mercoledì 16 ottobre 2013

Cura “Di Bella”. Il giudice del lavoro del Tribunale di Brindisi autorizza il trattamento a seguito di un ricorso d’urgenza

Cura “Di Bella”. Il giudice del lavoro del Tribunale di Brindisi autorizza il trattamento a seguito di un ricorso d’urgenza. Ancora una volta è il diritto alla salute e sulla libertà di cura a prevalere Con un’ordinanza datata ieri 15 ottobre il tribunale di Brindisi in funzione del Giudice del Lavoro ha autorizzato la somministrazione gratuita a carico dell’ASL di Brindisi del multi trattamento conosciuto come “Terapia di Bella”. Torna di attualità la famosa cura contro i tumori sulla scia dei precedenti giurisprudenziali che lanciarono l’allora pretore di Maglie Carlo Madaro sulla ribalta delle cronache nazionali che autorizzandone la fruibilità, aveva lanciato una vera e propria battaglia contro le autorità politiche dell’epoca, in particolare l’allora Ministro della Salute, Rosi Bindi, che aveva negato la possibilità di cura a carico del Servizio Sanitario Nazionale, nonostante gli incoraggianti risultati su molti malati terminali. Il giudice del lavoro nel caso di specie, ritenuto preminente il richiamo all’articolo 32 della Costituzione in materia di diritto alla salute e riconosciuta la sua efficacia immediatamente precettiva, ha ritenuto possibile consentire di porre a carico del SSN “l’onere economico necessario a permettere la somministrazione di farmaci destinati al trattamento delle situazioni patologiche di urgenza, delle malattie ad alto rischio, delle gravi condizioni o sindromi morbose che esigono terapie di lunga durat, nonché alle cure necessarie per assicurare la sopravvivenza nelle malttie croniche e che si dimostrino indispensabili e insostituibili”. Il togato nell’accogliere il ricorso d’urgenza di un’ammalata di un grave forma di tumore al cervello non operabile, ha riconosciuto che “anche al di là della sperimentazione del protocollo MDB, nel caso di specie, ed in assenza di spiegazioni alternative, l’unica cura attualmente efficace sulla ricorrente comporta il ricorso ai farmaci previsti dal predetto protocollo MDB”. Ancora una volta, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il tema della libertà di cura ed il diritto all’assistenza da parte dello Stato in virtù del richiamato principio costituzionale torna prepotentemente ad interessare le aule di giustizia, peraltro, proprio in un momento nel quale si dibatte sull’utilità del “Metodo Stamina” per la cura di altre gravi patologie. Lo “Sportello dei Diritti”, nato proprio a seguito delle battaglie di Carlo Madaro, non può non plaudere a decisioni del genere che vengono incontro agli ammalati restituendo speranza quando altre cure “certificate” non portano ad una guarigione o ad un miglioramento delle condizioni di vita e pertanto continuerà nell’attività di assistenza di tutti i cittadini che vorranno intraprendere azioni giudiziarie in tal senso.

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