiornamento per il rinnovo dei software Volkswagen offrirà ai propri clienti in Europa e altri mercati un programma di aggiornamento per le automobili con motori diesel Eu5 ed Eu6: un'operazione che interesserà 4 milioni di automobili nel mondo con motori diesel, cui verrà fornito un nuovo software. «Siamo consapevoli della nostra responsabilità nei confronti dell'ambiente e dei posti di lavoro», ha dichiarato l'amministratore delegato della casa automobilistica. Questo "migliorerà ulteriormente le loro emissioni in condizioni di guida reali oltre gli attuali requisiti di legge". Questo il contenuto del colloquio di stamattina tra il presidente della direzione della casa automobilistica, Matthias Müller, e la ministra dell'ambiente Barbara Hendricks (SPD) a Wolfsburg.«Siamo consapevoli della nostra responsabilità nei confronti dell'ambiente e dei posti di lavoro», ha dichiarato l'amministratore delegato. Dopo lo scandalo sulla manipolazione dei dati delle emissioni, VW deve già sostituire e modificare 1,5 milioni di auto. In giorni in cui si parla di scandali sulle emissioni e di accuse di cartello, il gruppo di Wolfsburg ha comunicato stamattina i dati del secondo quadrimestre 2017, che vedono il fatturato del gruppo crescere del 4,7% rispetto allo scorso anno, raggiungendo il 59,7 miliardi. Questa operazione viene fatta in stretta collaborazione con l'Autorità federale per i trasporti tedesca (Kba). Inoltre questo servizio verrà applicato anche ai modelli Audi e Porsche con lo stesso tipo di motori e verrà condotto senza spese aggiuntive per i clienti. L'operazione, evidenzia Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, arriva a qualche giorno di distanza dalla decisione di Mercedes di richiamare volontariamente più di tre milioni di vetture per apportare dei cambi ai motori diesel.

mercoledì 26 luglio 2017

UniCredit vittima degli hacker: violati i dati di 400mila clienti

UniCredit vittima degli hacker: violati i dati di 400mila clienti Massiccio attacco hacker in Italia ai danni di UniCredit. Lo ha comunicato in una nota la stessa banca che ha affermato di aver subito una intrusione informatica con accesso non autorizzato a dati di clienti italiani relativi solo a prestiti personali. Nello specifico, una prima violazione sembra essere avvenuta nei mesi di settembre e ottobre 2016, mentre è stata appena individuata una seconda intrusione avvenuta nei mesi di giugno e luglio 2017. Si ritiene che nei due periodi siano stati violati i dati di circa 400mila clienti in Italia. Questo atto ha provocato l'accesso ad alcuni dati anagrafici e ai codici Iban oltre la copia di un numero limitato di dati personali (nome, cognome, indirizzo postale, e-mail e o telefono). Tale accesso, è avvenuto attraverso un partner commerciale esterno italiano. UniCredit ha informato le autorità competenti ed ha avviato uno specifico audit sul tema mentre nelle prossime ore sarà formalizzato un esposto presso la Procura della Repubblica di Milano. La banca precisa, inoltre, che non è stato acquisito nessun dato, quali le password, che possa consentire l'accesso ai conti dei clienti o che permetta transazioni non autorizzate. Unicredit spiega poi che contatterà i clienti interessati ma che, per ragioni di sicurezza, non saranno utilizzate posta elettronica o telefonate dirette. "La sicurezza dei dati dei propri clienti sono per UniCredit una assoluta priorità» conclude la nota del Gruppo". Per Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, ancora una volta è la prova che nessuno è immune agli attacchi informatici. La nostra preoccupazione che non venga compromessa ulteriormente la privacy e la sicurezza dei cittadini.

Svizzera: italiano si impicca nella prigione di Pfäffikon (ZH).

Svizzera: italiano si impicca nella prigione di Pfäffikon (ZH). Aveva 36 anni, era sospettato di ripetuta coazione e altri delitti. Aperta un'inchiesta. E' il secondo italiano morto in un carcere zurighese in pochi giorni Dramma nel carcere svizzero dove un detenuto, italiano, si è impiccato in cella. A dare la notizia, in una nota, è l'Ufficio cantonale zurighese per l'esecuzione delle pene. L'uomo di 36 anni che si è strangolato, si trovava in detenzione preventiva, è stato ritrovato senza vita stamattina in una cella della prigione di Pfäffikon (ZH). Era finito in carcere perché sospettato di ripetuta coazione e altri delitti. Un fatto questo che avviene a pochi giorni da un'altra morte di un 19enne italiano sempre in un carcere svizzero, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente “Sportello dei Diritti". Non sappiamo ancora bene la storia accaduta questa mattina nel carcere, ma ogni suicidio è una sconfitta, una disfatta per lo Stato che aveva in custodia la persona e per questo non solo ci addolora ma ci indigna anche. In ogni caso, questi due eventi drammatici avvenuti negli ultimi quindici giorni nelle carceri zurighesi, dimostrano che la Svizzera non è certamente all'avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Gli istituti penitenziari hanno l'obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti.

Fertilità. Diminuisce la concentrazione di spermatozoi negli uomini dei paesi “occidentali”

Fertilità. Diminuisce la concentrazione di spermatozoi negli uomini dei paesi “occidentali” Il numero medio di spermatozoi negli uomini dei paesi “occidentali” si sarebbe dimezzato in 40 anni, secondo uno studio le cui conclusioni appaiono preoccupanti per le conseguenze sulla fertilità maschile, anche se diversi specialisti invitano alla cautela l’interpretazione di questi risultati. Tra il 1973 e il 2011, la concentrazione di spermatozoi è scesa da una media di 99 milioni per millilitro di sperma a 47 milioni, secondo la ricerca, pubblicata martedì sulla rivista scientifica specializzata Human Reproduction. Tuttavia, questi livelli sono ricompresi nel range "normale", rilevato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), tra i 15 e i 200 milioni di spermatozoi per millilitro. E anche una concentrazione di meno di 15 milioni non vuol dire necessariamente infertilità. Questa meta-analisi ha preso in esame oltre 185 studi condotti sull'argomento tra il 1973 e il 2011, che hanno coinvolto ben 43.000 uomini in Australia, Europa, Nord America e Nuova Zelanda. D'altra parte, i ricercatori non hanno trovato significativi elementi di analogo “declino” in Sud America, Asia e Africa - regioni dove sono stati condotti studi meno risalenti nel tempo. Oltre al suo impatto sulla fertilità, una quantità ridotta di sperma è anche correlata con altri problemi di salute, che potrebbero essere causate da fattori ambientali come l'esposizione a pesticidi, stress, fumo o anche una dieta squilibrata. Molti studi dal 1992 ad oggi sono giunti alla conclusione di un declino nella “qualità” dello sperma. Ma sono stati molto criticati per le modalità stesse delle ricerche: per esempio perché riguardavano solo alcune categorie di pazienti, oppure perché confrontavano le analisi condotte con tecniche di laboratorio diverse o perché i partecipanti sono stati reclutati nei laboratori di medicina riproduttiva e pertanto non erano rappresentativi di tutta la popolazione. Ma lo studio, guidato dal dottor Hagai Levine, specialista in salute ambientale di Gerusalemme, ha evitato queste insidie, come hanno potuto riconoscere diversi commentatori: ha rifiutato gli studi per i quali i partecipanti erano stati selezionati a causa dei loro problemi di fertilità e analizzato i dati di coloro che avevano utilizzato la tecnica dell'emocitometro, più accurata rispetto ad altre. Il metodo migliore per confermare il “declino” nella conta spermatica doveva riguardare lo studio a lungo termine di un gruppo di uomini in buona salute. Insomma, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta di una conferma più accurata di quanto molte indagini scientifiche avevano già sostenuto e che dovrebbe incentivare le autorità sanitarie a verificarne le cause certe.

Farmaco antinfiammatorio ritirato dalle farmacie. Il lotto è stato richiamato per risultato fuori specifica

Farmaco antinfiammatorio ritirato dalle farmacie. Il lotto è stato richiamato per risultato fuori specifica La Società Pfizer, ha comunicato che sta provvedendo al ritiro cautelativo volontario dal mercato del lotto n. 5079875B scad. 8/2018 della specialità medicinale SALAZOPYRIN EN*100CPR 500MG – AIC 012048031.Il provvedimento, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si è reso necessario a seguito di un valore fuori specifica nel test di dissoluzione riscontrato a 36 mesi di stabilità. SALAZOPYRIN è una specialità medicinale utilizzata nel trattamento di patologie infiammatorie intestinali come retto-colite ulcerosa, morbo di Crohn e artrite reumatoide con interessamento intestinale. La Società Pfizer invita pertanto a sospendere immediatamente la dispensazione del suddetto lotto e le confezioni eventualmente al momento giacenti in farmacia, dovranno essere immagazzinate in area sicura e predisposte per lo smaltimento.

Antidepressivo ritirato dalle farmacie. Il lotto è stato richiamato per risultato fuori specifica

Antidepressivo ritirato dalle farmacie. Il lotto è stato richiamato per risultato fuori specifica La Società Pfizer, ha comunicato che sta provvedendo al ritiro cautelativo volontario dal mercato del lotto n. 559CA scad. 2/2019 della specialità medicinale EDRONAX*60CPR 4MG –AIC 033632023.Il provvedimento, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si è reso necessario a seguito a seguito della comunicazione della ditta concernente un fuori specifica per titolo del principio attivo. EDRONAX è un farmaco a base del principio attivo Reboxetina Metansulfonato, appartenente alla categoria degli Antidepressivi e nello specifico Altri antidepressivi. La Società Pfizer invita pertanto a sospendere immediatamente la dispensazione del suddetto lotto e, le confezioni eventualmente al momento giacenti in farmacia, dovranno essere immagazzinate in area sicura e predisposte per lo smaltimento.

Accesso posta elettronica impossibile per Alice e Tin.it.

Accesso posta elettronica impossibile per Alice e Tin.it. Diversi problemi e malfunzionamenti: sito non raggiungibile per il login alla propria casella di posta elettronica. Oggi 26 luglio ci sono problemi per l’email di Alice e Tin.it, visto che da questa mattina presto molti utenti affermano che l’accesso alla casella di posta elettronica è diventato praticamente impossibile. Al momento è sconosciuta la causa del malfunzionamento. La questione è stata sollevata anche su Servizio Allerta, in cui c’è stata una significativa successione di segnalazioni da parte di coloro che hanno riscontrato problemi email Alice e tin.it, mentre dallo stesso operatore non sono ancora pervenute comunicazioni ufficiali in grado di fare luce su quanto sta avvenendo nel corso delle ultime ore. Allo stesso tempo, però, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, le classiche Reti di TIM e Telecom stanno funzionando regolarmente. Pur mancando una comunicazione in merito da parte del brand In questi casi, potrebbe trattarsi di normale manutenzione anche se non ci sentiamo invece di escludere l’ipotesi di un possibile attacco hacker, sempre temuto in questi casi. Siamo sempre in attesa di una comunicazione ufficiale che chiarisca lo stato dei lavori per il ripristino dei servizi di posta elettronica. Poiché al momento ancora non giungono repliche esaustive da Twitter sui problemi email Alice e Tin.it.

Febbre del Nilo: uomo contagiato in Grecia, è il primo caso in Europa per il 2017.

Febbre del Nilo: uomo contagiato in Grecia, è il primo caso in Europa per il 2017. È ufficiale il primo caso di contagio del virus West Nile, meglio conosciuto come virus della febbre del Nilo in Grecia per il 2017. A confermarlo è l'European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC). La febbre West Nile è una malattia infettiva virale e acuta che viene trasmessa dalle zanzare ai mammiferi (uomo compreso) a loro volta infettate da uccelli selvatici (gazze, piccioni e corvidi) che fanno da serbatoio. La febbre del Nilo che non è trasmissibile da uomo a uomo ha un’incubazione che varia dai 3 ai 15 giorni dalla puntura della zanzara infetta. Nella buona parte dei casi la malattia decorre come un’infezione senza sintomi, in altri decorre come una sindrome influenzale e in casi rari può dare origine a una grave forma febbrile, con interessamento del sistema nervoso centrale. La zanzara che può trasmettere la febbre del Nilo è quella comune (Culex pipiens), largamente diffusa nel territorio, che ha l’abitudine di pungere di notte. Al momento non esiste un vaccino per l’uomo e l’unica prevenzione è l’esporsi il meno possibile alle punture di zanzare. Il virus sviluppa disturbi gravi solo nello 0,4% delle persone colpite. Nei paesi vicini invece, sono stati segnalati tre nuovi casi probabili in Israele, di cui uno confermato. Finora, dall'inizio della stagione di trasmissione del virus nel 2017 fino al 21 luglio, questi sono tutti i casi riportati. Tra i paesi europei e mediterranei colpiti nella precedente stagione c'è stata l'Italia, in particolare in Emilia Romagna, insieme ad Austria, Ungheria, Romania, Bulgaria, Spagna e Serbia. Nel 2016 i casi umani di febbre West Nile nei paesi dell'Unione Europea sono stati 214 (e 267 nei paesi vicini). Più numerosi dunque di quelli delle passate stagioni, visto che nel 2015 sono stati 108 e 74 nel 2014. Giovanni D’AGATA, presidente dello “Sportello dei Diritti” ricorda che il rapporto settimanale dell’ECDC, sulla febbre del Nilo occidentale comprende la mappa della attuale distribuzione geografica dei casi umani autoctoni segnalati nell'UE e nei paesi vicini, un aggiornamento della situazione e una tabella che presenta i casi nei paesi e le zone colpite. Tutte le informazioni sono fornite al fine di informare le autorità competenti responsabili per la sicurezza della salute nelle zone con in corso di trasmissione del virus del Nilo occidentale agli esseri umani al fine di sostenere l'attuazione delle normative vigenti. In particolare, secondo la legislazione sulla sicurezza sangue dell'UE, gli Stati membri devono avviare tutte le misure di controllo per garantire la sicurezza del sangue nel caso di contagi del virus in questione. Una sfida importante per l'attuazione del suddetto regolamento è la raccolta tempestiva di informazioni accurate sulle zone colpite.

Vietata la vendita in Italia del disco di Waters ex leader dei Pink Floyd. La copertina sarebbe un plagio

Vietata la vendita in Italia del disco di Waters ex leader dei Pink Floyd. La copertina sarebbe un plagio Il Tribunale di Milano ha definitivamente deciso di vietare la vendita in Italia del nuovo disco di Roger Waters, ex leader dei Pink Floyd. La copertina di Is this the life we really want? è stata ritenuta un plagio delle opere dell'artista italiano Emilio Isgrò. La decisione dei giudici, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è giunta dopo che il 27 giugno scorso una simile ordinanza, era stata sospesa per dare tempo alle parti di trovare un accordo. Sony, la casa discografica che ha pubblicato l'ultima fatica di Waters, non ha ancora commentato l'accaduto ma potrebbe presentare ricorso nei prossimi giorni.

martedì 25 luglio 2017

Google lancia l’applicazione SOS Alerts per situazioni di emergenza

Google lancia l’applicazione SOS Alerts per situazioni di emergenza. Le notifiche arriveranno anche su Google Maps per smartphone. In questo caso ci saranno aggiornamenti ancora più mirati, ad esempio sulla chiusura di strade e sul traffico Google farà come Facebook con il Safety Check: vuole aiutare le persone nei casi di pericolo e di emergenza collettiva. Il colosso californiano annuncia una nuova app: SOS Alerts, una serie di funzioni per il motore di ricerca e per Mappe che hanno l'obiettivo di aiutare le persone che si trovano in situazioni di pericolo con informazioni utili e tempestive. D'ora in poi, spiega Google, se si cerca sul motore di ricerca l'accaduto o il luogo in cui è in corso l'emergenza, si potrebbe vedere come primo risultato un "SOS Alert". In pratica mappe, notizie e, se disponibili, anche gli aggiornamenti delle autorità locali, numeri telefonici per le emergenze e traduzioni delle frasi più utili. A seconda dell'evento e della posizione dell'utente è anche possibile ricevere una notifica sullo smartphone che rimanda direttamente a un “SOS Alert”. Le notifiche arriveranno anche su Google Maps per smartphone, dove sarà introdotta un'icona specifica. In questo caso ci saranno aggiornamenti ancora più mirati, ad esempio sulla chiusura di strade e sul traffico. In un mondo sempre più interconnesso, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, può essere una nuova utilità per farci conoscere situazioni d’emergenza e per farci evitare potenziali condizioni di pericolo. Ci chiediamo, però, se sia stato previsto un filtro per i falsi allarmi che si moltiplicano sulla rete.

La vittima del “pizzo” dev’essere risarcita integralmente anche se ha trovato il coraggio di denunciare il tentativo d’estorsione

La vittima del “pizzo” dev’essere risarcita integralmente anche se ha trovato il coraggio di denunciare il tentativo d’estorsione. Il caso di una donna siciliana che aveva denunciato il racket finisce in Cassazione. Per i giudici di Piazza Cavour: il risarcimento del danno morale da reato sussiste e va riconosciuto in rapporto al grado e alla capacità di resistenza che ci si può attendere da un soggetto medio, non assumendo rilievo la circostanza per cui, in considerazione del particolare coraggio della vittima, il fatto non le abbia impedito di denunciare l’accaduto alle forze dell’ordine Non solo il danno di aver subìto minacce a scopo d’estorsione, ma pure la beffa di non vedersi riconosciuto alcun risarcimento in sede civile, nonostante una condanna in via definitiva in quella penale nei confronti di coloro che avevano tentato di ricevere il “pizzo”. Sembrava finita così la storia di una donna siciliana già presidente del consiglio d’amministrazione di una casa di cura, che aveva citato innanzi al Tribunale di Palermo i due condannati e in primo grado aveva visto riconoscersi un risarcimento per i danni morali patiti. Decisione che era stata ribaltata dalla Corte d’Appello del capoluogo siciliano che le aveva negato il diritto. Ma la signora non aveva perso la speranza e ha adito la Corte di Cassazione che con l’ordinanza 18327/17, ha capovolto nuovamente il verdetto del giudice di secondo grado, e ha stabilito il principio secondo cui il risarcimento del danno morale che la vittima dell’estorsione ha subito va riconosciuto in base al grado e alla capacità di resistenza dell’individuo medio e non conta che la vittima con un atto di estremo coraggio abbia denunciato l’accaduto alle forze dell’ordine: sofferenza e turbamento causati dal tentativo d’estorsione sussistono anche nei “coraggiosi”. Per i giudici di legittimità ha sbagliato la Corte d’Appello nell’escludere il diritto al risarcimento del danno morale subito motivandolo con la circostanza che dagli atti del processo penale sarebbe emerso che le minacce rivolte non erano state in grado di determinare una «coazione psicologica», tanto che la stessa ricorrente si era rivolta alle forze dell’ordine e aveva attivamente collaborato nelle indagini che si erano concluse con il processo penale. Per i giudici della sesta sezione civile della Suprema Corte, il primo errore in cui cade il giudice del merito è nell’aver escluso il turbamento provocato dall’evento: se una persona dotata di maggiore coraggio resiste alla minaccia, ciò non vuol dire che il turbamento non ci sia stato. A ciò va aggiunto che proprio in virtù dell’episodio, la ricorrente aveva presentato le dimissioni alla casa di cura il che dimostra «l’esistenza di evidenti ripercussioni della vicenda anche sul piano strettamente personale». Quindi, il ricorso della donna va accolto e la sentenza di merito cassata con rinvio; e la corte d’Appello di Palermo in diversa composizione personale dovrà attenersi al seguente principio di diritto: «In materia di conseguenze dannose di un illecito penale (nella specie, episodio di estorsione), il diritto al risarcimento del danno morale consistente nel turbamento e nella sofferenza patiti dalla vittima sussiste e va riconosciuto in rapporto al grado e alla capacità di resistenza che ci si può attendere da un soggetto medio, non assumendo rilievo la circostanza per cui, in considerazione del particolare coraggio della vittima, il fatto non le abbia impedito di denunciare l’accaduto alle forze dell’ordine». Se esistono decisioni più giuste di altre, allora questa lo è, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Ciò anche perché il fenomeno del racket non può essere arginato solo dalle forze dell’ordine e dall’autorità giudiziaria, ma da quel civismo, come quello dimostrato dalla donna protagonista di questa storia, e dal coraggio dei singoli che non devono essere mai lasciati da soli dalle autorità. In nessuna sede, neanche in quella giudiziaria. Non vi è dubbio, infatti, che in questi casi il diritto al risarcimento dei danni è sacrosanto e costituisce un minimo ristoro alle sofferenze e ai turbamenti che si sono patiti in conseguenza di comportamenti criminali che per loro natura sono forieri di questo tipo di condizionamenti dell’animo, e non può essere negato a nessuna delle vittime, indipendentemente dalla sua forza di spirito, se è stato definitivamente provato che si sono subìte minacce ed intimidazioni a scopo d’estorsione.

Nichel nel piercing per la lingua: ritirato, contiene alto tenore di nichelio.

Nichel nel piercing per la lingua: ritirato, contiene alto tenore di nichelio. Può causare forti reazioni allergiche in soggetti predisposti nonché una sensibilizzazione alla sostanza in tutte le altre persone Attenzione al piercing di metallo. Claire's richiama un piercing per lingua stainless steel. Il prodotto in questione contiene un elevato tenore di nichel e può causare forti reazioni allergiche in soggetti predisposti nonché una sensibilizzazione alla sostanza in tutte le altre persone. Alcuni dei sintomi possibili sono arrossamenti e rigonfiamenti, informa Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, rilanciando un comunicato odierno diffuso dall'Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (USAV), che raccomanda di non indossare il piercing. Claire's Switzerland ha ritirato l'articolo in questione dal commercio. Qui di seguito le informazioni dettagliate sul prodotto interessato: Piercing per lingua stainless steel, codice EAN 5053264070826 07082, Numero di partita 41/16 25/45. In ogni caso, esiste anche un rischio in Italia. Da qui la necessità di un'informazione anche istituzionale a garanzia del consumatore.

Epidemia di colera in Kenia segnalata anche dal Ministero della Salute. OMS: Nessuna restrizione per i viaggiatori e i commerci.

Epidemia di colera in Kenia segnalata anche dal Ministero della Salute. OMS: Nessuna restrizione per i viaggiatori e i commerci. Lo “Sportello dei Diritti” a turisti e viaggiatori: fare attenzione a cibi e bevande Il Kenia è uno dei paesi africani più frequentati dagli italiani e pertanto lo “Sportello dei Diritti” ritiene utile segnalare la permanenza di un’epidemia di colera come riportato da una circolare del 21 luglio scorso del Ministero della Salute italiano ed in particolare dal Dipartimento Generale della Prevenzione Sanitaria – Ufficio 5 Prevenzione delle Malattie Trasmissibili e Profilassi Internazionale. Dall’inizio del 2017, il Kenya è colpito da un aumento dei casi di colera. La prima epidemia di colera segnalata nel 2017 si è verificata nella Contea del Fiume Tana. L’epidemia è iniziata il 10 ottobre 2016 ed è stata messa sotto controllo ad aprile 2017. Una seconda ondata di epidemie di colera è iniziata nella Contea di Garissa il 2 aprile 2017 ed è stata segnalata successivamente in altre nove contee incluse Nairobi, Murang’a, Vihiga, Mombasa, Turkana, Kericho, Nakuru, Kiambu, e Narok. L’epidemia ha colpito la popolazione e i campi di rifugiati. Nella Contea di Garissa, l’epidemia colpisce principalmente i campi di rifugiati di Dadaab, e casi e decessi sono stati segnalati dai campi di Hagadera, Dagahaleh, e IFO2. Anche nella Contea di Turkana, l’epidemia sta colpendo i campi di rifugiati di Kakuma e Kalobeyei. Oltre all’epidemia segnalata nella popolazione, ci sono stati due focolai limitati di colera nella Contea di Nairobi. Uno si è verificato fra i partecipanti ad una conferenza in un hotel di Nairobi il 22 giugno 2017. In totale sono stati trattati 146 pazienti associati a questo focolaio in diversi ospedali di Nairobi. Un secondo focolaio si è verificato alla Fiera del Commercio Cinese che si è tenuta a KICC Tsavo Ball fra il 10 e il 12 luglio 2017. Sono stati segnalati 136 casi e un decesso. Attualmente, l’epidemia è attiva in due contee, Garissa e Nairobi. Alla data del 17 luglio 2017, dal 1 gennaio 2017, sono stati notificati 1216 casi sospetti inclusi 14 decessi (tasso di mortalità: 1,2%). Nella settimana terminata il 16 luglio 2017, sono stati segnalati 38 casi in totale senza alcun decesso. Centoventiquattro casi in totale sono risultati positivi ai test per Vibrio cholerae effettuati nel laboratorio di referenza. Nella settimana terminata il 25 giugno 2017, 18 campioni su 25 sono risultati positivi per Vibrio cholerae Ogawa ai test colturali effettuati presso il Laboratorio Nazionale di Sanità Pubblica di Nairobi. I principali fattori causali dell’attuale epidemia includono l’elevata densità della popolazione che porta alla propagazione e diffusione della malattia, eventi di massa (una festa di nozze tenutasi a Karen e in un hotel durante una conferenza internazionale), scarso accesso all’acqua potabile e ad adeguati servizi igienici e i massicci movimenti della popolazione all’interno del paese e con i paesi confinanti. Da dicembre 2014, la Repubblica del Kenya è stata soggetta a continue epidemie di colera di grandi dimensioni, con un totale cumulativo di 17 597 casi segnalati (10 568 casi segnalati nel 2015 e 6448 nel 2016). Il paese ha attivato la task force nazionale per coordinare le attività di risposta all’epidemia. Da gennaio 2017, l’OMS e altri partner stanno fornendo supporto tecnico al paese per il controllo dell’epidemia. Il paese preparerà un piano di risposta focalizzato sugli interventi preparatori per evitare l’ulteriore diffusione dell’epidemia. L’ufficio paese dell’OMS modificherà il mandato del proprio staff e degli esperti inviati a Nairobi per la gestione degli effetti post El Niño nel Corno d’Africa per supportare un rapido controllo di questa epidemia. L’OMS inoltre supporterà le cinque contee più a rischio nel coordinamento delle attività di sorveglianza e risposta. I partner che operano sul campo si sono impegnati a fornire supporto alle attività di risposta, fra cui sostegno all’assistenza sanitaria di base e alla mobilizzazione sociale da parte del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF). Il colera è un’infezione enterica acuta causata dall’ingestione del batterio Vibrio cholerae presente in acque e alimenti contaminati dalle feci. È legata principalmente ad un insufficiente accesso all’acqua potabile e ad adeguati servizi igienici. Il colera viene sempre considerato una malattia infettiva potenzialmente grave e può causare un’elevata morbilità e mortalità. Ha la capacità di diffondersi rapidamente, in base alla frequenza di esposizione, alla popolazione esposta e al contesto. Le epidemie di colera sono state segnalate nella Repubblica del Kenya ogni anno con epidemie cicliche di grandi dimensioni ogni cinque-sette anni. Il rischio dell’attuale epidemia è stato valutato elevato a livello nazionale e regionale e moderato a livello globale. L’epidemia si è verificata nel contesto di una siccità sub-regionale, di conflitti e stato di insicurezza che colpisce il Corno d’Africa. Inoltre, l’epidemia sta colpendo la città di Nairobi, la capitale, che è densamente popolata e due campi di rifugiati (Kakuma e Dadaab) con massicci movimenti di popolazione all’interno del paese e con i paesi confinanti. Le precedenti epidemie di grandi dimensioni nella Repubblica del Kenya sono originate in contesti simili, ed è elevato il rischio di propagazione del colera all’interno dell’area colpita e ad altre parti del paese. Il paese ha identificato una limitata capacità di risposta e basso accesso all’acqua potabile. Esiste l’opportunità di implementare misure di preparazione precoce e risposta per contenere l’epidemia e prevenire la sua diffusione. Gli attuali focolai legati ad attività di massa pongono ulteriori rischi di sicurezza alimentare ed evidenziano la necessità di effettuare l’ispezione sanitaria nei ristoranti e negli hotel. L’OMS raccomanda di migliorare la tempestività con cui le contee e le strutture sanitarie individuano precocemente e rispondono ai focolai di colera, così come di rafforzare il coordinamento e l’approccio multisettoriale. Inoltre, dovrebbero essere migliorate le misure igieniche nelle famiglie, nei ristoranti, negli hotel, nei campi di rifugiati e nelle strutture sanitarie e dovrebbero essere rafforzati gli interventi di sicurezza alimentare. L’OMS non raccomanda alcuna restrizione dei viaggi o del commercio con il Kenya in base alle informazioni attualmente disponibili. Tuttavia, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, invita coloro che si recano nel Paese dell’Africa Orientale a prestare la massima attenzione a ogni cibo e bevanda consumata per evitare la possibilità di contagio.

Epidemia di colera in Kenia segnalata anche dal Ministero della Salute. OMS: Nessuna restrizione per i viaggiatori e i commerci.

Epidemia di colera in Kenia segnalata anche dal Ministero della Salute. OMS: Nessuna restrizione per i viaggiatori e i commerci. Lo “Sportello dei Diritti” a turisti e viaggiatori: fare attenzione a cibi e bevande Il Kenia è uno dei paesi africani più frequentati dagli italiani e pertanto lo “Sportello dei Diritti” ritiene utile segnalare la permanenza di un’epidemia di colera come riportato da una circolare del 21 luglio scorso del Ministero della Salute italiano ed in particolare dal Dipartimento Generale della Prevenzione Sanitaria – Ufficio 5 Prevenzione delle Malattie Trasmissibili e Profilassi Internazionale. Dall’inizio del 2017, il Kenya è colpito da un aumento dei casi di colera. La prima epidemia di colera segnalata nel 2017 si è verificata nella Contea del Fiume Tana. L’epidemia è iniziata il 10 ottobre 2016 ed è stata messa sotto controllo ad aprile 2017. Una seconda ondata di epidemie di colera è iniziata nella Contea di Garissa il 2 aprile 2017 ed è stata segnalata successivamente in altre nove contee incluse Nairobi, Murang’a, Vihiga, Mombasa, Turkana, Kericho, Nakuru, Kiambu, e Narok. L’epidemia ha colpito la popolazione e i campi di rifugiati. Nella Contea di Garissa, l’epidemia colpisce principalmente i campi di rifugiati di Dadaab, e casi e decessi sono stati segnalati dai campi di Hagadera, Dagahaleh, e IFO2. Anche nella Contea di Turkana, l’epidemia sta colpendo i campi di rifugiati di Kakuma e Kalobeyei. Oltre all’epidemia segnalata nella popolazione, ci sono stati due focolai limitati di colera nella Contea di Nairobi. Uno si è verificato fra i partecipanti ad una conferenza in un hotel di Nairobi il 22 giugno 2017. In totale sono stati trattati 146 pazienti associati a questo focolaio in diversi ospedali di Nairobi. Un secondo focolaio si è verificato alla Fiera del Commercio Cinese che si è tenuta a KICC Tsavo Ball fra il 10 e il 12 luglio 2017. Sono stati segnalati 136 casi e un decesso. Attualmente, l’epidemia è attiva in due contee, Garissa e Nairobi. Alla data del 17 luglio 2017, dal 1 gennaio 2017, sono stati notificati 1216 casi sospetti inclusi 14 decessi (tasso di mortalità: 1,2%). Nella settimana terminata il 16 luglio 2017, sono stati segnalati 38 casi in totale senza alcun decesso. Centoventiquattro casi in totale sono risultati positivi ai test per Vibrio cholerae effettuati nel laboratorio di referenza. Nella settimana terminata il 25 giugno 2017, 18 campioni su 25 sono risultati positivi per Vibrio cholerae Ogawa ai test colturali effettuati presso il Laboratorio Nazionale di Sanità Pubblica di Nairobi. I principali fattori causali dell’attuale epidemia includono l’elevata densità della popolazione che porta alla propagazione e diffusione della malattia, eventi di massa (una festa di nozze tenutasi a Karen e in un hotel durante una conferenza internazionale), scarso accesso all’acqua potabile e ad adeguati servizi igienici e i massicci movimenti della popolazione all’interno del paese e con i paesi confinanti. Da dicembre 2014, la Repubblica del Kenya è stata soggetta a continue epidemie di colera di grandi dimensioni, con un totale cumulativo di 17 597 casi segnalati (10 568 casi segnalati nel 2015 e 6448 nel 2016). Il paese ha attivato la task force nazionale per coordinare le attività di risposta all’epidemia. Da gennaio 2017, l’OMS e altri partner stanno fornendo supporto tecnico al paese per il controllo dell’epidemia. Il paese preparerà un piano di risposta focalizzato sugli interventi preparatori per evitare l’ulteriore diffusione dell’epidemia. L’ufficio paese dell’OMS modificherà il mandato del proprio staff e degli esperti inviati a Nairobi per la gestione degli effetti post El Niño nel Corno d’Africa per supportare un rapido controllo di questa epidemia. L’OMS inoltre supporterà le cinque contee più a rischio nel coordinamento delle attività di sorveglianza e risposta. I partner che operano sul campo si sono impegnati a fornire supporto alle attività di risposta, fra cui sostegno all’assistenza sanitaria di base e alla mobilizzazione sociale da parte del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF). Il colera è un’infezione enterica acuta causata dall’ingestione del batterio Vibrio cholerae presente in acque e alimenti contaminati dalle feci. È legata principalmente ad un insufficiente accesso all’acqua potabile e ad adeguati servizi igienici. Il colera viene sempre considerato una malattia infettiva potenzialmente grave e può causare un’elevata morbilità e mortalità. Ha la capacità di diffondersi rapidamente, in base alla frequenza di esposizione, alla popolazione esposta e al contesto. Le epidemie di colera sono state segnalate nella Repubblica del Kenya ogni anno con epidemie cicliche di grandi dimensioni ogni cinque-sette anni. Il rischio dell’attuale epidemia è stato valutato elevato a livello nazionale e regionale e moderato a livello globale. L’epidemia si è verificata nel contesto di una siccità sub-regionale, di conflitti e stato di insicurezza che colpisce il Corno d’Africa. Inoltre, l’epidemia sta colpendo la città di Nairobi, la capitale, che è densamente popolata e due campi di rifugiati (Kakuma e Dadaab) con massicci movimenti di popolazione all’interno del paese e con i paesi confinanti. Le precedenti epidemie di grandi dimensioni nella Repubblica del Kenya sono originate in contesti simili, ed è elevato il rischio di propagazione del colera all’interno dell’area colpita e ad altre parti del paese. Il paese ha identificato una limitata capacità di risposta e basso accesso all’acqua potabile. Esiste l’opportunità di implementare misure di preparazione precoce e risposta per contenere l’epidemia e prevenire la sua diffusione. Gli attuali focolai legati ad attività di massa pongono ulteriori rischi di sicurezza alimentare ed evidenziano la necessità di effettuare l’ispezione sanitaria nei ristoranti e negli hotel. L’OMS raccomanda di migliorare la tempestività con cui le contee e le strutture sanitarie individuano precocemente e rispondono ai focolai di colera, così come di rafforzare il coordinamento e l’approccio multisettoriale. Inoltre, dovrebbero essere migliorate le misure igieniche nelle famiglie, nei ristoranti, negli hotel, nei campi di rifugiati e nelle strutture sanitarie e dovrebbero essere rafforzati gli interventi di sicurezza alimentare. L’OMS non raccomanda alcuna restrizione dei viaggi o del commercio con il Kenya in base alle informazioni attualmente disponibili. Tuttavia, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, invita coloro che si recano nel Paese dell’Africa Orientale a prestare la massima attenzione a ogni cibo e bevanda consumata per evitare la possibilità di contagio.

lunedì 24 luglio 2017

Cade albero sulla pista ciclabile, tragedia sfiorata

Cade albero sulla pista ciclabile, tragedia sfiorata Tragedia sfiorata nelle prime ore del pomeriggio di oggi in Viale Giovanni Paolo II a Lecce. Un albero è caduto sulla pista ciclabile, sul marciapiede e sulla strada. Alcuni ciclo amatori e automobilisti stavano passando in quegli attimi e solo per poco si è evitato il peggio. Ennesima dimostrazione del fatto che quegli alberi sono pericolanti e vanno urgentemente potati, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. L’albero si è spezzato in due cadendo in mezzo alla strada non c’erano né vento forte né fulmini, quindi è l’effetto dell’incuria e dell’approssimazione nei controlli degli alberi da parte di chi è stato preposto. Stavolta è andata bene e non ci sono feriti ma avrebbe potuto fare un disastro. Insomma, meglio intervenire prima che altri alberi si spezzino.

Per la Cassazione non si può mai concedere il ricongiungimento familiare allo straniero se la moglie è minorenne ed anche se è in stato di gravidanza

Per la Cassazione non si può mai concedere il ricongiungimento familiare allo straniero se la moglie è minorenne ed anche se è in stato di gravidanza. Lo straniero va espulso dal territorio italiano anche se il matrimonio con un’infra diciottenne è consentito nel paese d’origine Dev’essere espulso e non può comunque essere consentito il ricongiungimento familiare allo straniero se la moglie è una minorenne. È tanto lapidaria quanto sintetica la decisione della Cassazione che con l’ordinanza 18113/17, depositata il 21 luglio scorso, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino senegalese che aveva impugnato il decreto di espulsione dal territorio nazionale adottato dal prefetto e confermato dal Giudice di Pace di Udine. Il cittadino straniero, un senegalese, aveva impugnato il provvedimento, deducendo che il giudice di pace nel decidere, non avrebbe considerato il rapporto di coniugio con una donna del suo stesso Paese, lo stato di effettiva convivenza ed, infine, quello di gravidanza della giovane consorte. I giudici della sesta sezione civile della Suprema Corte hanno, tuttavia, respinto il ricorso per manifesta infondatezza perché non coglie «la ratio decidendi del provvedimento impugnato, attinente alla preclusione, a norma dell’articolo 29 lettera a) del decreto legislativo 286/98, ad ottenere il ricongiungimento familiare in caso di rapporto coniugale con persona inferiore ai diciotto anni, caso che il giudice di merito ha accertato ricorrere nella specie in considerazione della età della consorte del ricorrente; tale ratio non ha fatto oggetto di censura alcuna, limitandosi il ricorso a dedurre non utilmente la validità del matrimonio contratto secondo la legge senegalese con una donna minore di età». In buona sostanza, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. i giudici non hanno fatto altro che applicare una legge dello Stato la cui ratio è anche quella di non condivisione dell’odiosa prassi delle «baby spose», quand’anche la stessa sia consentita anche nel paese d’origine dello straniero che intende soggiornare legittimamente nel Nostro.

Telelaser e Autovelox. Giudice di Pace di Lecce: Nullo il verbale col Telelaser anche se immediatamente contestato, se l’ente accertatore non deposita documentazione che prova l’infrazione

Telelaser e Autovelox. Giudice di Pace di Lecce: Nullo il verbale col Telelaser anche se immediatamente contestato, se l’ente accertatore non deposita documentazione che prova l’infrazione. Onere probatorio a carico della p.a. in materia di opposizione ad illeciti amministrativi. Restituita patente, cancellata la sanzione amministrativa di 829 euro e nessuna decurtazione di punti Va annullato il verbale elevato per eccesso di velocità tramite Telelaser, anche se contestato immediatamente dalla pattuglia di polizia stradale, se l’ente accertatore non deposita documentazione che prova l’infrazione: l’opposizione dev’essere accolta perché non vi sono prove sufficienti dell’infrazione. A stabilirlo il Giudice di Pace di Lecce nella persona dell’avvocato Antonella Santoro, che con la sentenza n. 3475/16, depositata il 21 luglio - e per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” meritevole di diffusione -, ha rilevato come nel giudizio di opposizione ad illeciti amministrativi, l’onere probatorio dell’infrazione incomba sull’amministrazione resistente e che in mancanza di adeguata prova, il ricorso del presunto trasgressore può essere accolto in virtù della specifica disciplina stabilita al citato articolo 7 comma 10 del D. Lgs 150/2011 perché non vi sono prove sufficienti. Nella fattispecie, l’automobilista era stato fermato dagli agenti della Polizia Stradale di Lecce che in pattuglia rilevavano le infrazioni a mezzo Telelaser “Digicam – Ultralyte”. In tale sede gli era stata contestata la violazione più grave in materia di eccesso di velocità di cui all’art. 142 comma 9° bis del Codice della Strada, per aver superato di oltre 50 km/h il limite massimo stabilito in quel tratto di strada. Tale contestazione aveva comportato l’immediato ritiro della patente con l’ulteriore precisazione che l’infrazione determinava la detrazione di 10 punti dalla patente ed il pagamento della sanzione pecuniaria di ben 829,00 euro. Il cittadino si era quindi rivolto allo “Sportello dei Diritti” perché riteneva assolutamente ingiusto il verbale in quanto, a detta dello stesso, frutto di errore, e aveva deciso di proporre ricorso, assistito dall’avvocato Emanuela Toscano, innanzi al Giudice di Pace di Lecce. In in prima istanza ed in via cautelare, rilevata la fondatezza dei motivi di opposizione, il magistrato onorario aveva sospeso l’efficacia della multa, ordinando la restituzione immediata della patente di guida. Nel merito, con condivisibile motivazione, ha rilevato che: «va evidenziato che l’elemento costitutivo della pretesa sanzionatoria è la documentazione fotografica dell’infrazione, rilevata con apparecchiatura omologata (Cass. n. 4255/15), pertanto era onere dell’opposto versare in atti una documentazione idonea al fine di comprovare la legittimità dell’accertamento. Orbene, nel caso de quo, l’Ente opposto non ha depositato alcuna documentazione al fine di provare di aver utilizzato l’apparecchiatura di rilevamento della velocità nel rispetto della normativa in vigore». Ed ha continuato: «Il giudizio di opposizione in materia di illeciti amministrativi si atteggia ad un normale giudizio di cognizione, in cui, però, incombe all’Ente opposto l’onere probatorio, tanto che, in detto procedimento, l’amministrazione, formalmente resistente, assume invece il ruolo di sostanziale parte attrice cui è addossato l’onere probatorio di provare la fondatezza delle proprie ragioni, in particolare quando il ricorrente solleva specifiche contestazioni nel merito; ciò secondo la regola di giudizio che, nell’ipotesi di accoglimento dell’opposizione, pone a carico della stessa amministrazione le conseguenze della mancanza di prove sufficienti della responsabilità dell’opponente.». Quindi, per il Giudice di Pace, l’opposizione va accolta in applicazione dell’articolo 7 comma 10 del D. Lgs 150/2011.

domenica 23 luglio 2017

Materiale infiammabile, Amazon ritira sciarpa da donna

Materiale infiammabile, Amazon ritira sciarpa da donna. Si tratta della marca ZORJAR venduta e spedita da Amazon anche in confezione regalo Amazon ha deciso di ritirare dalla vendita un marchio di sciarpe femminili. Si tratta della "ZORJAR Women": essendo realizzate in materiale altamente infiammabile, indica un comunicato la Commissione sulla sicurezza dei beni di consumo statunitense (CPSC), non è possibile escludere un pericolo di infiammabilità in quanto la sciarpa non soddisfa gli standard federali. I consumatori possono contattare ZORJAR presso jameicheng@163.com per ulteriori informazioni sul richiamo e per ottenere un rimborso. Il prezzo di vendita sarà rimborsato. Chi avesse acquistato questo prodotto non lo usi. L'allerta riguarda gli acquisti on line: anche se le confezioni dopo l'alert sono state bloccate e qui in Italia non dovrebbero più arrivare, c'è il rischio che possano ancora essere in vendita su internet, anche nei prossimi mesi. L’avviso di richiamo, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, sono stati pubblicati separatamente sul portale dedicato alle allerte dei beni di consumo del governo statunitense.

Elogio dei pomodori, straordinari contro i tumori.

Elogio dei pomodori, straordinari contro i tumori. Il contenuto di carotenoidi che si trova in questi ortaggi rappresenta una potentissima barriera anti-cancro. Il pomodoro un vero regalo della creazione. Fino ad ora, questi ortaggi erano stati propagandati come cibi con nutrienti superiori alla media per la nostra salute per il loro elevato numero di antiossidanti, ricchi inoltre di minerali e vitamine, soprattutto di potassio, fosforo, vitamina C, vitamina K e folati, che possono giocare un ruolo nella prevenzione di alcuni tipi di cancro ed altre malattie. Il potassio contenuto nei pomodori, per esempio, agisce da vasodilatatore per cui è un grande aiuto per chi soffre di pressione alta. Di conseguenza il consumo di pomodori riduce i rischi legati alla pressione alta come gli ictus. Oppure, le proprietà dei pomodori si estendono anche alla vista. La luteina e la zeaxantina presente nei pomodori aiutano a proteggere gli occhi dalle radiazioni solari. Queste due sostanze inoltre, unite al beta-carotene favoriscono la salute della vista in generale. Ma una nuova scoperta ha rivelato che mangiare pomodori ogni giorno riduce del 50% il rischio di sviluppare diversi tipi di tumori della pelle. Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Ohio State University, dopo aver effettuato un vasto esperimento su un gruppo di roditori in laboratorio. I risultati dello studio, rileva Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, sono stati pubblicati nella rivista Scientific Reports. Il team di ricerca ha somministrato ad un gruppo di cavie di sesso maschile una dieta composta dal 10% di pomodori in polvere per 35 settimane, esponendoli poi ai dannosi effetti dei raggi ultravioletti, che si trovano nella luce del sole. In generale, per i roditori che avevano consumato il concentrato di pomodoro essiccato vi è stato un calo del 50% delle probabilità di sviluppare la malattia rispetto al gruppo a cui non era stato somministrato. Secondo l’autrice dello studio Jessica Cooperstone, questi risultati sono dettati dall’ampia presenza di carotenoidi nella verdura, un composto pigmentante che dona ai pomodori il loro vivace colore rosso. Lo stesso pigmento sarebbe in grado dunque di proteggerci dai raggi UV.«Il licopene, il principale carotenoide nei pomodori, la cui azione è adiuvata da altri due antiossidanti ossia luteina e zeaxantina, si è rivelato il più efficace tra gli antiossidanti di questi pigmenti», ha dichiarato la dottoressa.«Tuttavia, comparando il licopene somministrato attraverso il cibo intero (un pomodoro) o un supplemento sintetizzato, il primo si dimostra più efficace nella prevenzione degli arrossamenti dovuti all’esposizione ai raggi ultravioletti, e per questo pensiamo che vi siano altri composti molto importanti nella verdura».Sebbene non vi sia una netta differenza nella prevenzione del cancro tra gli esemplari maschi e femmine, pare che l’esposizione ai raggi UV causi ai maschi di sviluppare tumori più grandi, più numerosi e più aggressivi. A questo proposito la collega della Cooperston, Tatiana Oberyszyn, aggiunge: «Questo studio ci fa capire che dobbiamo considerare il sesso delle cavie nel momento in cui esploriamo diverse strategie preventive. Quello che funziona negli uomini non deve necessariamente funzionare per le donne. E viceversa». Oltre a tanti benefici, i pomodori possiedono anche alcune controindicazioni. In particolare devono essere evitati in caso di allergia specifica e di intolleranza alla famiglia delle Solanacee o allergia al nichel, elemento presente in questi ortaggi.

sabato 22 luglio 2017

Bottiglie di birra al ribes esplodono nei supermercati: via al ritiro.

Bottiglie di birra al ribes esplodono nei supermercati: via al ritiro. L'Ufficio federale della sicurezza alimentare tedesco ha annunciato il ritiro dalla vendita delle bottiglie di vetro della birra Energy, prodotta dalla birreria Wernecker GmbH & Co. KG. Lo scoppio sarebbe dovuto alla sovrapressione per fermentazione. Una serie di bottiglie di birra sono esplose sugli scaffali di alcuni supermercati tedeschi. L'Ufficio federale della sicurezza alimentare ha quindi annunciato il ritiro dalla vendita delle bottiglie di vetro della birra Das fränkische ENERGY, prodotto con ribes dalla birreria Wernecker GmbH & Co. KG. Lo scoppio, secondo i primi rilievi, sarebbe dovuto alla sovrapressione per fermentazione. Il ritiro, segnala Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è stato effettuato dopo avere diverse segnalazioni di esplosioni avvenute sia nelle case degli acquirenti sia nei punti vendita. L'azienda della grande distribuzione ha subito avviato una campagna di ritiro e di richiamo, dando grande risalto al fatto sia sul proprio sito internet e sia sulla stampa locale.

Nuova giunta a Lecce. Ottimi tempismo e parità di genere.

Nuova giunta a Lecce. Ottimi tempismo e parità di genere. Da domani si lavori aprendo le porte del Palazzo ai cittadini e alle associazioni rappresentative delle istanze di cittadini e migranti Non possiamo esprimere giudizi a priori sulla composizione della nuova a giunta e sui nuovi assessori a Lecce, almeno finché non verranno presi i primi provvedimenti perché i governi locali, vanno valutati per ciò che fanno, più che per impostazione ideologica o politica. Fatto sta, che un plauso va espresso per il tempismo e per il rispetto della parità di genere che già dicono molto sugli intenti del neoletto sindaco Carlo Salvemini, che una volta appresa l’attribuzione dei seggi consiliari, non ha perso tempo per stilare i nomi - i cui criteri di scelta preferiamo non approfondire, per l’apartitismo che è insito nella nostra associazione - ed ha inteso rispettare il diritto di rappresentanza e l’uguaglianza dei sessi anche nei ruoli apicali e di governo, per avviare subito la propria azione di governo. Ci permettiamo, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, solo di chiedere al nuovo governo cittadino di spalancare le porte del Palazzo di Città, e di garantire quegli spazi alla cittadinanza che sono stati nei fatti impediti da vent’anni di amministrazione chiusa in sé stessa e rivolta ad interessi troppo spesso particolari. Si parta, quindi, sin da subito con il coinvolgimento di tutte quelle realtà cittadine associative e comunque rappresentative di istanze di cittadini e migranti, indipendentemente dal colore e dall’appartenenza politica e/o sociale, perché nessuno dovrà restare più escluso.

venerdì 21 luglio 2017

Multe ai manifestanti “No Tap”.

Multe ai manifestanti “No Tap”. Lo “Sportello dei Diritti”: è giusto comprendere le ragioni delle Forze dell’Ordine di dover dare esecuzione alle direttive dell’esecutivo, ma si faccia un passo indietro in favore di quei pacifisti, colpevoli di essersi trovati a rappresentare le ragioni di una legittima protesta. Si accolgano apposite istanze di annullamento in autotutela consentite dalla legge anche in questi casi prima dei possibili ricorsi Lo Stato tenda la mano ai tanti pacifisti che si erano spontaneamente radunati la notte del 4 luglio scorso per protestare contro la modalità prescelta dalla multinazionale Tap di spostare i 42 ulivi, rimasti nel cantiere di San Basilio, sino al sito di stoccaggio di Masseria Capitano. Perché al di là del merito di un’opera, quale il megagasdotto e relative opere in una porzione di territorio di indescrivibile bellezza, quale quella interessata, che lo “Sportello dei Diritti” ha sempre ritenuto inutile oltreché dannosa per la Terra del Salento, unendosi alla voce di un’intera comunità che la respinge fermamente, sono state le modalità con cui Tap fece spostare in maniera repentina gli ulivi. Proprio nel periodo compreso da giugno a settembre, in cui era stato previsto il fermo dei lavori. Perché se è giusto comprendere le ragioni delle Forze dell’Ordine di dover dare esecuzione alle rigide direttive dell’esecutivo, è tuttavia necessaria anche un’opera di discernimento per capire che tantissimi si trovassero sulle strade di Melendugno solo per rappresentare con la loro semplice presenza, le ragioni di una legittima protesta e che si trovano purtroppo sanzionati per migliaia di euro in applicazione di una normativa di rara applicazione, quale l’impedimento alla circolazione stradale ai sensi dell’articolo 1bis del Decreto legislativo 66 del 1948, inserito nel successivo articolo 17 del d.l. 507 del 1999. Impedimento che, è bene sempre ribadire, fu solo temporaneo e limitato in termini di tempo, tanto poi da essere risultato, nei fatti, vano. Ecco perché per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è quantomai necessario rinnovare l’appello al Questore di valutare l’accoglimento di apposite istanze in autotutela, consentite dalla legge in questi casi e specialmente per i tanti pacifisti che senza alcuna volontà di arrecare pregiudizi o violenza a persone o luoghi, si trovavano semplicemente sulle strade di Melendugno la notte del 4 luglio per rappresentare con la propria presenza la propria legittima opinione contraria. Ciò prima della presentazione di qualsiasi ulteriore iniziativa difensiva da parte dei sanzionati.

Allarme smog a Como: si muore di inquinamento. A confermarlo uno studio di un gruppo di medici di Sant’Anna e Valduce che confermano infarti e ictus correlati con lo smog.

Allarme smog a Como: si muore di inquinamento. A confermarlo uno studio di un gruppo di medici di Sant’Anna e Valduce che confermano infarti e ictus correlati con lo smog. Lo smog uccide. L'ennesima conferma viene da uno studio, pubblicato sull’International Journal of Cardiology, di un gruppo di medici dell’ospedale Sant’Anna e dell’ospedale Valduce, che ha messo in evidenza una relazione diretta tra aria inquinata ed incidenza delle malattie cardiovascolari in città. Lo studio, che ha osservato 4'110 pazienti colpiti da infarto e ictus, ospedalizzati nei nosocomi cittadini tra il gennaio 2005 e il dicembre 2014, è un passo importante nell’identificazione delle cause delle patologie cardiovascolari di cui soffrono, ogni anno, centinaia di comaschi.. La conseguenza della crescita dello smog nelle nostre città è un aumento progressivo dei costi sociali specie nell’ambito sanitario a causa dell’accrescimento delle malattie croniche e delle morti premature, a cui si aggiunge come ha sottolineato Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” il costo di migliaia di ricoveri ospedalieri che indebolisce il nostro sistema sanitario. Il problema è che ancora la coscienza sociale appare, purtroppo, troppo assopita e la spinta delle istituzioni da quelle periferiche sino a quelle centrali per un decisivo abbattimento di tutti i tipi di emissioni nocive è troppo poco incisiva.

Dev’essere reintegrato il lavoratore licenziato perché divenuto inabile se può essere reinserito in altre mansioni

Dev’essere reintegrato il lavoratore licenziato perché divenuto inabile se può essere reinserito in altre mansioni. Per la Cassazione non sussiste il giustificato motivo oggettivo dell’inidoneità e quindi va applicata la tutela reale dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori Anche in tempi di demolizione legislativo-governativa dei diritti dei lavoratori, un’attenta giurisprudenza, spesso di legittimità, interpreta la legge sulla base di principi condivisibili anche da un punto di vista morale. Perché un lavoratore dichiarato inabile alle mansioni originariamente assegnate, non deve essere espulso tout court dalla propria azienda, specie quando questa conserva, anche per le dimensioni, posizioni che gli consentirebbero di poter continuare a lavorare seppur in mansioni differenti anche per la propria ridotta capacità lavorativa. Proprio in data odierna rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, la Corte di Cassazione con la sentenza 18020/17, si è espressa sul punto, ritenendo che dev’essere reintegrato il dipendente licenziato perché divenuto inidoneo alle mansioni nonostante goda di una residua capacità lavorativa che gli consente di essere reimpiegato in funzioni diverse. Per i giudici di legittimità, ha errato la corte di merito nel riconoscere al lavoratore solo il risarcimento sul rilievo che la reintegra sarebbe dovuta unicamente nel caso di manifesta insussistenza del fatto: al contrario dev’essere applica il settimo comma dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, che prevede espressamente la tutela reale quando il recesso datoriale si rivela privo di giustificazione. Nella fattispecie è stato accolto il ricorso di uno steward licenziato dalla compagnia aerea di appartenenza perché le condizioni di salute non gli consentivano più di svolgere le sue funzioni di assistente di volo. Ciononostante una consulenza tecnica d’ufficio medico-legale avesse accertato soltanto che l’addetto fosse solo temporaneamente non idoneo a svolgere le mansioni: già per questo motivo il giudizio andrebbe riveduto. Peraltro, il dipendente ha conservatp capacità lavorative per l’assistenza a terra. Ergo, dev’essere applicato il settimo comma dell’articolo 18, così come rivisto dalla riforma Fornero, secondo cui quando il licenziamento risulta intimato per un giustificato motivo oggettivo individuato - tra le altre ipotesi - «nell’inidoneità fisica o psichica del lavoratore, il giudice applica la medesima disciplina di cui al quarto comma» dell’articolo 18 «nell’ipotesi in cui accerti il difetto di giustificazione». La Corte d’appello ha quindi errato nel disapplicare la risoluzione automatica del rapporto prevista dal Ccnl, senza tuttavia motivare in tal senso. Infine, dev’essere ritenuta nulla la norma pattizia laddove non prevede garanzie per il lavoratore nell’ipotesi di scioglimento del contratto che segue all’inidoneità permanente accertata. L’errore sta nell’escludere la reintegra sul rilievo che il fatto posto a fondamento del licenziamento non possa essere ritenuto manifestamente insussistente: di fronte al fatto che il dipendente può ancora lavorare il giudice non ha alcuna discrezionalità, ma deve disporre la reintegra.

Audi richiama 850mila veicoli diesel. Attivato un programma di aggiornamento per il rinnovo dei software

Audi richiama 850mila veicoli diesel. Attivato un programma di aggiornamento per il rinnovo dei software Audi gioca d'anticipo e offre ai propri clienti in Europa e altri mercati un programma di aggiornamento per le automobili con motori diesel Eu5 ed Eu6: un'operazione che interesserà 850 mila automobili nel mondo con motori diesel a sei e otto cilindri (V6/V8 TDI), cui verrà fornito un nuovo software. Questo "migliorerà ulteriormente le loro emissioni in condizioni di guida reali oltre gli attuali requisiti di legge". Questa operazione viene fatta in stretta collaborazione con l'Autorità federale per i trasporti tedesca (Kba). Questo servizio verrà applicato anche ai modelli Porsche e Volkswagen con lo stesso tipo di motori e verrà condotto senza spese aggiuntive per i clienti. L'operazione arriva a qualche giorno di distanza dalla decisione di Mercedes di richiamare volontariamente più di tre milioni di vetture per apportare dei cambi ai motori diesel. Nell’attività a tutela dei consumatori e dei proprietari o possessori di veicoli a motore, lo “Sportello dei Diritti” ancora una volta anticipa in Italia l’avvio di procedure di tal tipo da parte delle multinazionali automobilistiche anche a scopo preventivo, poiché non sempre tutti coloro che possiedono una vettura tra quelle indicate viene tempestivamente informato. È necessario, quindi, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, prestare la massima attenzione e rivolgersi alle autofficine autorizzate o ai concessionari o ai Concessionari Audi Italia, nel caso in cui la propria autovettura corrisponda al modello in questione.

giovedì 20 luglio 2017

Allattare i figli fa bene. Ulteriori prove dei benefici. Tra gli altri riduce il rischio di sclerosi multipla

Allattare i figli fa bene. Ulteriori prove dei benefici. Tra gli altri riduce il rischio di sclerosi multipla. L’allattamento dopo il parto altera i livelli di estrogeno e protegge le mamme dallo sviluppo della malattia. Molte ricerche scientifiche da tempo sono giunte alla conclusione che l’allattamento è portatore di molteplici benefici non solo per i bambini, ma anche per le mamme. Uno degli ultimi studi, realizzato dall’istituto Kaiser Permanente in California, pubblicato per intero nella rivista scientifica Neurology, ne ha chiarito un’altra preziosa conseguenza benefica, ovvero l’alta capacità di riduzione del rischio di sviluppare la sclerosi multipla che sarebbe pari addirittura al 50%. Questa patologia, che colpisce il sistema nervoso centrale causando un ampio spettro di sintomi, affligge oltre 100mila persone solo in Italia. I segnali più comuni sono problemi di vista, affaticamento, equilibrio e disturbi nei movimenti delle braccia e delle gambe. Al momento non esiste una cura per la sclerosi multipla, né è totalmente chiaro ciò che scatena l’attacco del sistema immunitario nei confronti degli strati che avvolgono e proteggono i nervi, alterando così i «messaggi» che viaggiano lungo di essi. Per la capo equipe della ricerca Annette Langer-Gould «Tra i numerosi benefici dell’allattamento, sia per la madre che per il bambino, vi è anche una netta riduzione delle probabilità di sviluppare la sclerosi multipla per la madre». Durante la ricerca il team ha preso come campione 397 donne a cui era stata di recente diagnosticata la malattia, e altre 433 in salute. A tutti i partecipanti è stato chiesto di compilare un esteso questionario relativo alle loro gravidanze e all’allattamento. Secondo i risultati, nella fase di allattamento avviene un’alterazione positivamente del livello di estrogeno, l’ormone femminile che, nelle donne incinte e in quelle che continuano ad allattare, resta molto basso. Di conseguenza, il rischio viene drasticamente ridotto, per la precisione del 53%. «Questo studio rappresenta un’ulteriore prova del fatto che le donne in grado di allattare i propri bambini dovrebbero essere incoraggiate a farlo», ha aggiunto la Langer-Gould. In buona sostanza, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”.un motivo in più per incentivare l’allattamento per i molteplici benefici che non sono solo psicologici, ma anche concretamente fisici e preventivi.

Allerta europea: Ministero salute ordina ritiro dal mercato dell`integratore Omegor Kids per rischio chimico

Allerta europea: Ministero salute ordina ritiro dal mercato dell`integratore Omegor Kids per rischio chimico È scattata l’allarme europea per gli integratori alimentari contenenti omega 3 algali DHA, EPA e vitamina D3. Dopo l'allerta lanciata il 15 luglio dallo “Sportello dei Diritti” che riprendeva la segnalazione di RASFF, sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi in ambito europeo, il Ministero della salute ha ordinato il divieto di vendita ed il ritiro dei lotti dal commercio dello sciroppo Omegor Kids, integratore alimentare di omega -3 algali DHA, EPA e vitamina D3 che spesso viene assunto da donne incinte e bambini sotto i tre anni. Il provvedimento, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, costituisce una misura precauzionale e non è legato a problematiche di sicurezza o ad alcun evento di carattere medico in Italia, ma per un rischio chimico legato ad un tenore di vitamina D3 superiore a quanto dichiarato in etichetta. Nello specifico si tratta del flacone da 150 ml dei lotti 170038, 170039 e 170267 avente data di scadenza di conservazione 20.01.2019 e 31.03.2019 della U.G.A. Nutraceuticals Srl ma prodotto da HPI Humana Pharma International Spa con sede stabilimento in via E. Mattei Casorate Primo (PV) . Lo sciroppo Omegor Kids è un integratore alimentare a base di life's OMEGA l'olio ad alto tenore di DHA ed EPA estratto dalla microalga Schizochytrium sp. L’avviso di richiamo dei lotti è stato pubblicato sul nuovo portale dedicato alle allerte alimentari del Ministero della salute nella sezione "Avvisi di sicurezza".